Ospitato alla Nuvola – Roma – dal 16 al 18 maggio 2025 – il 46° Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica SIME: “Healthspan versus Lifespan” – “aspettativa di vita’ contro ‘aspettativa di vita in salute”

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

La bellezza ci nutre. Fermati un momento perché oltre questa bellezza non si può andare. L’anatomia in medicina estetica è fondamentale e gli esosoni rappresentano il futuro, stimolando il rinnovamento cellulare e la produzione di collagene ed elastina. 

 L’emblematico titolo “Healthspan versus Lifespan” traduce a pieno il nuovo concetto di medicina estetica diverso fin dal primo approccio, come riportato nel comunicato stampa: “….configura una vera e propria ‘filosofia estetica’, che vuole prendere le distanze dalle ‘scorciatoie’ e dagli ‘artifici’, spostando il baricentro dell’interesse sul benessere psico-fisico e sulla bellezza naturale. Una medicina estetica insomma ‘delicata’ e più naturale, che offra risultati equilibrati e personalizzati, finalizzati al raggiungimento del benessere globale, che il vivere in armonia con il proprio corpo e il proprio aspetto fisico può dare, configurando così il superamento di un’idea di bellezza fine a se stessa”.

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Esplicativo in proposito l’intervento nel corso della conferenza stampa di presentazione del 46° congresso della Società Italiana di Medicina Estetica,  – edizione ‘record’  per il più alto numero di iscritti e partecipanti, incredibile presenza di medici estetici stranieri, – del  presidente della SIME Emanuele Bartoletti che afferma:  “…..siamo in un periodo storico in cui la vita si è allungata, ma nel quale è ora necessario lavorare sulla qualità di questa vita, altrimenti è inutile che si allunghi più di tanto”. E la medicina estetica, insieme alla medicina anti-aging, è centrale in questa ricerca del benessere psico-fisico del paziente, anche – se non soprattutto – se avanti negli anni. Centrale in questo impegno è sicuramente la prevenzione perché ci permette di affrontare al meglio l’ineluttabile passare degli anni. E in questo, ovviamente, la fa da padrona la medicina anti-aging, sempre al fianco della medicina estetica nella pratica quotidiana come nel nostro congresso”. Gli interventi tenuti dai vari specialisti nel corso di questo 46* Congresso che quest’anno festeggia anche i 50anni della SIME,   hanno interessato, come da comunicato stampa: “ in particolare l’approccio alla correzione dei difetti estetici della tempia e della regione mandibolare– del terzo inferiore del volto, quindi– e della parte superiore del collo, nonché l’utilizzo dei fili di sospensione in aree insolite – quali il sopracciglio, il naso e una parte particolare del bordo mandibolare– e dell’uso dei bio-ristrutturanti, categoria di prodotti che sta riscuotendo molto successo.” Altri temi, sui quali si è cercato di fare chiarezza: la pre-juvenation, décolleté, seno, mani, dita e unghie, zone spesso dimenticate ma che sono importantissime perché, parole del Prof. Bartoletti: “ci si concentra troppo sul volto mentre sono questi ultimi quelli che dichiarano la vera età della paziente”. Altro tema affrontato è stata la medicina estetica al maschile, “di come mantenere i lineamenti ‘da uomo’, perché purtroppo spesso e volentieri assistiamo a delle ‘femminilizzazioni’ del volto maschile che invece ha caratteristiche completamente diverse da quello femminile. Senza dimenticare il nostro impegno nel sociale – conclude Bartoletti – un connubio tra medicina estetica e oncologia: abbiamo infatti siglato un accordo con la LILT per cui alcuni nostri soci si rendono disponibili a titolo assolutamente gratuito, a fornire consulenze a pazienti oncologici, su prevenzione delle possibili complicanze da chemio e radioterapia”.

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Di particolare interesse salutistico sono stati gli appelli rivolti dai vari oratori per la promozione anche in forma mediatica di questo nuovo corso della medicina estetica e come questa venga solo ed esclusivamente praticata da personale ideo e specializzato in modo da far dei tutto scomparire i troppi praticanti e speculatori, si pensi alla smoderata pratica del tatuaggio sulla pelle, oggi purtroppo presenti in questa attività.

