“Brancusi: scolpire il volo” -. In mostra alle Uccelliere Farnesiane, – Roma – fino all’11 maggio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Vorrei che i miei lavori si alzassero nei parchi e nei giardini pubblici, che i bambini giocassero su di loro come avrebbero giocato sulle pietre e i monumenti nati dalla terra, che nessuno sapesse cosa sono e chi li ha fatti, ma che tutti sentissero la loro necessità, la loro amicizia, come qualcosa che appartiene all’anima della natura”.

 Constantin Brancusi

L’arte è la parte più bella della cultura. E’ un evento di portata storica questa prima mostra a Roma su questo artista nato in Romania (Hobiţa-Peştişani 1876 – Parigi 1957), cittadino del mondo e ideatore della scultura moderna. Le sue opere non sono solo idee ma dialogano con la cultura classica tra terra e cielo e gli uccelli sono reinterpretati nell’audiovisivo e nella fotografia

 

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Da comunicato stampa: “La mostra esplora uno dei temi principali della produzione artistica di Brancusi: il bestiario degli uccelli. Il percorso espositivo è articolato nei due ambienti delle Uccelliere, il primo dedicato alla scultura, il secondo alla fotografia e ai film dell’artista

 

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Nella prima sezione dedicata alla scultura sono esposte Il Gallo (Le Coq) 1935, L’Uccellino (L’Oiselet) 1928 e Leda 1920/1926 circa, opere emblematiche della ricerca dell’artista che inventa una figurazione simbolica per esprimere l’essenza dell’animale, attraverso la semplificazione delle forme e l’eliminazione di qualsiasi tipo di dettaglio. A queste opere, prestate dal Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, si aggiunge una selezione di sculture antiche che arricchiscono l’esposizione: sono statue, balsamari, are e sonagli di età romana, provenienti dal Museo Nazionale Romano, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia e dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, che raccontano di come le espressioni artistiche del passato abbiano influenzato la cultura visiva di Brancusi. Gli uccelli con la loro simbologia sacro-rituale sono portatori di messaggi divini, in connessione con la sfera celeste. Il motivo dell’uccello, che Brancusi declina in versioni differenti nel corso di tutta la sua vita, simboleggia il volo, il sogno dell’uomo di sfuggire alla propria condizione terrena, in un’ascesa verso l’infinito. In uno dei suoi celebri aforismi Brancusi afferma: “Non è l’uccello che voglio rappresentare, ma il dono, il volo, lo slancio”. Accompagna questa rassegna un prezioso catalogo edito da Electa.

Il Parco archeologico del Colosseo e la casa editrice Electa, con la Fondazione Fondamenta, per l’occasione promuoveranno anche un ricco programma culturale, da marzo e fino a ottobre, negli spazi della Curia Iulia e in altri spazi del Foro Romano. Un programma che avrà per titolo una citazione omaggio di Carlo Levi, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario della morte, Il futuro ha un cuore antico.

Roma – Foro Romano Uccelliere Farnesiane – Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma Fino all’11 maggio 2025 con orario: fino al 28 febbraio: 9.00 – 15.45 (ultimo ingresso 15.30). Dal 1° marzo al 29 marzo: 9.00 – 16.45 (ultimo ingresso 16.30). Dal 30 marzo all’11 maggio: 9.00 – 18.30 (ultimo ingresso 18.15). Visitabile tutti i giorni. Chiusa il 2 marzo, il 6 e il 25 aprile, il 4 maggio.

Mostra di Aleardo Paolucci a Palazzo Merulana:”Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II^” fino al 2 marzo 2025

Redazione

Una delle ultime imprese pittoriche di Aleardo Paolucci – 1927/2013 – è stata dedicata al conterraneo Papa Pio II^ – Enea Silvio Piccolomini – nel seicentenario della nascita. Il percorso espositivo ci presenta cinquantaquattro quadri, tutti realizzati tra il 2003 e il 2005, che hanno per esclusivo soggetto il paesaggio della Val d’Orcia e i momenti più significativi della vita di Pio II^ così come lo stesso Papa li ha descritti nella sua opera “Commentarii”, memorie autobiografiche ricche di particolari e di suggestioni.

