Fellini 100. Genio Immortale. La Mostra – Omaggio della città natale al grande regista, in occasione dei 100 anni della nascita.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Grazie a Federico Fellini se l’Italia è conosciuta in tutto il mondo quale paese della “Dolce Vita”. Ancor oggi una moltitudine di locali, prevalentemente condotti da italiani, si fregia di questa etichetta nell’intento di fornire ai clienti un pizzico di italianità, siano esse culturali o enogastronomiche, eccellenze per le quali il “Bel Paese” è conosciuto in tutto il mondo.

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“A 100 anni dalla nascita, Rimini, – nelle parole del Sindaco Andrea Gnassi, –  si prepara a celebrarlo per un intero anno con una serie d’iniziative che partiranno a metà dicembre con una grande mostra nelle sale di Castel Sismondo, (antica residenza dei Malatesta, signori di Rimini) e proseguiranno per  tutto il prossimo anno per culminare  con l’apertura, a dicembre 2020, del più grande progetto museale a lui interamente dedicato.” Il percorso espositivo della mostra, che verrà inaugurata il 14 dicembre 2019 e si protrarrà fino al 15 marzo 2020”, si articola in tre sezioni. La prima racconta la storia d’Italia a partire dagli anni Venti/Trenta del secolo scorso fino agli anni Ottanta, passando per il dopoguerra, come descritta nell’immaginario dei film di Fellini. La seconda sezione è dedicata ai compagni di viaggio del regista: collaboratori o non, realmente esistiti oppure solo immaginati. Infine la terza sezione è interamente dedicata ad illustrare il progetto, del Museo Internazionale  Permanente Federico Fellini, che verrà inaugurato nel dicembre 2020.

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Dopo Rimini la mostra si trasferirà prima a Roma, nei saloni di Palazzo Venezia a partire dal prossimo aprile 2020, per proseguire successivamente a Los Angeles, Mosca e Berlino. Il Museo Fellini ruoterà intorno a tre poli:  nelle sale di Castel  Sismondo, al piano terra di Palazzo Valloni che ospita il mitico Cinema Fulgor, dove Fellini vide i primi film, mentre il terzo ed ultimo polo ospita in una grande area urbana una vera e propria “Piazza dei sogni – come affermato dai curatori – che, attraverso un percorso d’installazioni e scenografie felliniane, farà non solo da tessuto connettivo ma da creativo fil rouge tra questi due edifici dallo straordinario valore architettonico e simbolico”.

Rimini – Fellini  100. Genio Immotale. La Mostra – dal 15 dicembre 2029 al 15 marzo 2020 a Castel Sismondo. Info 0541.53399 / 704494 – mostrafellini100.it

Il Sassoferrato di Casperia. Restauro aperto.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Le operazioni di restauro e conservative predisposte e volute  dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Frosinone Latina e Rieti, diretta dalla Dott.ssa Paola Refice, sulla tela dell’ Annunciazione dipinta da Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, hanno visto il coinvolgimento totale dell’intera comunità di Casperia, borgo gioiello della Sabina/Tiberina  in provincia di Rieti.

                                     Porta Reatina nella prima, epoca medievale, e nella seconda cinta muraria, rinascimentale.

Gli eventi capaci di richiamare le attenzioni dell’intera popolazione, nonché delle istituzioni pubbliche,che accadono in una piccola comunità, come quella di Casperia, non sono molti.La vita dei borghi cammina sui binari di una bonaria tranquillità che tutti sono chiamati a rispettare e renderla fruibile per lungo tempo. Il cantiere aperto, condotto sotto gli occhi di tutti, anche se non residenti, si è inserito a pieno titolo su questa realtà. E’ sufficiente camminare per le strade del borgo per constatare come proprio sul selciato, privo di sporcizia ed abbellito con fiori posti dai privati cittadini lungo il percorso, si trovi la migliore testimonianza del sentire comune per aver una vita dove l’ordine e la bellezza sono saldamente radicati, voluti e conservati.

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L’opera che da tempo immemorabile orna l’altar maggiore della chiesa parrocchiale dell SS.Annunziata di Casperia, ritrae l’episodio evangelico dell’ “Immacolata Concezione”. Fu dipinta dall’artista marchigiano Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato nei decenni centrali del XVII secolo su commissione di Girolamo Saraceni di Astra, antico nome di Casperia, che la volle per essere posta sull’altar maggiore della chiesa che lui stesso aveva fatto costruire. Non era la prima volta, come affermato nel corso della conferenza stampa voluta per comunicare l’apertura del cantiere aperto,  che: “il Sassoferrato dipinge questo soggetto, ma la tela di Casperia si distingue per l’estrema raffinatezza della gamma cromatica utilizzata e per le diverse tonalità che creano nella scena assonanze e contrasti. L’annunciazione sembra segnare uno dei momenti più alti nella carriere del pittore, consapevolmente svincolato sulle scelte formali dai suoi contemporanei, pur rimanendo protagonista di primo piano del clima culturale ed artistico della Roma del Seicento”.

