Glorie di carta . Il disegno degli arazzi Barberini

Testo e Foto di Donatello Urbani

Un progetto ampiamente condivisibile questo attuato dalle  Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma : far rivivere l’arazzeria Barberini, una delle più prestigiose al mondo, attraverso la mostra: “Glorie di carta. Il disegno degli arazzi Barberini”, a cura di Maurizia Cicconi e Michele Di Monte, dedicata all’esposizione dei cartoni preparatori delle più importanti serie di arazzi realizzate dalla fabbrica impiantata a Roma nel 1627 dalla famiglia Barberini. Il percorso espositivo, allestito fino al al 22 aprile 2018  in una sala della Pinacoteca di Arte Antica di Palazzo Barberini, mostra tre cartoni preparatori, ciascuno appartenente a uno dei cicli che ritraggono le Storie di Costantino, la Vita di Cristo e le Storie di Urbano VIII.  Le serie prescelte sono le più importanti delle sette volute dal Cardinal Francesco e prodotte dall’arazzeria Barberini, lungo un arco di circa cinquant’anni di attività.

IMG_20171219_113711Pietro Berrettini detto Da Cortona: “Ritratto di Papa Urbano VIII” – 1627. Maffeo Berberini. Olio su tela. Collezione Musei Capitolini.

“I cartoni, che escono per la prima volta dai depositi dopo vent’anni,“ scrivono i curatori, “costituiscono un’occasione irripetibile per conoscere una delle più fastose committenze della famiglia, ancora poco nota al grande pubblico. Sebbene la tecnica della tessitura ad arazzo abbia origini antichissime, nel Seicento divenne strumento di ostentazione dello status sociale delle famiglie altolocate: possedere un’arazzeria era segnale di grande prestigio e ricchezza. Grandi pittori e artisti dell’epoca erano chiamati a dipingere il disegno preparatorio dell’arazzo: è il caso del ciclo con le Storie di Costantino, alla cui intera ideazione sovrintese Pietro da Cortona”.

IMG_20171219_113304Pietro da Cortona (1596-1669), “Costantino abbatte gli idoli”. Appartiene alla serie con le Storie di Costantino, il più prestigioso ciclo messo in produzione dall’arazzeria.

La serie della Vita di Cristo (composta di 12 grandiosi arazzi, di cui le Gallerie Nazionali Barberini Corsini posseggono ben 8 cartoni) è opera di Giovan Francesco Romanelli. Di questa serie  viene presentata in mostra per la prima volta “La Natività”.

IMG_20171219_114032Giovan Francesco Romanelli (1601-1662), “La Natività”. Fa parte della serie con la Vita di Cristo. Il monumentale progetto, avviato nel 1643, consta di 12 pezzi. Il ciclo della Vita di Cristo impegna l’arazzeria in anni difficili per i Barberini. Nel 1644 il nuovo Papa Innocenzo X Pamphilj, ostile alla famiglia, avvia un’inchiesta sulla condotta del defunto Urbano VIII e dei nipoti, accusati di aver sottratto denari all’erario pontificio per scopi privati. I Barberini sono costretti ad abbandonare Roma. Forse anche per questo la realizzazione si protrae a lungo. Molto probabilmente, il Cardinal Francesco affida il ciclo delle dodici storie di Cristo a Giovanni Francesco Romanelli sulla scorta del successo del suo precedente impegno per i Dossali della Cappella Sistina. Il pittore viterbese, cresciuto all’ombra del maestro Pietro da Cortona, ottiene finalmente la sua emancipazione, il suo riscatto. Dei dodici arazzi, attualmente nella cattedrale di Saint John the Divine di New York, si conservano a Palazzo Barberini otto cartoni.

Il ciclo di arazzi con la Vita di Urbano VIII, progettato dalla scuola di Pietro da Cortona, era destinato a decorare il grande salone di Palazzo Barberini”.

IMG_20171219_113944Antonio Gherardi (1638-1702), Maffeo Barberini presiede i lavori di bonifica del Lago Trasimeno. Appartiene alla serie della Vita di Urbano VIII.  È la serie più importante realizzata dall’arazzeria e, in assoluto, uno dei più notevoli cicli biografici del Seicento. La finalità panegirica è evidente: nei fatti prescelti per raccontare la vita di Urbano VIII, biografia e allegoria si sovrappongono. Il ciclo può considerarsi il completamento ideale dell’esaltazione del papa e della sua famiglia dipinta da Pietro da Cortona nel Trionfo della Divina Provvidenza (1632–1639). È infatti probabile che la collocazione prevista per il ciclo fossero proprio le pareti dello straordinario salone di  Palazzo Barberini. Gli arazzi si trovano attualmente conservati nei depositi dei Musei Vaticani.