20250123_115707Aleardo Paolucci: Battesimo di Enea – L’opera riproduce il Fonte Battesimale presente nella Pieve di Pienza qui inserito nel classico paesaggio della Val d’Orcia con il Monte Amiata al centro dell’orizzonte 

Prima di giungere a Roma – Palazzo Merulana – questa mostra è stata ospitata a Siena – 12 aprile, 9 giugno 2024 – Antico Ospedale di Santa Maria della Scala – a Pienza, luogo di origine sia del Papa che dell’artista. – 6 luglio, 3 novembre 2024 – Conservatorio San Carlo Borromeo – e nel 2005, per meno di un mese a Palazzo Piccolomini.

20250123_111142                                                                             Aleardo Paolucci: Il ritorno a Corsignano

Il ciclo racconta, come riportato sul comunicato stampa: “in maniera onirica e visionaria la vicenda umana del Piccolomini dalla sua gestazione, attraverso l’infanzia, con divagazioni sul contesto storico sempre in relazione ai suoi luoghi di origine e di memoria che sono gli stessi dell’artista”.

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                                                                                   Aleardo Paolucci: Scenetta familiare

Pittore della bellezza Paolucci ci presenta la Val d’Orcia, terra genitrice sia dell’artista sia di una figura centrale del Rinascimento Italiano che ha lasciato una grande eredità spirituale ed intellettuale, con linee morbide supportate da colori caldi  così  come si conviene a dei “paesaggi dell’anima”.

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                                                                           Aleardo Paolucci: Pio II^ osserva la Val d’Orcia

Da comunicato stampa: “La sua visione culturale si radicava nell’umanesimo e fu espressa principalmente nella trasformazione del suo paese natale, Corsignano, in una città ideale, la meravigliosa Pienza, costruita secondo le idee urbanistiche più innovative.”  Si deve principalmente al Rossellino la trasformazione in tre anni – 1459/62 – del borgo medievale di Corsignano nella città ideale di Pienza che nella realizzazione del nuovo nucleo abitativo mise in pratica quanto aveva appreso dal suo maestro Leon Battista Alberti.

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Aleardo Paolucci: Dedicato ad Angela Acherisi – Enea Silvio dedica il suo primo poemetto alla ragazza della quale si era innamorato. La vocazione religiosa di Pio II^ inizia in tarda età ed avrà una carriera velocissima nello scalare i vari gradi gerarchici.

Significativo è l’arrivo a Roma di questa mostra nell’anno del Giubileo 2025 a due passi dalle Basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore ed offre la imperdibile opportunità per ammirare ed esplorare lo stile ed il contributo offerto da Paolucci al contesto più ampio della pittura figurativa degli ultimi cinquant’anni in Toscana, collocando l’artista nel ruolo di rilievo che gli spetta.

La figura di Marco Polo oggi nella mostra “Marco Polo Revisited” al Centro Sperimentale di Cinematografia fino al 22 gennaio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Mito, eroe leggendario o semplicemente una favola!

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A distanza di settecento anni dalla morte di Marco Polo questo dilemma resta ancora ben saldo in piedi malgrado gli autorevoli interventi di molti personaggi famosi. Comunque la ricorrenza ha offerto l’occasione alla Fondazione Italo Cinese di Roma per presentare la mostra Marco Polo Revisited inaugurata giovedì 16 gennaio 2025 con una serata evento presso l’Acquario Romano. Nel suo  intervento il Prof Simongini “L’arte riesce a rompere tutte le barriere, distrugge i muri e l’innesto culturale crea e diventa una nuova cultura”.

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La mostra è ospitata presso il Centro Sperimentale di Cinematografia – Via Tuscolana, 1524 – fino al 22 gennaio 2025 dove sono esposti circa trecento lavori, realizzati da giovani studenti delle Accademie di Belle Arti Italiane e Cinesi, a cui è stato chiesto di ispirarsi alla figura di Marco Polo e al tema del viaggio. E’ un’occasione unica, un caleidoscopio di cultura per rivisitare Marco Polo in una sintonia particolare, perchè dobbiamo ricordare che l’arte è bellezza.

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Obiettivo del progetto oltre quello di evidenziare l’importanza dello scambio culturale continuo tra i due paesi, è quello di avvicinare i due popoli mettendo in risalto la figura di Marco Polo non solo come mercante e diplomatico bensì come il “ponte” costruito settecento anni fa sia ancora valido oppure debba essere rivisitato alla luce delle nuove moderne esperienze.

La mostra è anche un concorso, il 20 gennaio 2025 verranno selezionati tre artisti italiani e tre artisti cinesi, che riceveranno un premio in denaro.

