Area Contesa – Un’importante area espositiva in via Margutta 90 – Roma

Redazione – Foto Giorgia Lattanzi

Il toponimo della via è assai incerto. Alcuni accademici credono che l’etimologia provenga dalla contrazione volgare di “Marisgutia”, cioè “Goccia di Mare”, eufemismo gratificante di un fetente ruscello che dalla villa dei Picini scendeva e finiva nel Tevere, una cloaca naturale insomma. Altri cronisti, recentemente, sostengono che il nome derivi dalla famiglia Marguti: in effetti, dal censimento del 1526, risulta che un tal Luigi Marguti, di professione barbiere, abitasse in questa strada. Via Margutta, all’origine, era soltanto il retro dei palazzi di via del Babuino, dove erano i magazzini e le scuderie per il posteggio delle carrozze e dei carretti. Sulle pendici della collina, piccole case di stallieri, muratori, marmisti, cocchieri e nel viottolo l’attività degli operai aveva maggior spazio che non nei cortili gentilizi dei palazzi.

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Oggi questa via è ancora uno dei punti più caratteristici e vivi per l’arte a Roma. Uno spazio molto vivace è “Area Contesa”. Ecco cosa dicono le fondatrici, le  due sorelle Zurlo : “Gli spazi di area Contesa Arte sono poliedrici e predisposti ad ospitare diverse forme di espressione artistica. I percorsi principali in ambito concettuale sono due: quello delle arti tradizionali, “evoluzione dell’arte”e quello delle arti applicate, “metamorfosi creative, ma all’interno di questi due itinerari possiamo trovare molteplici e diverse forme d’espressione: opere pittoriche, sculture, grafica, fotografia, design d’autore e cibo d’autore. Artisti e creativi contemporanei hanno la possibilità di esporre in questa galleria.

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Il regista Federico Fellini abitava, insieme alla moglie Giulietta Masina, in questa via. In questi giorni è in corso una mostra dedicata al centenario della nascita di Fellini, genio indiscusso del cinema italiano. Ho selezionato per voi due scatti di opere esposte che restituiscono in termini poetici il clima onirico e realistico che il cinema felliniano ha costituito.

Rivista ZEUSI

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino

E’ stata presentata il 30 gennaio u.s. a Roma presso Palazzo Firenze la rivista “ZEUSI” – Linguaggi contemporanei di sempre. ZEUSI è una rivista semestrale d’arte e cultura contemporanea prodotta dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, redatta dal suo Istituto di Storia dell’Arte ed edita da Arte’m. Intitolata al leggendario pittore greco, vissuto nella seconda metà del V sec. a.C., è una piattaforma critica e creativa aperta a quanti, tra storici dell’arte, artisti, architetti, esperti di cinema, scrittori, filosofi, giornalisti e studiosi di varia formazione hanno il desiderio di dare un profilo estetico e intellettuale al nostro tempo. Una rivista elegante che ha il merito di non essere cestinata dopo averla letta o sfogliata ma, conservata anche per la bellezza del volume che racchiude nelle sue pagine una comunicazione colta, estetica-filosofica. Il leggendario pittore greco Zeusi è il nume tutelare della rivista, perché, come narra l’antico mito, gli acini d’uva da lui dipinti ingannarono anche gli uccelli che tentarono di beccarli: Zeusi simboleggia quindi la potenza dell’illusione e il mistero dell’arte, di tutte le arti di ogni tempo. La rivista è in vendita presso librerie, musei, biblioteche, Università e Accademie di Belle Arti.

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VISIONAREA ART SPACE PRESENTA LIAO PEI LA PRIMA MOSTRA ITALIANA DELL’ ARTISTA CINESE TRA LE PIÙ SEGUITE SULLA SCENA INTERNAZIONALE

Roma – Auditorium della Conciliazione fino al 5 marzo 2020 –

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Le opere  di Liao Pei catturano lo spazio come una costellazione omogenea e orchestrale…. frammenti fluidi che galleggiano nel bianco amniotico della galleria. Sono il taglio della nostra attuale società, di quella borghesia abituata a lavorare in silenzio. Gianluca Marziani, uno dei due curatori dice: ”L’idea è di portare alcuni artisti che rappresentino l’attività artistica cinese”. Liao Pei dipinge volti, corpi, spiriti, fantasmi, anime… ogni quadro racchiude idealmente tutte queste identità ma nessuna supera le altre per evidenza figurativa.

