“Passeggiando tra le Rose” a Fara in Sabina (RI) – 31 maggio – 1 e 2 giugno 2025

Donatello Urbani

Fragranza, bellezza, fascino, fragilità, tutte racchiuse in un pugno di pochi petali, ciononostante affidiamo alla rosa, nelle sue varietà di colore – rosso: passione; bianco: purezza –  il delicato e importante compito di farsi ambasciatrice dei nostri sentimenti, desideri e le nobiltà del nostro animo. Passeggiare fra le rose è immedesimarsi in un fiore per raggiungere insieme un nostro eden.

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Prova ne sia il successo ottenuto, già nella prima giornata, dalla VII Mostra Mercato di “Passeggiando tra le Rose” a Fara in Sabina: un trionfo di natura, arte e allegria, tra vivaisti, produttori locali e laboratori creativi. Buona premessa per i giorni successivi colmi di attrazioni e cultura.

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Da comunicato stampa: “Viale Roma si è infatti trasformato in un incantevole percorso dove rose e piante in fiore hanno fatto da cornice a creazioni artigianali uniche, opere d’arte suggestive e una mostra fotografica capace di emozionare e far riflettere. I visitatori hanno potuto ammirare l’ingegno e la creatività esposti, passeggiando in un ambiente reso ancora più magico da una delicata musica in sottofondo degli Stone Flakes.

Particolare attenzione è stata dedicata ai più piccoli, che si sono divertiti e lasciati trasportare dalle letture animate a cura della Biblioteca Comunale Abate Alano di Fara in Sabina e della Librotèca di Roma, segno di un’attenzione verso la crescita culturale e l’intrattenimento dei più giovani.

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La manifestazione ha visto anche la significativa presenza degli stand delle associazioni locali, a testimonianza di un territorio vivo, dinamico e fortemente partecipato, capace di coinvolgere la propria comunità in iniziative di valore. Non è mancato lo stand gastronomico, che ha deliziato i palati dei presenti con una varietà di piatti per tutti i gusti, offrendo un momento di ristoro e convivialità.

“Passeggiando tra le Rose”, organizzato dalla Pro Loco di Fara in Sabina APS con il patrocinio del Comune di Fara in Sabina e della Provincia di Rieti, si conferma alla sua settima edizione un appuntamento imperdibile, capace di unire la bellezza del borgo alla passione per la natura, l’arte e la cultura, creando un’esperienza indimenticabile per tutti.

Per informazioni e prenotazioni contattare l’Ufficio Turistico Comunale, in Piazza Duomo n°2, ai numeri 0765277321 e 3802838920, oppure scrivere all’indirizzo mail passeggiandotralerose.fara@gmail.com

 

 

Loggia dei Vini – Villa Borghese, Roma – mostra di nuove opere site specific della designer Johanna Grawunder e dell’artista Daniel Knorr per la seconda fase del progetto LAVINIA fino al 29 giugno 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Siamo dentro un’avventura fantasy in cui collaboriamo tutti per sviluppare i nostri assurdi pensieri sconfiggere mostri e accaparrare tesori mentali.

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I rifiuti della città: oggetti trovati che vengono riutilizzati come galleria della memoria. Uno spazio intimo che racconta come la città si sviluppa anche nei rifiuti.

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Da comunicato stampa: “Il progetto LAVINIA deve il nome a Lavinia Fontana (1552 – 1614) – tra le prime artiste riconosciute dalla storia dell’arte e presente nella collezione di Galleria Borghese – e si sviluppa in parallelo alle varie fasi di restauro della loggia seicentesca. Dopo gli interventi sulla volta interna, l’affresco centrale ei pilastri del padiglione, in questa seconda fase sono stati ripristinati i muri, l’intonaco e la copertura del padiglione. Il restauro è stato effettuato da Roma Consorzio , con la cura scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali , ed è stato possibile grazie a una donazione di Ghella.

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Per valorizzare le mura perimetrali che verranno restaurate il prossimo anno, la designer americana Johanna Grawunder (San Diego CA, 1961) ha progettato Wiley a Roma (2025), un’installazione con una serie di lampade da muro dai colori fluo e luce UV. L’opera vuole esaltare la “pelle” del muro, la sua texture dalle stratificazioni secolari, rispettandone completamente le condizioni e vestendo di luce il muro grezzo.

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Architetta di formazione, cresciuta con i colori di Ettore Sottsass con cui ha lavorato a lungo, Grawunder si è avvicinata presto al mezzo della luce, cercando di integrare nei suoi progetti principi e scale architettoniche, materiali non preziosi e un’approfondita ricerca tecnologica.

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Al centro della Loggia, un’installazione di Daniel Knorr , artista abituato a esplorare il rapporto tra pubblico e privato, affrontando fenomeni culturali, politici e sociali. L’installazione nasce dalla riflessione che i rifiuti sono come la “trachea” di una città, ne testimoniano il respiro, la vita e il consumo. Come oggetto trovato , vengono compressi tra le pagine di un libro d’artista con una forza di oltre 50 tonnellate. Giunti alla diciassettesima edizione, i libri sono solitamente introdotti da un testo tradotto in una lingua minoritaria del paese nel quale sono realizzati. Alla Loggia dei Vini, la lingua è il latino, stabilendo un collegamento diretto con la stratificazione culturale e storica di Roma.

