“COURBET e la natura” – A Ferrara – Palazzo dei Diamanti – dal 22 settembre 2018 con una mostra antologica

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

“ Il bello è nella natura”
Gustave Courbet

Fra Gustave Courbet e l’Italia non c’è mai stato un buon “feeling”. Il primo non era mai venuto in Italia, malgrado conoscesse bene l’arte pittorica italiana, di rimando in Italia sono state organizzate con gran parsimonia rassegne e  mostre di questo grande interprete dell’arte pittorica francese. Così dopo quasi cinquant’anni torna in Italia Gustave Courbet con una importante retrospettiva tutta incentrata su questo genio indiscusso dell’Ottocento e al suo rivoluzionario approccio alla pittura di paesaggio. Uomo dalla personalità forte e complessa, Courbet s’impose come padre del realismo, aprendo la strada alla modernità in pittura con lavori provocatori e antiaccademici la cui principale fonte d’ispirazione fu la natura.

20180713_111326Roma: Palazzo Farnese sede dell’Ambasciata della Repubblica Francese – Intrvento di S.E. l’Ambasciartore nel corso della conferenza stampa.

La mostra espone una cinquantina di tele che gli stessi curatori, Dominique de Font-Réaulx, Barbara Guidi, Maria Luisa Pacelli, Isolde Pludermacher e Vincent Pomarède, hanno presentato in una conferenza stampa tenutasi presso l’Ambasciata di Francia a Roma, nella quale hanno affermato: “Quanto esposto  a Ferrara nel prestigioso Palazzo dei Diamanti, rappresenta il meglio della produzione artistica di Courbert, con opere quali Buongiorno signor Courbet, l’autoritratto, L’uomo ferito o le celebri Fanciulle sulle rive della Senna, provenienti dai più importanti musei del mondo”.  Lungo le cinque sezioni in cui si articola il percorso espositivo il visitatore attraverserà i luoghi e i temi dell’impressionante e appassionata rappresentazione del mondo naturale di Courbet dove i veri protagonisti sono i panorami della sua terra natale, le spettacolari marine battute dalla tempesta, incontrate nelle sue peregrinazioni,  le misteriose grotte da cui scaturiscono sorgenti di torrenti, fino ai sensuali nudi immersi in una rigogliosa vegetazione  e alle sublimi scene di caccia della maturità.

Gustave Courbet Guistave Courbet: “L’onda” 1869. Olio su tela- Edinburgo national Gelleries of Scotland. Dono di Ser Alexander Maitland in memoria della moglie Rosalind, 1960. Foto courtesy Ufficio Stampa Esseci

Di grande interesse anche quanto scritto nel comunicato dagli stessi curatori: “Guardato come un maestro dagli impressionisti e venerato da Cézanne, Courbet sembra svelare forme in attesa di essere rese visibili, catturando i fenomeni naturali più elusivi e transitori. I paesaggi della regione natale, la Franca Contea, occupano un posto particolare nel cuore dell’artista: la vallata lussureggiante della Loue, gli altipiani aridi, i fiumi impetuosi, il sottobosco e i cieli immensi sono rielaborati in infinite e sorprendenti varianti. Motivo d’ispirazione sono stati anche i luoghi dove ebbe modo di soggiornare o che visitò nel corso della sua vita, come le coste mediterranee nei pressi di Montpellier, i paesaggi rocciosi della regione della Mosa in Belgio, le marine della Normandia, con le onde rigonfie prima di infrangersi sugli scogli, o i laghi svizzeri dipinti in esilio in un’atmosfera carica di nostalgia.

http://www.metmuseum.org/art/collection/search/436003Gustave Courbet: “Giovane bagnante” 1866 – Olio su tela. New York Metropolitanm Museum of Art. Lascito della Sig.ra H.O.Havemeyer. Foto courtesy Ufficio Stampa Esseci

A questi soggetti si aggiungono i dipinti che hanno per tema i nudi e gli animali nel paesaggio, dove Courbet dimostra ancora una volta di essere portatore di uno sguardo originale sul mondo, ma anche di essere consapevole della grande tradizione pittorica occidentale, studiata al Louvre”.Questa importante rassegna oltre presentarci le opere di “un artista che ha lasciato un segno indelebile sulla sua epoca traghettando l’arte francese dal sogno romantico alla pittura di realtà, e da questa a un nuovo amore per la natura”, come scrivono i curatori, offre la grande opportunità per un’escursione turistico culturale in una delle città più interessanti presenti in Italia dove anche l’enogastronomia gioca un ruolo di primo piano.

Ferrara, Palazzo dei Diamanti dal 22 settembre 2018 al 6 gennaio 2019. Informazioni sia turistiche che sulla mostra, inclusi il servizio didattico  le prenotazioni di visite guidate: tel. 0532 244949, per e.mail diamanti@comune.fe.it oppure sul sito www.palazzodiamanti.it

“La Roma dei Re – Il racconto dell’archeologia” testimonia le fasi più arcaiche della città

Mariagrazia Fiorentino

Ora sull’Esquilino risanato si può abitare e passeggiare al sole sui bastioni, dove si vedeva con raccapriccio biancheggiare di ossa la terra desolata – Orazio “Satire I.0”.

La mostra accende i riflettori sulla fase più antica della storia di Roma, illustrandone gli aspetti salienti e ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi e trasformazioni sociali delle comunità. Dice Isabella Damiani, curatrice della mostra: “è quello di valorizzare il nostro patrimonio quello che viene mostrato è solo la punta dell’iceberg, con questa mostra si riapre l’attenzione della storia di questo periodo”.

06. AC13162a     Necropoli dell’Esquilino: Gruppo 103 – Scatole (pisside) di bronzo, decorata a sbalzo con motivi geometrici. 775/750-730 a.C.

