“London Calling: British Contemporary Art Now” – 50 anni di arte contemporanea londinese dal 17 marzo al 17 luglio, a Palazzo Cipolla a Roma

Maria Grazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Ho ascoltato per la prima volta “London calling” dei the clash, quando avevo 14 anni, è stato come il canto della Sirena che mi ha attirato nella capitale. (Mat Collishaw)

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                                Mat Collishaw: “Seria ludo” – 2016- Acrilico, alluminio, luci Led, motore, vernice, resina, acciaio, cera.

Per la prima volta in Italia, la mostra “London Calling: British Contemporary Art Now”. 50 anni di arte londinese racconta attraverso oltre 30 magnifiche opere di 13 artisti di fama internazionale: da David Hockney a Anish Kapoor, da Jake e Dinos Chapman a Damien Hirst fino ad arrivare a Idris Khan. La città di Londra ha svolto un ruolo molto importante nell’arte contemporanea a partire dagli anni 60 dello scorso secolo. Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Artisti che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l’Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell’attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi.

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” …. e se il passato e il futuro si potessero incontrare?…

Ynca Shonibare: “Planets in my head, Young Ecoligist”. Manichino in fibra di vetro, tessuto di cotone in stampa Was olandese, mappamondo in ottone, piastra appoggio in acciaio, trepiede e teodolite.

Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, LissonGallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery,New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea. La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l’esplorazione dell’essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell’arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte. e di averne assorbito il dinamismo e l’anticonformismo in una determinata fase della loro carriera.

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In primo piano: Anish Kapoor: “Non Objet” – 2014. Acciaio inossidabile. In secondo piano: ” Magenta Apple” – 2018. Acciaio inossidabile e vernice

A Palazzo Cipolla si è scelto di esporre le produzioni più recenti di questi artisti (fatta eccezione per qualche pezzo iconico, come ad esempio il Glen Matlockdi Hirst del 1997 o il vaso in ceramica di Grayson Perry del 1995) per dare conto dell’assoluta vitalità, originalità e dirompenza del messaggio di cui sono portatori ancora oggi, nel secondo decennio degli anni Duemila. Il percorso di mostra conduce il visitatore lungo un viaggio ideale in grado di condensare, in pratica, in poco più di una trentina di opere, la storia dell’arte contemporanea europea e occidentale, sia dal punto di vista delle sperimentazioni stilistiche che da quello delle ricerche di tipo concettuale.

Quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita. (Samuel Johnson)

Così la curatrice Maya Binkin: «Londra è una città unica nel suo genere. Per avere successo qui un artista deve essere il migliore nel suo campo: un’eccellenza, questa, che ha un impatto diretto sulla città elevandone gli standard, così da garantire che sia solo l’arte migliore a entrare nelle sue gallerie. È un ciclo che si alimenta da solo, perfezionandosi di volta in volta. La mostra “LondonCalling” presenta al pubblico una selezione di artisti che sono riusciti a sfondare malgrado la con-correnza spietata.»

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David Hockney – Sulla sinistra: “Self Portrait” – 2012. Disegno su carta realizzato con iPad. Destra: “Ser Tatton Sykes”. Disegno su carta realizzato al computer e stampato a getto d’inchiostro.

Le fa eco il curatore Javier Molins: «Per trovare una città con una tale concentrazione di talenti artistici bisogna risalire indietro nel tempo fino alla Firenze del Rinascimento. L’arte di quel periodo dovette la sua nascita a una serie di fattori, tra cui il progresso scientifico, economico e politico che portò le città a competere tra loro per attrarre i migliori artisti. Allo stesso modo, la rivoluzione dei costumi e il grande sviluppo economico che investirono Londra negli anni Sessanta hanno dato vita a un vivace ambiente artistico nel quale scuole d’arte e gallerie si contendevano i migliori studenti e gli artisti di spicco mentre i musei si sfidavano a colpi di mostre sensazionali. Non solo, le stesse istituzioni facevano a gara per premiare gli artisti più meritevoli e i collezionisti per acquistare le opere migliori. Lo scopo di questa mostra è di presentare il lavoro degli artisti di quel periodo, cercando di spiegare le ragioni che hanno decretato il primato di Londra sulla scena dell’arte contemporanea globale.»

Catalogo “London Calling – British contemporary art now – Da David Hockney a Idris Khan” – Edizione Gli Ori – Pistoia. Pagine 144. Prezzo €.28,00

Roma, Palazzo Cipolla, Via del Corso, 320. Dal17 marzo 2022 al 17 luglio 2022 con orario dal martedì alla domenica ore 10.00 > 20.00. Biglietto d’ingresso intero € 6,00 (audioguida inclusa) – Ridotto € 4,00 (audioguida inclusa) – valido per giovani fino a 26 anni, adulti oltre i 65 anni,  e varie categorie.  Info: Risponditore automatico: T. +39 06 9837051Email:biglietteriapalazzocipolla@gmail.com• Possibilità di accesso cani certificati per particolari patologie. Obbligo super green-pass.

Giacomo Boni – L’Alba della modernità – Gli anni della scoperta del Foro Romano ricordati con una mostra fino al 30 aprile 2022.

Testo e  Foto Donatello Urbani

Per l’archeologo Giacomo Boni questa mostra che si svolge interamente all’interno del Foro Romano è un vero e proprio ritorno a casa. Nessuno più di lui ha avuto il merito della riscoperta e valorizzazione di questo sito archeologico che è divenuto uno dei più visitati al mondo con i circa diecimila visitatori al giorno in prevalenza stranieri. Padrini di questa rassegna sono stati il Ministro dei Beni Culturali  On.le Dario Franceschini, Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei Statali e Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo.

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All’inaugurazione era presente anche l’Assessore Comunale ai Beni Culturali di Roma Capitale, Miguel Gotor, in omaggio ai grandi meriti che Boni ha avuto nell’affermazione di Roma quale capitale dell’allora giovane Regno d’Italia. Bopni arrivò a Roma dalla natia Venezia all’indomani dell’Unità d’Italia e dal 1898 fino al 1925 diresse le campagne di scavo che interessarono l’intera area del Foro Romano, rendendola fruibile non solo agli studiosi bensì all’intera popolazione. Di grande importanza furono le tecniche messe in campo quali la stratigrafia negli scavi e la fotografia aerea grazie ad una piccola mongolfiera che è possibile ammirare in originale fra i vari reperti esposti in mostra. La stessa Direttrice Alfonsina Russo definisce Boni: “…. un grande intellettuale del tempo, un antesignano, un personaggio a cui dobbiamo molto.”

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Merito indiscusso di Boni, fra i tanti riconosciutogli, fu quello non solo di avvalersi nel suo lavoro di quanto più di moderno e tecnologicamente avanzato veniva offerto in quegli anni, quanto di saperlo comunicare all’esterno avvalendosi tanto dei giornali quanto della stampa specialistica e creare intorno alle attività archeologiche messe in campo a  Roma, un interesse generale. Ai pellegrini che giungevano a Roma richiamati dalla fede religiosa e ai tanti turisti amanti dell’arte e del bello si aggiunsero quelli altrettanto numerosi che erano attratti dalla storia e dalle testimonianze archeologiche che giornalmente venivano alla luce. Tutto questo si può vedere, quasi toccare con mano, attraverso  fotografie e filmati dell’epoca realizzati dal neonato Istituto Luce, in un prezioso documentario fruibile all’interno del Museo Forense, riaperto per l’occasione dopo 40 anni di chiusura.