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Queste due nuove opere site-specific si aggiungono alle sedute di Gianni Politi , alla maniglia di Monika Sosnowska che apre il cancello di ingresso, alla fontana d’acqua infinita di Piero Golia e alla leggendaria lupa sulla grata di Enzo Cucchi che lascia intravedere lo spazio dell’antico ninfeo. Mentre il sentiero Dante Desire Line Poetry Path di Ross Birrell & David Harding accompagna i visitatori con le parole di Dante dentro e fuori la Loggia.

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Nell’antica Loggia dei Vini , realizzata tra il 1609 e il 1618 per volere di Scipione Borghese, venivano serviti, al riparo da sguardi indiscreti, vini e sorbetti: proprio per questo, ogni inaugurazione di Lavinia è associata a un gusto di gelato , secondo la stagione. Lunedì 26 maggio 2025 la primavera è celebrata da “ fragola e basilico ” . In occasione dell’inaugurazione, alle ore 20:00, il Dante (Desire Line Poetry Path) sarà celebrato da un recital per flauto solo, dal titolo Mural , una collaborazione tra l’artista Ross Birrell e il flautista e compositore libanese Wissam Boustany , basato sulla trasposizione in notazione musicale di versi di Mahmoud Darwish .

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Lavinia è un progetto triennale che affianca un programma di restauro e si rivolge a chi passeggia nel parco di Villa Borghese, restituendo alla città spazi dimenticati e osservando l’antico rapporto fra arte e architettura da una prospettiva contemporanea”.

Roma Loggia dei Vini, Villa Borghese – Esposizione di opere site specific della designer Johanna Grawunder e dell’artista Daniel Knorr fino al 29 giugno 2025 con ingresso libero dal giovedì alla domenica. Informazioni e prenotazioni sul sito www.laviniaroma.com

 

Mostra: “Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Un’altra forma di amore” – Villa Torlonia – Casino dei Principi – Roma fino al 2 novembre 2025.

Testo e foto Donatello Urbani

Una famiglia nella vita personale – Una coppia in quella artistica accumunata da un profondo senso artistico tutto incentrato in un’arte capace di suscitare sentimenti profondi quali l’amore. Noti per molti anni come Antonietta Raphaël, (Lituania 1895/Roma1975) moglie di Mario Mafai (Roma 1902/1965), da un decennio, a seguito di più approfonditi studi, c’è nuovo indizio: Mario Mafai, marito di Antonietta Raphaël.

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                                Mario Mafai: “Ritratto di Antonietta nello studio di scultura” – 1934 – Collezione eredi Simona Mafai

La mostra voluta a cinquant’anni dalla scomparsa di Antonietta Raphaël e a sessanta da quella di Mario Mafai, propone una nuova riflessione sui due artisti considerati tra i protagonisti delle vicende artistiche del Novecento, espone oltre 100 opere, di cui alcune inedite e altre raramente esposte, tra dipinti, sculture e disegni, provenienti da importanti istituzioni italiane e collezioni private.

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                                                                                    Antonietta Raphaël: “Mario Mafai”

Da comunicato stampa: “Dai tardi anni Venti, caratterizzati dall’intensità espressiva culminata nel sodalizio definito da Roberto Longhi la “Scuola di via Cavour”, Mario e Antonietta seguono percorsi paralleli ma spesso anche divergenti, fortemente condizionati dalla realtà storica. Mario viene presto considerato un maestro indiscusso, un punto di riferimento per l’ambiente artistico romano, mantenendo il suo prestigio anche negli anni faticosi del dopoguerra. Serie pittoriche come i Fiori secchi, le Demolizioni, le Fantasie rappresentano fin dalla loro prima apparizione il volto più autentico e antiretorico della cultura italiana.

                                                                                Mario Mafai: “Fantasia – (Corteo)” – 1942

Ben diversa la sorte di Antonietta, lituana di origini ebraiche, esposta a pregiudizi di genere, costretta ad allontanarsi da Roma negli anni delle leggi razziali e della guerra, vivrà lunghi periodi di ricerca solitaria. La scoperta del suo talento avverrà solo a partire dagli anni Cinquanta con riconoscimenti via via più ampi rispetto al suo ruolo nella definizione di una linea antinovecentesca, della sua originale opera scultorea e dell’ultima accesa e felice stagione pittorica negli anni Sessanta. La mostra racconta una vicenda insieme artistica, intellettuale e sentimentale, basata sulle differenze ma anche su una trama sottile di scambi, idee e passioni comuni, in grado di trasformare in poesia ogni evento della realtà vissuta.

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                          Mario Mafai: “Mercato” – 1956 – Collezione Lia De Giacomo (Courtesy Studio d’arte Campaiola – Roma)

Le sezioni della mostra: La prima sezione, La “Scuola di via Cavour”, ha carattere “storico” e inquadra i primi anni, decisivi, dell’incontro di Mario, Antonietta e Scipione (Gino Bonichi), il cambio di passo determinato in gran parte dall’azione di stimolo culturale e pittorico svolto dalla Raphaël, i primi successi. Accanto a quelle di Mafai e Raphaël sono esposte anche due opere di Scipione. La sala delle vedute al piano terra accoglie sculture di Antonietta, compresi alcuni inediti di recente ritrovamento, evidenziando il nodo tematico offerto dal rapporto tra femminile, maternità/creazione e fuga, con incursioni nel mito. Tra le opere in mostra anche l’Angoscia n.2 (1936-1963) – qui esposta per la prima volta – risultato della laboriosa traduzione in pietra porfirica di un gesso del 1936.

