Antichità Moderna in mostra a Villa Medici – Accademia di Francia a Roma – fino al 1 marzo 2020

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Un’osservazione, banale quanto si vuole ma possibile in molti romani, potrebbe ritenere inutile, o comunque superfluo, visitare una mostra di calchi quando si possono incontrare nella stessa città gli originali. La mostra “Un’Antichità Moderna” allestita nei prestigiosi spazi espositivi di Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma – presenta 87 calchi d’importanti opere della Grecia Classica ed Ellenistica, oggi scomparse e riesumate dalla Roma Imperiale e successivamente riscoperte durante i grandi lavori effettuati nella Roma del Rinascimento.

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Calco in gesso dell’Ercole Farnese                                                                                        Calco in cera, detta in forma buona o a tasselli

Opere provenienti per la maggior parte dalla collezione dell’Accademia di Francia a Roma, dal Museo del Louvre ed altre prestigiose istituzioni, che sono fedeli testimoni di una cultura che vide nella classicità greca e romana un modello da cui trarre ispirazione e un’idea di una “Antiquité blanche”, come affermato dai curatori Jean-Luc Martinez – Presidente e Direttore del Louvre – ed Elisabeth Le Breton – Conservatrice del Patrimonio. Sono gli stessi curatori che scrivono: “Durante i grandi lavori di urbanizzazione nella Roma del Rinascimento, il recupero di centinaia di sculture romane – copie degli originali greci scomparsi – fece rinascere in Italia e in Francia il fascino suscitato da questa particolare Arte. La rarità di questi marmi condusse Luigi XIV a moltiplicare a Roma la produzione di calchi in gesso di questi prestigiosi modelli.

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Complesso marmoreo di “Niobe”, in copia presente nel giardino: Il figlio maggiore – Le figlie: Psiche sulla sinistra e Trophos sulla destra.

Diverse centinaia di gessi e le loro matrici (rilievi e statue) sono quindi state riunite al Louvre durante il regno del Re Sole”. Calcando questa falsa riga si dipana l’intero percorso espositivo che partendo dalla prime acquisizioni  presenti conservate a Palazzo Mancini, allora sede dell’Accademia di Francia, giunge alla metà del XVIII secolo e proseguire successivamente negli anni quando la scoperta dei siti di Pompei ed Ercolano rafforza l’interesse degli studiosi arricchendo le collezioni con riproduzioni di nuovi modelli. E’ infatti nel  XVIII secolo che si concentrano le attenzioni sulla statuaria antica e l’interesse dei francesi anche per la scultura che in quegli anni si produceva in Italia.

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Calco in gesso a sinistra:”Galata morente”. La statua, copia in marmo di originale greco, si trova nella collezione dei Musei Capitolini

Un esempio ne sono i modelli in gesso di Michelangelo e del Bernini richiesti da Luigi XIV che sono stati riprodotti e inviati in Francia dove, ancora oggi, sono stati fonte d’ispirazione per diverse generazioni di artisti. Attenzioni che proseguiranno anche nel XIX secolo con l’Accademia di Francia a Roma che conosce l’ultima grande campagna di presa d’impronte. In proposito i curatori scrivono: “Il museo degli Studi  e la Scuola di Belle Arti di Parigi, affidano a Jean-Auguste-Dominique Ingres, Direttore dell’Accademia di Francia, il compito di inviare – a Parigi (n.d.a.) – da Roma i modelli antichi più prestigiosi. In questo periodo inoltre grazie ai lavori degli archeologi aumenta considerevolmente la conoscenza dell’antica Grecia, proprio in virtù di ciò, nel 1845, l’Accademia dona ai suoi borsisti la possibilità di recarsi sui luoghi di scavo per studiare i nuovi modelli. La Scuola Francese di Atene nasce infatti l’anno seguente, nel 1846. I modelli greci arrivano dunque a Roma dove gli studi del filellenista Jean Gaspard Félix Ravaisson-Mollien cercano di ritrovare la Grecia in Italia”. Un progressivo disinteresse per l’attività di riprodurre modelli di gesso caratterizza gli anni del XX secolo, sia a Roma che a Parigi, mettendo in disparte le collezioni di gessi. In entrambi i casi, i modelli vengono messi nei depositi e non sono più accessibili né visibili. Il Direttore ad interim dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Stéphane Gaillard, consapevole dell’importanza rivestita da queste collezioni che dopo importanti interventi  conservativi e di restauro, condotte durante gli ultimi vent’anni,  sono oggi pronte per essere esposte in questa mostra “Un’antichità moderna”, che ha come scopo principale quello di riproporne la memoria e di riscriverne la storia che parte dal XVII  ed arriva ai giorni nostri.

