Sicilia: Il Grand Tour – Gli acquerelli di Fabrice Moireau in esposizione a Roma, Palazzo Cipolla

Testo e Foto di Donatello Urbani

A distanza di oltre due secoli le tappe del percorso tracciato da Goethe nel suo “Viaggio in Italia”, non hanno perso niente dell’atavica bellezza il cui fascino è tutt’ora fonte di attrazione per i moderni artisti viaggiatori. Le circa 400 opere: acquerelli a colori, esposte nella mostra dal significativo titolo “Sicilia: Il Grand Tour” nelle sale del piano rialzato di Palazzo Cipolla in Via del Corso a Roma, realizzate dal pittore francese noto per avere immortalato in precedenza i tetti di Parigi, oggi patrimonio della Fondazione Dragotto, sono indiscutibili testimonianze artistiche che hanno al centro l’esaltazione di “paesaggi disegnati dalla natura per rileggere ciò che l’antichità e l’arte avevano consolidato in monumenti d’immenso valore”, come scrivono i curatori.

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Il tutto nasce grazie al Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, Presidente onorario della Fondazione Cultura e Arte, benemerita istituzione con finalità culturali e umanitarie, che nel corso della conferenza stampa ha dichiarato che questa rassegna: “…è per me un meraviglioso viaggio nella memoria, un’immersione nei luoghi, negli scorci, nei paesaggi più belli e suggestivi della mia terra natia, …..un inno all’isola che indusse Federico II di Svevia ad affermare che era a tal punto felice di vivere in Sicilia, da non invidiare a Dio il Paradiso”. Non sembri un’esagerazione, ma è proprio quanto affermato dal Prof. Avv Emmanuele che si respira lungo tutto il percorso espositivo che trova un valido contributo anche in un libro di successo, edito con identico titolo della mostra dalla Fondazione Tommaso Dragotto, che raccoglie tutte le opere commentate dal magistrato scrittore Lorenzo Matassa.

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A tal proposito scrivono i curatori della mostra,: “Già nel titolo c’è il richiamo alle suggestioni di quel fenomeno, tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, che portò in Sicilia viaggiatori stranieri e uomini di cultura accompagnati da artisti del paesaggio. Così accadde a Goethe che visitò l’isola nel 1787: Il suo diario, illustrato da Christoph Heinrich Kniep, divenne leggenda”. Una rassegna che non nasconde affatto le finalità che si sono proposte gli organizzatori: lasciare nei visitatori una tale impressione capace  di far possedere per tutta la vita il ricordo di questa magnifica terra.

Roma – Palazzo Cipolla Via del Corso, 320 fino al 22 luglio 2018, tutti i giorni dalle ore 10,00 alle 20,00. Biglietto d’ingresso intero €.7,00 ridotto €.5,00. Informazioni telefoniche 06.22761260 e sul sito web www.civita.it

Parco Archeologico del Colosseo e del Palatino- Forme nuove per visite slow.

Testo e foto di Donatello Urbani

Turista mordi e fuggi? Hai fatto il tuo tempo, adesso rischi di giungere fuori tempo massimo. I nuovi sette percorsi studiati dalla Sovrintendenza preposta, come indicati dal titolo “S.U.P.E.R. – Seven Unique Places to Experience in Rome” – che ruotano intorno ai più significativi monumenti presenti nelle aree archeologiche del Foro e del Palatino, con l’aggiunta del Colosseo,  sono ad ingressi contingentati con l’acquisto di un biglietto suppletivo dal costo di €.18- e richiedono almeno due giorni di tempo per visitarli. Il biglietto consente un itinerario che attraversa il Foro Romano e il Palatino arricchito da videoproiezioni, lightmapping, voci narranti e nuovi supporti divulgativi.

dav                                          Ricostruzione digitale delle decorazioni presenti in origine nel criptoportico neroniano

Il tutto risulta ben chiaro nelle parole della Sovrintendente Alfonsina Russo: “la delicatezza degli apparati decorativi e la necessità di godere appieno di un’esperienza immersiva non potranno  assorbire l’alto numero di visitatori che ogni anno accede al Parco archeologico del Colosseo. Il Museo Palatino e il Criptoportico neroniano riusciranno ad accogliere tutti i possessori del biglietto S.U.P.E.R.; per Casa di Livia e Casa di Augusto saranno previste delle prevendite on line e alle casse (+ 2 euro) con prenotazione dell’orario di accesso al fine di assicurare la visita, senza però esaurire tutti i posti; per tutti gli altri siti l’accesso sarà possibile fino ad esaurimento dei posti disponibili”. Il nuovo itinerario prevede infatti la visita dei seguenti monumenti (informarsi sugli orari, al momento stabiliti: estivo dal 1 aprile al 27 ottobre; invernale dal 28 ottobre al 31 marzo dell’anno seguente):

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  • Casa di Augusto – Uno di locali nella situazione attuale e nella ricostruzione digitale
  • Criptoportico neroniano; aperto tutti i giorni, capienza massima 35 persone, durata della visita 12’ minuti;
  • Museo Palatino; aperto tutti i giorni, capienza 225 persone, durata della visita 1 ora circa;
  • Casa di Augusto; solo di Lunedì, mercoledì, venerdì , domenica ore 9.00 – 14.00, capienza massima 23 persone, durata della visita 40’ minuti;
  • Casa di Livia, solo di Lunedì, mercoledì,  venerdì ore 9.00 -18.30; domenica ore 9.00 – 14.00 , durata della visita 30’ minuti, capienza massima 23 persone;
  • Aula Isiaca – Loggia Mattei; solo di Lunedì, mercoledì, venerdì ore 9.00 -18.30; domenica ore 9.00 – 14.00 , durata della visita 15’ minuti, capienza massima 15 persone
  • Tempio di Romolo, solo nei giorni di martedì, giovedì, sabato ore 9.00-18.30; domenica ore 14.00 – 18.30, durata della visita 15’, capienza massima 30 persone;
  • Santa Maria Antiqua, con Oratorio dei 40 martiri e Rampa di Domiziano; solo nei giorni di martedì, giovedì, sabato ore 9.00-18.30; domenica ore 14.00 (orario invernale dalle 13,00)– 18.30, durata della visita 30’ minuti, capienza massima 60 persone.
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Casa di Livia: Le decorazioni pittoriche di due diversi locali

Roma:  Parco archeologico del Colosseo, Palatino e Foro Romano. Costo del biglietto d’ingresso intero €.18,00, ridotto €.13,50, comprensivi della mostra in corso (riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente. Il biglietto è valido due giorni e consente un solo ingresso al Colosseo e due ingressi al Foro Romano-Palatino. Chiuso il 1 maggio, 25 dicembre, 1 gennaio e la prima domenica di ciascun mese che prevede l’ingresso gratuito. Informazioni, prenotazioni  e acquisto on line Tel. 06.39967700 oppure sul sito www.coopculture.it.

