Rubens ospite a Roma dopo quattrocento anni con una mostra alla Galleria Borghese: “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma” fino al 18 febbraio 2024.

Testo e foto Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

In questa mostra il soggiorno romano di Peter Paul Rubens (dal 1600 al 1608 e fino al 1620 in un successivo salvo brevi soggiorni in altre città italiane e spagnole) appare nelle sue opere ancora più evidente. Le otto sezioni in cui si articola il percorso espositivo sono legate fra loro da un “file rouge” che vuole presentare ai visitatori la nascita di una pittura europea insieme al contributo straordinario offerto dalle sue opere d’arte realizzate, “alle soglie del Barocco, a una nuova concezione dell’antico e dei concetti di naturale e d’imitazione, mettendo a fuoco la novità dirompente del suo stile e come lo studio dei modelli costituisca un’ulteriore possibilità per un nuovo mondo d’immagini”, come scrivono i curatori.

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                                                                            Peter Paul Rubens: “Prometeo incatenato” – 1611/1612 – Olio su tela

“Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel1601 delle Nozze Aldobrandini –sottolinea Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese e curatrice della mostra. È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e della cappella Contarelli di Caravaggio, di cui si stordisce una generazione. Attraverso gli occhi di un giovane pittore straniero come Peter Paul Rubens guardiamo ancora una volta all’esperienza dell’altrove, cerchiamo di ricostruire il ruolo del collezionismo, e della collezione Borghese in particolare, come motore del nuovo linguaggio del naturalismo europeo, che unisce le ricerche di pittori e scultori nei primi decenni del secolo”.

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Leonardo da Vinci – “Due mischie tra fanti e cavalieri” – Probabilmente, secondo molti studiosi, si tratta di uno studio preparatorio alla “Battaglia di Anghiari”, opera andata perduta. Penna e inchiostro bruno su carta imbrunita.

Questo è il contesto che il giovane Rubens trova al suo arrivo a Roma e qui s’inserisce la “sua capacità di osservazione e il suo desiderio d’interpretare gli antichi maestri, I suoi disegni rendono vibranti le opere che studia, aggiungendo movimento e sentimento ai gesti e alle espressioni. Rubens mette in atto nelle storie quel processo di vivificazione del soggetto che utilizza nel ritratto. In questo modo marmi, rilievi ed esempi celebri di pittura rinascimentale escono ravvivati dal suo pennello, come anche le vestigia del mondo antico. Un caso esemplare è quello della famosa statua dello Spinario che Rubens disegna, a sanguigna, e poi con carboncino rosso, riprendendo la posa da due punti di vista diversi. In questo modo il disegno sembra eseguito da un modello vivente invece che da una statua, tanto da far immaginare ad alcuni studiosi che il pittore abbia utilizzato un ragazzo atteggiato come la scultura. Questo processo di animazione dell’antico, per quanto eseguito nel primo decennio del secolo, sembra anticipare le mosse di artisti che, nei decenni successivi al suo passaggio romano, verranno definiti barocchi.”

 

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Lo studio del corpo umano è alla base della produzione rubensiana attraverso una meticolosa indagine sulle testimonianze antiche, come il “Torso del Belvedere”, per giungere a quelle più recenti lasciateci da Leonardo, prima, e Michelangelo, poi. In questo caso le stesse saranno fonte d’ispirazione per il “San Sebastiano curato dagli angeli” della Galleria Corsini di Roma e come a questa opera pittorica, a sua volta, abbia guardato l’artista tedesco Georg Petel nella scultura in avorio del “San Sebastiano”. Significativo, in proposito, quanto affermato dai curatori nel corso della presentazione di questa rassegna: “Nelle sue morbide gradazioni tonali l’avorio del piccolo San Sebastiano di Petel compete con gli incarnati perlacei dei protagonisti rubensiani dai quali ha tratto evidente ispirazione per posa e modellazione della muscolatura”.

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Come indicato nel titolo di questa mostra, il riferimento a Pigmalione, il mitico scultore che ottiene dagli dei il potere di dar vita ad una sua statua di cui si era innamorato, deve intendersi riferita, come scrivono i curatori alla, “capacità di Rubens di trasformare nei suoi disegni e nelle sue tavole l’inerte marmo antico in vibrante materia pittorica” mediante un processo di trasposizione di valori formali da una scultura a una pittura.

Roma – Galleria Borghese – Piazzale Scipione Borghese, n.5. Mostra “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma” fino al 18 febbraio 2024 tutti i giorni dal martedi alla domenica, dalle ore 9,00 alle 19,00. Chiuso tutti i lunedi. Biglietto d’ingresso intero €.13,00 – ridotto, 18/25 anni, €.2,00. Prenotazione obbligatoria tel. 06.32810 – sito web: www.galleriaborghese.beniculturali.it. Per gruppi e scuole email: info@tose.it . La visita dura due ore e i turni d’ingresso sono ogni ora.

 

Roma Arte in Nuvola: la fiera internazionale di Arte moderna e contemporanea di Roma – Nuvola di Fuksas -. EUR – fino al 26 novembre 2023

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La Nuvola è già di grandissima attrazione ed è la degna cornice ad un’esposizione carica di suggestione e bellezza. Significative le parole di Alessandro Nicosia, ideatore e direttore di Arte in Nuvola, che, in occasione dell’inaugurazione ha affermato: “oltre 150 gallerie d’arte nazionali ed estere di altissimo livello che propongono al pubblico un’offerta artistica poliedrica, in grado di coinvolgere tutte le discipline, tramite un ricco programma di talk, esposizioni, performance ed installazioni. Un equilibrio significativo tra l’aspetto commerciale e la forte impronta curatoriale e divulgativa che, da sempre, costituisce la cifra distintiva della fiera”

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Da comunicato stampa: “Nata come punto di riferimento per le gallerie del Centro-Sud, andando a valorizzarne l’alto potenziale, l’edizione 2023 registra una crescente presenza delle gallerie del Nord Italia e di quelle internazionali: da Tel Aviv a Dubai, passando per Londra, Parigi, Barcellona, Knokke fino a New York e Osaka. Un’offerta espositiva completa e di alto profilo che caratterizza gli oltre 14.000 metri quadri di spazio espositivo, suddivisi fra arte moderna e contemporanea, rispettivamente al general floor (piano terra) e al forum (primo piano), creando un proficuo dialogo fra le diverse espressioni artistiche. Fiore all’occhiello della terza edizione è la partecipazione attiva del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero della Cultura, con Regione Lazio e Roma Capitale. Una collaborazione significativa, indice di una spiccata capacità di fare sistema fra istituzioni pubbliche intorno ad una fiera come avviene da tempo nelle maggiori città del mondo: da Firenze a Londra a Armony Show a New York fino a Paris par Art Basel…. Dopo aver ospitato Israele nella prima edizione e l’Ucraina nella seconda, la Fiera ha scelto di consolidare la propria vocazione internazionale ospitando, quest’anno, l’Australia come Paese straniero presentando un’offerta espositiva contemporanea che trova nell’arte aborigena la propria vocazione. Il padiglione ospiterà la mostra d’arte aborigena “Threads and Lands”: pittura, scultura, lavorazione del legno e arazzi compongono una collezione dinamica, la cui narrazione curatoriale si ispira alla materialità fisica delle opere d’arte e ai processi di creazione. Tra gli artisti in mostra Witjiti George, Nyunmiti Burton, Yaritji Heffernan e Zaachariaha Fielding. Torna il programma dei talk, ospitati al piano N3 della Nuvola, incentrato su temi quanto mai attuali anche nel settore dell’arte – dalla sosteniblità all’intelligenza artificiale fino al ruolo degli art influencer – su cui si confronteranno voci di primo piano, italiane e straniere, tra artisti, curatori e collezionisti

