Teatro Argot Studio – Roma- Programma della stagione 2019/2020: “ARGO(t)NAUTICHE- cronache dal mondo sommerso”

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il programma corrente di questo teatro trasteverino festeggia anche il decennale di attività del gruppo che lo gestisce: il “Teatro Argot Studio” è una realtà culturale importante per la città dove gli operatori di teatro, dai registi, agli autori agli attori, specie se giovani, hanno enormi difficoltà per aprirsi un percorso professionale serio. Argot è un teatro palestra, che prova a dire qualcosa ai giovani e non solo.Per amor di cronaca Tiziano Panici, punto di riferimento importante in questa avventura, non vuole sentir parlare di “Giovani”, sfoggia con orgoglio i suoi venerandi trentaquattro anni di età, nel malcelato tentativo di strizzare l’occhio alle terze e quarte età, realtà commercialmente importanti anche per il teatro. La programmazione comunque è di grande interesse e notevole attrazione per tutti gli amanti della cultura indipendentemente dall’età e dalla condizione economico/sociale. Come da tradizione inizia con un prologo: “Neve di carta” rappresentata nei soli giorni di mercoledi 25 e giovedi 26 –  settembre 2019; vera apripista al soggetto che primeggia su tutti gli altri lavori: mettere in luce le cronache del mondo sommerso presenti nella nostra società.  Di seguito il cartellone della stagione in corso:

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3 – 6 e 10 – 13 ottobre 2019: Due fine settimana con una “Trilogia dell’Essenziale” che pone l’attenzione sulla solitudine, l’alienazione e la percezione della vita e della morte nell’uomo contemporaneo;

30 ottobre – 3 novembre: “Il Dolore, Diari della Guerra”.  Pagine di straziante intimità in bilico tra poesia e memoria, tra bisogno privato e testimonianza in cui si racconta la storia della guerra attraverso gli occhi delle donne;

5 – 17 novembre: “Harrogate”. Trittico, giunto a Roma dal teatro inglese a cura dell’Argot Production, sull’ossessione, la repressione e la lussuria;

19 novembre – 1 dicembre: “Molto prima di domani”, scritto, diretto e interpretato da Umberto Marino. Scoprire i sentimenti più elementari per vivere e sopravvivere;

5 – 8 dicembre: “Settanta volte sette”. Il dettame evangelico sul perdono vissuto oggi;

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13 – 15 dicembre: “ Sciaboletta”. Scritto, diretto e interpretato da Alessandro Biasoli. Una rivisitazione delle vicende del Re Vittorio Emanuele III^ detto n”Sciaboletta” per la sua statura di soli mt.1,53 vissuti in un’epoca nazionalista e di malcelato odio verso il diverso;

19 – 21 dicembre: “L’indifferenza”.  Un triller sulla lotta metaforica tra il progresso della civiltà occidentale  e la sua natura bestiale e sanguinaria;

4 – 16 febbraio 2020: Evento speciale VR “Segnale d’allarme”  e “La mia battaglia VR”. La realtà virtuale in teatro;

20 – 23 febbraio: “Piccola Patria”. Una riflessione su un fenomeno del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’ncapacità della politica nel comprendere le reali necessità dei cittadini;

25 febbraio – 1 marzo: “Il bambino dalle orecchie grandi”. Una convivenza tra note liete ed incerte in bilico tra il loro presente e il loro passato;

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3 – 8 marzo: “Tony”, scritto, diretto ed interpretato da Paolo Zuccari. Come recuperare la fidanzata fuggita con un altro uomo;

17 – 22 marzo: “Art”. Come approcciarsi con un’opera d’arte contemporanea concettuale;

27 – 29 marzo: “My Place”. Mettersi a confronto oggigiorno.

7 – 10 e 14 – 17 maggio. “Over”. Rassegna teatrale di giovani talenti.