Accademia di Francia a Roma – Villa Medici viale Trinità dei Monti, 1 – 00187 Roma – fino al 1 marzo 2020 con orari da martedì alla domenica, chiuso il lunedì, dalle 12 alle 19 (ultimo ingresso alle 18.30).Biglietto doppio per la mostra e la visita guidata dei giardini e di Villa Medici: €.12,00 – ridotto €.6,00. Biglietto solo per la mostra: €.6,00; accesso gratuito per persone sotto i 18 anni. Info T +39 06 67611 www.villamedici.it

 

Corrado Cagli: Folgorazioni e Mutazioni – Uno spaccato sui percorsi artistici e umani di un importante esponente della pittura del ‘900 in mostra fino al 6 gennaio 2020 al Museo di Palazzo Cipolla a Roma

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Non è certo un paradosso  affermare che il percorso artistico di Corrado Cagli abbia tratto vantaggio dalle leggi raziali del 1938 che bandivano gli ebrei dal territorio nazionale, costringendolo ad essere prima profugo in Francia e successivamente negli Stati Uniti. Gli indiscussi disagi sofferti dal lato umano  furono in parte compensati  dalla possibilità di poter venire in contatto con mondi artistici tanto importanti, quanto diversi da quello romano, all’interno del quale si era formato e nel quale si esprimeva la sua arte.

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“L’Autoritratto Tempi difficili” fornisce una visione quanto mai fedele delle ansie e delle sofferenze sofferte dall’artista negli immediatamente precedenti all’entrata in vigore di questa disumana legge. L’uomo triste, affranto, quasi ripiegato su se stesso è l’antitesi a quello realmente presente che dovrebbe presentarci un artista che ha intelletto e capacità per intravedere davanti a se anni di successi e di soddisfazioni.

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Il percorso espositivo presenta un ampio repertorio di dipinti scelti su un cospicuo corpus di disegni, sculture, bozzetti e costumi teatrali, arazzi e grafiche, per un totale di circa 200 opere, molte delle quali provenienti da collezioni private, tutte allestite all’interno del Museo di Palazzo Cipolla in Roma, Via del Corso. L’intento dei curatori, come affermato nel corso della conferenza stampa è stato quello di presentare: “…al pubblico la visione dei maggiori cicli pittorici realizzati dall’artista: dai primi lavori giovanili in maiolica a quelli realizzati a olio o con altre tecniche del periodo della Scuola Romana (1928 – 1938), dalle prove neometafisiche (1946 – 1947) elaborate a New York agli studi sulla Quarta dimensione (1949), per poi passare ai Motivi cellulari (1949), alle Impronte dirette e indirette (1950), alle eteree Metamorfosi (1957 – 1968), alle Variazioni orfiche (1957), alla suggestiva ed enigmatica serie delle Carte (1958 – 1963) e infine concludere con le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta.”

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Quanto mai appropriate le parole del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che promuove la mostra: “Già negli anni ’30 Cagli è una figura di spicco dell’arte italiana e rappresenta il Paese in rassegne internazionali prestigiose: da molti viene visto come esponente privilegiato di una via italiana alla modernità, alternativa al Futurismo da una parte e alla tradizionale arte del Novecento dall’altra. Successivamente, la condizione precaria e lo stile di vita nomade del periodo di esilio americano lo portano a produrre arte con quella che il saggista Raffaele Bedarida ha definito “schizofrenia stilistica”, cosa che ha reso i lavori di quel tempo assai significativi a livello personale e non solo”.

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Una rassegna di grande interesse e fedele testimone dell’arte italiana del secolo scorso dove le contaminazioni e la ricerca di collaborazioni, da parte degli artisti italiani, anche al di fuori dei confini territoriali furono fortemente sentiti e presenti.

Il catalogo, edito da Silvana editoriale é introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, con prefazione del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, presenta contributi e saggi d’importanti specialisti del mondo artistico oltre a un considerevole apparato storico critico e una selezione degli scritti dell’artista a cura di Giuseppe Briguglio dell’Archivio Cagli di Roma.

Roma – Palazzo Cipolla – Via del Corso 320 fino al 6 gennaio 2020 dal martedi alla domenica dalle ore 10,00 alle 20,00. Biglietto d’ingresso intero €.7,00 – ridotto €.5,00, acquistabili anche on-line. Sono previste facilitazioni e riduzioni varie.

