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Giacomo Boni – L’Alba della modernità – Gli anni della scoperta del Foro Romano ricordati con una mostra fino al 30 aprile 2022.

Testo e  Foto Donatello Urbani

Per l’archeologo Giacomo Boni questa mostra che si svolge interamente all’interno del Foro Romano è un vero e proprio ritorno a casa. Nessuno più di lui ha avuto il merito della riscoperta e valorizzazione di questo sito archeologico che è divenuto uno dei più visitati al mondo con i circa diecimila visitatori al giorno in prevalenza stranieri. Padrini di questa rassegna sono stati il Ministro dei Beni Culturali  On.le Dario Franceschini, Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei Statali e Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo.

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All’inaugurazione era presente anche l’Assessore Comunale ai Beni Culturali di Roma Capitale, Miguel Gotor, in omaggio ai grandi meriti che Boni ha avuto nell’affermazione di Roma quale capitale dell’allora giovane Regno d’Italia. Bopni arrivò a Roma dalla natia Venezia all’indomani dell’Unità d’Italia e dal 1898 fino al 1925 diresse le campagne di scavo che interessarono l’intera area del Foro Romano, rendendola fruibile non solo agli studiosi bensì all’intera popolazione. Di grande importanza furono le tecniche messe in campo quali la stratigrafia negli scavi e la fotografia aerea grazie ad una piccola mongolfiera che è possibile ammirare in originale fra i vari reperti esposti in mostra. La stessa Direttrice Alfonsina Russo definisce Boni: “…. un grande intellettuale del tempo, un antesignano, un personaggio a cui dobbiamo molto.”

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Merito indiscusso di Boni, fra i tanti riconosciutogli, fu quello non solo di avvalersi nel suo lavoro di quanto più di moderno e tecnologicamente avanzato veniva offerto in quegli anni, quanto di saperlo comunicare all’esterno avvalendosi tanto dei giornali quanto della stampa specialistica e creare intorno alle attività archeologiche messe in campo a  Roma, un interesse generale. Ai pellegrini che giungevano a Roma richiamati dalla fede religiosa e ai tanti turisti amanti dell’arte e del bello si aggiunsero quelli altrettanto numerosi che erano attratti dalla storia e dalle testimonianze archeologiche che giornalmente venivano alla luce. Tutto questo si può vedere, quasi toccare con mano, attraverso  fotografie e filmati dell’epoca realizzati dal neonato Istituto Luce, in un prezioso documentario fruibile all’interno del Museo Forense, riaperto per l’occasione dopo 40 anni di chiusura.

 

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Il percorso espositivo si articola in 4 sezioni. La prima di queste nel Tempio del Divo Romolo e nell’area circostante utilizzata nel periodo protostorico e monarchico quale necropoli. Questa fu l’area da dove Boni iniziò la sua campagna di scavi portando alla luce antiche tumulazioni risalenti ai Re di Roma. Molte di queste appartenevano a un ceto sociale elevato data la ricchezza dei corredi funerari rinvenuti. Interessanti quelle che custodivano le spoglie di bambini piccolissimi tumulati insieme a legni aromatici di bosso che, bruciati, davano un profumo di buono e di casa. All’interno del Tempio del Divo Romolo sono presenti le parti fisse della mongolfiera utilizzata da Boni alle quali fanno compagnia alcune opere d’arte di artisti del primo novecento quali Duilio Cambellotti, mentre la palla aerostatica è visibile all’esterno.

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La seconda sezione si trova nell’area di pertinenza della chiesa di Santa Maria Nova e relativo convento dei Padri Olivetani. Qui si trova il Museo Forense che espone, nelle stesse bacheche volute da Boni, i più importanti reperti rinvenuti nell’intera area. Fra questi meritano una particolare segnalazione alcune statue ed una vera di pozzo che permetteva di attingere l’acqua dalla Fonte Sacra di Giuturna voluta in età augustea dal magistrato Marcus Bartatius Pollio.

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La terza sezione, allestita nelle Uccelliere Fasrnese, ospita una ricostruzione dello studio di Boni e utilizzato anche per ricevere i personaggi in vista dell’epoca. Oltre il mobilio sono presenti in questo studio opere di artisti simbolisti del primo novecento, bellissima la tela di Giorgio De Chirico “Gli archeologi”.

