Tesori e Imperatori – Lo splendore della Serbia romana- Aquileia – Udine – Palazzo Meizlik dall’11 marzo al 3 giugno 2018

Mariagrazia Fiorentino

Questa mostra, offre la possibilità di far conoscere, il grande patrimonio artistico che possiede questa terra di confine, prendendo in esame il periodo che va dal I^ al VI^ secolo e consolida i legami culturali di Italia e Serbia. Sessantadue reperti provenienti dai maggiori musei serbi testimoniano il valore di questa mostra. Il prof. Claudio Strinati (uno dei maggiori uomini di cultura e critico d’arte), nel suo intervento commenta: “Già dal titolo mette in evidenza l’importanza di questa mostra, 17 imperatori e soprattutto Costantino”.

Alle estreme propaggini orientali della Serbia di oggi il Danubio s’incunea nello splendido scenario delle Porte di Ferro: duemila anni fa il fiume segnava il confine di un impero, quello romano che nel periodo della sua massima espansione arrivava alla Tracia (Bulgaria sud-orientale, Grecia nord-orientale, Turchia europea) e alla Dacia. L’Illirico fu terra di eventi cruciali - la campagna di Traiano, l’ascesa al potere di Diocleziano e di Costantino – terra di fortificazioni, di legionari e imperatori, di grandi residenze imperiali, prosperi quartieri urbani, commerci fiorenti, luogo di convivenza di culture e segni dei diversi influssi religiosi.

Protagonisti del percorso di visita tre elmi da parata che ci restituiscono tutto il solenne cerimoniale dell’esercito romano: in particolare l’elmo ritrovato a Berkasovo, dorato e tempestato di elementi in pasta vitrea multicolore a imitazione delle pietre dure, è un vero e proprio capolavoro di artigianato artistico. La stessa magnificenza si ritrova  nelle eccezionali maschere da parata in bronzo rinvenute lungo la sempre minacciata frontiera del limes romano.

12_The Helmet Berkasovo 2 L elmo di Berkasovo 2                                                                                                     Elmo di Berkasovo

E  proprio lungo la frontiera, a Tekija, è stato rinvenuto il tesoro in argento che possiamo ammirare: i preziosi oggetti dovevano essere stati nascosti, come in casi analoghi,  per l’incombere di un pericolo, in questo caso subito dopo l’81 e sono una testimonianza importante della penetrazione dei Daci nel territorio della Mesia.

Il regno della Dacia rappresentava un pericolo per le province romane lungo il medio e basso corso del Danubio – scolpito magistralmente sul calco della colonna traiana  in mostra per l’occasione ad Aquileia – e Traiano vi condusse due importanti campagne belliche contro il re Decebalo facendo costruire anche l’imponente ponte sul fiume.

11_The Helmet Jarak L elmo di Jarak 1                                                                                               Elmo di Jarak

Significativa la testa di Venere recuperata nel 2003 durante gli scavi in un cortile a peristilio con una fontana in marmo, che ci riporta alla regalità del palazzo-circo di Sirmium divenuto una delle residenze di Costantino il Grande. La statua di Venere era stata portata lì da Costantino o dai suoi successori per propaganda politica, per riproporre i valori della Roma Aeterna  e allo stesso scopo varie rappresentazioni di Costantino cominciarono ad apparire sulle monete e sugli oggetti d’arte. La sua immagine è raffigurata con un diadema, con il capo leggermente inclinato all’indietro, e lo sguardo verso il cielo.

Una delle immagini più importanti di questo tipo che troviamo in mostra è rappresentata sul cosiddetto cammeo di Belgrado in sardonica a più strati, con l’imperatore a cavallo trionfante sopra il nemico sconfitto. Ma il pezzo di arte e di propaganda politica più rappresentativo del tempo di Costantino è la famosa testa in bronzo con diadema dello stesso imperatore parte di una statua dorata rinvenuta nella città natale Naissus, l’odierna Niš, esempio di magnificenza imperiale.

24_Head of Galerius Testa di Galerio                                                                                                       Testa di Galerio

Notevole la testa in porfido rosso dell’imperatore Galerio proveniente da  Gamzigrad, dove il ritrovamento di un archivolto, con l’iscrizione FELIX ROMVLIANA ci indica chiaramente il luogo ove sorgeva il  palazzo eretto da Galerio. Il porfido rosso, la pietra più dura di tutte, ha molti simbolismi: manifesta potere e forza, e il suo colore purpureo richiama alla mente la sublimità e la dignità. Le sculture avevano lo scopo di celebrare e glorificare il potere imperiale e sulla base delle rilevanti dimensioni, si presume che la mano di porfido del braccio sinistro con globo sia appartenuta, così come la testa, ad una figura colossale che poteva rappresentare Galerio come dominatore del mondo.

Un’ultima sezione è dedicata a dei e divinità – una splendida testa appartenente ad una statua marmorea di Ercole più grande del naturale, rinvenuta nel palazzo di Galerio a Gamzigrad, due statue che raffigurano il dio con in braccio il piccolo Telefo, il mitico fondatore di Pergamo. Di grande interesse anche i culti legati alla sfera militare, tra cui quello di Mitra e, in maniera meno sicura, quello di un eroe a cavallo, al quale fanno riferimento le rappresentazioni dei cosiddetti “cavalieri traci” o “danubiani.

Il catalogo della mostra,bilingue, curato da Ivana Popović e Monika Verzár e contenente le schede e le fotografie di tutte le opere, è edito da Gangemi Editore, pagine 159 con illustrazioni. Costo €.26,00

Per saperne di più contattare il sito www.fondazioneaquileia.it.

Hiroshige – Visioni dal Giappone.

Testo e foto di Donatello Urbani

Il Mondo dell’Universo fluttuante:  ukiyoe. Non più di cinque anni fa la sua esistenza, ed ancor più il suo significato, erano conosciuti da ben pochi italiani, comunque in ambito circoscritto agli studiosi delle civiltà dell’estremo oriente.  Le lungimiranti politiche culturali perseguite dagli amministratori pubblici locali della città di Milano, seguiti a breve distanza di tempo da quelli romani, purtroppo incapaci di progettare una loro autonoma vita culturale, hanno colmato questa lacuna allestendo mostre sui maggiori artisti giapponesi che meglio di tutti hanno illustrato il principale filone artistico elaborato nel periodo Edo, quello di maggior splendore dell’arte visiva giapponese, identificato dagli studiosi come identico al nostro rinascimento.