Aquileia – Roma celebra un’amicizia lunga 2200 anni con una mostra al Museo dell’Ara Pacis

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La mostra, allestita nell’area espositiva dell’Ara Pacis a Roma, vuole celebrare i 2200 anni dalla fondazione di Aquileia e, nello stesso tempo, raccontare le tappe salienti della storia di questa città attraverso preziosi reperti provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, prestatore di molte opere d’arte di eccezionale valore,  e dal Museo della Civiltà Romana. Focus centrale di questa rassegna é la presentazione di Aquileia  quale  Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente  ripercorrendo le numerose “trasformazioni” della Città nei suoi momenti storicamente più significativi: l’antica città romana, l’Aquileia bizantina e medioevale e il Patriarcato, sino a giungere al periodo in cui fu parte dell’Impero Asburgico e  agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra con il ruolo primario avuto in occasione delle celebrazioni riservate al Milite Ignoto.

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Pietro e Paolo- Rilievo in calcare del IV^ sec. d.C.                          Scena di fondazione – Calco in gesso di originale del 1^ sec. a.C.

Nel corso della conferenza di presentazione di questa rassegna è stato posto in rilievo il grande valore scientifico che riveste insieme all’affascinante percorso, curato da Cristiano Tiussi, Direttore della Fondazione Aquileia, e da Marta Novello, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, con un contributo di don Alessio Geretti, curatore delle iniziative culturali di Illegio, i cui interventi hanno posto l’accento sull’importanza del rapporto Aquileia-Roma e sulla straordinaria capacità della città di rigenerarsi:  più volte risorta dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti. Fondata nel 181 a.C., Aquileia fu concepita sia come avamposto di Roma nel lembo estremo nord-orientale della penisola, sia come centro d’irradiazione del Cristianesimo nell’Italia Settentrionale e nelle regioni del Centro ed Est Europa.

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Concetti presenti anche nelle parole dell’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi, Presidente della Fondazione Aquileia: “Per secoli Aquileia è stata porto commerciale di primissimo piano dell’intero Mediterraneo e ha costituito la porta d’entrata non solo di derrate e di merci, ma anche di arte e idee provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che, rielaborate e metabolizzate, si sono poi diffuse nell’Italia Settentrionale, nei Balcani e nel Noricum. Fu anche sede di un Principato Ecclesiastico e di uno Stato Patriarcale, a partire dal 1077 e fino alla conquista veneziana nel 1420, mentre il Patriarcato come entità ecclesiastica fu soppresso solo nel 1751, avendo come eredi le Arcidiocesi di Udine, per la parte veneta, e di Gorizia, per la parte imperiale”.

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Friuli: terra di tradizioni enologiche- Pigiatura delle uve nel II/III^ sec. d.C.                                                           Oggetti in ambra

Per mettere in rilievo tutte queste unicità di Aquileia, a livello nazionale ed europeo, gli organizzatori sono ricorsi all’esposizione di preziose testimonianze del passato attraverso un percorso espositivo che offre ”una suggestiva selezione di calchi in gesso, modelli e preziosi pezzi originali, avvalendosi anche del supporto di strumenti multimediali”. Fra gli oltre 30 reperti esposti in originale, ha un ruolo primario la “Testa di Vento”, fusione bronzea di ascendenza ellenistica, la Testa di Vecchio, improntata a forte realismo, la bellissima stele funeraria del gladiatore, due eccezionali mosaici (raffiguranti uno “pesci adriatici”, l’altro uno stupendo pavone), rilievi marmorei e statue. È inoltre presente un’ampia e preziosa collezione di oggetti in ambra, espressione di quell’artigianato artistico che si era sviluppato nella città, punto d’arrivo dell’antichissima “Via dell’Ambra” proveniente dal Baltico, dove la resina fossile era raccolta. Mettendo in secondo piano i 23 calchi di reperti aquileiesi realizzati nel 1937 in occasione della Mostra Augustea della Romanità, le 43 splendide fotografie del grande Maestro friulano Elio Ciol, presenti al centro del percorso espositivo e un bassorilievo in pietra calcarea del IV secolo raffigurante l’abbraccio tra Pietro e Paolo nella sezione cristianesimo, non può passare senza citazione la commovente testimonianza sul Milite Ignoto.