Roma Via Borgognona – La rue en Rose/Rosè fino all’11 maggio 2025

Redazione

Voce di popolo vuole che la storia di Via Borgognona s’intrecci, come riportato nel comunicato stampa, con lo sviluppo urbanistico e culturale della città. Il suo nome deriva dalla città di Borgogna, in Francia, e si ritiene che il nome sia stato attribuito a questa strada nel XVI secolo quando numerosi borgognoni si stabilirono in quella zona, portando con sé influenze culturali e architettoniche. Nel XIX secolo e all’inizio del XX secolo, la strada ha iniziato a consolidarsi come centro per la moda e il lusso, trasformazione che ha continuato a evolversi fino ai giorni nostri.  La manifestazione con visite alle varie boutique si svolgerà fino all’11 Maggio p.v. Gli amanti del vino e della moda, nella sola giornata dell’8 maggio previo invito personale, potranno vivere l’esperienza unica di “Rose Rosè” 2025: un piacevole tour che darà modo di scoprire alcuni dei migliori vini rosé provenienti da rinomate cantine italiane con i cocktail diffusi nelle varie boutique della via. Fra le boutique che aderiranno alla rassegna figurano: Malo, Forte Forte, Alysi, Eddy, Monetti, Fratelli Rossetti, Zimmermann, Marina Rinaldi, Gianvito Rossi, Carolina Herrera, Allagiulia, Il Bisonte, L’Equilibriste. Le cantine che parteciperanno all’iniziativa con selezionatissimi vini rosè provengono di diverse Regioni. Allagiulia – Cantina: L’Avventura (Lazio) Etichetta: Sciamante – Alysi – Cantina: Silvestri (Lazio) Etichetta: Rosato Extra Brut – Carolina Herrera – Cantina: Il Pollenza (Marche) Etichetta: Didi – Eddy Monetti – Cantina: Volpetti (Lazio) Etichetta: Rosa di Mare – Forte Forte – Cantina: Varvaglione (Puglia) Etichetta: Susumaniello Rosato – Fratelli Rossetti – Cantina Muscari Tomajoli (Lazio) Etichetta: Velka – Gianvito Rossi-Cantina: Astoria (Veneto) Etichetta: Prosecco Doc Brut Rosè – Il Bisonte – Cantina: Medevì (Lazio) Etichetta: Flamingo e Bollèe – L’Equilibriste – Cantina: L’Avventura (Lazio) Etichetta: Rosè – Malo – Cantine: Fattoria Santo Stefano (Toscana) Etichetta: Rosato – Tenuta Lungarella (Lazio) Etichetta: Julius Rosato Extra Brut – Marina Rinaldi – Cantina: Casale Lucino (Lazio) Etichetta: Donnna Chiara – Zimmermann Cantine: -Tenuta Cafaggiolo (Toscana) Etichetta: La Nencia – Quota Rosa (Lazio) Etichetta: Rosato Rose Rosè.

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La famosa strada nota in tutto il mondo si vestirà di rosa e di rose in un allestimento progettato e realizzato da Flover, fioristi di Napoli     specializzati nel settore moda e design. Le loro fioriere a muro creeranno la scenografia ideale per questo avvincente binomio tra rose e vino.

 

 

Italy for Weddings – Presentati a Roma dal Convention Bureau Italia i dati sui matrimoni celebrati nel 2024 e l’evento/forum di Palermo dal 18 al 21 febbraio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Sposarsi in Italia è un’aspettativa turistica di grande interesse sia per l’intero settore che per l’economia nazionale, non ultime le tante occupazioni coinvolte. L’Osservatorio Nazionale sul Weddings for Italy ha presentato nella sede ENIT di Roma un dettagliato rapporto su questo settore elaborato dal Centro Studi Turistici di Firenze su un campione di 896 imprenditori della filiera. Una panoramica che certifica come aumenti la volontà, da parte degli stranieri, di organizzare matrimoni unici nel loro genere grazie, all’attrazione esercitata dal Made in Italy e dai prodotti locali.

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I dati emersi hanno confermato che i matrimoni delle coppie straniere celebrati in Italia nell’anno 2024 sono stati oltre 15.100 con un aumento del +11,4% rispetto al 2023, mentre le persone coinvolte sono state circa 960 mila per una spesa totale di circa un miliardo di euro. Il rito prevalente è quello civile (22,5%), seguito da quello religioso (13,5%), mentre ammonta al 64% la quota dei matrimoni “simbolici”. Quanto alle preferenze territoriali, la maggiore richiesta si è concentrata sul Centro Italia; Il periodo estivo si conferma quello principale per gli eventi: tra maggio-giugno e luglio, crescono gli invitati in numero superiore a 100 unità, la maggioranza si concentra tra 51 e 100 con il 56,1%. La spesa media per l’evento cresce del 4,2% portandola a circa 61.500 euro per evento mentre per le location della festa di nozze, le ville si confermano prime. Significative sono le nuove figure richieste per l’organizzazione della cerimonia. Nel 2024 è aumentata la quota dei matrimoni organizzati con l’intervento di wedding planner (dal 44,2% al 46,3%). Un dato che rafforza l’importanza della loro presenza a “Italy for Weddings – The Event” e il valore del loro contributo al settore. Questo evento, giunto alla terza edizione, si terrà a Palermo dal 18 al 21 febbraio prossimi in tre location prestigiose e vedrà impegnati circa 120 operatori del settore dei quali oltre la metà provenienti dall’estero. Sarà la vetrina per eccellenza di quanto possa offrire l’Italia ad un settore di turismo in continua crescita. “Un evento da ricordare per la vita”, commenta Tobia Salvatori del Centro Studi Turistici di Firenze.