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Gara di pittura- Veduta di Sagamo                                                                       Luna riflessa sulla superficie delle risaie a Sarashima

Grazie alle immagini che ci hanno lasciato artisti quali Hokusai, Hiroshige,, Utamaro e Kuniyoshi, in mostra tutti prima a Milano e successivamente a Roma solo con i primi due, siamo venuti a stretto contatto con il fantastico mondo fluttuante che ci presenta quella realtà che nella visione buddista è destinata a sparire. Gli anni trenta dell’Ottocento segnarono l’apice della produzione ukiyoe. In quel periodo furo­no realizzate le silografiche più importanti a firma dei maestri dell’arte del Mondo Fluttuante, fama che, in Occidente, venne con­fermata e riconosciuta, qualche decennio più tardi con l’apertura del Paese al mondo esterno, come identificativa dell’arte visiva giapponese.

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10. Hiroshige

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritratto commemorativo-Silografia policroma                                            Peonia – Foto courtesy ufficio Stampa Mondadori Mostre

Dice la curatrice Rossella Menegazzo: “Kuniyoshi aveva pubblicato nel 1829 con l’editore Kagaya la serie I 108 eroi del Suikoden che lo rese famoso, Hokusai produsse con Nishimuraya, tra il 1830 e il 1832, le Trentasei vedute del monte Fuji (Fugaku sanj¯ urokkei) che, per il grande successo che riscossero, si ampliarono a quarantasei fogli, mentre Hiroshige fece se­guire, in risposta a questa, la sua serie intitolata Cinquan­tatré stazioni di posta del T¯ okaid¯ o(T¯ okaid¯ ogoj¯ usantsugi no uchi), tra il 1833 e il 1834”.  Scrivono i curatori nel bel catalogo edito da Skira; “Si trattava di un filone artistico che esprimeva i gusti e le mode del momento, sviluppatisi soprattutto in segui­to al veloce inurbamento dell’area del Kant ¯o, quando Edo (l’attuale Tokyo) fu scelta come capitale amministrativa e politica del bakufu Tokugawa, trasformando quello che era un piccolo villaggio di pescatori prima in una fioren­te città, e poi, nel giro di un secolo, nella metropoli più popolosa al mondo, che detenne il controllo del Paese per oltre due secoli e mezzo (1603-1868).

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    Kyoto:Il grande ponte                                                                                                       Illustrazione del giardino dei susini a Kameido

Non a caso il periodo viene anche definito come Pax Tokugawa, rife­rendosi alla lunga pacificazione di cui i Tokugawa si resero fautori dopo secoli di ininterrotte battaglie tra clan guer­rieri rivali per la supremazia sul Paese. Erano oltre due­centosessanta i feudi in cui il territorio era diviso, ognuno controllato da un daimy ¯o che lì possedeva il suo castel­lo, pur rispondendo al potere centrale dello shogunato. La conseguenza fu lo sviluppo di centri di cultura locali che il governo centrale, una volta instauratosi, cercava di mantenere sotto controllo con il sistema delle residenze alternate (sankin k ¯otai), che obbligava ogni signore a re­carsi e risiedere nella Capitale di Edo ad anni alterni”.

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Kyoto: Il ponte Nihobashi                                                                                                    Luna riflessa sulla superficie delle risaie a Sarashina

In questo ambiente si svolse l’attivita di Hiroshige, che formatosi presso la scuola Uta­gawa sotto Toyohiro, s’impose sul merca­to, tra gli anni trenta e cinquanta dell’Ottocento, pubbli­cando diverse decine di centinaia di fogli sciolti che illustravano soggetti di natura come fiori, pesci e uccelli, oltre che paesaggi e vedute celebri (meisho) del Giappone nelle quattro stagioni e nelle varie condizioni atmosferiche con la tecnica della silografia policroma (ni­shikie). I soggetti s’ispiravano spesso a luoghi che l’artista trovava nelle guide di viaggio, andando dalle classiche vedute della capitale amministra­tiva di Edo a quelle della capitale imperiale di Kyoto, dalle stazioni di posta del T¯ okaid¯ oa quelle del Kisokaid¯ o, dalle famose otto vedute di O¯mi e di Kanazawa a quelle del monte Fuji e degli scorci più belli delle province lontane. In tutte le  opere di Hiroshige, come risulta ampiamente documentato nelle oltre 230 opere esposte provenienti da collezioni italiane e internazionali, si riscontra sempre, e di questo dobbiamo renderglene merito, un punto di vista alternativo che esaltasse le bellezze della località. Iniziò con il formato orizzontale che portò alla massima espansione nel trittico, in contemporanea sperimentò la forma rotonda del ventaglio rigido (uchiwa)  ma, a partire dall’inizio degli anni cinquanta, iniziò a preferire il forma­to verticale, sulla scia dell’esperienza derivatagli da una importante committenza di dipinti su rotolo arrivata dal feudo di Tend ¯o.

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Il mare di Satta nella provincia di Suruya  – Entrambe le foto: courtesy Mondadori Mostre-   Kameido: Area antistante il santuario Tenjin

Il formato verticale era più efficace nella resa prospettica e più d’impatto come taglio e quindi adatto alle costruzioni innovative.  La novità stilistica che più s’identifica con Hiroshige è presente nel suo capolavoro finale, dedicato alle cento località celebri di Edo, che gli procurerà fama anche internazionale, grazie alla sempre maggior presenza di turisti in Giappone, e proseguì anche dopo la sua morte. La dedizione e la serietà con cui lavorò incessantemente al tema del paesaggio fecero di lui una fonte d’’ispirazione primaria per gli artisti europei. Esempi di questo si possono trovare nelle opere di Van Gogh, Edgar Degas o Toulose Lautrec, che, come scrive la curatrice, “seppe trasformare il tutto in pura grafica, non più copiando il lavoro di Hiroshige ma interpretando le linee di forza e la costruzione delle profondità per piani piatti sovrapposti nella creazione d’immagini con soggetti completamente diversi”.  Affiancheranno questa interessante rassegna una serie di attività culturali, laboratori, incontri  sulle principali manifestazioni popolari e gastronomiche giapponesi per giungere al fumetto: manga, e all’ikebana: l’affascinante arte delle composizioni floreali, organizzate con la collaborazione dell’Istituto Giapponese di Cultura in Italia.