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Qui è esposto per la prima volta il tricolore, recentemente donato allo Stato, che avvolse, nella cerimonia in Basilica ad Aquileia nel 1921, il feretro di un soldato caduto e disperso, in rappresentanza di tutte le vittime disperse in guerra. “Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” è anche l’occasione, come ha rilevato il Sindaco Emanuele Zorino, per aprire una finestra sulla città e richiamare l’attenzione, anche turistica, dei visitatori. In tal proposito due significative campagne promozionali coinvolgeranno i visitatori nelle giornate del 23 e 24 novembre offrendo loro le specialità enogastronomiche del territorio, alle quali si aggiunge, nella giornata del 20 novembre 2019, la proiezione del film sulle tre vite di Aquileia. Quanto di meglio per dare un sapore  e visibilità ad una città che apre le braccia per mostrarsi al meglio senza limitazioni e reticenze.

Roma – Museo dell’Ara Pacis – Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) fino al 1 dicembre 2019 tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30. Biglietto d’ingresso integrato:Museo dell’Ara Pacis più Mostra, intero €.13,00, ridotto €.11.00. Sono previste facilitazioni e gratuità. Informazioni tel. 060608 – sito www.arapacis.itwww.museiincomune.itwww.zetema.it

 

“Arte sui Cammini” – Turismo lento e cultura per un museo all’aria aperta lungo la Via Francigena

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

L’affermarsi della Land-Art non poteva trascurare i cammini che partendo dall’originale trekking hanno dato vita ad un nuovo turismo lento: slow-travel . Fra questi la parte più importante è occupata dai “Cammini della Fede” che hanno nella Via Francigena il loro fiore all’occhiello. Primo camminatore lungo questo percorso fu Sigerico, che Papa Giovanni XV nel 990 lo aveva nominato Arcivescovo di Canterbury.

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Le fonti storiche ci dicono che Sigerico nello stesso anno si recò a Roma per ricevere dalle mani del Papa il simbolo della dignità arcivescovile. La sua notorietà  è dovuta al ritrovamento del diario redatto nel viaggio di ritorno, dove di suo pugno aveva annotato le 80 tappe – tra Roma e l’imbarco per l’Inghilterra, avvenuto nei pressi di Calais – di quello che sarebbe stato chiamato “Itinerario di Sigerico” e nei secoli successivi Via Francigena. Per i tanti pellegrini che hanno ripercorso il tragitto tappa per tappa dalla loro residenza fino a Roma, la Via Francigena aveva assunto un grande valore morale e religioso in un contatto stretto con Dio, la natura ed il prossimo.

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Nello spirito del turismo lento e di stretta aderenza a questi valori è sorto il progetto “Arte sui Cammini” con l’intento di offrire ai novelli pellegrini, in aggiunta a quelle storiche, una testimonianza culturale posizionando lungo i percorsi delle nuove Vie Francigene opere d’arte “in grado d’interagire armoniosamente con il paesaggio naturale ed urbano”, come affermato nel corso della presentazione. Il progetto  presentato dal Quasar Institute for Advanced Design, risultato vincitore, interessa solo il tratto della Via Francigena Nord. Per intendersi quello che va dal confine della Toscana fino alla cittadina di San Lorenzo Nuovo nella Tuscia e che si sviluppa in gran parte lungo la Via Cassia. Il percorso prosegue poi lungo la stessa via toccando Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Capranica, Sutri, Monterosi e Roma prima di giungere in Vaticano attraverso l’antica Via Triumohalis.

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“Una iniziativa come questa che unisce cultura e turismo, non può che fare del bene al territorio. Il  futuro è nel passato e in questa parte del Viterbese ci sono borghi stupendi che debbono rimanere  tali, con la loro storia, i paesaggi, la fede, le tradizioni, ma non per questo non debbono aprirsi al nuovo, al moderno”. Sono le parole del Consigliere Regionale Enrico Panunzi  intervenendo all’inaugurazione delle sei opere d’arte moderna posizionate sulla Via Francigena del nord, nei territori di  Acquapendente e San Lorenzo Nuovo.  Interpretando rispettosamente i valori ricordati sopra, l’opera dell’artista  Andreco: “Bastoni”,  ispirata  alla tradizione contadina della Tuscia illustrata su un murales posizionato in prossimità della Porta  della Ripa ad Acquapendente, ha esaltato le finalità del percorso perseguite dai nuovi pellegrini, ricordando loro i tanti simboli che un bastone porta con se: dal sostegno nel cammino alla difesa contro i male intenzionati.

