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Roma ha ospitato l’Assemblea Annuale di Assarmatori 2025

Donatello Urbani

Il ruolo che  l’Assarmatori – Associazione aderente a Conftrasporto-Confcommercio che riunisce armatori italiani, europei e di Paesi terzi che operano regolarmente in Italia -, occupa nell’economia nazionale è di primaria importanza e la folta presenza, all’annuale assemblea, di politici e membri del governo – Vice Presidente del Consiglio e Ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, Ministro della Salute Orazio Schillaci, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, oltre i videomessaggi della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e del Vice Presidente Esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto, sono di ampia documentazione.

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I lavori dell’Annual Meeting 2025 tenuto a Roma– Hotel Parco dei Principi –.sono stati aperti dalla relazione del Presidente Stefano Messina che ha indirizzato al Governo e al Parlamento un vero e proprio cahier de doleance che fa perno su varie richieste quali, da comunicato stampa:  l’mmediato superamento della distorsione per cui l’Italia sostiene economicamente i marittimi extracomunitari impiegati nei servizi internazionali e di crociera e non i marittimi italiani imbarcati sulle navi che effettuano i collegamenti di corto raggio.

“È mai possibile – la provocazione di Messina – che il nostro Paese sostenga economicamente i marittimi extracomunitari nei servizi internazionali e di crociera e non i marittimi, quasi tutti se non tutti italiani, che lavorano sulle navi impiegate nei servizi di corto raggio e in particolare nei collegamenti con le isole che assicurano la continuità territoriale?  È forse questa la ragione per cui abbiamo rinunciato a misurare il fenomeno dei marittimi non europei non dotandoci di un’anagrafe digitale dei marittimi? Di certo è una stortura inaccettabile, su cui si è pronunciata la Commissione Europea invitando l’Italia a rispettare le regole europee. Noi ci batteremo per far rispettare queste regole e per portare un beneficio concreto ad un comparto che ha bisogno di essere messo al centro delle politiche di sostegno all’occupazione”.

E’ stata inoltre avanzata una richiesta di definizione di un intervento mirato dello Stato per favorire il rinnovo e il ringiovanimento delle flotte dei traghetti in un mercato che non può essere supportato economicamente solo da finanziamenti privati; quindi, un nuovo schema di aiuti pubblici per i cantieri europei per rilanciare concretamente la cantieristica del continente senza ricorrere a insensate misure protezionistiche.

“La più grande flotta di traghetti al mondo, quella italiana, non potrà essere rinnovata esclusivamente con le risorse degli armatori – ha affermato esplicitamente Messina – ed è ora di dire la verità sulla favoletta dell’ETS, il prelievo “ecologico” su merci e passeggeri che avrebbe dovuto produrre proventi per il comparto marittimo al fine di finanziare innovazione, rinnovo della flotta, sicurezza”. “Non è così”, ha rivelato Messina, precisando che il 50% di questi fondi “è oggi destinato a tamponare il debito pubblico. Una modalità che deve essere cambiata, reindirizzando quelle risorse al settore che le ha generate e affrontando così, in modo concreto, il tema del rinnovo della flotta traghetti; rinnovo per il quale è indispensabile un intervento concreto dello Stato che affianchi le iniziative degli armatori”.

Stefano Messina ha anche evidenziato il tema del rilancio della cantieristica europea, tornato di scottante attualità alla luce delle guerre commerciali in atto e della crociata lanciata dall’amministrazione americana, per la creazione non solo di una cantieristica USA, ma anche di un’offerta di costruzioni navali che sia alternativa al monopolio asiatico: “In Europa – ha detto – c’è chi vorrebbe sostenere un approccio protezionistico che, anziché promuovere attivamente la competitività dei cantieri europei, potrebbe aprire la strada a misure di stampo protezionistico per chi non sceglie il ‘Made in Europe’. Come accade con l’ETS, le politiche comunitarie generano forti contraddizioni fra metodo e obiettivi da raggiugere. Siamo favorevoli e assolutamente convinti, e in questo gli armatori sono pronti a recitare la loro parte, della necessità di rilanciare la cantieristica europea in segmenti dove ha perso leadership e competenze. Tuttavia, questo obiettivo non può essere perseguito attraverso mere politiche protezionistiche. Occorre ridisegnare, in coerenza con il mercato, un regime di Aiuti di Stato a favore dei cantieri europei”.