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Si rinnova, anche quest’anno, l’assegnazione di importanti premi nell’ambito della fiera (“The best”, “Young” e “Discovery”), a testimonianza della grande attenzione che la fiera riserva nei confronti della cura e dell’originalità con cui le gallerie allestiscono i propri stand, riconoscendone la professionalità e la capacità di reinventare la propria proposta. Un’ulteriore dimostrazione dell’alto riconoscimento che Roma Arte in Nuvola manifesta nei confronti delle gallerie, da sempre i primi interlocutori di una fiera”.

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                                     Carla Accardi (1924/2014): “Cornici e corde” – 1997 – Collezione del Ministero degli Affari Esteri

In mostra insieme ai grandi del ‘900 sono presenti anche giovani artisti che vanno premiati, insieme ai galleristi, per il loro impegno perché qui ogni idea trova la casa giusta.

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                                            A.T.Anghelopoulos: “Frammenti XXI Sec. d.C.” – Sezione Presenze Speciali del Ministero della Cultura”

Roma – La Nuvola Viale Asia 40/44 – (Eur) – fino al 26 novembre 2023 (apertura al pubblico) dalle ore 10:30 alle ore 20:30. Info 06 85353031 – info@artenuvola.eu. Biglietti Intero € 15,00 – Ridotto under 26 e over 65 € 10,00

Dacia. L’ultima frontiera della romanità – Affascinante mostra archeologica al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano – Roma fino al 21 aprile 2024.

Testo e foto Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Definire mostra questa esposizione di oltre mille reperti archeologici è, senza dubbio, alquanto riduttivo, abituati a definire di alto livello quelle che ne espongono qualche centinaio. Tema della mostra è la costruzione della Romanità nel territorio dell’attuale Romania, lungo un percorso temporale di oltre millecinquecento anni, dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C., raccontando i numerosi contatti e scambi avvenuti in questa regione, grazie all’abbondanza di risorse e alla posizione tra l’Europa e l’Asia.

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                                                   Placchette votive in oro rinvenute nelle sorgenti termali di Germisara – II sec. d.C.

Ad aprire il percorso espositivo, come scrivono i curatori: “il calco di una scena scolpita sulla Colonna Traiana (scena XXXII, spirale V), che ritrae tre arcieri Daci che tengono sotto tiro i Romani assediati all’interno di una città e che l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli fece colorare agli inizi degli anni ’70, dimostrando così l’esistenza del colore nell’architettura dell’antichità imperiale romana. Accanto sono esposti capolavori come il Serpente Glykon da Tomis, raffigurazione in marmo di un ‘demone buono’ che guarisce dalle epidemie; il magnifico elmo d’oro di Cotofeneşti di manifattura tracia, con varie scene di sacrificio; l’elmo celtico di bronzo da Ciumeşti, col sorprendente cimiero a forma di aquila che stupisce per l’unicità della fattura e progettualità; il tesoro gotico di Pietroasele del IV secolo d.C. con l’eccezionale phiale (coppa) d’oro lavorata a sbalzo e le grandi fibule; e ancora alcuni bracciali d’oro daci, le tavolette in bronzo della Lex Troesmensium e il donarium di Biertan.

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                                                                          Testa dell’Imperatore Traiano Decio – 249/251 d.C. – 

In mostra anche un’ampia selezione di importanti reperti – tra cui armi, vasi, ceramiche, monete, gioielli e corredi per i riti di magia – attraverso i quali è possibile scoprire la religione, l’arte, l’artigianato, il commercio e la vita quotidiana della antica Dacia. Come un viaggio millenario durante il quale vedere l’evoluzione degli antenati geto-daci verso i popoli geti e daci; la trasformazione di una parte della Dacia in provincia romana; l’integrazione di questo spazio nel mondo romano; la sopravvivenza della civiltà anche dopo l’abbandono del territorio dacico da parte dell’esercito e dell’amministrazione di Roma; la convivenza degli abitanti del territorio con le popolazioni migranti.

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                                                                            Elmo di tipo Illirico IV-V sec. a.C.

Il fascino della mostra emerge dall’intreccio e dall’influsso reciproco delle civiltà, dalle trasformazioni profonde, dal processo di formazione e adattamento che ha portato alla creazione di un’identità culturale, per un lasso di tempo che va dalla fine della prima età del ferro e fino agli albori della civiltà europea attuale, in uno spazio percepito dai contemporanei del millennio delle migrazioni come “ultima frontiera della Romanità”, luogo dove il fondamento linguistico gettato dalla lingua latina e il nome dei romani sono sopravvissuti, nonostante le vicissitudini, fino ai nostri giorni”.

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                          Statuetta di ambra raffigurante il dio Eros su un carro trainato da una colomba -. II sec. d.C.

Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni: la prima è dedicata alla Dacia romana e illustra la conquista del territorio all’epoca dell’imperatore Traiano (101-106 d.C.) con le guerre daciche che segnano la conquista romana e l’annessione all’Impero, evidenziando anche ‘un prima’ e ‘un dopo dove emerge prepotentemente una romanità di frontiera e l’intreccio di culture, che si rispecchia nei numerosi contesti presentati. La seconda sezione racconta, come posto in risalto dai curatori: “la formazione della cultura dacica nell’età del Ferro con l’influsso dei Traci, degli Sciti e dei Greci delle colonie sul Mar Nero, e la terza sezione illustra il confronto tra civiltà urbane mediterranee e civiltà tribali e nomadi continentali e l’inserimento della Dacia nelle reti culturali ellenistiche mediterranee, dell’epoca di Alessandro Magno, e continentali, con nuove popolazioni centro europee quali i Celti, i Geto-Traci, i Bastarni di origine germanica. È il momento in cui Roma, a partire dalla conquista della Macedonia (con la battaglia di Pidna nel 168 a.C.), comincia ad avere un peso politico sulla regione.

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                                        Selezione di artefatti in oro e gemme dal ripostiglio di Pietroasele – V sec. d.C.

La quarta sezione si concentra sull’epoca della dissoluzione dell’Impero, con le difficoltà a mantenere sicuri i confini, le mescolanze di genti e l’emergenza di popoli come gli Unni, mentre il potere di Roma si sposta a Oriente con Bisanzio. In questa sezione viene sottolineato anche il ruolo della cristianizzazione e della diffusione della lingua latina, punti forti dell’eredità di Roma ed elementi federatori che preannunciano la Romania attuale.