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L’altro artista coinvolto nel progetto: Renzo Gallo, è stato l’autore delle altre opere o, meglio, “un’opera in 5 episodi” come egli stesso ha sottolineato, tutte presenti nel Comune di San Lorenzo Nuovo. Il tema svolto, comune a tutte, è l’interpretazione di cinque momenti salienti che caratterizzano i nuovi percorsi e che attendono i nuovi camminatori/pellegrini. Venendo da nord la prima che s’incontra é la “Partenza ”.  Posta all’ingresso dello Stadio sportivo, lungo la via Cassia, s’ispira, con l’attraversamento di una porta, al  nuovo mondo presente al di la della soglia. ll “Cammino ”, è quanto illustra la seconda sia nel titolo che nella pavimentazione policroma e multiforme simile alle novità presenti sul percorso e che segna, inoltre, il punto del distacco del percorso della Francigena dal tracciato della Cassia.  l ’”Incontro” posta in un bosco, esalta le diversità sia fisiche che umane proprie di ciascuno e l’importanza della loro accettazione posizionando gli elementi di colore diverso presenti nell’installazione al centro di tutti gli altri monocromi.  La “Direzione” , una teoria lineare di elementi naturali di basalto tipici del territorio e, infine, la “Testimonianza”, posta sulla strada verso Bolsena. Qui Renzo Gallo è intervenuto, al centro di un trivio, con un elemento circolare, un “pozzo” in metallo all’interno del quale è posta la memoria del viaggio sotto forma di pietre policrome raccolte e depositate che in tre parole ”camminare – sentire – guardare”  riassumono sentimenti, ricordi e finalità incontrate lungo il cammino compiuto.

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Ogni opera è accompagnata da una targa esplicativa che, oltre a dare delle informazioni immediate di carattere artistico, è munita di un QR CODE che può fornire approfondimenti, attraverso dei video, in merito alle fasi di costruzione dell’opera e consente di avere tutte le informazioni necessarie ad una completa comprensione del progetto; non solo, sul sito www.Epifanie.it, attraverso il QR Code, si troverà la mappa di tutti i centri di interesse artistico della zona a cui si potrà accedere con delle agevolazioni.

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A tutti i nuovi camminatori/pellegrini l’augurio di “Buon Cammino”.

 

 

La Casa del Bicentenario di Ercolano – Riaperta al pubblico dopo 36 anni di chiusura

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La casa del Bicentenario, ubicata in prossimità del Decumano Massimo, vanta numeri di tutto rispetto come indica il suo titolo “Bicentenario”. Venne alla luce grazie ad una campagna di scavi – 1937/1939 –  condotta dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri, nume tutelare dell’archeologia campana, a suggello dei 200 anni dalla scoperta del sito di Ercolano.

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Oggi ad ottant’anni di distanza ritorna fruibile dopo una chiusura lunga 36 anni grazie ad una campagna di restauro e conservazione finanziata sia con fondi pubblici che privati. Numeri e finanziamenti a parte, l’evento è degno della massima attenzione, come rilevato dal Sindaco di Ercolano nel corso della cerimonia di riapertura, quale ulteriore veicolo di turismo che può portare la cittadina a percorrere strade oneste e legali.

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Attualmente la casa non è ancora completamente restaurata e questa anticipata riapertura sul fine lavori, è un invito rivolto ai visitatori per entrare a “far parte di un delicato processo che normalmente è gestito solo da specialisti”, come ha rilevato Francesco Sirano, Direttore del Parco Archeologico di Ercolano. Questo però non toglie niente alla comprensione della vita domestica antica che si svolgeva all’interno di una casa nel I^ secolo a.C. Importante conferma è quella offerta dai restauratori che scrivono: “Dopo 2000 anni, un’abitazione di lusso, affacciata sul Decumano Massimo e vicina alla principale piazza cittadina, apre i suoi battenti, svelando la propria storia, ma anche il volto della città e dei suoi abitanti negli anni che precedettero l’eruzione grazie ad alcune straordinarie scoperte. Il racconto di questa vicenda era stata affidata dal tempo alla struttura della casa con le sue trasformazioni, al pavimento e alle raffinate pittura del tablino, al ritrovamento di un pannello di porta con grata scorrevole carbonizzato e alla scoperta di una serie di tavolette cerate in un ambiente al piano superiore della casa, la cui lettura avrebbe ampliato di molto la conoscenza su i suoi proprietari, ma in definitiva sull’intera compagine cittadina”.

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Completa il tutto le netta sensazione che il visitatore coglie a Ercolano fin dal primo momento: quella di trovarsi di fronte ad un sito archeologico che racconta anche i sentimenti e  l’intimità degli antichi abitanti della casa. In proposito una preziosa prova di quanto affermato ci è offerta da una croce disegnata su una parete in una stanza del piano superiore. In questo caso non si può escludere di trovarsi di fronte ad una delle prime testimonianze che attestano l’affermarsi fra la popolazione di una nuova religione che in seguito sarà quella dominante: il cristianesimo. Ercolano è veramente un sito che sa parlare anche all’intimità dell’anima del visitatore.