 

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Il percorso espositivo si articola in 4 sezioni. La prima di queste nel Tempio del Divo Romolo e nell’area circostante utilizzata nel periodo protostorico e monarchico quale necropoli. Questa fu l’area da dove Boni iniziò la sua campagna di scavi portando alla luce antiche tumulazioni risalenti ai Re di Roma. Molte di queste appartenevano a un ceto sociale elevato data la ricchezza dei corredi funerari rinvenuti. Interessanti quelle che custodivano le spoglie di bambini piccolissimi tumulati insieme a legni aromatici di bosso che, bruciati, davano un profumo di buono e di casa. All’interno del Tempio del Divo Romolo sono presenti le parti fisse della mongolfiera utilizzata da Boni alle quali fanno compagnia alcune opere d’arte di artisti del primo novecento quali Duilio Cambellotti, mentre la palla aerostatica è visibile all’esterno.

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La seconda sezione si trova nell’area di pertinenza della chiesa di Santa Maria Nova e relativo convento dei Padri Olivetani. Qui si trova il Museo Forense che espone, nelle stesse bacheche volute da Boni, i più importanti reperti rinvenuti nell’intera area. Fra questi meritano una particolare segnalazione alcune statue ed una vera di pozzo che permetteva di attingere l’acqua dalla Fonte Sacra di Giuturna voluta in età augustea dal magistrato Marcus Bartatius Pollio.

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La terza sezione, allestita nelle Uccelliere Fasrnese, ospita una ricostruzione dello studio di Boni e utilizzato anche per ricevere i personaggi in vista dell’epoca. Oltre il mobilio sono presenti in questo studio opere di artisti simbolisti del primo novecento, bellissima la tela di Giorgio De Chirico “Gli archeologi”.

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Una vera perla è lo spazio assegnato alla quarta sezione: “Santa Maria Antiqua” e relative pertinenze. Conosciuta come la “Cappella Sistina dell’antichità” per il prestigioso quanto bellissimo ciclo pittorico, è stata, nei secoli che videro la presenza bizantina in Italia, il punto di riferimento per i solenni riti religiosi. Fu riportata alla luce dallo stesso Boni abbattendo una chiesa seicentesca dedicata a Santa Maria Liberatrice che ne ostruiva l’accesso. Al suo interno oltre i bellissimi affreschi, presenti in originale, è possibile ammirare una ricostruzione multimediale dell’intero ciclo pittorico ed avere una panoramica di storia e cultura bizantina presente in Italia nei primi secoli del medioevo, testimoniati anche da vari reperti rinvenuti nel corso degli scavi.

 

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Come recita il titolo, “L’alba della modernità”, questa rassegna offre a molti visitatori l’opportunità di rivedere un preconcetto sull’archeologia: “scienza di cose vecchie, ma aperta anche al nuovo”.

 

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I lavori di scavo e restauro iniziati nel 2019 non si sono mai fermati durante la pandemia e sono tutt’ora in corso. Percorsi appositi sono previsti per disabili.

Accompagna la mostra un catalogo per le edizioni Electa pagine 215 costo €.34,00

Hanji “Carta Coreana” – L’arte contemporanea incontra un sapore antico: Roma fino al 22 febbraio 2022 al Museo Bilotti di Villa Borghese – Istituto di Cultura Coreano di Via Nomentana

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

La cultura ti fa vivere, viviamo nella ricchezza delle emozioni.

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Marina Paris – “Co-operative zone”

Le mostre sono un viaggio malinconico in un paese dove è bello frugare con gli occhi e con il cuore.

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L’artista Lee Sun Kyung con la sua opera “Origin oh Hanji”                                                 Bahar Hamzeh Pour: “Le donne e la guerra”

Cinquanta artisti si misurano con la carta Hanji realizzata  all’Accademia di Belle Arti di Roma, unico luogo in Europa dove viene prodotta. Opere d’arte contemporanea, pittura e disegno ma anche sculture, fotografia e installazioni multimediali  realizzate in carta coreana Hanji, detta anche “carta dei mille anni” per la sua grande resistenza e tenuta. Ciascuna operaé sufficientemente presentata al pubblico grazie anche ad un QR Code.

“La selezione degli artisti invitati comprende sia giovani alle prime esperienze sia importanti artisti riconosciuti a livello internazionale. A loro è stata garantita la massima libertà creativa, con l’unica richiesta di partecipare alla realizzazione manuale della carta presso il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Roma, l’unico in Europa ad essersi specializzato nella produzione della Carta Coreana tradizionale, diventato nel corso degli anni di attività un luogo di riferimento per restauratori, artisti ed istituzioni. Il risultato di questa esperienza pratica sono i lavori visibili nella mostra al Museo Bilotti di Villa Borghese e all’Istituto Culturale Coreano di Via Nomentana, grazie ai quali la carta Hanji entra a pieno titolo nella ricerca del contemporaneo.

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Park Chul: “Lucky 21-18″ (Gli oggetti riprodotti sono portafortuna coreani) –           Vaso realizzato con carta Hanji trattato con lacca

Le opere italiane dialogano con quelle coreane e in una sezione dedicata sono visibili oggetti e manufatti che raccontano l’uso multidisciplinare che di questa carta si fa in Corea.

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Kimono realizzato con carta Hanji esposto insieme al copricapo che insieme costituiscono l’abito tradizionale nazionale

 “L’Hanji è soprattutto conosciuta per il restauro di libri antichi grazie all’eccezionale capacità di durare oltre mille anni se conservata in modo appropriato. In Corea è però utilizzata in maniera molto versatile sia per la produzione di oggetti della quotidianità, ma anche in opere artistiche tradizionali e contemporanee …..”

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Presso l’Istituto di Cultura Coreana sono previste una serie di iniziative musicali e cinematografiche. Per saperne di più consultare il sito dell’Istituto.

ROMA Istituto di Cultura Coreana Via Nomentana e Museo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese Viale Fiorello La Guardia, 6 fino al 27 febbraio 2022 dal martedì al venerdì  ore 10.00 – 16.00; sabato e domenica 10.00 – 19.00. Ingresso Gratuito. Informazioni: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00); www.museocarlobilotti.it; www.museiincomuneroma.it. In ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, l’ingresso al museo sarà consentito                                                 esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass. È obbligatorio l’uso della mascherina. Vietati gli assembramenti.

Montalto delle Marche (AP) – Ricorda il quinto centenario della nascita di Papa Sisto V^ – Felice Peretti – con una mostra che pone a confronto l’illustre concittadino con Pericle Fazzini dal 13 dicembre 2021 al 30 giugno 2022.

Donatello Urbani

L’esposizione  dal suggestivo titolo: “Sisto V e Pericle Fazzini Gloria e Memoria”, nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e Daniela Tisi che sono anche i curatori insieme a Roberta Serra e Alessandro Masi, intende fare un parallo fra due figure molto diverse fra loro: un Papa visionario e uno dei maggiori scultori italiani del Novecento.