Messina ha quindi acceso i riflettori sull’urgenza di una massiccia opera di sburocratizzazione dell’ordinamento della navigazione e di digitalizzazione, fattori che rilancerebbero la competitività di una bandiera italiana che invece continua a perdere tonnellaggio a causa del flagging out verso bandiere di altri Stati, anche comunitari, che offrono tempi ridotti e procedure semplificate.

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Nel corso dell’Assemblea odierna, il Premio Assarmatori 2025, tradizionale riconoscimento consegnato dall’Associazione, è andato alla Fondazione Stella Maris di Genova per il suo lavoro di sostegno e cura proprio nei confronti del personale marittimo.

Il dibattito dell’Annual Meeting è stato arricchito, inoltre, da una tavola rotonda moderata dal Direttore de Il Secolo XIX, Michele Brambilla, cui hanno preso parte Salvatore Deidda, Presidente della Commissione Trasporti della Camera, Marco Bisagno, Presidente del cantiere T.Mariotti, Vincenzo Franza, CEO di Caronte & Tourist Isole Minori, Mauro Mallone, Presidente del Comitato ETS, e Christos Stylianides, già Ministro per la Navigazione e della Politica insulare della Grecia.

 

 

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ERION – Convegno su “economie circolari” e “mercato unico europeo dei rifiuti”

Mariagrazia Fiorentino foto Donatello Urbani

Urge intraprendere per non correre il rischio di “girare a vuoto” per un’efficiente sistema di economie del riciclo, iniziative efficienti supportate da altrettante idee chiare su le varie economie di gestione dei rifiuti che del loro riciclo.

Da comunicato stampa sul convegno organizzato da “Erion”

In vista dell’avvio dei lavori sul Circular Economy Act, si è svolto oggi a Roma il “Forum Erion sui modelli circolari per la crescita”, evento organizzato dal più importante Sistema multi-consortile di Responsabilità Estesa del Produttore, che ha riunito istituzioni, imprese e stakeholder del settore, per discutere il ruolo strategico dell’economia circolare nel quadro che sarà presto delineato dalla Commissione Europea.

A seguito del lancio del Clean Industrial Deal e del Net Zero Industry Act, il Forum organizzato da Erion ha voluto rappresentare un’occasione di discussione tra attori pubblici e privati: non solo un bilancio dell’esistente, ma un confronto propositivo. Cosa suggeriamo oggi alla Commissione Europea? Quali priorità mettere al centro delle nuove policy industriali e ambientali?

“La circolarità non può più essere vista soltanto come un obiettivo ambientale” – ha sottolineato Danilo Bonato, Direttore Sviluppo Strategico e Relazioni Istituzionali di Erion – “va intesa come asset industriale strategico per rafforzare l’autonomia produttiva europea, creare nuova occupazione e accelerare la decarbonizzazione. Operiamo in un quadro normativo troppo frammentato e complesso, che scoraggia le imprese e ostacola la circolazione dei rifiuti da cui ricavare Materie Prime Critiche.”

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Italia: leader della circolarità, ma margini di sviluppo industriale da colmare

I dati parlano chiaro: l’Italia è al vertice dell’economia circolare in Europa e con un tasso di utilizzo circolare dei materiali al 20,8% (contro l’11,8% della media UE) supera Paesi come Francia (17,6%), Germania (13,9%) e Spagna (8,5%). Dal 2010, l’Italia ha guadagnato 5 posizioni nella classifica europea della circolarità, posizionandosi tra i migliori 27 Paesi UE. Eppure, a fronte di questi risultati, l’industria italiana fatica a tradurre questa leadership in sviluppo economico e industriale concreto.