Teatro ARGOT STUDIO – Via Natale del Grande, 27 – Roma. Orario spettacoli: dal martedi al sabato 20,30; domenica 17,30 riservato ai soci. Prenotazioni  e informazioni: telefoniche  06.5898111-www.teatroargotstudio.com  e.mail: info@teatroargotstudio.com

Il colpo del cane

Mariagrazia Fiorentino

Il film si svolge in una Roma identificabile tra la Tuscolana e la Magliana. Un film di Fulvio Risuleo che ne firma anche la regia, in uscita il 19 p.v. in 70 copie.

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“Al loro primo giorno da dogsitter, Rana (Silvia D’Amico) e Marti (Daphne Scoccia) subiscono il furto del bulldog francese che gli era stato affidato da una ricca signora (Anna Bonaiuto). Decidono di mettersi all’inseguimento del ladro, un sedicente veterinario che sostiene di chiamarsi Dr Mopsi (Edoardo Pesce)”. Un film che fa comprendere quanto l’uomo utilizzi cani di razza per il proprio interesse economico non per l’amore che riescono a trasmettere.

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“Animali che convivono con gli uomini, ma fanno parte di un altro mondo, spesso li trattiamo come qualcosa di nostro e ci dimentichiamo che loro hanno una loro storia, una loro identità”. Con un finale a sorpresa di libertà da parte  del cane (Ugo), che riacquista la sua dignità.

39^ Festa della Cipolla a Cannara (PG) – Cipolla e non solo in festa in uno dei borghi più belli d’Italia

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

“…. Ci hai fatto piangere senza affliggerci.
Io ho cantato quanto esiste, cipolla,
ma per me tu sei
più bella di un uccello
dalle penne abbaglianti,
sei per i miei occhi
globo celeste, coppa di platino,
danza immobile
di anemone niveo,
e vive la fragranza della terra
nella tua natura cristallina”
.  Pablo Neruda in “Ode della cipolla”. A fondo pagina il testo completo.

Pablo Neruda, premio Nobel per la letteratura nel 1971 è ritenuto dai maggiori critici letterari, il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua, che lo descrivono principalmente come “il poeta dell’amore e della sensualità, per la straordinaria intensità dei suoi versi amorosi”. Si vuole che s’ispirasse non soltanto ai sentimenti più elevati, ma anche all’amore più semplice che non passa mai di moda: quello verso il cibo. In proposito si racconta che durante una visita all’amico caprese Mario Alicata fu lanciata  una disfida culinaria da disputarsi in due cene che avessero come elemento primario la cipolla.  Nella prima si cimentarono i coniugi Neruda:  questo il menù:

– cipolle marinate al vino rosso;

– insalata alla piuma cipollina;

– pasticcio fritto incipollatissimo;

– ceviche di gamberi di Capri carichi di cipolla violetta..

Il gambero, altro grande amore del poeta buongustaio,  fu richiesto espressamente da Pablo Neruda anche nel menù del pranzo nuziale, cucinato in estrema semplicità e per pochi intimi da Matilde. Riferiscono le cronache che la seconda manche della “sfida all’ultima cipolla” non si disputerà mai: alla fine della prima cena, Mario Alicata si dichiarò sconfitto e si arrese alla perizia culinaria della coppia Neruda-Urrutia nel trattare questo concentrato di sapori.

20190907_194043L’acquisto della “Resta” di cipolle è sempre accompagnato da un sorriso come la sig.ra Maria Oliva Filippucci, produttrice di cipolle, aglio, lenticchie e ceci. Punto vendita: Via Valle,14 – 06033 Cannara. Tel.0742.720416

La cipolla apripista ad attività economiche capaci di arrestare l’esodo dei residenti verso centri urbani. Il malcelato intento degli organizzatori che hanno organizzata la 39^ Festa della Cipolla, iniziativa che oltre il coinvolgimento dell’intera popolazione di Cannara – circa 600 persone tutte volontarie principalmente giovani – é anche un’ apertura verso il turismo in modo tale da avere una valida alternativa alle attività agricole che proprio nella coltivazione della cipolla, dell’aglio, dei ceci e delle lenticchie offra un valido ritorno economico.

