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Il Progetto Evoluzione 2019 per l’olio extravergine di oliva – Significativa iniziativa per evidenziare un’eccellenza tutta italiana.

Testo e  foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Le buone iniziative rivolte alla valorizzazione delle eccellenze nazionali sono come i soldi, mai sufficienti. Così tanto i consumatori quanto gli operatori del settore, ad iniziare dai produttori, hanno accolto il “Progetto Evoluzione” con molta attenzione riconoscendogli, fin dalla prima edizione del 2018, un ruolo di primaria importanza fra i molteplici eventi che interessano le promozioni dell’olio extravergine di oliva.

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Scrivono i due organizzatori Oleonauta e La Pecora Nera Editore: “ L’idea di partenza è stata quella di agire sul lato dell’offerta con il fine d’incentivare nei consumatori la domanda di olii extravergine di qualità. Abbiamo osservato che nella stragrande maggioranza dei ristoranti e delle botteghe del gusto fosse riservato all0olio un trattamento non adeguato. Con l’intento di cambiare lo stato dei fatti, abbiamo prima ideato e poi realizzato un progetto interamente b2b suddiviso in diverse iniziative, volto a mettere realmente in contatto i produttori con gli operatori del settore food.”

20190114_115357                                                                                                      I curatori dell’evento

Al Parco dei Principi Grand Hotel di Roma, si è svolta, nella sola giornata del 14 gennaio 2019, la seconda edizione di Evoluzione 2019 con ben 44 aziende che hanno presentato 82 oli della raccolta 2018. Questa rassegna, inoltre, ha registrato la presenza di oltre 700 partecipanti tra operatori del settore food, della stampa e degli assaggiatori che hanno potuto fruire, oltre gli incontri 2b2, di un programma ricco di seminari e di momenti di formazione. L’apertura è stata riservata alla presentazione delle 44 aziende selezionate che hanno espresso, sia pure in un’annata ricca di difficoltà, come hanno affermato gli organizzatori: “un modello imprenditoriale credibile, misurabile non solo per la qualità dell’olio extravergine di oliva ma anche per la capacità di rappresentare e comunicare valori fondamentali come l’innovazione, la biodiversità, la sostenibilità ambientale e la cura del mondo rurale”.

20190114_103101                                             L’intervento di Indra Galbo, vice curatore della guida “oli d’Italia” del Gambero Rosso

Momenti topici dell’evento sono stati i seminari condotti da esperti del settore quali Indra Galbo, Maurizio Servili, Matia Barciulli, Antonio Giuseppe Lauro, Barbara Alfei e Giulio Scatolini, che hanno intrattenuto i partecipanti su argomenti di primaria importanza quali  l’analisi sensoriale, l’utilizzo dell’olio evo in cucina a crudo e in cottura, la conoscenza del patrimonio olivicolo, l’accesso al mercato e i linguaggi dell’extravergine. Nel rispetto della migliore tradizione la conclusione è stata riservata alle premiazioni di operatori e  persone per il contributo offerto alla diffusione della cultura dell’olio evo.

20190114_182820 Premiazione di Carlo Zucchetti promoter dell’olio extravergine di oliva (con il cappello!) ed editore de “Il giornale enogastronomico con il cappello”.

Ben 17 sono stati  gli esercizi di ristorazione premiati per aver utilizzato nelle preparazione delle pietanze nonché offerto e presentato nelle modalità più corrette ai loro clienti gli oli extravergini di oliva, tutti selezionati dalla Guida “Roma nel piatto – Edizione 2019” edita da La Pecora Nera Editore. Altrettante sono state le botteghe del gusto premiate e selezionate con la guida “Roma per il Goloso – Edizione 2019” sempre per La Pecora Nera Editore. Il premio “Evoluzione 2019 “, succeduto nell’ordine, è stato suddiviso in due diverse sezioni. Una ha interessato  gli “Operatori” con la premiazione di ben 37 esercizi ai quali sono stati inclusi altri 15 tutti per le loro attività di commercio e ristorazione di olii extravergine di oliva.