Canaletto: A Roma si ricordano i 250 anni dalla morte con una grande mostra retrospettiva

Testo e foto di Donatello Urbani

Giovanni Antonio Canal (Venezia 1697 -1768) noto come Canaletto, viene ricordato nel duecentocinquantesimo anno dalla morte con una grande retrospettiva negli spazi espositivi del Museo di Roma Palazzo Braschi a Piazza Navona. La mostra espone ben 42 dipinti, inclusi alcuni celebri capolavori, 9 disegni e 16 libri e documenti d’archivio. Canaletto è uno dei più noti artisti del Settecento europeo. Con il suo genio pittorico ha rivoluzionato il genere della veduta ‒ ritenuto fino ad allora secondario ‒ mettendolo alla pari con la pittura di storia e di figura, anzi, innalzandolo a emblema degli ideali scientifici e artistici dell’Illuminismo, come scrivono i curatori.

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Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell’Ascensione  – 1729                                  Riva degli Schiavoni verso ovest da San Biagio – 1734/35

Descrisse nelle sue opere gli ultimi anni della Serenissima vissuti da gran parte della popolazione, arti incluse, nel rimpianto, più che nel ricordo, di un glorioso passato. Inizia la sua carriera nell’atelier del padre Bernardo dipingendo i fondali per il teatro, da poco tempo riformato da Carlo Goldoni con l’abbandono della “commedia dell’arte”. Questa attività lo porterà anche a Roma chiamato dai Capranica per  realizzare gli addobbi del teatro omonimo. Il soggiorno romano segnerà una tappa importante nella sua carriera artistica spingendolo a compiere un passo successivo oltre il “capriccio architettonico”, tema principale delle sue vedute,  dipingendo scene di rovine architettoniche che la città eterna gli metteva in bella mostra.

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Basilica di Massenzio, S.Francesca Romana e il Colosseo – 1753/54                        Veduta del Campidoglio e della Cordonata – 1755

Dalla giovinezza tra Venezia e Roma come uomo di teatro e impetuoso pittore di rovine romane, sempre negli scritti dei curatori, al suo ritorno da Roma come stella nascente sulla scena delle vedute veneziane.  Prosegue poi arrivando al successo internazionale, con le commissioni degli ambasciatori stranieri per le ampie tele che rappresentano le feste della Serenissima in loro onore – in mostra si può ammirare il magnifico Bucintoro di ritorno al Molo il giorno dell’Ascensione del Museo Pushkin – e l’entusiasmo dei turisti inglesi del Grand Tour. Per loro le luminose vedute di Venezia, così ricche di dettagli architettonici e di vita quotidiana, rappresentano i più incantevoli souvenir del viaggio”.  I nove anni trascorsi a Londra non segnarono il successo sperato. La luce ed i colori della terra inglese sono molto diversi e alquanto lontani da quelli della laguna veneta, contrariamente a quanto era avvenuto a Roma. Qui a Londra deve pubblicare annunci sulla stampa per rispondere ad alcune voci denigratorie. In mostra, prezioso documento storico/artistico di questo soggiorno, sono le due parti di un’unica, ampia tela, raffigurante Chelsea da Battersea Reach, tagliata prima del 1802 e riunita in questa mostra per la prima volta.

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Le due parti dell’unica tela in origine raffiguranti Chelsea, la Rotonda e Casa Ranelagh viste dal Tamigi – 1751 –

La parte sinistra proviene da Blickling Hall, National Trust, Regno Unito, quella destra dal Museo Nacional De Bellas Artes de la Habana, concessa eccezionalmente in prestito dal governo cubano. Il percorso espositivo é concepito come un vero e proprio dossier sulla personalità e la creatività di Canaletto, si snoda attraverso otto sezioni che raccontano, come scrivono i curatori, “ il suo rapporto con il teatro, il capriccio archeologico ispirato alle rovine dell’antica Roma, i primi successi a Venezia, gli anni d’oro, il rapporto con i suoi collaboratori e l’atelier e la presenza del nipote Bernardo Bellotto (con alcuni precisi confronti tra le versioni del maestro e dell’allievo della stessa veduta), le vedute di Roma e dell’Inghilterra, gli ultimi fuochi d’artificio al ritorno a Venezia. Completano il percorso espositivo alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Venezia. La scelta è intesa a illustrare la genesi delle creazioni dell’artista, svelando il lavoro “dietro le quinte”, la sua capacità di catturare la realtà e di trasformarla con la fantasia, facendo così dissolvere l’immagine stereotipata di “Canaletto fotografo”.  Tornato a Venezia, viene eletto accademico delle Belle Arti con difficoltà. Infine, come accade a molti geni, la morte lo coglie in povertà.

Catalogo Silvana editore pagine 255 costo in mostra €.29,00

Museo di Roma a Palazzo Braschi Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo, 10 fino al 19 agosto 2018 con orari dal martedì alla domenica dalle ore 10 – 19, chiuso  lunedì, 1 maggio Biglietti Biglietto “solo mostra”: intero € 11; ridotto € 9; Speciale Scuola € 4 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni); Speciale Famiglia: € 22 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni) Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per non residenti a Roma): intero € 17; ridotto: € 13 Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per residenti a Roma): intero € 16; ridotto € 12 Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente, natale di Roma 21 aprile e nei giorni festivi. Info Tel. 060608 (dalle 9.00 alle 19.00) www.museodiroma.it; www.museiincomune.it – #CanalettoRoma.

OUTDOOR FESTIVAL 2018 – Arte, Musica, Conferenze, Televisione, Mercato – .