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Il fantasma diventa solido, il volto cattura l’evanescenza, l’anima trattiene qualcosa del corpo, lo spirito poggia i piedi al suolo: ogni apparizione pittorica è il senso di un controsenso, le semplici categorie si sfaldano, gli stati fluttuanti della materia trasformano la narrazione lineare e il suo contenuto simbolico. Commenta il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Con Liao Pei prosegue il focus sull’arte cinese di nuova generazione, quella finora sconosciuta in Italia ed in Europa, che si propone d’inaugurare un nuovo dialogo con l’Oriente, parallelo a quello di natura economica o diplomatica intrapreso dal nostro Paese, ma non per questo meno efficace, in quanto sicuramente con risvolti in campo sociale di portata universale. Ciò, nel segno del percorso da sempre intrapreso dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, che vede nell’osmosi fra le culture lo strumento privilegiato per un proficuo e costruttivo confronto, nonché per il superamento, attraverso la conoscenza, dei conflitti e la caduta di barriere ed ostacoli alla comprensione reciproca.».

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Le ombre, i corpi, i volti liquidi in una delle artiste contemporanee cinesi. Questa è Liao Pei!

Conversation Piece / Part VI – La realtà è ciò che non scompare quando smetti di crederci. – Mostra di artisti contemporanei di passaggio a Roma

Testo e foto di Donatello Urbani

La mostra “Conversation Piece / Part VI – La realtà è ciò che non scompare quando smetti di crederci”, curata da Marcello Smarrelli e allestita negli spazi espositivi romani della Fondazione Memmo, Scuderie di Palazzo Ruspoli, presenta opere realizzate da artisti stranieri presenti temporaneamente a Roma che gli stessi artisti dedicano ai colleghi italiani con l’intento d’invitarli, come dice il titolo, a conversare con loro. La mostra, come ha affermato il curatore, oltre a rappresentare un’occasione di confronto e di dialogo con Roma, si offre come momento di discussione tra personalità artistiche differenti tra loro nell’intento di far convergere energie, saperi e metodi diversi in un unico evento espositivo. Protagonisti dell’esposizione sono Corinna Gosmaro (artista, CRT Italian Fellowship in Visual Arts presso l’American Academy in Rome) Philippe Rahm (architetto, borsista presso l’Accademia di Francia – Villa Medici nel 1999/2000 e attualmente residente a Roma) e Rolf Sachs (artista e designer svizzero, che ha da poco stabilito il proprio studio a Roma).

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La mostra, nata da una serie di conversazioni del curatore  con Philippe Rahm (Pully – Svizzera, 1967) e dalla sua ricerca tra architettura, arte e design (che l’autore stesso indica come vicina alle teorie del “nuovo realismo”), testimonia, anche attraverso le opere degli altri artisti coinvolti, una fiducia negli oggetti come possibili agenti di cambiamento.

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Rahm, noto per le sue innovative teorie sull’architettura, in linea con i principi della termodinamica, presenta Climatic Apparel, due capi d’abbigliamento unisex, due prototipi di quella che l’artista definisce “moda del Nuovo realismo”. I due abiti – realizzati in collaborazione con la socia Irene D’Agostino e con il brand francese About a Worker – capaci di reagire alle condizioni atmosferiche, richiamano il tema dei cambiamenti climatici, campo di ricerca dell’artista da diversi anni.

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Corinna Gosmaro (Savigliano – Italia, 1987) sperimenta come il dato reale possa costituire il senso più profondo di un’opera d’arte attraverso l’installazione Aria calda. In un perimetro delimitato da un tappeto rosso sono esposte due tipologie di lavori: dipinti realizzati su filtri per l’aria e sculture prodotte con dei corrimani in ottone.