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Ercolano (NA) – Il Parco Archeologico è aperto dalle ore 8,30 alle 17,00. Da aprile ad ottobre la chiusura è alle ore 19,30. Biglietto d’ingresso €.13,00 – previste gratuità ed agevolazioni varie:  – cittadini Unione Europea, giovani tra i 18 e 25 anni, ecc – nonché ingressi gratuiti come prevede la legge. Informazioni sul sito www.ercolano.beniculturali.it – tel.+39.081.7324315.

Roma – La collezione dei marmi antichi Torlonia in esposizione nei Musei Capitolini e Palazzo Caffarelli dal 25 marzo 2020 al 10 gennaio 2021

Donatello Urbani

Grazie ad un accordo stipulato il 15 marzo 2016 tra il Ministro dei Beni Culturali On.le Dario Franceschini ed il Principe Alessandro Torlonia, sarà offerta ai romani, a partire dal prossimo 20 marzo 2020, la grande opportunità di poter ammirare la più grande ed importante collezione al mondo di marmi antichi, di proprietà privata, in una delle sedi museali più prestigiose della città di Roma: i Musei Capitolini e l’attiguo Palazzo Caffarelli. Un ruolo determinante in questa operazione lo ha svolto il Gruppo Bulgari che ha finanziato i restauri dell’intera collezione, 620 opere delle quali una cospicua parte, circa 90, saranno esposte per l’occasione e successivamente destinate a compiere un tour nelle principali sedi museale di tutto il pianeta. Le richieste pervenute da istituzioni internazionali sono moltissime, fa assicurato il Ministro Franceschini,  è costringerà gli organizzatori e promotori di questa iniziativa, a compiere una drastica selezione fra gli aspiranti enti espositori. Al momento, comunque non è stato possibile visionare le opere scultoree che verranno esposte e questo ha impedito la pubblicazione d’immagini costringendoci a rinviare al prossimo mese di marzo un esauriente servizio su questa rassegna che ha in se tutte le buone premesse per essere un grande successo espositivo.

Pompei e Santorini – L’Eternità in un giorno

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Due catastrofi rilette in chiave attuale. Dal giorno in cui avvennero, a Pompei ed Akrotiri, nell’isola greca di Santorini, ad oggi sono trascorsi molti secoli e quelli che allora furono luoghi di tragedia, oggi sono delle attrazioni, anche turistiche, tanto da meritare una mostra come quella allestita alle Scuderie del Quirinale.

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Pompei: affresco “Nozze di Alessandro e Rossane o Marte e Venere”       –                Pompei: “Ermafrodito aggredito da satiro”

Il percorso espositivo ricostruisce attraverso l’esposizione di preziosi reperti archeologici e opere d’arte che nei vari secoli hanno attirato le attenzioni di molti artisti,  “un viaggio nel tempo alla scoperta delle due antiche città. Accomunate da un’identica fine e preservate nei millenni dalle ceneri vulcaniche”.  Gli oltre 300 oggetti esposti fra statue, vasi, affreschi, rilievi, gemme, incunaboli e quadri vogliono richiamare l’attenzione del visitatore sia sulle catastrofi naturali,  che per  raccontare oltre tremila anni di storia dall’età del bronzo ai nostri giorni.

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Akrotiri: Affresco dei giovani pescatori-Tarda età del bronzo -Akrotiri: Brocca con decorazione pittorica- Media età del bronzo

L’esposizione offre un confronto inedito fra due siti antichi: Pompei, investita dall’esplosione del Vesuvio nel 79 d.C. riscoperta nella prima metà del Settecento, e Akrotiri, sull’isola di Santorini, distrutta a metà del secondo millennio a.C. da una spaventosa eruzione e riportata alla luce nella seconda metà del Novecento.  Sono questi luoghi unici che “occupano una posizione incomparabile nella coscienza collettiva, perché offrono un’immagine viva dell’antico, spesso difficilmente leggibile nella stratificazione storica”, come scrivono i curatori.

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Ricostruzione di ambiente pompeiano                                                             Renato Gottuso: “Eruzione dell’Etna” – Olio su tela 1983

Interessanti attività divulgative e didattiche, rivolte anche ai giovani e ragazzi, che prevedono laboratori, incontri  e appuntamenti, alcuni al Teatro Argentina, condotti da archeologi, intellettuali e giornalisti, approfondiscono  e indagano il fenomeno eruttivo dal punto di vista scientifico, geologico e sociale, oltre a proporre una sorta di passeggiata virtuale all’interno delle sale della mostra.