Roma – Scuderie del Quirinale – Via XXIV Maggio, 16 – fino al 29 luglio 2018 con orari dalla domenica al giovedi dalle 10,00 alle 20,00; venerdi e sabato dalle 10,00 alle 22,30. Costi del biglietto d’ingresso intero €.15,00, ridotto €.12,00., giovani dai 7 ai 17 anni €.2,00 – incluusa per tutti l’audioguida. Previste gratuità stabilite per legge. Informazioni  www.scuderiedlequirinale.itinfo@scuderiedelquirinale.it - telefono 06.81100256. Prenotazione gruppi per e.mail: gruppi@vivaticket.it

CARLO LORENZETTI “Spazi siderali” in mostra con le sue ultime realizzazioni nel piano nobile di Palazzo Caetani Lovatelli, sede romana di Bertolami Fine Arts.

Testo e Foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Nelle sale di questa prestigiosa residenza sono in esposizione 13 sculture e una raccolta di  14 disegni  realizzati nel  2007 da Carlo Lorenzetti, oggi considerato un artista classico della modernità e che Giovanni Carandente, come affermato in conferenza stampa , nei primi anni sessanta agli inizi della carriera, quasi uno sconosciuto,   “volle affiancare a mostri sacri del calibro di Arp, Calder, Moore e Smith nella storica rassegna spoletina del 1962 “Sculture nella città”.  Il curatore della mostra, Francesco Bonanno, completa la presentazione affermando che pur non avendo “mai sentito il bisogno di procedere in formazione all’interno di gruppi o movimenti, ha percorso in totale autonomia un originale cammino all’interno della linea di ricerca interessata a rinnovare la scultura nel segno di una liberazione dalla costrizione della legge di gravità, creando forme capaci di conquistare la terza dimensione non come masse statiche che occupano saldamente lo spazio, ma come mobili intrecci di linee in dialogo con l’aria. Scolpire inserendo nella composizione elementi insondabili come il vuoto e l’energia: un’idea fantastica, perfettamente in linea con il clima del tempo in cui il suo lavoro inizia, la seconda metà del ‘900, gli anni epici della conquista dello spazio e delle rivoluzionarie applicazioni alla vita dell’uomo delle scoperte sulla composizione della materia”.

IMG_20180202_190408                               Carlo Lorenzetti: “Svirgolata” – 2000. ferro e alluminio sbalzato. Dimensioni: cm.170X101X24

E’ indubbio il fascino che esercitano sul visitatore le opere di Carlo Lorenzetti sia quelle che risalgono ai primi anni ottanta agli inizi  dell’attività artistica annerite da uno strato di graffite stesa sul metallo sia quelle prodotte in questi anni impreziosite dalla lavorazione a sbalzo, una tecnica che richiede grande manualità e generalmente usata in oreficeria e che Lorenzetti ha trasferito sulle lastre di rame, ferro, ottone e alluminio impreziosendo così la sua recente produzione. Per una lettura più attenta e completa di tutte le opere è indispensabile ricorrere al catalogo edito a cura della Bertolami Fine Arts che accoglie testi critici di notevole spessore fra i quali un saggio critico di Silvia Pegoraro tanto interessante quanto originale.

Roma – Palazzo Caetani Lovatelli, piazza Lovatelli, 1 fino al  28 febbraio 2018 con ingresso gratuito ed orari dal lunedi al sabato dalle ore 10,00 alle 19,00. Domenica chiuso. Info: tel.+39.06.3218464 – +39.06.32609795 – +39.345.0825223 – sito web: www.bertolamifinearts.com

Cambellotti – Conferenze e mostre su questo artista tengono a battesimo la nuova prestigiosa sede romana di Via Margutta, 53/B della “Galleria del Laocoonte” e della “Galleria W.Apolloni”.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il trasferimento da Via del Babuino a Via Margutta in una sede così prestigiosa che in passato ha ospitato l’Accademia Britannica fino al 1911, non poteva che essere testimoniato da uno dei maggiori artisti di scuola  e formazione romana: Duilio Cambellotti –  Roma, 10 maggio 1876 – Roma, 31 gennaio 1960 –  che ha esaltato con le sue opere, nel periodo di prima e dopo le due guerre mondiali, il territorio romano, in particolare l’agro pontino, recuperandone anche le antiche arti e tradizioni culturali.

IMG_20180201_170337                                                                                    Duilio Cambellotti: “Conca dei tori”

Fra le opere esposte si può ammirare la bellissima “Conca dei tori” che sia per la forma, ispirata alla classica ciotola contadina dell’agro pontino, che per il motivo del toro, è un chiaro riferimento alla vita, all’arte e alla cultura popolare, in tempi molto anticipati a quanto avverrà dopo la seconda guerra mondiale con la “pop art” negli Stati Uniti d’America. In questo, così come in tutte le altre opere esposte, sia di arte che di antiquariato, si possono riscontrare i voleri dei rispettivi titolari delle Gallerie, Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli, di voler rappresentare ed esaltare, come avvenuto in passato,  le arti romane nelle sue più articolate forme, da quelle applicate alle classiche dell’archeologia. Duilio Cambellotti , come scrivono i suoi critici: “fu incisore, xilografo, pittore, scenografo, architetto, decoratore, arredatore, designer, grafico, cartellonista pubblicitario, progettista di suppellettili, oggettistica e componenti d’arredo, scultore, ceramista, illustratore e vide in tutte queste una finalità sociale, globale, moralistica, pedagogica al fine di renderla fruibile a tutti e, come il “maestro”, divenne l’esempio lampante di artista-artigiano per eccellenza”.