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Spiazzante e non privo d’ironia, scrive il curatore, l’intervento di Rolf Sachs (Losanna – Svizzera, 1955), che presenta opere realizzate a partire da oggetti di uso quotidiano o elementi naturali, trasformati e riassemblati, capaci di manifestare lo spiccato interesse dell’artista per la componente manuale e la sperimentazione sui materiali.

Roma – Fondazione Memmo, via Fontanella Borghese 56/b, fino al 22 marzo 2020. Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 18.00 (martedì chiuso). Ingresso libero

 

Il restauro della Basilica ipogea degli Statili a Porta Maggiore

Testo e foto di Donatello Urbani

“La Basilica sotterranea di Porta Maggiore è, nelle parole della Soprintendente Daniela Porro, uno dei luoghi più magici e intrisi di mistero di Roma”. Infatti  a partire dalla sua scoperta avvenuta casualmente nel 1917 nel corso dei lavori di costruzione del viadotto ferroviario di Roma Termini, agli ultimi interventi di restauro e conservativi voluti e finanziati dalla Fondazione Svizzera Evergète, tutto appare come improntato alla casualità. Costruita nel I^ secolo a.C. dalla famiglia degli Statili, legata all’imperatore Ottaviano Augusto,  volutamente ipogea, cioè sottoterra, è un monumento unico nel suo genere per la ricchezza delle decorazioni a stucco e mosaico.

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Tanto per le decorazioni che il suo essere ipogea e destinata alla sepoltura della “gens” della famiglia, è stata ritenuta sede di culti misterici. Questa ipotesi potrebbe essere avvalorata dalle vicende che hanno coinvolto un importante componente della famiglia: Tito Statilio Stauro, seguace di culti misterici e vicino agli ambienti del Neopitagorismo romano, che adibì la basilica a luogo di ritrovo e ritenuto, per questa nuova destinazione, il rinnovatore delle decorazioni  a stucco che ornano le tre navate.

digIl bianco avvolgente delle decorazioni e degli stucchi presenti negli ambienti, in particolare il grande abside centrale, ci dicono del suicidio della poetessa Saffo nelle acque di un mare evocato dalle tracce blu che rivestono la parete dell’abside, unica nota di colore insieme alla fascia rossa che circonda tutte le pareti. Saffo comunque sarà accolta nell’aldilà da una Vittoria con una palma in mano, inviata da Apollo e testimone di un passaggio dalla vita materiale ad una spirituale presente nella filosofia neopitagorica, come precisato dalla Soprintendente Daniela Porro.

dig I culti che lì si svolgevano furono dichiarati fuori legge nel 52 d.C. dall’Imperatore Claudio che esiliò anche i cosi detti “matematici” e tra questi i neo pitagorici. Da questo clima d’intolleranza giunse allora il pretesto per la denuncia di superstizione a Tito ed il suo conseguente suicidio per non subire l’onta del processo, forse gettandosi  in mare, come immortalato negli stucchi. L’ipogeo a Porta Maggiore, fu abbandonato anche a causa della decadenza della gens Statilia, che forse costituì per il potere imperiale una minaccia concreta, è così cadde nell’oblio fino alla sua casuale riscoperta.

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I lavori di restauro e conservativi finanziati dalla Fondazione Evergète hanno, al momento, interessato la parete della navata sinistra e comunque proseguono per restituire, in un prossimo futuro, la piena fruibilità dell’intero complesso al momento visitabile solo su prenotazione telefonica al n. 06.3996.7702.

digMaggiori informazioni sulle aperture al pubblico www.coopculture.it

Immaginaria – Logiche d’arte in Italia dal 1949 – Terni, Palazzo Montani Leoni

Testo ne foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La rassegna allestita nella affascinante sede ternana della Fondazione Carit – Cassa di Risparmio di Terni e Narni –, per l’occasione magistralmente restaurata, nella parole del curatore Prof. Bruno Corà: “….propone una riflessione sulle esperienze artistiche di maggiore incisività avvenute in Italia dall’immediato dopoguerra del secondo conflitto mondiale fino all’avvento della cosiddetta condizione postmoderna, dell’era informatica e dell’avvio della globalizzazione, in un’attenta ricognizione di compagini artistiche aderenti a movimenti o indirizzi estetici condivisi”.

