Acqualagna: “52^ Fiera nazionale del tartufo Bianco”

Mariagrazia Fiorentino

Tutti gli amanti/estimatori del “Tuber magnatum pico”, sanno che Acqualagna è l’indiscussa capitale italiana di questo ricercatissimo prodotto, conosciuto volgarmente come tartufo bianco. Nei week-end dal 29 ottobre al 1 novembre e nei successivi 4 e 5 per riprendere l’11 e 12 novembre 2017 in cui si svolge la 52^ Fiera Nazionale del Tartufo Bianco, Acqualagna assume anche la centralità mondiale del commercio di questo prezioso tubero.

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Oltre i buongustai, anche i commercianti e i cercatori accorrono da ogni parte del mondo in questa graziosa cittadina marchigiana per avere riferimenti precisi su quanto gravita intorno a questo particolare universo  che per la sua importanza, si pensi che si produce solo in tartufaie prive di agenti inquinanti, è stato proposto patrimonio immateriale dell’umanità riconosciuto e protetto dall’UNESCO. In proposito, lo stesso Sindaco Andrea Pierotti,  afferma: “A partire da domenica 29 ottobre, per un totale di sei giorni, Acqualagna si apre all’Italia e al mondo e invita i visitatori italiani e stranieri a immergersi in una tradizione secolare attraverso la grande mostra mercato, il salotto da gustare tra coking show con chef stellati, spettacoli e degustazioni, percorsi mostre, laboratori didattici e creativi per adulti r bambini, esperienze sensoriali visive e olfattive insieme a momenti di grande passione nell’assaggio di un sapore unico, il più prezioso di questa terra”. L’intera manifestazione ruota interno all’intera cittadina, in particolare alcuni punti sono i centri focali quali Piazza Enrico Mattei che accoglie gli stands di tartufo fresco e dei ristoratori alle prese con ricette prelibate. Altre mete della fiera sono:

  • Il Palazzo del gusto: dove il cibo di qualità è il protagonista indiscusso;
  • Il Palatartufo: un palcoscenico esclusivo dove si possono scoprire i primi attori e le migliori produzioni legate al mondo che ruota intorno al tartufo;
  • Il salotto da gustare e conoscere, con l’aiuto di esperti, questo interessante mondo legato ad esclusivi sapori e sensazioni.

Diga del FurloAcqualagna – Un’escursione di sicuro interessante è quella prevista al bacino idroelettrico che per l’occasione é organizzata a cura dell’Ufficio turisatico.

A questo interessante programma se ne aggiunge un altro, altrettanto allettante, con finalità turistiche che si riassume nelle parole del responsabile dell’ufficio: “La Fiera di Acqualagna è un grande contenitore per turisti che vogliono vivere un’esperienza unica e indimenticabile. Vivere l’appassionante ricerca del tartufo, scoprirne i segreti, gli aneddoti con i cercatori che guideranno i turisti all’interno delle tartufaie con i loro cani per simulare la caccia all’oro bianco, sarà un’esperienza indimenticabile che per questa occasione viene allargata anche ai bambini dai 4 ai 14 anni”. Inoltre sono previste passeggiate sul territorio con finalità sia turistiche che escursionistiche rivolte alla scoperta delle tante eccellenze enogastronomiche. Da non trascurare anche l’iscrizione gratuita al “Club Amici di Acqualagna Capitale del Tartufo” che consente di ricevere informazioni, suggerimenti culinari utili al miglior utilizzo in cucina del tartufo, sconti su molti esercizi commerciali, ristoranti e hotel. Per essere sempre informati, infine, sul andamento dei prezzi e le situazioni di mercato è stata istituita la Borsa del tartufo online, unica in Italia e consultabile sul sito del comune www.acqualagna.com .

Informazioni complete sul programma ed il calendario delle attrattive previsto per questa edizione 2017 della Mostra del Tartufo Bianco di Acqualagna, si possono ottenere contattando l’Ufficio del Turismo tel. +39.0721.796741- per e.mail  a turismo@acqualagna.com oppure sul sito web www.acqualagna.com -.

“Long Way From Home” – Il nuovo album di Peter Cincotti che anticipa il tour in 5 tappe in Italia -Firenze, Roma, Salerno, Bari e Milano – previsto per Dicembre

Mariagrazia Fiorentino

E’ uscito oggi 13 ottobre il nuovo album di Peter Cincotti, cittadino newyorkese, per Freddy Eggs Records/Artist First, con 12 tracce che hanno chiari riferimenti alla terra italiana, patria dei suoi bisnonni, e all’amore ereditato verso queste terre ancora presenti nelle sue composizioni. “Molte canzoni di questo disco sono stata ispirate specificamente dall’Italia “Roman Skyes” l’ho scritta seduto in un taxi per le strade di Roma; “Palermo” mi è venuta in sogno. Quindi, consapevolmente o inconsapevolmente, tra tutto il mio viaggiare nel mondo, le mie esperienze in Italia hanno particolarmente segnato questo album in modo che nessun altro paese ha fatto”, così si esprime Cincotti in una vera e propria dedica all’Italia.