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La tela è stata coinvolta, nel corso degli anni, da vicende che ne hanno compromesso una buona fruibilità, rimanendo fortemente danneggiata nel corso di un incendio. Alla Dott.ssa Chiara Arrighi è stato affidato il compito insieme a  un gruppo di  esperti, restauratori, architetti e storici dell’arte, di dirigere le operazioni di restauro che presumibilmente termineranno nel prossimo mese di marzo 2020.Il Comune di Casperia e la Parrocchia della SS. Annunziata, come rilevato dalla stessa Soprintendente, hanno contribuito in misura sostanziale all’organizzazione dell’iniziative mettendo a disposizione le proprie risorse per l’allestimento degli spazi all’interno della chiesa e per la gestione delle visite guidate gratuite, da prenotare obbligatoriamente sul sito www.visitcasperia.it- email culturaturismo.casperia@gmail.com

Casperia (Rieti) – Chiesa della SS.Annunziata Via O.Valeriani, 2. Info: responsabile  Cominicazioni Comune di Casperia: Dott. Lorenzo Capanna, è auspicabile che la sensibilità dimostrata nel coinvolgere in questa iniziativa sia la popolazione che la stampa, sia ripetuta anche in altre occasioni.

Mostra di Giovanni Anselmo all’Accademia di San Luca – Palazzo Carpegna – fino al 31 gennaio 2020

Donatello Urbani

L’occasione del conferimento del Premio Presidente della Repubblica 2016 per la Scultura a Giovanni Anselmo, ha spinto l’Accademia Nazionale di San Luca per allestire nella propria sede di Palazzo Carpegna a Roma una retrospettiva che ripercorre gli oltre cinquanta anni della sua attività artistica. Il prestigioso Premio venne istituito dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi nell’ottobre 1948 e da allora attribuito a personalità che si sono particolarmente distinte nei diversi campi della cultura, dell’arte, della musica e delle scienze. Alle tre Accademie Nazionali (Lincei, San Luca e Santa Cecilia) il compito della segnalazione, a cadenza annuale, dei nominativi.

p (5)“Torsione” – 1968. Ferro e Stoffa. Torino Gam-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. Fondazione Guido e Ettore De Fornaris

Per l’Accademia Nazionale di San Luca, le tre classi accademiche di Pittura, Scultura e Architettura designano a rotazione il premiato.  In questa occasione scrivono i curatori: “La vicenda artistica di Giovanni Anselmo ha seguito un tragitto lineare quanto particolare: grande protagonista dell’Arte Povera, Anselmo non ha mai frequentato specificatamente scuole d’arte. Alla fine degli anni cinquanta inizia a lavorare come grafico in uno studio pubblicitario e, parallelamente, si esercita autonomamente nelle tecniche della pittura. Verso la metà degli anni Sessanta, abbandona le sperimentazioni pittoriche, per concentrarsi in quei primi lavori che mostrano linee di tensione, realizzate con tondini di ferro in stretta relazione con l’energia della forza di gravità e l’equilibrio, che si rivela se appena solo sfiorate. Da quel momento, costante nella sua opera è l’attenzione verso l’energia, la gravitas, la posizione spaziale, la parte per il tutto e l’esprimersi attraverso tensioni di spinte opposte. Concetto e contenuto reale si congiungono in un’unione non narrativa, tra finito e infinito, tra visibile e invisibile in una costante dimensione poetica dell’esperienza assolutamente non retorica e candidamente umana”.

pEntrare nell’opera” – 1971. Fotografia con autoscatto riprodotta su tela. MART. Museo d’Arte Moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Collezione privata

Il percorso espositivo presenta 27 opere, per la maggior parte di grandi dimensioni,  appositamente selezionate dall’artista, tra le più significative dell’intera sua ultracinquantennale produzione.

