MANGASIA. Wonderlands of Asian Comics – La prima mostra al mondo sulla storia del fumetto asiatico. DIGITALLIFE 2017 – Arte e nuove tecnologie

Testo e foto di Donatello Urbani

Due rassegne importanti che dovrebbero essere anche il punto di partenza di un nuovo corso che l’Amministrazione Comunale Capitolina intende iniziare per un rilancio sostanziale sia del Palazzo delle Esposizione che dei due Macro, Testaccio e Via Nizza. Da troppo tempo lamentavamo, in coro con importanti rappresentanti della vita cittadina, il completo abbandono di questi rappresentativi  centri culturali romani prova ne sia che da circa un anno e mezzo erano tutte prive di un direttore.

IMG_20171006_115326MANGASIA. Wonderlands of Asia Comics. – Allestita  al piano superiore espone un importante ed ampia selezione di tavole originali e volumi di fumetti asiatici, molti di questi quasi del tutto sconosciuti al di fuori dei confini nazionali. Questa rassegna, inoltre, concentra la propria attenzione “su un progetto creativo che sottintende alla creazione di un fumetto, offrendo in visione le sceneggiature, gli schizzi ed i layout delle pagine finite” come scrivono i curatori. Il titolo che si compone di due parole: “Manga”, termine coniato nel 1814 dal maestro Katsushika Hokusai, ed “Asia”,  ci introduce sul tema principale svolto lungo tutto il percorso espositivo. Manga è un genere di fumetto nato in Giappone e da lì si è diffuso in tutta l’Asia, e nel resto del mondo. La particolarità è offerta dai contenuti che questi fumetti hanno assunto in ciascuna nazione. Di volta in volta le loro vignette hanno fatto leva in toto sui principi propri sia del pensiero filosofico, oppure etico senza disdegnare quello religioso. Ciascun fumetto manga ha percorso un proprio sentiero, diverso in ciascuna nazione, facendo propri i caratteri nazionali di volta in volta incontrati. Questa rassegna come scrivono i curatori “…si concentra sull’evoluzione dell’arte del fumetto in Asia orientale, meridionale e sud-orientale. Non ci avventuriamo più ad ovest del Pakistan né più a nord della Mongolia e del Giappone. Anche così si tratta di una regione enorme comprendente una ventina di paesi di dimensioni diverse, dai piccoli territori e stati insulari come Hong Kong e Singapore alle due nazioni più popolate del  pianeta: la Cina e l’India….”.

IMG_20171006_114905La prima sezione, fra le sei in cui si articola il percorso espositivo, è una mappa dei territori in cui si è sviluppato il fumetto. Tra questi, oltre a quelli affermatesi in Giappone come una vera e propria industria culturale, sono esposti  i, “manhua” prodotti  in Cina  e i “manhwa” diffusi sia  in Corea che i “cergan” in Indonesia e i “Komiks” nelle Filippine.

I miti e le leggende sono i temi affrontati dai fumetti esposti nella seconda sezione che ripropongono, con un linguaggio nuovo e più congeniale alle attuali giovani generazioni, racconti imbevuti di verità eterne e messaggi di valore universale. Notevole successo hanno trovato in India i due massimi poemi epici indiani, il “Mahabharata e il Ramayana in cui sono narrate rispettivamente le vicende di Krishna e Rama.

IMG_20171006_124907                                                                                     Pannello con raffogurate gesta narrate sul Ramayana

Ricreare e rivisitare il passato nazionale è il tema in cui si sviluppa la terza sezione. Ciascun governo delle diverse nazioni asiatiche  si pone l’obbiettivo di  rileggere e raccontare in vario modo la propria storia nazionale. Molti hanno utilizzato il fumetto nell’intento di raggiungere il numero maggiore possibile di cittadini. Lwe guerre per raggiungere l’indipendenza e l’affrancamento dalla colonizzazione hanno ceduto il posto  a temi attuali e controversi quali la corruzione e la violazione dei diritti umani. Paul Gravet, capo equipe di un gruppo di curatori, tiene ad affermare che: “In molti casi gli autori di fumetti si sostituiscono ai giornalisti raccontando vicende dimenticate o  ignorate dagli organi di stampa ufficiali.”

Come si realizza un fumetto? E’ quanto viene presentato nella quarta sezione. Scrivanie, carta, penna, inchiostri di vari tipi ed oggetti vari ci presentano un mestiere difficile sia da apprendere che da coltivare, ricco di soddisfazioni e non nel guadagnarsi da vivere.