20190114_120435La scultruice Anna Maria Borsatti con le opere realizzate e che verranno assegnate ai premiati nelle sezioni “Voci e parole dell’Olio”

L’altra sezione, invece, è stata riservata alle “Persone” che con le loro attività hanno contribuito alla conoscenza e promosso l’utilizzo di oli evo. Infine riconoscimenti speciali, premiati con opere scultoree,  nelle sezioni Premio Voci dell’Olio 2019 e Premio Parole dell’Olio 2019, sono stati assegnati a conduttori di trasmissioni radiofoniche o televisive  per aver dato parole e voce a questo prezioso prodotto, eccellenza assoluta della nostra agricoltura.

Mud and Bones – Ossa e fango nella rappresentazione del passato

Testo e foto di Donatello Urbani

La dizione inglese del titolo può essere forviante nella lettura di questa mostra allestita nello spazio espositivo dell’Accademia di Romania, se fosse interpretata come punto di riferimento di stili artistici sorti e prosperati nel mondo anglosassone ed in particolare statunitense. Presentare eventi storici e politici legati ai passati regimi, in particolare quello comunista, è il tema presente in tutte le opere in esposizione che hanno la particolarità di essere state prodotte dal 2015 in poi da artisti nati negli anni 80 del passato secolo quando il  regime comunista, con i suoi campi di sterminio e le prigioni politiche, già non esisteva più dal  1989. L’opera principale a cui far riferimento è “Reeducation”, una grande tela di 7 metri per 3 realizzata nel 2015 da Mircea Ciutu, artista nato a Bucharest nel 1986, che con ampi riferimenti stilistici all’action painting, ci racconta, come affermato nel corso della conferenza stampa inaugurale, “la sua percezione sui campi di rieducazione istituiti da Nicolae Ceausescu”.

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Una stima postuma alla caduta del regime comunista indica in circa due milioni il numero di persone vittime della repressione incarcerate in una delle 44 prigioni oppure deportate in uno dei settanta campi di lavoro forzato. Di queste solopochi più di duecento hanno resistito eroicamente senza cedere alla rieducazione, tutte le altre, anche loro malgrado, furono costrette a chinare la testa davanti ai persecutori. Un omaggio postumo a questi eroi, facendo un processo alle intenzioni dell’artista, penso sia la lettura verace di questa opera. Identica interpretazione può essere vista nelle due opere di Remus Ilisie, sia in “From dust till dust” del 2016, serie di due ready made con terra, spine, elmetto e stivali della prima guerra mondiale.

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Di rimando nella installazione luminosa “The golden Skulls” l’omaggio in questa occasione è reso alla comunità di Rosia Montanà che ha combattuto contro le miniere d’oro che nuociono tanto alla salute quanto al territorio abitato dalla popolazione. L’altra opera esposta dal titolo Black-Holes è un video di 2,15’ realizzata nel 2015 da Vanessa Gageos, artista nata a Cluj-Napoca nel 1986, in cui la realtà quotidiana, “con la politica e le retoriche politiche”,(come affermato nel corso della conferenza stampa), “nel loro recinto dorato, sfuggono di mano e diventano fango, travolte e triturate dalla macina che tutto inghiotte (simboleggiante forse la guerra)”.

Roma – Accademia di Romania – Piazzale Josè de San Martin, n.1 fino al 31 gennaio con ingresso gratuito. Sono previste visite guidate ed attività didattiche, per questo si consiglia di consultare il sito http://www.accademiadiromania.it

FIGLI DEL DESTINO – Regia di Francesco Miccichè e Marco Spagnoli in onda in prima serata su Rai1 mercoledi 23 p.v.

Mariagrazia Fiorentino

Scriveva (P.P.Pasolini) “Il nostro paese è un paese senza memoria”. La docu-fiction Figli del destino, intreccia le ricostruzioni storiche e le immagini di archivio di vari filmati dell’epoca e nuove emozionanti interviste dei quattro protagonisti che raccontano il loro rapporto con le leggi razziali fratricide.