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                                                                   Antonietta Raphaël: “Angoscia n.2″ – 1936/1963 – 

Ancora al piano terra, la sezione Intermezzo musicale presenta alcune opere a testimonianza della passione condivisa da Antonietta e Mario per la musica, che ritorna in varie opere, come ad esempio, i dipinti Natura morta con chitarra (1928) e La lezione di piano (1934).

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                                Antonietta Raphaël: “Miriam con la chitarra” – 1929 – Olio su tela applicata su tavola – Collezione privata

A seguire, la sezione Una silenziosa sfida mette l’accento sul confronto tra Mafai e Raphaël e su come i due, pur condividendo alcuni temi – disegni, ritratti e autoritratti, nudi e nature morte seguissero poi strade volutamente divergenti, risolvendo gli stessi temi con soluzioni formali distanti. Tra i ritratti anche l’inedito Ritratto di Simona, dipinto da Mario nel 1932 e qui esposto per la prima volta. All’interno della stessa sezione, un video propone interviste e documentari sui due artisti.

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                                                                    Mario Mafai: “Nudo” – 1940

La sala centrale del primo piano è dedicata a Mario Mafai. Filo conduttore, la “metamorfosi”, concetto esemplificato nello slittamento dal figurativo all’astratto attraverso alcuni tra i principali passaggi stilistici della maturità, dalla fase “tonale”, piena di incanto e malinconia, dei primi anni Trenta, alla vena espressionista delle Fantasie, al momento realista dei Mercati del Dopoguerra, fino alle ricerche astratte e informali degli ultimi anni.

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                         Mario Mafai: “Civiltà delle macchine (Condanna)” – 1960 – Olio e corde su tavola – Collezione eredi Miriam Mafai

Il percorso espositivo prosegue con la sezione Antonietta Raphaël. Un viaggio nell’identità e oltre riservata a sculture e dipinti di Antonietta che veicolano la complessa identità dell’artista alla cui formazione contribuirono molti fattori culturali, in particolare la cultura ebraica, una esistenza “nomade”, i viaggi in Sicilia, Spagna e Cina.

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                  Antonietta Raphaël:”Yom Kippur sulla Sinagoga” – 1932 – Olio su tela – Collezione Giuseppe Iannacone

Infine, nell’ultima saletta, a chiudere l’itinerario aperto dal grande Ritratto di Antonietta nello studio di scultura (1934) di Mafai, un solo quadro di Raphaël, Mario nello studio (Omaggio a Mafai) del 1966, racchiude tutta l’energia di una vita passata a sfidarsi e amarsi. Nello stesso spazio, una selezione di lettere autografe – frutto di una ricerca a cura di Sara Scalia, nipote degli artisti – e materiali fotografici restituiscono la vicenda umana e artistica di Mafai e Raphaël”.

Roma – Villa Torlonia – Casino dei Principi – Via Nomentana, n.70, fino al 2 novembre 2025 con orario 9 – 18 dal martedi alla domenica. Biglietti d’ingresso intero residenti a Roma €.5,00 ridotto €.4,00 – non residenti a Roma intero €.8,00 ridotto €.5,00. Possibilità di altre riduzioni, abbinamenti ad altre iniziative ed agevolazioni varie info www.museiincomuneroma.itwww.sovrintendenzaroma. www.museivillatorlonia.it-tel.060608 tutti i giorni ore 9,00/19.00

 

 

 

 

 

 

 

Aeroporto Internazionale di Fiumicino – Esposta fino all’8 maggio 2026 al Terminal 1 l’opera “Grande folla n.1” di Giò Pomodoro

Redazione

La maestosa scultura in bronzo realizzata da Giò Pomodoro (Orciano, Pesaro 1930 – Milano 2002) nel 1964 facente parte della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma – Piazzale delle Belle Arti – restaurata grazie al sostegno di ADR – Aeroporti di Roma – accoglierà per un anno intero – maggio 2026 – i viaggiatori al Terminal 1 del Aeroporto Internazionale di Fiumicino.

Da comunicato stampa: “Sulla sua superficie sinuosa, dorata e specchiante, l’opera, alta un metro e mezzo e lunga tre metri, per un peso di circa 500 chilogrammi, mostra un avvicendarsi chiaroscurale di pieni e di vuoti che moltiplicano e deformano il riflesso dei passeggeri che affollano il Terminal. L’alternarsi delle convessità e delle concavità della superficie, infatti, restituisce un’immagine fluida della “Piazza” dell’area di imbarco A, dove lo spazio fisico si scioglie sembrarsi evocando una dimensione futurista. L’opera, dunque, coglie tutta la vitalità che caratterizza l’aeroporto e ne esalta la dinamicità

Inaugurazione Grande folla n.1

L’esposizione della scultura, presentata lo scorso 8 maggio a.c.  alla presenza del Presidente di ADR Vincenzo Nunziata , dell’Amministratore Delegato di ADR Marco Troncone , di Renata Cristina Mazzantini , Direttrice della GNAMC e dell’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Fiumicino Raffello Biselli, è accompagnata nella piazza interna dell’aeroporto di Fiumicino da proiezioni multimediali che illustrano la collezione della GNAMC, che è la più importante al mondo di arte moderna e contemporanea italiana. Le immagini di una selezione di capolavori della Galleria corredati da un testo di presentazione saranno proiettate su grandi supporti led corrispondenti a 6 pilastri, Pilars of Art , che riscrivono lo spazio del Terminal 1, in dialogo con la scultura Grande Folla N.1 di Giò Pomodoro”.