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I primi giorni di festa della cipolla hanno registrato una numerosa partecipazione di turisti buongustai, residenti non solo nella zona, e le premesse per i giorni avvenire, fino al termine fissato al 15 settembre p.v.,sono alquanto rosee e indirizzare a superare la soglia dei 70mila pasti,  serviti nelle precedente edizione, ed una presenza di 120mila persone. In tutto questo è indubbio il merito della cipolla servita in tutte le salse non solo nei sei stand – taberne per l’occasione – ma anche nell’unico ristorante/osteria locale che propone un menu a prezzo fisso ad un costo contenuto – €.27,00 –.

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Il titolare Ernesto Parziani, vero cultore di specialità culinarie locali,  propone ai clienti una vera e propria eccellenza “Spaghetti alla chitarra Perbacco” da non mancare assolutamente, che racchiudono quanto di meglio è presente nei sapori  della cucina umbra.  – Tel.0742.720492 – fb: perbaccocannara. La festa, comunque, non si esaurisce solo con l’enogastronomia – il vino passito vernaccia, abbinato ai roccetti-, è la migliore conclusione per un ottimo pranzo. Un nutrito calendario di manifestazioni è stato presente nei giorni passati e prosegue anche in quelli successivi.

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Fra i tanti eventi previsti, la gara podistica competitiva- Km.11,00 – e non competitiva – Km.5,00 – il “2^ Memorial Valter Baldaccini”,  con oltre 400 atleti, ha occupato una posizione di tutto rilievo. L’edizione settembrina della festa della cipolla, troverà nel mese di dicembre anche una replica “Winter”  nella settimana dell’Immacolata e in quella successiva. Per l’edizione 2019 è consigliabile consultare il sito web www.festadellacipolla.com .

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L’unicità di questo mosaico é offerta dall’impiego di tessere di tre colori –                                Ingresso al borgo di Collamancio

Destagionalizzare gli attrattori turistici è un obbiettivo primario che il Presidente dell’Ente Fiera, Roberto Damaschi, si propone di raggiungere. L’obbiettivo é ottenere percorsi turistici  percorribili e validi nell’arco dell’intero anno grazie anche alla valorizzazione e attualizzazione di quelli già presenti stabilmente nel territorio. Di grande interesse culturale è il Museo della Città di Cannara. Oltre varie testimonianza storiche riferibili alla città stessa, amorevolmente coltivate con preziose pubblicazioni da alcuni cittadini studiosi della storia locale quali il prof. Ottaviano Turrioni e Mario Scaloni, trovano una degna esposizione importanti reperti archeologici frutto delle campagne di scavo nel vicino sito archeologico pre-romano risalente al III sec a.C. di Urvinum Hortense, probabile città romana gia menzionata nella “Naturalis Historia” da Plinio il Vecchio. http://artbonus.gov.it/urvinum-hortense.

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Urvinum Hortense: Canale di distribuzione dell’acqua raccolta nella cisterna al di sotto delle lastre di lamiera. Il cardo massimo e i resti della basilica medievale, sulla sinistra resti del tempio pagano di III^ sec a.C.

Da qui proviene il bellissimo mosaico rinvenuto nella zona delle terme urbane che è la vera “star” di questo museo. Importanti aspettative si attendono, inoltre, dalle future campagne di scavo. Questo sito archeologico si trova in prossimità del borgo di Collemancio, frazione del Comune di Cannara, nel cui centro storico esistono rilevanze culturali sia per la presenza di un  Castello Medievale, del Palazzo del Podestà e di due chiese, custodi di cicli pittorici in parte medievali, purtroppo bisognosi di urgente restauro.  Interessante a Collemancio è anche l’offerta dell’albergo  “Il Rientro”con un ottimo ristorante e una SPA dove la cipolla trova impiego, oltre quello culinario, anche sui trattamenti cosmetici offerti alla clientela. Consigliabile un fine settimana all’insegna del buon gusto. Tel.o742.72420 – 0742.720218- email: ilrientrocollemancio@gmail.com – albergoilrientro@gmail.com