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Afro: “La comare” – 1950                                                                                             Lucio Fontana: “Concetto spaziale” – 1958

In questa ottica il percorso espositivo vuole dar conto delle produzioni pittoriche e plastiche di rilievo che nella seconda metà del Novecento si sono imposte a livello nazionale e internazionale, indicando al contempo le aperture sulle culture visive di altri paesi.  Opere importanti di artisti quali Fontana, Burri, Capogrossi, Afro, Cagli, Colla, Dorazio, Accardi, Rotella, Lo Savio, Uncini, Schifano, Manzoni, Castellani, Agnetti, attivi negli anni Sessanta-Settanta, ma anche di Kounellis, Merz, Fabro, Boetti, anch’essi presenti negli stessi anni insieme ad artisti come Spagnulo, Gastini, Carrino, De Dominicis, Alfano e numerosi altri, sono fedeli testimoni delle tendenze artistiche presenti in Italia fino al ritorno alla pittura degli anni Ottanta.

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Enrico Baj: “Generale con il suo aiutante di campo” –  1959                                                          Franco Angeli: “Senza titolo” – 1960

Ognuno di tali artisti ha espresso la propria ‘logica’ ideativa e formativa dell’opera sottolineando fortemente la propria individualità, aspetto saliente nell’arte contemporanea e ancor più di quella maturata dal dopoguerra in Italia.  La mostra anche non presumendo di poter rispecchiare totalmente il complesso tessuto artistico generatosi nel nostro Paese nel corso di oltre mezzo secolo procede in modo esemplare esponendo per lo più singoli pronunciamenti linguistici distintivi di altrettante poetiche.

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Mimmo Rotella: “Il cavaliere rosso” – 1963                                                                                         Mario Merz: “Senza titolo” – 1981

La mostra Immaginaria, Come scrive il curatore “…è dunque rivolta simultaneamente tanto al riscontro ‘storico’ di singole esperienze, definitivamente compiute, quanto a voler cogliere gli elementi distintivi di ogni singola logica pittorica e plastica manifestatasi”. Una mostra assolutamente da non perdere per l’importanza e culturale che riveste in tutte le sue sfacciettature.
Sussidi e apparati di carattere storico critico che accompagnano i visitatori lungo tutto il percorso artistico sono presenti nel prezioso catalogo edito per l’occasione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, il cui costo – €.20,00 – sarà interamente devoluto all’Associazione Società San Vincenzo dé Paoli – Consiglio Centrale di Terni per l’Emporio dei Bambini.

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Hidetoshi Nagasawa: “Visione di Ezrchiele” – 1990         Nuvolo (Giorgio Ascani). “Senza titolo (Genesi) – 1992

Per molti, come afferma il Presidente della suddetta Fondazione Prof. Luigi Carlini:”….sarà anche l’occasione per scoprire il contenitore dell’esposizione, il prezioso palazzo Montani Leoni, nel cuore di Terni. Il palazzo, com’è testimoniato dall’iscrizione sul portale d’ingresso sul retro, risale al 1584. Nella seconda metà dell’Ottocento, a seguito di un intervento urbanistico che portò alla apertura della Strada Nuova, l’edificio subì un profondo riassestamento. L’attuale aspetto, con la bella facciata, opera dell’architetto Benedetto Faustini, è frutto di quell’intervento che coinvolse anche diverse sale del piano nobile, decorate prevalentemente tra il 1887 e il 1913, pur preservando dipinti risalenti al primo impianto del palazzo”.

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Collezione CARIT: Francesco Guardi: “Veduta veneziana”                    Nicolò di Liberatore, detto l’Alunno:”Annunciazione della Vergine”

L’interesse culturale insito nella visita di questa rassegna trova anche un’ulteriore opportunità nella visita, da richiedere alla suddetta Fondazione, alla collezione permanente di opere d’arte di proprietà della Fondazione Carit, anch’essa allestita nelle prestigiose sale del piano superiore del Palazzo Montani Leoni.