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Una vera perla è lo spazio assegnato alla quarta sezione: “Santa Maria Antiqua” e relative pertinenze. Conosciuta come la “Cappella Sistina dell’antichità” per il prestigioso quanto bellissimo ciclo pittorico, è stata, nei secoli che videro la presenza bizantina in Italia, il punto di riferimento per i solenni riti religiosi. Fu riportata alla luce dallo stesso Boni abbattendo una chiesa seicentesca dedicata a Santa Maria Liberatrice che ne ostruiva l’accesso. Al suo interno oltre i bellissimi affreschi, presenti in originale, è possibile ammirare una ricostruzione multimediale dell’intero ciclo pittorico ed avere una panoramica di storia e cultura bizantina presente in Italia nei primi secoli del medioevo, testimoniati anche da vari reperti rinvenuti nel corso degli scavi.

 

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Come recita il titolo, “L’alba della modernità”, questa rassegna offre a molti visitatori l’opportunità di rivedere un preconcetto sull’archeologia: “scienza di cose vecchie, ma aperta anche al nuovo”.

 

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I lavori di scavo e restauro iniziati nel 2019 non si sono mai fermati durante la pandemia e sono tutt’ora in corso. Percorsi appositi sono previsti per disabili.

Accompagna la mostra un catalogo per le edizioni Electa pagine 215 costo €.34,00

Luci di Natale a Roma: Piazza San Lorenzo in Lucina

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Una tradizione portata avanti da Onorio Vitti, patron dello storico Bar Vitti 1898 che non rinuncia ad abbellire uno dei gioielli della sua città proprio nel cuore del tridente capitolino con eleganza e intelligenza.

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Sorsi e morsi nello splendido locale in Piazza San Lorenzo in Lucina.

L’albero è sinonimo di magia, vuole rappresentare la vita, la luce e la speranza per tempi migliori di quelli che stiamo vivendo. All’accensione dell’albero erano presenti varie autorità cittadine fra le quali, molto apprezzata dal numeroso pubblico, la Banda a Cavallo dell’Arma dei Carabinieri. Un simpatico brindisi  ed un bicchiere di vin brulè hanno concluso la serata.

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Carpe diem”, non perdete questo evento perché fa bene al cuore e ogni giorno è un n uovo giorno. Inoltre varie manifestazioni sono previste durante le prossime festività.

Per tutte le sue specialità consultare il sito www.vitti.it per conoscere meglio Vitti Il Gran Caffè – Roma

Sergio Marchionne – L’italiano in cima al mondo

Mariagrazia Fiorentino

RED FILM, RAI Documentari e Luce Cinecittà presentano per la prima volta in un documentario la vita dell’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.

Una prima serata in onda venerdi 17 dicembre alle ore 21,25  su Rai Tre. Regia di Francesco Miccichè scritto da Giovanni Filippetto.

Sergio Marchionne, un ricordo poetico di un grande italiano. La vita dell’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.

Dicono di lui chi lo ha frequentato e le è stato amico:

  • Un leader trasparente, un grande comunicatore, un timido anche se non sembrava.
  • Molto intelligente e determinato,
  • La caratteristica principale quando lo incontravi era la potenza,
  • Un condottiero,
  • Un uomo di sostanza e non di apparenza,
  • Dirompente, un uomo del cambiamento

Diceva di se stesso: “Ho solo due diritti gli altri sono obblighi”

Presentazione nuova Fiat 500

“Italiano d’origine e nordamericano di formazione, capo azienda di ampia visione, al vertice della più grande azienda manifatturiera italiana sull’orlo della bancarotta, in tre anni ne mette in ordine i conti e di fronte alla Grande Recessione globale adotta un’imprevedibile strategia d’attacco sfidando l’impossibile. Le sue iniziative imprenditoriali e il suo stile di lavoro hanno suscitato passioni, diviso i media, anticipato la politica e irritato molti osservatori”. 

Sergio Marchionne, l’infanzia in Abruzzo e l’emigrazione in Canada con la famiglia a 14 anni, figlio di carabiniere, di cui ne andava orgoglioso, la ribellione giovanile e gli inizi come dirigente, la consacrazione, le sue partite principali giocate alla pari con i maggiori manager mondiali, la venerazione ricevuta negli USA e la diffidenza da parte dell’Italia, conseguendo tre lauree con studio e abnegazione.

L’improvvisa scomparsa avvenuta a Zurigo, i funerali saranno celebrati a Torino il 28 luglio 2018.