Roma – Scuderie del Quirinale – Mostra “Pompei e Santorini – L’Eternità in un Giorno” fino al 6 gennaio 2020 con orari: dalla domenica al giovedi dalle 10,00 alle 20,00 – venerdi e sabato fino alle 22,30. Costo del biglietto d’ingresso,. Inclusa audio guida: €.15,00 intero ed €.13,00 ridotto. Sono previste gratuità ed agevolazioni varie. Informazioni e prenotazioni tel. 02.92897722 – email info@scuderiedelquirinale.itgruppi@scuderiedelquirinale.it-  web www.scuderiedelquirinale.it

“RAW”: Rome Art Week 2019 – Presentata la IV edizione 21-26 ottobre 2019

Testo e foto di Donatello Urbani

Per l’edizione di quest’anno 2019 – la IV in ordine cronologico –  Rome Art Week si è avvalsa della collaborazione di Palazzo Merulana;  “Istituzione che condivide la missione di apertura verso il territorio per l’emersione di buone pratiche artistiche e culturali del contemporaneo a Roma”, come scrivono i curatori. RAW è una manifestazione a cadenza annuale che ha l’obiettivo di costruire una rete tra le strutture espositive, gli artisti, i critici e i curatori d’arte e proponendo contenuti diversificati ad un pubblico eterogeneo. Rome Art Week offre, infatti, la possibilità di dimostrare le potenzialità, spesso nascoste e poco conosciute presenti Roma  in termini di arte contemporanea. Forti delle  passate esperienze e dei buoni risultati ottenuti: l’edizione 2018 ha portato alla creazione di 441 eventi che hanno coinvolto ben 25.000 persone tra collezionisti, appassionati, addetti al settore artistico e curiosi, questa edizione di Rome Art Week 2109  vede  la partecipazione di 142 strutture, 322 artisti e 27 curatori.

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Le iniziative offerte ruotano tutte intorno all’apertura al pubblico di gallerie e spazi espositivi ai quali si aggiungono eventi e mostre allestite per l’occasione con l’intento di proporre un’ aggiornata prospettiva sull’arte contemporanea. Gli artisti, galleristi, esperti e personalità del mondo delle arti visive  coinvolti in questa IV edizione sono: Giovanni Albanese, Paolo Balmas, Angelo Bellobono, Francesco Buonerba, Lorenzo Canova, Valentino er, Teitziana D’Acchille, Alberto Dambruoso, Roberto Gramiccia, Helia Hamedani, Claudio Strinati, Saverio Verini. Il sito romeartweek.com offre una mappatura delle diverse realtà artistiche che operano nella città di Roma permettendo agli iscritti di presentare al pubblico la propria struttura durante tutto l’anno. Inoltre per facilitare i percorsi e per permettere al pubblico di poter partecipare a più incontri possibili, la città di Roma è stata suddivisa in cinque zone, a seconda del numero di gallerie e di artisti presenti in ciascuna di esse: a ogni zona è stato suggerito un giorno della settimana per il vernissage. Gallerie e artisti di una stessa zona, con una collaborazione indipendente ma sincronizzata, che si propone di raggiungere un notevole afflusso di persone. Rome Art Week è un progetto culturale totalmente indipendente e no profit promosso da Kou – Associazione per la promozione delle Arti visive,  con la collaborazione sia di privati che d’istituzioni pubbliche

Roma: dal 21 al 26 ottobre 2019. Info sito web romeartweek.com – email info@romeartweek.com

 

“Mangia, Gioca, Ama COREA” – WebToon” – Immersione nel fumetto digitale inaugura la settimana della Cultura Coreana al Centro Culturale della Repubblica Coreana

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Già da qualche anno, a fine settembre/prima settimana di ottobre, il Centro Culturale Coreano bandisce a Roma la settimana della cultura coreana.

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Una interessante iniziativa che nell’edizione 2019 oltre la scoperta di una civiltà raffinata dove una cucina dai sapori nuovi per i romani, quanto eccellente, ha presentato un gioco di gran fascino il “WebToon”.  Il WeTonn – formato dalla combinazione delle parole World Wide Web e Cartoon – è un fumetto digitale nato nel 2003 dall’attivazione di servizi mobili a pagamento previsti nel sistema internet.