IMG_20180201_170359                           Duilio Cambellotti: “Il Sublicio” -1910/1911- Matita, carboncino e tempera bianca su carta bruna.

Il percorso artistico compiuto nel corso della sua lunga carriera ha incrociato movimenti di notevole spessore, quale l’Art Nouveau”, dalla quale trasse ispirazione agli inizi della sua carriera e alla quale era stato avviato dal padre Antonio, intagliatore e decoratore, per giungere negli anni successivi  alle avanguardie, passando, fra le altre, anche per le vetrate artistiche, é stato il “file rouge” delle due conferenze. La testimonianza dell’interesse di questo artista per l’arte della vetrata, che a Roma aveva avuto in passato importanti esempi, è offerta da quella presente nella Casina delle Civette all’interno del giardino di Villa Torlonia, raffigurante un volo di rondini, realizzata dal maestro vetraio Cesare Picchiarini su cartone di Cambellotti, esposto, insieme a molti altri, in questa galleria.

IMG_20180201_170724                                                       Duilio Cambellotti: “Le Rondini” – 1930 ca. Inchiostro e matita su carta

Nell’interessante conferenza tenuta in occasione dell’inaugurazione di questa nuova sede, il prof. Francesco Tetro ha tenuto un’interessantissima “lectio magistralis” sull’artista: “In Cambellotti tutto è mischiato antico e moderno” come afferma lo studioso. Mentre il Dott. Francesco Parisi, nel suo intervento ha parlato delle leggende romane. Seguiranno presso la sede di Via Margutta, incontri, conferenze, e dibattiti calendarizzati. Fra le tante mete di interesse culturale e turistico che possiamo consigliare a chi visita Roma, c’è la galleria in Via Margutta, n.53/B, ritenuta “la più bella della città”, dove, tanto i romani che il turista di passaggio nella nostra città, possono ammirare sia pregevoli pezzi di antiquariato che opere d’arte importanti della cultura romana e, volendo, anche acquistarne qualcuna in ricordo della suo soggiorno romano.

Per saperne di più consultare il sito web www.laocoontegalleria.it

Katharina Grosse e Tatiana Trouvè: “Le numerose irregolarità” – In mostra all’Accademia di Francia a Roma: Villa Medici, per chiudere in bellezza un accattivante ciclo di esposizioni.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Un’inveterata tradizione vuole che le ultime edizioni  degli eventi, culturali in particolar modo, siano riepilogativi di tutti i precedenti che hanno identico tema ed occupato la stessa sede espositiva. Così anche l’ultima mostra  voluta da Muriel Mayette-Holtz , Direttrice dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, con la cura di Chiara Parisi, nata sotto l’ambizioso progetto “UNE”  sorto per mettere in un confronto artistico, interculturale e intergenerazionale per dare vita a collaborazioni ed intrecci in una visione artistica contemporanea, non ha fatto eccezione. Dal febbraio 2017 questo progetto UNE è stato lo scenario d’incontri unici che hanno fatto dialogare fra loro le diverse culture, con una particolare attenzione verso quella italiana ed europea, con quella francese. Il ciclo di rassegne che si sono succedute a Villa Medici sotto questa etichetta sono stati tutti momenti d’ incontri unici a partire da quello di Yoko Ono con Claire Tabouret; al quale si sono succeduti  quelli di Elizabeth Peyton con Camille Claudel e  Auguste Rodin; e, nella terza edizione,  Annette Messager con la “presenza” di Balthus.

I  lavori di Katharina Grosse e Tatiana Trouvé presenti in questa mostra dal titolo “Le numerose irregolarità”, quarto e ultimo appuntamento del ciclo UNE, sembrano, ad un primo esame, apparentemente  distanti fra loro come se partissero da posizioni diverse e realizzate con stili difformi. In effetti tanto le opere  della Grosse che della Trouvé, presenti in questa rassegna e create per quest’occasione, sono tra loro legate in un dialogo inedito e inaspettato. “Con i loro rispettivi progetti”, scrive la curatrice, “diversi eppure complici e complementari, le due artiste, nate entrambe negli anni Sessanta, hanno ribaltato i confini delle superfici di Villa Medici. Se Katharina Grosse elegge la pittura, intesa come membrana, a suo principale mezzo espressivo, Tatiana Trouvé indaga le infinite variabili e possibilità del disegno: la potenza imprevedibile del colore che s’intreccia con la seduzione di un oggetto scultoreo ricontestualizzato. In entrambe emerge una radicalità condivisa, fondata sull’idea di rovesciamento. Nel caso di Katharina Grosse, lo spazio in ogni sua manifestazione è esaltato dalla pittura. Non è più la tela a ospitare un paesaggio, ma è il paesaggio a farsi superficie pittorica. Con un orientamento analogo, Tatiana Trouvé architetta assemblaggi e accostamenti imprevedibili.»                                                                                sdrIn primo piano un’opera di Tatiana Trouvè ed in secondo piano, dipinta su seta, quella di Katharina Grosse. Entrambe sono esposte nella prima sala. Per usanza dell’Accademia di Francia, consolidata anche in pregresse rassegne, tutte le opere sono esposte prive di didascalie in modo da riservare al visitatore il piacere di emozionarsi di fronte al messaggio artistico. Nella sala posta all’inizio del percorso ed identificata come “Sala Zero” si trova esposta una mappa con riferimenti dettagliati di tutte le opere presentate in questa mostra.

Sono proprio le  sculture di Tatiana Trouvé che aprono il  percorso espositivo. Realizzate nel 2017, ci rimandano a forme di capanne e, come lei stessa precisa,  incorporano mappe di migrazioni antiche e odierne. Sulle pareti di rimando ed in dialogo con queste s’incontrano le opere dipinte su seta di Katharina Grosse che testimoniano la sua indiscussa capacità di moltiplicare gli spazi architettonici come nel caso dell’opera esposta nella cordonata medicea.