Ritratto Sisto V^ - Anonimo

                                                                              Anonimo – Ritratto di Papa Sisto V^: Felice Peretti

Apparentemente distanti, Sgarbi per nostra fortuna ci ha abituato ad abbinamenti impossibili, hanno a ben vedere molto in comune. Nascono entrambi a Grottammare –Sisto V nel 1521 e Fazzini nel 1913 –, entrambi, come scrivono i curatori,  operano a Roma ma non abbandonano mai le loro radici e l’amore per la terra natale, e si dimostrano molto legati al borgo di Montalto delle Marche -sede principale della mostra -città d’origine della famiglia di Sisto V, che lui stesso definì “Patria carissima”.

Al lavoro                                                                                                   Pericle Fazzini nella sua atelier

L’esposizione si inaugurerà  il 13 dicembre prossimo, giorno in cui 500 anni fa nasceva Felice Peretti, quel papa Sisto V^ che nel seppur breve pontificato (1585-1590) diede un forte impulso, tra le altre cose, alle arti e alle opere pubbliche -tanto da essere definito l’Urbanista di Dio – non solo a Roma, ma anche in altre città marchigiane, come nel piccolo borgo di Montalto delle Marche che ancora oggi porta i segni del suo operato e della sua grandiosa visione.

Monumento a Sisto V^                                                     Montalto delle Marche: Monumento a Papa Sisto V^ realizzato da Fazzini nel 1985

La mostra “Sisto V e Pericle Fazzini Gloria e Memoria” si apre idealmente con quel Monumento a Sisto V progettato da Pericle Fazzini per la città di Montalto delle Marche tra il 1984 e il 1985 che ancora oggi svetta nel borgo ed è l’orgoglio dei cittadini, come spiega Vittorio Sgarbi: “L’idea di collegare Sisto V a Pericle Fazzini è legata a un’occasione anch’essa celebrativa e cioè il monumento dedicato a Sisto V, l’ultima opera marchigiana realizzata da Fazzini, di invenzione aerea, concepita da un artista che ha voluto rappresentare l’anima del Papa più che la sua opera e quindi appartiene ad un momento e ad un’epoca, parliamo del 1986, in cui la grande stagione di Fazzini era al suo culmine. Lentamente poi, questa personalità, che era stata così emergente anche per essere collegata a importanti personalità dell’arte e della poesia del ‘900 come Ungaretti, a cui forse si deve il ritratto più significativo del poeta, sembra essere dimenticata”.

Ragazzo con gabbianoOnda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       

  Pericle Fazzini: “Onda”                                                                                                                       Pericle Fazzini: “Ragazzo con i gabbiani

Uno stretto rapporto, infine, lega l’artista Fazzini con la spiritualità e come trasformando “la materia in qualcosa di vivo arriva fino a noi,…” come spiega Daniela Tisi. Fra le sue opere primeggia la celebre Resurrezione della sala Nervi, in Vaticano, voluta da Papa Paolo VI in chiusura del Concilio Vaticano II e inaugurata nel 1977. Ogni opera, come scrivono i curatori, “ racconta e rappresenta il dualismo tra spirito e materia sotteso in tutta la produzione dello scultore, a cominciare dal Ragazzo con i gabbiani(1940-1946), tutt’ora installata nella passeggiata marittima di Grottammare, presente in mostra con un bozzetto in legno e disegni preparatori, e ancora le figure femminili, la serie delle Onde del 1968, e quelle opere intrise di “sensibilità francescana” che raccontano la vita del Santo”.

Onda 1982I miei sandali sulla spiaggia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pericle Fazzini: “I miei zoccoli sulla spiaggia”                                                                    Pericle Fazzini: “Onda” – !982

L’intero percorso espositivo accoglie non solo sculture, ma anche grafica, i pastelli degli anni Settanta e Ottanta tra cui spicca “I miei zoccoli sulla spiaggia”, del 1982, e infine uno studio su carta e un bozzetto in bronzo inediti relativi al Monumento a Sisto V che rappresentano“la conclusione del suo percorso attraverso gli itinerari del sacro e della natura” come scrive Roberta Serra. La mostra Sisto V e Pericle Fazzini Gloria e Memoria vuole rendere omaggio a questi marchigiani illustri, l’artista Fazzini e il Pontefice Sisto V^ celebrato nel cinquecentenario della sua nascita. Non solo, l’esposizione rappresenta anche l’occasione, partendo proprio da Montalto, di scoprire la presenza di Sisto V tra le province di Ascoli Piceno e Fermo, in un percorso fatto di luoghi, opere ed evidenze monumentali tutte da visitare e che si snoda tra Grottammare, Montalto delle Marche, Fermo e all’interno dei Musei sistini del Piceno.

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A  completamento del percorso turistico/culturale nelle terre di Papa Sisto V^, è di grande importanza quanto segnalato dalla news letter “Turismo News”, n.684 di Unionturismo che viene trascritto per intero:

VIAGGIO STRAORDINARIO FRA I MUSEI DELLE MARCHE. La chiusura dei musei, resa necessaria per contenere la diffusione del contagio da COVID 19, oltre a causare danni economici e sacrifici occupazionali, impedisce la produzione e la fruizione di valori che mai come in questo momento costituirebbero strumenti di pubblica utilità e conforto, più che occasione di semplice godimento. Per questo, in un momento eccezionale dove è preclusa la fruizione culturale nelle forme tradizionali, la Regione Marche, la Fondazione Marche Cultura e Icom Marche si sono fatti interpreti del mondo delle attività culturali e, in particolar modo del sistema dei musei marchigiani, dando loro voce con nuovi percorsi della conoscenza, grazie a una rappresentazione digitale del patrimonio culturale marchigiano attraverso oltre 60 clip video condivisi sui canali social della Regione Marche e sul blog www.destinazionemarche.it. Queste 60 clip, prodotte da più di 30 musei, ma anche da comuni ed enti culturali marchigiani, hanno una durata di circa due minuti e sono visibili sui canali social della Regione Marche: in una playlist dedicata sul canale Youtube Marche Tourism, sulle pagine Facebook Marche Tourisme Tesori delle Marche, sull‟accountTwitter Marche Tourism, e sul blog della Regione. www.europejournal.eu a firma Mariagrazia Fiorentino

25 Novembre2021 – Due significative manifestazioni – mostra temporanea a Roma , Villa Borghese e Festival Cinematografico a Valmontone – per ricordare la violenza di genere contro le donne.

Mariagrazia Fiorentino

Fra le tante manifestazioni che si sono alternate nella giornata del 25 novembre per tenere viva le tante e diverse violenze perpetrate contro i più deboli, specie se donne, due , una a Roma e l’altra a Valmontone,  interland romano, sono sembrate a questa redazione particolarmente significative e degne di rappresentare al meglio questo triste fenomeno.