IMG_20171013_170126                                                                                          La copertina del nuovo album

“Long Way From Home” è il suo quinto album in studio, a cinque anni dal precedente “Metropolis”, scritto arrangiato e prodotto dallo stesso Peter Cincotti negli ultimi due anni e contiene 12 tracce in cui il musicista mescola con naturalezza pop, rock, blues, hip hop, funk e jazz nel suo stile unico ed inconfondibile. In questo album Peter Cincotti  ci offre un saggio della sua abilità nel suonare il pianoforte in maniera ancora più ritmica dei precedenti lavori con un progetto capace di essere la guida sonora in un universo musicale  personalissimo e complesso, travolgente e solare intimo e ricercato. “Mai prima d’ora ho usato il pianoforte in questo modo. Alcuni anni fa ho iniziato ad avere delle idee per un album che portasse un pianoforte più attivo, più ritmico nel paesaggio della musica moderna”, così il musicista presenta questa sua ultima fatica.

Attualmente è impegnato in una lunga tournèe mondiale per presentare il nuovo progetto. Sarà in Italia nel prossimo dicembre per cinque concerti da tenersi in cinque diverse città:

  • Martedi 12 dicembre al Teatro Puccini di Firenze;
  • Mercoledi 13 dicembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma;
  • Giovedi 14 dicembre a Salerno Modo;
  • Venerdi 15 dicembre al Teatro Forma di Bari;
  • Martedi 5 dicembre a Milano Bleunote.

“LA NAVE DEI FOLLI” – Imponente dipinto di Patrizia Comand al centro di un’interessante mostra a Palazzo Cipolla.

Testo e foto di Donatello Urbani

Questa opera, dipinta tra il 2013 e il 2014, trae ispirazione dall’omonimo  poema satirico-morale in versi di Sebastian Brant, pubblicato nel febbraio 1494, durante il Carnevale altorenano, e alle cui “illustrazioni” aveva collaborato con varie xilografie anche un giovane Albrecht  Dürer.

01.La Nave di Folli-intero_RIDOTTA
“L’imponente dipinto, nel suo racconto simbolico e allo stesso tempo ironico, crea un universo visivo e narrativo originale e autonomo, dove fluttuano o danzano figure allegoriche, dai chiari riferimenti al poema di Brant ma anche alla nostra attualità” dice il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro Italia e Mediterraneo, importante istituzione culturale della nostra città.

04-DEI VECCHI MATTI                                                                                                            Patrizia Comand: “Dei vecchi matti”
Il percorso espositivo ci presenta, insieme al grande dipinto, 20 disegni preparatori, ispirati a 20 capitoli dell’opera, che sottolineano lo stile attento e preciso della pittrice e rendono visibile il legame con l’opera letteraria che l’ha ispirata. “L’arte è solo quella che riesce ad esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e spiritualità…” è un messaggio di un nostro grande maestro dei primi anni del novecento che trova in questa mostra una conferma della sua validità malgrado siano trascorsi cento anni. Se poi a questi si aggiunge un pizzico di satira, come fa Patrizia Comand, il messaggio pittorico assume un valore in più a tutto guadagno di lasciare i visitatori con l’animo sollevato.

Roma, Palazzo Cipolla – Via del Corso, 320 – fino al 12 Novembre 2017, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10,00 alle ore 19,00. Biglietto d’ingresso intero € 3,00; gratuito bambini sotto i 6 anni, visitatori diversamente abili (incluso 1 accompagnatore). Maggiori informazioni per ulteriori facilitazioni sul Web Site: http://www.fondazioneterzopilastromediterraneo.it/

Konrad Mägi – L’arte pittorica estone arriva a Roma con il suo maggior rappresentante.

Testo e foto di Donatello Urbani

Il semestre di Presidenza Estone della Comunità Europea  ed il centesimo anniversario della nascita della Repubblica dell’Estonia, vengono ricordati a Roma con una mostra di opere d’arte realizzate dal padre indiscusso della pittura estone che, nello stesso tempo, è considerato anche uno tra i “più eccentrici protagonisti dell’arte europea nel fatidico ventennio intorno alla prima guerra mondiale” parole del curatore. Questa mostra, la più importante fino ad oggi realizzata al di fuori dell’Estonia, é allestita nelle sale della Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea, e, fra i tanti fini che si propone di raggiungere, non nasconde quello di far conoscere agli italiani uno stato del nord Europa poco noto sia culturalmente che geograficamente.