Il percorso espositivo – che inizia a partire dal limite cronologico più recente, il VI secolo a.C., e arriva fino al X secolo a.C. – si snoda in diverse sezioni: Santuari e palazzi nella Roma regia, con reperti provenienti dall’area sacra di Sant’Omobono nel Foro Boario presso l’antico approdo sul Tevere; I riti sepolcrali a Roma tra il 1000 e il 500 a.C., con corredi tombali dalle aree successivamente occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro Romano; L’abitato più antico: la prima Roma, con il plastico di Roma arcaica per un viaggio a ritroso nel tempo dalla Roma di oggi a quella delle origini; Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante, con testimonianze provenienti in massima parte dalla necropoli dell’Esquilino, uno dei complessi più importanti della Roma arcaica.

03. AC12283a                            Necropoli dell’Esquilino: Tomba 85. Fibula di bronzo con arco decorato con 3 uccellini. 800/730 a.C.

Oggetti di lusso e di prestigio, e corredi funerari “confusi”, a testimonianza di quella che poteva essere la ricchezza originaria della necropoli. Reperti archeologici sorprendenti che parlano al cuore per il loro vissuto e creano suggestioni per la loro bellezza e modernità. Sarà possibile al visitatore toccare con mano alcune riproduzioni degli oggetti esposti e prendere così conoscenza delle tecniche di lavorazione.

Tiziana                                                                              Foto Courtesy Tiziana Mercurio

Roma, Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli e Area del Tempio di Giove di Palazzo dei Conservatori. Piazza del Campidoglio 1  dal 27 luglio 2018  al 27 gennaio 2019, orario tutti i giorni 9.30-19.30;  la biglietteria chiude un’ora prima. Giorni di chiusura:  25 dicembre, 1 gennaio. Biglietti € 15.00 biglietto integrato Mostra + Museo intero per i non residenti a Roma; € 13.00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto per i non residenti a Roma; € 13.00 biglietto integrato Mostra + Museo intero per i residenti a Roma; € 11.00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto per i residenti a Roma. € 2,00 sul biglietto gratuito, ad esclusione dei biglietti per scuole elementari e medie inferiori, bambini da 0 a 6 anni e portatori di handicap. Acquistando la MIC Card, al costo di € 5.00, ingresso illimitato per 12 mesi ai Musei Civici per chi risiede o studia a Roma

Bric – a – brac “The Jamble of Growth” – Artisti contemporanei di paesi emergenti in mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Lo sviluppo economico e quello artistico non sempre vanno di pari passo. Ciascuno per nostra fortuna percorre la propria strada anche se, molto spesso, entrambi si lanciano sui rispettivi operati sguardi non sempre amichevoli. Le finalità che si sono poste i dirigenti del Today Art Museum di Pechino nell’organizzare  questa mostra dal significativo titolo “Bric a brac – The Jamble of Growth”, giunta in Italia alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sono state proprio quelle di mettere in risalto gli sguardi degli artisti  sulle molteplici manifestazioni di sviluppo, non solo economico, presenti nelle società dei paesi così detti emergenti. Gli interventi dei due curatori Gerardo Mosquera e  Huang Du, provenienti da paesi agli antipodi, rispettivamente Cuba e Cina, due contesti culturali e geografici molto diversi, hanno posto in evidenza come entrambi condividono una scommessa comune sulle possibilità di lettura del presente da parte di un insieme di visioni apparentemente distanti tra loro.

20180716_121757                                                                Jiri Kolàr: “Il mondo delle comunicazioni” – 1962/1972

Questa mostra è il risultato di una collaborazione tra la Galleria Nazionale e il  Today Art Museum di Pechino, un museo privato non-profit, risultato di un impegno  nella creazione di fruttuosi legami con istituzioni culturali su scala internazionale. La mostra esplora il processo delle trasformazioni economiche, sociali e culturali globali innescato dal boom delle economie di mercato emergenti analizzando i vari modi in cui l’arte ha partecipato ad alcune di queste transizioni o ha reagito a esse, nonché i loro effetti sulla cultura, la società e l’individuo.

20180716_122443                                                             Lu Lei: “Pretending Egomania” – 2015. Today Art Museum, Pechino.

Il titolo della mostra è la prima chiave interpretativa: multilingue e tripartito, analizza e cerca di tradurre il contesto contradditorio in cui viviamo. Giocando sull’espressione francese “bric-à-brac”, accostamento eterogeneo e disordinato di piccoli elementi decorativi, il progetto espositivo mette a fuoco la crescita caotica e conflittuale – “The Jumble of Growth” – dei Paesi dalle economie emergenti, in particolare quella dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina e ora anche Sudafrica), l’acronimo coniato nel 2001 dall’economista Jim O’Neill.

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Tian Longyu: “A….O! – A….O!”, 2014. L’opera s’ispira ad un proverbio cinese: La tigre mangia di tutto. Cosa succede se mangia qualcosa più grande di lei, come nel caso di un elefante?. Il messaggio é oltremodo esplicito.

Scrivono i curatori: “L’obiettivo è quello di esplorare l’espressione artistica di diversi modelli di sviluppo economico attraverso opere che riflettono le conseguenze sociali e individuali del progresso, visto in particolare con la lente della globalizzazione. La complessità dei fenomeni socioeconomici invita a riflettere sullo stato attuale del pianeta e sull’alternativa, come indica il titolo cinese “另一种选择”, che i paesi con un forte sviluppo economico, bilanciando in parte gli equilibri di potere del pianeta, rappresentano oggi su scala globale”. Il percorso espositivo vuole esaminare, infatti, le varie forme in cui l’arte prende parte o reagisce alle trasformazioni che la globalizzazione trascina vorticosamente con sé. Il loro sguardo introspettivo è orientato alle questioni che la complessità della nostra epoca solleva, ai contrasti vibranti e agli elementi sorprendenti, ma anche all’eredità della tradizione sullo sfondo, per restituire risposte dal taglio critico e provocatorio.

20180716_123819                                                                 Fernando Sàanchez Castillo: “Terracotta Army”. 2016

La circa cinquanta opere realizzate da 34 artisti che hanno scelto di dare voce alla propria intuizione del mondo e della società, si avvalgono, attraverso nuovi linguaggi, di video, installazioni e della fotografia, senza trascurare l’uso di materiali insoliti, per rendere attuale e di grande impatto visivo il loro linguaggio. Artisti provenienti dalla Cina e dai paesi BRICS sono in dialogo con altri di diverse provenienze internazionali. La realtà globalizzata e post-industriale che caratterizza la Cina e gli altri paesi ad economia in rapido sviluppo è lo spazio in cui la cultura e l’espressione artistica stanno oggi dando voce al proprio post-moderno.