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“Sono dati – commenta la presidente di Convention Bureau Italia, Carlotta Ferrari – che evidenziano come il connubio tra paesaggi iconici, design italiano e cultura locale confermi l’Italia come una destinazione wedding insostituibile. Si tratta di un motivo d’orgoglio nazionale, perché la penisola si posiziona saldamente come leader mondiale del settore, grazie all’aura di qualità ed esclusività che è in grado di emanare. Il segmento continua quindi a crescere, al netto di una normalizzazione dei tassi rispetto agli anni precedenti, attestandosi come una delle principali leve turistiche del Paese.” 

 

The Sweet Sixties – Narrazioni di Moda – Mostra-performance al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo – Roma – Sale delle Armerie Superiori fino al 21 maggio 2023

Testo Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Moda, ma cos’è la moda? Ricercata, semplicissima immaginaria, di colore……, la moda è molto di più.

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Malgrado il termine sia mediaticamente molto inflazionato, ancor oggi è una domanda ricorrente. Questa mostra vuole esaltare il talento creativo degli stilisti che hanno saputo trarre ispirazione in un giuoco di rimandi, allusioni, godimento e felicità creativa. “La Swinging London”, scrivono i curatori Stefano Dominella e Guillermo Mariotto, “ la minigonna di Mary Quant, le visioni da indossare di Ossie Clark, le vetrine coloratissime di Carnaby Street a Soho e lo sbarco sulla Luna: l’eredità associata all’immaginario estetico degli anni Sessanta costituisce un bacino semantico reinterpretabile sotto molteplici aspetti. Età violentemente rivoluzionaria soltanto nel suo epilogo, lo scenario degli anni Sessanta agisce in realtà come nume tutelare delle contaminazioni visive tipiche del mondo della moda.
Di qui la volontà di indagare il lato straordinariamente dolce della decade “fluttuante” – così il settimanale Time definiva Londra nel 1966 – attraverso un’antologia fatta di atmosfere e citazioni raffinatamente sixties. Nel caso di questa mostra, la rappresentazione degli anni Sessanta attraverso gli stili degli abiti e dei loro creatori, ci consente di rivivere uno dei periodi più densi di innovazione e trasgressione della nostra storia più recente, di coglierne l’entusiastica identificazione dei giovani con un modo di vestire che racconta l’esigenza di allargare i propri orizzonti culturali e geografici. Cinquanta creazioni per cinque capitoli, cinque sale, cinque filoni narrativi per raccontare la parte più leggera e sognante degli anni Sessanta.

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Tutto prende inizio da Carnaby Street, la prima sala, con due look creati e curati da Guillermo Mariotto, co-curatore della performance, che troneggiano al centro dell’ambiente. Ecco le passanti, le cui mise riproducono il look di giovani donne alle prese con una sessione di shopping nelle boutique cult di Londra.

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Il secondo capitolo riflette invece sulle libere associazioni vestimentarie: da una parte le stampe naturalistiche, rigogliose anche attraverso il plumage coloratissimo di Ken Scott, dall’altra il denim e gli angioletti dichiaratamente pop di Fiorucci.

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Si arriva così alla terza sala, realtà in cui sono le atmosfere lunari di Courrèges, Pierre Cardin, Paco Rabanne, Valentino Garavani ad essere riscoperte sotto forma di metallo, pvc e cappelli a mo’ di casco. Un presagio stilistico, quello della Space Age, che di lì a poco vedrà un uomo solcare il suolo lunare per la prima volta.

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E poi è la volta dei colori e dei ricami con cui l’alta moda vestiva i borghesi per le grandi occasioni – le tinte audaci, il glamour e le paillettes iridescenti rivivono grazie ad una selezione di abiti d’archivio tra cui quelli della sartoria Battilocchi, Jole Veneziani, Gattinoni, Lancetti, Mila Schön e Carosa.

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Infine, nella sala Optical, il ritmo degli Sweet Sixties rallenta e si sofferma sull’accostamento geometrico dei due colori (non colori) per antonomasia: il bianco e il nero. Si finisce con il celebrare l’arte – si citano il testamento creativo di Giuseppe Capogrossi e l’operato dei Pittori maledetti di Roma – e con il ricordare la straordinaria potenza evocativa della moda, che questo progetto in fieri utilizza come sistema d’indagine e di ricerca dai contorni mobili e sfumati per rileggere un’epoca sospesa tra mille possibilità. Bella, dolce e moderna come allora.”
Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Lungotevere Castello, 50 – 00193 Roma Tel. +39 06 68191100 – Ufficio Promozione e Comunicazione – email dms-rm.comunicazione@cultura.gov.it

PEC: dms-rm@pec.cultura.gov.it – PEO: dms-rm@cultura.gov.it www.direzionemuseistataliroma.beniculturali.it   – www.castelsantangelo.beniculturali.it

La Moda in carta velina – Uno sguardo sulle buone pratiche della moda agli inizi del secolo scorso.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Scrigno di attrazioni. Molteplici e diversificate sono quelle che si possono incontrare nelle sale del Museo Boncompagni – Ludovisi dalle ceramiche alla pittura. Di grande attrazione la bella collezione di capi di alta moda realizzati dai più prestigiosi “atelier” presenti in città già agli inizi del 900, alcuni dei quali tuttora operanti.

