Vincenzo Scolamiero al Museo Bilotti con la mostra “Della declinante ombra”

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Sia il titolo di questa rassegna “Della declinante Ombra” che le opere esposte che presentano tutte una predominanza di un colore sugli altri, quasi una monocromia, hanno un chiaro riferimento allo spazio espositivo – location – del Parco di Villa Borghese e alla netta dominanza del colore verde all’esterno del museo.

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E’ lo stesso artista Vincenzo Scolamiero che confessa un’attrazione inspiegabile verso la monocromia anche quando si è trattato di collaborare alla realizzazione di un libro-opera, in sette esemplari numerati e firmati dagli autori, dove le sue opere pittoriche, realizzate con inchiostri di china e pigmenti, hanno costituito un tutt’uno con le note musicali autografe di Silvia Colasanti, tratte dalla partitura per il Quartetto d’Archi “Ogni cosa ad ogni cosa ha detto addio” edito dalla Casa Ricordi nel 2017. La visione delle opere pittoriche, con sovraesposte le note musicali, è accompagnata dall’esecuzione delle stesse da parte di un quartetto di archi.

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Un’emozione in più che esalta lo stretto connubio esistente fra le due arti: musica e pittura, certamente le più nobili oggi disponibili per l’essere umano. Un perfetto sincretismo che offre una visione, con sottofondo musicale, attraverso lo svolgersi di fotogrammi come in un film pittorico il cui tema è un invito a riflettere sulla continuità che lega gli esseri umani in un andamento circolare fatto di connessioni misteriose, sulla fragilità ma anche sulla gioia dell’assoluto.

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Lungo il percorso espositivo, che inizia al piano terra, è possibile prendere visione di tutto il percorso artistico compiuto negli anni da Vincenzo Scolamiero e che trova nelle parole del curatore, Gabriele Simongini, riportate nel bellissimo catalogo edito da De Luca Editore d’Arte, pagine 70 prezzo di copertina €.25,00 una perfetta descrizione: “La pittura di Scolamiero è evocativa, raffinata, sintetica ed è sempre attraversata da un vento malinconicamente inquieto che è prima di tutto soffio e respiro interiore. Una natura poetica suggerita attraverso piccoli antieroici gesti e reperti in un microcosmo fatto di cose minute, ramoscelli, foglie secche, ciuffi d’erba, ciottoli, giunchi, nidi, i cui equivalenti reali il visitatore attento e paziente potrà trovare nella Villa Borghese, prima e dopo aver visitato la mostra.”

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Roma – Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese – Viale Fiorello La Guardia, n.6 – fino al 9 giugno 2019. Ingresso GRATUITO ed orario dal martedi al venerdi 10.00/16,00 – sabato e domenica 10,00/19,00, consentito fino a mezz’ora prima degli orari di chiusura. Info tel 060608 siti weg www.museocarlobilotti.itwww.museiincomune.it

Presentazione dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino

Da vario tempo a Roma le arti decorative avevano un ruolo secondario tanto nel grande movimento espositivo sia museale che temporaneo che nelle attività culturali. Dietro di loro, in effetti, si nascondono attività artistiche e artigianali di primaria importanza per la vita economica, turistica e sociale della città di Roma. Basti pensare al ruolo d’importanza mondiale che hanno manifestazioni quali Alta Roma, per la moda, oppure Casa Idea per l’ebanisteria. In buona parte questo spazio vuoto é stato ricoperto già da alcuni anni dal Museo Boncompagni Ludovisi grazie a valide iniziative intraprese dalla dott..ssa Edith Gabrielli Direttrice del Polo Museale del Lazio, in collaborazione con la direttrice del suddetto museo dott.ssa Matilde Amaturo. In questa ottica il Polo Museale del Lazio in collaborazione con la Società Italiana di Storia della Critica d’Arte (SISCA) e il Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo hanno presentato al Museo Boncompagni Ludovisi l’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina” (OADI).