La quinta sezione affronta un tema particolarmente scabroso: com’é interpretata la pornografia in vari paesi asiatici. Censure, vincoli giuridici, dettami religiosi sono sottintesi in diverse tavole dai contenuti spesso erotici oltre che pornografici.

IMG_20171006_114815                                                             Aya Takano: “Tking a ride on the Spiriti Boat” – 2014 -.Scultura gonfiabile

La sesta ed ultima sezione ci porta a scoprire i fumetti del futuro e come questi, in Asia, abbiamo influenzato ed interagito con gli altri mezzi espressivi: dai concerti rock  alla moda fino a contaminare la fantasia di tanti appassionati  nell’immedesimarsi nei panni degli eroi preferiti con il cos play. Le due sale al termine del percorso espositivo accolgono due attrazioni sensazionali: una scultura gonfiabile realizzata da Aya Takano nel 2014 dal titolo “Tking a ride on the Spiriti Boat” ed un installazione digitale interattiva dove un robot riproduce i movimenti di quanti si fermano ad osservarlo.

Ben 281 tavole originali ed oltre 200 volumi di fumetti ci parlano dei nostri vicini asiatici e tutto sommato ci fanno scoprire un mondo popolato da esseri umani non troppo diversi da noi che quotidianamente affronta e convive con difficoltà non così diverse dalle nostre. In contemporanea a questa rassegna ci saranno nella sala cinema del Palazzo delle Esposizioni – ingresso gratuito  da Via Milano fino ad esaurimento dei posti – una rassegna di capolavori del cinema di animazione giapponese a far luogo dal 19 ottobre e una serie di conferenze “Incontri a Mangasia” a partire dal prossimo 12 ottobre. Per entrambi consultare il calendario, sito web www.palazzoesposizioni.it . Importante il catalogo curato da Paul Gravett ed edito da Thames & Hudson.

Roma – Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale, 184 fino al 21 gennaio 2018 con orari 10,00/20,00 nei giorni di domenica, materdi, mercoledi e giovedi-  0re 10,00/22,30 venerdi e sabato. Costo biglietto d’ingresso intero  €.12,50, ridotto €.10,00 – integrato con l’altra mostra Digitalife 2017, intero €.18,00, ridotto €.15,00. Sono previste riduzioni per età e gratuità di legge.

 

IMG_20171006_133755DIGITALLIFE – Arte e nuove teconologie-  Questa mostra che decisamente strizza l’occhio ad un pubblico giovane, presenta, giunte dalla Biennale dell’Image en Mouvement , nel primo piano del Palazzo delle Esposizioni, sei installazioni, una piattaforma KizArt di grande fascino, alcune talk e varie performance. “Le nuove arti visive” dice la curatrice Monique Veaute, “hanno abbandonato i vecchi mezzi tecnici a disposizione degli artisti, cavalletto, pennelli, colori, per assumerne altri  con caratteristiche digitali  che impongono agli stessi artisti conoscenze  matematiche sconosciute ai loro predecessori quali gli algoritmi.

La sezione principale, curata da Richard Castelli, vuole coinvolgere il visitatore in  una complessa e articolata architettura audiovisiva e ambienti digitali  in 3D da titolo <360>. Vari artisti presentano le loro realizzazioni di gran fascino quella  creata dall’artista tedesco Robert Henke che propone il visual concert dal titolo Lumiere III, performance di laser ad alta precisione ed in perfetta sincronia  con il suono.

mdeRobert Henke: “Lumiere III”.-performance di laser ad alta precisione ed in perfetta sincronia  con il suono in un visula concert.

Su invito della Fondazione Giuliani , la Biennale dell’Image en Mouvement (BIM), propone 13 film, perlopiù inediti in Italia, che esplorano la centralità dell’immagine nella cultura moderna. In altra sezione  incontriamo KizArt, una piattaforma realizzata con il coinvolgimenti di personalità dell’arte contemporanea dove ciascuno di questi propone un video che ha giudicato adeguato ai bambini da 0 a 14 anni. Il dialogo tra macchina ed uomo è al centro del  progetto proposto da Alex Braga dal titolo “Cracking Danilo Rea”, capace di spaziare dalla musica all’arte concettuale e che vede coinvolto il pianista Rea, celebre per le sue improvvisazioni che dal jazz arrivano alla classica e al contemporaneo. Infine il 2 dicembre, giorno di chiusura del Romaeuropa Festival il Prof. Massimo Bergamasco, Direttore dell’Istituto di Tecnologie della Comunicazione dell’Informazione e della Percezione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed il performer Sterlac presentano il loro lavoro durante l’incontro “Where are we now?. Riferimenti contemporanei per l’esplorazione del futuro”.