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                                      Selezione di artefatti di oro e gemme delle tombe principesche di Gpidiche di Apahida – V sewc. d.C.

La mostra è curata da Ernest Oberlander, direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania, e di Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano, e si riallaccia alle esposizioni di Madrid (Museo Archeologico Nazionale, 2021) e Bucarest (Museo Nazionale di Storia della Romani, 2022), ampliandone il percorso con la presentazione di circa 1000 oggetti provenienti da 47 musei rumeni, oltre che dal Museo Nazionale di Storia della “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità.

Supporto indispensabile per una lettura completa della rassegna il bellissimo catalogo, italiano/inglese, ricco di immagini a colori edito da MNIR – Bucarest 2023

E dopo tanto splendore non resta che visitare la Romania con la Capitale europea per la cultura 2023 Timisoara, una città che ha saputo mostrare la sua capacità di accogliere la cultura a tutti i livelli, dove si respira l’Europa moderna con le sue storie di sovrapposizioni culturali e di migrazioni sospese tra epoche e territorio.

Roma – Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano – Via Enrico De Nicola, 65 (Stazione Termini) fino al 21 aprile 2024  dal martedi alla domenica dalle ore 9,30 alle 19,30. Info per costo biglietti, prenotazioni ed iniziative collaterali tel. 06.684851, tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 19,00 – sito www.museonazionaleromano.beniculturali.it/terme-di-diocleziano/

 

Luminita Taranu – Al Museo Nazionale Romano con l’installazione “Columna mutatio – LA SPIRALE”

Testo e foto Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Questa opera ispirata alla mostra archeologica “DACIA. L’ultima frontiera della romanità”, presente nello stesso complesso museale, è l’espressione di una storia a noi conosciuta che viene raccontata attraverso delle immagini in un ambiente capace di illustrare l’opera esposta, quali le Terme di Diocleziano, chiostro piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli, dove allo spettatore accade qualcosa di inspiegabile ed emozionante.

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“Il messaggio che l’artista intende trasmettere”, come scrivono i curatori: “è la mutazione di significato che avviene nel volgersi della storia considerando l’opera come un sentito omaggio alla memoria di quel passato rivissuto nel presente, nel dialogo tra il valore storico, artistico e archeologico della Colonna Traiana e il nostro mondo contemporaneo. Nata per celebrare la conquista della Dacia da parte dei Romani, la Colonna Traiana è diventata nel tempo il simbolo dell’inscindibile legame artistico tra l’Italia e la Romania…”

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L’opera è composta da un nastro in alluminio largo cm.90 e lungo m.34,05 e si sviluppa su una lunghezza di circa m.12,50 con un diametro di m.1,40. L’intento di questa artista romena, dal 1987 presente con le sue opere in Italia, è riproporre il concetto di serialità, già presente nell’arte contemporanea come in epoca romana, attraverso la ripetizione ritmica di icone protagoniste, scegliendo come tecnica la pittura serigrafica a strati in entrambe le parti, interna e esterna.

Catalogo Gangemi Editori (in italiano ed inglese) con testo critico di Alessandro Masi, storico e critico di Arte Moderna e Contemporanea, Segretario Generale della Società Dante Alighieri in Italia.

Roma – Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano – Chiostro Piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli – Viale Enrico De Nicola, 65 (Stazione Termini), fino al 21 aprile 2024 dal martedi alla domenica dalle ore 9,30 alle 19,30. Informazioni su costi del biglietto d’ingresso, attività didattiche e paralleli all’evento tel. 06.684851, tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 19,00 – sito web: www.museonazionaleromano.beniculturali,it/terme-di-diocleziano/

Esquilino Comunità “ES.CO” – La Porta di Roma – Una DMO per la promozione turistica del quartiere

Testo e foto Mariagrazia Fiorentino – Donatello Urbani

A Roma è stato presentato presso il Museo di Palazzo Merulana un interessante progetto di riqualificazione del quartiere Esquilino, già iniziato da tempo e in questo contesto fortemente ampliato. Il museo raccoglie opere di artisti della scuola romana dei primi anni ‘900, fortemente voluto dai coniugi Cerasi.

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Nel museo inoltre è presente una zona ristorazione con prodotti di altissima qualità dalla colazione al pranzo alle happy hours con oltre 20 postazioni gratuite, accessibili anche nelle ore serali e nei giorni festivi, per lavorare e studiare, una libreria, il tutto in un ambiente elegante ed accogliente dove sono esposte opere di Raphael, Mafai, Pericle Fazzini ed altri artisti che hanno gravitato intorno alla scuola romana nei primi decenni del ‘900.Da comunicato stampa:….”Roma ha nei quartieri una enorme potenzialità per differenziare la sua offerta turistica, e radicate comunità locali: ogni quartiere è diverso e particolare, ma queste tante facce di Roma, conosciute da chi ci vive, sono ancora poco note in particolare ai turisti internazionali. Per questo si è coltivata l’idea di fare all’Esquilino un laboratorio per uno sviluppo turistico locale, valorizzando il capitale culturale ed insieme il capitale umano, fatto di tante associazioni che contraddistinguono in modo così forte la vita di questo rione…. Sono quindi i soci della DMO i protagonisti di questo laboratorio del turismo che produrrà altre esperienze simili a quelle presentate oggi proponendo itinerari inediti, alcuni dei quali guidati, dedicati alla scienza, agli imperatori romani, oppure rivolti alle donne. Tour che mettono al centro le botteghe storiche, dolci romanissimi e ricette del mondo, e ancora attività outdoor per muoversi nei parchi e nei giardini, fino a quei cammini tra le Basiliche organizzati in vista del Giubileo 2025. La DEMO ES.CO (– 5 Enti Pubblici, 15 soggetti privati, 3 Km. di estensione, 1 comunità internazionale, 4 cluster tematici, 1 stazione hub turistico, 7 musei, 3 centri di produzione – ) si fa promotrice di un turismo sempre più sostenibile nel senso di durevole: capace di soddisfare le esigenze dei turisti e insieme di rispettare chi ci abita, consapevoli che nella bellezza dei quartieri del centro storico ci sono anche persone che lo vivono”.

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L’autunno ha il sapore della vendemmia, la stagione ideale per dedicarsi al trekking, alle escursioni, mountaine bike oppure inseguendo i caldi colori della natura per dedicarsi al foliage lungo i tanti sentieri del Lazio, accompagnati da un ottimo calice di vino d’autore, prodotto da esperti viticultori. In questa ottica si sono mossi dieci produttori di vino riuniti nel Consorzio Atina Cabernet DOP per valorizzare al meglio le loro produzioni vinicole che hanno trovato nel cultivar “cabernet” il loro punto di forza e nello stesso tempo abbinare all’attività agricola quella enoturistica ed escursionistica, avvalendosi della vicinanza al Parco Nazionale dell’Abruzzo.