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Scopi e finalità di questo osservatorio sono state illustrate dalla professoressa Maria Concetta Di Natale Direttore di questo Osservatorio per le Arti Decorative che ha affermato come:” L’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia, intitolato a Maria Accascina, celebre studiosa e storica dell’arte, sia uno strumento scientifico del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo attivo dal 2006, ed abbia come obiettivo principale lo studio, la divulgazione e la valorizzazione delle opere d’arte decorativa in Italia, partendo dalla Sicilia, territorio in cui esse hanno uno sviluppo particolare e maggiormente variegato rispetto a tutte le regioni peninsulari. Non a caso gli studi pionieristici di Maria Accascina partono proprio dalle arti decorative siciliane. Fin dalla sua istituzione, l’Osservatorio scheda e mette in rete tutto ciò che è edito nel settore in Italia, raccoglie volumi e materiali fotografici, realizza convegni di studi, pubblicazioni, mostre e iniziative culturali diverse. Intrattiene, inoltre, frequenti contatti con Università Italiane e straniere e con Musei e strutture interessate allo studio delle Arti Decorative, tra cui figura, in Italia, il Museo Boncompagni Ludovisi”. A margine di tutto questo non possiamo che rallegrarci per la bella attenzione in più che una pubblica istituzione rivolge alla città.

Museo Boncompagni Ludovisi – Via Boncompagni, 18 – 00187 Roma, Italia Tel. +39 06 42824074 – email pmlaz.museoboncompagni@beniculturali.ithttp://www.polomusealelazio.beniculturali.it/https://www.facebook.com/Museo-Boncompagni-Ludovisi-301817116603041/

 

Scoperta la firma di Filippo Rusuti nella tavola raffigurante la Madonna di San Luca in Santa Maria del Popolo a Roma.- Allestita per l’occasione una mostra a Castel Sant’Angelo.

Testo e foto di Donatello Urbani

Nel corso dei lavori di restauro e conservazione sulla tavola della Madonna di San Luca custodita a Roma sull’altar maggiore della Basilica di Santa Maria del Popolo in Piazza del Popolo è venuta alla luce una firma apposta nella parte alta che indica l’autore del dipinto.

20181018_122819                                  La firma di Filippo Rusuti riportata sulla parte alta della tela sopra l’aureola della Madonna

La preziosa tavola con l’immagine della Vergine Maria con in braccio il figlio Gesù Bambino, Odigitria nella venerazione popolare,  fu voluta dal Senato Romano e per questo è conosciuta come Santa Maria del Popolo. Nel corso dei secoli le furono riconosciuti vari episodi miracolosi attribuendo, inoltre, la realizzazione  dell’opera a San Luca apostolo. Nel 1235 Papa Gregorio IX  fece trasferire il dipinto da San Giovanni in Laterano  nella cappella di Piazza del Popolo e da allora “è una delle immagini più venerate nella storia della città, quella con cui si è manifestata una singolare devozione, documentata non solo dalla fama di immagine miracolosa, ma anche dagli atti ufficiali della storia della chiesa”, come ha precisato la Dott.ssa Edith Gabrielli, Sovrintendente del Polo Museale del Lazio.

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    Particolari dell’abito e deigioielli indossati dalla Madonna. In entrambi è possibile rilevare l’accuratezza del restauro effettuato

Nel 2017 la preziosa opera è stata sottoposta ad un intervento di restauro conservativo e proprio in questa occasione sulla parte alta del dipinto è venuto alla luce la firma di Filippo Rusuti, artista appartenente, insieme a Cavallini e Torriti, alla scuola romana di fine 1200 inizi 1300. Rusuti è conosciuto per essere l’autore dei mosaici della facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore, parzialmente coperti dall’attuale successiva facciata e grazie a questo evento è stato possibile attribuire a lui anche gli affreschi della chiesa di San Saba, sul colle Aventino per la presenza di una immagine della Vergine simile a quella della tavola di Santa Maria del Popolo.

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L’importanza di questa scoperta è stata posta in risalto con l’allestimento di una mostra all’interno di Castel Sant’Angelo che consente di poter ammirare da vicino la preziosa immagine compresa la firma dell’autore, cosa non facilmente osservabile una volta ritornata nell’originale destinazione.