Dal Cuore Alle Mani: Duecento creazioni della Maison Dolce&Gabbana in mostra al Palazzo delle Esposizioni fino al 13 agosto 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Dopo Milano e Parigi, la mostra “Dal cuore alle mani” è ospitata al piano nobile del PalaExpo di Roma fino al 13 agosto 2025. Quanto mai aderente alle caratteristiche proprie di questa maison di moda è il titolo “Dal cuore alle mani: ”il cuore simbolo per eccellenza della venerazione e depositario dei più nobili sentimenti della religiosità cristianità espresso nel “Sacro cuore di Gesù”, è assunto come logos e punto di riferimento da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la loro casa di mode dove il “fare a mano” si assume come termine fisso del “ben fare” ed entra in stretto dialogo con le caratteristiche proprie di quelle religiose.

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Come riportato nel comunicato stampa: “Il percorso espositivo si sviluppa in un susseguirsi di grandi sale  immersive su una superficie di circa 1.500 mq, esplorando il pensiero creativo e non convenzionale del brand nel mondo del lusso – elegante, sensuale e unico, ma anche ironico, irriverente e rivoluzionario.

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Le creazioni sono raccontate attraverso una serie di temi che evidenziano le molteplici influenze culturali italiane alle radici di Dolce&Gabbana: dall’arte all’architettura, dall’artigianato d’eccellenza al folklore, dalla musica all’Opera, il Balletto, il Teatro e, naturalmente, le suggestioni della “dolce vita”.

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Una vetrina dell’impareggiabile maestria e dell’artigianalità espresse dal marchio, Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana è una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, da sempre ispirazione e musa delle creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dei quali ripercorre lo straordinario processo creativo – dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, attraverso cui le stesse prendono forma. L’esposizione, inoltre, include il lavoro di selezionati artisti visivi in dialogo con la creatività di Dolce&Gabbana”.

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Roma, via Nazionale,194 – Biglietti disponibili su mostradolcegabbana.com – Informazioni palazzoesposizioniroma.it –  Facebook:@Palazzo Esposizioni –  Instagram: @palazzoesposizioni  – Twitter:@Esposizioni  – Orari da domenica a mercoledì10.00-20.00da giovedì a sabato10.00-22.30Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura – Biglietti  Intero € 17 – ridotto € 15 -ragazzi dai 7 ai 18 anni € 10 – Accessibilità: il Palazzo Esposizioni di Roma è accessibile alle persone con ridotta capacità motoria o sensoriale da tre ingressi privi di barriere architettoniche

Premiati i migliori Olii Extravergine di Oliva – EVO – di Roma e del Lazio

Mariagrazia Fiorentino – Foto  Donatello Urbani

La parola d’ordine è: ”Insieme!” dice Antonio Paolini (giornalista enogastronomico). L’attenzione sempre maggiore da parte dei consumatori verso il prodotto EVO – Olio Extravergine di Oliva – ha portato i produttori verso una nuova consapevolezza nell’intento di offrire al consumatore finale un prodotto di alta qualità di cui l’Italia detiene il primato.

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                                                                                                 Le sessanta etichette premiate

La cerimonia ufficiale di premiazione dei vincitori di “Premio Roma Evo”, 32ª edizione, del concorso regionale per i migliori olii extravergine di oliva del Lazio. Il Concorso è promosso dalla Camera di Commercio di Roma, in collaborazione con la Regione Lazio, le associazioni di categoria di settore e le altre Camere di Commercio della regione.

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I vincitori sono stati selezionati attraverso specifiche sessioni di assaggio da una Commissione esaminatrice composta da degustatori professionisti individuati, tra l’altro, in base all’anzianità di iscrizione nell’Albo ufficiale degli assaggiatori ed all’esperienza specifica di sedute di assaggio degli oli regionali. I lavori del panel si sono svolti nel Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio di Roma.

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In occasione della cerimonia di premiazione, –  sessanta le etichette presenti in questa sessione, tutte menzionate in un prezioso catalogo edito della Camera di Commercio di Roma, – sono stati, inoltre, attribuiti i seguenti riconoscimenti:

  • Il miglior olio biologico, ottenuto da aziende che utilizzano tecniche produttive a basso impatto ambientale e senza l’uso di prodotti chimici di sintesi;
  • Il miglior olio monovarietale (ottenuto da un’unica varietà di olive);
  • Il miglior olio ad alto tenore di polifenoli e tocoferoli;
  • Il Premio Tonino Zelinotti per la migliore confezione, con l’obiettivo di evidenziare le caratteristiche che una bottiglia e soprattutto una etichetta, devono avere non solo sotto il profilo squisitamente estetico. Molta importanza, nello schema di valutazione, viene attribuita alla completezza e trasparenza delle informazioni riportate, sia per la parte obbligatoria, sia per le informazioni facoltative.
  • Il Premio Grandi Mercati attribuito all’olio per il cui lotto in concorso viene dichiarata una disponibilità pari almeno a 80 hl ritenuto di particolare interesse per i mercati nazionali ed esteri.
  • Il Premio della Critica, assegnato da uno speciale gruppo di assaggio – costituito da alcuni nomi del giornalismo di settore – che ha degustato, alla cieca, gli oli ai vertici della classifica per ciascun territorio, decretando quello ritenuto migliore. Una simpatica parentesi che si è aggiunta all’importante lavoro svolto dal panel ufficiale che, ovviamente sempre in degustazione cieca, ha svolto il difficile compito di valutare le etichette in gara.
  • Il migliore tra gli oli partecipanti prodotto da giovane imprenditore;
  • Il migliore tra gli oli partecipanti prodotto da impresa femminile;
  • Premio “Olio e Turismo” new entry e assegnato per la prima volta ad un’azienda agricola che promuove il turismo dell’olio rivolto anche alla valorizzazione del territorio.