Testi e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il Mattatoio Testaccio, dal 14 aprile al 12 maggio 2018, indossa gli abiti delle festa dopo aver vestito, per circa tre anni, quelli dimessi e inespressivi del povero nullafacente, e, per l’occasione, si riappropria anche del nome originale “MATTATOIO” assegnatogli oltre un secolo fa quando fu costruito.  Il primo passo di questa rinascita che coinvolgerà anche le altre istituzioni comunali culturali: il  Macro di Via Nizza ed il Palazzo delle Esposizioni che come affermato dalla Codirettrice Daniela Picconi avrà il ruolo di capofila nelle gestione ed organizzazione di eventi, sarà proprio con Outdoor Festival 2018. In proposito, sempre dalle affermazioni della dott.ssa Picconi, sempre qui al mattatoio faranno seguito  dal 25 al 27 maggio 2018 la quarta Edizione del Festival del Fumetto Romano e successivamente anche interessanti attività ed iniziative culturali. Outdoor Festival è la  più grande rassegna in Italia dedicata alla cultura metropolitana. Quest’anno il tema centrale della manifestazione è “Heritage”, come suggerito dalla Comunità Europea in quest’anno  dedicato al patrimonio culturale. Con questo tema si vuole indagare, ponendo degli interrogativi a quanti visiteranno la manifestazione su cosa rappresenta il patrimonio oggi? Quali culture sono oggi considerate come patrimonio nella nostra società? Quale patrimonio stiamo costruendo e quale trasmetteremo alle future generazioni? . Significative in proposito le parole di Francesco Dobrovich, direttore e cofondatore di outdoor: “ La cultura popolare di oggi, tra influenze internazionali, mass media e social network, sarà al centro di un’indagine che metterà in risalto il singolo e le proprie scelte. Per questo Outdoor propone un’offerta eterogenea che si articola in varie sezioni: Arte, Musica, Televisione, alle quali si aggiungono le aree dedicate alle conferenze e al mercato dei makers contemporanei”.

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Il padiglione arte, a cura di Antonella Di Lullo e Christian Omodeo,si sviluppa in un percorso coinvolgente, interattivo e ludico: il collettivo di architetti Orizzontale ha realizzato un Grande Labirinto che, come affermato dagli stessi curatori: “pone lo spettatore al centro della mostra, con la possibilità di scegliere la propria esperienza tra 4 percorsi che rappresentano diverse modalità di rapportarsi al patrimonio. Il primo percorso, Disobedience, riunisce artisti di diverse generazioni che, dal 1968 fino ad oggi, introducono degli elementi di discontinuità nel racconto storico”. I richiami del passato sono alla base della seconda sezione “Total Recall”, che mette in scena una riappropriazione nostalgica e ironica del patrimonio come espresso nelle opere di Tony Cheung, illustratore cinese;  Leonardo Crudi, artista romano, con i suoi poster disseminati per le strade della città; Madame, un’icona della Street Art parigina dell’ultimo decennio, nei suoi collages urbani inserisce forti richiami alla grafica e alle scenografie teatrali dell’800 e inizio ‘900; Sam 3 internazionalmente riconosciuto per le sue grandi figure nere antropomorfe che appaiono sui muri delle principali città; il canadese Scorpion Dagger; Rub Kandy (Mimmo Rubino).

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Nel terzo percorso “Speedlight” viene sperimentato un nuovo sistema di rivolgersi al passato grazie alle opere di artisti quali  Kid Acne, inglese, che fa delle parole l’oggetto principale della sua arte, e i designer romani Lorenzo Pagliara e Gianmaria Zonfrillo che attraverso rigorose linee  simmetriche disegnano e reinventano lo spazio circostante; oppure altri quali Quiet Ensemble; Uno, artista romano conosciuto per aver portato il volto del bambino della Kinder per le strade di diverse città. Il quarto percorso, “Retromania” indaga quei meccanismi che restituiscono un’aura agli oggetti industriali destinati alle masse, per includerli in un racconto storico normalmente riservato alle  produzioni uniche ed irripetibili rivolte alle élites. Qui sono presenti artisti quali Ricky Powell, uno dei grandi nomi della street photography;  I Love Tokyo; Fabrizio Efrati, fondatore di Market Kickit. In partnership con Google Arts and Culture , vengono presentate nell’ultimo percorso dal titolo  “Stories”, insieme a un progetto di digitalizzazione del patrimonio immateriale ed orale di Roma, sviluppato dallo studio The Fake Factory , un’indagine sull’identità culturale e collettiva di alcuni quartieri periferici della città per restituirli al pubblico contemporaneo e futuro.  Anche quest’anno l’Istituto Europeo di Design è content partner di Outdoor con un progetto interdisciplinare che coinvolge studenti e docenti con conferenze, installazioni, conferenze e azioni di storytelling sui social media di Outdoor.

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La musica è la protagonista della seconda sezione attraverso una programmazione ispirata alle tendenze e sonorità che hanno segnato le ultime generazioni: dalla techno alla house, dalla disco all’hip hop e alla trap. All’interno del Mattatoio viene allestito un temporary club dove nei 5 sabati, a partire dal 14 aprile, è possibile assistere alle performances degli headliner del Festival. Da non perdere il 12 maggio, il party di chiusura è dedicato alla finale italiana del Red Bull BC One Italy Cypher 2018, il più importante evento nazionale dedicato al mondo della break-dance, dove i migliori b-boy si sfidano per conquistare l’accesso alla finale internazionale. Contemporaneamente il Festival ospiterà lo studio mobile di registrazione di Red Bull Music. Dal 23 al 29 aprile Redbull presenta “Tutti contro tutti”, 24 rapper e trapper romani, in rappresentanza di 8 quartieri di Roma, si sfidano all’ultima rima per decretare il miglior MC.

La terza sezione “Conferenze”, si presenta un  ricco programma di conferenze e incontri in tutti i venerdì del festival. Saranno trattati temi di attualità che pongono al centro il ruolo delle donne nel settore creativo e culturale, oppure la digital e new media realizzata da Digital Yuppies.

