E’ lo stesso curatore Giovanni Curatola che ci presenta questa mostra tutta incentrata su “Una civiltà artistica poco conosciuta in occidente che attraverso l’arte diventa un ponte tra oriente e occidente”.

I circa 350 oggetti esposti a Roma alle Scuderie del Quirinale, salve piccole novità, erano presenti anche nelle esposizioni a Firenze nel 1994 e a Milano nel 2010. Valeva la pena esporli nuovamente a Roma? La funzione di una mostra non si esaurisce nella sola esposizione per il semplice appagamento della vista di fronte ad un oggetto sia pure raro e di smisurata bellezza. Ogni oggetto ha una sua storia da raccontare che può essere varia, multiforme e vincolata a doppio filo agli eventi storici delle civiltà che li hanno prodotti. La storia che si narra a Roma è molto diversa da quella fiorentina del 1994 a ridosso del rocambolesco recupero dell’intera collezione, composta da oltre 35.000 pezzi, dopo il trafugamento iracheno a seguito dell’invasione del Kuwait. Tanto diverso quanto originale è stato il messaggio presente nell’esposizione milanese del 2010 poco tempo dopo lo scempio del Buddha  di Bamiyan dove questa magnifica collezione è stata chiamata a testimoniare la civiltà islamica di fronte alla barbarie di sconsiderati integralisti.

 

Vaso in vetro smaltato in policromia decorato con una coppia di fenici in stile cinese e una grande iscrizione in thuluth che recita: “Gloria al nostro Signore, il Re, il Sapiente”. Vetro soffiato, lavorato, smaltato in policromia e dorato; con applicazione di anelli da sospensione. Dimensioni:  cm.27.5×15.8. Arte mamelucca Siria o Egitto, prima metà del XIV secolo d.C. In epoca Mamelucca lo stile epigrafico più apprezzato fu il thuluth (significa 3:1, ovvero il rapporto matematico fra l’estensione delle aste delle lettere e il loro sviluppo orizzontale), molto slanciato e naturalmente elegante. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa

Particolare è anche il messaggio di questa esposizione romana. Innanzi tutto fa propri quelli delle precedenti edizioni, in più vuole gettare nuova e diversa luce sugli usi e costumi dei tanti islamici presenti nella nostra società, molti arrivati a bordo di barconi, in fuga dalle rispettive nazioni perché in guerra o colpite da gravi carestie alimentari. Alle spalle delle loro credenze religiose, dei loro gusti alimentari per arrivare fino al modo di vestirsi vi sono tante civiltà che si sono succedute nel corso dei secoli lasciando ognuna un segno indelebile sui loro saperi. Scopo palese di questa rassegna è quella di riaffermare attraverso l’arte i valori della civiltà islamica, presentati come non molto distanti da quelli occidentali cristiani nella comune osservanza del vivere in armonia con Dio per glorificarlo e la nobile pratica della misericordia verso i meno fortunati. Anche le differenze che emergono,  dall’iconoclastia al non uso di alcoolici, trovano la loro giustificazione tra la proibizione pubblica  e l’ammissione nella sfera privata, come per le raffinate miniature dei codici e la ritrattistica moghul o i pregevoli vini prodotti nella sponda sud del Mediterraneo.

 

Miniatura dipinta su seta con la rappresentazione di una coppia principesca con attendenti, tutti riccamente ingioiellati e con vesti dalle lunghe maniche ricamate in oro e profilate in pelliccia. Dimensioni cm.20×28.3.