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Tutto questo è stato presentato nello splendido edificio dell’Acquario Romano, recentemente restaurato, che non è un museo ma un luogo di apprendimento culturale, un gioiello unico nel suo genere costruito nel 1889, e dal 2003 Casa dell’Architettura in Piazza Manfredo Fanti a Roma. In questo contesto dieci produttori laziali si sono confrontati. L’AIS Lazio – Associazione Italiana Sommelier – ha organizzato un “Corso professionale primo livello per sommelier” a partire dal 23 novembre p.v. ogni giovedi dalle ore 16,00 alle 18,30. Informazioni e iscrizioni tel.334.3938848 – 06-81921205 email segreteria@aislazio.it – www.aislazio.it

 

Roma – Cinecittà – In mostra le nuove acquisizioni per il costituendo Museo dell’Audiovisivo e del Cinema ( MIAC)

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Questa esposizione, come affermato in conferenza stampa, “….intende valorizzare il patrimonio audiovisivo di Cinecittà, da un lato in ottica conservazione, dall’altro di attenzione alle nuove forme espressive con uno sguardo rivolto alla contemporaneità e al futuro. Il MIAC – il Museo dell’Audiovisivo e del Cinema di Cinecittà – muove quindi i primi passi per costituire una collezione permanente, innanzitutto con un nucleo di nuove opere appositamente realizzate nel corso del 2022”. Le attività promosse da Cinecittà a Roma con l’apertura al pubblico di parte del Museo Italiano Audiovisivo e Cinema – MIAC – rappresentano un fiore all’occhiello per questa Istituzione e testimoniano l’impegno culturale della stessa e della città di Roma, soprattutto a livello nazionale e internazionale.

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                                                                             Roma Termini – Ala mazzoniana

Negli spazi che un tempo hanno ospitato il laboratorio di sviluppo e stampa delle pellicole che la moderna tecnologia ha reso inservibili, oltre gli stessi macchinari, oggi veri reperti di archeologia audiovisiva, sono esposte le nuove acquisizioni costituite da 21 fotografie dell’artista Anna Prospero, un unicum nel loro genere, realizzate in occasione della mostra “La memoria delle stazioni” dell’Archivio Storico Luce, che da 8 foto ed un video dell’artista Vanessa Beecroft già facenti parte della straordinaria performance VB93 realizzata nell’ottobre 2022 con 300 modelle nello studio 5 di Cinecittà.

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Al di fuori di questi locali si trova l’altra importante acquisizione costituita dal patrimonio dello studio EL – iniziali dei nomi dei vecchi proprietari Ettore Scola, regista, e Luciano Riccieri, scenografo. Proprio la particolare natura dell’esposizione di questo patrimonio, fortemente voluta dagli stessi assistenti Cinzia Lo Fazio ed Enzo di Monte, trova, come affermato in conferenza stampa: “…nello spazio fisico che lo ha sempre ospitato…..Lo studio EL raccoglie moltissimi disegni, bozzetti, prospetti originali di Luciano Ricceri, appunti fotografie documentazioni, condivisi con Ettore Scola, oltre a maquette, modellini, oggetti di scena, accessori per costumi e abiti, arredi, che raccontano capolavori come “La Famiglia”, “Il viaggio di Capitan Fracassa”, “Splendor”, “Concorrenza Sleale”, oltre ad essere testimonianza di grande sodalizio umano e professionale tra il regista e lo scenografo”. Una vera curiosità è la slitta presente nel film di Luchino Visconti “Ludwig” realizzata su disegno dello scenografo Mario Chiari e completamente realizzata per l’occasione.

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Roma – Via Tuscolana 1055 – Mostra MIAC “Nuove acquisizioni”. Già fruibile con visite calendarizzate tutti i giorni, tranne il martedi, dalle ore 10,00 alle 18,00, chiusura biglietteria ore 16,30. Biglietto d’ingresso €.10,00 – ridotto €.7,00 per under 18 e over 65, sono previste facilitazioni e gratuità varie, informazioni: tel. 06.72293269 email visit@cinecittà.it.

Escher – A distanza di 100 ritorna a Roma con un’importante mostra a Palazzo Bonaparte

Testo e foto di Donatello Urbani

Mark Veldhuysen – Presidente M.C. Escher Foundation: “Questa mostra è interamente dedicata alla tecnica, alla bellezza, alle illusioni e ai sogni di uno tra i più celebri artisti grafici del mondo”: Maurits Cornelis Escher (1898-1972).

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La rassegna, aperta fino al 1 aprile 2024, è  la più grande mai realizzata sinora ed accoglie circa 300 opere.  Scrivono di questo artista i curatori: “Olandese inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher è l’artista che, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design. Artista scoperto in tempi relativamente recenti, Escher ha conquistato milioni di visitatori nel mondo grazie alla sua capacità di parlare ad un pubblico molto vasto. Escher è amato da chi conosce l’arte, ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design, grafica. Nelle sue opere confluiscono una grande vastità di temi, e per questo nel panorama della storia dell’arte rappresenta un unicum”. Preziosa anche la testimonianza dello stesso artista: “Se una persona usa la grafica come mezzo espressivo fin dalla giovinezza; se per molti anni crea immagini impiegando invariabilmente strumenti come matrici di legno, lastre di rame e pietre litografiche, oltre al torchio, all’inchiostro e a ogni tipo di carta per la stampa, alla fine questa tecnica diventa la sua seconda natura.”

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Il percorso espositivo suddiviso su due piani, si articola in 8 sezioni: il primo è interamente dedicato alle opere di Escher mentre nel secondo sono ospitate le opere di quanti a lui si sono ispirati. Di grande fascino le 13 installazioni interattive che rendono più facilmente comprensibile il pensiero artistico di Escher e nello stesso tempo aggiungono vivacità e vitalità all’intero percorso espositivo.

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Roma – Palazzo Bonaparte Piazza Venezia, 5 (angolo Via del Corso) 00186 – Fino al 1° aprile 2024. Biglietto d’ingresso intero € 16,00 con audioguida inclusa (ad eccezione dei biglietti Ridotto Gruppi e Ridotto Scuole). Sono previste varie riduzioni e gratuità, consultare il sito www.mostrepalazzobonaparte.it  – www.arthemisia.it  – www.mostraescher.it valido anche per informazioni e prenotazioni. Oppure Tel: + 39 06 87 15 111.  L’accesso alla mostra è contingentato e la prenotazione, tramite il preacquisto del biglietto, è fortemente consigliata. È possibile acquistare i biglietti di ingresso anche in sede: in questo caso l’ingresso alla mostra potrebbe comportare delle attese per rispettare le capienze di sicurezza delle sale.

TRECCANI – Treccani Arte – Uno spazio in più a Roma per l’arte e la cultura.