Terni – Palazzo Montani Leoni – Corso C. Tacito, n.49 fino al 1 marzo 2020 nei giorni di Venerdi, Sabato e Domenica dalle ore 10,00 alle 18,00 con ingresso GRATUITO.

Prato – Dopo Caravaggio. Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Confronti fonte di polemiche. Per molti anni è stato un dogma osservato e rispettato da tutti i cultori delle arti visive che nel corso degli anni è venuto a cadere. Oggi è una strada maestra da percorrere nella ricerca di approfondimenti e spunti critici. Su questa linea si muove la mostra allestita all’interno del Palazzo Pretorio di Prato, fino al prossimo 13 aprile, dal titolo “Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito” che pone in un confronto diretto, una di fronte all’altra, due importanti collezioni di artisti “caravaggeschi”, operanti sul Regno delle Due Sicilie, è assolutamente da non mancare.

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Due olio su tela di Giavan Battista Caracciolo dello Battistello. Destra:”San Giovanni Battista Fanciullo”  – Sinistra:”Noli me tangere”

Lungo il percorso espositivo che pur non essendo un’esposizione sulla pittura napoletana del Seicento, si possono ammirare 22 tele – tre di proprietà del Comune di Prato che sono parte dell’interessante Pinacoteca Comunale presente nel bellissimo edificio, e n.19 facenti parte della collezione De Vito, gestita dall’omonima Fondazione, molte delle quali “mai viste”, come ha dichiarato nel corso della conferenza stampa, il suo Presidente, Giancarlo Lo Schiavo. Scrivono in proposito i curatori: “Il periodo preso in considerazione dalla mostra è quello del “dopo Caravaggio”, dagli inizi del naturalismo napoletano, che fa in Battistello il primo e più coerente interprete e trova un impulso determinante nella presenza  a Napoli dal 1616 dello spagnolo Jusepe de Ribera, per giungere, attraverso le declinazioni aggiornate sul classicismo romano bolognese e sulle correnti pittoriche neovenete di artisti come Massimo Stanzione e Bernardo Cavallino, a Mattia Preti, protagonista della scena artistica partenopea di metà secolo insieme a Luca Giordano, sulle loro opere già improntate al linguaggio barocco matureranno ormai alle soglie del Settecento artisti come Nicola Malinconico, con il quale si chiude il percorso”.

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Mattia Preti: Bozzetto “San Marco Evangelista” – Destra Particolare del piede con sei dita che non comparirà nella opera finita

La mostra, pur non esponendo un nucleo di dipinti numeroso, è di grande qualità. Sorprende, come scrivono sempre i curatori, quanto: “….la bellezza non scontata della narrazione, cruda e sofisticata che sia, metta a nudo l’anima degli artisti che furono a Napoli i primi interpreti del naturalismo caravaggesco e degli altri che successivamente si mostrarono pronti a rielaborarne il linguaggio in forme più orientate verso il classicismo e il barocco”. Da non trascurare anche gli elaborati presenti nel bel catalogo edito da Claudio Martini Editore curato da Nadia Bastogi e Rita Iacopino – pagine 192 costo €.25,00 – impreziosito da splendide tavole a colori ed interessanti apporti scientifici curati da specialisti di arti visive, fra i quali, di grande interesse, la narrazione delle vicende, storiche e personali, che sono alla base della formazione di queste due interessanti collezioni: Comunale e Fondazione De Vito. Nota a margine il grande interesse turistico che offre la città di Prato che conserva all’interno del Duomo opere d’arte, pittoriche e scultoree, di notevole interesse.

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Francesco Fracanzano: “Loth e le figlie”                                                                                         Nicola Malinconico: “Il Buon Samaritano”

Prato – Palazzo Pretorio – Mostra “Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito” fino al 13 aprile 2020, tutti i giorni, eccetto i martedi, purché non festivi, dalle ore 10,30 alle 18,30. Biglietto d’ingresso Museo e Mostra, intero €.10,00, ridotto €.8,00. Informazioni, anche per le gratuità previste, sul sito www.palazzopretorio,prato.it – tel.+39.0574.24112 – e.mail museo.palazzopretorio@comune.prato.it, – prenotazioni.museiprato@coopculture.it

Publio Morbiducci – Nudi Maschili – Esposti alla Galleria Laocoonte studi e disegni delle più significative opere realizzate nell’anteguerra dall’artista romano.

