About Mariagrazia Fiorentino

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Nome di Donna

Mariagrazia Fiorentino

Sceneggiatura di Cristiana Mainardi e Marco Tullio Giordana che ne firma anche la regia. Un film attualissimo, che esce, non per caso l’8 marzo, il giorno della festa della donna. Un film che racconta la realtà con leggerezza. Nina (Cristiana Capotondi), si trasferisce da Milano in un piccolo paese della Lombardia dove trova lavoro in una residenza per anziani facoltosi. Un mondo elegante, quasi fiabesco.

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Che cela però un segreto scomodo e torbido. Quando Nina lo scoprirà sarà costretta a misurarsi con le sue colleghe, italiane e straniere, per affrontare il dirigente della struttura, Marco Maria Torri (Valerio Binasco) in una appassionata battaglia per far valere i suoi diritti e la sua dignità di donna. Scrive Cristiana Mainardi: “Mi auguro che questa storia, pur non tacendo del prezzo alto che comporta ogni ammutinamento alle cattive regole, possa alimentare la speranza che le cose non restino così per sempre”.

Ottime le interpretazioni di Cristiana Capotondi, e della sempre verde Adriana Asti.

Puoi baciare lo Sposo

Mariagrazia Fiorentino

Regia di Alessandro Genovesi nelle sale da giovedi 1 marzo. Il film affronta un tema attualissimo: le unioni civili tra persone dello stesso sesso con leggerezza e responsabilità,  ispirato alla commedia teatrale “My big gay italian wedding”, scritto da Anthony  J. Wilkinson. Scrive il regista: “Desideravo realizzare una storia brillante di taglio anglo-sassone. Ho richiesto perciò a tutti gli interpreti un assoluto realismo in modo che non ci fosse mai distanza tra attore e personaggio”.

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Antonio (Cristiano Caccamo) ha finalmente trovato l’amore della sua vita: Paolo (Salvatore Esposito), un attore talentuoso che sa interpretare ruoli molto diversi. Nell’entusiasmo di una tenera dichiarazione d’amore Antonio chiede a Paolo di sposarlo, ma ora viene il momento di affrontare le due famiglie. Decidono quindi di partire insieme da Berlino, dove vivono, per l’Italia, destinazione Civita di Bagnoregio, dove vivono i genitori di Antonio: la madre Anna, (Monica Guerritore) ed il padre Roberto (Diego Abatantuono), sindaco progressista del paese che ha fatto dell’accoglienza e dell’integrazione i punti di forza della sua politica.

Fra colpi di scena e sorprese, con un super cast, lo spettatore viene completamento catturato fino alla fine del film. Bravi a tutti!

“ARTE DELLA CIVILTA’ ISLAMICA – La collezione al-Sabah, Kuwait” – Le mille e una notte tradotte in oggetti di rara bellezza

E’ lo stesso curatore Giovanni Curatola che ci presenta questa mostra tutta incentrata su “Una civiltà artistica poco conosciuta in occidente che attraverso l’arte diventa un ponte tra oriente e occidente”.

I circa 350 oggetti esposti a Roma alle Scuderie del Quirinale, salve piccole novità, erano presenti anche nelle esposizioni a Firenze nel 1994 e a Milano nel 2010. Valeva la pena esporli nuovamente a Roma? La funzione di una mostra non si esaurisce nella sola esposizione per il semplice appagamento della vista di fronte ad un oggetto sia pure raro e di smisurata bellezza. Ogni oggetto ha una sua storia da raccontare che può essere varia, multiforme e vincolata a doppio filo agli eventi storici delle civiltà che li hanno prodotti. La storia che si narra a Roma è molto diversa da quella fiorentina del 1994 a ridosso del rocambolesco recupero dell’intera collezione, composta da oltre 35.000 pezzi, dopo il trafugamento iracheno a seguito dell’invasione del Kuwait. Tanto diverso quanto originale è stato il messaggio presente nell’esposizione milanese del 2010 poco tempo dopo lo scempio del Buddha  di Bamiyan dove questa magnifica collezione è stata chiamata a testimoniare la civiltà islamica di fronte alla barbarie di sconsiderati integralisti.