Roma: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea viale delle Belle Arti 131, fino al 14 ottobre 2018. Ingresso disabili  Via Gramsci 71. Orari di apertura dal martedì alla domenica:  8.30 –19.30. Costo del biglietto d’ingresso intero: €.10,00 – ridotto €.5,00. Informazioni tel. + 39. 06.32298221- sito web www.lagallerianazionale.com

RISONANZA CINESE: Esposizione Itinerante Internazionale di Pittura a olio cinese

Testo Pierfrancesco Fedi – Foto Donatello Urbani

Il Complesso del Vittoriano di Roma nell’Ala Brasini ospita dal 19 luglio, e fino al 9 settembre, un’interessante, quanto importante, mostra: “Risonanza Cinese: Esposizione Itinerante Internazionale di Pittura a olio cinese”, la quale ha già toccato città come Parigi (Palais Brongniart) e Hangzhou (Accademia di Belle Arti), riscuotendo consensi e attenzione.

20180718_121648Intervento del Direttore dell’Istituto di Pittura ad olio dell’Accademia Nazionale Cinese di Pittura con alla sua destra i curatori Nicolina Bianchi e Zhan Jianjun

Si tratta di una mostra particolare, nell’ambito della pittura contemporanea cinese, in quanto come già si comprende dal titolo è una mostra incentrata sulla tecnica della pittura a olio utilizzata da un nutrito gruppo di pittori cinesi (ben 62 con più di 150 opere esposte); non si tratta perciò di un’esposizione sulla produzione pittorica attuale, o dell’ultimo ventennio nella Repubblica Popolare, ma affronta esclusivamente l’uso di questa tecnica di esecuzione, che è arrivata dall’Occidente in Cina e conta ormai un secolo di storia e di esperienze nel territorio cinese.

20180718_124126                                             Xu Jiang: “Campo di girasoli in dodici scenari – Il levarsi del vento autunnale

La tradizione pittorica cinese è rappresentata da uno straordinario patrimonio di dipinti i cui più antichi esempi sopravvissuti precedono la fondazione dell’Impero nel 221 a. C. da parte di Qin Shi Huangdi, primo imperatore della Cina, riunificata dopo secoli di divisione e di lotte fra diversi regni. La pittura cinese si è espressa nel corso dei secoli nei rotoli (orizzontali e verticali), eseguiti principalmente ad inchiostro su seta o su carta, oppure nei dipinti parietali all’interno di importanti e sontuosi complessi tombali o anche nelle pitture religiose per le strutture buddhiste e taoiste. A partire dal XX secolo attecchisce in Cina anche l’uso della tecnica della pittura ad olio, attraverso la mediazione occidentale, con grandi pittori cinesi che si recarono a studiare in Europa, ma anche in Giappone, per conoscere e impratichirsi di questa “tecnica”, estranea alla tradizione cinese e orientale in genere.

20180718_124255                                                Quan Shanshi: “Ayigul, giovane donna tagika splendidamente agghindata

L’esito di questo impegno è ben evidenziato da questa mostra che si concentra esclusivamente sulla produzione e sugli esponenti principali degli ultimi trent’anni all’incirca, in cui sono comunque presenti più generazioni, dai “maestri”, eredi dei grandi pittori del XX secolo che si cimentarono nei dipinti a olio e hanno consegnato capolavori proprio in questo ambito, agli artisti più giovani, in un panorama caleidoscopico delle ricerche e delle molteplici tendenze.

20180718_125650                                                                                                 Dai Shihe: “Pastorale”

Curatori della mostra, in un sinergico incontro tra Cina e Italia, sono Nicolina Bianchi, Claudio Strinati e Zhang Zuying che, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, hanno cercato di evidenziare quel complesso e articolato legame che contraddistingue il rapporto tra la Cina e l’Occidente nel corso del tempo e che si concretizza nell’adesione a questa tecnica da parte di artisti che coprono diverse generazioni. Nel catalogo sono poi presenti una breve presentazione di Zhan Jianjun e un contributo di Shao Dazhen.

20180718_123923                                                                                               Lou Zhongli: “Soffione”

Le opere, molte di dimensioni considerevoli, sono inserite in tre grandi sezioni tematiche: Il significato della vita; il pensiero umanistico; la terra dell’anima. Ma il visitatore può seguire altre tracce nei diversi percorsi, soffermandosi ad esempio sulle innumerevoli possibilità offerte dalla tecnica ad olio, usata tanto per raggiungere risultati di iperrealismo, quanto per suggerire le tipiche modalità compositive della pittura tradizionale ad inchiostro, ma anche utilizzando evidenti e ben definiti colpi di spatola o effetti di scomposizione e ricomposizione delle fonti luminose. Immagini figurative legate alle rappresentazioni delle numerose minoranze etniche convivono felicemente con immagine astratte, paesaggi e ritratti si alternano e dialogano tra loro, in modo che ciascun fruitore possa ritrovarsi in consonanza con i pittori a lui più congeniali, nel riverbero generale dell’armonioso “soffio vitale” che anima, più che ciascuna delle singole opere, il generale complesso di questa esperienza visiva.

20180718_121439                                                                             Zhan Jianjun: “Pini sui monti innevati”

La mostra non rappresenta tanto l’incontro fra la tradizione orientale e la tecnica occidentale; a questo punto, con un secolo di storia e di esperienze ampiamente vissute ed elaborate, essa si pone come testimonianza di uno dei tanti modi con i quali si può cogliere l’estro creativo che pervade i diversi artisti, ormai eredi anche di questa forma, tecnica ed espressiva allo stesso tempo, come ha ben evidenziato Zhang Zuying con cui abbiamo colloquiato di fronte al suo Autoritratto, ricordando il suo Maestro, uno di quei grandi del XX secolo che più volte sono stati evocati, Liu Haisu (1896-1994).20180718_130035_001                                                                             Wang Yidong: “Il sole mi segue ovunque”

Sono disponibili i cataloghi in due diverse vesti tipografiche una ridotta ed una ampliata con apporti scientifici di specialisti e dei curatori,  sia cinesi che italiani, entrambe con un ampio corredo di riproduzioni fotografiche a colori.