Testo e foto di Donatello Urbani

Alcune vicende hanno la proprietà di caratterizzare la vita degli esseri umani in modo così determinante da influenzare e condizionare tutte le altre nel corso degli anni. Quelle relative alla seconda guerra mondiale provocarono notevoli sconvolgimenti tanto sui vincitori quanto sui vinti. Publio Morbiducci (Roma 28 agosto 1889 – Roma, 31 marzo 1963), scultore, grafico, medaglista e pittore romano, di lontane origini siciliane e marchigiane,  seguace di Duilio Cambellotti, che considerava suo maestro, negli anni fra le due guerre mondiali interpretò nei sui lavori il pensiero dominante del regime dittatoriale al potere.

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Realizzò cosi importanti monumenti quali il popolarissimo “Marinaio” nel cimitero del Verano; la Fontana con la sistemazione di Piazza del Viminale  e nel 1932, il popolarissimo Bersagliere di Porta Pia, a Roma. Notevoli a  Benevento “La Vittoria” e, a New York, la realizzazione, per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale del 1939, di alcune opere, inclusa l’Italia Fascista dorata, figura preminente posta sulla facciata dell’edificio celebrativo dei fasti del regime, incluse le future glorie dell’E42, che non si realizzeranno per lo scoppio della seconda Guerra Mondiale. Questa esposizione incompiuta avrebbe dovuto superare in magnificenza proprio quella statunitense.

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Scrive la curatrice della bella esposizione allestita dalla Galleria Laocoonte nella propria area espositiva di Via Monterone,13 a Roma illustrando i prestigiosi incarichi che a partire dal 1938 attendevano Publio Morbiducci : “E’ nella stessa ottica trionfalistica e celebrativa, in attesa di future olimpiadi che non ebbero luogo, che venne realizzato il Foro Italico insieme allo Stadio dei Marmi e allo Stadio del Tennis – dove furono collocate -: sessataquattro statue di atleti nel primo e diciotto nel secondo, ognuna alta 4 metri, ognuna pagata da una provincia d’Italia, tutte in marmo bianco di Carrara”. Interessante è quanto scrive nuovamente la curatrice in merito ai modelli scelti fra gli uomini e gli operai del mattatoio e di Testaccio, dove aveva lo studio, per realizzare le sue sculture: “…Sono quintessenzialmente italiani, così com’erano gli italiani prima del benessere.”

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Terminata la seconda Guerra Mondiale tutte le arti visive furono influenzate dalle varie correnti artistiche d’oltre oceano. Morbiducci avvertì il dovere di abbandonare il suo stile e negli anni 1945/46 tentò di stracciare i vecchi studi e disegni in una vera e propria operazione di rinnovamento. Trentasei di questi furono salvati da questa epurazione e sono oggi presenti, fino al 12 marzo 2020, insieme ad alcune opere pittoriche, grafiche e scultoree, nell’area espositiva della Galleria Laocoonte. Negli anni successivi Morbicucci pur avendo importanti incarichi non occupò più la posizione preminente avuta negli anni dell’anteguerra. Realizzò il busto di Pietro Mascagni e nel 1948 partecipò al concorso internazionale per la realizzazione delle Porte di San Pietro in vista dell’Anno Santo del 1950. Nel 1956, durante la ristrutturazione dell’EUR per le Olimpiadi di Roma nel 1960, furono portati a termine i gruppi dei Dioscuri presenti ai piedi della scalinata del Palazzo della Civiltà del Lavoro, il cosiddetto “Colosseo quadrato”. Saranno Bruno Mantura e Vittorio Sgarbi  con le due mostre del 1992 e 1999 sulla scultura italiana del Novecento, alle quali si aggiunge la grande retrospettiva nel dicembre del 1999  curata da L’Accademia Nazionale di San Luca, della quale era membro  fin dal 1937, a rendergli giustizia e porre la sua arte nella giusta considerazione e collocazione che merita.