Dipinta in policromia su seta. Asia Centrale, inizi del XV secolo d.C. Al centro la coppia regale (spesso identificata come Humay e Humayun, protagonisti di una celebre storia d’amore), riccamente vestita secondo la moda del tempo con lunghe sopravesti o caffetani in seta  con motivi decorativi ricamati in oro. Dipinti di questo genere sono attribuibili alla scuola Timuride Quattrocentesca e sono straordinari esempi della fusione armonica degli stili pittorici islamici, cinesi e centroasiatici. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa

 

Un messaggio etico e sociale che arriva a noi attraverso la bellezza espressa da una collezione d’arte messa insieme  dall’emiro del Kuwait e successivamente donata dallo stesso al suo popolo. La raccolta iniziò nel lontano 1975 quanto Sheikh Nasser Sabah Named al-Sabah, re del Kuwai, mostrò a sua moglie la Sheikha Husah Sabah al-Salem al-Sabah la splendita bottiglia in vetro smaltato, sopra riprodotta, acquistata durante un viaggio. Quel gesto segnò  la costituzione di una delle più importanti collezioni d’arte islamica esistenti al mondo.

Il percorso espositivo si articola in due grandi sezioni. La prima, introdotta dalla numismatica, presenta le varie fasi di sviluppo della civiltà islamica in stretto ordine cronologico. Si parte dalle grandi civiltà preesistenti a quella islamica: quella bizantina, nella parte nord occidentale e la mesopotamica nella parte orientale. A seguire sono presentati i vari mondi islamici: i turchi ottomani nel Mediterraneo, i safavidi nell’Iran  e l’opulento e fiabesco mondo Moghul nell’India.

La seconda sezione è dedicata ai temi e ai modi artistici, dal rigore formale delle categorie, alla fantasia del motivo floreale ripetuto- arabesco- fino alla rappresentazione astratta e realistica della figura umana o animale.

 

Collana d’oro e pendente con incastonati diamanti e un ulteriore grano pendente in smeraldo. Sul vetro smalti champlevé a coprire le cerniere di montaggio della catena; motivi floreali in blu, verde e rosso, sempre in smalto, ornano il retro del pendente. Eseguita in oro e con gemme  con la tecnica kundan; sul retro smalti champlevé. Il grano in smeraldo è stato scolpito, forato e polito con strumenti lapidari Dimensioni: H. 39 cm.; L. 4 cm. (il pendente). India, Deccan, Hyderabad, fine del XVIII secolo. Il kundan è un metodo di lavorazione che pare esclusivo dell’India e attraverso una iper raffinazione dell’oro che viene battuto e talmente purificato da renderlo viscoso ed estremamente duttile a temperatura ambiente. In questa maniera l’oro, pressato sulla pietra, aderisce perfettamente e permette all’artista una libertà d’azione e di creazione uniche. Un’altra caratteristica degna di nota è quella dell’uso degli smalti sull’oro (tecnica complessa e difficilissima da controllare con successo), a impreziosire ulteriormente, attraverso un lavoro di alta qualità artistica, gemme fra le più nobili, quali smeraldi, diamanti e rubini, spesso di ragguardevoli dimensioni. L’oreficeria indiana non solo è preziosa quanto poche altre, ma è un inno alla luce e al colore. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa.

 

Una vera chicca chiude questa interessante rassegna con le opere di oreficeria, in prevalenza indiane che, fra l’altro, costituiscono il vanto dell’intera collezione al-Sabah.

Un nutrito calendario di eventi culturali- musica, incontri e cinema sulla civiltà islamica- accompagnerà questa rassegna, distribuiti lungo tutto l’arco temporale a partire dal prossimo 3 settembre 2015.  Info per incontri e proiezioni su www.palazzoesposizioni.it – per il concerto incluso nel biglietto d’ingresso alle Scuderie del Quirinale del complesso Milagro Acustico Medina Sound del 5 settembre 2015, vedi www.scuderiequirinale.it-

Roma: Scuderie del Quirinale- Via XXIV maggio, n.16 fino al 20 settembre 2015 con orario dalla domenica al venerdi dalle 12,00 alle 20,00, sabato fino alle 23,00. Biglietto d’ingresso intero €.8,00, ridotto €.6,00. Il catalogo, ricco d’immagini ed apporti scientifici è edito da Skira