Roma – Accademia Nazionale di San Luca – Palazzo Carpegna – Piazza dell’Accademia di San Luca, n.77, fino al 31 gennaio 2020. Ingresso gratuito dal lunedi al sabato salle ore 10,00 alle 19,00. Info www.accademiasanluca.eu/it

Giovani Creativi – Le origini del Genio – In mostra al Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo – Roma fino al 31 gennaio 2020.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il messaggio archeologico può ritenersi attuale nella nostra società? Le risposte che ci forniscono i dodici creativi con le loro opere esposte al Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo – fino al 31 gennaio 2020 dimostrano che tra i talenti dell’era digitale ed alcune tra le più straordinarie opere dell’arte antica esiste un profondo legame indipendente dal vincolo temporale. “Dopo aver rotto il tabù dei luoghi della cultura come spazi non vissuti dalle nuove generazioni, vogliamo intercettare la matrice del genio creativo nella storia dell’Italia e trasmetterla attraverso i Millesimals. Per questo – affermano Nicola Brucoli e Carlo Settimio Battisti – i giovani creativi in questa occasione, sono ritratti nei siti archeologici più significativi di Roma”. Questa iniziativa ha una doppia valenza, sia per il Museo Nazionale Romano che si propone come istituzione al passo con i tempi sia per il gruppo di creativi “TWM Factory” che accoglie al suo interno creativi e professionisti under 30, che ha come obbiettivo la promozione e la diffusione del Talento Made in Italy.

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Durante il periodo di apertura della mostra si svolgeranno  diverse iniziative collaterali, quali incontri/confronti tra giovani ed archeologici dei musei, insieme a workshop ed un interessante evento di chiusura il prossimo 31 gennaio 2020, tutte con l’intento di “raccontare il processo creativo e spiegare come dar vita a un progetto integrato di comunicazione culturale”, come ha tenuto a precisare la Dott.ssa Angelina Travaglini, addetta stampa del Museo Nazionale Romano. I giovani coinvolti in questa iniziativa sono: Federica Sofia Zambeletti / Kozarch (Architettura), Giovanni Vetere (Arte), Alain Parroni (Cinema), Burro Studio (Comunicazione Visiva), Michele Lazzarini (Cucina), Susanna Salvi (Danza), Antonio Facco (Design), Sofia Podestà (Fotografia), Davide Dattoli (Imprenditoria), Marzia Sicignano (Letteratura), Davide Gallo / Programma (Moda), Yakamoto Kotzuga / Giacomo Mazzucato (Musica). La mostra è gratuita all’interno della bigliettazione ordinaria di Palazzo Massimo che permette di accedere alla collezione del Museo.

Roma . Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo – Largo di Villa Peretti, n.2 – fino al 31 gennaio 2020 con orai dal martedi alla domenica dalle 9,00 alle 19,45. Info: www.museonazionaleromano.beniculturali.it – email: mn-rm@beniculturali.it – 

Roma il recupero della storia nazionale attraverso la creazione di un polo archivistico museale unico dell’archivio storico delle carte valori e del museo storico della comunicazione

Mariagrazia Fiorentino

Il progetto è stato presentato presso il Museo della Zecca per il recupero e la valorizzazione di questo importante patrimonio artistico e culturale. Arte e ambiente vantano un rapporto simbiotico da coprotagonisti principali in questo luogo unico.

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In questa occasione è stata inaugurata una nuova sezione del museo, con materiale filatelico, pesi e misure che costituiscono un primo nucleo espositivo della “Fabbrica delle Arti e dei Mestieri”, la cui sede,  (ultimati i lavori di riqualificazione), sarà presso il palazzo storico della prima Zecca dell’Unità d’Italia in via Principe Umberto a Roma

Nel realizzare i lavori sulla via Salaria è stato scoperto un Mausoleo di età Imperiale della metà del II^ sec. a.C. La struttura muraria e i materiali lapidei associati ad esso riconducono il mausoleo al tipo architettonico a tempietto con pronao colonnato, ovvero con la camera funeraria contenente il sarcofago, al di sopra della quale si sviluppava una cella con pronao tetrastilo che ospitava l’altare funerario ornato, con ogni probabilità, dalla statua del defunto. Questi era di certo un membro della magistratura urbana, a giudicare dal blocco marmoreo qui rinvenuto che mostra in rilievo una sella curulis, simbolo del potere giurisdizionale. Pertinente alla decorazione del mausoleo è un blocco angolare che rappresenta una sfinge, oltre ad alcune colonne in granito e cornici in marmo lunense”. La scoperta ha rappresentato una grande opportunità per l’arricchimento e la conoscenza del territorio, reperti in straordinario stato di conservazione, sapientemente restaurati e studiati, donano a questo luogo un fascino unico.

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Uno straordinario museo dove l’arte cammina di pari passo a quella classica-archeologica.