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Per l’occasione l’artista, aggirandosi nel giardino dell’Accademia, ha rinvenuto e utilizzato alcuni tronchi di uno dei grandi pini che Ingres fece piantare 150 anni fa nel parco di Villa Medici oggi cadente e abbatturo perchè fonte di pericolo. Le inconfondibili invenzioni di colore, Katharina Grosse hanno offerto nuova vita alla storia dell’albero  riconfigurandone il contesto di bellezza estetica e portando, “ una porzione di giardino all’interno della Villa, ”come affermato in conferenza stampa “con la temporanea dislocazione dell’elemento naturale. La  scalinata sotto il soffitto a cupola diventa così la nuova dimora di quest’albero secolare, i cui rami s’inclinano su un ampio drappeggio, ricoprendo i gradini. La sensazione è quella di trovarsi in un sensuale corpo a corpo tra le linee dell’albero e i colori della pittura che l’artista ha creato in situ”. “E’ un’opera che parla al cuore e alla mente”, nelle parole dell’artista stessa.IMG_20180131_121156Scultura di Tatiana Trouvè ispirata a motivi decorativi africani presenti nella meoria dell’artista fin dal suo lungo soggiorno in questo continente. In secondo piano s’intravede Muriel Mayette-Holtz , Direttrice dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici

Le opere di  Tatiana Trouvé concludono il percorso espositivo.  Si tratta di sculture le cui aste metalliche sono testimoni di civiltà d’altri continenti  e, nello stesso tempo,  riprendendo le tracce di un percorso di transumanze e migrazioni le cui vicende sono quotidianamente sotto i nostri occhi,  offrono alla scultura  con la sua assenza di colore un più tragico risalto .

Roma – Accademia di Francia – Villa Medici – Viale Trinità dei Monti, n.1 fino al 29 aprile 2018. Maggiori informazioni tel. 08.67611- sito web www.villamedici.it

Il Bambino Eterno – La disabilità in mostra nel Complesso Valdina – Camera dei Deputati.

Testo e foto di Donatello Urbani

Una location prestigiosa quella di Piazza Campo Marzio a Roma per una mostra che espone opere di disabili curata e presentata dalla Onlus “Noi come voi”  di Galliate (Novara). Il complesso di Vicolo Valdina fa parte integrante della Camera dei Deputati , quindi non facilmente accessibile ai comuni cittadini, obbligati al rispetto delle rigide regole di sicurezza imposte alla protezione d’istituzioni d’importanza vitale per la nazione.

IMG_20180117_170443Cristo Patocratore raffigurato nel catino absidale della chiesa dedicata a Sant’Anselmo già facente parte del Convento in Campo Marzio delle Monache Benedettine giunte dall’oriente a Roma a seguito della campagna iconoclasta promossa dall’imperatore bizantino Leone III^ Isaurico

Comunque la rassegna merita tutta la nostra ammirazione e perdere di visitarla è veramente un peccato mortale sia per l’interesse artistico delle opere esposte, che per i temi affrontati, proposti tutti  all’attenzione dei visitatori senza remore, reticenze, isterismi o peggio ancora ispirati alla pietà e alla commiserazione. Significativo, in proposito,  è stato il saluto rivolto ai partecipanti all’inaugurazione dall’On.le Giovanni Falcone: “In queste opere emerge il vero sentire umano, non ultima la misericordia così come ce la presenta il nostro vivere cristiano oppure  il sentire laico e civile”. Di non minor importanza le parole della Presidente di “Noi come Voi”, Benedetta Sereno Clerici: “ Abbiamo dato voce, amplificandola con l’arte, a quanti  sono stati negati gli spazi per farsi sentire e porsi all’attenzione di tanti indifferenti, avvalendoci di tutte le opportunità presenti nella nostra società, come con i corsi d’arte, seguiti e curati da veri artisti, in forma del tutto  volontaria tanto in questa occasione come per tutte le altre nostre iniziative”.

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Albero della vita                                                                                                                                        Girotondo

Il percorso espositivo si articola in due sale, incluso il bellissimo refettorio dell’ex convento delle suore benedettine, dove sono accolte oltre venti opere che rispecchiano tutte un’unica caratteristica:  sono state realizzate a quattro o più mani e senza pressioni esterne. Ciascun artista ha svolto autonomamente un preciso e ben determinato compito, dalla impostazione del soggetto, al disegno preparatorio, alla scelta dei colori: – olio, tempera, acrilico ecc-, fino alla loro stesura sulla tela. Una tecnica questa molto usata anche da grandi artisti nella realizzazione di opere, specie di dimensioni ragguardevoli quali i grandi affreschi, senza per questo sminuirne l’interesse ed il valore artistico.  Proprio questi offrono uno spunto quanto mai interessante offrendoci un “meticciato” di tecniche che rendono queste opere uniche e singolari. Altrettanto interessanti sono i soggetti raffigurati che certamente hanno incontrato il favore di tutti i partecipanti alla realizzazione dell’opera.

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Ballerina                                                                                                                                                Bella la Vita

Tutte sono un inno alla vita sia quando raffigurano “L’albero della vita”, oppure un  “Sole” dal colore rosso vivo che illumina giornate radiose e piene di luce, per giungere alla “Ballerina”, una vera esaltazione, forse ambita da chi ne è privato, a muoversi in libertà in tutte le movenze possibili. Sono opere queste  che si rispecchiano a tutto tondo nelle parole della Presidente Benedetta Sereno Clerici e che vogliono: “…..recuperare la spontaneità, la creatività, la fantasia per equilibrare un mondo adulto spesso svuotato dei suoi contenuti…..Tornare bambini significa nutrire il proprio Bambino interiore, recuperare lo sguardo infantile, lo sguardo incantato. Il bambino è l’apertura nei confronti del mondo e nei confronti degli altri, è la spinta verso la vita e verso lo spirito”.

Roma – Complesso di Vicolo Valdina – Piazza Campo Marzio, 42 fino al 26 gennaio 2018 con ingresso gratuito (per le autorizzazioni alla visita consultare il sito della Camera dei Deputati) –  orario dalle ore 10,00 alle 18,00 dal  lunedi al venerdi.