20180718_125311                                                                                    Zhang Zuying: “Antica Via-Tempo”

Roma – Complesso del Vittoriano – Via San Pietro in Carcere (Ala Brasini) fino al 9 settembre 2018 tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30. Biglietto d’ingresso intero €.5,00.  Informazioni tel. +39.06.8715111 – sito web www.ilvittoriano.com

Storie dal Palatino

Testo e foto di Donatello Urbani

La lunga storia del Palatino, il colle che ha ospitato il centro del potere dell’antica Roma, raccontato con visite guidate, dalla sua nascita e fino alla sua musealizzazione nel percorso del Parco Archeologico del Colosseo in sinergia tra La Soprintendenza e l’Università la Sapienza di Roma che da oltre 30 anni cura gli scavi in questa area. Un’occasione unica offerta ai visitatori dei Fori per assistere da vicino ai lavori di scavo nel cantiere archeologico degli “Horrea Vespasiani” sulla via Nova.

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                                                    L’area degli Horrea Vestasiani sullo sfondo la sostruzione del Colle Palatino

Un’occasione di archeologia pubblica in cui è protagonista la storia di un settore delle pendici settentrionali del Palatino che sarà narrata attraverso le diverse “storie” frutto della ricerca, dei ritrovamenti e le ricostruzioni archeologiche degli ultimi vent’anni. Il direttore del Parco archeologico del Colosseo Dott.ssa Alfonsina Russo e il direttore dello scavo Prof. Paolo Carafa aprono questo primo appuntamento di archeologia pubblica nel Parco archeologico del Colosseo, esito di una lunga collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza. Siamo alle pendici settentrionali del Palatino in un’area che inizialmente intorno al X secolo a.C, fu occupata da nuclei di capanne.

20180626_103509                                                                                          L’area del Tempio di Vesta

In epoca successiva tra il 775 e il 750 a.C. questo primo insediamento fu distrutto per lasciare il posto a una fortificazione con cinta muraria, conosciuta come la Roma Quadrata di Romolo, che circondava il colle Palatino con tanto di bastioni e fossato difensivo. L’area all’esterno delle mura fu suddivisa in lotti che furono occupati da vari santuari tra i quali il Tempio di Vesta e una residenza regia. Dopo il 550 a.C. circa,  le mura furono distrutte il fossato colmato e sopra questa area fu costruita la Prima Via Sacra. Ai lati della stessa via furono costruite nuove lussuose abitazioni. Una di queste abitazioni era di proprietà di Cicerone e dette origine, in occasione della confisca da parte di Silla, alla famosa allocuzione “Cicero pro domo mea”. Tutto cambiò di nuovo dopo l’incendio neroniano del 64 d.C. Venne costruita una nuova Via Sacra fiancheggiata da portici e sul quartiere residenziale furono costruiti dall’imperatore Vespasiano  dei magazzini – horrea – per la conservazione di derrate alimentari, e non solo. Dell’originaria sistemazione urbanistica restano solo la Casa delle Vestali ed il Tempio di Vesta, mentre la Porta Mugonia, una della quattro di accesso al colle Palatino, ed il Tempio di Giove Statore trovarono una diversa ubicazione sempre nella stessa zona. Tutta l’area dei Fori  nelle parole del prof. Paolo Carafa, direttore scientifico dello scavo, avrà vita difficile.

20180626_112416                                                                                      L’area in prossimità della porta Mugonia

La Roma delle invasioni barbariche e  negli anni successivi, passando dal campo vaccino fino all’arrivo dei Piemontesi, vivrà solo sopra la vecchia città con costruzioni, come nel caso di Santa Maria Antiqua,  adattate sulle preesistenti oppure recuperando sui resti della vecchia capitale imperiali quanto necessario per sopravvivere. E’ augurabile che giornate quali quella del 26 giugno scorso vengano ripetute con una certa frequenza. Sono delle buone occasioni per consentire a molti cittadini, specialmente romani, per gettare uno sguardo sulla più prestigiosa istituzione universitaria della nostra città.

ArtCity – Estate 18 -. Arte, musica e spettacoli a Roma e nel Lazio.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Per molti romani le serate estive sono accompagnate frequentemente da afa e noia. Merito da riconoscere ad alcune istituzione pubbliche è l’aver programmato serate all’insegna della cultura quali valide alternative. Fra queste iniziative, come avvenuto nel 2017, un posto di rilievo meritano quelle programmate dal Polo Museale del Lazio con “ArtCity – Estate 18”  che dal prossimo 26  giugno fino a novembre, vede coinvolte ben 46 diverse locations tra Roma ed il territorio laziale. ArtCity è un progetto organico d’iniziative culturali, nato nei musei e per i musei, che unisce sotto un ombrello comune oltre centocinquanta iniziative di arte, architettura, letteratura, musica, teatro, danza e audiovisivo.

20180622_113829Castel Sant’Angelo: Le olearie volute da Papa Urbano VIII, Barberini, XVII secolo, per l’approvvigionamento del prezioso prodotto utile e necessario sia per l’alimentazione che per illuminazione e scopi bellici quale deterrente da usare, una volta ben riscaldato, contro i nemici.