Nel XVII secolo, collezionare arazzi era quasi d’obbligo per una famiglia che, come quella dei Barberini che ambiva a un prestigio internazionale, anche perché gli arazzi erano simboli di lusso, fasto e ricchezza ben più dei dipinti. Ma un conto era possedere arazzi, sia pure pregiati e in gran copia, altra cosa era possedere addirittura un’arazzeria di famiglia. E siccome i Barberini miravano in alto, e non badavano a spese, il Cardinal Francesco (1597-1679), nipote del Papa, decise di fondarne una  ex novo a Roma, naturalmente  a maggior gloria, e uso, della propria dinastia. L’occasione fu un regalo, che il cardinale, legato pontificio  alla corte di Francia nel 1625, ricevette da Luigi XIII, come “ captatio benevolentiae”  per compensare il parziale  insuccesso della delicata missione diplomatica. Il gesto fu grandioso e insieme strategico: sette enormi  arazzi, tessuti su disegni di Rubens, e dedicati alle  Storie di Costantino l’imperatore che aveva abdicato  al paganesimo per farsi cristiano e aveva ufficialmente concesso pieni diritti alla nuova Chiesa. Barberini accettò il dono, ma per completare la serie, secondo i propri interessi, preferì servirsi della manifattura romana da lui appena fondata nel 1627, e commissionò a Pietro da Cortona i cartoni sul cui modello tessere  cinque nuovi pezzi. Se le arazzerie francesi facevano scuola – l’arazzo, dopo tutto, deve il suo nome alla citta di Arras, che fu a lungo centro di produzione “par excellence”,  Roma poteva non essere da meno, se non altro nei disegni dei Barberini. L’arazzeria Barberini fu concepita e operò a immagine e somiglianza del suo fondatore: le serie prodotte riflettono totalmente il disegno politico e “mediatico” del Cardinal Francesco, al punto che, alla sua morte, la fabbrica cessò immediatamente di esistere. Per il suo progetto il cardinale ingaggiò numerosi specialisti: il primo responsabile della fabbrica fu il fiammingo Jacob van den Vliete, naturalizzato Giacomo della Riviera, che operò con i suoi collaboratori fino alla morte nel 1639. Il suo successore fu il genero Gasparo Rocci. Dal 1648, anno di morte del Rocci, la manifattura degli arazzi fu gestita da donne: Caterina della Riviera, rispettivamente figlia e moglie dell’artigiano fiammingo e del Rocci, e la sorella Maria Maddalena si successero nella guida dell’arazzeria fino al 1678. Un anno dopo, sotto la direzione di Anna Zampieri, l’arazzeria fu definitivamente chiusa. Francesco Barberini volle inoltre che le sedi dell’arazzeria non fossero troppo distanti dalle sue residenze abituali. I telai furono infatti allestiti prima a Palazzo Cesi e poi a Palazzo Rusticucci, entrambi vicini ai suoi appartamenti in Vaticano, quindi nel Casino Accoramboni – a un passo da Palazzo Barberini – e, infine, al vicolo dei Leutari, dove il cardinale teneva le sue carrozze, non lontano dal palazzo della Cancelleria, sede dei suoi uffici. Nei cinquant’anni di attività della bottega (1627-1679) furono realizzate sette importanti serie di arazzi, oltre a lavori minori. Pietro da Cortona, e dopo di lui Giovan Francesco Romanelli e Ciro Ferri, sovraintesero alla progettazione dei vari cicli, ma in larga parte i cartoni vennero materialmente eseguiti dai loro numerosi allievi. Di seguito una breve lista delle sette serie Barberini con gli autori dei cartoni:

I CASTELLI (1627–1630) 8 pezzi – Filippo d’Angeli e Francesco Mingucci

LE STORIE DI COSTANTINO (1630–1641)5 pezzi – Pietro da Cortona

I GIOCHI DI PUTTI (1637–1642) 8 pezzi – Giovan Francesco Romanelli

I DOSSALI PER LA CAPPELLA SISTINA (1635-1648) 4 pezzi – Pietro da Cortona e Giovan Francesco Romanelli

LA VITA DI CRISTO (1643–1656) 12 pezzi – Giovan Francesco Romanelli, Giuseppe Belloni, Paolo Spagna

LE STORIE DI APOLLO (1659–1663) 5 pezzi – Clemente Maioli

LA VITA DI URBANO VIII (1663–1679) 10 pezzi – Antonio Gherardi, Fabio Cristofani, Giacinto Camassei, Pietro Lucatelli.                                                                       IMG_20171219_113644                                                         Andrea Sacchi, Jan Miel e Antonio Gherardi: “Visita di Urbano VIII al Gesù” (1642-1643)

Di grande interesse in mostra anche il “Ritratto di Urbano VIII” di Pietro da Cortona, in prestito dai Musei Capitolini, e la “Visita di Urbano VIII al Gesù” (1642-1643) di Andrea Sacchi, Jan Miel e Antonio Gherardi, esposta l’ultima volta negli anni Ottanta del Novecento, realizzato in occasione della partecipazione di Papa Barberini alle celebrazioni per il centenario della fondazione dell’Ordine dei Gesuiti, che completano in maniera  esaustiva l’intero percorso espositivo.

Roma, Palazzo Barberini, Via delle Quattro Fontane, 13 fino al 22 aprile 2018 con orari: martedì / domenica 8.30 – 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00. Giorni di chiusura: lunedì, 25 dicembre, 1° gennaio. Costo del biglietto d’ingresso: intero 12,00 € – ridotto 6 €. Gratuità come previste dalla legge. Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo di Palazzo Barberini e della Galleria Corsini. Informazioni: telefoniche 06-4824184- e.mail: Gan-aar@beniculturali.it

“ Voglia d’Italia” – Il Collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano.

Donatello Urbani

Sono due le sede espositive che ospitano fino al 4 marzo 2018 questa interessante mostra che, nelle parole della Direttrice del Polo Museale del Lazio, Edith Gabrielli, dovrebbe rappresentare anche il suo “canto del cigno” in quanto il mandato scadrà nel prossimo anno. Le location coinvolte sono il piano nobile di Palazzo Venezia e le nuove Gallerie Sacconi al Vittoriano, aperte al pubblico per la prima volta ,recentemente restaurate e adattate al nuovo compito. Per l’occasione il visitatore può fruire di un biglietto unico valido per gli ingressi nelle due sedi, che consente, fra l’altro, anche di accedere alla spettacolare terrazza panoramica del Vittoriano, oltre  visitare i nuovi percorsi di Palazzo Venezia recentemente aperti alla fruibilità del pubblico nel rispetto di un particolare programma  che ha per obbiettivo principale la valorizzazione di queste due sedi quali luoghi di cultura. In proposito, come attestano le preferenze accordate dal grande pubblico, entrambi sono tornati  ad essere fra le prime destinazioni e percorsi culturali visitati tanto dai turisti che dai romani.