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Sono tante le mode che si sono susseguite all’insegna di quella pluralità che questo museo vuole offrire. Interessante quanto mai è stata l’iniziativa intrapresa dalla direttrice dott.ssa Matilde Amaturo nel voler offrire una conferenza “La Moda in carta velina”, curata da Maria Rita Spinetti sui primi anni della moda italiana che iniziò a prendere fisionomia nel 1871 con l’avvento dello Stato Italiano. Il primo “Journal de mode” cominciò a stamparsi a Parigi nel 1786. Grande sviluppo ebbe la moda al tempo del secondo impero (sarto Worth).

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Dire “Belle Époque” richiama alla mente immagini di mondanità e frivolezza, di donne belle ed eleganti che frequentano il teatro, le feste e gli atelier di grandi sarti, rigorosamente francesi. Accanto a questa élite viveva tuttavia un mondo femminile con gli stessi obblighi di vita sociale, ma non con le stesse possibilità economiche.

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In un tempo in cui la “signora” doveva avere l’abito adatto non solo per ogni avvenimento, ma per ogni ora del giorno, seguire la moda era un vero problema quotidiano. Un grande aiuto veniva dai “cartamodelli” che in carta velina fornivano, in varie misure, le forme del vestito da riportare sulla stoffa e permettevano di realizzare l’abito ammirato su un disegno.

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Questi cartamodelli, che si trovano ancora in alcune mercerie, comparvero dalla fine dell’Ottocento nei giornali dedicati alla moda o in cataloghi pubblicati dalla stessa ditta produttrice.

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La Moda Universale Butterick è un esempio di questi cataloghi, piacevole da sfogliare per le illustrazioni, ma soprattutto per i commenti e i consigli che le accompagnano e che descrivono con efficacia il mondo variegato delle sartine e delle signore “dalle mani d’oro” che potevano, con l’aiuto dei cartamodelli, essere sempre “distintissime” seguendo la moda del giorno.

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La conferenza ha preso spunto dal fortuito ritrovamento da parte della relatrice di questi cataloghi conservati negli archivi di famiglia dagli ultimi decenni del 1800 fino alla scoppio della prima guerra mondiale. Curioso è il fatto che con il ritorno della pace e l’affermarsi di nuovi modi di vita, le gonne si scorciano notevolmente, la moda “charleston”, così come il ritorno della pace dopo la seconda guerra mondiale segna l’uso del pantalone, con preferenza per il “jeans”, da parte delle signore. In ogni epoca la moda ha tratto spunti e ispirazione dagli eventi storici accrescendo valore alla donna e offrendo, nel contempo, commenti e nuove teorie alla storia degli uomini.

Roma – Museo Boncompagni-Ludovisi – Via Boncompagni, 18, Info Tel. 06.428240’74 – e.mail dms-rm,museoboncompagni@cultura.gov.it

Jia Ruskaja. Danzò e Piacque – Costumi, fotografie, documenti (1921/1940) in mostra a Roma nel Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative, il costume e la Moda dei secoli XIX e XX

Mariagrazia Fiorentino – Donatello Urbani

Le ballerine danzano volteggiando nella sala vuota, il resto è magia.

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Io sono russa. Questa è la traduzione di Jia Ruskaja, pseudonimo di Evgenija Fëdorovna Borisenko (in russo: Евгения Фёдоровна Борисенко?; (Kerč’, 6 gennaio 1902Roma19 aprile 1970), danzatricecoreografainsegnante e direttrice didattica russa naturalizzata italiana a seguito del matrimonio con  Aldo Borelli, direttore del Corriere della Sera. Fuggì dalla Russia per la Svizzera  dopo  la rivoluzione d’ottobre in compagnia del padre, un ufficiale dell’esercito imperiale russo. Frequentò la facoltà di medicina a Ginevra. Sposò nel 1920 Evans Daniel Pole, da cui ebbe un figlio. L’anno seguente giunse in Italia per intraprendere il lavoro artistico con un recital di “azioni mimiche e danze”, e in seguito, al Teatro dell’Esposizione di Milano, interpretò Sumitra di Carlo Clausetti. Alla danza alternò anche un attività cinematografica partecipando a vari film: Giuditta e Oloferne di Baldassarre Negroni. La danza, comunque, rappresentò sempre il suo “vero grande amore” aprendo alcune scuole a Milano. Alla fine potrà contare su un teatro all’aperto di oltre 2000 posti. Importante fu anche l’attività di coreografa, creando la Danza del sacrificio, dall’Ifigenia in Aulide su musica di Ildebrando Pizzetti (1935), e Il Ratto di Persefone, su musica di Ennio Porrino (1937). Una sua scuola vinse il “lauro” d’argento alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Nel 1940 fondò la Regia Scuola di danza, riservata alle donne – inizialmente annessa all’Accademia d’arte drammatica e divenuta autonoma nel 1948 con la denominazione di Accademia Nazionale di Danza – che dirigerà sino al 1970.