Roma – Palazzo delle Esposizioni – Via Nazionale, 194 fino al 7 gennaio 2018 con identico orario della mostra Mangasia. Costo biglietto d’ingresso intero  €.12,50, ridotto €.10,00 – integrato con l’altra mostra Mangasia, intero €.18,00, ridotto €.15,00. Sono previste riduzioni per età e gratuità di legge. Info sui siti www.palazzoesposizioni.itwww.romaeuropa.net

Oriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo – La Via della Seta fa sosta a Roma fino al 28 gennaio 2018 nelle sale quattrocentesche del Palazzo di Venezia

Testo e foto di Donatello Urbani

Identica la “location” a quelle delle precedenti quattro esposizioni volute in seguito a un protocollo d’intesa fra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese per far incontrare e promuovere la conoscenza delle rispettive culture. Questa è la quinta ed ultima rassegna allestita nelle sale quattrocentesche del Palazzo di Venezia ed ha assunto il suggestivo titolo diOriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo”. Differisce dalle precedenti per la finalità in quanto, nel frattempo, il Presidente cinese ha voluto riproporre  gli scambi commerciali fra Europa e la sua nazione proprio facendo leva su questa antica quanto gloriosa via che ha avuto non solo finalità commerciali, come ampiamente dimostrato nelle quattro sezioni del percorso espositivo dove sono  esposti oggetti provenienti dal Museo di Guangdong, la più grande città del sud della Cina. Dal II sec. a.C. al 19 d.C., proseguendo poi per oltre duemila anni di storia, la Via della Seta ha costituito un canale fondamentale per le relazioni tra genti e cultura e per i commerci marittimi internazionali.

IMG_20170928_124410                                                                         Tipica imbarcazione cinese per lunghi tragitti in mare riprodotta in scala.

La prima sezione non poteva che presentare la via della seta marittima che, in parallelo con gli ottomila kilometri di lunghezza di quella terrestre, si snodava sulle rotte marittime toccando una notevole quantità di scali i quali, approfittando dell’opportunità concessa dall’essere scalo marittimo, si trasformarono sia in empori commerciali di notevole importanza, che nell’assumere il ruolo di cerniera di scambio tra gruppi etnici, culture ed economie di diverse aree del mondo. I visitatori sono invitati a salire a bordo di una classica imbarcazione cinese ed iniziare il lungo viaggio attraverso tutto il percorso espositivo. Non tutte le imbarcazioni raggiungeranno lo scalo prefissato; molte giacciono tutt’ora in fondo al mare e da alcune di queste – naufragi del Nanhai 1 avvenuto in epoca Song (960/1279 d.C.- e quelli di Wanli e Nan’ao della dinastia Ming (1368/1644 d.C.- sono stati recuperati preziosi reperti che fanno bella mostra di sé in questa rassegna.

08. LA VIA DELLA SETAVaso Huluping, detto anche vaso a doppio fiasco, in porcellana bianca e blu decorato con fiori. Repertorio delle fornaci di Jimgdezhen, dinastia Ming, imperatore Wanli – 1573/1620) portato alla luce dal relitto Wanli. Foto courtesy Ufficio Stampa Polo Museale del Lazio.

“La Via delle Spezie e della Porcellana”, titolo della seconda sezione, espone sia tutti quei  prodotti cinesi che avevano una notevole diffusione all’estero che, di rimando, quelle merci straniere che venivano vendute in Cina. Scrivono i curatori:”A partire dai Tang e i Song, ogni dinastia imperiale aveva le proprie strategie di gestione commerciale marittima: i governanti perseguivano la politica del trarre profitto dai mari per riformare gli Stati, mentre lo Stato incoraggiava anche il commercio privato.” Sulla Via della Seta Marittima, porcellane, seta, tè e manufatti in metallo, incrociavano imbarcazioni che navigavano in senso inverso cariche di spezie, pietre preziose ed altri prodotti pronti per essere commercializzati in Cina. La Via della Seta Marittima descriveva un enorme bacino che includeva i paesi della sponda occidentale dell’Oceano Pacifico ed Indiano. Notevoli ed importanti sono molti reperti esposti in questa sezione, sia per il valore intrinseco che per quello documentale, quali una giara con invetriatura rossa con coppia di fenici e sei leoni, prodotta in epoca Ming (1368/1644) e il lingotto intagliato prodotto dalla fusione di oro occidentale.