IMG_20171009_131137Konrad Mägi: “Paesaggio con nuvola rossa”- 1913/14. Olio su tela. Museo nazionale d’Arte della Repubblica Estone.

Nessuno più di Mägi (1878/1925) può suscitare interesse e destare meraviglia per queste terre nordiche che, nei loro colori  presentano bellezze e fascino sconosciuti ai nostri occhi così come altrettanto sconosciute sono le sue opere pittoriche. Le particolari vicende umane insieme alle condizioni economiche che interessarono questo artista in vari periodi della vita, lo condussero  a soggiorni, più o meno lunghi, in vari città europee incluse Venezia, Capri e Roma lasciandoci testimonianze molto interessanti.  Scrive ad un amico durante il suo soggiorno nella nostra città: “Nella mia natura c’è forse davvero molto di una persona del sud. Tutta Roma ha qualcosa che la rende ogni giorno più interessante, Ad ogni modo non intendo lasciare questa terra a cuor leggero.” Al suo ritorno in patria realizzerà opere notevoli sulla scorta degli appunti e schizzi che aveva preso durante il suo soggiorno in Italia. Scrivono i curatori: “Si tratta di quadri pieni di elementi mistici e misteriosi: porte e finestre chiuse e scure, rovine, un cielo blu scuro, etc…I quadri dipinti sono l’influsso delle impressioni italiane costituiscono anche l’ultimo periodo creativo coerente nell’opera di Konrad Mägi”. Rivisitare i nostri paesaggi e le nostre città con gli occhi di uno straniero del nord Europa è senza ombra di dubbio uno cosa stimolante e che pone anche una profonda riflessione interiore. Quali sono i veri colori dei nostri paesaggi e del nostro cielo? I  romani di quegli anni si vestivano ed avevano veramente quelle espressioni in volto, così come sono raffigurati?  E noi quanto siamo diversi dai nostri antenati?

IMG_20171009_132122Konrad Mägi: “Motivo romano”- 1921/1922. Olio su tela. Museo Nazionale d’Arte della Repubblica Estone.

La natura, comunque, principalmente quella dei paesaggi estoni, è il soggetto principale e quasi esclusivo delle opere di Mägi nelle quali traspare un amore sviscerato quasi una venerazione religiosa che supera il mito in se stesso e la colloca nel gradino più alto delle cose da amare e da rispettare. Questa importante comunicazione è presente lungo tutto il percorso espositivo quasi come un messaggio ecologico che rinnova dentro di noi l’amore verso la natura stessa e suscita il desiderio di conoscere altri territori che tutto sommato, seppur lontani, grazie ai moderni mezzo di trasporto, sono a un tiro di schioppo da casa nostra.

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Konrad Mägi: “Venezia” 1922(1923. Matita su carta                               Konrad Mägi: “Venezia”-1922/1923. Olio su tela. Collezione privata.

Importante il catalogo accompagnato da un interessante quanto corposo testo sulla vita e le opere di Mägi opera di Eero Epner, curatore di questa mostra, con traduzione di Daniele Monticelli, per le edizioni Enn Kunila Srl Sperare Tannilla Raamatutrukikoda.

Roma- Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Viale delle Belle Arti, 131 fino al 28 gennaio 2018 con orario dalle 10,00 alle 18,00. Informazioni tel.06.32298221

L’ICONA RUSSA – Preghiera e Misericordia.

Testo e foto di Donatello Urbani

Il ritorno alle relazioni diplomatiche tra il Sovrano Ordine di Malta e la Repubblica Russa trovano in questa rassegna, allestita al piano terra di Palazzo Braschi, sede istituzionale del Museo di Roma, la loro ragion d’essere. La seconda parte del titolo: “Preghiera e Misericordia” richiama l’attenzione su due componenti importanti della vita spirituale cristiana e nello stesso tempo traccia un percorso che presumibilmente sarà alla base delle attività delle due diplomazie. I rapporti fra la Russia ed il Sovrano Ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta ha una lunga tradizione di reciproca collaborazione e questa mostra s’inserisce nella riconferma di un antico rapporto non solo diplomatico.

IMG_20171009_110251I beati Prokopij e Ioann di Ustjug, con veduta di Velikij Ustjug. Terzoquarto del XVIII secolo Velikij Ustjug. Museo dell’icona russa. Legno su tempera. Opera brecuperata prima dell’acquisizione del museo.

Tutto iniziò con la cacciata dei Cavalieri maltesi nel 1798 dall’isola di Malta, concessa dall’imperatore Carlo V^, per mano di Napoleone,  quando lo Zar di Russia offrì loro ospitalità a San Pietroburgo dove rimasero fino al 1834, data in cui  si trasferirono a Roma, dove tutt’ora risiedono ed hanno la loro sede principale. Un evento così importante non poteva che essere ricordato con una altrettanto importante iniziativa culturale. Questo progetto espositivo rivolge uno sguardo molto al di sopra del mero evento culturale che vede come protagonisti principali le due chiese cristiane: cattolica e ortodossa russa.