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                                                                                Foto courtesy Wikipedia Enciclopedia on line

La sua tomba si trova nel Cimitero Acattolico di Testaccio a Roma.

La mostra, patrocinata anche da Confcommercio Imprese per l’Italia –Terziario Donna Roma, propone, come scrivono gli organizzatori: “un inedito e affascinante racconto per abiti di scena indossati dalla stessa Jia Ruskaja, fatti realizzare per le sue produzioni insieme a documenti storici, esposti per la prima volta, appartenenti all’archivio storico della Fondazione dell’Accademia Nazionale di Danza. Vesti, tuniche, corsetti e gonne della prima produzione artistica della Ruskaja, oltre a libri, programmi di sala, bozzetti, scritti e immagini in bianco e nero sono i protagonisti di questo seducente viaggio in grado di ripercorre le tappe principali di un periodo di grande fermento artistico, talora in grado di rievocare anche il mito della classicità, i cui codici e valori estetici si ritrovano nell’ Orchestica.

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Un percorso che, per la prima volta, porta alla luce i tanti aspetti e le innumerevoli esperienze vissute da Jia Ruskaja, una donna all’avanguardia e che ben rappresenta un più moderno empowerment al femminile, caratterizzato da quella propulsione che risalta risorse e capacità e che distingue donne particolarmente valorose e innovative.

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La mostra si articola in un percorso espositivo di abiti di scena realizzati dal 1935 al 1939, di cui Ruskaja è stata coreografa, nonché costumista, vere e proprie opere d’arte ideate insieme alla sua disegnatrice personale Eugenia Rossi”.

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                                  Prima macchina da cucire costruita nel 1865 da Frister & Rossman in Germania Mod. A1 o N1

Ospita questa mostra il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX. Senza ombra di smentita questo museo è il più affascinante fra i tanti presenti a Roma anche per l’edificio, in stile barocchetto romano, donato allo Stato Italiano dalla principessa Blanceflor de Bildt Boncompagni. Al suo interno sono esposti numerosi lasciti privati che ben si integrano con il vivace clima culturale dei primi decenni del Novecento, tra cui una collezione di abiti realizzati da celebri stilisti e importanti sartorie, prevalentemente romane, che illustrano l’evoluzione della moda italiana del secolo scorso.

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Roma – Museo Boncompagni Ludovisi – Via Boncompagni, 18. Mostra Jia Ruskaja. Danzò e piacque – Costumi, fotografie, documenti (1921/1940). Fino al 20 marzo 2022. Ingresso gratuito. Orario di visita: dal martedì alla domenica ore 9.00–19.00; ultimo accesso ore 18.30, Chiusura: lunedì, 1 gennaio, 25 dicembre. Info: Tel. 06 42824074. Mail: dms-rm.museoboncompagni@beniculturali.it. Sito web: https://www.direzionemuseistataliroma.beniculturali.it/. FB: https://www.facebook.com/MuseoBoncompagniLudovisi. Ufficio comunicazione e social network: dms-rm.social@beniculturali.it.

 

Wedding Night Dream: Nuovi suggerimenti per il giorno più bello della vita

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Malgrado la dura legge della natura e le sue opere revisioniste, spesso disgregatrici, il giorno del matrimonio resta l’evento principe nella vita delle persone. Il territorio dove questo evento riscuote particolari attenzioni, è la Sabina, quello per intenderci, che comprende Mentana, Monterotondo, Guidonia, Fonte Nuova, Torrita Tiberina e la provincia di Rieti.

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E’ questa una regione che si sta aprendo al settore wedding in una declinazione eco e green che rispecchia le peculiarità del territorio, esaltando la propria attitudine all’accoglienza di matrimoni da tutto il mondo, maturata nel tempo e frutto anche di una tradizione che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Plutarco – Vite Parallele – nel descrivere la vita di Romolo e gli indirizzi da lui seguiti nella scelta della moglie – rimarrà folgorato da Ersilia, già moglie del Re Sabino Tito Tazio -, ci lascia una preziosa testimonianza sul valore che in Sabina riveste il matrimonio e in quale considerazione era presente nel sentire dell’intera popolazione.