Quest’anno saranno 19 le etichette del Lazio che approderanno alla selezione finale dell’Ercole Olivario: un risultato straordinario che colloca il Lazio al primo posto tra le 17 regioni italiane partecipanti.

L’olio di oliva è identità, storia, cultura, antropologia per condividere la tavola in un rapporto con noi stessi  e gli altri.

 

 

 

 

Romics sessione primaverile dal 3 al 6 aprile alla Fiera Roma.

Redazione – Foto Ufficio Stampa Maurizio Quattrini

Quattro giornate incoronano Roma capitale dell’immaginario grazie a un programma ricco di eventi, ospiti di fama mondiale, anteprime esclusive, e spazi dedicati al pubblico di ogni età. Una grande manifestazione, come recita il comunicato stampa con eventi in simultanea nei cinque padiglioni e oltre 350 espositori che accoglieranno il pubblico negli oltre 70.000 mq di spazio espositivo. I creativi, i professionisti e le imprese italiane che operano nel fumetto, nell’illustrazione, nel cinema e nei games trovano a Romics una straordinaria opportunità per promuoversi ed incontrare il proprio pubblico di riferimento. Questa 34^ edizione ha per protagonisti Tom & Jerry, con la campagna globale dedicata all’85mo anniversario dei due iconici e Dylan Dog in occasione dell’assegnazione del Romics d’Oro a Barbara Baraldi, curatrice della testata dedicata all’ “Indagatore dell’incubo”, edita da Sergio Bonelli Editore.

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Si parte: Giovedì 3 aprile – Evento di apertura: I due vendicatori, con Marco Gervasio; a seguire la presentazione di Nicola Brunialti per Sophie, se ci sei batti un colpo! (Gallucci Editore); mentre Federica Beni e Sergio Algozzino, sono protagonisti di una sessione di disegno dal vero.

Venerdì 4 aprile: presentazione a cura di Flavio Dell’Erba in arte V3nomxxii della sua oper Missione Gol; a seguire quelle di Lorenzo Ghetti con i suoi tre titoli Dove non sei tu, Non dimenticarti di me, In alto abbastanza; di Licia Missori, musicista con Musica per videogiochi. La nascita della ludomusicologia e il mito di Koji Kondo (Edizioni Dedalo);

Sabato 5 aprile, Lorenzo Ghetti e Cleo Bissong dialogano sulle loro recenti opere La forma che mi hai dato e Ma siamo ancora qui a parlarne (Coconino Press – Fandango); Paolo Barbieri, racconta il processo creativo dietro ai suoi titoli Odissea, Inferno di Dante, Favole degli Dei, Fiabe Immortali e Apocalisse (Sergio Bonelli Editore); torna l’ottava edizione del K-Pop Contest Italia – Special Romics, realizzato in collaborazione con KCI che porta sul palco le coreografie e lo stile dei più iconici idol coreani; le giovani attrici e doppiatrici Azzurra Dottori e Giorgia Piancatelli presentano l’immancabile Romics Cosplay Kids per i più giovani; Sio, Dado e Fraffrog presentano il loro progetto speciale realizzato da GigaCiao in collaborazione con Save The Children; in anteprima esclusiva verrà presentata la sigla The Skyhawks, cantata da una superband d’eccezione con Douglas Meakin, Patrizia Tapparelli, Manuela Cenciarelli, Roberta Petteruti, Mirko Fabbreschi, Laura Salamone e Dario Sgrò. Di grande interesse il Romics Gran Galà del Doppiaggio, giunto alla ventesima edizione.

Domenica 6 aprile, un viaggio nell’universo narrativo di Giacomo Keison Bevilacqua. Giulia Monti, conosciuta con lo pseudonimo di Mogiko, presenta il suo manga soprannaturale Black Letter (Edizioni BD / J-Pop Manga); Roby presenta I manga di Roby – Agenzia tradimenti vol.3 (Fabbri Editore); Lucio Macchiarella, si racconta in un incontro speciale con Mirko Fabbreschi.Torna l’atteso appuntamento del Romics Cosplay Award, la prestigiosa sfilata cosplay dove i cosplayer di tutta Italia, sono chiamati a sfidarsi rappresentare l’alto livello del cosplay italiano. Da non perdere in quel giorno l’assegnazione del prestigioso “Premio Romics d’oro” a Barbara Baraldi, Hal Hickel, Furuya Usamaru, Deanna Marsigliese. Il capitano Giorgio Vanni torna a far cantare Romics con le sigle dei cartoni animati che hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza di intere generazioni dagli anni ’90 in poi. Di grande interesse l’incontro speciale dedicato all’educazione sentimentale per esplorare emozioni, relazioni e il valore di rispetto e parità attraverso libri, fumetti e narrazioni illustrate per scopriremo nuovi modi di pensare e vivere i sentimenti. Concluderà la giornata un incontro in cui Barbara Baraldi, curatrice di Dylan Dog e premiata con il Romics d’Oro 2025, assieme ad alcuni grandi disegnatori svelerà aneddoti, coincidenze e ispirazioni che danno vita alle storie.