IMG_20171009_110502Madre di Dio della Passione. Fine del XVII secolo. Russia centrale. Museo Andrej Rublev. Legno, tempera. Opera recuperata da S.R. Bragin nel 1999.

Le opere esposte, realizzate da botteghe e laboratori di grande notorietà e prestigio, presentano tre diversi cicli che esaltano a loro volta tre diverse figure: la Madre di Dio, Odigitria, Cristo, dal Pantocratore all’Entrata a Gerusalemme e alla Trasfigurazione, ed infine i Santi Monaci Russi ad iniziare da San Sergio, figura centrale di santità nella chiesa ortodossa russa.

IMG_20171009_110115I venerabili Evfimij e Chariton di Sjanzem. Seconda metà del XVIII secolo. Terre di Vologda. Museo di Andrej Rublev. Legno, tempera. Opera recuperata prima dell’acquidizione del museo.

Da non trascurare, infine, anche il valore ed il messaggio artistico proprie di queste sacre icone che può essere riassunto dalle parole del curatore contenute nel prezioso catalogo edito dal Museo Andrej Rublev sia in italiano che in russo: “Scopo fondamentale della mostra è quello di testimoniare, attraverso immagini iconiche, l’eccellenza delle maestranze russe, capaci di rinnovare ogni volta la suggestione spirituale pur attenendosi fermamente alla tradizione figurativa. Agli occhi degli spettatori l’icona si fa quindi rappresentazione di una spiritualità forte e diventa veicolo di un invito all’idea dell’amore perfetto di Dio per l’uomo”.

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Vladimir Tatlin: Composizione con superfici trasparenti                                                       Dimitrij Gutov: Madre di Dio Grande Panagia

L’arte iconografica in Russia  non ha interessato solo i secoli passati, in particolare XVII^ e XVIII^ sec., quando scuole e maniere pittoriche locali goderono di particolare fortuna come quella di Kargopol, regione del Volga del bacino del fiume Kama, ma è giunta, sia pure nelle mutate forme artistiche nate sei secoli successivi, fino ai giorni nostri. A dimostrazione di questo in mostra sono esposte due opere altamente significative, una realizzata da Vladimir Tatlin nel 1916 dal titolo “Composizione con superfici trasparanti”, dai chiari contenuti avanguardistici, ed una scultura in metallo, con saldatura e forgiatura, realizzata da Dimitri Gutov nel 2012 dal titolo “Madre di Dio Grande Panagia (Orante).

Roma – Palazzo Braschi  – Piazza San Pantaleo, 10 – Piazza Navona, 2 fino al 3 dicembre 2017 dal martedi alla domenica con orario 10,00/19,00 ed ingresso gratuito per i visitatori del Museo di Roma Palazzo Braschi, muniti di biglietto

MANGASIA. Wonderlands of Asian Comics – La prima mostra al mondo sulla storia del fumetto asiatico. DIGITALLIFE 2017 – Arte e nuove tecnologie

Testo e foto di Donatello Urbani

Due rassegne importanti che dovrebbero essere anche il punto di partenza di un nuovo corso che l’Amministrazione Comunale Capitolina intende iniziare per un rilancio sostanziale sia del Palazzo delle Esposizione che dei due Macro, Testaccio e Via Nizza. Da troppo tempo lamentavamo, in coro con importanti rappresentanti della vita cittadina, il completo abbandono di questi rappresentativi  centri culturali romani prova ne sia che da circa un anno e mezzo erano tutte prive di un direttore.

IMG_20171006_115326MANGASIA. Wonderlands of Asia Comics. – Allestita  al piano superiore espone un importante ed ampia selezione di tavole originali e volumi di fumetti asiatici, molti di questi quasi del tutto sconosciuti al di fuori dei confini nazionali. Questa rassegna, inoltre, concentra la propria attenzione “su un progetto creativo che sottintende alla creazione di un fumetto, offrendo in visione le sceneggiature, gli schizzi ed i layout delle pagine finite” come scrivono i curatori. Il titolo che si compone di due parole: “Manga”, termine coniato nel 1814 dal maestro Katsushika Hokusai, ed “Asia”,  ci introduce sul tema principale svolto lungo tutto il percorso espositivo. Manga è un genere di fumetto nato in Giappone e da lì si è diffuso in tutta l’Asia, e nel resto del mondo. La particolarità è offerta dai contenuti che questi fumetti hanno assunto in ciascuna nazione. Di volta in volta le loro vignette hanno fatto leva in toto sui principi propri sia del pensiero filosofico, oppure etico senza disdegnare quello religioso. Ciascun fumetto manga ha percorso un proprio sentiero, diverso in ciascuna nazione, facendo propri i caratteri nazionali di volta in volta incontrati. Questa rassegna come scrivono i curatori “…si concentra sull’evoluzione dell’arte del fumetto in Asia orientale, meridionale e sud-orientale. Non ci avventuriamo più ad ovest del Pakistan né più a nord della Mongolia e del Giappone. Anche così si tratta di una regione enorme comprendente una ventina di paesi di dimensioni diverse, dai piccoli territori e stati insulari come Hong Kong e Singapore alle due nazioni più popolate del  pianeta: la Cina e l’India….”.