Una vita per l’arte: Roberto Conforti. Un convegno insieme alla presentazione della mostra “Archeologia un ritorno reale” ,di prossima programmazione alla Reggia di Caserta, ed allo spettacolare recupero di ben 250 personaggi del presepe napoletano del ‘700.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino  e  Donatello Urbani

Avevo una domanda, purtroppo rimasta inevasa, che volevo rivolgere al Generale Roberto Conforti, Comandante dei Carabinieri TPC – Tutela Patrimonio Culturale nel corso di una conferenza stampa-: ”Quanto resta del cosiddetto fiuto investigativo (dote ritenuta primaria da tutti gli investigatori  e della quale il Generale Conforti era abbondantemente dotato, certamente pur non ammettendolo) dopo gli apporti tecnologici e scientifici da lui voluti ed introdotti sotto il suo comando?”.  La mia curiosità poteva essere appagata solo dal Generale Conforti perché i suoi successori si sono trovati già a disposizione un ampliamento dei nuclei Carabinieri TPC su tutto il territorio nazionale e cosa, di primaria importanza, una banca dati con oltre un milione e seicentomila schede relative ai beni culturali di proprietà dello stato italiano  catalogati, fotografati  e descritti nei più piccoli particolari.

cratere EufronioCratere a calice attico a figure rosse con il trasporto del corpo di Sapedonte. Opera firmata da Euxitheos ed Euphronion acquistato nel mercato antoquario dal metropolitan Museum di New York e recuperato dal Comando carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Grazie a questa nuova opportunità tecnologica è stata possibile la restituzione del famoso cratere a calice attico a figure rosse raffiguranti il trasporto di Sarpedonte firmato da Euxitheos ed Euphronios acquistato dal Metropolitan Museium di New York per la considerevole cifra di un milione di dollari USA. Mai, prima di allora, un reperto archeologico era stato pagato tanto al mercato clandestino e questo contribuì negativamente perché rendeva vantaggioso il commercio di reperti archeologici trafugati e sottratti ai patrimoni culturali nazionali anche se di provenienza da scavi clandestini ed illegali. Forse il fiore all’occhiello dei recuperi del Comando Carabinieri TPC può riferirsi alla “Triade Capitolina”; un complesso marmoreo raffigurante Giove in mezzo a Minerva e Giunone, principali divinità venerate a Roma alle quali era dedicata un buon numero di templi tanto in città quanto nei territori periferici.

Triade capitolinaIl gruppo scultoreo della Triade Capitolina, recuperato al Passo dello Stelvio dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nel 1994, é esposto dal 2012 nel Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” di Guidonia Montecelio.

Recupero  avvenuto nel 1994, tre anni dopo l’assunzione del comando del Generale Conforti, nel mercato clandestino e proveniente da uno scavo illegale compiuto da tombaroli nei pressi di  Guidonia Montecelio. In questa occasione un ruolo di primo piano fu giocato dal fiuto investigativo che dava presente nel mercato clandestino un reperto archeologico di notevole importanza. Oggi questa preziosa opera d’arte è esposta nel Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” di Guidonia Montecelio all’impronta della saggia politica di contestualizzazione e rivalutazione delle eccellenze culturali locali.

davConvegno: “Una vita per l’arte. Roberto Conforti” tenuto nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini. Veduta perziale  con i partecipanti.

Tutto questo  è stato al centro del  convegno dal titolo “Una vita per l’arte” organizzato dal Centro Europeo per il Turismo Cultura e Spettacolo e presieduto dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Tullio Del Sette,  per ricordare il Generale Conforti  a pochi mesi dalla sua scomparsa. In questa occasione è stata annunziata la  realizzazione di una  mostra nella Reggia di Caserta dove saranno esposti i più significativi beni culturali recuperati nel corso degli undici anni che videro il Generale Conforti reggere con sagacia il Comando Carabinieri TPC.

Non è nostra abitudine riportare commemorazioni, ma in questo caso è stato un atto dovuto per rendere omaggio ad una persona che ha speso gran parte della sua vita a favore dell’arte.

A distanza di due giorni è giunto un comunicato del Comando Carabinieri TPC che dichiarava il recupero di oltre 250 pastori del presepe napoletano del ‘700, per un valore di 2 milioni di euro, rubati in abitazione private e chiese.

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Il recupero dei pastori, tutti autentici e realizzati secondo le antiche tradizioni dell’arte presepiale napoletana, famosa in tutto il mondo, è il risultato degli approfondimenti investigativi, nell’ambito di un’indagine su furti, commessi in danno di luoghi di culto e istituti religiosi, avvenuti in Comuni ubicati tra l’alto casertano e la provincia di Isernia (già in parte illustrati nella conferenza stampa del 13 settembre scorso). I sequestri dei preziosi manufatti sono avvenuti a carico di oltre 20 persone, residenti sull’intero territorio nazionale (Bergamo, Salerno, Brescia, Reggio Calabria, diversi comuni dell’hinterland napoletano), raggiunte tutte da informazioni di garanzia per il reato di ricettazione. Al momento i dati presenti nella banca dati dei Carabinieri TPC hanno consentito di individuare solo 49 pastori, oggetto di 3 importantissimi furti avvenuti, tra il 1999 ed il 2000, presso 2 abitazioni private di Napoli e dalla Chiesa di “Sant’Agnello” della costiera sorrentina.  Tutto questo vuole anche essere un monito rivolto ai cittadini di denunciare immediatamente le sottrazioni di opere d’arte di loro proprietà e, nello stesso, rivolgere loro un invito a prendere opportuni contatti al fine di riconoscere, attraverso le foto e le immagini diffuse dagli organi d’informazione, i personaggi  presepiali illecitamente sottratti.