L’arte deve essere promossa e sostenuta con la riqualificazione di spazi da consegnare alla collettività, quale mezzo per ridisegnare la vita di un luogo. In questa occasione è stata presentata la pubblicazione “Il Recupero della Storia”, edito dal Poligrafico e Zecca dello Stato

Per saperne di più www.museodellazecca.ipzs.it Sono previste visite guidate gratuite e laboratori per le scuole su prenotazione  con email info_museodellazecca@ipzs.it

 

Antichità Moderna in mostra a Villa Medici – Accademia di Francia a Roma – fino al 1 marzo 2020

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Un’osservazione, banale quanto si vuole ma possibile in molti romani, potrebbe ritenere inutile, o comunque superfluo, visitare una mostra di calchi quando si possono incontrare nella stessa città gli originali. La mostra “Un’Antichità Moderna” allestita nei prestigiosi spazi espositivi di Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma – presenta 87 calchi d’importanti opere della Grecia Classica ed Ellenistica, oggi scomparse e riesumate dalla Roma Imperiale e successivamente riscoperte durante i grandi lavori effettuati nella Roma del Rinascimento.

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Calco in gesso dell’Ercole Farnese                                                                                        Calco in cera, detta in forma buona o a tasselli

Opere provenienti per la maggior parte dalla collezione dell’Accademia di Francia a Roma, dal Museo del Louvre ed altre prestigiose istituzioni, che sono fedeli testimoni di una cultura che vide nella classicità greca e romana un modello da cui trarre ispirazione e un’idea di una “Antiquité blanche”, come affermato dai curatori Jean-Luc Martinez – Presidente e Direttore del Louvre – ed Elisabeth Le Breton – Conservatrice del Patrimonio. Sono gli stessi curatori che scrivono: “Durante i grandi lavori di urbanizzazione nella Roma del Rinascimento, il recupero di centinaia di sculture romane – copie degli originali greci scomparsi – fece rinascere in Italia e in Francia il fascino suscitato da questa particolare Arte. La rarità di questi marmi condusse Luigi XIV a moltiplicare a Roma la produzione di calchi in gesso di questi prestigiosi modelli.

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Complesso marmoreo di “Niobe”, in copia presente nel giardino: Il figlio maggiore – Le figlie: Psiche sulla sinistra e Trophos sulla destra.

Diverse centinaia di gessi e le loro matrici (rilievi e statue) sono quindi state riunite al Louvre durante il regno del Re Sole”. Calcando questa falsa riga si dipana l’intero percorso espositivo che partendo dalla prime acquisizioni  presenti conservate a Palazzo Mancini, allora sede dell’Accademia di Francia, giunge alla metà del XVIII secolo e proseguire successivamente negli anni quando la scoperta dei siti di Pompei ed Ercolano rafforza l’interesse degli studiosi arricchendo le collezioni con riproduzioni di nuovi modelli. E’ infatti nel  XVIII secolo che si concentrano le attenzioni sulla statuaria antica e l’interesse dei francesi anche per la scultura che in quegli anni si produceva in Italia.

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Calco in gesso a sinistra:”Galata morente”. La statua, copia in marmo di originale greco, si trova nella collezione dei Musei Capitolini

Un esempio ne sono i modelli in gesso di Michelangelo e del Bernini richiesti da Luigi XIV che sono stati riprodotti e inviati in Francia dove, ancora oggi, sono stati fonte d’ispirazione per diverse generazioni di artisti. Attenzioni che proseguiranno anche nel XIX secolo con l’Accademia di Francia a Roma che conosce l’ultima grande campagna di presa d’impronte. In proposito i curatori scrivono: “Il museo degli Studi  e la Scuola di Belle Arti di Parigi, affidano a Jean-Auguste-Dominique Ingres, Direttore dell’Accademia di Francia, il compito di inviare – a Parigi (n.d.a.) – da Roma i modelli antichi più prestigiosi. In questo periodo inoltre grazie ai lavori degli archeologi aumenta considerevolmente la conoscenza dell’antica Grecia, proprio in virtù di ciò, nel 1845, l’Accademia dona ai suoi borsisti la possibilità di recarsi sui luoghi di scavo per studiare i nuovi modelli. La Scuola Francese di Atene nasce infatti l’anno seguente, nel 1846. I modelli greci arrivano dunque a Roma dove gli studi del filellenista Jean Gaspard Félix Ravaisson-Mollien cercano di ritrovare la Grecia in Italia”. Un progressivo disinteresse per l’attività di riprodurre modelli di gesso caratterizza gli anni del XX secolo, sia a Roma che a Parigi, mettendo in disparte le collezioni di gessi. In entrambi i casi, i modelli vengono messi nei depositi e non sono più accessibili né visibili. Il Direttore ad interim dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Stéphane Gaillard, consapevole dell’importanza rivestita da queste collezioni che dopo importanti interventi  conservativi e di restauro, condotte durante gli ultimi vent’anni,  sono oggi pronte per essere esposte in questa mostra “Un’antichità moderna”, che ha come scopo principale quello di riproporne la memoria e di riscriverne la storia che parte dal XVII  ed arriva ai giorni nostri.