IMG_20171006_114905La prima sezione, fra le sei in cui si articola il percorso espositivo, è una mappa dei territori in cui si è sviluppato il fumetto. Tra questi, oltre a quelli affermatesi in Giappone come una vera e propria industria culturale, sono esposti  i, “manhua” prodotti  in Cina  e i “manhwa” diffusi sia  in Corea che i “cergan” in Indonesia e i “Komiks” nelle Filippine.

I miti e le leggende sono i temi affrontati dai fumetti esposti nella seconda sezione che ripropongono, con un linguaggio nuovo e più congeniale alle attuali giovani generazioni, racconti imbevuti di verità eterne e messaggi di valore universale. Notevole successo hanno trovato in India i due massimi poemi epici indiani, il “Mahabharata e il Ramayana in cui sono narrate rispettivamente le vicende di Krishna e Rama.

IMG_20171006_124907                                                                                     Pannello con raffogurate gesta narrate sul Ramayana

Ricreare e rivisitare il passato nazionale è il tema in cui si sviluppa la terza sezione. Ciascun governo delle diverse nazioni asiatiche  si pone l’obbiettivo di  rileggere e raccontare in vario modo la propria storia nazionale. Molti hanno utilizzato il fumetto nell’intento di raggiungere il numero maggiore possibile di cittadini. Lwe guerre per raggiungere l’indipendenza e l’affrancamento dalla colonizzazione hanno ceduto il posto  a temi attuali e controversi quali la corruzione e la violazione dei diritti umani. Paul Gravet, capo equipe di un gruppo di curatori, tiene ad affermare che: “In molti casi gli autori di fumetti si sostituiscono ai giornalisti raccontando vicende dimenticate o  ignorate dagli organi di stampa ufficiali.”

Come si realizza un fumetto? E’ quanto viene presentato nella quarta sezione. Scrivanie, carta, penna, inchiostri di vari tipi ed oggetti vari ci presentano un mestiere difficile sia da apprendere che da coltivare, ricco di soddisfazioni e non nel guadagnarsi da vivere.

La quinta sezione affronta un tema particolarmente scabroso: com’é interpretata la pornografia in vari paesi asiatici. Censure, vincoli giuridici, dettami religiosi sono sottintesi in diverse tavole dai contenuti spesso erotici oltre che pornografici.

IMG_20171006_114815                                                             Aya Takano: “Tking a ride on the Spiriti Boat” – 2014 -.Scultura gonfiabile

La sesta ed ultima sezione ci porta a scoprire i fumetti del futuro e come questi, in Asia, abbiamo influenzato ed interagito con gli altri mezzi espressivi: dai concerti rock  alla moda fino a contaminare la fantasia di tanti appassionati  nell’immedesimarsi nei panni degli eroi preferiti con il cos play. Le due sale al termine del percorso espositivo accolgono due attrazioni sensazionali: una scultura gonfiabile realizzata da Aya Takano nel 2014 dal titolo “Tking a ride on the Spiriti Boat” ed un installazione digitale interattiva dove un robot riproduce i movimenti di quanti si fermano ad osservarlo.

Ben 281 tavole originali ed oltre 200 volumi di fumetti ci parlano dei nostri vicini asiatici e tutto sommato ci fanno scoprire un mondo popolato da esseri umani non troppo diversi da noi che quotidianamente affronta e convive con difficoltà non così diverse dalle nostre. In contemporanea a questa rassegna ci saranno nella sala cinema del Palazzo delle Esposizioni – ingresso gratuito  da Via Milano fino ad esaurimento dei posti – una rassegna di capolavori del cinema di animazione giapponese a far luogo dal 19 ottobre e una serie di conferenze “Incontri a Mangasia” a partire dal prossimo 12 ottobre. Per entrambi consultare il calendario, sito web www.palazzoesposizioni.it . Importante il catalogo curato da Paul Gravett ed edito da Thames & Hudson.

Roma – Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale, 184 fino al 21 gennaio 2018 con orari 10,00/20,00 nei giorni di domenica, materdi, mercoledi e giovedi-  0re 10,00/22,30 venerdi e sabato. Costo biglietto d’ingresso intero  €.12,50, ridotto €.10,00 – integrato con l’altra mostra Digitalife 2017, intero €.18,00, ridotto €.15,00. Sono previste riduzioni per età e gratuità di legge.