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Sono state inoltre allestite in quei giorni varie mostre che esporranno le opere dei maggiori disegnatori di animazioni, insieme ad interessanti eventi speciali ella presentazione di anteprime di opere letterarie e visive in un programma di grande interesse culturale ed esperienze imperdibili per gli appassionati di videogiochi e del grande Cinema che torna nel Movie Village di Romics con anteprime, protagonisti, divertenti esperienze e incontri dedicati al Cinema e alle Serie in arrivo e a quelli in distribuzione nelle ultime settimane.

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Fiera Roma, Via Portuense 1645, 00148 Roma (RM), ingresso Nord ed ingresso Est dal 3 al 6 aprile 2025            . L’accesso alla manifestazione sarà consentito esclusivamente ai visitatori che avranno acquistato preventivamente il biglietto. I biglietti sono acquistabili esclusivamente dal sito www.romics.it o presso i rivenditori autorizzati Vivaticket. Aggiornamenti del programma sui siti web: www.romics.ithttps://www.facebook.com/RomicsOfficialhttps://www.instagram.com/romicsofficialhttps://www.tiktok.com/@romicsofficial

Contatti: Mail: info@romics.it – Tel: 06.93956069 / 06.9396007

 

 

“Munch – Il grido interiore” -. In una mostra ponte fra le culture delle due estreme periferie europee – Roma Palazzo Bonaparte fino al 2 giugno 2025.

Donatello Urbani

“Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita” - Edvard Munch

Dopo Milano è la volta di Roma. Mostra evento di grande importanza tanto da essere inaugurata dal Presidente della Repubblica Italiana e dalla Regina di Norvegia. Prodotta e organizzata da Arthemisia che per l’occasione festeggia anche il 25/esimo compleanno ed ha come main partner la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale.

Da sx., Alessandra Taccone, Amb. Johan Vibe, Emmanuele Emanuele, Iole Siena (1)

Da sinistra; Prof. Alessandra Taccono (Terzo Pilastro Internazionale)- Johan Vibe (Ambasciatore Regno Norvegia) – Prof. Emmanuele Emanuele (Già Direttore Terzo Pilastro Internazionale) – Iole Siena (Arthemisia)

Edvard Munch – Norvegia 1863/1944 – è tra i principali artisti simbolisti del XIX secolo e anticipatore dell’Espressionismo, un artista dalla vita segnata da grandi e precoci dolori, Munch fin da subito è stato in grado di instaurare col suo spettatore un’immediata empatia, facendo percepire, oltre che vedere, la sofferenza e l’angoscia.

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                                                                          Edward Munch: “Malinconia” – 1900/1901 – Olio su tela

La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il materiale emotivo primigenio sul quale l’artista ha cominciato a tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima, grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua passione per le energie sprigionate dalla natura.

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                                      Edvard Munch: “Autoritratto su sfondo verde” e “Tulla Larsen” – 1905 – Olio su tela

Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Christian Krohg, che ne incoraggiò la carriera pittorica, negli anni Ottanta del Novecento si recò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico ma soprattutto un approccio psicologico.

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                                                        Edvard Munch: “Il rosso e il bianco” – 1899/1900 – Photo Munchmuseet

A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892 si tenne la sua prima personale in Germania, che fu reputata scandalosa: da quel momento in poi Munch viene percepito come l’artista eversivo e maledetto, alienato dalla società, un’identità in parte promossa dai suoi amici letterati. A metà degli anni Novanta del XIX secolo si dedicò alla produzione di stampe e, grazie alla sua sperimentazione, divenne uno degli artisti più influenti in questo campo.

La sua produttività e il ritmo serrato delle esposizioni lo porteranno a ricoverarsi volontariamente nei sanatori a partire dalla fine degli anni Novanta del XIX secolo.

Relazioni amorose dolorose, un traumatico incidente e l’alcolismo – vivendo la vita “sull’orlo di un precipizio” – lo portarono a un crollo psicologico per il quale cercò di recuperare in una clinica privata tra il 1908 e il 1909.

Dopo aver vissuto gran parte della sua vita all’estero, l’artista quarantacinquenne tornò in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi decorano la Sala dei Festival dell’Università di Oslo. Queste tele, le più grandi dell’Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo interesse per le forze invisibili e la natura dell’universo.

Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove, da celebre artista internazionale, continuò il suo lavoro sperimentale fino alla morte, avvenuta nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.

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                                                          Edvard Munch: “L’urlo” – 1895 – Litografia – Photo Munchmuseet

Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio ‘grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita, e proprio questa attitudine è stato il motore della sua pratica come artista, che ha toccato tanto temi universali – come la nascita, la morte, l’amore e il mistero della vita – quanto i disagi psichici necessariamente connessi all’esistenza umana – le instabilità dell’amore erotico, il disagio prodotto dalle malattie fisiche e mentali e il vuoto lasciato dalla morte.

Questa mostra ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.

Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano e tengono insieme l’universo. L’inizio della sua carriera coincide infatti con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi, filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla nostra vista. Il suo interesse per le forze invisibili che danno forma all’esperienza, condizionerà le opere che lo rendono uno degli artisti più significativi della sua epoca. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta a rendere visibile l’invisibile.

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                                                                      Edvard Munch: “Disperazione” .- 1894 – Olio su tela

Le cento opere presenti nel percorso espositivo sono state incluse in sette diverse sezioni.

-Nella Prima “Allenare l’occhio” si possono ammirare opere riferite agli anni iniziali della sua carriere pittorica.