Horrea Piperataria: inaugurato al Parco Archeologico del Colosseo il nuovo percorso di visita ai magazzini “delle spezie egizie e arabe”

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Gli Horrea Piperataria, magazzini imperiali delle spezie, uno dei prodotti più preziosi del monopolio imperiale, furono costruiti dall’imperatore Domiziano sotto la Basilica di Massenzio, e lungo il cosiddetto Vicus ad Carinas, tra Sacra Via e Foro della Pace per stoccare spezie e aromi provenienti dall’Egitto, Arabia e India e ritenuti particolarmente preziosi, tra cui erbe dalle proprietà farmacologiche.

Il recupero di questa area rappresenta una significativa operazione culturale, una rilettura in chiave moderna della medicina del passato che affonda le sue radici nella Grecia del V^ secolo a.C. Ippocrate considerava infatti i rimedi fitoterapici come il terzo strumento del medico accanto al tocco e la parola.

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Gli Horrea Piperataria costituiscono l’unica struttura identificata archeologicamente nel complesso sistema logistico dello stato romano preposto all’approvvigionamento e alla commercializzazione delle spezie. Da comunicato stampa: “L’edificio era organizzato attorno a cortili porticati scoperti, provvisti di vasche funzionali con pozzi di deflusso, e articolato su più piani come mostrano le tracce di diversi corpi scala. Infatti, il complesso si sviluppava su terrazzamenti per seguire la naturale pendenza della collina. Le spezie d’altronde rappresentavano una ricchezza reale: basti pensare che alcune province dell’impero le usavano, in qualità di beni di prestigio, per versare tasse all’erario. Erano inoltre sfruttate, e importantissime a tal fine, in campo farmacologico. Tutta l’area intorno a cui sorsero gli Horrea Piperataria assunse, e mantenne per secoli, una vocazione “medico/sanitaria”, senza dubbio favorita dalla presenza di questi magazzini. Poco prima della Seconda guerra Punica, in questa zona aveva una domus e una taberna medica Arcagato, originario del Peloponneso, chiamato a Roma a spese dello stato e primo medico pubblico della città. Il celebre Galeno di Pergamo, vissuto nel II secolo e medico anch’esso, aveva in questo settore della città la sua apotheca, ovvero un deposito di beni preziosi, proprio perché il quartiere forniva ampie garanzie di sicurezza, sorvegliato da presidi militari. Non è dunque un caso se, proprio in una delle aule del Tempio della Pace, nel 526 d.C. si installò la basilica dedicata ai Santi medici Cosma e Damiano, continuando così la consolidata vocazione medica dell’area. L’8 Marzo 1429, papa Martino V donò alla Universitas Aromatariorum Urbis (il “Collegio degli Speziali”), la chiesa di San Lorenzo eretta all’interno del Tempio di Antonio Pio e Faustina, perpetrando così fino al giorno d’oggi la tradizione medica del quartiere. Il complesso, infatti, è ancora sede del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico che svolge funzioni accademiche, culturali e sociali nell’ambito della storia della Farmacia.

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Il progetto di allestimento è stato concepito come un affascinante percorso illuminotecnico e multimediale di scoperta che parte dal Vicus delle Carinae per arrivare fino all’interno degli ambienti ipogei degli Horrea Piperataria. Si snoda poi lungo una passerella quasi interamente vetrata e appesa al solaio in calcestruzzo degli anni ’30, lasciando visibili le sottostanti strutture archeologiche, come fosse un piano sospeso e sottile su cui i visitatori “levitano”, muovendosi a pochi centimetri dalle antiche pavimentazioni. Il solaio moderno e la struttura metallica, con i loro colori scuri, spariscono avvolti nella penombra, interrotta solo dalle videoproiezioni e dalla progressiva e alternata accensione delle luci architetturali sulle strutture antiche, che illuminano e spengono elementi architettonici a supporto del racconto”.