Sartorio                                                                                                             Giulio Aristide Sartorio: “Le vergini savie e le vergini stolte” – Particolare

La mostra presenta al pubblico – per la prima volta in modo organico – la raccolta vasta e sorprendente che i coniugi statunitensi George Washington Wurts ed Henrietta Tower misero insieme a cavallo fra XIX e XX secolo e donarono poi allo Stato italiano, per l’esattezza al museo di Palazzo Venezia, dove tuttora è conservata. L’intera donazione comprendeva oltre quattromila oggetti, tanti ne avevano collezionati i coniugi Wurts nel corso della lunga carriera diplomatica del marito trascorsa quasi interamente a Roma con una pausa, dal 1882 al 1892, in Russia presso la sede diplomatica statunitense di San Pietroburgo.  “Alla base della mostra”, spiega il curatore Emanuele Pellegrini, storico dell’arte e docente all’IMT – School for Advanced Studies di Lucca, “vi è comunque anche l’idea di restituire il contesto della raccolta Wurts, ovvero quella particolare forma di collezionismo che tra Ottocento e Novecento si legò così intimamente all’Italia, fino a concretizzarsi spesso nella donazione allo Stato di singole opere o di intere raccolte. La mostra illustra le dinamiche del collezionismo, soprattutto anglo-americano, e del mercato internazionale, sullo sfondo dei radicali cambiamenti vissuti in quegli anni dalla giovane nazione italiana e dalla sua nuova capitale, Roma”.

07                                             Michael Pacher ( o a la maniera de?): “San Michele Arcangelo” – 1480 ca (?). Legno. Museo Nazionale di Palazzo Venezia

Ai Wurts è dedicata la sezione allestita a Palazzo Venezia in sette diverse sezioni dove sono  esposte le opere più significative della raccolta, molte delle quali sono state portate fuori dai depositi, studiate e restaurate per l’occasione.

Nelle Gallerie Sacconi del Vittoriano invece è esposto un congruo numero di opere, provenienti da prestigiosi musei e collezioni private italiane ed estere che racconta un intero mondo fatto di aste, di mercanti e di mercato, nazionali e internazionali, oltre all’affermazione di un artigianato di qualità portavoce di una rilettura “in stile” dell’arte del passato.

“La mostra – afferma la direttrice del Polo Edith Gabrielli – si pone come un momento chiave nella strategia del Polo Museale del Lazio. Rigorosamente site-specific e contraddistinta da un rimarchevole impegno culturale che  sottolinea il rientro nel circuito del grande pubblico di Palazzo Venezia e del Vittoriano”. In particolare il Vittoriano abbina alla primaria destinazione di contenitore delle memorie risorgimentali quella anche museale con un messaggio artistico che supera e va oltre i valori nazionali.  La costruzione, iniziata nel 1885, venne  inaugurata nel 1911 in occasione dell’Esposizione che celebrava il cinquantenario dell’Unità d’Italia , divienendo per l’occasione  anche  l’emblema che caratterizza la città di Roma all’alba del Novecento.

Il catalogo, edito da Arte’m, ricco di tavole a colori e oltremodo esautivo nelle sue 520 pagine, viene proposto al costo di €.25,00 . In occasione dell’esposizione la Sala Regia di Palazzo Venezia ospiterà una rassegna sulla musica di quegli anni curata da Ernesto Assante.

 ROMA –Palazzo di  Venezia (Ingresso da Piazza Venezia) Martedì/Domenica 8.30 – 19.30 (chiuso il lunedì);

Gallerie Sacconi al Vittoriano Ingresso da Piazza Venezia e da Via del Teatro di Marcello (lato Aracoeli) Tutti i giorni 9.30 – 19.30

Modalità di visita: La mostra è allestita in due sedi, a Palazzo Venezia e nelle Gallerie Sacconi al Vittoriano. Durante la sua apertura al pubblico è istituito un biglietto unico, valido per un ingresso agli Ascensori panoramici del Vittoriano, alla Mostra Voglia d’Italia nelle Gallerie Sacconi al Vittoriano e a Palazzo Venezia (Mostra Voglia d’Italia e percorso museale). Costo del iglietto d’ingresso unico:

  • Intero € 10,00
  • Ridotto € 5,00
  • Gratuito: riservato alle categorie previste dalla legge e consultabili sulla pagina ufficiale del MiBACT beniculturali.it.

Inclusa nel biglietto d’ingresso la disponibilità di audioguida alla mostra sia a Palazzo Venezia che al Vittoriano. Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese. È disponibile un’audioguida gratuita della mostra sia a Palazzo Venezia che al Vittoriano. Info e prenotazioni www.gebart.it  tel.+39 06 32810  (dal lunedì al venerdì ore 9 – 18 e il sabato ore 9 – 13) www.mostravogliaditalia.it

“FIABE E LEGGENDE” – Un accattivante messaggio natalizio proposto ai visitatori di una interessante mostra al Vittoriano – Ala Brasini – da Lina Passalacqua.

Testo e Foto di Donatello Urbani

In questa esposizione l’artista romana Lina Passalacqua, propone il suo più recente ciclo pittorico che ha intolato “Fiabe e leggende” composto da circa 20 opere,  molte del tutto sconosciute al  grande pubblico, inclusi vari bozzetti preparatori, tutte realizzate nell’ultimo triennio ed ispirate alla letteratura fantastica da Aladino ad Alice nel paese delle meraviglie, da Il Soldatino di piombo a Pinocchio e Peter Pan quali libere interpretazioni pittoriche dell’artista verso una letteratura ingiustamente relegata nel novero della narrativa per l’infanzia.