Roma – Castel Sant’Angelo – fino al 18 novembre 2017 tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 19,00. Biglietto d’ingresso unico per Castel Sant’Angelo (con la mostra di San Luca) e Palazzo Venezia intero €.15,00, ridotto €.7,50.  Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese. Per informazioni e prenotazione telefonare al 06.31810410, consultare il sito web www.art-city.it.

Je suis l’autre – Giacometti Picasso e gli altri. Il primitivismo nella scultura del Novecento.

Testo e foto di Donatello Urbani

Mostre di scultura non sono così frequenti a Roma e questa allestita nelle suggestive sale delle Terme di Diocleziano, che normalmente ospitano opere archeologiche di scultura classica, può essere salutata con vera soddisfazione anche per il soggetto considerato sicuramente innovativo. Il titolo, in lingua francese, vuole chiaramente indicarci il luogo di nascita di un nuovo stile e modo di scolpire definito “Primitivismo” che nacque in Francia nella seconda metà dell’Ottocento quando i colonizzatori iniziarono a raccogliere e mettere insieme manufatti realizzati da artigiani ed artisti prodotti nei territori d’oltre mare, come si usava chiamare allora le terre colonizzate.

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Busto in pietra raffigurante un antenato fondatore del villaggio                                                          Mirko Basaldella:”Idolo”-1961

Queste opere, una volta giunte nella madre patria, passarono di mano dai colonizzatori ai galleristi e ai collezionisti destando anche le attenzioni degli artisti della prima metà del XX secolo che nel frattempo avevano aperto nuovi orizzonti e prospettive alle arti figurative.          

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Scultura in legno e capelli umani: Principe Tschibinda Iluba –                                                              Pablo Picasso:”Visage”-1961

Questa nuova visione che non informava trasversalmente una sola corrente artistica entrò a far parte di precise scelte stilistiche  ed importanti come il cubismo, l’espressionismo tedesco anche nella versione francese chiamata “fauve” e di molte altre “avanguardie”, fino alle soglie della modernità quando a partire dagli anni 1960 un’altra forma di colonialismo, ben più sofisticata della precedente, denominata globalizzazione porrà il primitivismo fra le correnti artistiche passate. Così non sorprende che questa bellissima mostra allestita lungo le grandi  Aule delle Terme di Diocleziano, metta a confronto i totem, i bastoni magici degli sciamani, i  simboli rappresentativi delle civiltà che prima di allora erano ritenute primitive e le maschere funerarie che sembrano dire chi sei tu che mi guardi?,  con le opere di artisti ritenuti pietre miliari delle arti figurative quali Picasso, Giacometti, Man Ray, Georges Braque, Jean Dubuffet, Arnaldo Pomodoro, Piero Manzoni, Mirko Basaldella, Pietro Consagra, Marino Marini e Enrico Bay, solo per citarne alcuni.

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Sezione di pilastro di legno posto all’ingresso di una “casa delle anime” .            Arnaldo Pomodoro: “Colonna del viaggiatore” – 1962

L’essersi ispirati ai simboli primitivi identificativi di popolazioni  diverse, aprendosi culturalmente ad esse ed aver battezzato il loro movimento artistico “Privitimismo”, fu un’apertura ed un passo importante verso quei principi di democrazia ed eguaglianza che molti artisti, prevalentemente europei, fecero propri nel secolo scorso in cui tendenze autoritarie e dittatoriali sembravano dovessero affermarsi proprio in quelle nazioni ritenute avanguardie di civiltà senza riserve.

Roma – Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano – Via Enrico De Nicola, 78 fino al 20 gennaio 2019 con orario dalle 9,00 alle 19,30 dal martedi alla domenica. Biglietto d’ingresso €.12,00, ridotto €.10,00, ridotto scuola €.5,00, con data aperta €.13,00. Costi biglietti d’ingresso mostra  + museo €.15,00 acquistabile solo on line su www.museonazionalesomano.beniculturali.it.  Riduzioni e gratuità come stabilite dalla legge. Info sul sito www.electa.it – tel.06.39967700

Marcello Mariani – Forme dal terremoto.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Gli eventi sismici che nell’anno 2009 colpirono la città de L’Aquila hanno segnato in maniera indelebile non solo la vita privata di Marcello Mariani, (L’Aquila 1938/2017), bensì hanno rappresentato anche un punto di svolta in quella artistica.