Le visite avvengono nei giorni di martedì, giovedì e sabato con orario 10.00-11.45-13.15 (italiano) ore 10.30 – 12.15-13.45 (inglese). Modalità visita guidata obbligatoria (€ 8.00) Biglietti Forum Pass SUPER Gruppi massimo 10 persone Durata 75 minuti (30’ visita + 45’ multimediale). Meeting point ingresso di Largo della Salara Vecchia, presso la postazione del personale di vigilanza. Per info e biglietti www.colosseo.it

Tanti Auguri per un Santo Natale ed un anno nuovo con tanta felicità e divertimento

Benvenuti a Roma “Etruschi per l’eternità” – Esposizione all’aeroporto di Fiumicino di opere provenienti dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

La campagna “Arte fuori dai musei” da tempo intrapresa da varie istituzioni museali romane ha oggi contagiato anche il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia con tre reperti archeologici esposti al terminal 1 zona arrivi dell’aeroporto di Fiumicino per un periodo di un anno. Oltre ventimila persone, tanti sono i passeggeri che giornalmente arrivano in quel settore, riceveranno il “Benvenuto in Italia” da due urne cinerarie in travertino provenienti da Perugia, necropoli del Palazzone, e di un coperchio di sarcofago da Tuscania, che, come riportato dal comunicato stampa: “catturano l’attenzione grazie ai ritratti idealizzati di Laris Afle, Arnth Acsi e Larth Cales, uomini, probabilmente aristocratici, vissuti nel II secolo a.C.

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Tutti e tre i personaggi sono raffigurati sdraiati, mentre partecipano a un simposio: un ricevimento in cui si beveva, conversava e si ascoltava musica, un momento fondante della vita sociale degli Etruschi.

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Le casse delle urne con scene del mito, dai Sette contro Tebe con Edipo che piange i figli al sacrificio di Ifigenia da parte del padre Agamennone. Gli eroi e i miti del repertorio greco, con i loro significati universali che giungono intatti fino a noi, sono scelti per riaffermare i valori su cui si fondava la comunità. Le opere, attraverso il richiamo alla dimensione reale e virtuale del viaggio, stimolano connessioni fra passato e futuro, mondo reale e fantasia, esperienze e aspettative”

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Presenti all’inaugurazione Marco Troncone, Amministratore Delegato di Aeroporti di Roma; Luana Toniolo, Direttrice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; Francesco Rocca, Presidente delle Regione Lazio.

Aeroporti di Roma ha, infatti, messo da tempo in atto una strategia orientata alla valorizzazione e alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale, fondata su partnership con Enti, istituzioni culturali e museali, che hanno arricchito il “Leonardo da Vinci” di reperti archeologici, opere d’arte di epoche diverse e installazioni contemporanee, con l’obiettivo di ripensare i luoghi di transito promuovendo e valorizzando l’arte e la cultura in tutte le loro declinazioni.”

Nasce il Museo del Corso – Polo museale. – Spazio alla cultura in due importanti sedi romane: Palazzo Cipolla per esposizioni d’arte temporanea e Palazzo Sciarra Colonna per ospitare la collezione permanente e l’archivio storico della Fondazione Roma.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Un nuovo polo che arricchisce l’offerta culturale della città proponendo un ampio programma di mostre temporanee dedicate ai grandi maestri dell’arte mondiale, tra cui Marc Chagall, Pablo Picasso e Salvador Dalì” ha affermato Franco Parasassi, Presidente della Fondazione Roma.

L’occasione era importante ed importante è l’esposizione, fino al 27 gennaio 2025 con ingresso gratuito e per la prima volta a Roma, dell’opera di Marc Chagall “The White Crucifixion” – La Crocifissione Bianca – di proprietà dell’Art Institute of Chicago e giunta in Italia grazie all’iniziativa del Dicastero per l’Evangelizzazione in vista del Giubileo 2025.” Un evento unico che consentirà al polo museale di essere visitato da una grande moltitudine di persone”, ha dichiarato S.E. Mons. Salvatore Fisichella.

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L’opera fu creata dal pittore russo, di origine ebraica nel 1938, dopo i tragici eventi della Notte dei Cristalli del 9 e 10 novembre, e suscitò da subito un grande apprezzamento confermato, a distanza di anni, anche da parte di Papa Francesco, che ne ha sottolineato il forte messaggio di evangelizzazione, ispirato all’unità delle culture religiose e alla difesa della dignità di ogni individuo. In occasione della Festività dell’Immacolata l’8 dicembre c.m. il Santo Padre ha visitato personalmente l’opera e l’ allestimento presso Palazzo Cipolla. “Un evento unico”.

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Da Comunicato stampa: “Il primo nucleo del Museo è rappresentato da Palazzo Sciarra Colonna: antico palazzo nobiliare che conserva al suo interno gli ambienti settecenteschi progettati da Luigi Vanvitelli offrendo un esempio di integrazione tra la dimensione espositiva e quella architettonica. La Libreria domestica e il Gabinetto degli Specchi, appartenuti al cardinale Prospero Sciarra Colonna, sono ambienti suggestivi ricchi di preziose decorazioni pittoriche.