Testo e foto Donatello Urbani

L’arte come forma d’ispirazione creativa e ingegno per pensare il domani. In questa ottica l’Enciclopedia Italiana Treccani ospita nella propria sede storica di Roma, Palazzo Mattei/Capranica, mostre, incontri e presentazioni dedicate all’arte contemporanea. Quattro sale per circa 300 mq., accessibili al pubblico gratuitamente, interamente dedicate a mostre, incontri e alle attuali forme artistiche. Rinnovando l’impegno nella ricerca e nella divulgazione della cultura, nel 2018, l’Istituto da vita a Treccani Arte, con l’obiettivo di promuovere una diffusione universale della conoscenza in ambito artistico attraverso la produzione di multipli d’artista e pubblicazioni dedicate all’arte contemporanea italiana e internazionale. Questa lodevole iniziativa si apre con una mostra curata da Iacopo Ceni, dedicata alle opere di oltre 30 artisti contemporanei. Sarà così possibile vedere le edizioni limitate del progetto Treccani Arte/MAXXI, nato per celebrare il decennale del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, attraverso la realizzazione di 10 opere, in edizione limitata, commissionate ad altrettanti artisti italiani e internazionali, i cui soggetti hanno segnato la storia del Museo.

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Opere (da sinistra) di: Bruna Esposito “Lungimiranti” – Alfredo Iaar “Antonio Gramsci è vivo” – Marzia Miglio0ra “You are here” – Tecniche varie

In mostra, come scrivono i curatori “anche i poster firmati e numerati del progetto UTOPIA, nel quale è stato chiesto a ciascun artista invitato di scegliere una parola del Vocabolario della lingua italiana e di associare ad essa un’immagine, realizzata ad hoc, selezionata dal proprio corpus di opere, rielaborata o appropriata.

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Carlo Benvenuto: “Senza tyitolo” – 2023 – Edizione da 15+7 PdA – Stampa Fine Art 64X51 cm.

Sono, inoltre esposti i multipli di Alfabeto Treccani, collana nata dalla collaborazione con Artissima, che propone una ricognizione dell’arte italiana contemporanea a partire dalle ventuno lettere dell’alfabeto, ciascuna delle quali è rappresentata da artisti il cui cognome comincia con la stessa: Giorgio Andreotta Calò (1970), Giovanni Anselmo (1934), Massimo Bartolini (1962), Rossella Biscotti (1978), Loris Cecchini (1969), Piero Golia (1974), Paolo Icaro (1936), Luisa Lambri (1969), Marisa Merz (1926-2019), Maurizio Nannucci (1939), Ornaghi e Prestinari (Valentina Ornaghi, 1984 e Claudio Prestinari, 1986), Diego Perrone (1970), Marinella Senatore (1977), Gian Maria Tosatti (1980), Francesco Vezzoli (1971).

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 Francesco Vezzoli: “Take My Tears” -. 2018 – Edizione di 50+10 PdA – Serigrafia con applicazioni di glitter color oro giallo – 50X70 cm.

Si può ammirare, inoltre, la Psicoenciclopedia possibile di Gianfranco Baruchello (1924-2023), monumentale opera/volume, capace di mettere in questione tutte le forme tradizionali del sapere e di creare inedite connessioni tra parola e immagine; i 58 volumi della Grande Enciclopedia disegnata da Ettore Spalletti (1940-2019); l’opera serigrafica Venti voci per la Treccani e dieci virgole per il mondo di Emilio Isgrò, realizzata in occasione del cinquantesimo anniversario dalla storica esposizione (1970) presso la Galleria Arturo Schwarz”.

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Piero Golia: “Assenza” – 2022 – Edizione di 100 esemplari – Stampa offset – 50X70 cm.

Spazio Treccani Arte è solo l’ultimo progetto, in ordine di tempo, promosso dall’Istituto nato a Roma nel 1925, su iniziativa del Senatore Giovanni Treccani degli Alfieri e del filosofo Giovanni Gentile, con l’obiettivo di dare anche all’Italia una grande enciclopedia nazionale. Sono innumerevoli infatti le attività proposte dal 1929, anno di pubblicazione del primo volume della Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, a oggi, ognuna delle quali ha contribuito a far divenire Treccani, ente di interesse nazionale e punto di riferimento per la vita culturale del nostro Paese.

A partire dall’inizio del 2024 lo spazio ospiterà nuove mostre temporanee, oltre ad una serie di incontri e presentazioni con gli artisti che hanno già collaborato con Treccani Arte o con coloro i quali lo faranno in futuro.

Roma, Palazzo Mattei di Paganica, piazza della Enciclopedia Italiana, fino al 22 dicembre 2023 dal lunedì al venerdì, ore 10.00 – 18.00 /sabato solo su appuntamento. Ultimo ingresso ore 17.30. Ingresso gratuito Informazioni: http://www.treccaniarte.cominfo@treccaniarte.com | tel. 06-68982118 Instagram: @treccaniarte | Facebook: @treccaniarte

ContemporaneaMente Gualdo Tadino – Primo Festival in Umbria dell’arte contemporanea ospitato dal 5 agosto al 7 gennaio 2024 nella città di Gualdo Tadino (PG)

Redazione – Foto Ufficio Stampa Paola Saba

In quanti modi si può declinare l’arte? Presentato presso il Ministero della Cultura da Vittorio Sgarbi, Sottosegretario di Stato, il cartellone di ContemporaneaMente Gualdo Tadino. Festival in Umbria dell’arte contemporanea: 6 mostre in 6 sedi museali cittadine, un cartellone di giornate studio nazionali, laboratori per bambini e famiglie dedicati all’arte antica e contemporanea e percorsi tematici. I luoghi in cui si svolgono le varie manifestazioni sono tesori ambientali, naturali e storico-artistici che si fondono in un unico scenario di straordinaria bellezza.

Da comunicato stampa:

ContemporaneaMente Gualdo Tadino è il nuovo Festival in Umbria dell’arte contemporanea che accoglierà, dal mese di agosto, il pubblico nella città umbra con mostre temporanee, un cartellone di giornate studio nazionali, laboratori e attività didattiche, incontri con curatori, artisti, istituzioni culturali nazionali, collezionisti, percorsi tematici dedicati, attraverso i 6 musei del Polo Museale Città di Gualdo Tadino. Obiettivo del Festival è quello di promuovere un dialogo interculturale diretto e aperto sul contemporaneo raccontandone la vitalità nel nostro Paese, a partire dai linguaggi della pittura e della scultura, con l’intento di offrire anche alcuni punti di vista inediti.

 Promosso da Comune di Gualdo Tadino e Polo Museale Città di Gualdo Tadino, nell’ambito delle progettualità di MeTU-MUSEI e TERRITORI UMBRIA DI NORD-EST, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Catia Monacelli, il Festival nasce per espandere la storica vocazione culturale e artistica della città umbra che vede – nelle iniziative incentrate su creatività, conoscenze e innovazione, sul bagaglio di valori profondamente legati e generati dal territorio, da memoria storica e identità condivisa – un fattore discriminante per riuscire a stare al passo coi tempi ed essere competitivi non solo in ambito turistico.

La prima edizione di ContemporaneaMente Gualdo Tadino si svolgerà dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024 e si svilupperà in più fasi a partire dal mese di agosto.