Passalacqua il principe azzurro 9C0A9393                                                                     Lina Passalacqua: “Il Principe azzurro” – 2017. Olio su  tela

Scrivono i curatori: “Coi suoi lavori, Lina Passalacqua rivendica il fascino del mito, della leggenda e della fantasia utilizzando un linguaggio coerente con i suoi precedenti cicli pittorici quali Le quattro stagioni, I Voli, Le Vele, tutti presenti in mostra per dar vita a questa rassegna antologica”.

La Passalacqua giunge alla pittura passando prima per il teatro e l’arte della recitazione e questo, certamente, le ha insegnato quella facilità di linguaggio che successivamente ha trasferito nelle sue opere pittoriche sia pure, come rivelano alcuni critici: “con un dinamismo e un’energia sorprendenti, manifestamente futurista. Un lavoro, il suo,  dietro cui opera un lungo e appassionato esercizio di disegno preparatorio all’opera finale, come documentato nella sezione Flash dell’esposizione”.

Passalacqua                                                                     Lina Passalacqua: “I Tre Porcellini” – 2016. Olio su tela

Accompagna la mostra il catalogo/monografia pubblicato  da Gangemi Editore, pagine 141, costo €.25,00 che, oltre a documentare tutte le opere esposte, presenta il testo critico di Carlo Fabrizio Carli e un’antologia della critica.

Roma – Complesso del Vittoriano – Ala Brasini – Via San Pietro in carcere (lato Fori Imperiali) fino al 14 gennaio con orario di apertura dal lunedì al  giovedì: 9.30 – 19.30 – venerdì e sabato: 9.30 – 22.00 – domenica: 9.30 – 20.30. Ingresso libero consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura.

Riapre a Viterbo il Teatro Unione il più prestigioso testimone della vita culturale cittadina.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La buona tradizione natalizia vuole che siano Gesù Bambino, per i credenti, e  Babbo Natale, per i laici, a lasciare almeno un dono in occasione delle festività che li vedono protagonisti. La città di Viterbo può dirsi fortunata perché ne aggiunge un terzo: Santa Rosa. Sulla Piazza dove troneggia l’ultima “macchina” protagonista della famosa processione annuale, è apparso un regalo tanto desiderato quanto atteso da molto tempo: la riapertura del Teatro Unione, perno centrale su cui ruoterà intorno una intensa attività culturale.

IMG_20171217_173209         Viterbo: La macchina di Santa Rosa presente nella processione dell’anno 2017: Dietro s’intravede il restaurato Teatro Unione.

Sull’Associazione XXI Secolo e sull’Accademia delle Arti di alto perfezionamento sulla musica  Lirica,  Sinfonico-orchestrale, arte scenica e Danza, che hanno sede in Viterbo, ricade l’onere di predisporre un calendario di attività artistiche e concerti ai quali sono stati chiamati a prestare la loro arte e collaborazione importanti protagonisti sui rispettivi campi quali Placido Domingo Jr, il maestro direttore e concertatore Romualdo Savastano, Alfonso Paganini, già primo ballerino al Teatro dell’Opera di Roma e direttore a Roma di una valida scuola di danza, ed Hamica Speroni che ha elaborato e messo a punto un interessante quanto avanguardistico  proge­tto di Medicina dell’­arte rivolto al miglioramento delle performance  in particolare di cantanti sia di opera che di musica leggera.

IMG_20171217_190518La presentatrice : Maria Carfora intervista alcuni protagonisti della Serata di Gala di riapertura del Teatro Unione fra i quali, nell’ordine. il maestro Romualdo Savastano, Placido Domingo Jr, Silvia Bergamini, Amica Speroni e l’Avv.Giuliano Nisi, presidente dell’Associazione Artistico Cultuirale XXI secolo.

E’ la stessa Dott.ssa Hamica Speroni che afferma, nel corso di una breve intervista concessaci in occasione della serata di gala riservata alla riapertura del Teatro Unione: “ Il nostro obiettivo è quello di migliorare le performance attraverso l’utilizzo di tecniche neurofisiologiche e respiratorie mirate messe a punto in sinergia con un’equipe medica specializzata nella prevenzione e nel trattamento delle patologie correlate alle professioni artistiche, in particolare di strumentisti e cantanti.” Altra importante iniziativa culturale intrapresa dall’Amministrazione Comunale, al pari delle riapertura del Teatro Unione, è la trasformazione in forma museale permanente della mostra su “Il Tesoro di Santa Rosa”, che avrebbe dovuto chiudere il prossimo 6 gennaio, già allestita in città nell’omonimo Monastero. “E’ stato il grande successo ottenuto da questa rassegna a spingerci ad intraprendere una iniziativa utile a garantire una vasta visibilità sulla nostra patrona, “afferma la dinamica e giovane Vice-Sindaco Dott.ssa Lisetta Ciambella, “e quella adottata per trasformarla in museo permanente è sembrata la migliore e la più idonea a richiamare l’attenzione di turisti sulle nostre proposte in particolari culturali che coinvolgeranno anche il territorio comunale.”

Notizie ed informazioni sulle future attività nei siti web: www.art-musira.itwww.xxisecolo.org – oppure e.mail: accademiadelleartivt@gmail.com e tel. Avv.Giuliano Nisi 347.5607720 e Dott.ssa Hamica Speroni 392.1543669.

Mondo Za – Il film di Gianfranco Pannone dal 20 dicembre nelle sale italiane.

Testo e foto di Donatello Urbani e Mariagrazia Fiorentino

Il mese di dicembre è quasi interamente occupato dai “cinepanettone” e questo “Mondo Za”, ultima fatica di Gianfranco Pannone che ci propone  il mondo della Bassa reggiana che fu di Cesare Zavattini, padre del neorealismo, può sembrare quasi una voce fuori dal coro. Un film dove il  grande Za, padre del Neorealismo italiano (chi non ricorda Ladri di biciclette? O Miracolo a Milano?), incontra idealmente la sua gente in questo pezzo d’Emilia lambito dal fiume Po, un amico/nemico da tenere sempre sotto stretto controllo.  Sono questi, in effetti, i veri film interpreti dei valori e dei contenuti di queste festività che portandoci di peso in un mondo che fu il nostro e dei nostri padri rivive oggi identiche realtà in versioni nuove e con nuovi protagonisti.