IMG_20170928_124015Giara con invetriatura rossa decorata con coppia di fenici e sei leoni. Dinastia Ming– 1368/1644- portato alla luce dal relitto Nan’ao1.

La terza sezione, dal titolo “La Via delle Religioni” vuole focalizzare un momento preciso dell’evoluzione sociale avvenuta in Cina nei secoli compresi tra il XIII e XVII, nei quali grazie alla Via Marittima della Seta, vi fu la penetrazione di religioni come l’Islam, Induismo e Cristianesimo che, in una pacifica convivenza, contribuì a costruire un importante quadro multiculturale. Preziosa la testimonianza offerta da una brocca con immagine della crocifissione di Gesù,  prodotta nella dinastia Qing, imperatore Kangxi (1662/1722).

IMG_20170928_124151Brocca con immagine della crocifissione di Gesù. Dinastia Qing, imperatore Kangxi- 1662/1722-

Nell’ultima sezione, titolo “Scambi Culturali”, sono esposti reperti di notevole importanza che documentano come alla moda delle “cineserie” radicatasi  in occidente faccia riscontro un’altra, altrettanto importante, presente in Cina come testimoniato da alcuni gioielli rinvenuti nella tomba del principe Liangzhuang prodotti in occidente.

IMG_20170928_124516Statuine di Guanyn Bodhisattva in piedi. Repertorio delle fornaci di Dehua che produceva porcellane destinate principalmente all’estero. Dinastia Ming- 1368/1644-.  La particolarità di questa statua è offerta dalle affinità con l’iconografia mariana nel Cristianesimo.

Nel loro insieme tutti gli oggetti esposti in queste quattro sezioni forniscono un’ampia documentazione di come attraverso il traffico di merci le nazioni e i popolo hanno reciprocamente acquisito nuove idee, conoscenze tecniche, filosofiche e culti religiosi in un mutuo scambio che ha contribuito allo sviluppo delle successive società moderne; gli stessi identici fini che il Presidente cinese Xi Jimping vuole perseguire riproponendo  una moderna Via della Seta che assume oggi il nome di “una cintura, una via” (in inglese one belt, one road).

Museo Nazionale di Palazzo Venezia – Sale quattrocentesche fino al  28 Gennaio 2018 con orari dal martedi alla domenica 8,30/19,30 e biglietto d’ingresso €.10,00 inclusivo della visita alle collezioni museali del Palazzo di Venezia.  Info su www.mondomostre.itwww.museopalazzovenezia.beniculturali.itwww.orienteincontraoccidente.it

Museo Nazionale Romano – Il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale – TPC – restituisce il 59^ frammento del grande Rilievo in marmo del Mitra Tauroctonos.

Mariagrazia Fiorentino

Manca solo un piccolo frammento relativo alla mano destra, il sessantesimo di un magnifico “puzzle”, per completare interamente il pregevole rilievo marmoreo che raffigura il dio Mitra nell’atto di uccidere il toro, -opera artisticamente pregevole e databile al II  / III sec. d.C.- conservata alle Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano.

1500031531059_RICOMPOSIZIONE_MITRA_2                                                             Ricomposizione del rilievo raffigurante il dio Mitra. Visibile sotto la mano il 60° frammento mancante.