Il 5 agosto si inaugureranno le mostre:

 

  • Pittura italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “permari e Monti”, primo omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista recentemente scomparso
  • Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature, retrospettiva dedicata allo scultore contemporaneo Walter Guidobaldi in arte WAL
  • L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli
  • Il capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
  • nell’ambito del progetto Lab.artisti emergenti, la personale Marco Ercoli. Nei tuoi occhi

Sempre dal 5 agosto il percorso tematico e laboratorio per bambini

 

  • Mangiare con gli occhi, sui segreti di frutta, ortaggi e fiori nelle opere d’arte di Gualdo Tadino che prevede un’originale “caccia alla natura morta”, una vera e propria “indagine” sulla simbologia delle nature morte presenti nelle collezioni museali di Gualdo Tadino, a partire da quella che appare nel famoso capolavoro dell’Albero di Jesse di Matteo da Gualdo, presso la pinacoteca cittadina.

Da settembre le giornate studio:

 

  • Musei e territorio tra presente e futuro, dalle strategie di management e direzione artistica alle pratiche artistiche, i processi partecipativi, le politiche pubbliche, i mediatori e le comunità
  • Quale futuro per il giornalismo culturale? Dalla carta al web e i social, dall’Intelligenza artificiale a IoT e social networking, dai pubblici ai prodotti culturali, a confronto giornalisti, editori, studiosi

LE MOSTRE

Pittura italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”

Chiesa Monumentale di San Francesco a cura di Cesare Biasini Selvaggi

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La mostra vuole essere un primo omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista italiano morto lo scorso novembre all’età di 81 anni. Il progetto espositivo è realizzato con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, accompagnato da un catalogo pubblicato da Edizioni Kappabit grazie al sostegno di DMG ITALIA srl. La mostra intende essere, pur tra le inevitabili omissioni, una delle possibili ricognizioni sulla pittura italiana contemporanea degli ultimi sessant’anni fino alla ricerca recente e attuale, nell’esperienza professionale del grande gallerista Pio Monti, protagonista dell’arte italiana dagli anni settanta.

Curato da Cesare Biasini Selvaggi, il percorso espositivo documenta alcuni passaggi che hanno segnato la pittura contemporanea negli ultimi sei decenni, dagli episodi di persistenza della pittura negli anni sessanta e settanta (la pittura in Italia non è mai tramontata) al ritorno alla pittura negli anni ottanta, fino alle ultime tendenze. In mostra oltre quaranta opere di: Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Emilio Prini, Sol LeWitt, Salvo, Luigi Ontani, Gino De Dominicis, Carlo Maria Mariani, Vettor Pisani, Nicola De Maria, Enzo Cucchi, Claudio Cintoli, Mario Schifano, Tano Festa, Tommaso Lisanti, Gian Marco Montesano, Ubaldo Bartolini, H. H. Lim, Felice Levini, Lorenzo Bonechi, Nunzio, Stefano Di Stasio, Fathi Hassan, Alessio Ancillai, Alessandro Cannistrà, Teresa Iaria, Jeffrey Isaac, Claud Hesse, Mark Kostabi. Dalla Transavanguardia tenuta a battesimo da Achille Bonito Oliva agli Anacronisti teorizzati da Maurizio Calvesi, dai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa al Magico primario concepito da Flavio Caroli, dagli Ipermanieristi guidati da Italo Tomassoni a La Nuova Maniera Italiana configurata da Giuseppe Gatt, ai Nuovi-nuovi cooptati da Barilli. Dalla pittura ipertestuale che si nutre del repertorio iconografico di internet, delle immagini fotografiche e cinematografiche degli anni novanta alla Nuova Figurazione Italiana dei primi anni duemila e oltre, in un percorso di ricerca tra prospettive di sviluppo e di continuità.

Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature

Rocca Flea e Parco a cura di Cesare Biasini Selvaggi

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La Rocca Flea, museo civico e simbolo della città di Gualdo Tadino, imponente fortezza restaurata dall’Imperatore Federico II di Svevia, e il suo Parco ospitano l’antologica dedicata a Walter Guidobaldi, in arte Wal, “Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature” con l’intento di farne conoscere l’universo artistico attraverso oltre 50 sculture realizzate negli ultimi vent’anni di ricerca. Sono sculture a tutto tondo, di marmo, bronzo, resina o di terracotta, monumentali oppure di piccolo formato, in cui i protagonisti sono dei putti-monelli intenti a esibirsi in giochi di destrezza e degli animali fantastici tra civette, gatti, maialini, lumache, rinoceronti, mucche, pinguini, conigli che, come scrive in catalogo Cesare Biasini Selvaggi, testimoniano quanto l’unico mondo in cui siamo davvero liberi, innocenti spettatori del suo spettacolo, sia quello dell’infanzia.

Il progetto di questa mostra nasce dal desiderio di risvegliare l’interesse del pubblico, dagli adulti ai bambini, a una narrazione suggestiva sull’importanza dell’arte come strumento in grado di evocare e riconoscere mondi interiori, dominati dall’immaginazione. Le sculture di Wal, con il loro originale bagaglio di figure fantastiche e animali fiabeschi, collocate nel Parco e all’interno della Rocca Flea, si inseriscono perfettamente in un ambiente già di per sé “magico” accentuando l’atmosfera di un tempo che qui pare sospeso.

L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli

a cura di Cesare Biasini Selvaggi in collaborazione con Sculture in campo-Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina (VT)

mostra diffusa

Licia Galizia  – Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti

Veronica Montanino – Museo Opificio Rubboli

Francesca Tulli – Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea

L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli è una mostra diffusa in tre dei musei cittadini di Gualdo Tadino: Licia Galizia al Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, Veronica Montanino al Museo Opificio Rubboli, Francesca Tulli al Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea. Questo progetto, realizzato in collaborazione con Sculture in campo-Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina (VT), apre un ciclo di mostre che saranno dedicate alle artiste che documentano il panorama artistico della scultura italiana contemporanea. Ogni artista espone in mostra una sua opera in grado di sintetizzare il corpus narrativo e rappresentativo della propria ricerca.

Licia Galizia espone Acque (2021) al Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti. Acque è un’installazione che fa parte di un ciclo di opere dal titolo Flussi, dedicate all’acqua nelle sue due accezioni: positiva quando essa è dolce, potabile, salvifica; negativa quando, invece, è inquinata, assente o eccessiva o ancora, quando per i tanti migranti in cerca di una vita migliore, diventa un mare che ingoia e uccide. In questo caso con l’installazione Acque del 2021 si è voluto indagare e rendere visibile la proporzione tra l’acqua salata e l’acqua dolce. La forma dell’opera prende spunto, infatti, da un areogramma circolare in cui è ben evidente il piccolo spicchio bianco, che rappresenta circa il 2,5% di acqua dolce contro il 97,5% di acqua salata colorata di blu.

Veronica Montanino espone Vetrina (2023) al Museo Opificio Rubboli. L’opera è una vetrina con alcuni piani specchiati su una struttura di ferro. All’interno e all’esterno della teca di vetri e specchi sono posizionati alcuni elementi naturali più o meno manipolati e trasformati in oggetti artificiosi/artificiali. Tanto la contraffazione quanto la moltiplicazione mediante gli specchi, mirano a creare un’ambiguità e un inganno visivo che apre la visione a qualcosa di non immediatamente conosciuto e definibile. È un aumento dello spazio che varia a seconda del punto di vista di chi osserva (compresa la possibilità di trovare se stessi all’interno dell’opera), e confida nello smottamento ontologico della materia, della forma, dei confini.