 

IMG_20171006_133755DIGITALLIFE – Arte e nuove teconologie-  Questa mostra che decisamente strizza l’occhio ad un pubblico giovane, presenta, giunte dalla Biennale dell’Image en Mouvement , nel primo piano del Palazzo delle Esposizioni, sei installazioni, una piattaforma KizArt di grande fascino, alcune talk e varie performance. “Le nuove arti visive” dice la curatrice Monique Veaute, “hanno abbandonato i vecchi mezzi tecnici a disposizione degli artisti, cavalletto, pennelli, colori, per assumerne altri  con caratteristiche digitali  che impongono agli stessi artisti conoscenze  matematiche sconosciute ai loro predecessori quali gli algoritmi.

La sezione principale, curata da Richard Castelli, vuole coinvolgere il visitatore in  una complessa e articolata architettura audiovisiva e ambienti digitali  in 3D da titolo <360>. Vari artisti presentano le loro realizzazioni di gran fascino quella  creata dall’artista tedesco Robert Henke che propone il visual concert dal titolo Lumiere III, performance di laser ad alta precisione ed in perfetta sincronia  con il suono.

mdeRobert Henke: “Lumiere III”.-performance di laser ad alta precisione ed in perfetta sincronia  con il suono in un visula concert.

Su invito della Fondazione Giuliani , la Biennale dell’Image en Mouvement (BIM), propone 13 film, perlopiù inediti in Italia, che esplorano la centralità dell’immagine nella cultura moderna. In altra sezione  incontriamo KizArt, una piattaforma realizzata con il coinvolgimenti di personalità dell’arte contemporanea dove ciascuno di questi propone un video che ha giudicato adeguato ai bambini da 0 a 14 anni. Il dialogo tra macchina ed uomo è al centro del  progetto proposto da Alex Braga dal titolo “Cracking Danilo Rea”, capace di spaziare dalla musica all’arte concettuale e che vede coinvolto il pianista Rea, celebre per le sue improvvisazioni che dal jazz arrivano alla classica e al contemporaneo. Infine il 2 dicembre, giorno di chiusura del Romaeuropa Festival il Prof. Massimo Bergamasco, Direttore dell’Istituto di Tecnologie della Comunicazione dell’Informazione e della Percezione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed il performer Sterlac presentano il loro lavoro durante l’incontro “Where are we now?. Riferimenti contemporanei per l’esplorazione del futuro”.

Roma – Palazzo delle Esposizioni – Via Nazionale, 194 fino al 7 gennaio 2018 con identico orario della mostra Mangasia. Costo biglietto d’ingresso intero  €.12,50, ridotto €.10,00 – integrato con l’altra mostra Mangasia, intero €.18,00, ridotto €.15,00. Sono previste riduzioni per età e gratuità di legge. Info sui siti www.palazzoesposizioni.itwww.romaeuropa.net

BAR D’ITALIA 2018 – La nuova guida del Gambero Rosso

Testo e foto di Donatello Urbani

In quattrocentotrentadue pagine sono racchiusi i migliori locali che godono le preferenze degli italiani per avere una piacevole sosta nella vita quotidiana.

Le linee guida seguite da Gambero Rosso nel redigere questa guida si riassumono nelle parole della direttrice Laura Mantovano nel corso della presentazione: “L’offerta dei migliori bar italiani diventa ogni anno più articolata e complessa, scegliere senza una guida adeguata non è semplice. Il caro vecchio bar di una volta si è trasformato in una straordinaria palestra per sperimentare,testare gusti, creare tendenze. Tutto merito di gestori illuminati, convinti delle incredibili potenzialità del bar. Primi fra tutti i ristoratori”.

IMG_20171005_130155                  Elisabetta Marcozzi, al centro della foto, nel corso della presentazione della guida “Gambero Rosso 2018 – Bar d’Italia”

Significativo in proposito è quanto tiene a dirmi Elisabetta Marcozzi, titolare della pasticceria “Il Picchio” a Loreto (AN), gestita in collaborazione con i familiari,  quali “Creatori di sensazioni dal 1978”. La guida che gli assegna 3 tazzine e 3 chicchi, descrive il locale dove: “….Il caffè è sempre impeccabile, servito con cura e alla giusta temperatura anche al tavolo. La pausa pranzo è un ottimo momento per una sosta grazie a una cucina leggera e territoriale reinterpretata con creatività dalla chef…..”. Per i clienti non residenti è stata allestito un “shop on line” che consegna con la modica spesa di €.9,00, i prodotti della loro pasticceria, notevole il panettone artigianale, tutti ampiamente descritti nel sito www.pasticceriapicchio.com pagina shop online.