In attesa della completa ricomposizione, in questi giorni di piena estate, c’è stata la consegna  del  59° tassello di questo grande rilievo in marmo lunense del Mitra tauroctonos, raffigurante la testa del toro e la mano sinistra del dio. Questa consegna del pezzo alla Soprintendenza Archeologica Romana  ha consentito la ricomposizione definitiva dell’importantissimo rilievo marmoreo.L’importante recupero è stato possibile grazie all’azione che il Nucleo Carabinieri TPC svolge, quotidianamente, nella lotta alla dispersione del patrimonio culturale italiano. In questo caso il Nucleo Carabinieri TPC di Cagliari, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, nell’ambito di una ampia attività d’indagine, ha portato al sequestro di questo reperto insieme anche ad altri beni culturali.Questa operazione nasce nel mese di febbraio di quest’anno da un controllo amministrativo ad un negozio di antiquariato del cagliaritano, durante il quale i militari del locale Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno notato esposti due frammenti in marmo di verosimile interesse archeologico. I titolari dell’esercizio non sono stati in grado di fornire legittimanti dati di provenienza,  pertanto sono stati sequestrati e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, interpellata nel frattempo, dopo un accurato esame, ha giudicato i beni autentici, di sicuro interesse archeologico e riconducibili a maestranze altamente qualificate del II-III secolo d.C.La descrizione del seguito è affidata alle parole del Generale di Brigata Fabrizio Parrulli, comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale: “Considerato il pregio dei reperti, abbiamo proseguito le indagini effettuando ricerche sul web e nella banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal TPC, con mirate verifiche delle opere riferibili alla rappresentazione del culto del dio Mitra nel mondo antico romano. Durante tali ricerche, l’attenzione di un militare si è concentrata sull’immagine del grande rilievo esposto alle Terme di Diocleziano in cui appariva, in piena evidenza, l’assenza della parte raffigurante la testa del toro e la mano del dio. Una prima sovrapposizione fotografica di uno dei due reperti sequestrati, che rappresentava lo stesso soggetto del tassello mancante al rilievo delle Terme di Diocleziano con l’immagine acquisita dal web del bene esposto,  ci ha permesso di rilevare numerose e significative attinenze formali e stilistiche tali da far considerare plausibile l’appartenenza del frammento al rilievo”.I controlli successivi hanno comprovato, senza ombra di dubbio, che le parti risultavano compatibili, anzi, perfettamente combacianti ed è stato tecnicamente possibile ricollocare il frammento nel fregio con raffigurazione del dio Mitra che uccide il toro esposto nelle sale museali delle Terme. Si tratta del 59° frammento di un manufatto straordinario, sia per la qualità dell’esecuzione sia per le vicende che ne hanno consentito la ricomposizione.rilievo MITRA TAUROCTONOS©MNR_ph L. Mandato                          L’intero rilievo mitraico dopo la collocazione del pezzo mancante rintracciato dai Carabinieri TPC

Altrettanto avventurosa è l’intera cronaca della ricomposizione di questo rilievo iniziata nel 1964, a Roma, in località Tor Cervara (sulla Via Tiburtina) con un’operazione di bonifica da residuati bellici in cui furono rinvenuti 57 frammenti di marmo lunense che andavano a comporre un grande rilievo. Una volta ricostituito, questo presentava la raffigurazione del dio Mitra che uccide il toro. Purtroppo risultavano mancanti le spalle e la testa del dio e altre parti fra cui il muso dell’animale. Nel 1965, il rilievo fu acquisito nelle raccolte del Museo Nazionale Romano dove fu collocato nelle ‘Grandi Aule’ delle Terme di Diocleziano. In occasione della mostra sui culti orientali nell’Impero Romano – allestita nel 2013 a Karlsruhe – è stato materialmente possibile ricongiungere le varie parti poiché tutte presenti contemporaneamente nella cittadina tedesca.

A seguito di accordi culturali istituiti fra la Direzione Generale per le Antichità e la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, con il Badisches Landesmuseum di Karlsruhe (Germania), è stata possibile aggiungere al rilievo il 58° pezzo e, nel contempo, confermare l’ipotesi, già avanzata da uno studioso alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, secondo cui il frammento lapideo con volto di Mitra, acquisito per donazione dal Museo di Karlsruhe, fosse pertinente al rilievo da Tor Cervara conservato nel Museo delle Terme di Diocleziano.

Forse in qualche cantina di un abitante di Tor Cervara, o di qualche romano già abitante in quel quartiere, fra i tanti oggetti dimenticati si troverebbe anche il 60° pezzo relativo alla mano destra del dio Mitra. Una campagna di sensibilizzazione fra i romani intesa a rintracciare questo ultimo pezzo potrebbe portare alla completa ricomposizione dell’intero rilievo e contemporaneamente portare all’onore della cronaca un onesto cittadino benemerito del patrimonio culturale nazionale.

A puro titolo di cronaca: il valore commerciale attuale del rilievo supera i due milioni di euro.

 

Roma, Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano. Telefono: +39 06 477881. Fax: +39 06 4814125. E-mail: mn-rm@beniculturali.it

“Labirinti del Cuore – Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma”. Una mostra motore e pretesto per un’importante operazione di carattere culturale con nuove aperture di percorsi museali al Palazzo di Venezia e a Castel Sant’Angelo.