Hanji “Carta Coreana” – L’arte contemporanea incontra un sapore antico: Roma fino al 22 febbraio 2022 al Museo Bilotti di Villa Borghese – Istituto di Cultura Coreano di Via Nomentana

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

La cultura ti fa vivere, viviamo nella ricchezza delle emozioni.

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Marina Paris – “Co-operative zone”

Le mostre sono un viaggio malinconico in un paese dove è bello frugare con gli occhi e con il cuore.

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L’artista Lee Sun Kyung con la sua opera “Origin oh Hanji”                                                 Bahar Hamzeh Pour: “Le donne e la guerra”

Cinquanta artisti si misurano con la carta Hanji realizzata  all’Accademia di Belle Arti di Roma, unico luogo in Europa dove viene prodotta. Opere d’arte contemporanea, pittura e disegno ma anche sculture, fotografia e installazioni multimediali  realizzate in carta coreana Hanji, detta anche “carta dei mille anni” per la sua grande resistenza e tenuta. Ciascuna operaé sufficientemente presentata al pubblico grazie anche ad un QR Code.

“La selezione degli artisti invitati comprende sia giovani alle prime esperienze sia importanti artisti riconosciuti a livello internazionale. A loro è stata garantita la massima libertà creativa, con l’unica richiesta di partecipare alla realizzazione manuale della carta presso il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Roma, l’unico in Europa ad essersi specializzato nella produzione della Carta Coreana tradizionale, diventato nel corso degli anni di attività un luogo di riferimento per restauratori, artisti ed istituzioni. Il risultato di questa esperienza pratica sono i lavori visibili nella mostra al Museo Bilotti di Villa Borghese e all’Istituto Culturale Coreano di Via Nomentana, grazie ai quali la carta Hanji entra a pieno titolo nella ricerca del contemporaneo.

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Park Chul: “Lucky 21-18″ (Gli oggetti riprodotti sono portafortuna coreani) –           Vaso realizzato con carta Hanji trattato con lacca

Le opere italiane dialogano con quelle coreane e in una sezione dedicata sono visibili oggetti e manufatti che raccontano l’uso multidisciplinare che di questa carta si fa in Corea.

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Kimono realizzato con carta Hanji esposto insieme al copricapo che insieme costituiscono l’abito tradizionale nazionale

 “L’Hanji è soprattutto conosciuta per il restauro di libri antichi grazie all’eccezionale capacità di durare oltre mille anni se conservata in modo appropriato. In Corea è però utilizzata in maniera molto versatile sia per la produzione di oggetti della quotidianità, ma anche in opere artistiche tradizionali e contemporanee …..”

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Presso l’Istituto di Cultura Coreana sono previste una serie di iniziative musicali e cinematografiche. Per saperne di più consultare il sito dell’Istituto.

ROMA Istituto di Cultura Coreana Via Nomentana e Museo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese Viale Fiorello La Guardia, 6 fino al 27 febbraio 2022 dal martedì al venerdì  ore 10.00 – 16.00; sabato e domenica 10.00 – 19.00. Ingresso Gratuito. Informazioni: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00); www.museocarlobilotti.it; www.museiincomuneroma.it. In ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, l’ingresso al museo sarà consentito                                                 esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass. È obbligatorio l’uso della mascherina. Vietati gli assembramenti.

I Fratelli De Filippo – Nelle sale il 13 – 14 e 15 dicembre 2021 e successivamente su RAI Uno.

Mariagrazia Fiorentino

Una famiglia emblematica italiana “anzi napoletana”. Titina, la donna della porta accanto, Eduardo, il decisionista, l’intellettuale, Peppino, un carattere umano e riflessivo. Una famiglia di serie B per l’epoca che con il dolore e la sofferenza hanno saputo trasformare la loro vita in arte ribaltando il loro destino. Con talento e abnegazione riuscendo ad evolversi e a farsi valere formando quel trio che li ha accompagnati per molti anni della loro carriera, come rivalsa sul padre E. Scarpetta, ma con il loro cognome De Filippo.

Nel 1981 Edoardo De Filippo fu nominato Senatore a vita,

Un film di Sergio Rubini che ne firma soggetto e sceneggiatura insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini, Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, Biagio Izzo, Susy Del Giudice e la partecipazione di Marisa Laurito, Marianna Fontana, Maurizio Casagrande, Giovanni Esposito, Nicola Di Pinto, Augusto Zucchi, Luciana De Falco, Maurizio Micheli, Vincenzo Salemme, Giancarlo Giannini. Musiche di Nicola Piovani

Il Museo Nazionale Romano riapre al pubblico presentando le statue bronzee del “Il Pugilatore e “Il Principe ellenistico” sotto nuova luce frutto di studi e ricerche e accurati lavori di restauro conservativo.