-La seconda “Quando i corpi si incontrano e si separano”, ci porta negli anni ‘90 del XIX secolo dove Munch comincia a organizzare le sue immagini di desiderio erotico, risveglio sessuale e desolazione in una serie chiamata “Amore” che sviluppa nel corso dei decenni successivi e trasforma nella serie intitolata “Il Fregio della vita”, che per lui simboleggia un ciclo essenziale della vita umana.

-La terza sezione “Fantasmi” si incentra su quanto scrive l’artista: “La malattia fu un fattore costante durante tutta la mia infanzia e la mia giovinezza. La tubercolosi trasformò il mio fazzoletto bianco in un vittorioso stendardo rosso sangue. I membri della mia cara famiglia morirono tutti, uno dopo l’altro”.

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                 Edvard Munch: “La tomba di P.A, Munch a Roma”  (zio dell’artista e importante uomo di cultura) –  1927 – Olio su tela 

-Quarta sezione “Munch e l’Italia”. Risale al 1899 il primo soggiorno a Roma con l’amata Tulla Larsen ed è l’occasione per trarre in parte ispirazione dall’arte di Raffaello nell’elaborazione del suo Fregio della vita in un allestimento architettonico narrativo. Anche i dipinti monumentali successivi devono un tributo al Rinascimento italiano: “Penso alla Cappella Sistina… Trovo che sia la stanza più bella al mondo.” Munch torna in Italia nel 1922 (“più gloriosa che mai”) e trascorre un giorno a esplorare la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.

-Quinta sezione: “L’universo invisibile”. Per Munch la Terra è un elemento dotato di coscienza e respiro. Come molti altri intellettuali del suo tempo, egli segue il dibattito in corso in merito al rapporto tra scienza, tecnologia, religione e misticismo. È attratto dalla dottrina del monismo, secondo la quale la mente e la materia, le forze invisibili e il mondo materiale convergono. La cosmologia personale di Munch è modellata sulla base dell’idea che l’ambiente fisico e i corpi delle creature agiscano gli uni sugli altri, permettendo alle energie invisibili (come le radiazioni solari, l’elettromagnetismo, la telepatia, la crescita cellulare) di interagire con il mondo visibile. In mostra Uomini che fanno il bagno (1913-1915), Onde (1908) e Il falciatore (1917).

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                                                                      Edvard Munch: “Il falciatore” – 1917n – Olio su tela

-Sesta sezione: “Di fronte allo specchio (Autoritratto)”. L’artista posa sempre con grande originalità di fronte allo specchio. Invecchiando Munch tiene progressivamente traccia degli effetti causati dall’impietoso passare del tempo: il suo Il viandante notturno (1923-24) raffigura l’artista che sbircia da un lato della composizione, come una vittima dell’insonnia che vaga tra le stanze della propria casa. A settant’anni, Munch si rappresenta come una figura instabile ne Autoritratto tra il letto e l’orologio (1940-1943) con le sue mani prolifiche che penzolano inerti ai lati del corpo. In tal senso lo specchio è uno strumento molto peculiare, suo complice durante i tentativi di auto-invenzione.

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                                                            Edvard Munche: “Autoritratto davanti asl muro di casa” – 1926

-Settima sezione: “L’eredità di Munch”. In tutta la sua carriera Munch è stato un grande sperimentatore, che ha saputo intrecciare numerose forme di creatività: dalla pittura classica al cinema, dall’incisione alla fotografia, la sua ricerca ha mantenuto una straordinaria coerenza ed un potere evocativo ancora oggi estremamente contemporaneo. La sua ricerca, ancora oggi in parte da spiegare, costituisce la premessa per la nascita delle Avanguardie che nel XX Secolo porteranno gli artisti a cercare soluzioni sempre più radicali, spesso non apprezzate dal pubblico nell’immediato, ma destinate a definire il nostro immaginario e diventare gli strumenti migliori per raccontare le nostre emozioni più profonde.

Roma – Palazzo Bonaparte – P.za Venezia, n.5. Fino al 2 giugno 2025. Informazioni e prenotazioni Tel. +39 06 87 15 111 – www.arthemisia.itwww.mostrepalazzobonaparte.itinfo@arthemisia.it. Biglietti d’ingresso: Open € 22,00 – Intero € 18,00 – Ridotto € 17,00

“Brancusi: scolpire il volo” -. In mostra alle Uccelliere Farnesiane, – Roma – fino all’11 maggio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Vorrei che i miei lavori si alzassero nei parchi e nei giardini pubblici, che i bambini giocassero su di loro come avrebbero giocato sulle pietre e i monumenti nati dalla terra, che nessuno sapesse cosa sono e chi li ha fatti, ma che tutti sentissero la loro necessità, la loro amicizia, come qualcosa che appartiene all’anima della natura”.

 Constantin Brancusi

L’arte è la parte più bella della cultura. E’ un evento di portata storica questa prima mostra a Roma su questo artista nato in Romania (Hobiţa-Peştişani 1876 – Parigi 1957), cittadino del mondo e ideatore della scultura moderna. Le sue opere non sono solo idee ma dialogano con la cultura classica tra terra e cielo e gli uccelli sono reinterpretati nell’audiovisivo e nella fotografia

 

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Da comunicato stampa: “La mostra esplora uno dei temi principali della produzione artistica di Brancusi: il bestiario degli uccelli. Il percorso espositivo è articolato nei due ambienti delle Uccelliere, il primo dedicato alla scultura, il secondo alla fotografia e ai film dell’artista

 