Testo e foto di Donatello Urbani

Tutto ruota intorno ad un unico quadro “Il doppio ritratto” attribuito con molta probabilità a Giorgione, Giorgio da Castelfranco,  probabilmente collezionato dal Cardinale Domenico Grimani ed entrato nelle raccolte permanenti del Palazzo di Venezia nel 1919, insieme ad altre opere appartenute al principe Fabrizio Ruffo di Motta Bagnara. Questa importante opera pittorica in occasione della mostra Labirinti del Cuore è stata presa a pretesto per un’operazione di carattere culturale intrapresa dalla dinamica direttrice del Polo Museale del Lazio, dott.ssa Edith Gabrielli, per dare notorietà alla più importante biblioteca di storia dell’arte presente in Italia, e fra le più accreditate al mondo, purtroppo misconosciuta agli italiani, in particolare ai romani, ed aprire nuovi percorsi sia sul Palazzo di Venezia che a Castel Sant’Angelo, Castello per i romani, dove in questi due monumenti, sono state allestite altrettante mostre, coordinate e interconnesse fra loro. Le due diverse sedi trattano lo stesso ed ampio tema attribuito a questa rassegna: “Labirinti del cuore – Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma”, sia pure sotto due diversi aspetti: a Palazzo di Venezia, già storica sede di rappresentanza della Serenissima Repubblica, le opere esposte pongono in particolare luce la presenza culturale dei Veneziani a Roma nonché i rapporti che intercorrevano fra la due città, mentre nella sede a Castel Sant’Angelo l’attenzione è posta sul sentimento e sulla ritrattistica che proprio in quegli anni, grazie  anche al determinante apporto di Giorgione, subirà una profonda svolta innovativa.

800px-Giorgione_100                                                                                  Giorgione: “Doppio ritratto” o “I due amici”

Un’ampia testimonianza è offerta in proposito proprio dal “Doppio Ritratto”, detto anche “I Due Amici” con l’impostazione delle due figure assolutamente nuova. Il primo piano è occupato da un ragazzo sontuosamente vestito che pensieroso ci osserva quasi con sguardo assente, tenendo con la mano sinistra un melangolo, simbolo della melancolia, mentre con la mano destra si sorregge la testa. Alle sue spalle  c’é un altro giovane, molto meno distinto sia nel vestire che nell’atteggiarsi. Un confronto fra le due figure porta a domandarci se veramente siano amici fra loro così come quanto sia diverso il messaggio che ci rivolgono sia nel lessico che nel contenuto, data la differente estrazione sociale.

Tema comune ad entrambe le sedi è il discorso riservato ai libri che viene ampiamente approfondito attraverso pregevoli edizioni che partono dalla “Hypnerotomachia Poliphilu”, stampata da Manuzio nel 1499 e arriva ad altre edizioni di opere del Petrarca, Bembo, Boccaccio, Francesco Barbati e Lodovico Casoni imperniate sullo specchio d’amore che cattura i flussi di vita presenti nei ritratti di dame, nei temi della musica, come con la colonna sonora che fa da sfondo ad un quadro dove è rappresentato uno spartito musicale.

Tintoretto - Donna che aore la veste                                                                                       Tintoretto: “Donna che apre la veste”

E’ nota la maestria di Giorgione anche come musicista. I 45 dipinti, le 27 sculture, i 36 libri a stampa, oltre i numerosi oggetti e disegni esposti in questa mostra, svolgono tutti un approfondito discorso sul tema della rassegna allargato anche ad altri collaterali quali la seduzione, significativa in proposito l’opera di Tintoretto “Donna che apre la veste”, proveniente dal Prado, che chiaramente c’introduce, insieme ad altre, sui principi che regolavano nel XVI secolo i vari “Labirinti del cuore”.

1280px-Roma-palazzovenezia02           Foto courtesy Di scalleja – Flickr, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1020254    

Seguendo così il percorso espositivo di questa mostra nelle due diverse sedi viene offerta la visita ai nuovi percorsi aperti sia a Castel Sant’Angelo che al Palazzo di Venezia. Proprio in quest’ultimo la prima novità è offerta dall’unificazione dell’ingresso che porta sia alla Biblioteca Nazionale di Arte e Archeologia, al primo piano, che, al piano superiore, all’area museale ed a quella destinata ad accogliere rassegne d’arte temporanee.

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Palazzo di Venezia: Camminamento di ronda                                                                                               Il sottotetto del Palazzo di Venezia                                                                                                                                                                                                                                                          

Le vere novità, però, sono i nuovi percorsi che consentono di accedere, con prenotazione e un biglietto d’ingresso aggiuntivo, sia al camminamento di ronda, dal quale si gode un panorama mozzafiato sulla città, e da qui passare successivamente nel sottotetto dove sono tutt’ora presenti, ed efficienti, gli originali apparati di discesa e salita dei mastodontici lampadari dei saloni di rappresentanza. Di gran fascino è anche la successiva visita riservata all’altana dove oltre al paesaggio si può osservare la vita presente sul tetto del Palazzo, dimora preferita di gabbiani.