IMG_20180918_180203            Marcello Mariani: “Forma Archetipa” – 2008. Olio e tecnica mista su tela. Opera realizzata prima del sisma del 2009

Dopo aver perso sia lo studio che l’abitazione era frequente incontrare Marcello Mariani mentre camminava in silenzio nella periferia dell’Aquila deturpata dal sisma, mentre raccoglieva pezzi d’intonaci e calcinacci lungo strade deserte di quartieri evacuati, come scrive Gabriele Simoncini nel catalogo che accompagna la mostra allestita all’Accademia di Belle Arti di Roma e curata dallo stesso Simongini insieme al figlio dell’artista, Daniele Mariani. Quanto raccolto veniva usato per “creare nuove  e bellissime opere astratte in cui c’è, anche fisicamente, tutta quell’apocalisse” sono sempre parole di Simongini che proseguono con: “…In un legame indissolubile tra l’artista e la sua città natale, i muri da lui dipinti sono stati anche di buon auspicio e quasi di stimolo ideale per la rinascita di uno dei simboli della città. La cinta muraria trecentesca, oggi in gran parte restaurata dopo il terremoto del 2009. Insieme a una quindicina di opere, tutte realizzate nel 2009,sono esposti tre grandi quadri degli anni successivi che testimoniano le stratificazioni di memorie, di segni, di voci di storie dimenticate che animano i palinsesti dipinti da Mariani.”

IMG_20180918_180940                                        Marcello Mariani: “Forma Archetipa” – 2009. Frammenti d’intonaco. Tecnica mista su tavola

Fanno da cornice alle opere pittoriche alcune fotografie in bianco e nero scattate da Gianni Berengo Gardin che oltre a testimoniare le distruzioni provocate dal sisma offrono momenti di sincera amicizia che lo stesso fotografo nutriva per l’amico pittore. Questa rassegna, tiene a precisare Daniele Mariani, fa da apripista a quella che “voluta dalla Regione Abruzzo nell’occasione del decennale degli eventi sismici, sarà allestita nei prestigiosi spazi del Complesso del Vittoriano”.

IMG_20180918_180236                                                            Marcello Mariani: “Forma Archetipa” – 2012. Olio su tela

L’aver fatto una sosta all’Accademia di Belle Arti di Roma, seppur breve fino al 29 settembre, è un segno del “profondo rispetto che l’artista nutriva per questa istituzione soprattutto per il messaggio creativo ed etico trasmesso ai più giovani, per quel senso di memoria in divenire espresso anche dalle sue opere post terremoto”, come scrive sempre nel catalogo Gabriele Simongini.

Roma – Accademia di Belle Arti – Sala Colleoni – Piazza Ferro di Cavallo (Via di Ripetta) fino al 29 settembre 2018 con ingresso gratuito.

Sutri (VT) “Festival d’autunno” – Mostre, rassegne, manifestazioni e l’inaugurazione di un museo sono al centro di un festival che coinvolge oltre Sutri anche l’intera Tuscia.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Anima e promotore di questa iniziativa che prenderà l’avvio il prossimo 15 settembre per proseguire fino al 13 gennaio 2019, è il Prof. Vittorio Sgarbi che, anche nella nuova veste di Sindaco di Sutri, ha voluto far perno sulle attrattive archeologiche e varie eccellenze d’arte presenti nel territorio, spesso bisognose d’ interventi di  manutenzione e conservazione, per richiamare l’attenzione anche sull’intera Tuscia viterbese.

20180904_110900(0)Roma: Sede della “Fondazione Roma” – Conferenza stampa di presentazione del  Festival d’Autunno da parte del Prof. On.le Vittorio Sgarbi, Sindaco di Sutri e del Prof. Avv. Barone Emmanuele F.M. Emmanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro, main sponsor dell’iniziativa.