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Il rapporto che ha legato la Bassa reggiana a Cesare Zavattini è stato ricco e complesso e in questo film è presentato come il protagonista assoluto dove passato e presente  s’intrecciano fra loro in una nuova versione senza tempo attraverso le testimonianze di quattro uomini d’età e condizioni sociali diverse. Storie di altri uomini e di altre donne: “Eravamo felici senza avere nulla, però avevamo la speranza”. Oggi le tracce di Zavattini, come ci hanno testimoniato i protagonisti nella conferenza stampa: “le puoi trovare qua e là nella Bassa in un vecchio militante comunista, oppure in un solitario pittore naif che sembra uscito da un racconto dello stesso scrittore luzzarese, così come in un ragazzo africano emigrato con la famiglia da queste parti, che in inglese, senza tralasciare il dialetto locale, rappa versi e pensieri del grande Za. E sullo sfondo vaga il fantasma di Ligabue, il pittore svizzero che finì da queste parti e che, vivendo come un clochard nella boscaglia fuori il paese di Gualtieri, con la sua arte trasformò la Bassa in un’Africa lussureggiante. Cose così accadono ancor oggi in questa terra di confine, fuori piatta e monotona, dentro inquieta e mai doma. E Zavattini sorveglia su tutto e su tutti, come un padre bambino sempre vicino agli umili”.

Il prossimo anno questo film sarà trasmesso dalla RAI nelle proprie reti televisive.

“CLEMENTE XI collezionista e mecenate illuminato” in mostra nel Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni

Testo e foto di Donatello Urbani

Clemente XI, Giovanni Francesco Albani di Urbino, città che gli dette i natali il 22 o il 23 luglio 1649 da Carlo e da Elena Mosca, nobildonna di Pesaro, fu un importante protagonista della vita culturale e religiosa europea del primo ventennio del ‘700. Insieme al Cardinale Decio Azzolino, alla Regina Cristina di Svezia e ai due Ghezzi, Giuseppe e Pierleone, fu, inoltre, l’animatore della vita culturale della Roma di quel tempo caratterizzando anche il momento di maggior gloria del Pio Sodalizio dei Piceni, allora Arciconfraternita della Santa Casa di Loreto. La mostra, allestita nel Complesso Museale Monumentale di San Salvatore in Lauro, sede storica di questo Pio Sodalizio, oltre ad aprire uno spiraglio sulla figura di questo Papa vuole tenere sempre viva l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma e le tragiche conseguenze subite dal patrimonio dei beni culturali regionali a seguito del terremoto che ha colpito la Regione Marche nel 2016.

IMG_20171206_133030            Carlo Maratta (attribuzione): “Il Cardinale Giovanni Francesco Albani” – 1692. Olio su tela. Collezione privata in Urbino.

Nel 1677 entrò ufficialmente nella prelatura: Innocenzo XI – Papa Pamphjli-, lo nominò referendario delle due Segnature e consultore della Congregazione concistoriale, ed ebbe il governatorato di Rieti, della Sabina e Orvieto. Nel 1683 tornò a Roma per essere nominato vicario e giudice di S. Pietro con il privilegio di mantenere il canonicato di S. Lorenzo. Il 27 settembre 1700 muore Innocenzo XII e il 9 ottobre 1700 inizia il conclave nella più assoluta incertezza: la rigidità dei cardinali delle potenze francesi e spagnole e la volontà degli zelanti di eleggere un papa “di petto e testa forte” faceva prevedere un lungo conclave. Il Cardinale Albani entrò in conclave non completamente ignaro della consistenza di una sua candidatura. Gli storici ed i critici di oggi offrono un bilancio complessivo del pontificato di Clemente XI non certo positivo. Di lui scrivono: “Eletto tra grandi speranze, egli fu un esecutore diligente ma di scarsa inventiva del suo zelante programma.  In politica religiosa subì l’iniziativa del potere civile e ruppe con un passato di prudenza per affrontare la battaglia contro il giansenismo con un’inflazione di risposte tipicamente curiali prive di un solido retroterra teologico e storico.

IMG_20171206_133121                                      Cristoforo Roncalli: “Ritratto di Clemente XI” – XVIII secolo. Olio su tela. Urbino, collezione privata

Fu interprete emblematico di una impreparazione generalizzata degli ambienti curiali di fronte ai movimenti profondi della società, degli Stati e della stessa realtà ecclesiale: egli rimase imprigionato, nel bene e nel male, in una cultura devota, controriformistica, obnubilata da una visione di un cattolicesimo trionfante e da un’inevitabile tentazione oracolare del magistero papale, fondati sulla rigida centralizzazione e sull’identificazione ormai storicamente agonizzante tra Ecclesia Romana ed Ecclesia Universalis”. Da tenere presente che ci troviamo storicamente di fronte ai primi passi compiuti dal secolo dei lumi verso illuminismo e non tutti i politici ed intellettuali del tempo compresero i profondi cambiamenti che erano in corso nella società.

Alquanto diverso il giudizio degli storici e critici d’arte; non per niente tiene a precisare il curatore Claudio Maggini nel corso della conferenza stampa: “Il cardinale Giovanni Francesco Albani, urbinate, di famiglia facoltosa e riguardevole, salito al soglio Pontificio il 23 novembre del 1700 con il nome di Clemente XI, prima e durante il suo pontificato, rivela un considerevole gusto estetico e collezionistico. Partendo proprio dal cospicuo fondo Albani, la mostra racconta, in quattro sezioni per un totale di 40 opere fra dipinti, sculture e gioielli, il percorso collezionistico dell’illuminato Pontefice. Considerevoli sono le opere e i nomi degli artisti che fecero parte dell’entourage di Clemente XI, che vanno da Carlo Maratta a Procaccini, a Francesco Mancini.” La vita artistica in quegli anni è condizionata in pieno dal barocco,  anche se alcuni artisti vicini a Clemente XI furono sensibili verso il gusto estetico del periodo che volgeva verso il vedutismo pur non aderendovi in pieno.