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Cannara: Crocifisso processionale in tela di lino su anima di ferro –  Ricostruzione del giaciglio di S.Francesco all’interno del Tugurio

Un percorso già fruibile in biking, oppure trekking è quello religioso. La figura di San Francesco ha segnato con la sua presenza tanto il borgo quanto tutto l’entroterra, grazie anche alla vicinanza da Assisi. Nel centro storico si trova il “Tugurio di S.Francesco” dove il Santo si riposava e si ritirava in preghiera quando era presente a Cannara. La tradizione vuole che in questo luogo oppure in un locale attiguo il Santo impose il primo abito di Terziario Francescano di Penitenza al Beato Lucio Modestini, fondando, di fatto, l’ordine che negli anni seguenti si estenderà in tutto il mondo. Nella vicina Piandarca in aperta campagna, un’edicola ricorda che proprio qui Francesco tenne la famosa predica agli uccelli.

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Collemancio: La campagna che circonda il paese e i tetti del borgo visti da una finestra dell’Albergo “Il Rientro”

Uno slogan vuole l’Umbria Cuore Verde d’Italia. E questo trova riscontro nel territorio che circonda quasi assediandoli, in perfetto stile medievale, i tanti borghi delle regione. Fra quelli degni di menzione primeggia senza dubbio Cannara. Qui la natura ha voluto offrire il meglio di sé ed agli amanti dei percorsi naturalistici ha messo a disposizione il più ampio campionario possibile.

Per saperne di più su tutte le attività inerenti la città di Cannara consultare il sito aggiornatissimo www.festadellacipolla.com e con un arrivederci alla 40^ edizione 2020.

“Ode alla cipolla” di Pablo Neruda

Cipolla, anfora luminosa,
petalo e petalo
si formò la tua bellezza,
squame di cristallo ti accrebbero
e nel segreto della terra oscura
si arrotondò il tuo ventre di rugiada.
Sotto la terra
fu il miracolo
e quando apparve
il tuo rozzo stelo verde,
e nacquero
le tue foglie come spade nell’orto,
la terra accumulò il suo potere
mostrando la tua nuda trasparenza,
e come in Afrodite il mar remoto
duplicò la magnolia
innalzando i suoi seni,
così ti fece,
cipolla,
chiara come un pianeta,
e destinata
brillare,
costellazione costante,
rotonda rosa d’acqua,
sopra
la tavola
della povera gente.

Generosa
disfi
il tuo globo di freschezza
nella consumazione
fervente della pentola,
e la parete di cristallo
al calore acceso dell’oliosi trasforma in arricciata penna d’oro.
Anche ricorderò come feconda
la tua influenza l’amor dell’insalata,
e sembra che il cielo contribuisca
dandoti fine forma di grandine
a celebrare la tua chiarità sminuzzata
sugli emisferi di un pomodoro.
Ma alla portata delle mani del popolo,
innaffiata di olio,
spolverata
con un po’ di sale,
uccidi la fame
dell’operaio nella dura strada.
Stella dei poveri,
fata madrina
avvolta
in delicata
carta, esci dal suolo,
eterna, intatta, pura
come seme d’astro,
e nel tagliarti
il coltello in cucina
sale l’unica lacrima
senza pena. Ci hai fatto piangere senza affliggerci.
Io ho cantato quanto esiste, cipolla,
ma per me tu sei
più bella di un uccello
dalle penne abbaglianti,
sei per i miei occhi
globo celeste, coppa di platino,
danza immobile
di anemone niveo,
e vive la fragranza della terra
nella tua natura cristallina .

 

Sidival Fila in mostra a Palazzo Merulana fino al 5 ottobre 2019

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

“La materia svelata!” recita il titolo della mostra che nello stesso tempo c’immerge in profondità sul tema che le opere vogliono proporre ai visitatori. “Siamo materia” ci dicono “ed abbiamo vicende ed avventure da raccontare che hanno attraversato secoli lasciando su di noi impronte indelebili”.