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Sono le storie di quattro bambini italiani ebrei in quattro città italiane diverse vittime dell’orrore e delle vergogna delle leggi razziali emanate nel 1938: “Liliana Segre, Lia Levi, Tullio Foà e Guido Cava”. Conoscere la storia è di fondamentali importanza per poter proseguire nella costruzione del proprio paese. Scrivono i registi: “Questa docu-fiction intende ricostruire, per la prima volta, la storia di quegli anni dal punto di vista dei bambini descrivendo come si sono sentiti e quello che hanno vissuto in quei terribili sette anni che hanno sconvolto le loro vite e, in senso più generale, la storia così come la conosciamo oggi”. Tutti attori straordinari nei vari ruoli da: Massimo Poggio, Massimiliano Gallo, Valentina Lodovini, Yesus Emiliano Coltorti, Silvia Choen, Giuseppe Pestillo, Patrizio Rispo, Rosa Diletta Rossi, Diego Verdegiglio  e i bambini Chiara Bono, Lorenzo Ciamei, Catello Alfonso Di Vuolo, Giulia Roberto. Bisogna ricordare che l’indifferenza è un pericolo sempre dietro l’angolo.

Flashdance – Un grande ritorno al Teatro Olimpico

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La bellezza non invecchia! Per questa nuova versione del Musical Flashdance, già cult movie della Paramount Pictures, la saggezza popolare trova la sua completa conferma. Prova ne siano i molteplici successi ottenuti a Milano nella stagione 2017/2018 con oltre 70 mila spettatori tanto da spingere gli organizzatori di Ventidieci ad una tournée nel corrente anno nei teatri italiani e fra questi, anche il Teatro Olimpico di Roma dove sarà presente da martedì 5 a domenica 10 febbraio 2019. Teatro che già lo aveva ospitato una decina di anni fa.

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Lo spettacolo, come nelle precedenti versioni, s’ispira alla memorabile pellicola del 1983 intitolata “Flashdance” e diretta da Adrian Lyne, con la sceneggiatura di Tom Hedley e Joe Eszterhaz e la protagonista Jennifer Beals nel ruolo di Alex. Il film è stato il più visto in Italia in quello stesso anno, con 20 milioni di copie vendute, una colonna sonora da Oscar e un incasso al box office di 100 milioni di dollari. In questa nuova versione teatrale ad interpretare Alex, una metalmeccanica che la sera si esibisce nei night, sarà Valeria Belleudi, allieva della Scuola di “Amici” di Maria De Filippi nel 2004, già attrice di first class musical come “Sister Act”.

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La regia è affidata alla brillante Chiara Noschese – affermata attrice di teatro, casting director e regista di family show quali “Il Piccolo Principe” e “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” – che con “Flashdance il Musical” firma la sua prima regia di un importante titolo internazionale. Anche in questa occasione giocheranno un ruolo di primaria importanza le hit più famose in lingua inglese “What a feeling”, “Maniac”, “Gloria”, “Man Hunt”, “I love Rock’n Roll”, raccordate da altrettante in lingua italiana tutte con interpretazione life in cui la scrittura originale del film resta fedele alla versione musical. Tutto questo ha trovato conferma nelle parole degli organizzatori nella  presentazione dello spettacolo nel corso della conferenza stampa: “Coreografie, musica e canzoni di Robert Cary e Robbie Roth, proiezioni e luci faranno da cornice ad una grande storia d’amore, di amicizia e di riscatto personale, la storia di un sogno e del coraggio di poterlo realizzare. Uno spettacolo ricco di grandi temi universali senza tempo, portati in scena da un cast di straordinari performer”.

Roma – Tatro Olimpico. Info biglietti e promozione gruppi +39 0632659917 www.teatroolimpico.it  e.mail comunicazione@teatroolimpico.it. Biglietti disponibili su ticketone.it  e in tutti i punti vendita Ticketone e le prevendite autorizzate. L’organizzatore declina ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei nostri comunicati ufficiali.