Accademia di Francia a Roma – Villa Medici viale Trinità dei Monti, 1 – 00187 Roma – fino al 1 marzo 2020 con orari da martedì alla domenica, chiuso il lunedì, dalle 12 alle 19 (ultimo ingresso alle 18.30).Biglietto doppio per la mostra e la visita guidata dei giardini e di Villa Medici: €.12,00 – ridotto €.6,00. Biglietto solo per la mostra: €.6,00; accesso gratuito per persone sotto i 18 anni. Info T +39 06 67611 www.villamedici.it

 

Corrado Cagli: Folgorazioni e Mutazioni – Uno spaccato sui percorsi artistici e umani di un importante esponente della pittura del ‘900 in mostra fino al 6 gennaio 2020 al Museo di Palazzo Cipolla a Roma

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Non è certo un paradosso  affermare che il percorso artistico di Corrado Cagli abbia tratto vantaggio dalle leggi raziali del 1938 che bandivano gli ebrei dal territorio nazionale, costringendolo ad essere prima profugo in Francia e successivamente negli Stati Uniti. Gli indiscussi disagi sofferti dal lato umano  furono in parte compensati  dalla possibilità di poter venire in contatto con mondi artistici tanto importanti, quanto diversi da quello romano, all’interno del quale si era formato e nel quale si esprimeva la sua arte.

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“L’Autoritratto Tempi difficili” fornisce una visione quanto mai fedele delle ansie e delle sofferenze sofferte dall’artista negli immediatamente precedenti all’entrata in vigore di questa disumana legge. L’uomo triste, affranto, quasi ripiegato su se stesso è l’antitesi a quello realmente presente che dovrebbe presentarci un artista che ha intelletto e capacità per intravedere davanti a se anni di successi e di soddisfazioni.

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Il percorso espositivo presenta un ampio repertorio di dipinti scelti su un cospicuo corpus di disegni, sculture, bozzetti e costumi teatrali, arazzi e grafiche, per un totale di circa 200 opere, molte delle quali provenienti da collezioni private, tutte allestite all’interno del Museo di Palazzo Cipolla in Roma, Via del Corso. L’intento dei curatori, come affermato nel corso della conferenza stampa è stato quello di presentare: “…al pubblico la visione dei maggiori cicli pittorici realizzati dall’artista: dai primi lavori giovanili in maiolica a quelli realizzati a olio o con altre tecniche del periodo della Scuola Romana (1928 – 1938), dalle prove neometafisiche (1946 – 1947) elaborate a New York agli studi sulla Quarta dimensione (1949), per poi passare ai Motivi cellulari (1949), alle Impronte dirette e indirette (1950), alle eteree Metamorfosi (1957 – 1968), alle Variazioni orfiche (1957), alla suggestiva ed enigmatica serie delle Carte (1958 – 1963) e infine concludere con le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta.”

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Quanto mai appropriate le parole del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che promuove la mostra: “Già negli anni ’30 Cagli è una figura di spicco dell’arte italiana e rappresenta il Paese in rassegne internazionali prestigiose: da molti viene visto come esponente privilegiato di una via italiana alla modernità, alternativa al Futurismo da una parte e alla tradizionale arte del Novecento dall’altra. Successivamente, la condizione precaria e lo stile di vita nomade del periodo di esilio americano lo portano a produrre arte con quella che il saggista Raffaele Bedarida ha definito “schizofrenia stilistica”, cosa che ha reso i lavori di quel tempo assai significativi a livello personale e non solo”.

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Una rassegna di grande interesse e fedele testimone dell’arte italiana del secolo scorso dove le contaminazioni e la ricerca di collaborazioni, da parte degli artisti italiani, anche al di fuori dei confini territoriali furono fortemente sentiti e presenti.

Il catalogo, edito da Silvana editoriale é introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, con prefazione del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, presenta contributi e saggi d’importanti specialisti del mondo artistico oltre a un considerevole apparato storico critico e una selezione degli scritti dell’artista a cura di Giuseppe Briguglio dell’Archivio Cagli di Roma.

Roma – Palazzo Cipolla – Via del Corso 320 fino al 6 gennaio 2020 dal martedi alla domenica dalle ore 10,00 alle 20,00. Biglietto d’ingresso intero €.7,00 – ridotto €.5,00, acquistabili anche on-line. Sono previste facilitazioni e riduzioni varie.