20190930_200655Il Direttore dell’Istituto Culturale Coreano a Roma saluta gli ospiti e presenta i 9 webtoon in esposizione presentati da 3 diverse piattaforme

La giovane tutor che il Centro Culturale Coreano ha messo a disposizione dei visitatori ci dice che: “diversamente dal Comic Book americano, il WebToon presenta la caratteristica di essere  pubblicato regolarmente da un unico autore e,  diversamente dai manga giapponesi e dai nostri sistemi di scrittura, si sviluppa da sinistra a destra”.  Attualmente in Corea i vari webtoon sono seguiti da oltre 10 milioni di persone dove su 40 piattaforme, settimanalmente, vengono caricati oltre 5 mila nuovi episodi realizzati da oltre 4 mila autori.

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Un gioco in più disponibile sul cellulare o vari device? Non solo e non proprio perché sono fonte d’ispirazione e d’interazione per chiunque che tramite una lavagna digitale può seguire e imitare i vari beniamini dei webtoon.  In sintesi, con un po’ di approssimazione, si può identificare sia come un programma cartoon che come un cosplay grafico digitale, facendo prendere parte attiva ai lettori alle avventure dei propri beniamini, nel webtoon preferito, volendo anche con la propria immagine. La presentazione di questo nuovo gioco per noi italiani sarà presente fino al 13 novembre 2019 all’interno dell’Istituto Culturale Coreano – Via Nomentana, 12 – dove è possibile prendere visione anche delle numerose attività – corsi di lingua e letteratura coreana, corsi di cucina, concerti, conferenze, ecc. –  promosse da questa prestigiosa Istituzione Culturale.

Per saperne di più: www.culturacorea.it – e.mail: info@culturacorea.it – fb: /istitutoculturalecoreano

Canova – Eterna Bellezza – In mostra a Roma – Palazzo Braschi – una ricostruzione, in prevalenza calchi, del percorso artistico di un grande della scultura maturato fra le mura della città eterna.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

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Malgrado la cattiva fama attribuita alla città di Roma e del Papa negli anni d’illuminismo, specialmente fra gli artisti, il giovane Antonio Canova si trasferisce nell’Urbe nel 1779 e vi rimarrà per circa 50 anni stabilendo un feeling con la città come attesta la prima delle 13 sezioni in cui si articola il percorso espositivo della mostra “Canova – Eterna Bellezza”, allestita nel piano nobile di Palazzo Braschi.

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Filippo Albacini: “Busto di Antonio Canova”- 1816722                                           Antonio Canova: “Amorino alato” – Marmo – 1793/95

Nelle altre dodici sezioni la rassegna pone in evidenza il profondo colloquio di Canova con il mondo classico nell’intento di  far rinascere, come scrivono i curatori:  l’Antico nel Moderno e di plasmare il moderno attraverso il filtro dell’antico”. Di grande interesse la sezione che illustra le attività dello studio canoviano in Via San Giacomo, con l’esposizione di bozzetti in terracotta, piccoli gessi, modelli di grande formato, marmi e calchi in gesso di sculture già realizzate e definito dai curatori “un’officina senza eguali per l’epoca, tappa obbligata per artisti, aristocratici intenditori e viaggiatori di passaggio nell’Urbe”.

dav                                                                         Antonio Canova: “Maddalena penitente” – 1796 – Marmo

Un notevole contributo all’arte fu offerto da Canova nell’incarico rivestito dal 1802 quali Ispettore delle Belle Arti dello Stato della Chiesa. Forte di questo incarico, a lui si deve il recupero delle opere d’arte trafugate nel saccheggio compiuto da Napoleone a Roma.

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Originale degli Statuti dell’Accademia di S. Luca redatti da Canova-Lettera di Canova indirizzata al Segretario dell’Accademia di S.Luca

La visita alla mostra, pur avendo fascino e interesse, privilegia l’esposizione di calchi, copie e documenti originali sulla vita dell’artista, come la lettera e gli Statuti prestati eccezionalmente dall’Accademia di San Luca, una documentazione unica. Pertanto si consiglia  d’integrare la visita a questa mostra con un percorso canoviano sulla città con visite mirate a chiese, quali la Basilica di San Pietro e musei, con la Galleria Borghese, dove sono esposte opere originali al fine di avere un riferimento  preciso sulla grande qualità artistica di Antonio Canova.

Roma – Palazzo Braschi Museo di Roma –  Piazza Navona, 2 e Piazza San Pantaleo, 10 – fino al 15 marzo 2020 dal lunedi alla domenica dalle ore 10,00 alle 19,00. Informazioni su costo dei biglietti d’ingresso (previste varie combinazioni), prenotazioni e visite guidate telefono 060608 – siti web www.museodiroma.itwww.museiincomune.itwww.sovraintendenzaroma.itwww.arthemisia.it