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La prima che ha per titolo “Dafne is back” collocata all’interno del Tempietto di Diana nel parco urbano di Villa Borghese, s’ispira alla leggenda di Apollo e Dafne immortalando il momento nel quale Dafne torna a essere libera e non più imprigionata nella pianta di alloro in cui si era trasformata per fuggire alla violenza. L’obiettivo dell’opera è di affermare, come scrivono i curatori: “che la mimesi, il nascondersi o fuggire possono essere solo soluzioni temporanee, emergenziali contro la violenza mentre è assolutamente necessario liberare Dafne e permetterle di essere sé stessa mostrando la propria corporeità e il proprio pensiero senza il rischio di subire violenza fisica o psicologica. Questo vale non solo per Dafne e la donna, ma per chiunque sia costretto a nascondere la propria natura e le proprie idee per sfuggire alla violenza o all’emarginazione. L’opera ferma esattamente il momento in cui le due frecce in piombo e in oro che avevano dato avvio al mito classico, s’incontrano facendo smaterializzare la pianta di alloro che aveva protetto, imprigionandola, l’essenza di Dafne. La ninfa sparisce alla vista degli astanti essendo tornata alla sua piena libertà, rimangono ancora, per pochi attimi, solo le foglie di alloro che aleggiano in espansione nell’aria come unico riverbero ed eco del precedente stato assunto da Dafne”.

L’installazione, opera dell’artista londinese, ma di origine romana, Guido Iannuzzi è visibile fino al 27 marzo 2021. Informazioni per il pubblico: 060608 (tutti i giorni, 9.00 – 19.00); e sul sito  sovraintendenzaroma.it.

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A cura della redazione

Valmontone, Palazzo Doria Pamphjli, ospita fino al 28 novembre prossimo la II edizione del Women’s Art Independent Festival (W.A.I.F.) il festival dedicato alle donne diretto da Claudio Miani e organizzato da Officina d’Arte OutOut, che si svolgerà nelle suggestive mura di Palazzo Doria Pamphilj.  E’ questi, come scrivono gli organizzatori: “Un progetto di e per le donne, che si pone l’obiettivo di creare una nuova comunicazione culturale che punti all’inclusione sociale. Una quattro giorni fatta di incontri e dibattiti con artiste, intellettuali, scienziate e giornaliste che si confronteranno su cosa significa essere una donna oggi e su perché è importante continuare a parlare di diritti delle donne”.

Quanto mai interessante il programma dell’intera manifestazione che prevede:

  • VENERDÌ 26 NOVEMBRE 2021

Ore 16.00 – “La donna del calcio”, Per uno Sport senza generi introduce l’incontro la Presidente della IX Commissione, Eleonora Mattia. Incontro con l’ex-Presidente della A.S. Roma, Rosella Sensi.Moderano l’incontro Massimiliano Magni, speaker di Rete Sport 104.2 e Chiara Zucchelli, giornalista della Gazzetta dello Sport e speaker di Rete Sport 104.2

Ore 18.00 – Lingue a Sonagli, il salotto sgualcito di Bussoletti. Talkshow rivelazione creato e condotto dal cantautore Luca Bussoletti, dove attori, musicisti, influencer, sportivi, personaggi tv e comici si mostrano per come non li si conosce. Ospite di questa prima puntata Carolina Rey (volto di Rai1 e speaker di Radio Freccia)

Ore 19.30 – “La libertà di essere Donna” – Incontro con l’attrice e performer Giulia Di Quilio e conl’artista e coreografa subacquea Lucia Natale. Modera l’incontro il Direttore Artistico Claudio Miani. Nell’occasione verrà presentato il primo albo #Eros edito dall’Officina d’Aerte OutOut.

Ore 21.00 – “Tra pathos ed Eros. Il potere del Corpo”. Concerto per Pianoforte su stralcicinematografici del M.° Marco Werba. Voce Valentina D’Antoni. Due tempi scenici per raccontare il Grande Cinema.

  • SABATO 27 NOVEMBRE 2021

Ore 11.00 – Il Laboratorio dei Burattini “La Ginestra” presenta “La Principessa e il Drago” – Spettacolo realizzato dai bambini e dalle donne ospiti del Centro Regionale “La Ginestra” di Valmontone, gestito dall’Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa.

Ore 15.00 – Proiezione del film Mama di Pablo de la Chica.

Ore 16.30 – “Prevenzione. Come salvarsi la vita”. Incontro a cura dell’Associazione Il Girasole diMirella Morgia.

Ore 18.00 – Lingue a Sonagli, il salotto sgualcito di Bussoletti. Secondo appuntamento con l’attrice della serie cult Boris, Karin Proia

Ore 19.30 – “Donne in Rete” – Incontro con Eleonora Cicchetti, stilista e founder del brand Eleonora Cicchetti Collection. Partendo dalla moda curvy.

Ore 21.00 – Per la sezione Women’s Theatre, in scena “(R)Esistenze – Le voci di Grimilde, de La Vecchiaccia e di Lella”. Tre quadri teatrali a cura della compagnia X-Pression – per la drammaturgia di Christine Hamp. Massimo Albanesi interpreta Grimilde, Teresa Mitilino porta in scena La Vecchiaccia e Daniele Pagani (er Pantera), Massimo Albanesi (er Moka), Paolo Farina (il professore),raccontano Lella.

  • DOMENICA 28 OTTOBRE 2021

Ore 15.00 – Proiezione del film “Che fine hanno fatto i sogni?”. Incontro con la regista PatriziaFregonese De Filippo

Ore 18.00 – Lingue a Sonagli, il salotto sgualcito di Bussoletti. Terzo ed ultimo incontro irriverente di Luca Bussoletti che porta nel suo salotto Beatrice Fazi, attrice della serie cult Un medico in famiglia.

Ore 19.30 – Proiezione del film Lockdownlove.it di Anna Marcello. Incontro con la regista e attrice Anna Marcello e il resto del cast: Anna Elena Pepe, Elisabetta Pellini e Livia Lupattelli.

Ore 21.00 – Per la sezione Women’s Theatre – “Milena ovvero Emelié du Chatelet” – Spettacolo teatrale per la regia di Maurizio Nichetti e interpretato da Milena Vukotic. Assegnazione del Premio alla Carriera Banca Patrimoni Sella & C. alla eclettica attrice Milena Vukotic.

Tanto intrigante quanto interessante, mi è sembrato, nel giorno di apertura, l’opening dell’installazione d’arte concettuale Renoir –“ Il collezionista di Mondi”, a cura del direttore artistico Claudio Miani, Niccolò Ratto e Renato Florindi con la supervisione artistica di Mauro Malagrande e il contributo espressivo di Giulia Di Quilio (madrina della manifestazione). Nel progetto si affronta il tema della cosmogonia attraverso un’istallazione concettuale dal forte richiamo mitopoietico, con l’obiettivo di stimolare un’esperienza immersiva dal contorno vagamente sciamanico. Qui si fondono alcune visioni sulla nascita dell’Universo proprie delle trazioni orientali e occidentali, diventando uno strumento per valorizzare la figura della donna.

RAW _ Rome Art Week – Un’intera settimana dal 25 al 30 ottobre 2021 dedicata all’arte contemporanea

Donatello Urbani

Roma, la maggiore rappresentante a livello mondiale dell’arte antica, si apre per la sesta volta al contemporaneo. Un’apertura in grande stile come si conviene ad una regina in cerca di nuove regalità. La settimana dell’arte romana – 25/30 ottobre 2021 –  animerà la capitale con un ricco calendario di mostre personali e  collettive, open studio, performance, talk, visite guidate gratuite, eventi e appuntamenti virtuali.