Nelle parole della Direttrice del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli si trovano le vere finalità di quanto programmato: ”Si tratta della politica del gigante con le mani da orologiaio, ovvero di una struttura di grandi dimensioni, come il Polo Museale del Lazio, che, appunto, aspira a realizzare lavori di precisione. L’idea è creare occasioni di visita attraverso attività pensate su misura, capaci di sfruttare l’attitudine a vivere nuove esperienze che le persone in genere rivelano soprattutto d’estate: questo, naturalmente, tenendo fermi la tutela e il decoro dei luoghi, il rigore scientifico e la qualità artistica. Il progetto mira certamente a diffondere la conoscenza dei luoghi d’arte del Lazio presso cittadini e turisti. Il vero obiettivo consiste però nel farveli tornare, innescando un processo di fidelizzazione che trasformi il Museo in un motore di crescita culturale e di coesione sociale. Immutato rispetto alla precedente edizione resta l’impegno nel recupero e nella valorizzazione delle collezioni permanenti: basti citare il restauro degli strumenti musicali conservati a Castel Sant’Angelo, come la spinetta cinquecentesca che Maurizio Croci suonerà il 13 settembre all’interno della Sala Paolina, la sala di rappresentanza fatta decorare da Paolo III Farnese. Sul territorio è stata prestata attenzione al Museo della Navi Romane di Nemi con il progetto teatrale per ciechi, ipovedenti e vedenti, “I figli della frettolosa”, che annuncia il percorso di visita stabile capace di rispondere alle esigenze dei fruitori con esigenze specifiche. Già nel 2017, del resto, ArtCity ha fatto registrare un rimarchevole successo di critica – come dimostrano i tre volumi di rassegna stampa – e ancor più di pubblico: poco meno di 600.000 persone, infatti, sono state presenti alle varie iniziative”.

20180622_114732La Direttrice del Polo Museale del Lazio, dott.ssa Edith Gabrielli in occasione dell’inaugurazione delle Olearie di Castel S.Angelo, ultima attrattiva venuta ad aggiungersi al già articolato ed interessante percorso organizzato all’interno di questo prestigioso sito archeologico

A questi fanno riscontro nel territorio regionale ben settantacinque appuntamenti di musica, danza e teatro, con presenze di calibro internazionale e tre residenze d’artista a Oriolo Romano, Nemi e Sperlonga. Degni di grande attenzione sono due progetti pilota. Il primo a Palestrina. Di concerto con il Comune sarà allestita una rassegna intitolata Luci su Fortuna  accompagnata da una serie di visite guidate al Santuario della Fortuna Primigenia e al Museo Archeologico. Il secondo esperimento coinvolge Sora, cittadina in cui non ha sede alcun museo del Polo, così il progetto ArtCity ha previsto, in collaborazione con il  Comune, una Mostra d’Arte Cinematografica dedicata a Vittorio De Sica.

A seguire una sintetica presentazione delle rassegne che interesseranno la città di Roma: Il Museo come non l’hai mai visto apre le porte di giorno e di notte a percorsi ‘segreti’ in alcuni dei monumenti più celebri di Roma e del Lazio: il Passetto, le prigioni, la stufetta di Clemente VII e le Olearie di Urbano VIII a Castel Sant’Angelo, appena restaurate e visitabili per la prima volta. Visite quanto mai interessanti sono anche la marciaronda, i sottotetti e il Belvedere di Palazzo Venezia, i sotterranei del Vittoriano. Nel corso delle visite alle sedi museali sarà possibile fruire anche delle mostre di respiro internazionale allestite nelle varie sale, come Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, presente nella doppia sede di Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo, e Eternal City nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects presente dal prossimo 29 giugno all’interno del complesso del Vittoriano. In contemporanea la musica, antica e contemporanea, teatro e danza, saranno in scena, nel senso vero della parola, con Il giardino ritrovato a Palazzo Venezia, Sere d’Arte a Castel Sant’Angelo, Musica al Vittoriano a cura di Ernesto Assante e ancora In musica, In scena e Luci su Fortuna in tutti e quarantasei i luoghi d’arte del Polo Museale del Lazio, all’insegna della qualità e della sperimentazione. Una particolare segnalazione, a ben guardare le attività di tutte le locations ne sarebbero meritevoli, desidero rivolgerla al “Giardino ritrovato”  di Palazzo Venezia che ha programmato questi primi incontri  il:                                                  Sollima                                               Giovanni Sollima – Foto courtesy Ufficio Stampa Polo Museale del Lazio

26 giugno – Giovanni Sollima e i Solisti Aquilani, una serata all’insegna della musica di Vivaldi, Donizetti, Bach, Boccherini e dello stesso Sollima; e il

28 giugno invece sarà la volta della prima conversazione del ciclo “L’architettura racconta”. Nel suo intervento dal titolo Come raccontare l’architettura, Francesco Dal Co parlerà della sezione Vatican Chapels della 16° Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia, da lui recentemente curata.

Una particolate attenzione è stata riservata a un progetto dedicato ai bambini che propone una modalità innovativa per vivere il patrimonio culturale attraverso l’incontro con le arti sceniche. Gli spettacoli programmati prevedono infatti un confronto tra museo e teatro e  avranno luogo in tutto il Lazio, dal Palazzo Farnese di Caprarola all’Abbazia greca di San Nilo a Grottaferrata fino a Villa Lante a Bagnaia.

Viene infine raccomandata da parte degli organizzatori di seguire con attenzione le Modalità di visita e accesso alle iniziative di ARTCITY. Per questo motivo per assistere alle iniziative del programma è sufficiente, negli spazi in cui è previsto, acquistare il solo biglietto del museo in cui si svolgono, ovviamente fino a esaurimento posti. Per la stessa ragione nei siti che non hanno biglietto l’ingresso è libero, sempre fino a esaurimento posti. In occasione di ArtCITY (26 giugno – 11 novembre) per la visita di Castel Sant’Angelo e di Palazzo Venezia, è istituito un biglietto unico che garantisce un ingresso in ciascuno dei due siti e consente l’accesso all’evento serale solo nel sito e nel giorno della prima visita. Nei siti in cui si svolgono le iniziative di ArtCITY Estate 18 sono in vigore le seguenti riduzioni e gratuità.Biglietto ridotto per cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 25 anni.Biglietto gratuito per minori di 18 anni, studenti e docenti dell’U.E. ed altre categorie previste dalla legge. Per informazioni e aggiornamenti www.art-city.it

Roma, Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette, in mostra “Libri d’Artista di Vittorio Fava”. Magicamente ricreata la fantastica biblioteca del Principe Giovanni Torlonia Junior.