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La “Televisione” è al centro della quarta sezione con l’intento di parlare, con il fsattiivo contributo della RAI, di patrimonio senza poter celebrare lo strumento che più di altri ha contribuito alla formazione ed alla diffusione di informazioni, tendenze, notizie per oltre mezzo secolo. Nei 4 appuntamenti domenicali, sono previste proiezioni, dedicate all’intrattenimento, alla scienza alla cultura, allo sport e alle serie tv.

Nell’ultima sezione “Mercato, in partnership con Wave Market, viene ricreato un mercato,  come un angolo di città che si propone di promuovere la cultura dell’artigianato. Il 25 aprileè il “Simply Amazing Day”, in questa occasione viene presentata al pubblico l’ultima nata del birrificio Birra del Borgo: la lager Lisa. Nella stessa giornata il Roma Vinyl Village propone al pubblico romano un market del vinile itinerante. L’area food è in collaborazione con Foodora mentre il beverage è affidato ad una selezione dei migliori bartender della città.

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Roma – “Mattatoio”  Piazza Orazio Giustiniani, 4  (Testaccio) dal 14 aprile al 12 Maggio 2018. Costi ed orari:  per la Mostra – Venerdì dalle 12.00 alle 00.00.  MOSTRA + CONFERENZE + MERCATO Sabato dalle 12.00 alle 00.00 –  MOSTRA + MERCATO |*esclude l’ingresso. CONCERTI  Domenica dalle 12.00 alle 21.00 –  Costi dei biglietti d’ingresso per MOSTRA + CONFERENZE + MERCATO Intero: 10 € Ridotto: 8 € Under 10: Gratis  – CONCERTI  Sabato dalle 21.30 alle 04.00  Intero:  15 € Ridotto: 10 € Under 10: Gratis.  Ingresso: Lungo Tevere Testaccio  – MERCATO  Venerdì: dalle 18.00 alle 22.00  – Sabato: 12.00 – 22.00 – Domenica: 12.00 – 20.00  Ingresso con il biglietto MOSTRA. Ulteriori notizie sul sito www.out-door.it – e.mai:l info@nufactory.it – tel. 06.7061 4597

 

Spello – Villa dei mosaici.- Una buona occasione in più per scoprire una meta turistica di grande interesse ed un affascinante sito archeologico.

Testo e Foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Soggetti e temi presenti nei pavimenti musivi di questa villa suburbana di un aristocratico romano, recentemente riportati alla luce ed alla pubblica fruibilità, sono quell rimasti validi ed  attuali tutt’oggi malgrado siano trascorsi ben milleottocento anni. Spello è una meta turistica che fa della vita tranquilla in una natura amena, un’ottima cucina accompagnata da un eccellente vino la propria caratteristica. Per la verità in questo frattempo un motivo in più si è aggiunto: quello culturale. Spello offre oggi alle consolidate opportunità di un’eccellente ospitalità, percorsi culturali di notevole interesse: una per tutte Le Torri di Properzio, oppure la Cappella Baglioni affrescata da Pinturicchio, anche senza prendere in considerazione la Pinacoteca Civica che da sola merita la visita a questa affascinante cittadina.

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Dalle parole della dott.ssa Marica Mercalli, Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio dell’Umbria, scopriamo la vera “star” di questi percorsi incentrati su un: “eccezionale tesoro archeologico nel cuore dell’Umbria che con i suoi quasi 500 metri quadrati recuperati in questa Villa dei Mosaici di Spello è una delle scoperte archeologiche più straordinarie dell’Umbria. Dieci ambienti dai pavimenti a mosaico di grande bellezza, con straordinarie decorazioni policrome: elementi geometrici, figure umane, animali selvatici e fantastici. I mosaici che più degli altri meritano una menzione sono:

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Stanza degli uccelli: Presenta una decorazione geometrica con sei ottagoni che racchiudono uccelli, tra cui le pernici. Richiamano la caccia e la buona tavola.

Stanza delle anfore: Particolarissima decorazione con quattro anfore stilizzate disposte a croce, un soggetto che trova confronto solo con un pavimento proveniente da una villa di Roma, nell’area di Tor Marancia. La decorazione doveva riferirsi alla produzione di vino, attività del padrone della Villa. Forse si trattava di un ambiente per i pasti privati.

Il triclinio: È l’ambiente principale della Villa, la stanza da pranzo usata per banchetti dove si mangiava sdraiati come nell’antica Grecia. La decorazione dei pavimenti è incentrata su Bacco, la vendemmia e il vino. Presenta una decorazione denominata “a cuscini”. All’interno ci sono animali selvatici e domestici (pantera, cervo, cinghiale, anatra, etc.), figure fantastiche (tigri marine) e figure umane.

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Di grande valore è la scena centrale di mescita del vino. Un servitore sorregge sulle spalle un’anfora dalla quale versa il vino in una coppa, tenuta in mano da un coppiere. Il vino traboccante è raccolto in un cratere (recipiente dell’epoca) poggiato a terra. Altri personaggi sono disposti simmetricamente con in mano elementi vegetali o attributi legati al mondo dell’agricoltura (come falce e spighe di grano). I ritmi della vita e della natura sono scanditi nei mosaici della Villa probabilmente da questi personaggi raffiguranti le quattro stagioni.

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Stanza del sole radiante: Deve il nome all’ottagono centrale con un sole radiante che irraggia una vegetazione palustre, costituita da canne con infiorescenze. Alcuni uccelli sono disposti tra la vegetazione: si riconoscono un’upupa e un’anatra. Il sole, l’ambiente palustre e l’abbondanza di uccelli richiamano la fertilità del territorio.

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Stanza del mosaico geometrico: È’ probabile che si trattasse di una camera di letto. La stanza ha una pavimentazione a mosaico con motivo detto a ‘croce di quattro squadre’, una decorazione semplice ed elegante, giocata sul contrasto cromatico, che dà vita ad altre geometrie. Importanti sono i resti delle pitture murali, con campiture in rosso, giallo e blu, su cui erano dipinti motivi sia floreali sia legati al mondo mitologico marino.

Stanza degli scudi: Questa stanza presenta un motivo geometrico a “pelte” continue, ossia lo scudo greco a forma di luna crescente. All’interno, entro due cornici lineari rosso-nere, sono disposti in fila rombi a lati curvilinei.