Francesca Tulli espone La lama dei tuoi capelli dischiude dolci crudeltà n. 2 (2012) al Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea. L’opera fa parte di una serie di sculture denominate “ARMI BIANCHE-ARMI MUTE”: pugnali, spade e spilloni che si sviluppano da figure umane. Armi statiche, armi di difesa che sottintendono una forza dormiente che non deve essere offesa. Spesso sono accompagnate dalla foto della mano che le impugna. In alcune di queste opere sono le gambe o le braccia a diventare la lama dell’arma, altre volte, come in questo caso, lo sono i capelli.  Capelli femminili che diventano provocazione e denuncia.

Il capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi

Rocca Flea, Pinacoteca in permanenza

La Pinacoteca della Rocca Flea comprende una collezione significativa della cultura figurativa umbro-marchigiana, con opere tra il XIV e il XVI secolo. Nel corso di una sua visita, l’attenzione di Vittorio Sgarbi si è rivolta a un’opera attribuita in catalogo ad Antonio Gherardi, Sant’Antonio abate in lettura. Dopo un’attenta analisi e studio, Sgarbi è addivenuto alla riattribuzione del dipinto alla mano di Pier Francesco Mola noto anche con lo pseudonimo di Il Ticinese (Coldrerio, 9 febbraio 1612-Roma, 13 maggio 1666), riconducendo il soggetto a un Filosofo in lettura. Si tratta di un dipinto a olio su tela, 99 x 74 cm. «Con le composizioni a mezze figure, Mola perfeziona un genere nel quale si distinguono la cosiddetta Allegoria del temperamento flemmatico, ora all’Accademia di Venezia; La morte di Archimede della collezione Busiri Vici; il Filosofo con giovane della Duke University di Durham; e la bella serie di Omero di Roma, Dresda e Mosca, fino al maestoso e pedagogico Socrate che insegna ai giovani la conoscenza di sé del Museo di Lugano. Ma il momento del Filosofo di Gualdo sembra anche quello, proprio intorno al 1650, del confronto di Mola con Salvator Rosa, il cui Diogene del 1651, ora a Copenaghen, ispira la Predica di san Barnaba nella Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso dipinta dal Mola nel 1652; evidenti sono le affinità tra la testa del san Barnaba, quella dell’Omero di Mosca e quella del Filosofo di Gualdo Tadino. Probabilmente identificabile tra le opere elencate con titoli generici nell’Inventario dei beni del Cardinale Luigi Alessandro Amodei, del 1685», evidenzia Vittorio Sgarbi. 

Marco Ercoli. Nei tuoi occhi – dal 5 agosto al 15 ottobre 2023 – Centro Culturale Casa Cajani – Museo della Ceramica Museo Archeologico Antichi Umbri a cura di Cesare Biasini Selvaggi

Nell’ambito del progetto Lab.artisti emergenti, si colloca questa mostra personale di Marco Ercoli (Roma, 1986) che comprende oltre venti dipinti eseguiti negli ultimi tre anni. Dal 2018 la sua necessità di estraniarsi ed emarginarsi per un periodo indeterminato ha riportato l’artista a vivere e a lavorare sugli Appennini umbri per dedicarsi esclusivamente alla pittura

INFORMAZIONI

Pittura italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”

Chiesa Monumentale di San Francesco, Corso Italia, Gualdo Tadino (Pg) Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti i giorni

Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature

Rocca Flea e Parco, Via della Rocca, Gualdo Tadino (Pg) Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti i giorni

L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli

Licia Galizia – Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, Via del Soprammuro, Gualdo Tadino (Pg) – Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da giovedì a domenica

Veronica Montanino – Museo Opificio Rubboli, Via Giuseppe Discepoli 16, Gualdo Tadino (Pg)

Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; sabato e domenica

Francesca Tulli – Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea, Via Roberto Calai 37, Gualdo Tadino (Pg) – Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da giovedì a domenica

Il capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi

Rocca Flea, Pinacoteca, Via della Rocca, Gualdo Tadino (Pg) Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti i giorni – in permanenza

Marco Ercoli. Nei tuoi occhi – dal 5 agosto al 15 ottobre 2023 – Centro Culturale Casa Cajani – Museo della Ceramica Museo Archeologico Antichi Umbri, Via Imbriani, Gualdo Tadino (Pg) Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da giovedì a domenica

Biglietto: biglietto unico di 6,00 euro – Fino a 7 anni i bambini entrano gratis e da 8 a 18 il biglietto ridotto è di 3,00 euro. Il circuito è dog friendly, sono ammessi alla visita gli amici a 4 zampe. Per informazioni: cell. +39 347 7541791; tel. +39 075 9142445; www.polomusealegualdotadino.it

 

 

 

“Eccidio” – Un’opera site specific di Ivàn Navarro nel MicroMuseo di Sipicciano (Viterbo)

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

L’opera site specific “Eccidio” di Ivan Navarro, ha una forza e una realtà che ti precipita addosso come un masso, perché un’opera non deve essere solo vista, ma sentita nel profondo. L’artista replica in senso musicale la pura luce e la materia. L’opera sarà visibile a Sipicciano, un piccolissimo paese dell’alta Tuscia viterbese a pochi kilometri dal confine con l’Umbria su un altopiano che domina la valle del Tevere. Il FAI lo definisce “Un piccolo tesoro d’Italia!”.

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I rapporti culturali tra l’Italia ed il Cile sono stati da sempre ottimi ed in alcuni periodi come negli anni della dittatura militare di Pinochet hanno raggiunto livelli ragguardevoli, come hanno ricordato sia lo stesso artista che l’Ambasciatore della Repubblica Cilena in Italia in occasione dell’inaugurazione sia dell’installazione site-specific che del MicroMuseo. Il titolo stesso “Eccidio” ha un palese riferimento proprio agli anni di dittatura in cui il regime militare fu insensibile a tutte le forme cultura.

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L’intento inoltre è quello di raccontare e valorizzare il territorio nei propositi del Sindaco, Rossi, con percorsi indirizzati per tutte le età perché l’obbiettivo è quello di far conoscere i borghi più o meno conosciuti. Alle visite tradizionali vengono inoltre affiancate esperienze indirizzate alla conoscenza delle tradizioni locali. Molte le sagre e ricorrenze sia religiose che laiche. Primeggia la rievocazione storica delle nozze, con relativo banchetto nunziale, tra Federico Baglioni e Curia Piccolomini Tedeschini avvenuto nel 1576, in abiti medievali. Il palazzo baronale del XVI sec. con affreschi raffiguranti membri della famiglia Baglioni e il complesso monumentale dell’ex Chiesa di S,Maria Assunta in Cielo che custodisce nel suo interno la Cappella Baglioni interamente affrescata con la rappresentazione dei miracoli di S. Francesco, singolare esempio di pittura tardo manieristica, attribuita a Marzio Ganassini.