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Per la prima volta, una delle “quattro meraviglie di Roma” – così era conosciuto Palazzo Sciarra Colonna – apre le sue porte, gratuitamente, al grande pubblico e svela i tesori della sua Collezione permanente, con le opere di artisti che hanno segnato la storia della capitale dal quindicesimo secolo ai giorni nostri, e rivela le inedite carte dell’Archivio storico della Fondazione Roma, i documenti storici del Sacro Monte della Pietà e della Cassa di Risparmio di Roma.

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                                       Giovan Battista Gaulli (detto Il Baciccio): Mosè con la verga e le tavole della Legge – 1657/166

Qui si trova la Collezione permanente della Fondazione Roma, che raccoglie capolavori di artisti del calibro di Pompeo Batoni, Nicolas Régnier, Gherardo delle Notti, Pietro da Cortona, Giovanni Paolo Panini e Caspar van Wittel. La selezione si estende fino alla contemporaneità con le opere di Giacomo Balla, Gerardo Dottori, Tano Festa, Mario Schifano, Franco Angeli e Lucio Fontana, solo per citarne alcuni. Inoltre, il museo ospita una prestigiosa collezione di monete e medaglie, tra cui spicca la serie delle medaglie papali, che racconta il passaggio dei secoli, da Martino V Colonna a Papa Francesco.

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                                                           Silvestro dell’Aquila: Madonna – fine del XV secolo – legno policromo

Un’altra grande novità è l’apertura al pubblico dell’Archivio storico, che si fa conoscere attraverso la mostra Percorsi di speranza. Testimonianze dall’Archivio storico della Fondazione Roma, inserendosi nel programma espositivo dedicato alla relazione tra il Giubileo e la città di Roma. L’esposizione offre l’opportunità di esplorare documenti straordinari che narrano storie di regine e contadini, di ricostruzione e rinascita, in un affresco che mette in luce l’opera di assistenza che gli storici istituti di credito hanno svolto per secoli”.

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                                                                                             La cappella di Palazzo Sciarra Colonna

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO – Museo del Corso – Polo museale www.museodelcorso.com | info@museodelcorso.com- T. 06/22877077, call center dal lunedì alla domenica, dalle 9.30 alle 18.00.

Luoghi e orari:

Palazzo Sciarra Colonna – via Marco Minghetti, 22 – Roma – Collezione permanente e la mostra Percorsi di speranza. Testimonianze dall’Archivio storico della Fondazione Roma Dal 30 novembre 2024 al 29 giugno 2025. Apertura il sabato e la domenica con visite guidate gratuite su prenotazione Per fasce orarie e tipologie di visite guidate consultare il sito www.museodelcorso.com. Ingresso gratuito

Palazzo Cipolla – via del Corso, 320 – Roma – Mostra Chagall a Roma – La crocifissione bianca fino al 27 gennaio 2025. Orari: Dal lunedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 20. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura della mostra. Aperture straordinarie: 24, 26 dicembre e 6 gennaio: 10 – 20 – 25 dicembre e 1° gennaio: 15 – 20. 31 dicembre: 10 – 15. Ingresso gratuito

Poesia e Pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione – Mostra alla Galleria Borghese fino al 9 febbraio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Un trionfo delle due maggiori arti rinascimentali e barocche: poesia e arti figurative, insieme in un’inedita connessione in dialogo tra sacro e profano, letteratura, arte e potere, nel primo Seicento.

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                                                                Francesco Furini: Giovan Battista Marino” – 1626 – Olio su tela

Da comunicato stampa: “Seguendo la traccia offerta dai testi di Giovan Battista Marino (1569-1625), la mostra disegna un percorso attraverso la grande arte rinascimentale e barocca, da Tiziano a Tintoretto, da Correggio ai Carracci, da Rubens a Poussin, celebrando il più grande poeta italiano del Seicento e la sua “meravigliosa” passione per la pittura”.