RAW-2021-ULTIMA-CENA-DI-ANTONIO-TAMBURRO-SESTO-SENSO-ART-GALLERY                                                                           Antonio Tamburro: “Ultima Cena” – Sesto Senso Art Gallery

Significative in proposito le parole di Massimiliano Padovan Di Benedetto, ideatore ed organizzatore di questa manifestazione: “Il circuito di RAW rappresenta una vera e propria novità nel settore dell’arte contemporanea romana e nazionale: un evento diffuso e “orizzontale”, un sofisticato network per l’arte contemporanea che ha l’obiettivo di costruire una rete tra tutti gli operatori del settore e il pubblico. Protagonisti musei, gallerie, spazi espositivi, curatori, artisti, associazioni, fondazioni e tutti gli stakeholders dell’arte contemporanea romana, uniti in una manifestazione gratuita e democratica con lo scopo di sviluppare e sostenere la conoscenza e la diffusione dell’arte a più livelli e promuovere un nuovo turismo nella Capitale legato al contemporaneo”.

RAW-2021-KOU-GALLERY                                        KOU Gallery – Gestita da Massimiliano Padovan Di Benedetto, ideatore ed organizzare di RAW

Saranno oltre 500 le partecipazioni, così suddivise: 142 gallerie e istituzioni con sede a Roma, 339 artisti e 58 curatori che lavorano nella Capitale e che  proporranno oltre 376 eventi tra esposizioni, incontri e open studio sparsi in tutti i 35 quartieri di Roma. Tutti gli eventi in programma saranno gratuiti, comprese le visita guidate e privi di qualsiasi biglietto d’ingresso.
Tra le grandi novità della sesta edizione di RAW, l’adesione di diverse realtà internazionali, tra gallerie, istituzioni e fondazioni, che hanno scelto la cornice di Rome Art Week per presentare al pubblico la loro attività. Tra queste l’Academia Belgica, la Casa Argentina, il Forum Austriaco di Cultura, la Real Academia de España, la Temple University Rome, l’AAIE Contemporary Art Center, la Galleria Bulgaria, l’IILA – Istituto Italo Latino Americano, solo per citarne alcune. Sarà una grande occasione per vedere di prima mano la cultura e l’arte presenti in paesi diversi dal nostro oltre le conoscenze e la visione, talvolta a torto o ragione, strette e riduttive presenti in casa nostra.
Numerosi anche gli artisti stranieri chiamati ad esporre i propri lavori in occasione di RAW 2021, provenienti da 22 paesi: Israele, Brasile, San Salvador, Maryland, Sri Lanka, Francia, Grecia, Palestina, Regno Unito, Cina, Polonia, Hawaii, Russia, Montana, Nepal, Germania,Venezuela, Olanda, Siberia, Svizzera, Tailandia, Colombia.

RAW-2021-TANIA-KALIMEROVA-GALLERIA-BULGARA                                                                                                  Tania Kalimerova – Galleria Bulgara
La giornata di venerdì 29 ottobre 2021 sarà nel segno dell’apertura serale con la Gallery  Night alla quale hanno aderito numerose strutture tra gallerie, spazi polivalenti e associazioni. Oltre le mostra in programma di particolare interesse saranno gli Open Studio che Rome Art Week vuole proporre come un viaggio a 360° gradi nelle fucine dell’arte contemporanea romana: il pubblico potrà infatti immergersi da vicino nel lavoro degli artisti partecipando ai numerosi open studio presenti nel programma.

RAW-2021-OPEN-STUDIO-ALBERTO-DI-FABIO                                                                                                         Alberto Di Fabio – Open Studio
Altra preziosa occasione  sarà quella di partecipare alle decine di visite guidate gratuite sia alle mostre che agli open studio accompagnati  da specialisti  insieme a dei percorsi studiati ad hoc alla scoperta dei quartieri più caratteristici di Roma, come ad esempio Trastevere, Testaccio, Pigneto e Campo de’ Fiori. Queste visite sono a numero chiuso e obbligo di prenotazione al seguente link: https://romeartweek.com/it/visite-guidate. Numerosi anche gli eventi speciali: talks, dibattiti, presentazioni in presenza e online.
Anche per la sesta edizione, RAW dà grande spazio ai curatori, figure chiave dell’arte contemporanea. Per guidare il pubblico nel ricco programma di RAW 2021, noti critici e curatori quali Alberto Dambruoso, Alessandra Caponi, Claudio Strinati, Claudio Zambianchi, Giovanni Albanese, Greta Alberta Tirloni, Massimiliano Reggiani, Massimo Scaringella, Raffaele Quattrone forniranno il loro punto di vista sui partecipanti e sugli eventi delineando percorsi omogenei ed evidenziando le eccellenze della manifestazione. I punti di vista di RAW 2021 sono consultabili su: https://romeartweek.com/it/punti-di-vista/ .

RAW-2021-IMAGOLEGO-GALLERIA-INQUADRO                                                                                                     Imagolego – Galleria Inquadro
Anche quest’anno si riconferma la collaborazione tra Rome Art Week e il Miami New Media Festival, giunto alla sua 16ª edizione. I video selezionati saranno esposti durante la settimana di Rome Art Week  visibili anche online: https://romeartweek.com/it/eventi/?id=3722&ida=821. Le opere verranno poi esposte a Miami e nelle altre tappe mondiali del festival.
Essenziale per poter usufruire nel migliore dei modi quanto proposto è consultare il sito romeartweek.com è un vero e proprio portale di networking attivo tutto l’anno in cui ogni artista, curatore e struttura può continuare a promuovere il proprio lavoro; la piattaforma è anche uno strumento per trovare tutte le informazioni riguardanti gli eventi, le visite guidate gratuite e i percorsi suggeriti durante la manifestazione.

RAW-2021-RIGHT-HERE-RIGHT-NOW-ROSSOCINABRO                                                                                         Right Here – Rigth Inow:- Rossocinabro
Informazioni utili: Rome Art Week 2021 – sesta Edizione in  varie sedi dal 25 al 30 ottobre 2021
Contatti: mail: info@romeartweek.com – tel +39 06 21128870- sito: www.romeartweek.com –
face book: www.facebook.com/romeartweek  – Instagram: www.instagram.com/romeartweek/
Twitter: www.twitter.com/romeartweek/ – Vimeo: www.vimeo.com/romeartweek/

Alfabeti Riflessi – Arte e scrittura oltre i confini – Mostra nella Villa Torlonia, Dipendenza della Casina delle Civette fino al 16 gennaio 2022

Donatello Urbani

Arte e scrittura hanno da sempre camminato in parallelo; così le 26 opere, esposte nella Dipendenza della Casina delle Civette, Musei di Villa Torlonia, nate dalla collaborazione di artisti di differenti paesi, testimoniano la ricerca di un linguaggio comune sull’arte incisoria che superi i confini nazionali.  Tema comune su cui hanno lavorato i 24 artisti provenienti da differenti paesi, è il frutto di un lavoro corale basato sulla scrittura dove la cultura e le differenti visioni hanno potuto confrontarsi e trovare un linguaggio comune nella sperimentazione dell’arte incisoria. Le 26 opere realizzate a quattro mani, come scrivono i curatori, “racchiudono tutte una doppia identità creativa. La calligrafia araba, realizzata da Usama Saad, artista italo-egiziano,  è stata utilizzata come quinta simbolica che accoglie la spiccata individualità con cui le artiste provenienti dal Bangladesh, Canada, Cina, Finlandia, Iran, Italia, Polonia, Tunisia e USA sono intervenute con proprie tecniche, stili e alfabeti diversi. L’iniziativa testimonia quanto una comunità artistica – che accoglie al suo interno mondi diversi e una prassi artistica collaborativa – possa contribuire al superamento della paura del confronto con qualcosa di stilisticamente e umanamente diverso, e creare così una visione del fare comunicazione creativa aperta al dialogo e capace di leggere la contemporaneità”.