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La storia che si sviluppa lungo tutto il percorso espositivo potrebbe iniziare al secondo piano di Palazzo Merulana, dove questa rassegna è stata allestita, proprio partendo da due tele marroni di canapa che nei secoli XVII e XVIII furono utilizzate da uno sconosciuto artista per dare vita ad un dipinto forse di soggetto religioso. Di Sidival Fila, scrivono i curatori nel catalogo – Silvana Editorialcon testi in italiano ed inglese pa.175 costo €.30,00-: “Frate francescano e artista di origini brasiliane: in una sola figura s’incontrano due universi che viaggiano insieme attraverso la ricerca e la creatività dell’autore. Grazie all’utilizzo di tessuti, stoffe, carte storiche, fibre organiche ricuce e ricompone spazi di materia ora più lievi ora più profondi”. Trama e ordito, nelle opere di Sidival Fila, riflettono le vicende umane e prendendo forma di tessuto testimoniano tra le pieghe e le velature delle superfici una vera e propria umanità.

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Tutto questo trova piena conferma nelle parole dell’artista stesso quando afferma: “tramare e ordire nella mia arte assumono un valore  e un significato positivo, grazie ad un articolato processo di restituzione alla vita della materia utilizzata, che viene rigenerata e successivamente sottoposta a una particolare forma di riscatto, un’assoluzione che riattualizza la materia stessa nel presente. Un lavoro meditativo e artigianale sulle materie prime – siano esse tela, carta, lino, seta, pergamene o fibre incontaminate – che lascia un’impronta,un nuovo segno grafico che le rende significative, attraverso un’innata energia espressa nel tempo e nello spazio senza confini”.

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Il progetto espositivo, come ha rilevato la direttrice è stato concepito proprio in relazione al luogo in cui questo trova collocazione. Palazzo Merulana, già sede dell’Ufficio d’Igiene Comunale,  è stato per molti anni un residuato dei bombardamenti subiti dalla città di Roma nel corso della seconda guerra mondiale e solo di recente ha trovato una nuova vita quale sede espositiva di opere d’arte dove la collezione donata dalla Fondazione Elena e Claudio Cerasi, abilmente gestita da CoopCulture.

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La rassegna, comunque, ufficialmente inizia nelle Sala delle Sculture al piano terra con due opere quanto mai significative delle quali una, in particolare, abbinata ad una scultura di Antonietta Rafael “Genesi n.2” esprime la precisa volontà di dialogo con le opere presenti nella collezione permanente del Palazzo. Un chiaro messaggio rivolto al superamento delle barriere sia  di mancate integrazioni sociali e di auspicabile intercomunicabilità fra esseri umani.

Roma – Via Merulana, 121 fino al 5 ottobre 2019 con orario Da mercoledì a lunedì ore 10 – 20 -Ultimo ingresso ore 19 – Martedì chiuso. Accesso al piano terra – Sala delle Sculture: ingresso libero – Secondo, terzo e quarto piano (collezione +mostra): Costo del biglietto d’ingresso Intero 10.00 € – Ridotto 8.00 €