Roma: Galleria Del Laocoonte – Via Monterone, 13 fino al 12 marzo 2020 con ingresso gratuito dal mercoledi al venerdi dalle ore 11,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00 (consigliabile la prenotazione. Informazioni  sul sito www.laocoontegalleria.it

Star Wars Heroes – Sono esposti a Roma fino al 29 dicembre tutti i giorni dalle ore 12,00 alle 24,00, via Arco Teatro Pace, n.3 – Galleria Sala Blu – (pressi di Piazza Navona) .

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Si può obbiettare che: “Gli eroi a Piazza Navona sono di casa”. Così in un importante convivio  s’incontrano Rey e Kylo Ren, personaggi protagonisti della pellicola della saga di Star Wars: “L’Ascesa di Skywalker”,  con le personificazioni dei fiumi del Bernini,  i calchi  dei personaggi immortalati nelle opere di Canova, esposti nel vicino Palazzo Braschi, nonchè Babbo Natale e La Befana che, sia pure in veste misera e ridotta voluta dalla burocrazia cittadina, sono in queste feste, come avvenuto per tanti anni, i protagonisti della piazza. Nella Galleria Sala Blu il pubblico potrà ammirare  le due sculture realizzate in marmo bianco di Carrara dagli artisti Paolo Noto e Fabrizio Lorenzani, ciascuna del peso di Kg.600, ispirate ai personaggi protagonisti del film diretto da J.J. Abrams, presente nelle sale dal 18 dicembre, e distribuito da The Walt Disney Company Italia che narra gli eroi dell’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.

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La giovane addetta stampa, Valentina Calabrese, che in occasione del vernissage fa gli onori di casa, tiene a far presente che: “Il progetto artistico dei due scultori Paolo Noto e Fabrizio Lorenzani che vede protagonisti gli eroi della Saga Star Wars™ prende forma e anima in una dimensione classica, inserendoli di diritto tra le icone di sempre. Star Wars™, la saga concepita dal genio creativo di George Lucas, contiene riferimenti e simboli che rimandano al mito antico, all’archetipo del viaggio dell’eroe, alla contrapposizione di bene e male, incarnato negli eserciti contrapposti del Primo Ordine e della Resistenza e nei personaggi di Luke Skywalker e Darth Vader, i cui eredi sono Rey (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver). Utilizzando il linguaggio artistico della scultura statuaria celebrativa, che si rifà ai condottieri dell’antica Roma e ai busti dei patrioti del Risorgimento del colle del Gianicolo, la rappresentazione  nella pietra eterna che sfida il tempo, vuole immortalare e  custodire queste figure nella dimensione più epica dell’arte cinematografica, affermandone il ruolo nella cultura contemporanea”.

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Una rassegna questa che oltre tutto, vuole essere anche una celebrazione dell’arte scultorea che si pratica da secoli nelle botteghe storiche di Carrara, famose per le loro maestranze che oltre  l’accesso al marmo più pregiato al mondo, sposa per l’occasione una regina delle arti visive: la cinematografia.

 

IMMAGINARE LEONARDO: In mostra a Roma vari artisti per celebrare il genio vinciano