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Stefania Fabrizi e Usama Saad-“AGON”- in greco antico é lotta da cui deriva agonismo – Susanna Doccioli Usama Saad- “Tar-Verso”

L’esposizione, realizzata dall’Associazione Culturale Stamperia Ripa 69, è a cura di Ursula Bonetti e Usama Saad,  e verrà corredata da una serie di attività didattiche dedicate alle diverse tecniche di arte incisoria, tra cui laboratori per bambini e per adulti.

Roma, via Nomentana, 70 – Musei di Villa Torlonia – Dipendenza della Casina delle Civette fino al 16 gennaio 2022. Con orario: martedì – domenica ore 9.00-19.00; 24 e 31 dicembre 9.00-14.00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura; giorni di chiusura: lunedì, 1 gennaio Info: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 -19.00); www.museivillatorlonia.it; www.museiincomuneroma.it. Ingresso gratuito per i possessori della MIC Card.  In ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, l’ingresso al Museo sarà consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass.

 

 

Nuovo Allestimento delle sale del Cinquecento nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini

Redazione – Foto courtesy dell’Ufficio stampa Maria Bonmassar

Le sale interessate – dal n.12 al n.18 – da questa bella, quanto indispensabile, iniziativa, si trovano tutte al piano nobile, ala nord, di Palazzo Barberini e concludono i lavori di riqualificazione iniziati nel 2017 con il riallestimento dell’Ala Sud e continuato con le sale del Seicento nel 2019. L’intento è stato quello, come affermato dai curatori, Flaminia Gennari Santori con Maurizia Cicconi e Michele Di Monte, di “restituire al pubblico un percorso organico e facilmente leggibile, in una struttura espositiva narrativa che metta in risalto anche la storia del palazzo e delle sue collezioni. Il rinnovamento delle sale ha interessato le strutture architettoniche, l’impianto d’illuminazione, la grafica e gli apparati didattici, con nuovi pannelli esplicativi e didascalie ragionate. Le 42 opere appartenenti alle collezioni delle Gallerie Nazionali di Arte Antica a cui si aggiungono una serie di prestiti temporanei da collezioni pubbliche e private, sono disposte secondo una migliore visibilità che integra e coordina un ordine cronologico-geografico con momenti tematici e approfondimenti monografici. Molto intenso in questi mesi il lavoro del laboratorio di restauro del museo che ha analizzato tutte le opere, sottoponendo alcune di esse a lavori di natura conservativa o di restauro. Il nuovo percorso prevede l’ingresso dall’atrio Bernini dove ad accogliere il visitatore è la monumentale Velata di Antonio Corradini. Scolpita nel 1743 durante il soggiorno romano dell’artista, la Vestale è avvolta in un velo impalpabile, simbolo della pudicizia e della castità richieste per il sacro ruolo di sacerdotessa del fuoco di Vesta, che fa trasparire le forme sottostanti. Nella mano sinistra regge il setaccio che, con l’aiuto della dea, le permise di raccogliere le acque del Tevere, scampando la morte”.

Palazzo Barberini - Andrea del Sarta - Sacra Famiglia

                                                                                       Andrea del Sarto: “Sacra Famiglia”

La prima opera del percorso espositivo è Il Galata, scultura romana antica appartenente alla collezione Barberini: una scelta emblematica per sottolineare come il percorso di visita includa anche la storia del Palazzo e dei suoi proprietari. La statua, nel suo attuale aspetto, è in realtà il frutto di un esteso rifacimento-voluto probabilmente dagli stessi Barberini-condotto su una scultura mutila romana del I secolo d. C., derivata a sua volta da un gruppo monumentale ellenistico databile alla prima metà del II secolo a. C. Nella sala 12, Tradizione e devozione, la Sacra Famiglia di Andrea del Sarto è accompagnata da opere con lo stesso soggetto: la Madonna con Bambino e san Giovannino del Beccafumi, la Sacra Famiglia di Perin del Vaga e la Madonna Hertz di Giulio Romano.

Palazzo Barberini - Sposalizio di Santa Caterina

                                                                 Lorenzo Lotto – “Matrimonio mistico di Santa Caterina”

La sala 13, dedicata interamente a Lorenzo Lotto, ospita il Matrimonio mistico di Santa Caterina con vari santi. Accompagnano il dipinto due cofanetti “in pastiglia” di ambito veneto-ferrarese degli inizi del XVI secolo. A seguire, la sala 14 si focalizza sulla pittura ferrarese, con opere di Garofaloe Dosso Dossi, mentre la sala 15 è dedicata al Cinquecento senese, con i lavori di Marco Bigio, Girolamo Genga e del Sodoma. La sala 16, dal titolo Lo sguardo del Rinascimento, approfondisce il genere del ritratto, qui ritroviamo alcune delle opere più celebri delle Gallerie Nazionali, dalla Fornarina di Raffaello al Ritratto di Stefano IV Colonna del Bronzino, dalla Maria Maddalena di Piero di Cosimo all’Enrico VIII attribuito a Hans Holbein, insieme ai ritratti di Niccolò dell’Abate, di Quentin Metsys e di Bartolomeo Veneto.

Palazzo Barberini - Sodoma - Le tre parche

                                                                                            Sodoma: “Le Tre Pareche”

Proseguendo per la sala 17, dedicata alla pittura della Maniera centro-italiana, è stato recuperato dal deposito del Museo Statale di Arezzo, la grande pala di Giorgio Vasari e bottega con l’Allegoria dell’Immacolata concezione, eccezionalmente esposta prima di essere sottoposta a delicati interventi di restauro. Al termine dei quali l’opera verrà riallestita affiancando quelle del Maestro della Madonna di Manchester, del seguace di Maarten van Heemskerck, di Daniele da Volterra, di Jacopino del Conte, di Francesco Salviati e di Pierino da Vinci.