Indonesia, una comunità di valori che unisce i nostri due paesi

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Si è tenuto il 16 gennaio c.m. presso l’Ambasciata dell’Indonesia a Roma un convegno sulle relazioni commerciali, culturali e diplomatiche del governo indonesiano per il 2019 in occasione del 70^ anniversario delle relazioni diplomatiche fra i due paesi: Indonesia e Italia,  alla presenza di S.E. Sig.ra Esti Andayani, Ambasciatore della Repubblica dell’Indonesia in Italia, prima donna ambasciatrice presso lo Stato italiano. Dopo la dettagliata presentazione dei molteplici aspetti politici ed economici che hanno caratterizzato la vita della Repubblica Indonesiana nello scorso anno, presentata dalla stessa Ambasciatrice, si sono succedute varie relazioni, tutte di notevole spessore, svolte da  Francesca Manenti, analyst Cesi, Francesca Dionisi Vici, V.P. International Affairs ENI, Simona Martorelli, Head of International relations RAI, Jacopo Cappucio, Indonesia Meet Italy Association.

IMG_20190116_121542                                                                 L’intervento della Dott.ssa Francesca Manenti, analyst Cesi,

A Roma, insieme a Napoli e Firenze, un ricco calendario di eventi culturali farà da supporto alla “Settimana Indonesiana” che dal 21 al 30 settembre celebrerà  l’istituzione delle relazioni diplomatiche fra le due repubbliche. La moda e i tessuti saranno parte attiva in occasione di speciali manifestazioni  di moda quali Alta Roma dove  con la collaborazione della Koefia Academy verranno presentati modelli realizzati con tessuti batik.

Per tutti gli eventi in programma consultare il sito www.kemlu.go.id/rome. Terima Kasih

 

Mathera – L’ascolto dei sassi

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La civiltà dei sassi rivive in questo film e, nello stesso tempo, rende omaggio alla città capitale europea della cultura per il 2019. I sassi di Matera, veri protagonisti di questa pellicola, non sono solo una soluzione abitativa ma una vera e propria civiltà, con proprie regole e proprie relazioni sociali fra gli abitanti dove il senso di vicinanza e solidarietà erano le colonne portanti su cui poggiava l’intero sistema. Il documentario Mathera, per la regia di Francesco Invernizzi prodotto da Magnitudo Film Mathera, presentato alla stampa internazionale presso il The Space Cinema Moderno di Roma il 15 gennaio u.s, è al contempo un esempio di rinascita per il nostro paese e uno scambio di cultura per chi viene e chi va. La finalità é documentare la rinascita di questo luogo e farlo rivivere in un racconto che gli stessi abitanti narrano con l’orgoglio di chi è nato nei sassi o vissuto in quel contesto, testimoni diretti della sua rinascita.

IMG_20190115_113228                                                              Fra i protagonisti del film anche il Sindaco della città di Matera

Dalla prima visita nel lontano 1902 del Presidente Giuseppe Zanardelli che pur di conoscere “de visu” la tragica realtà di una remota regione del mezzogiorno d’Italia, affrontò un viaggio a tratti “avventuroso”. Da quella visita maturò la legge speciale per la Basilicata e in particolare per Matera. Da “vergogna nazionale”, come la definì nel 1948 Palmiro Togliatti e quattro anni dopo nel 1952 fu erogata una legge speciale voluta da Alcide De Gasperi e dal Ministro Emilio Colombo (di origine lucana) che impose a 17 mila persone di abbandonare le case grotta e di trasferirsi in nuovi rioni. Dopo circa 70 anni quella stessa Matera viene celebrata in tutto il mondo come capitale europea della cultura. Scriveva Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli nel 1945: “… dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevi i letti, le misere suppellettili. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali…Le donne magre con dei lattanti denutriti e sporchi attaccati a dei seni vizzi, sembrava di essere in mezzo ad una città colpita dalla peste….”. Il docfilm sarà proiettato in 220 sale italiane e in 74 paesi del mondo.

IMG_20190115_114715                                                               Altro protagonista della pellicola é l’Arcivescovo di Matera

Poi nel prossimo aprile andrà negli Stati Uniti in occasione dei festeggiamenti per gli 80 anni del regista premio Oscar Francis Ford Coppola (di origine lucana).

I sassi “vanno ascoltati e non c’è bellezza senza memoria ci sono momenti di poesia, per me questo film è il giusto prodotto che merita Matera”, queste sono le parole di Antonio Acito, architetto ed urbanista nato a Matera.