IMG_20171206_133635                                          Alessandro De Marchis: “Paesaggio con figure” – XVIII secolo. Olio su tela. Urbino, collezione privata.

Questa mostra è un’importante occasione di studio e un osservatorio privilegiato sull’arte del ‘700 proveniente dall’urbinate, da sempre crocevia di grandi artisti e fucina delle arti. Il curatore Claudio Maggini scrive in proposito: ”Il fondo Albani, a lungo dimenticato, se non del tutto negletto o inesplorato dagli studiosi, è il fondo documentario della famiglia Albani risalente al 1818. Tale fondo ha il pregio di registrare e catalogare tutti i beni presenti nelle case della città di Urbino e di quelle poste nell’immediato circondario. Di questo patrimonio censito dal Notaio Parenti- inventario degli eredi del Principe C. Albani del 1818-, composto da 201 pagine dalla descrizione e cura del particolare degna d’essere accostabile a una vera guida del palazzo storico urbinate, e  mai riportato in precedenza in nessun testo, ne scaturisce una ricca elencazione di dipinti dove risulta la presenza di antichi pittori, verosimilmente raccolte dal nonno e dal padre di Clemente XI, oltre ad una lunga lista di oli su tela realizzati da autori attivi nella seconda metà del Seicento, non ancora di primo piano o emergenti, le cui commissioni possono essere riconducibili al porporato Albani, e poste in essere prima dell’elezione petrina, avvenuta nel 1700. Infatti, ai dipinti di Raffaello, Barocci e suoi allievi, di Giovanni Lanfranco, Guido Cagnacci, Guido Reni e di Simone Cantarini, solo per citarne alcuni, vi sono affiancate numerose tele realizzate da pittori protagonisti della prima ora della politica artistica di Clemente XI. Da Carlo Maratta e artisti a lui vicini, da Giuseppe Ghezzi al figlio di lui Pier Leone, fino a giungere a quegli autori come il paesaggista Alessio De Marchis e il vedutista Gaspar Van Wittel, che fanno parte della sua più avanzata politica artistica a Roma quanto a Urbino, sua città natale. A questo secondo contesto e relativo alle sole opere certe per documenti presenti nella residenza urbinate, è dedicato  questo evento espositivo romano”.

IMG_20171206_133441Giovanni Anastasi: “San Gregorio chiamato al soglio pontificio con il ritratto di Annibale Albani” – 1703. Olio su tela. Urbino, Museo Diocesano Albani.

La città di Roma deve a lui l’aver gettato le basi per un’apertura a tutti i cittadini dei Musei Capitolini e la costituzione dell’Istituto S. Michele per il recupero e l’inserimento nella società produttiva di giovani che diversamente avrebbero dovuto scontare una pena detentiva in carcere.

Inoltre il suo fu un mecenatismo costituito da innovazioni tanto negli scavi archeologici che nei restauri di chiese e monumenti, di cui furono principali protagonisti i Fontana e Carlo Maratta: famosi restano i restauri delle stanze di Raffaello, del Pantheon, della basilica di S. Clemente e la scoperta e l’erezione della colonna Antonina. Infine, nel campo delle lettere intervenne nel 1711 a favore del poeta maceratese Giovanni Mario Crescimbeni per mantenere fortemente gerarchizzata e curiale la struttura dell’Accademia dell’Arcadia. Cagionevole di salute già da molti anni, Clemente XI morì a Roma il 19 marzo 1721.

Mostra: “CLEMENTE XI collezionista e mecenate illuminato” –  Roma: Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni  Piazza di San Salvatore in Lauro, 15  fino al 25 febbraio 2018 con ingresso gratuito e orari di apertura: lunedì/sabato: 9:00/13:00 e 16:00/19:00 – domenica 9:00 / 12:00 – chiuso nei giorni festivi. Informazioni Artifex International Srls, tel: +39 06 68193064, info@artifexarte.it

“Un Tè con le Farfalle” – Una mostra che unisce uno sguardo sulle bellezze della natura ad una pausa di relax.

Testo e foto di Donatello Urbani

Un detto che nasce dalla consolidata saggezza popolare indica una persona che va per farfalle come brancolante nel buio senza una meta ben precisa. Quanti verranno a visitare questa bella rassegna che, come recita il titolo sarà accolto da una piacevole tazza di té, avrà modo di ricredersi e porre in serio dubbio la credibilità della saggezza popolare.

IMG_20171213_125600                                                                                             Farfalle Morfo Blu sopra una orchidea

Appena varcata la porta che separa la biglietteria dalla parte espositiva, accolgono i visitatori un “giardino impossibile” dove prosperano piante e fiori esotici, di 500 metri quadri, e una moltitudine di farfalle tra le più rare e belle, incluse quelle in via di estinzione come la “Papilio Homerus” della Giamaica o le mitiche “Morfo Blu” amazzoniche che, come afferma il Prof. Enzo Moretto, entomologo ispiratore ed ideatore di questa rassegna, “insieme a molti papilioni asiatici, grazie alle loro particolari invenzioni biologiche presenti sulle ali, stanno ispirando tecnologie innovative per migliorare l’efficienza energetica partendo dalle celle solari fino agli schermi dei televisori oppure dai colori ecologici per arrivare ai computer di nuova generazione”.