Palazzo Barberini - Raffaello Sanzio . Fornarina

                                                                                      Raffaello Sanzio: “Fornarina”

Il percorso si conclude nella sala 18, la Sala Sacchi, detta anche della Divina Sapienza: qui, come a volerne rievocare la rilevante funzione originaria di massima rappresentanza simbolica degli appartamenti del Principe Taddeo Barberini, le opere esposte sono destinate a illustrare e a presentare i protagonisti della famiglia Barberini, con i ritratti dipinti e scolpiti di Urbano VIII e dei suoi nipoti realizzati da Gian Lorenzo Bernini, Giuliano Finelli, Lorenzo Ottoni. Al centro della sala, i due Globi della sfera celeste e terrestre di Matthäus Greuter, che evocano, pur non essendo certa la provenienza, lo spiccato interesse dei Barberini per gli oggetti legati alle nuove discipline ottiche, fisiche, astronomiche e, nella fattispecie, cartografiche.

Palazzo Barberini - Gianlorenzo Bernini - Ritratto di Urbano VIII Barberini

                                                                      Gian Lorenzo Bernini: “Papa Urbano VIII Barberini”

Attività didattiche: dal 10 ottobre al 21 novembre 2021 e dal 3 aprile al 29 maggio 2022, ogni domenica alle ore 11.00, in programma i laboratori didattici. Massimo 10 partecipanti. Attività gratuita su prenotazione obbligatoria all’indirizzo didattica@siparte.net. Biglietto ridotto con tariffa speciale a 6 euro per gli accompagnatori.

INFORMAZIONI: -www.barberinicorsini.org| -

STATUAE VIVAE – Mostra fotografica di Sergio Visciano al Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps dal 2 ottobre al 1° novembre 2021

La mitologia classica é tutt’ora presente fra noi? La risposta si può trovare nella mostra fotografica sulla statuaria classica che racconta il mito, la  memoria e cultura attraverso uno sguardo contemporaneo.  I corpi nudi delle statue che Sergio Visciano propone nelle sue fotografie sembrano muoversi tra chiaroscuri e luci psichedeliche.

Niobide.MuseoNazionaleRomano.Palazzo Massimo©SergioVisciano

                                                                                    Niobe – Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo

Ventitré immagini che interpretano alcuni capolavori dell’arte classica appartenenti alle collezioni del Museo Nazionale Romano, ma anche dei Musei Capitolini, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, del Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia e di Palazzo Mattei di Giove a Roma. Il progetto è risultato tra i vincitori della manifestazione di interesse indetta dal Museo Nazionale Romano a marzo 2020, nell’ambito del progetto “Archeologia e Fotografia”, con l’obiettivo di far conoscere il patrimonio archeologico italiano e straniero attraverso il linguaggio fotografico.

Afrodite Anadiomene.MuseoNazionaleRomano.TermediDiocleziano©SergioVisciano

                                                       Afrodite Anadiomene – Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano

Spiega il Direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger: “Con la mostra Statuae Vivae di Sergio Visciano si inaugura la prima mostra fotografica del progetto “Archeologia e Fotografia” del Museo Nazionale Romano. Il progetto è nato per promuovere il patrimonio archeologico attraverso il linguaggio universale della fotografia. Inoltre, il legame tra le opere e le immagini consente di rafforzare la relazione che esiste tra il Museo, il territorio in cui si inserisce e la creatività contemporanea. La mostra trova, quindi, nella sede di Palazzo Altemps la cornice ideale per un racconto visivo dedicato alla scultura antica, ponendosi in costante dialogo con le opere delle collezioni nobiliari qui conservate”.

Doriforo.MuseoArcheologicoNazionalediNapoli©SergioVisciano

                                                                       Doriforo (portatore di lancia) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Un viaggio fotografico, come scrivono i curatori, “tra passato e presente, avvenuto in luoghi che ospitano opere antiche di incomparabile valore e bellezza. Il primo corpo del lavoro, iniziato tra il 2006 e il 2007, è stato realizzato tra Roma, Napoli e Baia. Si è andato così a costituire un primo nucleo di opere che sono state esposte nel 2011 presso la Reggia di Colorno, nell’ambito del Festival ColornoPhotolife, poi successivamente, nel 2018, il progetto ha visto l’ospitalità del Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel castello di Baia, nella cui cornice si è andato ad inserire, con un allestimento site specific sia all’interno che nelle logge esterne. La serie fotografica nasce dall’idea di valorizzare la statuaria classica presente nei più importanti musei archeologici del territorio nazionale, parte integrante dell’immaginario collettivo sull’antichità, sulla bellezza, sulla classicità. Con l’intento di creare una forte connessione tra l’opera d’arte e lo spettatore, si intendono valorizzare l’essenza dell’opera statuaria ed il proprio intrinseco messaggio che va oltre il tempo ed il contesto storico in cui è stata realizzata. Prendendo spunto dalla serie Mediterraneo del celebre fotografo Mimmo Jodice, in Statue Vivae Sergio Visciano osserva la luce che nelle diverse ore del giorno colpisce le statue e, utilizzando una tecnica di mosso in ripresa e una successiva rielaborazione digitale, realizza le sue foto. Lavora, in particolare, sull’addizione di elementi cromatici creando raffigurazioni in cui il colore diventa segno espressivo. L’osservazione che il fotografo fa delle sculture mette l’accento su un particolare gesto, una movenza, uno sguardo, con il fine ultimo di rendere l’opera viva”. “I diversi colori che ho utilizzato vogliono sottolineare lo “spirito” di ogni statua, esaltarne la forza o la dolcezza, la seduttività o la timidezza. Le sculture degli dei dell’Olimpo, oltre alla bellezza, raccontano il mito e la storia dell’Occidente, per questo ne sono stato affascinato e ho reputato necessario catturarli con la mia lente fotografica e rielaborare poi le immagini in chiave contemporanea. Questi miti, questi dei, sono ancora tra noi, e sono parte di noi, della nostra storia”, racconta Sergio Visciano. Le immagini del passato e la classicità sono quindi reinterpretate in chiave contemporanea e allestite nella sala delle esposizioni temporanee al primo piano del Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps. Le ventitré immagini sono incorniciate da grandi strutture di ferro di modulo triangolare, che creano così un gioco di prospettive e suggestioni. La disposizione delle immagini concede al visitatore il tempo e lo spazio di riflessione, offrendo anche un effetto sorpresa nello scoprire le immagini del mito rese vive dall’occhio del fotografo. “Con Statuae Vivae Sergio Visciano reinterpreta la scultura classica e, con l’aggiunta di colore e movimento, dà vita a personaggi pulsanti che travalicano la classicità per diventare contenuti universali e morali,” afferma la curatrice Paola Riccardi.

Roma – Palazzo Altemps – Museo Nazionale Romano Piazza di Sant’Apollinare, 46 – 00186 Roma Orari: dal martedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.45; sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.45. Titolo della mostra: Statuae Vivae Autore: Sergio Visciano Informazioni: https://museonazionaleromano.beniculturali.it/  L’ingresso sarà consentito solo ai possessori del Green Pass o di una certificazione equivalente.

Sardegna: Isola Megalitica – Un mondo in evoluzione che non dimentica le sue origini.

Mariagrazia Fiorentino

Mostra presente in quattro grandi Musei per un progetto paneuropeo. Berlino, San Pietroburgo, Salonicco e Napoli sono le tappe di un evento internazionale dedicato alle antichissime culture megalitiche della Sardegna, compresa quella nuragica, per la prima volta al centro dell’attenzione internazionale.