Aquileia – Roma celebra un’amicizia lunga 2200 anni con una mostra al Museo dell’Ara Pacis

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La mostra, allestita nell’area espositiva dell’Ara Pacis a Roma, vuole celebrare i 2200 anni dalla fondazione di Aquileia e, nello stesso tempo, raccontare le tappe salienti della storia di questa città attraverso preziosi reperti provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, prestatore di molte opere d’arte di eccezionale valore,  e dal Museo della Civiltà Romana. Focus centrale di questa rassegna é la presentazione di Aquileia  quale  Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente  ripercorrendo le numerose “trasformazioni” della Città nei suoi momenti storicamente più significativi: l’antica città romana, l’Aquileia bizantina e medioevale e il Patriarcato, sino a giungere al periodo in cui fu parte dell’Impero Asburgico e  agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra con il ruolo primario avuto in occasione delle celebrazioni riservate al Milite Ignoto.

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Pietro e Paolo- Rilievo in calcare del IV^ sec. d.C.                          Scena di fondazione – Calco in gesso di originale del 1^ sec. a.C.

Nel corso della conferenza di presentazione di questa rassegna è stato posto in rilievo il grande valore scientifico che riveste insieme all’affascinante percorso, curato da Cristiano Tiussi, Direttore della Fondazione Aquileia, e da Marta Novello, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, con un contributo di don Alessio Geretti, curatore delle iniziative culturali di Illegio, i cui interventi hanno posto l’accento sull’importanza del rapporto Aquileia-Roma e sulla straordinaria capacità della città di rigenerarsi:  più volte risorta dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti. Fondata nel 181 a.C., Aquileia fu concepita sia come avamposto di Roma nel lembo estremo nord-orientale della penisola, sia come centro d’irradiazione del Cristianesimo nell’Italia Settentrionale e nelle regioni del Centro ed Est Europa.

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Concetti presenti anche nelle parole dell’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi, Presidente della Fondazione Aquileia: “Per secoli Aquileia è stata porto commerciale di primissimo piano dell’intero Mediterraneo e ha costituito la porta d’entrata non solo di derrate e di merci, ma anche di arte e idee provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che, rielaborate e metabolizzate, si sono poi diffuse nell’Italia Settentrionale, nei Balcani e nel Noricum. Fu anche sede di un Principato Ecclesiastico e di uno Stato Patriarcale, a partire dal 1077 e fino alla conquista veneziana nel 1420, mentre il Patriarcato come entità ecclesiastica fu soppresso solo nel 1751, avendo come eredi le Arcidiocesi di Udine, per la parte veneta, e di Gorizia, per la parte imperiale”.

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Friuli: terra di tradizioni enologiche- Pigiatura delle uve nel II/III^ sec. d.C.                                                           Oggetti in ambra

Per mettere in rilievo tutte queste unicità di Aquileia, a livello nazionale ed europeo, gli organizzatori sono ricorsi all’esposizione di preziose testimonianze del passato attraverso un percorso espositivo che offre ”una suggestiva selezione di calchi in gesso, modelli e preziosi pezzi originali, avvalendosi anche del supporto di strumenti multimediali”. Fra gli oltre 30 reperti esposti in originale, ha un ruolo primario la “Testa di Vento”, fusione bronzea di ascendenza ellenistica, la Testa di Vecchio, improntata a forte realismo, la bellissima stele funeraria del gladiatore, due eccezionali mosaici (raffiguranti uno “pesci adriatici”, l’altro uno stupendo pavone), rilievi marmorei e statue. È inoltre presente un’ampia e preziosa collezione di oggetti in ambra, espressione di quell’artigianato artistico che si era sviluppato nella città, punto d’arrivo dell’antichissima “Via dell’Ambra” proveniente dal Baltico, dove la resina fossile era raccolta. Mettendo in secondo piano i 23 calchi di reperti aquileiesi realizzati nel 1937 in occasione della Mostra Augustea della Romanità, le 43 splendide fotografie del grande Maestro friulano Elio Ciol, presenti al centro del percorso espositivo e un bassorilievo in pietra calcarea del IV secolo raffigurante l’abbraccio tra Pietro e Paolo nella sezione cristianesimo, non può passare senza citazione la commovente testimonianza sul Milite Ignoto.

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Qui è esposto per la prima volta il tricolore, recentemente donato allo Stato, che avvolse, nella cerimonia in Basilica ad Aquileia nel 1921, il feretro di un soldato caduto e disperso, in rappresentanza di tutte le vittime disperse in guerra. “Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” è anche l’occasione, come ha rilevato il Sindaco Emanuele Zorino, per aprire una finestra sulla città e richiamare l’attenzione, anche turistica, dei visitatori. In tal proposito due significative campagne promozionali coinvolgeranno i visitatori nelle giornate del 23 e 24 novembre offrendo loro le specialità enogastronomiche del territorio, alle quali si aggiunge, nella giornata del 20 novembre 2019, la proiezione del film sulle tre vite di Aquileia. Quanto di meglio per dare un sapore  e visibilità ad una città che apre le braccia per mostrarsi al meglio senza limitazioni e reticenze.