IMG_20190115_114017_BURST004                Alcuni affreschi (IX/X sec. d.C.) del ciclo pittorico presente per un totale di mq.500 nella Grotta del Purgatorio

Per la sorprendente somiglianza con i paesaggi della Terra Santa Matera e il parco delle chiese rupestri sono stati trasformati nel tempo in set per la produzione d’importanti opere cinematografiche come il Vangelo secondo Matteo di P.P.Pasolini, The Passion of the Christ di Mel Gibson e molti altri. Matera è una storia di 8 mila anni un crocevia di culture, un viaggio romantico nei sentimenti.

Io sono Mia – Nelle sale dal 14 al 16 gennaio prima di approdare a febbraio in prima serata su Rai1 dopo Sanremo e on-line su Rai Play

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Se dovessi identificare le sorelle Bertè, unite non solo per il vincolo familiare ma anche artistico, con una delle loro tante interpretazioni canore non avrei dubbi nello scegliere per Mia Martini “Minuetto”, sulle orme di Franco Califano che scrisse il testo proprio per lei, mentre per Loredana la scelta presenta molte difficoltà con una forte opzione per “Sei Bellissima” nel ricordo tutt’ora indelebile della bella Loredana agli inizi della carriera.

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La pellicola “Io sono Mia” che propone la storia di Mia Martini: un’artista dalla voce inimitabile, in parallelo con quella di una “donna appassionata che ha amato fino in fondo con ogni fibra del suo essere”, come scrivono di lei, termina con la sua scomparsa avvenuta 24 anni fa. Mentre per le interpretazioni canore abbiamo un ampia  e puntuale documentazione, la ricostruzione di quelle personali, in parte, sono legate alle cronache dell’epoca, con qualche ritocco fantasioso per dare interesse alla vicenda, in parte dipendono anche dai ricordi della sorella, qui in veste di consulente insieme alla sorella Olivia. Siamo a Sanremo per l’edizione del Festival della Canzone Italiana del 1989. Mia Martini (Serena Rossi)  rientra nel mondo della musica leggera dopo anni di assenza proponendo il pezzo che Bruno Lauzi le ha offerto “Almeno tu nell’Universo”.

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Sai la gente è strana prima si odia poi si ama” è la prima strofa di una sua canzone che riflette anche quella della sua nuova vita che nel film é ripercorsa in una intervista rilasciata alla giornalista Sandra (Lucia Mascino). Si parte dall’amore per la musica leggera di Mimì, così è conosciuta Mia in famiglia. Un amore caratterizzato da un rapporto complesso con il padre che, pur amandola, la ostacola in questa sua passione fino a farle male e segnare anche il suo destino sentimentale. Ai difficili inizi caratterizzati da un’impronta bohémienne, succedono i primi importanti successi giunti dopo la vittoria al Festivalbar del 1972 con “Piccolo Uomo”, in Francia la posero in parallelo con Edith Piaf , per giungere al marchio infamante di iettatrice “che le si attacca addosso come la peste condizionando la sua carriera con alti e bassi vertiginosi e il buio, della nuova dimensione di vita più pacificata”.

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Una vita intensa e una personalità sincera e autentica, come è stato scritto su quella di Mia Martini, che ha saputo tenere testa a pregiudizi emarginanti e che non ha voluto scendere a compromessi, neppure nella vita sentimentale, pagando a duro prezzo le proprie scelte artistiche e personali. Una pellicola che propone un racconto umano e attuale e assesta un pugno in faccia alle maldicenze e ai troppi pregiudizi presenti nella nostra società ed in particolare nel mondo dello spettacolo. Significative, a conclusione della conferenza stampa, le parole della sorella Loredana: “Ora grazie a questo film Mimì rivive, anche se dentro di me e dentro il cuore dei suoi fan non è mai morta e non lo sarà mai.”

Una Notte di dodici anni – In programmazione dal 10 gennaio.