Il tutto ruota intorno all’inaugurazione di un museo allestito nell’ex palazzo vescovile, dismesso e non più utilizzato nell’originaria destinazione, che prende il nome proprio da un precedente vescovo di Sutri di origine germanica: “Museo di Palazzo Doebbing”. Nelle sale di questa prestigiosa residenza saranno ospitate ben dieci   rassegne temporanee che per contenuti e soggetti esposti hanno tematiche varie per non dire contrastanti fra loro. Testimonianza di questo si riscontra nella mostra “La bellezza di Dio” con l’esposizione di 34 opere che documentano l’importanza del patrimonio di arte sacra presente nel territorio diocesano di Civita Castellana che dialoga con quella dal titolo “Kouros”  dove sono presenti le opere fotografiche di due artisti Wilhem von Gloeden e Roberto Ferri orientate in prevalenza sul nudo maschile in relazione all’ispirazione del mondo classico.

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Il confronto fra i temi dopo quello sulla bellezza fra quella divina e quella umana si trasferisce  sulla socialità con “Idilio verde” di Pellizza da Volpedo, autore del conosciutissimo dipinto  “Il quarto stato” che agli inizi dello scorso secolo aprì le porte della pittura alle tematiche sociali, che si confronta con un dipinto di Giovanni Iudice dal titolo “Il nuovo quarto stato: migranti” che il curatore Sgarbi così definisce: “….pittore in equilibrio fra realismo magico e neorealismo…..”.

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L’esposizione prosegue nelle terrazze e nel giardino con i ferri battuti di Luciano e Ivan Zanoni per tornare subito dopo all’interno del palazzo con le foto ed i video dell’artista russa Eva e le tele di Italo Mus che, sempre il curatore Sgarbi scrive in proposito: “….hanno la forza di Sironi e l’intimità di de Pisis…”. Infine a Matteo Basilè è dedicata la mostra “Icone” e  Luigi Serafini ci presenta un monumento a Sutri intitolato “Altalena etrusca” quale ricostruzione di un ritrovamento archeologico finora mai effettuato, come scrivono i curatori. Dal 15 dicembre sarà esposto un interessante opera di Tiziano “Estasi di San Francesco”, proveniente dal Museo di Ascoli Piceno. Il Festival d’autunno di Sutri, comunque, non si esaurisce nell’inaugurazione del  Museo di Palazzo Doebbing, ma a partire dal 12 settembre prosegue con un interessante calendario d’intitolazione di strade che va oltre il 24 ottobre con alcune date da definire in cui si vuole dar lustro ad alcuni personaggi della recente storia d’Italia a partire da Pierpaolo Pasolini ed arrivare a Sergio Marchionne passando per Cesare Pavese, Federico Zeri, Paolo Borsellino, Giorgio Almirante, Gaetano Scirea, Francesco Cossiga e molti altri.

Sutri (VT) – Museo di Palazzo Doebbing dal 15 settembre 2018 al 13 gennaio 2019 con i seguenti orari di apertura: nel mese di settembre  tutti i giorni dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00 – nel mese di ottobre e novembre  solo nei giorni di venerdi, sabato e domenica dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00 –  nei mesi di dicembre e gennaio apertura nei giorni di venerdi, sabato e domenica dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,00. Costo del biglietto d’ingresso intero €.8,00 sono previste riduzioni per gruppi, residenti a Sutri ed altre previste dalla legge. Informazioni e prenotazioni anche per visite guidate: tel. 0744.422848 – e sito web www.museopalazzodoebbing.it

ARMI E POTERE nell’Europa del Rinascimento. In mostra la collezione di armi Odescalchi, in programma dal 26 luglio all’11 novembre, nella doppia sede di Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo, a Roma.

Donatello Urbani

La mostra tra Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo espone circa 160 pezzi tra armature intere, armi da difesa e da offesa, armi da fuoco, elmetti, spade, corsaletti, balestre e schiniere. La Direttrice del Polo Museale del Lazio, Dott.ssa Edith Gabrielli, ha ricordato nel corso della conferenza stampa come le armi, importanti lungo l’intero corso della storia dell’Uomo, assunsero nel Rinascimento e ancor più nel Rinascimento italiano una valenza pressoché totalizzante. Con l’aprirsi delle guerre d’Italia, nel 1494, gli stati della Penisola divennero luoghi di scontro e di contese per le grandi potenze internazionali, prime fra tutte la Spagna e la Francia.