IMG_20171006_095826                                                                                             Prodotto di punta della Pasdticceria Picchio

La prima indicazione fornita, oltre la località e l’identificazione, con indirizzo, sono i punteggi guadagnati che vanno da uno a tre chicchi per la qualità del caffè inteso come bevanda seguito da una a tre tazzine assegnate al locale secondo un giudizio riferito a vari fattori  che fanno riferimento all’offerta, nelle componenti di prima colazione, spuntino per il pranzo e apertivi e cocktail, al servizio, all’ambiente e all’igiene. Ad alcuni locali, quelli storici, così classificati dall’Associazione locali storici d’Italia – www.localistorici.it-, è assegnato anche un capitello. La parte descrittiva inizia con una presentazione dei gestori, indispensabile per i locali con gestione familiare che sono la quasi totalità, l’identificazione del locale ed infine i prodotti più significativi, meglio rappresentativi e di maggior richiamo proposti ai clienti. Il solito bar sotto casa o all’angolo dell’ufficio si è evoluto, talvolta cedendo il posto ad altri allestiti scenograficamente, che propongono “caffè rari e preziosi, blend studiati nei dettagli, tramezzini e panini curati in ogni minimo particolare, dal pane alla farcitura, menu gustosi e salutari, preparati da abili chef, magari con alternative vegane e gluten free, perfetti per un light lunch, aperitivi accompagnati da sfizi di gastronomia salata di altissimo profilo, piccola pasticceria degna dei più grandi maestri dell’arte bianca” come riportato sulla guida.

I locali premiati con i tre chicchi e le tre tazzine, sono suddivisi tra bar finalisti del Premio “Illy Bar dell’Anno”, premio istituto nel lontano 2003 ed assegnato per il 2018 al Caffè Canterino di Biella. Le altre suddivisioni interessano i caffè storici, i bar dei grandi alberghi; e la categoria le stelle, riservata ai locali che per almeno dieci anni consecutivi hanno conquistato tre tazzine e tre chicchi di caffè.

IMG_20171005_123933_1I fratelli Colleoni titolari della Locanda & Osteria Contemporanea “Marelet” a Treviglio (BG), vincitori del premio “Illy Bar dell’anno 2017” ed indicati nella guida 2018 con 3 tazzine e 3 chicchi di caffè.

Regione leader per l’edizione 2018 é la Lombardia con 9 locali premiati, seguono il Veneto con 7, l’Emilia Romagna con 6, Piemonte e Sicilia con 5, Toscana con 3, Liguria, Venezia  Giulia, Friuli, Lazio, Campania e Puglia con 2. Un locale sul podio per Abruzzo e Marche.

La presentazione è terminata con la “Decima edizione per il Premio Aperitivo dell’anno” assegnato da Sanbittèr&Gambero Rosso al bar che presenta la formula di aperitivo più originale e divertente. Vincitore per l’edizione 2018 è Sambirano di Reggio Emilia.

Gambero Rosso 2018 “Bar d’Italia” pagine 432 costo €.10,00 in edicola ed in libreria. Info nella sede Via Ottavio Gasparri, 13/17 | 00152 Roma | Tel. +39 06 551121  www.gamberorosso.it – Gambero Rosso @ilgamberorosso gambero_rosso

 

Oriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo – La Via della Seta fa sosta a Roma fino al 28 gennaio 2018 nelle sale quattrocentesche del Palazzo di Venezia

Testo e foto di Donatello Urbani

Identica la “location” a quelle delle precedenti quattro esposizioni volute in seguito a un protocollo d’intesa fra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese per far incontrare e promuovere la conoscenza delle rispettive culture. Questa è la quinta ed ultima rassegna allestita nelle sale quattrocentesche del Palazzo di Venezia ed ha assunto il suggestivo titolo diOriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo”. Differisce dalle precedenti per la finalità in quanto, nel frattempo, il Presidente cinese ha voluto riproporre  gli scambi commerciali fra Europa e la sua nazione proprio facendo leva su questa antica quanto gloriosa via che ha avuto non solo finalità commerciali, come ampiamente dimostrato nelle quattro sezioni del percorso espositivo dove sono  esposti oggetti provenienti dal Museo di Guangdong, la più grande città del sud della Cina. Dal II sec. a.C. al 19 d.C., proseguendo poi per oltre duemila anni di storia, la Via della Seta ha costituito un canale fondamentale per le relazioni tra genti e cultura e per i commerci marittimi internazionali.

IMG_20170928_124410                                                                         Tipica imbarcazione cinese per lunghi tragitti in mare riprodotta in scala.