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Il rispetto di questi valori e l’esaltazione di questi elementi caratteristici della Sabina, sono stati alla base dello spettacolare evento “Wedding Night Dream”, andato in scena giovedì 18 luglio e realizzato per sancire questo nuovo partenariato tra la Wedding Planner e Event Designer Barbara Vissani, La Vie En Blanc Atelier per gli abiti e la residenza “La Torretta”, con le sue affascinanti strutture ricettive. Una sfilata ed un gala, accompagnata da un dinner, hanno saputo evidenziare le idilliache atmosfere agresti e i delicati cromatismi di questa terra, esaltati dalle dardeggianti luci del tramonto che hanno colorato di romantiche sfumature rosate un momento memorabile. Il defilée a bordo piscina, magistralmente coordinato da Regina Scerrato, è stato l’evento clou della serata ed ha visto protagoniste 20 creazioni della Maison di Giorgia Albanese, che è stata presentata come: “autentica custode di una tradizione di quattro generazioni di donne della moda che ha scelto questo territorio spinta da motivazioni imprenditoriali ma anche dal sentimento che lega la sua famiglia alla Sabina dagli inizi del secolo scorso”.

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Il defilée degli abiti, definito dalla brava presentatrice dell’evento Erika Gottardi, ” in cui prevalevano le eleganti sfumature dell’argento, ha esaltato nella giusta misura  i pregiati tessuti, i pizzi valenciennes e chantilly, fino all’autentico un coupe de théâtre” dell’ultima uscita di una modella/sposa sulla falsariga della “Nascita di Venere”, – già immortalata nel celebre dipinto di Sandro Botticelli – , dalle acque cristalline della maestosa piscina. Spettacolari sono state le creazioni in morbido tulle con pizzi rebrodé o in impalpabile georgette in seta arricchiti da preziose stole ricamate in argento”. Interessanti sono gli studi e le particolari ricerche che la maison effettua sui tessuti, alcuni con caratteristiche futuribili – “Wearable Art” – destinati,, in un domani sempre più vicino, ad accogliere, registrare e trasmettere stati di salute o emotivi presenti nei protagonisti della cerimonia.

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Dopo un variegato antipasto cocktail di benvenuto a bordo piscina – da non mancare pane, possibilmente bruscato, con olio della Sabina -,  e la sfilata degli abiti da sposa, gli chef di Pepe Catering, storica realtà della ristorazione in Sabina diretta da Daniele Pepe, hanno deliziato i palati con delicati ravioli con fonduta di burrata, pistacchio e zafferano, gustosi paccheri con speck melanzane e provola, ai quali hanno fatto seguito uno squisito filetto di bovino con granella di pistacchio, rucola su crostino, tortino di verdure e ventaglio di zucchine.

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Un buffet di dolci, frutta tagliata e golosità varie, a bordo piscina, è stato il degno epilogo di questa magica notte.

Il 70^ Anniversario dei Patti Bilaterali tra l’Italia e l’Indonesia ricordato con una sfilata di moda degli allievi del terzo anno di corso all’Accademia Koefia di Roma

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Memorabilia: Guardaroba impossibile, così è stato battezzato l’evento nella sede diplomatica della Repubblica Indonesiana di Roma voluto per ricordare non solo un evento diplomatico, avvento 70 anni fa con la firma dei Patti Bilaterali tra Italia e Indonesia, ma, allo stesso tempo, rappresentasse anche un prezioso testimone delle rispettive culture. L’evento ricordato  per l’occasione, visto con gli occhi di oggi, può apparire come uno dei tanti accordi diplomatici stipulati dalle due Repubbliche. In effetti l’Indonesia era  uscita, da poco tempo, da una lunga e difficile lotta con l’Olanda per conquistare l’indipendenza e l’Italia, ancora ferita dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale, cercava di ristabilire buone relazioni con gli Stati Europei in vista di una possibile unione  sfruttando un comune sentire presente in alcuni stati, Olanda compresa.

20190710_203908S.E. l’Ambasciatrice della Repubblica Indonesiana in Italia, Sig,ra Esti Andayani,  prepara il piatto di “Tumpeng” da offrire agli ospiti d’onore della serata: Direttore e Docenti dell’Accademia Koefia di Roma. Il “Tumpeng”, piatto a base di riso dalla forma conica, è composto da insieme varie pietanze provenienti da ogni elemento del creato: patate dolci e noccioline,  cresciute dentro il terreno; verdure, fuori dal terreno, mondo vegetale; bestiame quali polli, manzo e uova, mondo animale e frutti di mare, acciughe e gamberetti, provenienti dalle acque. La tradizione vuole che sia servito in tutte le celebrazioni, anche in preghiere religiose, e la forma conica simboleggia la sacralità, il santuario (pagoda) e la gratitudine verso l’Onnipotenza Divina.