Testo e foto di Donatello Urbani

Ciascun oggetto, anche il più insignificante, racchiude dentro di se un messaggio artistico. Vittorio Fava con un’operazione di recupero di svariati oggetti, i più disparati possibili, ha reso attuale questo concetto inserendo tanto nella copertina che nelle pagine interne di 20 libri, tutti sfogliabili e artisticamente animati, disegni, scritte, collage di merletti, bottoni, frammenti di ceramica, legno, medaglie, monete.

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I libri sono stati realizzati dal Maestro in vari anni, alcuni  proprio per questa circostanza, per stabilire un continuo dialogo con la Casina delle Civette, e riproporre quella ambientazione  e spirito culturale, presente all’interno già con la loro disposizione su leggii, appositamente realizzati dall’Artista, per  ricreare anche visivamente quella fantastica biblioteca che il Principe Giovanni Torlonia Jr. avrebbe potuto avere nella sua fascinosa Casina. Quali saranno state le letture del Principe? A questa domanda rispondono i curatori: “Trattati d’arte, di alchimia, di zoologia – alla luce di civette, lumache, serpenti e pipistrelli raffigurati nella casa –, botanica, visto il suo amore per le piante; ci sarà stato il libro dell’ospite. Cosa è rimasto di tutti questi libri? Nulla. Ed ecco che Vittorio Fava ha ricostruito la biblioteca perduta”. Certamente il Principe Giovanni Torlonia, che tante ore trascorreva nella sua Casina, tra studi esoterici e riflessioni filosofiche, avrà consultato dei libri e quelli presentati da Vittorio Fava avrebbero riscontrato la sua benevola predilezione.

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L’idea della mostra è maturata nell’artista lo scorso anno, come ha tenuto a precisare la Direttrice della casina delle Civette Maria Grazia Massafra, quando ha realizzato il “Codice della Civetta diurna” per partecipare alla mostra “Tre civette sul comò” nello scorso gennaio 2017. “Anche in questa circostanza  aveva presentato la sua opera disposta su un leggio in legno da lui costruito, nella Hall della Casina. Il pubblico si fermava incuriosito, chiedeva spiegazioni, era affascinato… Da qui l’idea di disporre nella Casina dei libri in rapporto con gli spazi e con i gusti e le predilezioni dell’antico proprietario”. Il percorso espositivo che occupa per intero tutti i locali della Casina presenta opere che trovano nella loro collocazione un motivo di dialogo in più; così nel Fumoir c’è il “Grande Libro della Musica”, mentre nella Stanza del Chiodo, dominata dalla bellissima vetrata di Cambellotti, c’è un libro dedicato a questo artista. La camera da letto del Principe, di cui era ben nota la predilezione per l’alchimia e l’esoterismo, ospita i libri “Cleopatra alchimista” e il “Grande Libro dell’Alchimia”, con una adeguata seggiola per poterlo consultare. Nella Stanza della Fata, c’è un libro sulle loro sorellastre, le Streghe. Nel Bagno del Principe, dove sopravvive un frammento dell’antico rivestimento di ceramica, vi è il “Libro della Ceramica”.

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Tutti i libri hanno un loro preciso messaggio sono tutti da consultare, leggere e scoprire il messaggio che vogliono regalarci. Interessante, quanto singolare, il libro posto nella Hall, il “Libro dell’Ospite”. Questo libro presenta pagine bianche dove, chi vorrà, potrà scrivere un suo pensiero sulla mostra, sui libri, sulla Casina sulle Civette…, lasciando, facoltativamente, la sua mail. Tra i testi di coloro che avranno scritto lasciando anche la loro mail, una giuria, formata dall’artista e dalle due curatrici, individuerà i più belli, che saranno letti e premiati il giorno prima della chiusura della mostra.
In occasione della mostra, i visitatori potranno partecipare alle seguenti iniziative gratuite. È necessario essere in possesso del biglietto del museo da acquistare presso il Casino Nobile:
Sabato 30 giugno – e  Domenica  2 settembre – ore 16.30: Visita guidata della mostra con l’artista che legge alcuni suoi testi (domenica gratuita).
Sabato 8 settembre – ore 16.30: Intervista all’artista con Giorgio Di Genova, Fiammetta Iori, Maria Grazia Massafra e Stefania Severi.
Sabato 29 settembre – ore 11.30: Lettura dei testi più interessanti lasciati dai visitatori sul Libro dell’Ospite e premiazione del migliore (premio piccolo libro) e del secondo e terzo classificato (premio un libretto-biglietto da visita).La giuria, il cui giudizio è insindacabile, è composta da Vittorio Fava, Maria Grazia Massafra e Stefania Severi.
Roma Musei di Villa Torlonia, Museo della Casina delle Civette, via Nomentana 70, Roma fino al 30 settembre 2018 dal martedì alla domenica con orario ore 9.00-19.00. Biglietti d’ingresso € 6,00 intero; € 5,00 ridotto. La mostra è parte integrante della visita. Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto. Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana la prima domenica del mese. Info  060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)  www.museivillatorlonia.it; www.museiincomune.it

Nei Albertì – Divergenze al centro. Roma Villino Pignatelli Via Boncompagni, 12

Mariagrazia Fiorentino. Testo e foto

“O ci sono altre creature più intelligenti dell’uomo, oppure l’uomo è la creatura più intelligente dell’universo?” E’ un pensiero che fa riflettere! Queste opere di Nei Albertì rispecchiano questo pensiero. In mostra una decina di opere tra sculture e installazioni, esemplificative del processo creativo dell’artista, tra cui due site specific di grandi dimensioni che invadono i due saloni dello spazio del Villino Pignatelli, palazzo storico neorinascimentale nel cuore di Roma. La mostra sarà l’occasione anche per visitare il villino, immerso in una grande corte di giardini esotici, sculture, fontane, scorci inaspettati e nascosti, raramente aperto al pubblico.