Mariagrazia Fiorentino – Donatello Urbani

Una notte lunga quanto la prigionia scontata da tre Tupamaros uruguaiani nelle peggiori carceri del paese. Da oltre un anno, settembre 1973, la guerriglia dei Tupamaros è stata annientata; l’Uruguay è sotto lo stretto controllo di una dittatura militare che si arroga il diritto d’imprigionare e torturare quanti avevano fatto parte delle bande rivoluzionarie armate, uccidevano senza guardarli negli occhi come se fossero fantasmi.

dba21321-b8ee-4d89-beb2-06b192fc3424Il regista Alvaro Brechner insieme a due interpreti: Antonio De La Torre (Josè “Pepe” Mujica) e Alfonso Tort (Eleuterio Fernamdez Huidobro)

Una notte di autunno, nove prigionieri sono prelevati dalle loro celle, nell’ambito di un’operazione militare segreta che durerà 12 anni, per essere trasferiti in varie carceri sparse nel Paese per assoggettati a un macabro esperimento: una nuova forma di tortura mirata ad abbattere le loro capacità di resistenza psicologica. L’ordine dell’esercito confermato dalle parole di un ufficiale è chiaro: “Visto che non possiamo ammazzarvi, vi condurremo alla pazzia.” Il film è basato sulle testimonianze di come tre di loro siano riusciti a sopravvivere a tante brutalità scritte nel libro da, Mauricio Rosencof, scrittore e poeta di fama, già assessore alla cultura del Comune di Montevideo insieme ad Eleuterio Fernández Huidobro, ex Ministro della difesa, in cui narrano le loro esperienze vissute insieme a José “Pepe” Mujica, ex Presidente dell’Uruguay. Il film rappresenta un valore storico e sociale incalcolabile.

Discreto Continuo – Alberto Bardi. Dipinti dal 1964 al 1984 Una grande mostra antologica al Casino dei Principi di Villa Torlonia per ricordare l’artista e l’uomo di cultura

Testo e foto di Donatello Urbani

Il centenario della nascita di Alberto Bardi, uomo di cultura a tutto tondo, viene ricordato nella sua città d’adozione, Roma, con una mostra al Casino dei Principi di Villa Torlonia, visibile fino al 31 marzo 2019 dal titolo “Discreto Continuo – Alberto Bardi. Dipinti 1964 – 1984”. E’ questa  la prima grande antologica che la città di Roma dedica al pittore, dopo quella realizzata nel Museo di Roma in Palazzo Braschi nel 1985, l’anno seguente alla sua scomparsa. In mostra oltre settanta opere, tra le più rappresentative della lunga attività dell’artista, che iniziò ad avvicinarsi alla pittura sin da giovane, affiancando la carriera di pittore alla sua attività politica e di uomo di cultura.

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Per comprendere a fondo le opere di questo artista è necessario partire dalla sua vicenda politica che lo vide figura di primo piano nella guerra di liberazione dal nazifascismo. Ci dicono i suoi cronisti: “L’8 settembre del 1943 Bardi si unì alle prime formazioni partigiane, assumendo il comando dell’8^  brigata Garibaldi, con il nome di “Falco”. In seguito, prese il comando della 28^ Brigata GAP “Mario Gordini”, con cui nel dicembre del ’44 guidò la liberazione di Ravenna, al fianco di Bulow, nome di battaglia di Arrigo Boldrini. Alla fine della guerra, si riavvicinò alla sua prima grande passione, la pittura, frequentando lo studio di Teodoro Orselli e iniziando la collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Ravenna, di cui divenne uno degli insegnanti. Ben presto fu trasferito a Terni, Faenza e infine a Venezia, dove entrò in contatto con l’ambiente artistico della città, frequentando, tra gli altri, Emilio Vedova, Armando Pizzinato e Giuseppe Santomaso. Nel 1961 si trasferì stabilmente a Roma e iniziò a frequentare la Casa della Cultura di cui, a partire dal 1967, divenne Direttore, mantenendo questo incarico fino alla morte, il 29 luglio 1984. Sotto la sua guida, la Casa della Cultura fu un grande centro di riferimento del dibattito intellettuale internazionale, grazie al quale Bardi entrò in contatto con le tendenze artistiche della Capitale, incontrando personaggi come Gastone Novelli, Giulio Turcato e soprattutto Achille Perilli e il critico d’arte Nello Ponente”.