Il Ministro  della Cultura On.le Dario Franceschini, nel suo intervento sottolinea che “…si tratta di una grande iniziativa, un segnale concreto per riaprire… C’é un grande interesse per la cultura, per un turismo colto, intelligente e di qualità….”La Regione Autonoma della Sardegna, proseguendo il progetto pluriennale di Heritage Tourism, finanziato dall’Unione Europea e dedicato all’archeologia, vuole individuare un canale turistico che affianchi quello estivo allestendo un grande evento espositivo che vuole evidenziare le grandi civiltà megalitiche nate e sviluppatesi nell’isola e testimoniate da oltre 7mila siti archeologici e una moltitudine di prestigiosi reperti quali l’eccezionale prestito del Museo Nazionale di Cagliari di uno dei Guerrieri di Mont’e Prama.

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Le antichissime culture megalitiche della Sardegna e in particolare la cultura Nuragica a partire da luglio saranno al centro, per la prima volta, di un incredibile evento internazionale, che toccherà a partire dal 30 giugno 2021 fino a settembre del 2022  quattro importanti città europee e i loro prestigiosi musei, rivelando al pubblico storie e testimonianze materiali, paesaggi e civiltà affascinanti e uniche, per molti versi ancora avvolte nelle nebbie della ricerca.

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Riflettori puntati, come scrivono i curatori: “…sulle sepolture delle “domus de janas”diepoca neolitica ed eneolitica e sulle iconicheriproduzioni statuarie di “deemadri”,talvolta veri e propri capolavori artistici; sulle incredibiliarchitetturedei nuraghi che hanno caratterizzato l’Età del Bronzo nell’Isola e sullecosiddette“tombe di giganti”; sui contatti tra civiltà lontane e suglieccezionalibronzetti nuragici raffiguranti donne, uomini, guerrieri eanimali; su spade votive, modellini di edifici e di navi e sugli incredibili,monumentaliGuerrieri di Mont’e Prama: autorappresentazione di unpassato mitico riferito all’apogeo dell’Età nuragica,ma in piena Età delFerro…..”

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E’ la prima iniziativa importante post covid 19 per il nostro paese, prima tappa Berlino Museo Nazionale per la Preistoria e Protostoria (dal 30/06/21 al30/09/21); a seguire, Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo (dal 19/10/21 al 16/01/22); Museo Archeologico Nazionale di Salonicco (dall’11/02/22 al 15/05/22); ed infine Napoli MANN MuseoArcheologico Nazionale (dal 10/06/22 all’11/09/22) che ospiterà questo evento nel prestigioso salone della meridiana e nei tre grandi giardini all’aperto per offrire ai visitatori… “un quadro completo per conoscere meglio questa regione”, come affermato dal Direttore del Museo MANN Dott. Paolo Giulierini.

Il catalogo che accompagnerà la mostra é una coedizione Skira / Il Cigno GG Edizioni e pubblicato in 5 lingue: italiano, inglese, tedesco, russo e greco.

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Il percorso espositivo inizia dal periodo recente e finale del Neolitico, quando si diffondono le”domus de janas”scavate nella roccia, ovvero in lingua sarda le “case delle fate odelle streghe” – in diversi casi successivamente monumentalizzate in facciata – oquando sidiffondono i dolmen e poi, in Età del Rame, quindi nel cuore della civiltà nuragica, vero simbolo dell’unicitàdella Sardegna. Nello stesso contesto, ispirati al megalitismo, sono anche gli edifici legati al campofunerario e i luoghi di culto, pur con tutti i mutamenti della religiosità che si possonosupporre nell’ampia fase nuragica. Le “tombe di giganti”, così chiamate a livello popolare a causa delle imponentidimensioni,che nell’immaginario venivano collegate al gigantismo dei defunti,erano in realtà sepolture comunitarie ospitanti anche centinaia di individui econnesse forse al culto degli antenati, davanti alle quali venivano praticati rituali eofferte, spesso al cospetto della rappresentazione di divinità (betili). Allo stesso modo anchei luoghi di culto e i santuarisi articolano in numerosetipologie edilizie tutte improntate al megalitismo:tempi a pozzo, fonti sacre e templia megaronsono diffusi in tutta la Sardegna a partire dal Bronzo Recente e spesso ledifferenti tipologie coesistono all’interno dello stesso complesso.

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La religiosità delle genti nuragiche è qui rappresentata al suo massimo gradodall’enorme numero diex voto figurati in bronzo- i cosiddetti “bronzetti” di cui lamostra darà conto con alcuni reperti di grandissimo interesse- che riproduconofigure umane, maschili e femminili nei diversi ruoli della società, ma anche animali,oggetti e persino edifici. Proprio la produzione della bronzistica figurata offre unospaccato vivace della società nuragica, del vestiario, della gestualità, delle armi,dei sistemi alimentari; mentre la presenza dicollane e vaghi in ambra, rinvenutinegli scavi degli ultimi trent’anni in tanti santuari della Sardegna,testimonia stretticollegamentidell’Isola non solo con il mondo mediterraneo,ma anche con lereticommerciali e culturali della Penisola e dell’Europa centrale.

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Anche nell’Età del Ferro (I millennio a.C.), in una società in cui si sono profondamentemodificate le dinamiche sociali, economiche e costruttive, i nuraghi, pur non edificatida vari secoli, continuano a essere centrali nell’immaginario collettivoquale simbolodi unpassato mitico in cui tutta la popolazione dell’Isola si riconosce. Finito il tempo degli ingegnosi e arditi costruttori di torri nuragiche, si diffondonodunque leminiature di tali edifici, in pietra, ceramica, bronzoe anche in materialideperibili, utilizzate probabilmente come altari in rituali collettivie rinvenuti infatti alcentro di edifici megalitici intesi come “capanne delle riunioni”.

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È questo il momento in cui alcuni gruppi emergono sugli altri e si formano le prime aristocrazie. A Mont’e Prama una di queste si autorappresenta e si autocelebra con un complesso scultoreo unico nel suo genere, composto da quasi 40 imponenti statue in pietra di Guerrieri, Arcieri e Pugilatori, oltre a modelli di nuraghe e betili.Per la nuova società, il tempo lontano degli eroi era oggetto di venerazione e di richiamo identitario.

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Un dato tuttavia è certo: la civiltà nuragica era ormai al tramonto. Nonostante questo, il suo retaggio continuerà ad essere leggibile attraverso i secoli, malgrado il mutare dell’orizzonte semantico: dapprima con l’arrivo dei Fenici attestati lungo le coste sarde a partire dal IX secolo a.C, quindi con la presa dell’Isola da parte di Cartagine, alla fine del VI secolo, e poi con l’arrivo dei Romani. Anche dopo la conquista romana (238 a.C.) l’eredità nuragica appare leggibile, come testimoniano i resti della cultura materiale in mostra e in alcuni casi le fonti epigrafiche che ci restituiscono una onomastica prelatina. Persino in età medievale i nuraghi e addirittura le “domus de janas” sono ancora oggetto di riutilizzo e molti villaggi medievali si addensano intorno alle torri nuragiche.