 

Vaso in vetro smaltato in policromia decorato con una coppia di fenici in stile cinese e una grande iscrizione in thuluth che recita: “Gloria al nostro Signore, il Re, il Sapiente”. Vetro soffiato, lavorato, smaltato in policromia e dorato; con applicazione di anelli da sospensione. Dimensioni:  cm.27.5×15.8. Arte mamelucca Siria o Egitto, prima metà del XIV secolo d.C. In epoca Mamelucca lo stile epigrafico più apprezzato fu il thuluth (significa 3:1, ovvero il rapporto matematico fra l’estensione delle aste delle lettere e il loro sviluppo orizzontale), molto slanciato e naturalmente elegante. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa

Particolare è anche il messaggio di questa esposizione romana. Innanzi tutto fa propri quelli delle precedenti edizioni, in più vuole gettare nuova e diversa luce sugli usi e costumi dei tanti islamici presenti nella nostra società, molti arrivati a bordo di barconi, in fuga dalle rispettive nazioni perché in guerra o colpite da gravi carestie alimentari. Alle spalle delle loro credenze religiose, dei loro gusti alimentari per arrivare fino al modo di vestirsi vi sono tante civiltà che si sono succedute nel corso dei secoli lasciando ognuna un segno indelebile sui loro saperi. Scopo palese di questa rassegna è quella di riaffermare attraverso l’arte i valori della civiltà islamica, presentati come non molto distanti da quelli occidentali cristiani nella comune osservanza del vivere in armonia con Dio per glorificarlo e la nobile pratica della misericordia verso i meno fortunati. Anche le differenze che emergono,  dall’iconoclastia al non uso di alcoolici, trovano la loro giustificazione tra la proibizione pubblica  e l’ammissione nella sfera privata, come per le raffinate miniature dei codici e la ritrattistica moghul o i pregevoli vini prodotti nella sponda sud del Mediterraneo.

 

Miniatura dipinta su seta con la rappresentazione di una coppia principesca con attendenti, tutti riccamente ingioiellati e con vesti dalle lunghe maniche ricamate in oro e profilate in pelliccia. Dimensioni cm.20×28.3.

Dipinta in policromia su seta. Asia Centrale, inizi del XV secolo d.C. Al centro la coppia regale (spesso identificata come Humay e Humayun, protagonisti di una celebre storia d’amore), riccamente vestita secondo la moda del tempo con lunghe sopravesti o caffetani in seta  con motivi decorativi ricamati in oro. Dipinti di questo genere sono attribuibili alla scuola Timuride Quattrocentesca e sono straordinari esempi della fusione armonica degli stili pittorici islamici, cinesi e centroasiatici. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa

 

Un messaggio etico e sociale che arriva a noi attraverso la bellezza espressa da una collezione d’arte messa insieme  dall’emiro del Kuwait e successivamente donata dallo stesso al suo popolo. La raccolta iniziò nel lontano 1975 quanto Sheikh Nasser Sabah Named al-Sabah, re del Kuwai, mostrò a sua moglie la Sheikha Husah Sabah al-Salem al-Sabah la splendita bottiglia in vetro smaltato, sopra riprodotta, acquistata durante un viaggio. Quel gesto segnò  la costituzione di una delle più importanti collezioni d’arte islamica esistenti al mondo.

Il percorso espositivo si articola in due grandi sezioni. La prima, introdotta dalla numismatica, presenta le varie fasi di sviluppo della civiltà islamica in stretto ordine cronologico. Si parte dalle grandi civiltà preesistenti a quella islamica: quella bizantina, nella parte nord occidentale e la mesopotamica nella parte orientale. A seguire sono presentati i vari mondi islamici: i turchi ottomani nel Mediterraneo, i safavidi nell’Iran  e l’opulento e fiabesco mondo Moghul nell’India.

La seconda sezione è dedicata ai temi e ai modi artistici, dal rigore formale delle categorie, alla fantasia del motivo floreale ripetuto- arabesco- fino alla rappresentazione astratta e realistica della figura umana o animale.