Roma_-_Catel_Sant'Angelo   Foto- Courtesy Di Luca Aless – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=33261011

Alquanto più articolati sono i nuovi percorsi aperti a Castel Sant’Angelo che consentono di accedere, oltre al solito percorso di ronda, al “Passetto di Borgo”, la via di fuga dei Papi in caso di assedio dei Palazzi Apostolici, come avvenuto nel 1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Inoltre il nuovo percorso prevede anche l’accesso alle così dette “Sale Cambellotti”. Si tratta di tre ambienti destinati ad accogliere nel 1925 una mostra che esponeva i cimeli dell’esercito italiano, in particolare quelli relativi alla Grande Guerra Mondiale del 1915/18, decorate con dipinti e stucchi da Duilio Cambellotti, uno dei massimi interpreti dello stile Liberty. Questo nuovo stile artistico, nato sulle ceneri della “Belle epoque” negli anni immediatamente successivi al trattato di pace delle prima guerra mondiale, aveva in se, in particolare il liberty floreale, un forte sentimento antimilitarista e questo si avverte nell’opera di Cambellotti realizzata in un periodo dove i sentimenti di pace erano prevalenti su quelli militaristi che caratterizzeranno gli anni successivi.

CAM10678                                 Duilio Cambellotti: Decorazione del soffitto della sala delle colonne con alberi di alloro

Il nuovo percorso è inoltre integrato dalla visita alle “Prigioni storiche”, che accolsero fra gli altri detenuti anche Cagliostro, alle “Olearie”, ambienti adibiti un tempo a depositi alimentari, al cortile di Leone X, locale detto del Forno e alla “Stufetta di Clemente VII”, la sala da bagno del Pontefice celebre per gli affreschi della bottega di Raffaello. Tutta la visita è corredata da un sistema WI-FI, esteso all’intero perimetro del Castello e da una App scaricabile da tutti i dispositivi e particolarmente adatta agli smartphone. Questa App, disponibile in 7 lingue, mette tutti i visitatori in condizione di seguire il percorso, è integrata da una serie di “E Beacon, strumenti avveniristici installati in vari punti del percorso che intercettando i dispositivi aperti dal visitatore gli propongono, in automatico, i contenuti vocali e multimediali della App.

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Castel S.Angelo: Inizio del Passetto di Borgo                          Passetto di Borgo: Cancello che delimita il confine tra Italia e Stato Pontificio

Tutti questi nuovi percorsi museali, presenti sia al Palazzo di Venezia che a Castel Sant’Angelo, s’inseriscono nell’ambito di una interessante iniziativa culturale denominata “ARTECITY- Estate 2017” che prevede, nelle rispettive sedi, oltre cento intrattenimenti, prevalentemente serali, di arte, architettura, letteratura, musica, teatro, danza e audiovisivi, voluti ed organizzati del Polo Museale del Lazio con l’intento di presentare, ai romani ed in particolare ai turisti in visita nella nostra città, che la cultura in Italia non si è fermata agli anni passati ma è viva e presente anche ai giorni nostri.

Difficilmente abbiamo l’opportunità di esprimere giudizi positivi su iniziative culturali, come in questo caso, che interessano direttamente anche il turismo in quanto, come avvenuto in passato, fra loro troppo slegate ed autonome sia dal contesto sociale che da quello economico del territorio. Un sentito quanto meritato plauso è diretto alla Dott.ssa Edith Gabrielli, Direttrice del Polo Museale del Lazio, per aver intrapreso, anche su indicazione del Ministero dei Beni Culturali e Turismo, un percorso virtuoso a tutto vantaggio della cultura, del turismo, dell’economia e della socialità della nostra regione.