A cura della redazione. Foto di Donatello Urbani

I lavori di restauro e conservazione che hanno interessato le due statue bronzee, vere “star” del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, hanno offerto la buona occasione per effettuare nuovi studi e ricerche sfruttando così a pieno le opportunità offerte dalle sofisticate  tecnologie scoperte in questi ultimi tempi. In questa operazione è stata scoperta una residua quantità di terra di fusione  all’interno della statua de “Il Pugilatore” che, una volta prelevata, è stata inviata a diversi laboratori di analisi con il preciso compito di scoprire da quale territorio delle due nazioni, italiano o greco, provenga. Il responso di queste analisi, atteso per il prossimo autunno, consentirà di conoscere con certezza se la bottega artistica che ha realizzato tale capolavoro, unico per qualità artica e tecnica di fusione: “a cera persa”, appartenesse: scuola romana o ellenistica. Dubbi completamente assenti nell’altra statua de “Il Principe ellenistico” sottoposta anch’essa  alle operazioni di restauro conservativo.

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Come afferma chiaramente anche il nome  con il quale è indicato fin da quando giunse nella collezione di questo museo e che immortala un giovane dal portamento nobile, nel pieno vigore fisico e nella bellezza che offrono gli anni giovanili. Completamente diverse sono le caratteristiche presenti nella statua de “Il Pugilatore”. Rappresenta infatti un atleta avanti con gli anni, provato dalla durezza di questo sport, stanco, abbandonato dalla forza e dal vigore fisico, ferito come testimoniato dalla tante gocce di sangue rosso presenti sul corpo e rappresentate da piccole aggiunte di rame sulla fusione bronzea. Lo sguardo carico di preoccupazione e di ansia, é rivolto sulla destra, forse, verso un giudice pronto ad emettere un verdetto a lui  certamente non favorevole. Tutte queste caratteristiche rimandano a teorie proprie della cultura romana che vuole un’arte realistica priva di tutta quell’aulicità propria invece di quella cultura che ha ispirato la statuaria greca, già a partire da Fidia, prima, e Lisippo, poi.

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Tutto questo però non è sufficiente a dare  una certezza assoluta sulla sua provenienza. I bravi maestri scultorei, così come i corrispettivi maestri fonditori, erano in grado di assecondare i voleri dei vari committenti come avvenuto per quello romano che volle la statua de “Il Pugilatore” nella sua dimora posta ai piedi del colle Quirinale, quasi alla fine dell’attuale Via Quattro Novembre, dove negli anni ottanta dell’ottocento, fu rinvenuta grazie ai lavori di sbancamento necessari alla costruzione delle arterie che congiungono la parte nord/est della città a Piazza Venezia. Nel corso della conferenza stampa la Direttrice pro-tempore, Alfonsina Russo, ha voluto precisare che: “Per un mese, in via sperimentale, entrambe le sedi – Palazzo Massimo e Palazzo Altemps (nota della redazione) – saranno aperte al pubblico soltanto il pomeriggio in settimana, dalle ore 14.00 alle ore 19.45, e il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.45. Una fascia oraria più consona ai cittadini romani che in queste settimane stanno vivendo con entusiasmo la riscoperta del proprio patrimonio artistico e monumentale. A Palazzo Massimo nel percorso di visita – che comprende la galleria di sculture al piano terra e la collezione di affreschi e mosaici al secondo piano – sarà possibile ammirare anche i bronzi del Principe ellenistico e del Pugilatore. Questi ultimi sono stati oggetto di un intervento conservativo, reso possibile grazie al sostegno dell’associazione senza scopo di lucro: Mecenati della Galleria Borghese – Roman Heritage Onlus”. L’intervento ha costituito per il Museo un’occasione straordinaria di ricerca, che ha rivelato novità sulla tecnica di realizzazione della lavorazione dei bronzi nel mondo antico”. Informazioni per i visitatori: Per visitare il Museo Nazionale Romano, di cui è fissata per sabato 27 giugno la riapertura anche delle altre due sedi – Terme di Diocleziano e Crypta Balbi (aperte unicamente durante il weekend, dalle ore 10.30 alle 19.45) sarà necessario acquistare il biglietto online sul sito www.coopculture.it e per assistenza e informazioni sarà possibile telefonare al call center 0639967701 o inviare una mail a info@coopculture.it. La tariffa del biglietto intero è di 10 €. Il biglietto avrà la validità di una settimana, consentendo un ingresso a tutte le sedi secondo i giorni e gli orari di apertura previsti. In occasione della riapertura, con i biglietti acquistati dal 17 giugno sarà possibile visitare anche Terme di Diocleziano e Crypta Balbi nelle giornate del 27 e del 28 giugno. All’ingresso il pubblico, che dovrà presentarsi munito di mascherina, sarà sottoposto alla rilevazione della temperatura tramite termo scanner. Mappe digitali e indicazioni del percorso di visita all’interno delle sedi museali guidano i gruppi di non più di quattordici persone che potranno entrare ogni 15’. Consentite anche le visite guidate, per lo stesso numero di persone, accompagnatore compreso. Per i titolari della Card2020 la validità è prorogata fino al 31 marzo 2021 per compensare la mancata fruizione del Museo nel periodo di chiusura.