Vendemmia 2019: L’Italia si conferma primo produttore con 46 milioni di ettolitri.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Le buone notizie, un po’ più raramente di quelle cattive, non sono mai sole. Così la buona notizia che interessa la prossima campagna di vendemmia delle uve si accompagna con l’altra che rileva la collaborazione  formatasi per la prima volta tra Unione Italiana Vini, Ismea e Assoenologi che uniscono le rispettive forze e competenze con l’obiettivo di fornire un quadro ancor più completo e dettagliato relativamente alle Previsioni Vendemmiali 2019. L’indagine è stata messa a punto armonizzando le metodologie consolidate nel tempo da UIV/ISMEA da una parte e da Assoenologi dall’altra, mettendo a sistema una fitta rete territoriale di osservatori privilegiati del settore, la valutazione comparata delle indicazioni sia quantitative che qualitative e la successiva elaborazione statistica rispetto alle serie storiche ufficiali degli anni precedenti. Le rilevazioni effettuate prevedono una produzione nazionale di vino per il 2019 di 46 milioni di ettolitri, con una riduzione del 16% rispetto all’annata record del 2018, quando erano stati sfiorati i 55 milioni di ettolitri (dati Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione). Il dato stimato risulta da una media tra un’ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47 milioni, che comunque risulterebbe inferiore alla media degli ultimi 5 anni. Nonostante una vendemmia meno generosa, l’Italia dovrebbe mantenere anche per il 2019 la leadership mondiale, perché né la Francia (43,4 milioni di ettolitri – stima al 19 agosto del Ministero Agricoltura francese) né la Spagna (forse 40 milioni di ettolitri) sembrerebbero in grado di superarla. L’aria respirata alla conferenza stampa di presentazione delle previsioni vendemmiali 2019 alla quale sono intervenuti: Ernesto Abbona (presidente di UIV), Raffaele Borriello (direttore generale di ISMEA), Riccardo Cotarella (presidente di Assoenologi), Fabio Del Bravo (dirigente ISMEA) e Ignacio Sanchez Recarte (segretario generale del Comité Européen des Entreprises Vins) era pervasa da una certa soddisfazione anche grazie alla qualità delle uve che promettono in prodotto di primissima qualità.

Maggiori notizie sul dossier con i dettagli regionali si possono trovare sul link: https://www.dropbox.com/sh/2s75n1fojoiw0wj/AABIwJXUX7mXKdAYobuaqu8Ha?dl=0

Viterbo – “Tessere la Speranza – Il culto della madonna vestita nella Tuscia” – Un mostra nel Monastero di Santa Rosa fino al 26 ottobre 2019 documenta tradizione e fede religiosa nella Tuscia.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La devozione religiosa per la Madonna ha generato nella Tuscia dei primi anni del 1700 un vero e proprio culto popolare. Sono questi gli anni della controriforma in cui i dettami del Concilio di Trento – 1543/1565 – che avevano al centro la venerazione per la Madonna, impegnavano il clero nella sua attuazione fra la popolazione, spesso facendo leva, come nel caso del circondario viterbese, anche nelle rievocazione di antichi culti spesso precristiani, come quello della filatura e tessitura di stoffe sia pure per uso domestico, oppure dei “penati”-  antenati – già presente nell’antica Roma.

20190904_102120Viterbo-  Monastero di Santa Rosa” Santa che fila”. Affresco del sec.XV^ rinvenuto nel corso dei lavori di allestimento di questa rassegna

Questo culto degli antenati prevedeva la realizzazione di piccole statue in terracotta da porre all’ingresso dell’abitazione sperando che svolgessero un’azione di protezione e tutela verso tutti i membri della famiglia che comunque erano la loro propaggine vivente. La realizzazione di simulacri religiosi e la loro venerazione rientrava quindi in un’antica tradizione non del tutto svanita fra la popolazione così come il tessere per loro abiti pregiati, spesso arricchiti con fili di oro e argento, degni del personaggio più importante della comunità.   “Il gesto ripetitivo della tessitura è spesso considerato metafora della preghiera, da secoli nel viterbese dove molto presente è il culto della Madonna vestita, la devozione si manifesta anche nella cura e nel dono dell’abito al simulacro vestito”, scrivono i curatori nel bellissimo catalogo, ricco d’immagini e apporti scientifici di notevole interesse, edito da Gangemi Editore International pagine 143 costo in mostra €.30,00.

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Valentano (Diocesi Viterbo) “Madonna della Coroncina”                   Vallerano (Diocesi Civita Castellana) “Madonna del Rosario”

L’abito ha un ruolo di primaria importanza sia nella tradizione che nella cultura popolare. Le stesse sacre scritture ci dicono dell’invitato al banchetto nuziale allontanato per non aver indossato l’abito prescritto. In questa rassegna giocano pertanto un ruolo di primaria importanza tanto il culto per la Madonna, “Regina Coelis”, tanto gli abiti che competono ad un simulacro di così grande importanza. La mostra allestita nella suggestiva cornice del Monastero di Santa Rosa a Viterbo espone preziosi corredi settecenteschi e ottocenteschi e narra la riscoperta e i complessi restauri di Madonne e abiti dimenticati e abbandonati sia in luoghi di culto che nelle abitazioni di privati. Proprio intorno a questi tre soggetti si articola il percorso espositivo che, per l’occasione, inizia con un’esposizione di apertura, nel prestigioso refettorio, di reliquie con una particolare attenzione a quelle di Santa Rosa la cui festa ricorre il 3 e 4 settembre.