L’evento in questione, festeggiato anche con un buffet di piatti tradizionali indonesiani, era, quindi, meritevole della massima attenzione da entrambe le parti, proprio nel ricordo di quello iniziale. I due Stati, insieme, hanno contribuito al suo buon successo: l’Italia con l’Accademia di Moda Koefia, la più antica presente a Roma e senza dubbio anche una delle più prestigiose, e l’Indonesia, attraverso la propria Ambasciata, mettendo a disposizione degli allievi del terzo anno di corso, quello finale, i tessuti “Batik”, dichiarato bene intangibile e patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, per la realizzazione di modelli, interpreti degli stili sartoriali di entrambi gli Stati. La migliore presentazione delle realizzazioni si trova nelle parole di Bianca Lami, “deus ex machina” dell’Accademia Koefia: “ …la sfilata, Memorabilia: Guadaroba impossibile, vede in passerella 50 creazioni degli studenti del III^ anno, realizzate a mano come nella storica tradizione dell’Accademia e con in più la consapevolezza che il tessuto, come l’abito, sono portatori di una memoria storica e culturale fatta di continuità e d’innovazione, di gesti, di procedure, di significati condivisi che lo stilista, come fosse un curatore museale, attinge continuamente dal Guardaroba della memoria per rianimare oggetti di culto del passato e farli (ri)vivere comodamente nel presente ….”.

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Una nota interessante quanto curiosa è offerta dai tessuti utilizzati: Batik, provenienti da vari territori indonesiani quali Madura e Jombang, Giava orientale, da Semarang, Giava centrale, caratterizzati dal colore giallo utilizzati tanto la mattina che la sera. Oltre questi sono stati utilizzati tessuti Tenun, realizzati con colori naturali derivati dalla corteccia degli alberi a Nusa Tenggara Barat, Nusa Tenggara Occidentale, e da Nusa Tenggara Timur, Nusa Tenggara Orientale. Il Tenun realizzati a Padang e a Buton, sud-est Sulawesi, sono tessuti con fili metallici e sono utilizzati per abiti indossati nei matrimoni. Proprio questi tessuti, utilizzati insieme a quelli di lino, cotone, seta e tulle, stampati con i motivi dei Batik hanno contribuito alla originalità della collezione esposta nelle varie sale. Significative in proposito le parole di Gianfranco Ferré, firma prestigiosa del fashion internazionale: “Credo di poter dire che il mio stile senza l’Oriente sarebbe stato profondamente diverso”.

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L’intera collezione, che con molta probabilità dopo Roma prenderà la via per l’Indonesia, ha fatto parte delle sfilate di AltaRoma –  Luglio 2019, ottenendo un notevole successo in particolare da parte della stampa specializzata che ha posto in evidenza come, pur interpretando due culture, profondamente diverse e apparentemente distanti, sia riuscita a contaminarsi in una reciproca rigenerazione.

Presentato a Roma il primo Osservatorio Italiano del Destination Wedding Tourism

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

I mille volti del turismo. Uno di grande importanza che ha richiamato su di se fascino e interesse  da parte dei vari operatori turistici, è legato al “fenomeno wedding” in tutti i suoi elementi, sia di valore che di conoscenza intrinseca del fenomeno,  tanto da meritarsi l’istituzione di uno specifico osservatorio, dell’intero settore, capace di porsi quale obiettivo primario quello di fornire informazioni utili al sistema nazionale (operatori, enti, giornalisti, esperti, etc.). Momento importante capace di aprire una fase nuova per questo comparto turistico in continua crescita, che sinora ha fruito di dati e rilevamenti parziali ed insufficienti, per inquadrare bene tale segmento nel mondo del turismo italiano, è stata la nascita del Primo Osservatorio Italiano del Destination Wedding Tourism – curato da JFC e promosso da ‘Buy Wedding in Italy’ .

0Dalla sinistra: Massimo Ferruzzi, Bianca Trusiani e Valerio Schönfeld – Foto courtesy dell’Ufficio Stampa EdiHouse di Giulio Biasion

Nell’intervento di Valerio Schönfeld, fondatore e direttore di BWI, si conoscono le finalità di questa iniziativa che: “A differenza dei vari sistemi di monitoraggio ed osservatori già attivi su altri segmenti di mercato e che già altri enti realizzano, la metodologia qui adottata non si limita alla pura analisi statistica, ma si sviluppa attraverso varie fasi di studio realizzate durante diversi periodi dell’anno, concentrandosi su fattori fenomenologici, economici, sociologici, di forte interesse. Riteniamo che ciò che realmente serve a tutti coloro che si occupano di questa tematica non sia la sola verifica “a posteriori” di ciò che è stato, quanto invece un continuo monitoraggio durante tutto l’anno ed il confronto con il territorio, le indicazioni degli operatori, il mercato, il tour operating, i referenti, i giornalisti, le aziende di servizio, i wedding planner, gli stakeholders internazionali, etc.