Duisburg – Linea di sangue

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino- press.eurintuni@virgilio.it- e Donatello Urbani- donatello.urbani@gmail.com

Mafia e Italia, un pregiudizio duro a morire. Questa è la vera finalità del film per la TV presentato a Roma presso la sede RAI di Viale Mazzini “Duisburg – linea di sangue”, in collaborazione con RAI Fiction – Iterfilm, prodotto da Laurentina Guidotti e Conchita Airoldi, in prima visione su RAI 1 il 22 p.v. Ispirato ai fatti di sangue che sconvolsero la Germania e l’Italia nel ferragosto 2007, il film rientra nelle iniziative editoriali e di informazione che il palinsesto RAI dedica alla ricorrenza della Giornata sulla Legalità.

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Interpreti principali il commissario Michele Battaglia ( Daniele Liotti), con una interpretazione molto sentita e coinvolgente, coadiuvato da Thomas Block (Benjamin Sadler), commissario della polizia tedesca, con Vincenzo Ferrera, Marina Crialesi, Brenno Placido, Anna Ferzetti, Massimiliano Frateschi ed Ester Pantano.

Note di regia: Questa è la storia di un terribile fatto di cronaca che ha fatto conoscere al mondo la potenza e la violenza della ‘ndrangheta, la sua diffusione in Europa, la dimostrazione che la mafia calabrese non era solo un centro di potere locale ma ormai una delle mafie più potenti del mondo che aveva superato i confini nazionali …. I luoghi prescelti per le riprese hanno avuto un ruolo molto importante; ai colori caldi del sud Italia, il verde delle colline, l’azzurro del mare, l’ocra delle spiagge, ho contrapposto quelli lividi del nord Germania come la zona industriale della Ruhr, le strade grigie, i quartieri degli immigrati italiani (Enzo Monteleone, regista).

Il sole a Mezzanotte – Midnigth sun

Donatello Urbani

Il dilemma, uno di quelli tanto cari alla drammaturgia inglese– vedi William Shakespeare- “Essere una persona o solo una malattia”, è al centro del film “Il Sole a mezzanotte” (Midnight sun) diretto da Scott Speer ed interpretato dalle giovani promesse del cinema made in USA  Bella Thorne e Patrick Schwarzenegger, figlio del più famoso Arold.

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Il film racconta una struggente storia d’amore  che ruota intorno alla malattia che ha colpito la diciassettenne Katie Price – Bella Thorne-  che la costringe a non esporsi mai neppure alla pur minima luce solare pena la morte. A questa pesante limitazione si contrappongono i postumi di un intervento chirurgico imposto per contenere i danni di una rovinosa caduta fuori dall’acqua della piscina, causata da una sbornia, della giovane promessa del nuoto, Charlie Reed (Patrick Schwarznegger) che lo condiziona psicologicamente nel riprendere l’attività sportiva. Durante il giorno Katie è costretta a chiudersi in casa, ma è dopo il calar del sole che la sua vita si anima.