“Traiano – Costruire l’Impero, creare l’Europa” – L’optimus princeps che portò l’impero romano alla sua massima estensione celebrato a 1900 anni dalla morte ai Mercati di Traiano

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Costruire un Impero di così vaste dimensioni quali quello romano nel suo massimo splendore non deve essere stata un’impresa facile neppure per un conquistatore nato quale lo fu Traiano. Per la prima volta un’unica volontà politica amministrava quasi tutti i territori oggi racchiusi nei confini europei. E in che relazione sta l’Impero Romano con l’Europa attuale? Scrivono i curatori della mostra“Traiano. Costruire l’impero, creare l’Europa” allestita a Roma nell’area archeologica dei Mercati di Traiano:  “Politica, economia, welfare, conquiste militari ottenute senza esclusione di colpi; inclusione di popolazioni diverse sotto un unico Stato che governa con leggi che ancora oggi sono alla base della giurisprudenza moderna; la buona amministrazione, influenzata anche da donne capaci, first ladies autorevoli; campagne di comunicazione e capacità di persuasione per ottenere il consenso popolare attraverso opere di pubblica utilità, magnificentia publica e lusso privato, ma discreto”.

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Questa rassegna s’incentra principalmente sul racconto della vita eccezionale di un uomo “ordinario”, significativamente sul titolo coniato espressamente per lui optimus princeps, ovvero il migliore tra gli imperatori. Colui che seppe riportare gioia tra i romani! come ricordato dallo storico Plinio il Giovane, suo contemporaneo “Traiano ci ha ordinato di essere felici e noi lo saremo”, come ha ricordato il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce nel corso della conferenza stampa. Primo imperatore non romano di nascita bensì ispanico, non appartenente ad alcuna dinastia imperiale, ma di ottima famiglia – Ulpia – Marco Ulpio Traiano segue le orme del padre naturale e percorre velocemente i gradi della carriera militare, dimostrando doti di stratega e combattente sul campo a fianco dei suoi uomini, dei quali guadagna così il consenso e la fedeltà assolute. Non solo per questo l’imperatore Nerva lo adotta come successore, ma anche perché ne percepisce le capacità di affrontare anche i temi spinosi delle riforme sociali ed economiche di cui l’Impero ha urgente bisogno: lo nomina mentre lui si trova in Germania, lontano dalla capitale che non ha mai visitato.

L’intero percorso espositivo si articola in sette sezioni e, nel corso dell’intero periodo, sarà integrato da conferenze, convegni e pregevoli eventi culturali quali una mostra immersiva che grazie alle nuove moderne tecnologie e allo storytelling, protagonisti anch’essi dell’allestimento e dei contenuti, consentono ai visitatori di trovarsi immersi nel mondo di Traiano.

La prima sezione introduce la figura di Traiano a partire dalla sua morte, di cui ricorre il 1900° anniversario attraverso uno spazio in penombra dove l’imperatore Traiano si presenta e si racconta.

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La seconda sezione ci porta in piena guerra in Dacia i cui protagonisti raccontano a ritroso la vittoria nel trofeo di Adamclisi, nonché le vicende dei combattimenti e la conquista dell’intero territorio. Il tutto è stato immortalato nel fregio della Colonna di Traiano, i cui calchi si distendono nella Grande Aula, mentre sul lato opposto il nemico sconfitto è evocato dalle imponenti figure dei Daci in mostra nel Foro di Traiano. Gli eventi del dopo la guerra che raccontano le prime fasi di quel processo di “costruzione della pace” che  si diffonde nelle province sono la seconda parte di questa sezione in cui le divinità romane si mescolano a quelle locali e le iscrizioni dei veterani di Traiano, ormai trapiantatisi nelle nuove terre romanizzate, raccontano di uomini di guerra che diventano notabili e amministratori cittadini.

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Testa di Plotina, moglie di Traiano, sulla sinisttra. Ebbe un ruolo importante sulla nomina del successore, Adriano, e nei rapporti che  intrattenne con lui una volta nominato imperatore. Alla morte lo stesso Adriano volle che Plotina fosse divinizzata. Sulla destra raffigurazione di nobildonna romana.

La costruzione di un impero: infrastrutture e welfare è il titolo assegnato alla terza sezione che parte con un grande video che ci trasporta nei luoghi delle province dell’impero. Modelli in scala e preziose raffigurazioni sulle monete evocano i monumenti che diffondono in tutto il vastissimo territorio un’immagine comune di vita civile, rendendo l’impero più solido, più unito, più Patria per tutti coloro che vivevano all’interno dei suoi confini, una Europa in nuce. Alla costruzione dell’impero, prendono parte, a fianco dei loro uomini, le donne della casa imperiale: partecipi della politica e dei saggi provvedimenti amministrativi  traianei. Queste figure furono modelli di comportamento per le altre donne non solo rispetto alle tradizionali virtù femminili (fedeltà, devozione, riservatezza, modestia, pudicizia), ma soprattutto in nuovi ambiti, quello imprenditoriale e quello energetico. Tutte avevano estesi possedimenti in Italia e in Africa, alcune erano proprietarie di fabbriche di laterizi: questa grande ricchezza permise una consistente opera di beneficenza a sostegno della collettività.

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La quarta sezione offre un Traiano privato presentandoci gli spazi privati dell’imperatore dove è possibile ammirare la raffinatissima decorazione con stucchi dorati, marmi e affreschi della villa ad Arcinazzo, solo da poco riportati alla luce, restaurati e ricomposti.

Traiano dopo Traiano è il tema affidato alla quinta sezione. Si parte con l’evocazione dei giorni caratterizzati dalla fortuna che la figura dell’imperatore ebbe a partire dalla sua morte fino all’età moderna. Questa carrellata nel tempo termina con  un omaggio contemporaneo reso  alla Colonna Traiana dall’artista romena Luminița Țăranu.

La sesta sezione ci accompagna “Verso Roma” come recita il titolo assegnatole, con un progressivo avvicinamento alla città tramite video e immagini dell’Italia di Traiano. I nuovi porti di Civitavecchia e di Porto, quest’ultimo  hub, portale dell’impero, che permetteva tramite una vera e propria autostrada fluviale, il Tevere, di raggiungere le banchine della capitale. E quindi i canali nascosti del grande acquedotto dell’Acqua Traiana, e le recenti scoperte della Roma traianea: le terme di Colle Oppio e la ricostruzione del Circo Massimo, e ancora la visione inedita degli splendidi e inaccessibili spazi affrescati dei Privata Traiani nelle profondità dell’Aventino. Avvicinandoci ad osservare con ancora più dettaglio i Mercati di Traiano, sede stessa della mostra, scopriamo le straordinarie abilità dei Romani quali grandi costruttori.