04. Armi e Potere

In qualche modo si può dire che nel Rinascimento le armi fecero veramente la Storia. Dal tipo di armi o dalla loro qualità potevano dipendere e di fatto dipesero accadimenti storici di notevole  portata, dal conflitto tra Occidente e Impero Ottomano alla battaglia di Pavia. Le armi, allora come del resto oggi, furono all’origine di notevoli progressi nel settore scientifico o tecnologico, nel commerciale, come nei settori della medicina e della farmacopea. Il sistema di valori che le armi sottendevano si spinse comunque ben oltre il loro uso concreto, ossia ferire, uccidere il nemico o, all’opposto, difendersi. Esse assolvevano a una pluralità di intenti e di significati (iconografici, simbolici, rituali, iconici). In una società che ne faceva costantemente uso, perché le guerre erano endemiche, ma anche perché le si usava sia nell’arte venatoria, sia nei tornei e nei bagordi, autorappresentazioni spettacolari e a volte truculente del ceto aristocratico e combattente. È in questo contesto che s’inserisce, prepotente, la storia dell’arte. Il nucleo centrale della mostra è costituito dalla collezione Odescalchi.

02. Armi e Potere

Al contrario di quanto spesso creduto, l’armeria Odescalchi non è di origine dinastica: essa nasce dalla passione del principe Ladislao (1846-1922), personaggio dai multiformi interessi. A lui si deve la fondazione di Ladispoli, così battezzata in suo nome. Grazie ai contatti instaurati con diversi antiquari italiani ed europei, tra cui l’inglese Samuel James Whawell e il francese Louis Bacherau, Ladislao riunì un cospicuo numero di armi provenienti per lo più dall’Europa occidentale, alle quali si aggiunsero piccoli gruppi non omogenei del medio e dell’estremo Oriente. Alla sua morte, la collezione venne riordinata dal nipote Innocenzo nel palazzo romano di Piazza SS. Apostoli: forte di circa duemila pezzi, nel 1959, poco dopo la morte di Innocenzo,essa venne quasi interamente donata al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. In mostra la collezione Odescalchi è presente con i pezzi di maggiore rilievo, molti dei quali finora mai esposti.

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Una splendida occasione per‘ritrovare’ e valorizzare una raccolta per troppo tempo confinata nei depositi.Sia Castel Sant’Angelo che Palazzo Venezia custodiscono nuclei di armi storiche pressoché unici al mondo. Proprio queste straordinarie collezioni – restaurate e riordinate per l’occasione – unite a una serie di prestiti internazionali, fanno conoscere allo specialista e al normale visitatore un fenomeno rimasto per molto tempo noto a pochissimi.Il catalogo, edito da Silvana editoriale, si avvale inoltre del contributo di Massimo Carlo Giannini, professore di storia moderna presso l’Università degli Studi di Teramo.

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Roma -Castel Sant’Angelo- L a mostra è aperta tutti i giorni  con orario 9.00 – 19.00. Fino al 9 settembre dal giovedì alla domenica 9.00 – 23.30. La biglietteria chiude mezz’ora prima.

A Palazzo Venezia la mostra è visitabile dal martedì alla domenica 8.30 – 19.30La biglietteria chiude un’ora prima. Costi dei Biglietti d’ingresso: Nel periodo di ArtCity è istituito un biglietto unico che consente un ingresso a Castel Sant’Angelo e uno a Palazzo Venezia con la visita delle due sezioni della mostra. Castel Sant’Angelo e Palazzo Venezia, unico intero € 15,00 – unico ridotto € 7,50. Solo Palazzo Venezia intero € 10,00 – ridotto € 5,00. L’ingresso è gratuito la prima domenica di ogni mese in entrambi i siti. Informazioni  e prenotazioni +39 06 32810410 (dal lunedì al venerdì ore 9 -18 e il sabato ore 9 – 13)

“La Roma dei Re – Il racconto dell’archeologia” testimonia le fasi più arcaiche della città

Mariagrazia Fiorentino

Ora sull’Esquilino risanato si può abitare e passeggiare al sole sui bastioni, dove si vedeva con raccapriccio biancheggiare di ossa la terra desolata – Orazio “Satire I.0”.