Ambiente riscaldato:  Appartiene all’epoca più antica della Villa. La presenza di “suspensurae”, i pilastrini in mattoni che permettevano di creare un’intercapedine tra le fondamenta dell’edificio e il pavimento, ci testimonia che si trattava di una stanza riscaldata.

Il peristilio: È il cosiddetto portico che cingeva il giardino o cortile interno al centro della Villa. Presenta una pavimentazione geometrica a tessere monocrome. Non sono state trovate tracce evidenti del colonnato, ma si può ipotizzare che ci fosse, come era prassi per questo ambiente. Il peristilio non era soltanto un’elegante comodità, ma rimandava al prestigio della cultura greca.

L’intero complesso che è stato ribattezzato dagli archeologici La Villa dei Mosaici di Spello si trovava lungo un ramo secondario della Via Flaminia, che da Roma arrivava a Rimini attraversando l’Umbria. I venti ambienti riportati alla luce sono pertinenti al settore centrale della villa, per una superficie totale di circa 500 metri quadrati.  Gli studi hanno individuato due fasi costruttive ben distinte: la prima di età augustea (27 a.C.-14 d.C.), attestata dai resti di pavimentazione in cementizio, la successiva in piena età imperiale, tra il II e gli inizi del III secolo d.C. La fluidità del disegno e la resa cromatica, soprattutto del triclinio, testimoniano l’alta qualità tecnica della bottega, le cui maestranze potrebbero venire da Roma per rispondere all’esigenza di un committente particolarmente facoltoso e di una specifica collocazione sociale. L’identità del proprietario è ignota, non ci sono iscrizioni con il suo nome, né finora altri indizi della sua presenza a Spello. Sicuramente doveva trattarsi di una persona ricca e potente, viste le dimensioni della dimora, proprio a ridosso delle mura di Spello. Lo studio del mosaico al centro della stanza principale, con scena di mescita del vino, ha fatto ipotizzare verosimilmente che si trattasse di un viticoltore. Il progetto architettonico di questa villa restituisce una struttura contemporanea, in dialogo armonico con la storia e il paesaggio. Nella musealizzazione sono stati realizzati percorsi per la visita alle stanze della villa e spazi destinati a sala multimediale e didattica. L’attualità del progetto inteso a rendere fruibile e vivibile con le realtà del luogo di questo importante sito archeologica troverebbe nel riproporre ricette culinarie della Roma imperiale un valido supporto. Un buon punto di partenza è offerto dall’Università di Perugia che attraverso una associazione culturale dal suggestivo titolo “Archeofood” ha riproposto alla moderna enogastronomia antiche pietanze e bevande fra le quali spicca per i buoni risultati commerciali ottenuti una salsiccia a base di farro, mandorle e carne suina insieme a delle mostarde a base di mosti cotti di vini umbri. I proventi di questa attività saranno devoluti a sostegno delle attività archeologiche della Regione Umbra.

Villa dei Mosaici di Spello – Visitabile con un calendario articolato lungo tutto l’arco dell’anno. Consigliabile consultare il sito www.villadeimosaicidispello.it   È sempre garantita l’apertura straordinaria su prenotazione. La visita può essere assistita da una app, moderna e multimediale, che permette di esplorare tutto il fascino dell’antica villa romana di 2000 anni fa con ricostruzioni in 3D, e da un’audioguida. Costi dei biglietti d’ingresso; Intero € 6; ridotto A € 4 (gruppi superiori alle 15 unità, convenzionati); ridotto B € 2 (ragazzi tra 6 e 14 anni); speciale residenti € 2; omaggio (bambini fino 6 anni, fruitori delle attività didattiche, giornalisti con tesserino, soci ICOM). Nei giorni di apertura del sito delle Torri di Properzio il biglietto ne comprende la possibilità di visita senza costi aggiuntivi. È possibile prevedere l’emissione di un biglietto unico con la Pinacoteca Comunale (biglietto unico della convenzione Umbria Terre Musei che permette l’accesso a 16 musei della regione: www.umbriaterremusei.it). Intero € 11; ridotto A € 8 (gruppi superiori alle 15 unità, convenzionati); ridotto B € 3 (ragazzi tra 6 e 14 anni); omaggio (bambini fino 6 anni, fruitori delle attività didattiche, giornalisti con tesserino, soci ICOM). Costo delle visite guidate in italiano € 80; visita guidata in lingua € 100. Prevista un’attività didattica. Per informazioni/prenotazioni: numero verde 800 96 1993 oppure telefono +39 0742 302239 – info@villadeimosaicidispello.it. Per chiamate da reti cellulari 0744. 422848 (lunedì-venerdì 9-17, sabato 9-13, escluso festivi) – callcenter@sistemamuseo.it

 

Il Palatino ed il suo giardino segreto – Nel fascino degli Horti Farnesiani

Testo e foto di Donatello Urbani

Questa mostra, allestita all’interno del sito archeologico del Colosseo/Palatino racconta uno dei luoghi più celebri e simbolici della Roma rinascimentale e barocca: gli Horti voluti dai Farnese, visitabile fino al 28 ottobre 2018, è stata inserita in un percorso lento appositamente predisposto per quanti desiderano approfondire la storia e godere delle bellezze del luogo. Il giardino, allestito a partire dalla metà del Cinquecento dal Cardinale Alessandro Farnese, era strumento per affermare la raggiunta e consolidata posizione politica e istituzionale della nobile famiglia. Non a caso, inglobando i palazzi imperiali, sorse là dove Roma fu fondata e dove ebbe sede il potere da Augusto in poi. L’itinerario della rassegna, all’interno della vasta area archeologica, si snoda nel luogo dove un tempo sorgevano gli antichi giardini. Dalla via Nova, al limite del Foro Romano, fino alle Uccelliere sul colle Palatino, una pannellistica illustrata accompagna il visitatore nel racconto delle trasformazioni degli Horti.