Roma – Mostra: “Labirinti del cuore”  fino al 17 settembre 2017  con biglietto d’ingresso unico valido 3 giorni dal costo di €.14,00, intero ed €.7,00 ridotto. Solo ingresso alla mostra allestita a Palazzo di Venezia il biglietto d’ingresso costa €.10,00 intero ed €.5,00, ridotto. Il costo del biglietto d’ingresso a Castel Sant’Angelo, inclusa la possibilità di scaricare la App in 7 lingue per i nuovi percorsi, è di €.14,00 intero ed €.7,00 ridotto. Contributo aggiuntivo per la visita guidata al Castello Segreto (nuovi percorsi) costo €.5,00 intero ed €.2,50, ridotto per tutti i giorni di apertura con orario ore 10,00 e 16,00 in lingua inglese – ore 11,00 e 17,00 in italiano. Gli orari di apertura sono; Per il Palazzo di Venezia – ingresso da Piazza Venezia (non più da Via del Plebiscito) dal martedi alla domenica 8,30/19,30 – chiuso il lunedi. Per Castel Sant’Angelo, Lungotevere Castello, n.50, aperto tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 19,30,00. In entrambe le sedi ingresso gratuito la prima domenica del mese. Informazioni e prenotazioni per la mostra, i due musei e relativi percorsi: tel.0632810410 – per la mostra “Labirinti del cuore” sito web: www.mostragiorgione.it – per le iniziative di “Art City – estate 2017” www.art-city.it

Il Doppio e la Copia – Caravaggio nel patrimonio del Fondo per il Culto.

Testo e Foto di Donatello Urbani.

In occasione del trentennale della revisione dei Patti Lateranensi stipulati a seguito dell’esproprio del patrimonio artistico e immobiliare ai danni della Chiesa Cattolica perpetrato dallo Stato Italiano all’indomani della presa di Roma e la sua proclamazione a capitale dello stato, è stata allestita a Roma nelle sale della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini una interessante quanto singolare mostra composta da quattro dipinti – due copie e due originali di mano certa caravaggesca.  I soggetti ritratti sono identici così come identici sono i personaggi immortalati tutti immortalati nelle stesse situazioni: due San Francesco in meditazione e  due in La Flagellazione di Cristo.

   Caravaggio San Francesco 1                                            Caravaggio San Francesco

Chiesa dei Cappucini di Via Veneto                                               Chiesa di S.Pietro a Carpineto Romano

I due San Francesco in meditazione provengono uno, l’originale, dalla chiesa di San Pietro a Carpineto Romano, attualmente in deposito alla Galleria Nazionale d’Arte Antica, e l’altro, la copia, dalla Chiesa di Santa Maria della Concezione (conosciuta come Chiesa dei Cappuccini di Via Veneto). Questi due dipinti sono stati per lungo tempo al centro di una controversa vicenda per stabilirne, con certezza, l’autenticità, inizialmente confermata alla tela presente nella chiesa ei Cappuccini. Nel 1968 nella Chiesa di San Pietro a Carpineto Romano venne rinvenuta un’opera pittorica del tutto identica a quella conservata a Roma nella chiesa dei Cappuccini. Entrambe le tele furono sottoposte ad accurati lavori di restauro e conservativi e proprio attraverso questi e agli studi compiuti per l’occasione, è stato possibile attribuire con certezza la paternità a Caravaggio dei quella proveniente da Carpineto Romano e attualmente in deposito a Palazzo Barberini

  Caravaggio - Flagellazione                                                 Caravaggio - Flagellazione 1

Napoli: Museo di Capodimonte                                                                    Napoli: Chiesa di San Domenico

Le due pale con la Flagellazione di Cristo provengono entrambe da Napoli. La prima, originale opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio, fa parte della collezione permanente esposta nel Museo di Capodimonte e, in origine, era esposta nella chiesa di San Domenico per volere della famiglia De Franchis che l’avevano commissionata all’artista. La seconda, copia probabilmente eseguita da Andrea Vaccaro a distanza di pochi anni da quella di mano caravaggesca, è attualmente esposta nella chiesa di San Domenico e differisce ben poco da quella originale se non in pochi particolari anatomici di alcune figure. Il contributo decisivo all’identificazione dell’originale è stato offerto da alcune indagini diagnostiche che hanno messo in luce, come afferma la curatrice Giulia Silvia Ghia in un saggio riportato nel bellissimo catalogo “il consistente numero di ripensamenti e modifiche tra cui, decisiva, una figura estranea alla redazione finale” che raffigura un domenicano che assiste alla flagellazione di Cristo.

Una rassegna questa che oltre ad appagare lo sguardo su opere pittoriche di notevole interesse estetico e scientifico, appassiona proprio per le tante curiosità che offre.

Roma – Galleria Nazionale d’Arte Antica – Palazzo Barberini – Via Quattro Fontane n.13 con orario dal martedi alla domenica dalle ore 8,30 alle 19,00. Biglietto d’ingresso intero €.10,00. Ridotto €.5,00 comprensivo anche della Galleria Corsini. Informazioni telefoniche 06.4824184 – email: Gan-aar@beniculturali.it

IL GUGGENHEIM. AVANGUARDIE AMERICANE 1945-1980

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