Maria Grazia Fiorentino –  Donatello urbani

Un notevole interesse ha richiamato la mostra curata da Tiziana Todi e allestita nella sala espositiva della Galleria Vittoria di Via Margutta a Roma. Le oltre trenta opere di noti artisti italiani esposte insieme ad altre realiozzate da esponenti significativi della Nuova Scuola Romana, che dopo il successo riscosso a Livorno e Salerno, sono  un’ulteriore occasione d’incontro con il pubblico romano per le festività natalizie. Le novità presenti in questa esposizione romana sono offerte da nuove opere, in formato 40×40, realizzate con tecniche eterogenee e varietà cromatica. Centrale nel percorso espositivo é la figura e l’opera di Leonardo e la sua straordinaria attualità, non solo per coloro che lo amano ma anche per le nuove generazioni, in considerazione del suo fascino indiscusso “tra passato e presente”. Una figura come poche, di cui talvolta si può dimenticare l’importanza storica, con la riproposizione e la contemporanea attualizzazione proprio della sua figura nella ricorrenza del 500° dalla sua scomparsa. Associare Leonardo a Roma è un viaggio dal sapore affascinante. Ricordiamo che soggiornò a Roma tra il 1513 e il 1517, seguito dai suoi assistenti e dal fratello di papa Leone X, Giuliano de’ Medici, un periodo ricco che si concluderà con la partenza per la Francia, dove porrà fine la sua esistenza. Gli artisti presenti in questa rassegna sono nell’ordine: Chiara Abbaticchio, Xante Battaglia, Tiziana Befani, Sonia Bellezza, Giuseppe Carabetta, Stefania Catenacci, Amalia Cavallaro, Luana Celli, Francesca Cervelli, Claudio Cignatta, Alessandro Cignetti, Sonia De Rossi, Roberta Di Sarra, Daria Faggi, Daniela Foschi, Giuseppe Frascaroli, Paolo Gallinaro, Nicoletta Gatti, Micaela Giuseppone, Maria Rita Gravina, Guglielmo Mattei, Angela Palese, Tommaso Pensa, Daniela Poduti Riganelli, Gualtiero Redivo, Lucio Ronca, Marco Rossati, Fabio Santoro, Rosamaria Salkin Sbiroli, Renata Solimini e Claudio Spada.

Per l’occasione è stato creato un angolo con “action painting ad hoc”, filmato da Tiziano M. Todi, visibile sulla pagina Facebook della Galleria, cui hanno dato inizio Tiziana Todi e Tiziana Befani, artista e art director del Progetto Editoriale, e man mano si sono succeduti i visitatori, realizzando tra pennelli e tanti colori, un dipinto, in ricordo della loro presenza per gli auguri natalizi.

Nel corso del  vernissage meritano una segnalazione le impressioni della curatrice della mostra nonché direttrice della Galleria, Tiziana Todi: “Abbiamo fortemente desiderato questa tappa romana, confrontandoci con gli artisti. Sono felice di questa libertà con la quale loro stessi hanno potuto esprimere la loro forza espressiva, e soprattutto noi tutti conosciamo il genio vinciano, ma nessuno era mai entrato nel suo intimo e dalla sua interiorità, ogni artista è stato libero di tirare fuori il meglio di sé”. Tra gli ospiti, molto disponibile a scambi di opinioni anche Giosuè Allegrini, Capo Ufficio Storico della Marina Militare Italiana, noto critico d’arte e già relatore nella prima tappa di Livorno, che ha dichiarato: “Uno straordinario appuntamento romano, nel quale le opere rispetto alla prima tappa di Castel Sonnino sono mutate, come è giusto che sia, ma il fil bleu, è il medesimo: la grande personalità di Leonardo, magistralmente interpretata dai tanti artisti, uniti alla Nuova Scuola Romana, spaziando tra la razionalità e l’emozionalità, perché se pur vero che da architetto, ingegnere e da scienziato si concentrò sulla realtà fenomenica, da artista è stato grandemente foriero di emozionalità per mezzo delle sue opere”. Dichiarazione che non è passata inosservata, unita a quella di Francesco Malvasi, direttore editoriale di Progetto Editoriale Editions: “In questa mostra si evidenzia un fattore stilistico ed estetico, su un’idea di Tiziana Todi, costituito dal formato delle opere degli artisti, perché questo significa proporre una visione in piccolo che include al suo interno delle proiezioni molto importanti. Opere di grande effetto e Roma costituisce anche un’occasione dovuta per gli auguri natalizi, ma questa sarà un’ulteriore tappa di un tour che proseguirà il prossimo 2020, che ci potrà portare verso la costituzione del progetto Leonardo Infinito, in cui stiamo lavorando”.

“IMMAGINARE LEONARDO”. In mostra presso la galleria Vittoria di via Margutta, 103; ingresso gratuito, fino al 23 dicembre, con i seguenti orari: 11-13 e 15-19.