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Una sera d’inizio estate, alla chiusura delle scuole, Katie e Charlie sono vittime di Cupido. Lei è segretamente innamorata di lui fin da quando frequentava le elementari e lui corrisponde questo amore inframmezzandolo a una sviscerata ammirazione per le canzoni che Katie compone e le cui melodie sono anche uno splendido file rouge che accompagna tutta la storia. Entrambi i ragazzi riusciranno vincitori nelle rispettive sfide, grazie al reciproco aiuto, sia pure con risultati diversi. “Charlie’s song” – la canzone di Charlie –  accompagnerà d’ora innanzi la sua futura vita sportiva.

Tessere la Speranza: Le vesti celesti in Aracoeli.

Testo e Foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il culto alla Vergine Maria, uno dei più sentiti dalla popolazione romana, ha trovato il suo epilogo nell’abbellirne le statue sia con vesti che con preziosi gioielli, che spesso ha rappresentato, in entrambe le espressioni, delle vere e proprie opere d’arte. In questo spirito è stata allestita nell’ala destra della Basilica di S.Maria in Aracoeli, luogo simbolo del valore religioso ma anche storico-culturale della città di Roma, la sesta edizione della mostra “Tessere la speranza” con il preciso intento di far conoscere, all’interno del culto religioso, l’intensità delle creazioni artistico-artigianali legate alle “madonne vestite” presenti sugli altari di molte chiese, in particolare del centro e del meridione d’Italia.

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Il Bambinello dell’Aracoeli                                                                                         Abito della Madonna del carmela con gli scapolari

 

Questa nuova esposizione presenta, infatti, seguendo il percorso di approfondimento sul tema delle “madonne vestite”, gli esemplari di simulacri con le loro vesti preziose della Vergine del Rosario, dell’Addolorata, provenienti da tutto il Lazio e porta all’attenzione del pubblico per la prima volta gli abiti del Bambinello della Basilica dell’Aracoeli e quelli della Madonna del Carmine in Trastevere. In proposito afferma la dott.ssa Alfonsina Russo, attuale Direttore del Parco Archeologico del Colosseo e già Direttrice della Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’area metropolitana di Roma, Etruria Meridionale e Provincia di Viterbo,: “Il Bambinello dell’Ara Coeli è uno straordinario documento della devozione del popolo romano caratterizzato dalla miriade di ex voto che ricoprono la veste di broccato. La statuina, portata dal clero nelle case romane che ne richiedevano ”l’assistenza”, “soccorreva” gli ammalati ed era omaggiata anche dai piccoli fedeli romani con la recita periodica di poesie. La Madonna del Carmine di Trastevere, detta la “Fiumarola”, testimonia la “vestizione reciproca” con il popolo, mostra e porge ai fedeli lo ‘scapolare’, un pezzetto di stoffa che si appende al collo e che rappresenta, oltre a un oggetto devozionale, una simbolica forma di ‘rivestimento’ che, richiamando la veste dei carmelitani, contraddistingue chi si affida alla Vergine”.

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Abito della Madonna dell’Addolarata di Boville (FR)                                                            Un abito della Madonna del Carmelo

 

Di rimando l’intervento dell’attuale Sovrintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, dott.ssa Margherita Eichberg, pone in risalto come:”Tessere la speranza” nasca insieme al progetto di restauro ed espositivo a partire dal recupero, effettuato dalla Soprintendenza, della Madonna del Rosario degli inizi del XVIII secolo conservata nella Chiesa di S. Andrea Apostolo a Vallerano (VT), danneggiata dal sisma del 30 ottobre 2016.  Dopo la prima edizione romana a Palazzo Patrizi Clementi, sede della Soprintendenza, incentrata sui tre percorsi della fede di S. Paolo, S. Benedetto e S.Francesco. La seconda edizione si è svolta nella splendida cornice del settecentesco Palazzo Lercari di Albano Laziale, sede del Museo Diocesano, con una attenzione particolare ai tessuti sacri provenienti dal territorio della diocesi. Con il coinvolgimento della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, la mostra è poi giunta a Sora (FR), nel Museo della Media Valle del Liri, presentando le preziose vesti delle Madonne Addolorate e in particolare l’enorme manto di Santa Marìa de la Esperanza Macarena proveniente da Siviglia. L’esposizione nel Museo Diocesano di Gaeta è stata incentrata sulla Madonna del Rosario e ha approfondito il restauro di alcune “Madonne vestite” locali, con i loro oggetti di corredo: in particolare il manichino e le vesti della Madonna della cintura (o della cintola) di Gaeta e l’abito antico della Madonna del Rosario di Casalattico. Ad Arpino (FR), un’ulteriore edizione è stata dedicata alla Madonna di Loreto, culto particolarmente sentito nella Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, dove si diffuse sin dal XV secolo”. Quanto noi possiamo ammirare nell’ala destra della Basilica dell’Ara Coeli, è la preziosa testimonianza di tante  cure amorevoli siano stati oggetto questi simulacri della Vergine impreziositi di monili ricercatissimi e ricche vesti, cucite dalle stesse donatrici. Tutto questo, inoltre, ci  racconta storie di un ricco patrimonio antropologico, oltre che artistico e storico. La nuova tappa di “Tessere la Speranza” nella Basilica dell’Aracoeli a Roma arricchisce, assieme all’aspetto cultuale delle vesti stesse, l’indagine sulle manifatture, l’artigianato e la ricchezza compositiva che sono parte della storia della città di Roma e del territorio regionale.