Per questo motivo l’Osservatorio Italiano del Destination Wedding Tourism è costruito in base alle esigenze reali di conoscenza delle tematiche d’interesse, in quanto:

  1. analizza il prodotto turistico wedding e ne valuta le potenzialità di sviluppo sul mercato globale;
  2. sonda il mercato per verificare costantemente il livello di appeal e di penetrazione commerciale delle offerte delle singole destinazioni, il loro valore sul mercato e l’interesse futuro;
  3. segnala le novità più interessanti, location e destinazioni, che investono verso questo segmento;
  4. propone l’intersecazione tra mercato e prodotto, indica i possibili investimenti di prodotto/servizi;
  5. mantiene un contatto periodico e diretto con i più significativi stakeholders del settore;
  6. fornisce indicazioni sull’andamento annuale fornendo la base statistica sviluppata sul rapporto diretto con gli stessi operatori (sistema integrato di rilevazione diretta);
  7. oltre al “contatto” con gli operatori del settore ricettivo, sviluppa l’analisi in tutti gli ambiti di interesse per il segmento wedding: dalla ristorazione/catering alle location private e pubbliche, dal settore del wedding fawors all’entertainment, dagli abiti da sposa al noleggio auto, etc.

L’Osservatorio, seppure relativo al “Wedding Tourism in Italia”, fornirà una serie di indicatori – sociologici, tendenziali ed economici – sulla congiuntura economica del settore wedding”.

Palazzo Brancaccio, ospita la XXII edizione di World of Fashion chiudendo di fatto la settimana romana dedicata alla Moda.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino – press.eurintuni@virgilio.it – e Donatello Urbani – donatello.urbani@gmail.com

Comunque la si voglia vedere ed attribuirgli infiniti valori e significati, il Mondo della Moda – World of Fashion –  come ha battezzato la sua rassegna di modelli, Nino Graziano Luca, resta tutt’ora ancorato saldamente alla definizione che a suo tempo gli attribuì Giulio Carlo Argan: “…si tratta di opere d’arte o di manifatture dell’antico artigianato (il cui livello non è sempre inferiore a quello delle opere d’arte propriamente dette)…”. La XXII edizione di World of Fashion che si è svolta nei magnifici saloni liberty di Palazzo Brancaccio, ha percorso proprio il sentiero dell’antico mestiere dell’artigianato sartoriale con una piccola deviazione verso la “wearable tecnology”, l’abito 4.0 realizzato con materiali di riciclo, già pronto, in un prossimo futuro, ad accogliere sensori led che rilevano dati corporei, dalla pressione sanguigna al rispetto degli orari nelle terapie farmacologiche.

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Abito in seta di Leucio  – Abito realizzato in materiale riciclato. Notevoli le fasce bianche realizzate con la tecnica dell’Origami

Seguendo questa linea si sono mossi, nel realizzare i loro capi, gli stilisti James Dimech (Malta), noto per la sua “Wearable Art” fatta di splendidi abiti realizzati principalmente con materiali di riciclo ecosostenibili; e, a chiudere la sfilata, Eva Scala (Repubblica Ceca) che, dopo aver lavorato con Alexander Mc Queen a Londra, ha presentato in anteprima una collezione realizzata con le sete di San Leucio, l’antico opificio fondato nel 1821 da Ferdinando IV di Borbone. Futuro e antica manifattura hanno avuto un ulteriore riscontro nella folta partecipazione di giovani stilisti, ed insieme, non solo in questo evento, hanno caratterizzato l’ultima rassegna di AltaRoma.

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Da segnalare, inoltre, in questa XXII edizione del World of Fashion, lo spazio riservato al Progetto M.I.A. (Moda incontro aperto) di Maurizio Passeri ed Ino Mantilla che, in un unico blocco moda, ha presentato le creazioni di tre stilisti provenienti dal Messico, dall’Italia e dalla Colombia. Nel corso dell’evento, come avvenuto nelle precedenti edizioni, sono stati consegnati i World of Fashion Award agli stilisti partecipanti, agli Enti e personalità impegnati nella promozione della moda, dell’arte e di progetti etici. I premi come sempre sono stati realizzati dal Maestro Orafo del Festival di Sanremo Michele Affidato. «Il World of Fashion – ha commentato Nino Graziano Luca – lancia un messaggio di speranza: il dialogo tra le culture è possibile se si usano i linguaggi della moda e più in generale delle arti». “Una filosofia, come rilevato nel corso della serata, confermata sia dal backstage che dalla scena e dalla perfetta interazione tra gli stilisti e l’atmosfera in platea”.