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Nella prima sezione dedicata alla scultura sono esposte Il Gallo (Le Coq) 1935, L’Uccellino (L’Oiselet) 1928 e Leda 1920/1926 circa, opere emblematiche della ricerca dell’artista che inventa una figurazione simbolica per esprimere l’essenza dell’animale, attraverso la semplificazione delle forme e l’eliminazione di qualsiasi tipo di dettaglio. A queste opere, prestate dal Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, si aggiunge una selezione di sculture antiche che arricchiscono l’esposizione: sono statue, balsamari, are e sonagli di età romana, provenienti dal Museo Nazionale Romano, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia e dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, che raccontano di come le espressioni artistiche del passato abbiano influenzato la cultura visiva di Brancusi. Gli uccelli con la loro simbologia sacro-rituale sono portatori di messaggi divini, in connessione con la sfera celeste. Il motivo dell’uccello, che Brancusi declina in versioni differenti nel corso di tutta la sua vita, simboleggia il volo, il sogno dell’uomo di sfuggire alla propria condizione terrena, in un’ascesa verso l’infinito. In uno dei suoi celebri aforismi Brancusi afferma: “Non è l’uccello che voglio rappresentare, ma il dono, il volo, lo slancio”. Accompagna questa rassegna un prezioso catalogo edito da Electa.

Il Parco archeologico del Colosseo e la casa editrice Electa, con la Fondazione Fondamenta, per l’occasione promuoveranno anche un ricco programma culturale, da marzo e fino a ottobre, negli spazi della Curia Iulia e in altri spazi del Foro Romano. Un programma che avrà per titolo una citazione omaggio di Carlo Levi, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario della morte, Il futuro ha un cuore antico.

Roma – Foro Romano Uccelliere Farnesiane – Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma Fino all’11 maggio 2025 con orario: fino al 28 febbraio: 9.00 – 15.45 (ultimo ingresso 15.30). Dal 1° marzo al 29 marzo: 9.00 – 16.45 (ultimo ingresso 16.30). Dal 30 marzo all’11 maggio: 9.00 – 18.30 (ultimo ingresso 18.15). Visitabile tutti i giorni. Chiusa il 2 marzo, il 6 e il 25 aprile, il 4 maggio.

Mostra di Aleardo Paolucci a Palazzo Merulana:”Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II^” fino al 2 marzo 2025

Redazione

Una delle ultime imprese pittoriche di Aleardo Paolucci – 1927/2013 – è stata dedicata al conterraneo Papa Pio II^ – Enea Silvio Piccolomini – nel seicentenario della nascita. Il percorso espositivo ci presenta cinquantaquattro quadri, tutti realizzati tra il 2003 e il 2005, che hanno per esclusivo soggetto il paesaggio della Val d’Orcia e i momenti più significativi della vita di Pio II^ così come lo stesso Papa li ha descritti nella sua opera “Commentarii”, memorie autobiografiche ricche di particolari e di suggestioni.

20250123_115707Aleardo Paolucci: Battesimo di Enea – L’opera riproduce il Fonte Battesimale presente nella Pieve di Pienza qui inserito nel classico paesaggio della Val d’Orcia con il Monte Amiata al centro dell’orizzonte 

Prima di giungere a Roma – Palazzo Merulana – questa mostra è stata ospitata a Siena – 12 aprile, 9 giugno 2024 – Antico Ospedale di Santa Maria della Scala – a Pienza, luogo di origine sia del Papa che dell’artista. – 6 luglio, 3 novembre 2024 – Conservatorio San Carlo Borromeo – e nel 2005, per meno di un mese a Palazzo Piccolomini.

20250123_111142                                                                             Aleardo Paolucci: Il ritorno a Corsignano

Il ciclo racconta, come riportato sul comunicato stampa: “in maniera onirica e visionaria la vicenda umana del Piccolomini dalla sua gestazione, attraverso l’infanzia, con divagazioni sul contesto storico sempre in relazione ai suoi luoghi di origine e di memoria che sono gli stessi dell’artista”.

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                                                                                   Aleardo Paolucci: Scenetta familiare

Pittore della bellezza Paolucci ci presenta la Val d’Orcia, terra genitrice sia dell’artista sia di una figura centrale del Rinascimento Italiano che ha lasciato una grande eredità spirituale ed intellettuale, con linee morbide supportate da colori caldi  così  come si conviene a dei “paesaggi dell’anima”.

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                                                                           Aleardo Paolucci: Pio II^ osserva la Val d’Orcia

Da comunicato stampa: “La sua visione culturale si radicava nell’umanesimo e fu espressa principalmente nella trasformazione del suo paese natale, Corsignano, in una città ideale, la meravigliosa Pienza, costruita secondo le idee urbanistiche più innovative.”  Si deve principalmente al Rossellino la trasformazione in tre anni – 1459/62 – del borgo medievale di Corsignano nella città ideale di Pienza che nella realizzazione del nuovo nucleo abitativo mise in pratica quanto aveva appreso dal suo maestro Leon Battista Alberti.

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Aleardo Paolucci: Dedicato ad Angela Acherisi – Enea Silvio dedica il suo primo poemetto alla ragazza della quale si era innamorato. La vocazione religiosa di Pio II^ inizia in tarda età ed avrà una carriera velocissima nello scalare i vari gradi gerarchici.

Significativo è l’arrivo a Roma di questa mostra nell’anno del Giubileo 2025 a due passi dalle Basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore ed offre la imperdibile opportunità per ammirare ed esplorare lo stile ed il contributo offerto da Paolucci al contesto più ampio della pittura figurativa degli ultimi cinquant’anni in Toscana, collocando l’artista nel ruolo di rilievo che gli spetta.