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Ingresso agli Horti Farnesiani                                                               Ingresso al ninfeo della pioggia ed alle uccelliere al piano superiore

Il percorso di visita è concepito come una narrazione che prende avvio con le geometrie del verde volute dai Farnese, ripercorre la stagione del Grand Tour, quando i giardini nel pieno della decadenza acquisirono quel volto romantico che tanto affascinò poeti e artisti, primo fra tutti Goethe, e termina agli inizi del Novecento, quando iniziarono le indagini archeologiche. Allori, cipressi, tassi, alberi di agrumi, rampicanti e rose damascene vengono ripiantati in questa occasione suggerendo il fascino dell’antico giardino. Tornano per la prima volta sul sito originario due prestiti di eccezionale valore – collocati nelle Uccelliere – provenienti dalla collezione Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: la scultura del Barbaro inginocchiato, in marmo nero antico e pavonazzetto, all’epoca utilizzato come portavaso, e di Iside fortuna, in marmo bigio morato, che decorava una delle nicchie della scala ai lati del Teatro del Fontanone.Proprio quest’ultima fontana ha finalmente ritrovato l’aspetto originario, una volta liberata dalla pesante incrostazione calcarea di gusto naturalistico, esito di un intervento tardo-ottocentesco e su cui crescevano calle e capelveneri.  Sono tornati, così,visibili sia il gioco d’acqua che la composizione di vasche sovrapposte che consentono all’acqua di tornare a scorrere in successive cascatelle e terminare il percorso nella grande vasca polilobata.

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Statue di Daci in marmo poste nelle uccelliere          Statua in marmo nero e pavonazzetto raffigurante un barbaro inginocchiato

Nelle Uccelliere vengono esposti anche i due giganteschi busti di Daci prigionieri che, nel Seicento, decoravano il criptoportico d’accesso al Ninfeo della Pioggia. “Al di là del consueto circuito turistico che porta i visitatori dal Colosseo al Foro Romano, a volte senza il tempo necessario per assaporare la magia dei luoghi, nasce così un percorso alternativo, dal passo lento, in un giardino inaspettato, contemporaneamente reale e immaginario, fino al belvedere già amato dai Farnese e che ancora oggi permette di riempirsi gli occhi della Bellezza più autentica di Roma”, spiega Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo. Entra a far parte integrante del percorso anche un nuovo progetto di valorizzazione con tecnologie digitali immersive – in una continuità con la precisa scelta allo stesso tempo scientifica e divulgativa che ha già riportato grandi consensi a Santa Maria Antiqua e nella Domus Aurea. In questa occasione, nel Ninfeo della Pioggia – uno degli spazi di piacere e ricreazione progettato dai Farnese – è stato concepito un coinvolgente viaggio nel tempo attraverso l’impiego di sofisticati apparati multimediali. Un video mapping ripropone quella che, in base allo studio delle fonti, doveva essere la fisionomia del complesso degli Horti Farnesiani. Suggestioni prospettiche e visioni a volo d’uccello restituiscono filari d’alberi, pergolati e antichi giochi d’acqua.

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Ingresso alle uccelliere. Ricostruzione dell’originale terrazza                                         Il ninfeo della pioggia

Roma, Palatino fino al 28 ottobre 2018 con orario 8.30/17.30  dal 16 al 24 marzo- 8.30/19.15 dal 25 marzo al 31 agosto – 8.30/19.00 dal 1 al 30 settembre – 8.30/18.30 dal 1 al 28 ottobre. Chiuso 1 maggio. Biglietto Intero € 12,00; ridotto € 7,50 (riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente) Il biglietto, valido 2 giorni, consente un solo ingresso al Colosseo e un solo ingresso al Foro Romano-Palatino. Informazioni www.electa.it #HortiFarnesiani – Visite guidate biglietti on-line www.coopculture.it – tel. +39.06.39967700

Arte Calligrafica, Danza del Pennello, Eco dell’inchiostro che risuona.

Testo e foto di Donatello Urbani

Un proverbio fra i più diffusi in Corea dice : “Chi ha bella calligrafia ha buon cuore”.  E’ il Direttore dell’Istituto Coreano di Cultura a Roma, Lee Soomyoung, a riferirlo nel corso dell’inaugurazione di una interessante mostra sull’arte calligrafica nazionale con l’esposizione di varie opere del maestro Kim Byeong-gi, vero luminare quanto famoso nella Corea del Sud. Questo spiega l’importanza che riveste il saper scrivere bene e come l’insegnamento delle bella scrittura sia molto seguito fra la popolazione coreana, indipendentemente dallo stato sociale rivestito.

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Il maestroKim Byeong-gi offre una dimostrazione della sua arte e mentre spiega l’alfabeto  Hangeul con le 3 vocali e le 5 consonanti

“La calligrafia si è sviluppata in Asia orientale, per circa tremila anni,  e trova le sue radici nei caratteri ideografici utilizzati in Corea, Cina e Giappone. La scrittura di ogni paese presenta i propri tratti distintivi e un arte calligrafica particolare”, sono le parole del direttore dell’Istituto di Cultura Coreano, Lee Soomyoung, che afferma inoltre: “ Il 2018 segna il 600° anniversario dell’alfabeto Hangeul, introdotto ad opera del Re Sejong, Per commemorare tale evento, sono state presentate in questa mostra opere di arte calligrafica in Hngeul del maestro Kim Byeong-gi, oltre a lavori in caratteri Hania di numerosi artisti Italiani. L’alfabeto Hangeul, originario della Corea, incontrando l’arte calligrafica, detiene una delicata estetica, in cui ogni segno si adatta agli altri, in armonia ed equilibrio.” E’ lo stesso maestro Kim Byeong-gi a presentarci i valori insiti in questo modo di scrivere: “Mi sto impegnando nella scrittura cercando d’infondervi naturalmente questo mio spirito, ma ho ancora molta strada da fare. L’Hangeul non è solo la scrittura più scientifica al mondo (proprietà riconosciuta dall’UNESCO-n.d.a.), ma anche la più bella”. A seguire sono stati presentati i caratteri salienti di questo alfabeto coreano. Così abbiamo appreso che è composto da 3 vocali che unite fra loro creano 10 caratteri, mentre aggiungendo uno o due tratti alle 5 consonanti si ottengono 14 caratteri. Nel complesso le lettere che compongono questo alfabeto sono 24.