Roma – Museo dell’Ara Pacis – Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) fino al 1 dicembre 2019 tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30. Biglietto d’ingresso integrato:Museo dell’Ara Pacis più Mostra, intero €.13,00, ridotto €.11.00. Sono previste facilitazioni e gratuità. Informazioni tel. 060608 – sito www.arapacis.itwww.museiincomune.itwww.zetema.it

 

“Arte sui Cammini” – Turismo lento e cultura per un museo all’aria aperta lungo la Via Francigena

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

L’affermarsi della Land-Art non poteva trascurare i cammini che partendo dall’originale trekking hanno dato vita ad un nuovo turismo lento: slow-travel . Fra questi la parte più importante è occupata dai “Cammini della Fede” che hanno nella Via Francigena il loro fiore all’occhiello. Primo camminatore lungo questo percorso fu Sigerico, che Papa Giovanni XV nel 990 lo aveva nominato Arcivescovo di Canterbury.

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Le fonti storiche ci dicono che Sigerico nello stesso anno si recò a Roma per ricevere dalle mani del Papa il simbolo della dignità arcivescovile. La sua notorietà  è dovuta al ritrovamento del diario redatto nel viaggio di ritorno, dove di suo pugno aveva annotato le 80 tappe – tra Roma e l’imbarco per l’Inghilterra, avvenuto nei pressi di Calais – di quello che sarebbe stato chiamato “Itinerario di Sigerico” e nei secoli successivi Via Francigena. Per i tanti pellegrini che hanno ripercorso il tragitto tappa per tappa dalla loro residenza fino a Roma, la Via Francigena aveva assunto un grande valore morale e religioso in un contatto stretto con Dio, la natura ed il prossimo.

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Nello spirito del turismo lento e di stretta aderenza a questi valori è sorto il progetto “Arte sui Cammini” con l’intento di offrire ai novelli pellegrini, in aggiunta a quelle storiche, una testimonianza culturale posizionando lungo i percorsi delle nuove Vie Francigene opere d’arte “in grado d’interagire armoniosamente con il paesaggio naturale ed urbano”, come affermato nel corso della presentazione. Il progetto  presentato dal Quasar Institute for Advanced Design, risultato vincitore, interessa solo il tratto della Via Francigena Nord. Per intendersi quello che va dal confine della Toscana fino alla cittadina di San Lorenzo Nuovo nella Tuscia e che si sviluppa in gran parte lungo la Via Cassia. Il percorso prosegue poi lungo la stessa via toccando Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Capranica, Sutri, Monterosi e Roma prima di giungere in Vaticano attraverso l’antica Via Triumohalis.

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“Una iniziativa come questa che unisce cultura e turismo, non può che fare del bene al territorio. Il  futuro è nel passato e in questa parte del Viterbese ci sono borghi stupendi che debbono rimanere  tali, con la loro storia, i paesaggi, la fede, le tradizioni, ma non per questo non debbono aprirsi al nuovo, al moderno”. Sono le parole del Consigliere Regionale Enrico Panunzi  intervenendo all’inaugurazione delle sei opere d’arte moderna posizionate sulla Via Francigena del nord, nei territori di  Acquapendente e San Lorenzo Nuovo.  Interpretando rispettosamente i valori ricordati sopra, l’opera dell’artista  Andreco: “Bastoni”,  ispirata  alla tradizione contadina della Tuscia illustrata su un murales posizionato in prossimità della Porta  della Ripa ad Acquapendente, ha esaltato le finalità del percorso perseguite dai nuovi pellegrini, ricordando loro i tanti simboli che un bastone porta con se: dal sostegno nel cammino alla difesa contro i male intenzionati.

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L’altro artista coinvolto nel progetto: Renzo Gallo, è stato l’autore delle altre opere o, meglio, “un’opera in 5 episodi” come egli stesso ha sottolineato, tutte presenti nel Comune di San Lorenzo Nuovo. Il tema svolto, comune a tutte, è l’interpretazione di cinque momenti salienti che caratterizzano i nuovi percorsi e che attendono i nuovi camminatori/pellegrini. Venendo da nord la prima che s’incontra é la “Partenza ”.  Posta all’ingresso dello Stadio sportivo, lungo la via Cassia, s’ispira, con l’attraversamento di una porta, al  nuovo mondo presente al di la della soglia. ll “Cammino ”, è quanto illustra la seconda sia nel titolo che nella pavimentazione policroma e multiforme simile alle novità presenti sul percorso e che segna, inoltre, il punto del distacco del percorso della Francigena dal tracciato della Cassia.  l ’”Incontro” posta in un bosco, esalta le diversità sia fisiche che umane proprie di ciascuno e l’importanza della loro accettazione posizionando gli elementi di colore diverso presenti nell’installazione al centro di tutti gli altri monocromi.  La “Direzione” , una teoria lineare di elementi naturali di basalto tipici del territorio e, infine, la “Testimonianza”, posta sulla strada verso Bolsena. Qui Renzo Gallo è intervenuto, al centro di un trivio, con un elemento circolare, un “pozzo” in metallo all’interno del quale è posta la memoria del viaggio sotto forma di pietre policrome raccolte e depositate che in tre parole ”camminare – sentire – guardare”  riassumono sentimenti, ricordi e finalità incontrate lungo il cammino compiuto.