La prima sezione non poteva che presentare la via della seta marittima che, in parallelo con gli ottomila kilometri di lunghezza di quella terrestre, si snodava sulle rotte marittime toccando una notevole quantità di scali i quali, approfittando dell’opportunità concessa dall’essere scalo marittimo, si trasformarono sia in empori commerciali di notevole importanza, che nell’assumere il ruolo di cerniera di scambio tra gruppi etnici, culture ed economie di diverse aree del mondo. I visitatori sono invitati a salire a bordo di una classica imbarcazione cinese ed iniziare il lungo viaggio attraverso tutto il percorso espositivo. Non tutte le imbarcazioni raggiungeranno lo scalo prefissato; molte giacciono tutt’ora in fondo al mare e da alcune di queste – naufragi del Nanhai 1 avvenuto in epoca Song (960/1279 d.C.- e quelli di Wanli e Nan’ao della dinastia Ming (1368/1644 d.C.- sono stati recuperati preziosi reperti che fanno bella mostra di sé in questa rassegna.

08. LA VIA DELLA SETAVaso Huluping, detto anche vaso a doppio fiasco, in porcellana bianca e blu decorato con fiori. Repertorio delle fornaci di Jimgdezhen, dinastia Ming, imperatore Wanli – 1573/1620) portato alla luce dal relitto Wanli. Foto courtesy Ufficio Stampa Polo Museale del Lazio.

“La Via delle Spezie e della Porcellana”, titolo della seconda sezione, espone sia tutti quei  prodotti cinesi che avevano una notevole diffusione all’estero che, di rimando, quelle merci straniere che venivano vendute in Cina. Scrivono i curatori:”A partire dai Tang e i Song, ogni dinastia imperiale aveva le proprie strategie di gestione commerciale marittima: i governanti perseguivano la politica del trarre profitto dai mari per riformare gli Stati, mentre lo Stato incoraggiava anche il commercio privato.” Sulla Via della Seta Marittima, porcellane, seta, tè e manufatti in metallo, incrociavano imbarcazioni che navigavano in senso inverso cariche di spezie, pietre preziose ed altri prodotti pronti per essere commercializzati in Cina. La Via della Seta Marittima descriveva un enorme bacino che includeva i paesi della sponda occidentale dell’Oceano Pacifico ed Indiano. Notevoli ed importanti sono molti reperti esposti in questa sezione, sia per il valore intrinseco che per quello documentale, quali una giara con invetriatura rossa con coppia di fenici e sei leoni, prodotta in epoca Ming (1368/1644) e il lingotto intagliato prodotto dalla fusione di oro occidentale.

IMG_20170928_124015Giara con invetriatura rossa decorata con coppia di fenici e sei leoni. Dinastia Ming– 1368/1644- portato alla luce dal relitto Nan’ao1.

La terza sezione, dal titolo “La Via delle Religioni” vuole focalizzare un momento preciso dell’evoluzione sociale avvenuta in Cina nei secoli compresi tra il XIII e XVII, nei quali grazie alla Via Marittima della Seta, vi fu la penetrazione di religioni come l’Islam, Induismo e Cristianesimo che, in una pacifica convivenza, contribuì a costruire un importante quadro multiculturale. Preziosa la testimonianza offerta da una brocca con immagine della crocifissione di Gesù,  prodotta nella dinastia Qing, imperatore Kangxi (1662/1722).

IMG_20170928_124151Brocca con immagine della crocifissione di Gesù. Dinastia Qing, imperatore Kangxi- 1662/1722-

Nell’ultima sezione, titolo “Scambi Culturali”, sono esposti reperti di notevole importanza che documentano come alla moda delle “cineserie” radicatasi  in occidente faccia riscontro un’altra, altrettanto importante, presente in Cina come testimoniato da alcuni gioielli rinvenuti nella tomba del principe Liangzhuang prodotti in occidente.

IMG_20170928_124516Statuine di Guanyn Bodhisattva in piedi. Repertorio delle fornaci di Dehua che produceva porcellane destinate principalmente all’estero. Dinastia Ming- 1368/1644-.  La particolarità di questa statua è offerta dalle affinità con l’iconografia mariana nel Cristianesimo.

Nel loro insieme tutti gli oggetti esposti in queste quattro sezioni forniscono un’ampia documentazione di come attraverso il traffico di merci le nazioni e i popolo hanno reciprocamente acquisito nuove idee, conoscenze tecniche, filosofiche e culti religiosi in un mutuo scambio che ha contribuito allo sviluppo delle successive società moderne; gli stessi identici fini che il Presidente cinese Xi Jimping vuole perseguire riproponendo  una moderna Via della Seta che assume oggi il nome di “una cintura, una via” (in inglese one belt, one road).

Museo Nazionale di Palazzo Venezia – Sale quattrocentesche fino al  28 Gennaio 2018 con orari dal martedi alla domenica 8,30/19,30 e biglietto d’ingresso €.10,00 inclusivo della visita alle collezioni museali del Palazzo di Venezia.  Info su www.mondomostre.itwww.museopalazzovenezia.beniculturali.itwww.orienteincontraoccidente.it