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                                       Il maestro Silvio Ferragina con alle spalle una sua opere realizzata in alfabeto cinese

Il gruppo di calligrafi italiani che ha partecipato alla Biennale Mondiale di calligrafia del Jeonbuk non è uno sparuto manipolo e a 7 di loro  è stato affidato l’incarico di rappresentare tutti  degnamente in questa rassegna. La loro presenza conferma un avvicinamento ad un’arte fino ad oggi distante dalla nostra cultura  che  si estrinseca anche con mostre e rassegne organizzate anche al di fuori delle istituzioni culturali di altre nazioni come nel caso di quella che aprirà i battenti a Milano dal 21 marzo al 28 aprile 2018 nella Biblioteca Nazionale Braidense – sala Maria Teresa – dove le opere calligrafiche del maestro cinese Luo Oi e del nostro Silvio Ferragina dialogheranno con i fondi cinesi della Braidense. Nel periodo di apertura della mostra sono state organizzate conferenze, spettacoli e concerti  tutti con ingresso gratuito previa prenotazione telefonica allo 331.6872532 o e.mail: info@tadaam.it.

Tessere la Speranza: Le vesti celesti in Aracoeli.

Testo e Foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il culto alla Vergine Maria, uno dei più sentiti dalla popolazione romana, ha trovato il suo epilogo nell’abbellirne le statue sia con vesti che con preziosi gioielli, che spesso ha rappresentato, in entrambe le espressioni, delle vere e proprie opere d’arte. In questo spirito è stata allestita nell’ala destra della Basilica di S.Maria in Aracoeli, luogo simbolo del valore religioso ma anche storico-culturale della città di Roma, la sesta edizione della mostra “Tessere la speranza” con il preciso intento di far conoscere, all’interno del culto religioso, l’intensità delle creazioni artistico-artigianali legate alle “madonne vestite” presenti sugli altari di molte chiese, in particolare del centro e del meridione d’Italia.

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Il Bambinello dell’Aracoeli                                                                                         Abito della Madonna del carmela con gli scapolari

 

Questa nuova esposizione presenta, infatti, seguendo il percorso di approfondimento sul tema delle “madonne vestite”, gli esemplari di simulacri con le loro vesti preziose della Vergine del Rosario, dell’Addolorata, provenienti da tutto il Lazio e porta all’attenzione del pubblico per la prima volta gli abiti del Bambinello della Basilica dell’Aracoeli e quelli della Madonna del Carmine in Trastevere. In proposito afferma la dott.ssa Alfonsina Russo, attuale Direttore del Parco Archeologico del Colosseo e già Direttrice della Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’area metropolitana di Roma, Etruria Meridionale e Provincia di Viterbo,: “Il Bambinello dell’Ara Coeli è uno straordinario documento della devozione del popolo romano caratterizzato dalla miriade di ex voto che ricoprono la veste di broccato. La statuina, portata dal clero nelle case romane che ne richiedevano ”l’assistenza”, “soccorreva” gli ammalati ed era omaggiata anche dai piccoli fedeli romani con la recita periodica di poesie. La Madonna del Carmine di Trastevere, detta la “Fiumarola”, testimonia la “vestizione reciproca” con il popolo, mostra e porge ai fedeli lo ‘scapolare’, un pezzetto di stoffa che si appende al collo e che rappresenta, oltre a un oggetto devozionale, una simbolica forma di ‘rivestimento’ che, richiamando la veste dei carmelitani, contraddistingue chi si affida alla Vergine”.

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Abito della Madonna dell’Addolarata di Boville (FR)                                                            Un abito della Madonna del Carmelo

 

Di rimando l’intervento dell’attuale Sovrintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, dott.ssa Margherita Eichberg, pone in risalto come:”Tessere la speranza” nasca insieme al progetto di restauro ed espositivo a partire dal recupero, effettuato dalla Soprintendenza, della Madonna del Rosario degli inizi del XVIII secolo conservata nella Chiesa di S. Andrea Apostolo a Vallerano (VT), danneggiata dal sisma del 30 ottobre 2016.  Dopo la prima edizione romana a Palazzo Patrizi Clementi, sede della Soprintendenza, incentrata sui tre percorsi della fede di S. Paolo, S. Benedetto e S.Francesco. La seconda edizione si è svolta nella splendida cornice del settecentesco Palazzo Lercari di Albano Laziale, sede del Museo Diocesano, con una attenzione particolare ai tessuti sacri provenienti dal territorio della diocesi. Con il coinvolgimento della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, la mostra è poi giunta a Sora (FR), nel Museo della Media Valle del Liri, presentando le preziose vesti delle Madonne Addolorate e in particolare l’enorme manto di Santa Marìa de la Esperanza Macarena proveniente da Siviglia. L’esposizione nel Museo Diocesano di Gaeta è stata incentrata sulla Madonna del Rosario e ha approfondito il restauro di alcune “Madonne vestite” locali, con i loro oggetti di corredo: in particolare il manichino e le vesti della Madonna della cintura (o della cintola) di Gaeta e l’abito antico della Madonna del Rosario di Casalattico. Ad Arpino (FR), un’ulteriore edizione è stata dedicata alla Madonna di Loreto, culto particolarmente sentito nella Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, dove si diffuse sin dal XV secolo”. Quanto noi possiamo ammirare nell’ala destra della Basilica dell’Ara Coeli, è la preziosa testimonianza di tante  cure amorevoli siano stati oggetto questi simulacri della Vergine impreziositi di monili ricercatissimi e ricche vesti, cucite dalle stesse donatrici. Tutto questo, inoltre, ci  racconta storie di un ricco patrimonio antropologico, oltre che artistico e storico. La nuova tappa di “Tessere la Speranza” nella Basilica dell’Aracoeli a Roma arricchisce, assieme all’aspetto cultuale delle vesti stesse, l’indagine sulle manifatture, l’artigianato e la ricchezza compositiva che sono parte della storia della città di Roma e del territorio regionale.