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Fil rouge dell’intero percorso espositivo, magnificamente allestito dallo “Studio di architettura Paolo Bertoncini Sabatino” nelle sale che accolgono la collezione permanente della Galleria Borghese con la quale intesse un interessante dialogo, e l’opera La Galeria (1619), una raccolta di 624 componimenti poetici dedicati ad altrettante opere d’arte divise tra Pitture e Sculture, Favole e Historie, realizzata con un gioco di rispecchiamenti e di continua sfida espressiva tra testi poetici e opere d’arte, reali o immaginarie, come scrivono i curatori.

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                                                                         Antonio Allegri (detto Correggio): Danae – 1630/1631 – Olio su tela

Da comunicato stampa. “La vita e la produzione letteraria di Giovan Battista Marino sono strettamente legate ai maestri e ai capolavori dell’arte figurativa di primo Seicento, con i quali entra in contatto nei circoli intellettuali e nelle corti più importanti dell’epoca, quella di Matteo di Capua a Napoli, di papa Clemente VIII Aldobrandini a Roma, di Giovan Carlo Doria e Giovan Vincenzo Imperiali a Genova, di Carlo Emanuele I a Torino; in questi ambienti, al cospetto di ricche collezioni, il poeta stringe rapporti diretti con artisti come il Cavalier d’Arpino, Bernardo Castello, Caravaggio, Agostino Carracci, Ludovico Cigoli e Palma il Giovane.

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                                                                      Jacopo Tintoretto: Narciso alla fonte – 1555/1560 – Olio su tela

Nel 1615, perseguitato dall’Inquisizione, Giovan Battista Marino è costretto a lasciare l’Italia trovando rifugio a Parigi, alla corte di Luigi XIII e Maria de’ Medici, dove rimane fino al 1623: lì conosce Nicolas Poussin, per il quale scrive una sorta di lettera di presentazione che l’artista avrebbe portato con sé al suo arrivo a Roma. Con questo passaggio simbolico l’ultima fase della parabola del poeta si lega al decisivo approdo romano del grande pittore francese.

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                                                                       Nicolas Poussin: Il Parnaso – 1633 – Olio su tela

Con la sua collezione unica di capolavori iniziata dal cardinale Scipione Borghese nei primi decenni del Seicento, la cura delle opere e l’allestimento scenografico prettamente barocco, la Galleria Borghese rappresenta il contesto ideale per rileggere la figura di Giovan Battista Marino poeta e il suo rapporto con le arti figurative, e di come nel Seicento queste ultime abbiano cominciato a influenzarsi vicendevolmente con la produzione letteraria”.

Roma – Galleria Borghese Piazzale Scipione Borghese 5 – Info  su www.galleriaborghese.beniculturali.it

 

“Alighiero Boetti Cabinet de Curiositès” in mostra nella sede romana di Tornabuoni Arte fino al 22 febbraio 2025.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Non parto; non resto – Nel dubbio funesto” – Alighiero Boetti

Di Alighiero Boetti molti di noi conoscono le opere, ben pochi se non i più intimi e vicini, hanno avuto l’opportunità di conoscerlo a fondo nei suoi hobby, le sue raccolte di oggetti e foto e tutto quel mondo di appunti, schizzi, scritti e memorie che gravitano intorno ad un artista e dal quale egli stesso, dopo un’accurata elaborazione, trae ispirazione per la realizzazione delle proprie opere. Boetti è uno dei maggiori esponenti del movimento artistico che va sotto il nome di “Arte Povera” che nasce in Italia negli anni Sessanta del Novecento, “in contrapposizione all’arte tradizionale ed elaborare un linguaggio in grado di ridurre all’essenziale, di “impoverire” l’opera in altri termini, e che fosse più adatto a quello della società contemporanea” (Germano Celant).

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“Il muro progressivo” che egli accumulò in un ventennio non era un’impresa artistica in senso stretto: era nato come iconostasi privata della sua esistenza e del suo dialetto, nonché come taccuino di appunti, di progetti da sviluppare. (Annemarie Sauzeua Boetti) 

A trent’anni dalla sua scomparsa la Galleria Tornabuoni arte, nella sua sede romana di Via Bocca di Leone, n.88, rende omaggio a Boetti, da comunicato stampa:  “….presentando un progetto di mostra che si configura come un inedito e privilegiato punto di accesso al suo mondo. Al centro del percorso espositivo non ci sono solo opere, ma anche Boetti stesso, con la sua vita, i suoi processi mentali, matematici, combinatori, di gioco: da qui il titolo Cabinet de Curiositès……

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Un giorno ho regalato a Matteo una busta di animali di plastica. ho pensato (io) di fare una piccola prateria nello studio di Alighiero. Con una vecchia porta e sei mattoni. Poi abbiamo continuato con quelli preistorici. Il tappeto è piccolo nell’angolo é per sedersi e guardare. Lo chiamiamo il tappeto volante perché sembra di essere in alto e loro sono piccoli sotto. (Agata Boetti).