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                                                                                                                         Soffitto della Cappella Baglioni

Da comunicato stampa: In questa occasione sarà qui inaugurato il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia fondato da Antonio Arévalo, poeta, critico, curatore d’arte contemporanea, già Addetto Culturale presso l’Ambasciata del Cile in Italia. Il progetto è promosso dall’Associazione Culturale Palimpsesto, con il sostegno della Direzione Culturale del Ministero degli Affari Esteri del Cile, dal Comune di Graffignano, dall’Università Agraria di Sipicciano, dalla Pro Loco di Sipicciano, le Accademie di Belle Arti di Palermo, Roma e Viterbo. Obiettivo quello di “promuovere ed esporre nuove opere di artisti contemporanei collocando il MicroMuseo di Arte Contemporanea dellaTuscia nel circuito di arte contemporanea italiano ed internazionale. Poiché la torre era la fonte di luce di tutto il paese, il primo artistada coinvolgere nel progetto non poteva che essere Iván Navarro, artista che dello studio della luce ha fatto la sua firma.” (A. Arévalo).
Il progetto del MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia è iniziato quando Salvador Dalì venne nella Tuscia e scoprì quel Sacro Bosco dei Mostriche ispirò una parte della sua opera. Non lontano da lì, nel giardino La Serpara a Civitella d’Agliano, le opere
di Paul Wiedmer e di altri artisti internazionali costituiscono un microsistema collezionistico eccentrico e indipendente che sfugge al sistema legittimato dei grandi musei, ma diffuso nel territorio.

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A Sipicciano (VT), c’è una torre antica, in pietra. L’edificio è particolare, il fabbricato si sviluppa su tre livelli. Per circa tre decenni è servito per la distribuzione dell’elettricità, motivo per cui è noto come Torre Enel o Ex Torre Enel. Di origine medievale, nel XX secolo Ia Torre è stata dedita a infrastruttura tecnologica industriale come si può vedere nelle fotografie d’epoca che mostrano la posa dei cavi e nelle residue apparecchiature elettriche ancora esistenti all’interno della torre. Ha avuto successivamente un periodo di disuso e abbandono. Come sottolinea Antonio Arévalo, “l’edificio è anche illustrativo delle differenti tecniche di costruzione dei diversi periodi attraverso i quali è passato – pietra, mattoni, cemento. L’attuale ristrutturazione è un nuovo strato applicando tecniche contemporanee questa volta con l’obiettivo di convertirlo in un museo e spazio di residenza artistica. Il progetto concepisce in modo originale l’elaborazione concettuale del rapporto tra elettricità e arti visive contemporanee, al fine di provocare una riflessione attuale dall’incontro di entrambi gli elementi, materializzato nella vecchia torre di distribuzione elettrica della città, convertita ora in un museo e in uno spazio per la residenza.”
L’obiettivo è riportare a nuova vita questa Mini Torre storica dandole una nuova e brillante esistenza, creando un MicroMuseo in grado di condurre qui quello sviluppo artistico e culturale che incontra la storia importantissima di questo Borgo; luogo interattivo dove
convergono le più diverse forme di espressività, capace di proporre una programmazione culturale multidisciplinare. Il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia sarà un contenitore di materia immaginativa, luce, forma, ossigeno; un campo d’azione per interrogare il senso e risvegliare una sensibilità consapevole; un inedito spazio espositivo con opere site specific realizzate da artisti chiamati a trascorrere  periodi di residenza, lavorando con la città, con le scuole, con le associazioni locali, valorizzando così anche il patrimonio architettonico del Borgo di Sipicciano attraverso un programma di mostre e residenze per artisti contemporanei del mondo. Il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia fondato da Antonio Arévalo è concepito come work in progress, un progetto d’arte contemporanea di respiro internazionale.
“Iván Navarro usa la luce come materia prima, trasformando gli oggetti in sculture elettriche che modificano lo spazio espositivo attraverso l’interazione visuale. Quindi, cosa c’è di meglio che invitare un artista come lui a inaugurare questa esperienza? Le sue installazioni ci restituiscono il mistero e il valore simbolico dell’energia ancestrale.” (A. Arévalo). In questo caso con una scultura circolare collocata a terra al centro della stanza, il cui effetto è quello di una cavità profonda in cui si legge la parola ECCIDIO illuminata fino all’infinito, come una sorta di linea astratta. Benché la soglia simbolizzi l’inizio di qualcosa, l’opera interroga la parete su cosa ci sia al di là, ma cancellando al contempo le possibilità di accedere al suo interno il-lusorio.L’arte di Navarro gioca con rimandi immediati al formalismo moderno, trasformando, da alchimista qual è, semplici materiali in forme radiose, estraendoli dalla convenzione. Da un lato utilizza le possibilità energetiche necessarie per realizzare i suoi innumerevoli macchinari industriali e domestici e, dall’altro, ci ricorda l’idea di potenza che li caratterizza; collegandoli all’uso che se ne fa nella società contemporanea e come metafora politica della circolazione dei
saperi si rivolge alle forme espressive della rappresentazione sociale e politica, ponendo attenzione a una serie di questioni ancora oggi aperte, ma che servono da filo conduttore a un interesse di ordine metodo logico, il legare situazioni simbolicamente di vulnerabilità a processi complessi di ricerca formale. “Le ricerche di Navarro affermano che per ogni energia che si trasforma c’è qualcosa che si per-de, e questa è l’idea che cerca costantemente di ricondurre a una forma visiva. I materiali, contraddistinti dall’apparente freddezza e dall’estremo tecnicismo, dipendono totalmente dall’energia elettrica, un elemento che condiziona la vita umana, proponendo quindi una metafora latente dei fluidi corporei e dell’azione del dare vita, dell’animare gli oggetti. Questi oggetti sono costruiti secondo le proporzioni del corpo umano studiate a suo tempo da Leonardo da Vinci e che misteriosamente continuano ad essere presenti in molti oggetti prodotti industrialmente, in particolare nei tubi fluorescenti che Navarro usa per realizzare le sue opere.” (A. Arévalo).
Ma la tecnologia che anima le sue opere non appartiene esattamente al tempo presente; Navarro colloca il manufatto e rinvia agli anni della sua infanzia e giovinezza in un quartiere periferico di Santiago del Cile, nel momento in cui proliferavano i nuovi strumenti tecnologici per uso domestico, la cui acquisizione o meno era determinante per definire la condizione sociale della famiglia. Per altri versi, la sua stessa attività artistica si fonda su attività manuali: il cablaggio elettrico, l’elaborazione artigianale di oggetti funzionali e altre varie soluzioni di base di ambito domestico. Iván Navarro è cresciuto nella fase conclusiva del XX secolo, nell’estremo Sud del mondo, e la sua opera cerca di catturare i paradigmi della sua epoca, come la realizzazione seriale, con lo spirito politico di “sporcare” la purezza delle forme industriali.