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“L’Artista esplora i concetti di spazio e volume, pieno e vuoto attraverso l’utilizzo di fili, metacrilato spandex, vetro, spingendosi fino all’origine della luce con l’utilizzo di un software leggero per le luci led spotlight. Le sue opere si compongono in reti colorate di ljcra semitrasparente che l’artista adatta tirandole, in relazione allo spazio alla ricerca di un equilibrio tra forma e dimensioni dell’ambiente circostante oppure le ingabbia in cubi trasparenti illuminati, dove il gioco di luci e fili variopinti si riverbera sulle pareti della teca. Nei  Albertì sembra voler focalizzare l’attenzione su due tematiche chiave che ricorrono sul suo lavoro: il tempo e il ritmo. Come lui stesso afferma “Corriamo sempre per guadagnare tempo, ma perdiamo un sacco di tempo nel correre.” La mostra è un invito a un percorso lento colmo di tensioni piene di mistero e di suspense, dove si possono percepire la paure e le gioie dell’atto creativo. Il racconto di Albertì è un dialogo appassionato ed elegante tra se stesso ed il mondo circostante, fatto di tensioni e distensioni, materiche e spirituali, in un andamento quasi ipnotico che tocca la sfera emotiva in profondità e trasmette la sensazione di un tempo senza tempo. L’illusione del suo mondo diventa realtà così da rendere possibile l’osmosi tra il pubblico e le sue opere, nel tentativo di ricreare un’esperienza con il proprio io profondo”.

E’ decisamente una mostra per palati raffinati ed esigenti che si rivela ad ognuno di noi in modo personale ed intimo e che ci aiuta a capire quanto immenso e meraviglioso sia il nostro animo.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue, italiano e inglese, Maggiori Editori, con prefazione di Elena Francia Gabriele, saggio e intervista all’artista di Sveva Manfredi Zavaglia e Carlotta Monteverde.

Roma Villino Pignatelli Via Boncompagni, 12 dal 22 giugno al 22 luglio 2018 con ingresso gratuito. Orari mostra dal martedi al venerdi dalle 15 alle 19 su prenotazione al n°+39.348.7256902 e mail mostraneialbertiroma@gmail.com

L’altro sguardo. Fotografie italiane 1965 – 2018, Fino al 2 settembre in mostra al Palazzo delle Esposizioni

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Lo spazio che separa Milano da Roma non è risultato essere così grande da impedire ai pubblici amministratori della città capitale dello Stato di agganciarsi al carro che percorre  il capoluogo lombardo lungo l’accidentata strada della programmazione di mostre e attività culturali in genere. Così dopo i maestri delle arti visive giapponesi, Hiroshige e Hokusai, Roma ha accolto, nelle sale del Palazzo delle Esposizioni, una selezione di oltre duecento fotografie e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, costituita con lo scopo di promuovere la conoscenza delle più originali interpreti nel panorama fotografico italiano, dalla metà degli anni Sessanta a oggi, sia pure arricchita da nuove acquisizioni rispetto all’esposizione milanese.

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Agnese De Donato: Donne non si nasce, si diventa – 1970                                 Giovanna Borgese: Le ragazze di Prima Linea, Torino – 1981

Precisano le curatrici: “La collezione – unica nel suo genere in Italia – è composta da opere fotografiche realizzate da circa settanta autrici appartenenti a generazioni ed ambiti espressivi diversi: dai lavori pionieristici di Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, sino alle ultime sperimentazioni condotte tra gli anni Novanta e il 2018 da Marina Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Luisa Lambri, Raffaella Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e numerose altre”. Le fotografie esposte furono presentate per la prima volta alla Triennale di Milano nel 2016 nell’ambito di un progetto nato in collaborazione con Mufoco – Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo. Sempre le curatrici scrivono sul catalogo , indispensabile strumento per seguire in piena conoscenza e consapevolezza quanto esposto: “In Italia l’ingresso massiccio di fotografe, fotoreporter e artiste nel circuito culturale risale agli anni Sessanta: in questo momento l’accesso delle donne al sistema dell’arte e del fotogiornalismo – ambiti rimasti a lungo appannaggio quasi esclusivo di presenze maschili – è favorita dai repentini cambiamenti socio-politici e dalle nuove istanze sollevate dal femminismo. Grazie anche alle conquiste di quella generazione oggi fotografe e artiste hanno acquisito posizioni di primo piano nella scena italiana e internazionale: il loro lavoro è presente in musei, gallerie, festival, riviste e pubblicazioni specializzate, nel nostro Paese e all’estero. Nonostante la decisa inversione di rotta, la disparità di genere è a tutt’oggi un problema esistente e la storia di molte fotografe è ancora da riscoprire e valorizzare. La consapevolezza di questa carenza nella cultura fotografica italiana, il riconoscimento della disattenzione delle istituzioni, del collezionismo e della critica hanno spinto Donata Pizzi a dare inizio alla raccolta esposta oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

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Francesca Catastini: Mrdusa – 2014                           Agnese Purgatorio: Imparando a memoria – 2013/2016 (Collega digitale-Ink Jet)     

Le opere presenti lungo tutto il percorso espositivo , suddiviso in quattro sezioni, testimoniano momenti significativi della storia della fotografia italiana dell’ultimo cinquantennio. I temi elaborati spaziano da quelli dedicati alla fotografia di reportage e di denuncia sociale (Dentro le storie); ai rapporti tra immagine fotografica e pensiero femminista (Cosa ne pensi tu del femminismo?); ai temi legati all’identità e alla rappresentazione delle relazioni affettive (Identità e relazione); e, infine, alle ricerche contemporanee basate sull’esplorazione delle potenzialità espressive del mezzo (Vedere oltre).

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Giada Ripa: Ragazza tatuata. illustratrice e tatto disigner – 2016                      Raffaela Marinello: Still in live – Ancora in vita – 2014       

In mostra é proposto, inoltre, il documentario Parlando con voi, con interviste a molte delle fotografe presenti in mostra, tratte dal libro omonimo di Giovanna Chiti e Lucia Covi (Danilo Montanari Editore), prodotto su idea di Giovanni Gastel da AFIP International – Associazione Fotografi Professionisti e Metamorphosi Editrice.