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Alla vestizione dei manichini con sottogonne, abiti, scarpe ed abbellimenti vari provvedevano solo le donne. La partecipazione degli uomini era probita. Foto a destra: parrucca in fili di seta naturale in perfetta accociatura settecentesca destinata alla Madonna del Carmelo, di Vetralla (VT)

Nelle successive ed attigue sale sono esposte gli altri protagonisti: abiti e manichini, che sono al centro di questa rassegna. La prima sezione è dedicata al culto attivo, come riporta il catalogo, “a quegli esempi di grande devozione verso i simulacri vestiti ancora presenti sul territorio e ne espone i corredi: abiti, corpetti, scarpine, bustini”, che riflettono ed offrono uno spaccato di come in quegli anni era interpretato il bello e l’eleganza al massimo grado. La seconda sezione si concentra sui ritrovamenti di manichini e suppellettili varie dismessi da tempo ed abbandonati. Proprio da uno di questi, nel 2016: una Madonna settecentesca rinvenuta in pessima condizioni nella Pieve di Vallerano (VT), e del relativo intervento conservativo, è partita l’idea di realizzare una rassegna che offrisse un’ampia documentazione di quello che era stato uno spaccato di vita vissuta dalla comunità. Così, in parallelo al rinvenimento, sono stati riattivati nella popolazione locale antichi culti dei quali si conservavano ancora ricordi e memorie.

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La Madonna nella fota di destra é un prestito, inclusi i vari accessorisottoveste, scarpe ecc., di una famiglia privata

La terza sezione, come riporta il catalogo, “è dedicata alla particolare e complessa realtà del culto domestico. E’ questa forse la parte più suggestiva dell’intera rassegna. Significativi sono stati gli apporti spontanei offerti dalla popolazione che conservava nelle  proprie abitazioni simulacri che oltre tutto testimoniano una memoria storica delle vicende familiari che negli anni si erano sviluppate in parallelo con quelle pubbliche. Importanti, come ha fatto rilevare S.E. Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo, le così dette reliquie da contatto destinate alla devozione personale spesso portate appese al collo. Negli enclopi sono custodite reliquie riferenti alla vita dei santi e dei martiri.

20190831_122732                   Inaugurazione della mostra: a sinistra la dott.ssa Alfonsina Russo e a destra la dott.ssa Margherita Eichberg

La mostra intende concludere la serie di esposizioni di “Tessere la Speranza”, nata da un’idea dell’allora Soprintendente Alfonsina Russo, e iniziata a Roma con una prima mostra tenutasi nella Basilica dell’Ara Coelis e a Palazzo Patrizi Clementi nel 2016, poi proseguita con molta competenza e tanta dedizione dall’attuale Soprintendente Margherita Eichberg,  giungendo sino a Lisbona.  In tutto questo un ruolo molto importante è stato svolto anche da Suor Francesca Pizzaia, Madre Superiora delle Suore Francescane Alcantarine e custodi del Monastero di Santa Rosa di Viterbo, nume tutelare di questa rassegna, come rilevato nel corso dell’inaugurazione,  che ha saputo conservare per le nuove generazioni la devozione popolare del territorio nel segno della fede.

Viterbo – Monastero di Santa Rosa fino al 26 ottobre 2016 tutti i giorni con ingresso gratuito, ad offerta libera, e orari di visita: 9:30 – 12:30,     15:30 – 18:30 – Informazioni: Tessili Antichi – Tel. 334 8834417 – 333 3215200. Social:

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