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Partendo proprio da queste note biografiche inizia il percorso espositivo di questa mostra allestita al Casino dei Principi di Villa Torlonia. I primi anni sessanta in cui Bardi muove i primi passi, sono anni di grande interesse artistico in Italia e fedele a  queste tendenze, dopo le prime esperienze figurative, la sua ricerca si pone, come scrivono i curatori: “A metà degli anni Settanta, Bardi passò a una pittura più gestuale, in cui le figure si scompongono e le pennellate si fanno più rapide e aggressive, per passare poi, verso la fine del decennio, a un ulteriore cambiamento in senso strutturalista; una pittura astratto-geometrica, basata sulla proiezione di forme essenziali e di colori riportati alla loro funzione primaria, entrando in una nuova fase, considerata dalla critica la più interessante e affascinante, ossia quella delle textures ottenute con un procedimento innovativo, attraverso un sistema di matrici castellate”.

davPreziosa in proposito è la ricostruzione del suo atelier che offre un prezioso contributo alla lettura delle opere che vi erano prodotte alla stregua di quanto offrono, esposti per la prima volta, alcuni dipinti su fogli di giornale (soprattutto L’Espresso), realizzati da Bardi nella seconda metà degli anni ’60. Sono pennellate rapide, di getto, nel tentativo di sintetizzare colori, gesto e istinto creativo. Chiude la mostra un’ampia documentazione fotografica, relativa agli anni in cui l’artista ricoprì il ruolo di Direttore della Casa della Cultura di Roma.Il catalogo della mostra, curato da Claudia Terenzi, è pubblicato dalla casa editrice 900 Libri con l’art direction di Riccardo Pieroni.

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Roma Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi, via Nomentana 70, Roma, fino al 31 marzo 2019 con orario da martedì a domenica ore 9.00-19.00.  Biglietto d’ingresso al Casino Nobile e Mostra presso il Casino dei Principi € 8,00 biglietto intero per i residenti a Roma; € 7,00 biglietto ridotto per i residenti a Roma; € 9,00 biglietto intero per i non residenti a Roma; € 8,00 biglietto ridotto per i non residenti a Roma. Biglietto unico integrato Casina delle Civette, Casino Nobile e Mostra presso il Casino dei Principi € 10,00 biglietto “integrato” intero per i residenti a Roma; € 8,00 biglietto “integrato” ridotto per i residenti a Roma; € 11,00 biglietto “integrato” intero per i non residenti a Roma; € 9,00 biglietto “integrato” ridotto per i non residenti a Roma. Ingresso con biglietto gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Ingresso gratuito per i possessori della MIC Card.Info Mostra 060608 www.museivillatorlonia.it; www.museiincomune.it

Il Colosseo si racconta: Esposizione permanente sulla storia dell’anfiteatro Flavio.

Testo e foto di Donatello Urbani

Mentre mi accingevo a scrivere questo resoconto la cronaca aveva registrato, pochi giorni fa, l’ennesimo episodio di teppismo e insensibilità culturale, vittima il Colosseo. Se la bella iniziativa inaugurata il 21 dicembre scorso dalla Sovrintendente al Parco Archeologico del Colosseo, dott.ssa Alfonsina Russo, rivolta ad istituire un percorso museale permanente per divulgare la conoscenza di questo monumento avesse avuto qualche detrattore di fronte a simili inaugurazioni sarebbero tutte miseramente cadute.

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L’intera iniziativa è rivolta proprio a responsabilizzare il grande pubblico sul rispetto dei beni culturali e per questo sono state sensibilizzate, ottenendone una  preziosa collaborazione,  due importanti istituzioni: l’Istituto Archeologico Germanico di Roma e l’Università di Roma Tre. Ulteriore benemerenza, in termini di gestione dell’intero monumento, è offerta dal recupero, dai tanti depositi, di reperti archeologici giacenti nei vari depositi per portarli alla pubblica conoscenza e fruibilità. Per l’occasione tutte le didascalie, oltre ad avere la solita presentazione in italiano e inglese riportano l’iscrizione anche in cinese/mandarino che, al momento, è la lingua parlata sul pianeta, sia pure quasi in forma esclusiva all’interno del territorio nazionale.