Roma – Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale 194 fino al 2 settembre 2018 con orario dalle 10 alle 20, nei giorni di venerdi e sabato fino alle 22,30. Chiuso il lunedi. Dal 24 luglio al 26 agosto l’ingresso è alle ore 12,00. Info e prenotazioni visite 06.39967500 e su www.palazzoesposizioni.it

La Casina delle Civette ospita la mostra: “Bosco Magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti”.

Donatello Urbani

 Sculture e dipinti ci raccontano di antichi miti  e di alberi sciamanici. Ci parlano di storie, evocando suoni e luci con la mostra “Bosco magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti” allestita alla Casina delle Civette – Musei di Villa Torlonia, dal 9 giugno al 30 settembre 2018. Lungo tutto il percorso espositivo si possono ammirare le ultime opere del Maestro: 30 sculture e 25 dipinti che l’artista, architetto e museografo di rango internazionale, ha sapientemente inserito nel prezioso contesto liberty dove architettura, arti applicate, natura coltivata, dialogano da sempre. Scrivono i curatori: “L’esposizione “Bosco magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti” rappresentano bene l’universo artistico del Maestro. Martellotti ha arricchito il Giardino della Casina delle Civette con sculture in legno di tiglio, abete rosso, quercia, castagno, biancospino. Un intervento che salda cultura e natura. Scultura che cerca e trova le forme negli alberi prescelti. L’albero come parola a cui dare voce e non l’albero come legno da trasformare in altro da sé. La scultura come strumento per portare in superficie la personalità individuale di ogni albero. Anche la pittura di Martellotti entra in questo gioco di riflessi e specchi. I dipinti su tela (tempere, acrilici, collage, tecniche miste) sono esposti nella Dipendenza della Casina delle Civette che diventa la galleria di ritratti delle sculture.                                             15 Il Cavaliere inesistente                                                                                                     Il cavaliere inesistente

Quadri astratti e figurativi allo stesso tempo. Martellotti, in un gesto, questo sì, sciamanico, ha osato cogliere le espressioni della natura, indovinando i sentimenti nascosti degli alberi e svelandoli con le sue sculture”. Non è del tutto azzardato scoprire come il bel parco di Villa Torolonia abbini ai valori  e significati naturalistici presenti nella  rigogliosa vegetazione anche quelli presenti nella tradizione religiosa e rituale a Roma e nel Lazio in particolare. In proposito tornano alla mente, sia pure grazie a memorie storiche ed archeologiche, il ruolo avuto nelle popolazioni etrusche prima  e romane, poi,  dei santuari silvani definiti “lucus”, dove ai boschi si riconoscevano ruoli religiosi e si celebravano riti in loro onore per ottenere sia benevolenza che protezione. Sempre negli scritti dei curatori si legge: “I legni, nel loro divenire sculture, non perdono la loro essenza di albero, la loro qualità di esseri viventi. Martellotti rispetta la loro personalità storica e simbolica, e anche la loro fisicità. Un abete rosso ha un profumo, una durezza, una ramificazione, una nodosità diversi da un biancospino e diversi saranno anche gli strumenti, le tecniche e I colori con i quali l’Artista tratterà la materia”.

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Nelle parole dello stesso artista si trovano valori e significati, non solo artistici, delle proprie realizzazioni: “ Lo scultore e l’artista non possono fare a meno dell’architetto che sa valutare l’ambiente in cui deve intervenire, rispettandolo eppure trasformandolo. E se di miti si vuole parlare è a quello di Apollo e Dafne che conviene rifarsi. E all’albero di marmo in cui Bernini trasforma la ninfa che rifiutò un dio. E’ il gesto demiurgico dell’arte che è barocco ed è contemporaneo. Semplicemente perché è umano  il Bosco è sacro perché ci racconta il momento della perdita dell’innocenza naturale e la scoperta del nostro saper trasformare e raccontare la natura”. L’universo artistico che le opere di Martellotti ci presenta è denso di riferimenti letterari, come ci indicano i titoli di alcune sculture: Il cavaliere inesistente, Domani nella battaglia, Il cavaliere nero, Il fuoco, Maternità, Il guerriero infelice, La mano dell’architetto, che insolitamente ci presenta una mano con sei dita. Il sesto, nelle parole dello stesso artista, indica il tocco artistico che deve essere sempre presente negli architetti nell’esercizio della loro professione.

08 La mano dell'architetto                                                                                                   La mano dell’architetto

 

In occasione della mostra, i visitatori potranno partecipare alle seguenti iniziative, tutte a titolo gratuito abbinate all’acquisto del biglietto d’ingresso:

  • Sabato 16 giugno ore 11.30: ntervista con l’artista a cura di Maria Grazia Massafra.
  • Domenica 1° luglio ore 16.30: musica con Luca Bellanova. Organizzazione dell’Associazione Culturale Arte2o.
  • Domenica 2 settembre ore 11.30: passeggiata nel bosco con visita guidata dall’artista e Tiziana Gazzini.
  • Venerdì 7 settembre ore 17.00; forme interiori Incontro con la psicanalista Amalia Giuffrida.
  • Domenica 30 settembre ore 16.30: concerto per il “finissage” della band folk: “I lontano da qui”. Organizzazione dell’Associazione Culturale Arte2o.

La mostra si avvale di un catalogo edito da Futura Grafica 70 con testi di Maria Grazia Massafra, Antonio Pernici, Tiziana Gazzini.

Roma  – Musei di Villa Torlonia, Giardino e Dipendenza del Museo della Casina delle Civette, via Nomentana 70, Roma fino  30 settembre 2018 Da martedì a domenica ore 9.00-19.00. La biglietteria è presso il Casino Nobile. Costo dei biglietti d’ingresso € 6,00 intero; € 5,00 ridotto. La mostra è parte integrante della visita. Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto.

Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana la prima domenica del mese. Per informazioni sito www.museivillatorlonia.itwww.museiincomune.it  telefoniche  al n° 060608 – tutti giorni dalle ore 9,00 alle 19,00