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Particolarmente interessante è l’assistenza scientifica e culturale predisposta in particolare per i visitatori giovani ai quali biologi ed esperti dovranno spiegare e scientificamente documentare come senza il contributo offerto gratuitamente dalle farfalle non avrebbero la possibilità di stringere fra le mani i loro moderni i-phone o i-pad. Pensata per un pubblico più adulto, la prima inclusa per tutti nel costo del biglietto d’ingresso, è la tazza di tè di una delle qualità migliori esistenti al mondo: “monson” che giunge in Italia per la prima volta grazie a questa iniziativa. Volendo si possono aggiungere alla tazza di té, questa volta a pagamento, scelte in un ricco ed articolato menu predisposto da “Me Gheisha – Japanise fusion Roma –“ varie specialità romane e giapponesi tutte predisposte con eccellenze dei territori locali.

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Una bella rassegna allestita in uno spazio di facile accesso aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19 fino al 2 aprile 2018 anche per colazioni del mattino dalle 8,00 fino alle 10,30– su prenotazione – ; light lunch dalle 12,30 alle 14,00; aperitivi, cene ed eventi speciali – consultare il calendario sul sito web www.tecnonlefarfalle.it – dalle ore 19,00 – eventi privati da prenotare eventi@tecnonlefarfalle.it. Biglietti d’ingresso: adulti €.10,00; ridotto €.8,00; gruppi scolastici €.6,00.

Alla scoperta del “SUPEREROE” nel Palazzo degli Esami di Via Induno a Roma

Testo e foto di Donatello Urbani

Ad un buon numero di romani, con il coinvolgimento di ex giovani di tutta Italia, il Palazzo degli Esami di Via Induno a Roma significa un ritorno agli anni giovanili quando sostennero le prove di un concorso che allora richiese uno sforzo eroico per riuscire vincitore o comunque idoneo, come usava allora la giuria per accontentare i tanti non vincitori, sempre in numero limitato, che comunque avevano offerto una buona prova. Questo palazzo, pertanto, fin dalla sua origine, ha da sempre avuto uno stretto rapporto con gli “eroi”.

IMG_20171130_110834Un personaggio, forse l’autoritratto dello stessp Nthan Sawaya, accoglie il visitatore all’ingresso della mostra e lo invita a sedere nella sedia di fianco per un selfie e a scambiare due parole con lui.

I protagonisti di questa mostra che già nel titolo “A Roma chi è il vero Supereroe?”, spinge il visitatore alla ricerca di un personaggio, sono del tutto particolari sia per essere stati tutti raffigurati utilizzando il famoso mattoncino “Lego” sia perché, quasi tutti, sono nati prima che lo stesso Palazzo degli Esami fosse chiuso per adeguarlo a nuove e più moderne funzioni. Le oltre 120 opere che animano il percorso espositivo, sono state realizzate dall’artista statunitense Nathan Sawaya, che alterna l’atelier con lo studio di legale nelle città di New York e Los Angeles, dando corpo e consistenza ad una vera attività artistica nata come gioco degli anni giovanili.  Per la realizzazione di tutte le opere ha tratto, infatti, spunto e ispirazione dalla sua vita di adolescente costellata, alla pari di quella dei coetanei italiani,  dai Super Eroi, in prevalenza dei fumetti, incluse le armi e super potenti auto capaci di prestazioni fantastiche. In mostra insieme a Batman, Superman, Joker, Wonder Woman, Harley Quin inclusi i cattivi della DC anche una Batmobile in scala reale anch’essa realizzata interamente con i famosi mattoncini.

Una bella rassegna che vede protagonisti i supereroi di ieri e di oggi tutti protesi a far rivivere esperienze che hanno coinvolto tante oscure persone.

La XXV^ Edizione di “Umbria Jazz Winter #25” si conclude ad Orvieto con un’importante iniziativa di carattere turistico/culturale la grande rassegna Umbria Jazz 2017.

Donatello Urbani

Gli amanti della musica jazz e del turismo culturale possono trovare ad Orvieto, dal 28 dicembre 2017 e fino al 1 gennaio 2018,  un interessante fine settimana che, per una combinazione temporale del calendario, consente un abbinamento con le feste di fine/inizio anno. Tanto i concerti in cartellone che i percorsi turistici/culturali, sia in città quanto nel territorio limitrofo, offrono una scelta di primissima qualità a partire dai classici mercatini natalizi predisposti nei luoghi caratteristici della città fino alle visite guidate ai musei e ai monumenti più significativi. Il festival per l’occasione conferma la sua formula, che è  uno dei punti forti del successo presentando ininterrottamente musica per cinque giorni, dalla tarda mattinata fino a notte fonda nel centro storico di Orvieto. Le location sono le stesse che raccontano la storia e il patrimonio artistico della città, dal teatro Mancinelli al Duomo, dal Palazzo del Capitano del Popolo a Palazzo dei Sette, dal Museo Emilio Greco all’ex convento di San Francesco. E tutto il centro della città è coinvolto dalla musica itinerante e festosa della marching band.

umbria jazz winter orvieto concerto difronte al duomo

Complessivamente Umbria Jazz Winter #25 mette in scena 100 eventi con 25 band e circa 150 musicisti. Non di sola musica vive il festival, perché Orvieto è terra di cucina e vini di qualità e Umbria Jazz trova qui una felice coesistenza con l’enogastronomia del territorio nei jazz lunch e jazz dinner in due locali del centro e, tutto il giorno, nel Palazzo dei Sette. Qui per pranzo e per cena si potrà gustare una “Spaghetti Swing” con spaghetti, come si dice, cotti e mangiati (ma anche, vino e formaggi). Umbria Jazz Winter insomma non tradisce, soprattutto nella edizione del venticinquesimo anniversario, la vocazione di evento culturale e turistico nello stesso tempo, per tutti e aperto a tutti. La musica per intenditori convive con l’intrattenimento, con il filo rosso della qualità per comune denominatore. Come da tradizione, due appuntamenti rappresentano altrettanti tratti fortemente caratterizzanti della manifestazione e della sua identità: i cenoni per attendere con la musica live l’arrivo del nuovo anno e i concerti a cavallo e dopo la mezzanotte fino alle prime ore del 2018; il concerto gospel nel Duomo nel pomeriggio di Capodanno dopo la celebrazione della Messa della Pace. Allo stesso modo, è ormai imprescindibile la marching band che sfila per le vie del centro, sinonimo di festa e di partecipazione. Umbria Jazz Winter #25 si propone di consolidare il ruolo di protagonista di primo piano della scena jazz nazionale. Il festival invernale con il suo quarto di secolo di vita è un pezzo imprescindibile della storia della rassegna Umbria Jazz.