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Il percorso espositivo allestito nel secondo anello è stato suddiviso in varie sezioni. Ognuna di queste racconta insieme alla presentazione di reperti archeologici anche le ricostruzioni di macchinari utilizzati quali pulegge, carrucole e quant’altro, sia nella costruzione che nell’orinaria gestione, quali gli ascensori per portare sull’arena tanto gli animali quanto i gladiatori. Le varie fasi della complessa quanto articolata vita di questo monumento sono dettagliatamente descritte a partire della costruzione muraria fino alla sua presentazione attuale come attrattiva turistico/culturale. In fondo fu voluto proprio per offrire al grande pubblico momenti di svago e relax che nel corso dei suoi duemila anni di storia con le tante variegate vicende partendo proprio da quelle storiche, per giungere a quelle religiose, sociali, e culturali. Di grande interesse quelle relative ai giochi ed ai passatempo  che sia i romani, residenti oppure i  tanti sudditi dell’impero di passaggio, avevano adottato e fatti propri.

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Nel corso delle lunghe attese e gli altrettanto lunghi intervalli fra uno spettacolo e l’altro, che avevano la caratteristica di prolungarsi per un’intera giornata, alcuni spettatori hanno immortalato le loro impressioni scolpendole sui sedili o su una latra di marmo. Interessante la rappresentazione di una “venationes”, battuta di caccia allestita nell’arena, anche i meno civili abbandonando i resti dei loro spuntini nei luoghi più disparati hanno consentito ai bioarcheologi, una volta rinvenuti a distanza di tanto tempo, di stabilire con esattezza quali fossero le pietanze servite nei posti di ristori all’interno della struttura.

20181220_123646Alcune della 80 statue originariamente presenti nelle 80 arcate e rivenute, in gran parte in maniera frammentaria come dimostra la foto, in prevalenza nelgli scavi della cavea.

Dopo la promulgazione dell’editto di Milano del 313 d.C. e la libertà di culto concessa al cristiani L’aphiteatrum Magnun o Caesareum come si chiamò per tutto il Medioevo ospitò sempre meno spettacoli, l’ultimo fu nel 523 d.C., e fu adibito a scopi diversi da fortezza dei Frangipane, a laboratori artigianali fino ad essere utilizzato come luogo di culto ed abitazioni civili. Di questi usi diversi da quello culturale  e didattico resta oggi la pratica della Via Crucis del Venerdi Santo che fu istituita per la prima volta nel 1750 e dopo varie interruzioni e ripristini, l’ultimo con Papa Paolo VI, è oggi presente nella vita religiosa della città.

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Sedele graffito con scena di caccia (Venatio). Marmo cipollino proveniente dall’isola di Eubea (Grecia), fine I^ / IV^ secolo.

Anche se non occupa più contemporaneamente ben 73 mila persone come in epoca imperiale il Colosseo, così chiamato a partire dall’XI secolo, quest’anno ha accolto nei suoi  3.357 metri quadri di superficie da oltre 7 milioni e 500 mila visitatori elevandolo al monumento più visitato al mondo e fra le prime istituzioni museali dopo il Metropolitan Museum di New York affiancandosi al Louvre di Parigi. Questo nuovo spazio museale lo renderà ancora più attraente. Mi sarebbe piaciuto che in un piccolo scanno, fra i tanti presenti in questo nuovo allestimento museale, fosse presente una gogna, di antica memoria, riservato a quei visitatori incivili, speriamo sempre in numero minore fino a sparire del tutto, che d’ora in poi gli mancheranno di rispetto con scritte o tentando di asportare un mattone come avvenuto nell’ultimo episodio.

Roma – Anfiteatro Flavio – Colosseo – aperto tutti i giorni con orari sfalsati a seconda delle stagioni  dalle ore 8,30 fino alle 16.30 in inverno e 19,15 in estate. Costo del biglietto d’ingresso intero €.12,00 ridotto €.7,50, valido per due giorni, comprensivo di un solo ingresso all’area archeologica Foro Romano – Palatino – incluse le mostre in corso in quell’area. Per riduzioni e gratuità, così come per gli orari di apertura/chiusura, prevendite e visite guidate  informarsi al n°+39.06.39967700 oppure su www.parcocolosseo.it