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Ogni opera è accompagnata da una targa esplicativa che, oltre a dare delle informazioni immediate di carattere artistico, è munita di un QR CODE che può fornire approfondimenti, attraverso dei video, in merito alle fasi di costruzione dell’opera e consente di avere tutte le informazioni necessarie ad una completa comprensione del progetto; non solo, sul sito www.Epifanie.it, attraverso il QR Code, si troverà la mappa di tutti i centri di interesse artistico della zona a cui si potrà accedere con delle agevolazioni.

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A tutti i nuovi camminatori/pellegrini l’augurio di “Buon Cammino”.

 

 

La Casa del Bicentenario di Ercolano – Riaperta al pubblico dopo 36 anni di chiusura

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La casa del Bicentenario, ubicata in prossimità del Decumano Massimo, vanta numeri di tutto rispetto come indica il suo titolo “Bicentenario”. Venne alla luce grazie ad una campagna di scavi – 1937/1939 –  condotta dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri, nume tutelare dell’archeologia campana, a suggello dei 200 anni dalla scoperta del sito di Ercolano.

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Oggi ad ottant’anni di distanza ritorna fruibile dopo una chiusura lunga 36 anni grazie ad una campagna di restauro e conservazione finanziata sia con fondi pubblici che privati. Numeri e finanziamenti a parte, l’evento è degno della massima attenzione, come rilevato dal Sindaco di Ercolano nel corso della cerimonia di riapertura, quale ulteriore veicolo di turismo che può portare la cittadina a percorrere strade oneste e legali.

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Attualmente la casa non è ancora completamente restaurata e questa anticipata riapertura sul fine lavori, è un invito rivolto ai visitatori per entrare a “far parte di un delicato processo che normalmente è gestito solo da specialisti”, come ha rilevato Francesco Sirano, Direttore del Parco Archeologico di Ercolano. Questo però non toglie niente alla comprensione della vita domestica antica che si svolgeva all’interno di una casa nel I^ secolo a.C. Importante conferma è quella offerta dai restauratori che scrivono: “Dopo 2000 anni, un’abitazione di lusso, affacciata sul Decumano Massimo e vicina alla principale piazza cittadina, apre i suoi battenti, svelando la propria storia, ma anche il volto della città e dei suoi abitanti negli anni che precedettero l’eruzione grazie ad alcune straordinarie scoperte. Il racconto di questa vicenda era stata affidata dal tempo alla struttura della casa con le sue trasformazioni, al pavimento e alle raffinate pittura del tablino, al ritrovamento di un pannello di porta con grata scorrevole carbonizzato e alla scoperta di una serie di tavolette cerate in un ambiente al piano superiore della casa, la cui lettura avrebbe ampliato di molto la conoscenza su i suoi proprietari, ma in definitiva sull’intera compagine cittadina”.

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Completa il tutto le netta sensazione che il visitatore coglie a Ercolano fin dal primo momento: quella di trovarsi di fronte ad un sito archeologico che racconta anche i sentimenti e  l’intimità degli antichi abitanti della casa. In proposito una preziosa prova di quanto affermato ci è offerta da una croce disegnata su una parete in una stanza del piano superiore. In questo caso non si può escludere di trovarsi di fronte ad una delle prime testimonianze che attestano l’affermarsi fra la popolazione di una nuova religione che in seguito sarà quella dominante: il cristianesimo. Ercolano è veramente un sito che sa parlare anche all’intimità dell’anima del visitatore.

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Ercolano (NA) – Il Parco Archeologico è aperto dalle ore 8,30 alle 17,00. Da aprile ad ottobre la chiusura è alle ore 19,30. Biglietto d’ingresso €.13,00 – previste gratuità ed agevolazioni varie:  – cittadini Unione Europea, giovani tra i 18 e 25 anni, ecc – nonché ingressi gratuiti come prevede la legge. Informazioni sul sito www.ercolano.beniculturali.it – tel.+39.081.7324315.