 

Collana d’oro e pendente con incastonati diamanti e un ulteriore grano pendente in smeraldo. Sul vetro smalti champlevé a coprire le cerniere di montaggio della catena; motivi floreali in blu, verde e rosso, sempre in smalto, ornano il retro del pendente. Eseguita in oro e con gemme  con la tecnica kundan; sul retro smalti champlevé. Il grano in smeraldo è stato scolpito, forato e polito con strumenti lapidari Dimensioni: H. 39 cm.; L. 4 cm. (il pendente). India, Deccan, Hyderabad, fine del XVIII secolo. Il kundan è un metodo di lavorazione che pare esclusivo dell’India e attraverso una iper raffinazione dell’oro che viene battuto e talmente purificato da renderlo viscoso ed estremamente duttile a temperatura ambiente. In questa maniera l’oro, pressato sulla pietra, aderisce perfettamente e permette all’artista una libertà d’azione e di creazione uniche. Un’altra caratteristica degna di nota è quella dell’uso degli smalti sull’oro (tecnica complessa e difficilissima da controllare con successo), a impreziosire ulteriormente, attraverso un lavoro di alta qualità artistica, gemme fra le più nobili, quali smeraldi, diamanti e rubini, spesso di ragguardevoli dimensioni. L’oreficeria indiana non solo è preziosa quanto poche altre, ma è un inno alla luce e al colore. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa.

 

Una vera chicca chiude questa interessante rassegna con le opere di oreficeria, in prevalenza indiane che, fra l’altro, costituiscono il vanto dell’intera collezione al-Sabah.

Un nutrito calendario di eventi culturali- musica, incontri e cinema sulla civiltà islamica- accompagnerà questa rassegna, distribuiti lungo tutto l’arco temporale a partire dal prossimo 3 settembre 2015.  Info per incontri e proiezioni su www.palazzoesposizioni.it – per il concerto incluso nel biglietto d’ingresso alle Scuderie del Quirinale del complesso Milagro Acustico Medina Sound del 5 settembre 2015, vedi www.scuderiequirinale.it-

Roma: Scuderie del Quirinale- Via XXIV maggio, n.16 fino al 20 settembre 2015 con orario dalla domenica al venerdi dalle 12,00 alle 20,00, sabato fino alle 23,00. Biglietto d’ingresso intero €.8,00, ridotto €.6,00. Il catalogo, ricco d’immagini ed apporti scientifici è edito da Skira

VOCI DAL FRONTE – 1915/1918 – di Pamela Giorgi illustrazioni di Maria Rina Giorgi

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La prima guerra mondiale ha cambiato profondamente la storia dell’umanità. Iniziata come un conflitto rapido e circoscritto nell’area balcanica, in pochissimi giorni si estese a tutte le grandi potenze europee, da tempo intente a sfidarsi nella politica estera, economica e industriale specie attraverso il colonialismo e l’imperialismo. Così, la dichiarazione di guerra alla Serbia da parte dell’Austria/Ungheria dopo l’assassinio dell’erede al trono asburgico Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 a Sarajevo, fu il primo passo verso un conflitto che assunse sempre più le caratteristiche di un evento gigantesco, con milioni di soldati e mezzi e che durò oltre quattro anni.

“Questo libro è un racconto familiare di uno spaccato borghese di umanità e sentimento”, queste sono le parole della scrittrice Pamela Giorgi che ha raccontato insieme alla zia Maria Rina Giorgi le vicende dei soldati della prima guerra mondiale attraverso le loro dirette testimonianze (diari, carteggi, documentazioni varie raccolte negli archivi sparsi nel paese) non con il solito saggio, bensì per mezzo della graphic novel, cioè romanzo grafico, dalle alte potenzialità formative, per avvicinare soprattutto le giovani generazioni ad una storia che, se pur avvenuta 100 anni fa, sembra ormai lontanissima.

I diari di guerra, le memorie sono fonti preziose di notizie, ma sono anche testimonianza dello spirito di sacrificio che animava i militari e non, per il loro amor di patria.

Un libro divertente ma anche triste.

Edizioni Pegaso pagine 195 €.16,00.