Catalogo con preziosi saggi di esperti e studiosi della materia, ricco di tavole a colori è edito di Gangemi Editore. Pagine 63, costo €.22,00

Roma- Basilica di Santa Maria in Aracoeli – Scalinata dell’Arce Capitolina – visitabile fino al 4 maggio 2018 con ingresso gratuito nell’orario di apertura della Basilica dalle 8,30 alle 18,30. Info tel.06.69763837 – 06.69763839 – sito web Sovrintendenza www.sabap-rm-met.beniculturali.it  oppure tel. 06.67233002-3-

Oltre l’apparenza – Opere di Andrea Pinchi e Paolo Vannuccini in mostra nella Galleria d’Arte Eitch Borromini.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La sede espositiva della Galleria d’arte Eitch Borromini, tanto raffinata quanto esclusiva, parte integrante del Palazzo Pontificio di Innocenzo X^ Pamphjli,  prospicente Piazza Navona,  accoglie fino al 14 maggio prossimo, la rassegna di opere d’arte di due artisti contemporanei: Andrea Pinchi e Paolo Vannuccini. Un comune denominatore lega i due artisti anche se  non possiamo assolutamente affermare che le opere dei due siano fra loro compatibili se non per quel sottile legame che unisce tutte le opere d’arte: la ricerca della bellezza. Infatti è questa l’obbiettivo che entrambi perseguono sia pure percorrendo due diverse strade.

IMG_20180314_184803Andrea Pinchi: “Chi insegue due lepri non ne prende una”- 2018. Acrilico su tela. Pelle del 1881, carta da dattilografia Fabriano anni ’60, carta carbone Kores  del 1960 ca, cordini del 1659, cuoi del 1881 e carta vetro del 1930 ca.

Andrea Pinchi utilizza per le sue opere materiali diversi, spesso usati, quali antichi strumenti musicali oppure pellami di recupero, con il chiaro intento di volersi rapportare con il vivere quotidiano  e riportare sulla tela le più profonde emozioni che questo rapporto suscita nel suo animo e trasmetterlo attraverso le sue opere ai restanti esseri umani.

IMG_20180314_184919                                                     Paolo Vannuccini: “Senza titolo – Serie Oltre” – 2016. Tecnica mista.

Paolo Vannuccini, di rimando, si muove nella classicità assoluta con tanto di colori e pennelli. A questi infatti è affidato il linguaggio artistico. I suoi personaggi, appena sfumati e ridotti all’essenziale, si muovono nelle sue tele fra un turbinio di colori, spesso forti, talvolta pesanti e scuri identici alle difficoltà che si devono affrontare nella vita di tutti i giorni e tentare di superarle o comunque di uscire da quelle difficili situazioni.  Una profonda vena umana caratterizza tutte le sue opere che trova il suo epilogo nel messaggio finale che ha nella bellezza la sua meta ultima.

Roma – Via Santa Maria dell’Anima, 30 – Galleria d’Arte Eitch Borromini fino al 14 maggio 2018 con ingresso gratuito e orari 11,00/20,00 dal lunedi alla domenica. Consigliata la prenotazione. Informazioni tel. 06.6861425 – e.mail: galleriaborromini@gmail.com

Haec est civitas mea – Opere di giovani artisti dell’Accademia I.S.Glazunov di Mosca.

Testo e foto di Donatello Urbani

Fra le diverse iniziative culturali previste nell’ambizioso progetto delle Stagioni Russe in Italia rientra a pieno titolo anche questa mostra allestita nella sala Zanardelli del Vittoriano che già nel titolo in lingua latina preannunzia il contenuto d’arte classica che sarà il tema dominante presente in tutte le opere esposte.

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Mukovnin E.V. “Ai confini del Mondo                                                                                          Len’kova Ju-V. “”L’ascesa di Sikirnaja gorà”

L’odierna Accademia Russa di pittura “I.S.Glazunov” , come affermato in conferenza stampa dall’attuale rettore ad interim Ivan Glazunov, si propone di recuperare l’esperienza maturata nei secoli scorsi dall’Accademia Imperiale Russa di Belle Arti ed esaltare tutte le tradizioni artistiche e culturali che le vicende post rivoluzione dell’ottobre 1917 avevano cancellato. Non aspettatevi quindi di trovare esposte opere che abbiano, anche in forma velata, riferimenti alle avanguardie e post avanguardie russe ed alle correnti artistiche oppure riferimenti al periodo sovietico.

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Safonov M.O. “La città di Stàrica sul Volga N.1″                                                                        Velicko O.A. “Ritratto di Gennàdi Rozdestvenskij

Il messaggio artistico che questi giovani neo diplomati ci presentano con le loro opere ha un legame diretto con il mondo artistico classico della pittura tradizionale presente in Russia fino ai primi anni del Novecento. Le circa cinquanta opere esposte vogliono richiamare  l’attenzione dei visitatori su alcuni significativi episodi che hanno segnato la storia nazionale oltre  presentare le bellezze della natura della Russia insieme ad  alcuni ritratti di personalità contemporanee.

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Cvetaeva O.M. “Storia di Pietro e Fevrònija”                                                                                 Ermakova A.G. “La guarigione del paralitico”

Questo non toglie niente alle alte qualità artistiche presenti in tutte le opere anche quando si è trattato di copiare o ispirarsi ai grandi capolavori di artisti del passato, in tutti è presente qualcosa di personale,  per non parlare di quelle che sono state realizzate da questi giovani attingendo unicamente alla loro inventiva e creatività artistica. Sarà, invece, oltremodo interessante seguire il percorso artistico che attende questi giovani nei prossimi anni quanto le nozioni apprese nell’Accademia, giusti gli insegnamenti che partono dalla classicità, saranno i punti di partenza per nuove e personali acquisizioni stilistiche.

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Cudanov S.E. “La grande marcia tra i ghiacci della Siberia”                                                              Blinkov S.V. “Lo zarevic’ Dmitrij”

“I nostri giovani allievi”, dichiarano alcuni docenti dell’Accademia I. S. Glazunov nel corso di una previsita alla mostra, “hanno piena libertà di esprimersi e ricercare liberamente forme, stili e metodi di realizzazione  delle loro opere anche quando si allontanano dagli insegnamenti impartiti”.  In proposito come indica inequivocabilmente il titolo della rassegna: la nostra civiltà, incluse le arti figurative che ne costituiscono uno dei fondamenti, non può non basarsi che sui valori classici, senza trascurare, però, anche i meno classici, e su questi costruire quelli futuri.

Roma – Mostra “Haec est civitas mea” – Sala Zanardelli del Vittoriano – Piazza dell’Ara Coeli fino al 2 maggio 2018 con ingresso gratuito tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30. Info tel.06.6783587 .-