Un paradosso su cui Erion ha voluto puntare i riflettori, proponendo 5 leve strategiche da rafforzare per colmare il gap:

  1. sviluppare una politica di filiera integrata per la gestione dei rifiuti: è necessario costruire un ecosistema connesso, che superi l’attuale approccio frammentato in cui ogni attore opera in modo indipendente, per adottare un modello di filiera che assicuri all’industria del riciclo un flusso adeguato di prodotti a fine vita da trasformare in materie prime e un efficiente mercato di sbocco per queste ultime;
  2. implementare un mercato unico dei rifiuti; serve armonizzare le normative europee per facilitare la circolazione dei rifiuti e dei materiali riciclati tra Paesi UE, ridurre i costi e favorire lo sviluppo di una filiera industriale competitiva a livello sovranazionale. Inoltre, è necessario migliorare l’architettura normativa dell’end of waste, ampliandone il raggio d’azione e omogeneizzandone l’applicazione negli Stati Membri;
  3. costruire modelli di raccolta efficienti ed armonizzati: è fondamentale uniformare i sistemi di raccolta dei rifiuti, adottando le migliori pratiche e investendo in infrastrutture moderne per garantire quantità e qualità elevate di materiali da riciclare;
  4. valorizzare le competenze dei sistemi EPR: i sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore hanno una approfondita conoscenza dei processi delle filiere di competenza e comprendono le problematiche degli attori coinvolti, potendo così facilitare una gestione integrata ed efficace dei prodotti a fine utilizzo, con particolare attenzione al riciclo di Materie Prime Strategiche;
  5. incrementare la cultura dell’economia circolare: per far funzionare bene il sistema del riciclo, è essenziale un cambiamento culturale rilevante.  Serve investire per educare cittadini e imprese sull’importanza del riciclo, promuovendo comportamenti sostenibili attraverso campagne informative incisive e progetti di formazione innovativi.

Autonomia, competitività e lavoro: i driver della transizione.

Il Forum ha preso il via con la presentazione del Bilancio di sostenibilità 2024 di Erion, da parte di Andrea Fluttero, Presidente Erion e Luca Campadello, Innovation Manager di Erion. Danilo Bonato, Direttore Sviluppo Strategico e Relazioni Istituzionali di Erion, ha invece dato il via al dibattito sul quadro di riferimento dei modelli di economia circolare per sostenerne la crescita, a cui hanno partecipato Antonio Misiani, Responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture PD, Massimiliano Salini, Membro del Parlamento Europeo, Leonardo Salvemini, Avvocato e Professore di Diritto amministrativo e ambientale, Paolo Casalino, Direttore Generale Politica Industriale MIMIT, Edoardo Croci, Professore Economia Ambientale Università Bocconi, Laura D’Aprile, Capo Dipartimento MASE e Marco Ravazzolo, Environment, Energy and Mobility Policy Director Confindustria

“Abbiamo tanti passi da fare e dobbiamo accelerare il processo”. – afferma Antonio Misiani, Responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture del PD. “In primo luogo, abbiamo bisogno di politica industriale verde per aiutare tutte quelle imprese che hanno deciso di investire sull’economia circolare con incentivi fiscali, modulazione dell’eco contributo ecc. Importante poi anche ottenere una vera semplificazione delle normative e maggiore certezza del diritto, perché le aziende devono avere certezza di operare nel giusto senza incorrere in controindicazioni legali tra chi fa impresa e chi fa le leggi. E poi bisogna investire sulla formazione delle nuove competenze perché la domanda e offerta di lavoro passa anche attraverso l’economia circolare.”.

Il convegno si è chiuso con una nota importante impostata sull’ottimismo: “Grazie al sistema Erion nel 2024 sono state raccolte 268.350 tonnellate di rifiuti con una crescita del + 6% sull’anno precedente.