IMG_20171128_124652                                                                                                          Statua acefala di Dace

L’ultima sezione, settima, “Messaggi di pietra” parte dal Foro di Traiano, inizio e fine del percorso e sintesi dell’immagine di sé che l’imperatore volle trasmettere, che si svela ulteriormente con nuovi frammenti e nuove ricomposizioni che si aggiungono a quelli già noti: tutti elementi di un “discorso in pietra” fatto d’immagini dal potente significato simbolico e che caratterizzano gli spazi degli edifici , esaltando la figura di Traiano e la potenza dell’impero.

Roma – Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Via Quattro Novembre, 94. Fino al 16 settembre 2018 tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30. Biglietto d’ingresso integrato con Mostra più Mercati di Traiano e Museo dei Fori Imperiali , per residenti €.13,00, ridotto €.11,00, per gli altri, intero €.15,00, ridotto €.13,00.

“FIABE E LEGGENDE” – Un accattivante messaggio natalizio proposto ai visitatori di una interessante mostra al Vittoriano – Ala Brasini – da Lina Passalacqua.

Testo e Foto di Donatello Urbani

In questa esposizione l’artista romana Lina Passalacqua, propone il suo più recente ciclo pittorico che ha intolato “Fiabe e leggende” composto da circa 20 opere,  molte del tutto sconosciute al  grande pubblico, inclusi vari bozzetti preparatori, tutte realizzate nell’ultimo triennio ed ispirate alla letteratura fantastica da Aladino ad Alice nel paese delle meraviglie, da Il Soldatino di piombo a Pinocchio e Peter Pan quali libere interpretazioni pittoriche dell’artista verso una letteratura ingiustamente relegata nel novero della narrativa per l’infanzia.

Passalacqua il principe azzurro 9C0A9393                                                                     Lina Passalacqua: “Il Principe azzurro” – 2017. Olio su  tela

Scrivono i curatori: “Coi suoi lavori, Lina Passalacqua rivendica il fascino del mito, della leggenda e della fantasia utilizzando un linguaggio coerente con i suoi precedenti cicli pittorici quali Le quattro stagioni, I Voli, Le Vele, tutti presenti in mostra per dar vita a questa rassegna antologica”.

La Passalacqua giunge alla pittura passando prima per il teatro e l’arte della recitazione e questo, certamente, le ha insegnato quella facilità di linguaggio che successivamente ha trasferito nelle sue opere pittoriche sia pure, come rivelano alcuni critici: “con un dinamismo e un’energia sorprendenti, manifestamente futurista. Un lavoro, il suo,  dietro cui opera un lungo e appassionato esercizio di disegno preparatorio all’opera finale, come documentato nella sezione Flash dell’esposizione”.

Passalacqua                                                                     Lina Passalacqua: “I Tre Porcellini” – 2016. Olio su tela

Accompagna la mostra il catalogo/monografia pubblicato  da Gangemi Editore, pagine 141, costo €.25,00 che, oltre a documentare tutte le opere esposte, presenta il testo critico di Carlo Fabrizio Carli e un’antologia della critica.

Roma – Complesso del Vittoriano – Ala Brasini – Via San Pietro in carcere (lato Fori Imperiali) fino al 14 gennaio con orario di apertura dal lunedì al  giovedì: 9.30 – 19.30 – venerdì e sabato: 9.30 – 22.00 – domenica: 9.30 – 20.30. Ingresso libero consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura.

Alla scoperta del “SUPEREROE” nel Palazzo degli Esami di Via Induno a Roma

Testo e foto di Donatello Urbani

Ad un buon numero di romani, con il coinvolgimento di ex giovani di tutta Italia, il Palazzo degli Esami di Via Induno a Roma significa un ritorno agli anni giovanili quando sostennero le prove di un concorso che allora richiese uno sforzo eroico per riuscire vincitore o comunque idoneo, come usava allora la giuria per accontentare i tanti non vincitori, sempre in numero limitato, che comunque avevano offerto una buona prova. Questo palazzo, pertanto, fin dalla sua origine, ha da sempre avuto uno stretto rapporto con gli “eroi”.

IMG_20171130_110834Un personaggio, forse l’autoritratto dello stessp Nthan Sawaya, accoglie il visitatore all’ingresso della mostra e lo invita a sedere nella sedia di fianco per un selfie e a scambiare due parole con lui.

I protagonisti di questa mostra che già nel titolo “A Roma chi è il vero Supereroe?”, spinge il visitatore alla ricerca di un personaggio, sono del tutto particolari sia per essere stati tutti raffigurati utilizzando il famoso mattoncino “Lego” sia perché, quasi tutti, sono nati prima che lo stesso Palazzo degli Esami fosse chiuso per adeguarlo a nuove e più moderne funzioni. Le oltre 120 opere che animano il percorso espositivo, sono state realizzate dall’artista statunitense Nathan Sawaya, che alterna l’atelier con lo studio di legale nelle città di New York e Los Angeles, dando corpo e consistenza ad una vera attività artistica nata come gioco degli anni giovanili.  Per la realizzazione di tutte le opere ha tratto, infatti, spunto e ispirazione dalla sua vita di adolescente costellata, alla pari di quella dei coetanei italiani,  dai Super Eroi, in prevalenza dei fumetti, incluse le armi e super potenti auto capaci di prestazioni fantastiche. In mostra insieme a Batman, Superman, Joker, Wonder Woman, Harley Quin inclusi i cattivi della DC anche una Batmobile in scala reale anch’essa realizzata interamente con i famosi mattoncini.

Una bella rassegna che vede protagonisti i supereroi di ieri e di oggi tutti protesi a far rivivere esperienze che hanno coinvolto tante oscure persone.