Catalogo con preziosi saggi di esperti e studiosi della materia, ricco di tavole a colori è edito di Gangemi Editore. Pagine 63, costo €.22,00

Roma- Basilica di Santa Maria in Aracoeli – Scalinata dell’Arce Capitolina – visitabile fino al 4 maggio 2018 con ingresso gratuito nell’orario di apertura della Basilica dalle 8,30 alle 18,30. Info tel.06.69763837 – 06.69763839 – sito web Sovrintendenza www.sabap-rm-met.beniculturali.it  oppure tel. 06.67233002-3-

Spettacolare recupero di 37 opere d’arte, alcune trafugate a seguito del terremoto nell’aquilano, da parte del TPC – Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Testo e foto di Donatello Urbani

Definirla una brillante operazione che ha visto impegnata anche la Procura della Repubblica di Salerno, è senza alcun dubbio riduttiva, non fosse altro per il valore simbolico presente in molte di queste opere d’arte  tra le quali figurano 5 pale d’altare che furono trafugate dopo i luttuosi eventi del terremoto che colpì la città dell’Aquila e l’Abruzzo  nel 2009. Sono in totale ben 37 le opere d’arte recuperate, di epoca compresa tra il XVI e XX sec., e comprendono,  oltre le 5 pale d’altare, parte del polittico della Chiesa di “San Rocco” di Formia (LT) dell’artista Gerolamo Stabile, e il dipinto,  raffigurante “ Cristo che prega nell’orto ”, attribuito al pittore bolognese Guido Reni, sottratto nell’agosto del 2012 a una famiglia nobiliare napoletana d’inestimabile valore tanto  che fu valutato nel 1991 ben 5 miliardi di lire.

IMG_20180313_121508                                                                          Cristo prega nell’orto – Attribuzione a Guido Reni.

Tiene a precisare il Comandante del Comando Carabinieri TPC: “Il gruppo criminale, effettuava furti di pregevoli opere d’arte che poi andavano ad arricchire l’arredo di alcune ville di lusso della costiera amalfitana, accrescendo il loro fascino per i turisti stranieri, che ne beneficiavano nei loro soggiorni di vacanza. L’operazione, avviata a settembre 2017, s’inquadra nel novero delle attività preventive e repressive attuate dal Comando TPC e, in particolare, in quelle info-operative svolte sul mercato clandestino di beni d’arte, che hanno permesso di acquisire elementi su imprenditori che avevano, nella loro disponibilità, numerosi beni di natura antiquariale di probabile provenienza furtiva.  Gli ulteriori approfondimenti investigativi, coordinati della Procura della Repubblica di Salerno, hanno consentito di identificare sia personaggi dediti alla ricettazione di opere d’arte antica, sia collezionisti, pronti ad acquistare beni culturali senza verificarne la lecita provenienza, pur di ampliare la loro raccolta. Le successive perquisizioni e la comparazione delle immagini dei beni rinvenuti con quelli censiti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti , gestita dal Comando TPC, hanno confermato la corrispondenza di 37 opere , permettendo di risalire a 16 furti perpetrati, negli ultimi 20 anni, in varie province italiane e di denunciare a piede libero 3 persone”.

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Martirio di S. Sebastiano-Tavole firmate Hieronimus Stabilis Neapoilitanus-Madonna con Gesà Bambino in braccio

Parallelamente al recupero ci sarà il ritorno sia alla pubblica fruibilità  che al culto religioso di quanto recuperato a tutto vantaggio dell’offerta culturale a disposizione dei cittadini.