Maggiori informazioni sui concerti in calendario  su sito web www.umbriajazz.com e, attivo dal 28 dicembre 2017, per telefono al 0763.344644

ARTI E MESTIERI EXPO/Horizons – Artigianato ed enogastronomia tornano protagonisti di un’edizione che si arricchisce di ospiti d’eccezione, eventi culturali e nuove prospettive internazionali

Donatello Urbani

“Arti e Mestieri Expo” é  una manifestazione che rientra nella migliore tradizione del nostro artigianato  e che si presenta, per la durata di quattro giorni dal 14 al 17 dicembre 2017 e per la dodicesima volta, nei locali della Nuova Fiera di Roma, insieme alle migliori eccellenze enogastronomiche non solo nazionali. Alla storia dei Mestieri, dei luoghi del Gusto, insieme alle arti dello Spettacolo e dell’amore per le nostre Tradizioni è affidata l’animazione di questa bella manifestazione. Saranno più di 200 gli espositori presenti nelle aree dedicate per un grande colorato happening natalizio che coinvolge anche cultura, benessere, moda, musica e tanto intrattenimento. Una formula rinnovata che accosta alla valorizzazione delle peculiarità artigianali anche momenti didattici insieme a laboratori riservati alle scuole, incentrati sulla riscoperta delle arti manuali e della multisensorialità. Infatti questa manifestazione ospita l’alternanza scuola-lavoro grazie a Formacamera, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma che si occupa di formazione scolastica e professionale con il contributo di CNA-Roma con le scuole di Pasta, Pane, Pizza e Panettone, aperte anche alla partecipazione del pubblico.

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“Dopo gli artigiani e inventori digitali della Maker Faire, Fiera Roma è orgogliosa di riaprire le porte di Arti e Mestieri Expo, la fiera ideata e organizzata da Fiera Roma, che mette in mostra l’eccellenza artigiana tradizionale”  dichiara Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera Roma. “Quella ovviamente del nostro territorio, quella italiana in genere e – novità di questa XII Edizione – quella di molti Stati del mondo. Quest’anno infatti Arti e Mestieri, ormai un appuntamento fisso per Roma alle porte del Natale, allarga i suoi orizzonti, ospitando anche artigiani e artisti  dall’Iran, della Tunisia, dal Marocco,dalla Libia, dalla Costa d’Avorio e dal Portogallo.  Una vetrina sempre più ricca e variopinta sulla eccellenza delle botteghe più peculiari di Italia, Mediterraneo e mondo. Un percorso tra prodotti dell’artigianato e dell’enogastronomia che sarà anche un modo per fare la conoscenza con culture e tradizioni vicine e lontane, con molti momenti di approfondimento. Un contesto ideale per trovare regali di Natale al 100% artigianali e un’occasione perfetta per fare incontrare direttamente produttori e consumatori. Per una Fiera ancora una volta a supporto dell’economia del territorio e non solo”.

Tra i protagonisti 2017, anche lo chef Fabio Campoli, opinion leader del panorama gastronomico italiano, fondatore di Campoli Azioni Gastronomiche e presidente di ProDiGus, che porterà la sua trentennale esperienza insieme ai suoi numerosi ospiti quotidiani, tra show cooking, dibattiti e presentazioni. Accanto a lui, infatti, gli esaltatori di “Sapere” condurranno il pubblico alla scoperta delle più ricercate prelibatezze gastronomiche: dallo Street food rivisitato in chiave gourmet, al gelato, passando per i biscotti, il sale marino e i vegetali, senza perdere di vista la salute e la cultura. Arti e Mestieri Expo propone anche un gustoso e appassionante viaggio culinario tra passato e futuro.

Ad arricchire il Natale di “Arti e Mestieri Expo/Horizons” la contemporaneità con la Fabbrica-Museo del Cioccolato, – vedi altro articolo su questa rubrica –  il parco tematico, unico nel suo genere a livello internazionale, quale microcosmo pieno di attrazioni con un unico focus: il cioccolato declinato in tutte le sue forme.

Ed infine, la manifestazione presenta un programma ricco di musica della tradizione popolare e spettacoli dedicati alle famiglie e ai giovani: pizzica, tarantella, presepe animato, tombola napoletana e altro. In particolare, tutti i giorni alle ore 18.00, spettacolo gratuito degli “Easy Pop” la storia del Jukebox attraverso la reinterpretazione delle più belle canzoni di un’epoca unica: 60/70/80. E sabato sera, alle ore 20.00, uno dei principali interpreti della “Notte della Taranta”: Antonio Amato che con l’ensemble ci condurrà in una fusion tra musica classica, popolare e rock.

Arti e Mestieri Expo/Horizons – Fiera di Roma – Ingresso Est – Via G. Eiffel – Via Portuense, 1645- Ingresso gratuito con orari: Giovedi 14 dicembre: 14.00 – 22.00 – da Venerdi 15, Sabato  16 e  Domenica 17 dicembre dalle 10.00 alle 22.00-. Informazioni sul sito web www.artiemestieriexpo.it