Questi animali portano in se il ricordo di milioni e milioni di loro predecessori e ricordano il tempo, quello antico, lento anonimo, identico, immobile, invariato. (Alighiero e Boetti)

Ben oltre il valore documentario presente in ciascuna opera/oggetto esposta si può avvertire l’amore, quasi una venerazione, che hanno nutrito per questo artista raccogliendoli e conservandoli negli anni tanto la figlia Agata quanto l’amico Giorgio Colombo, autore di una serie di fotografie realizzate negli anni 1966/1993 che immortalano momenti significativi della vita artistica e familiare di Alighiero Boetti.

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Roma – Galleria Tornabuoni Arte n- Via Bocca di Leone,88 – Fino al 22 febbraio 2025 dal martedi al sabato dalle ore 10,00 alle 13.00 e dalle 14,00 alle 19,00. Info email roma@tornabuoniarte.it tel. 06.98381010 instagram I @tornabuoniart

Musei Vaticani – Il restauro dell’Apollo del Belvedere – Un Equilibrio tra Tecnologia e Filologia

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

L’Apollo del Belvedere fu un’acquisizione di Papa Giulio II nel 1508/1509 e per molti anni, rimase nelle collezioni vaticane quasi integro, salvo varie sostituzioni e rifacimenti che interessarono per lo più entrambe le braccia, effettuate da Giovannangelo Montorsoli, come testimoniato da Giorgio Vasari. Le vicende successive non giovarono troppo alla statua, compreso il trafugamento da parte di Napoleone, suo trasferimento a Parigi su un carro militare e successivo rientro a Roma, sia pure con tutte le accortezze e precauzioni del caso, messe in opera da Antonio Canova.

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Da comunicato stampa: “nel dicembre 2019 il monitoraggio, cui l’Apollo era sottoposto da qualche anno, rileva delle importanti criticità strutturali che impongono una tempestiva messa in sicurezza. Le gambe della statua mostravano evidenti fragilità: fratture ormai da secoli all’altezza delle ginocchia e delle caviglie, in più punti mancavano completamente della materia marmorea sostituita dalla resina poliestere in occasione di un intervento di restauro di 40 anni fa…..Ingegneri e specialisti nella progettazione strutturale si sono avvalsi di tecnologie e materiali all’avanguardia con la supervisione del Laboratorio Materiali  Lapidei e la stretta  collaborazione del Gabinetto di Ricerche Scientifiche. L’obbiettivo comune è stato garantire una nuova solidità alla statua intervenendo sulla stessa con la maggior cautela possibile, utilizzando solo fori e incassi già esistenti. Una barra in fibra di carbonio è stata inserita nel basamento marmorea, all’interno dell’incavo che fino al 1980 aveva ospitato il “ferro” ottocentesco. In alto la barra si collega ad un sofisticato sistema di tiraggio che utilizza un grande foro già presente nella schiena.

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Successivamente è stata avviata la fase di pulitura, altrettanto delicata e complessa che ha ripristinato la luminosità delle superfici marmoree. Il modellato è di nuovo morbido e vibrante e tra i riccioli riemerge la policromia violacea che tradisce la preparazione di doratura delle chiome.

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Uno straordinario ritrovamento negli anni Cinquanta del secolo scorso permise di recuperare tra le rovine del Palazzo Imperiale di Baia, a nord di Napoli, centinaia di frammenti in gesso appartenenti ad un’officina che possedeva calchi tratti direttamente dagli originali capolavori della bronzistica greca del V e del V secolo a.C. Tra questi frammenti venne riconosciuta anche la mancante mano sinistra dell’Apollo del Belvedere. E’ sembrato giusto cogliere l’occasione del presente restauro per restituire al dio saettante la mano “originale” inserendo, al posto di quella del Montorsoli, un calco del gesso di Baia: il gesto è divenuto più naturale, la mano proporzionata e leggera.”

Un intervento questo tecnologico e filologico che rende onore alle maestranze presenti nei Musei Vaticani e, nello stesso tempo, testimonia l’amore e la cura riservata all’arte e alla bellezza nel nostro paese.