La mostra accende i riflettori sulla fase più antica della storia di Roma, illustrandone gli aspetti salienti e ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi e trasformazioni sociali delle comunità. Dice Isabella Damiani, curatrice della mostra: “è quello di valorizzare il nostro patrimonio quello che viene mostrato è solo la punta dell’iceberg, con questa mostra si riapre l’attenzione della storia di questo periodo”.

06. AC13162a     Necropoli dell’Esquilino: Gruppo 103 – Scatole (pisside) di bronzo, decorata a sbalzo con motivi geometrici. 775/750-730 a.C.

Il percorso espositivo – che inizia a partire dal limite cronologico più recente, il VI secolo a.C., e arriva fino al X secolo a.C. – si snoda in diverse sezioni: Santuari e palazzi nella Roma regia, con reperti provenienti dall’area sacra di Sant’Omobono nel Foro Boario presso l’antico approdo sul Tevere; I riti sepolcrali a Roma tra il 1000 e il 500 a.C., con corredi tombali dalle aree successivamente occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro Romano; L’abitato più antico: la prima Roma, con il plastico di Roma arcaica per un viaggio a ritroso nel tempo dalla Roma di oggi a quella delle origini; Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante, con testimonianze provenienti in massima parte dalla necropoli dell’Esquilino, uno dei complessi più importanti della Roma arcaica.

03. AC12283a                            Necropoli dell’Esquilino: Tomba 85. Fibula di bronzo con arco decorato con 3 uccellini. 800/730 a.C.

Oggetti di lusso e di prestigio, e corredi funerari “confusi”, a testimonianza di quella che poteva essere la ricchezza originaria della necropoli. Reperti archeologici sorprendenti che parlano al cuore per il loro vissuto e creano suggestioni per la loro bellezza e modernità. Sarà possibile al visitatore toccare con mano alcune riproduzioni degli oggetti esposti e prendere così conoscenza delle tecniche di lavorazione.

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Roma, Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli e Area del Tempio di Giove di Palazzo dei Conservatori. Piazza del Campidoglio 1  dal 27 luglio 2018  al 27 gennaio 2019, orario tutti i giorni 9.30-19.30;  la biglietteria chiude un’ora prima. Giorni di chiusura:  25 dicembre, 1 gennaio. Biglietti € 15.00 biglietto integrato Mostra + Museo intero per i non residenti a Roma; € 13.00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto per i non residenti a Roma; € 13.00 biglietto integrato Mostra + Museo intero per i residenti a Roma; € 11.00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto per i residenti a Roma. € 2,00 sul biglietto gratuito, ad esclusione dei biglietti per scuole elementari e medie inferiori, bambini da 0 a 6 anni e portatori di handicap. Acquistando la MIC Card, al costo di € 5.00, ingresso illimitato per 12 mesi ai Musei Civici per chi risiede o studia a Roma

L’Acquario di Roma

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Un primato invidiabile che vanta la città di Roma è quello di possedere  un gran numero di Musei, monumenti e centri culturali: le statistiche ne contano oltre 200 con 400 monumenti d’interesse nazionale. Uno, però, la cui mancanza è particolarmente avvertita é quella dell’acquario. Dal prossimo 2019, mese previsto giugno, anche questa importante attrazione culturale si aggiungerà a quelli già esistenti pareggiando il conto con le principali città culturali sia pure con una nuova particolare variante presente al momento solo a New York City.

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Significative in proposito le parole di  Marco Staderini, Presidente della Società Acquario di Roma:”Sarà un edutainment center senza precedenti. La prima mossa è nata 20 anni fa con l’idea di costruire un acquario. Sono occorsi 10 anni per il disbrigo di pratiche burocratiche e l’ottenimento delle licenze. Nei successivi 10 anni  si sono eseguiti i lavori. Oggi siamo in condizione di presentare ai romani e non, un luogo unico che unirà il divertimento alla magia della divulgazione hi-tech, la scoperta del mare al relax, il piacere al business e l’innovazione alla sostenibilità. Abbiamo immaginato un evento ricco di emozione ed engaging power che sfrutta le più avanzate tecnologie disponibili nel campo delle exibition e dei show-events. Così ai pesci identici a quelli presenti negli altri acquari, con una netta preferenza nella presentazione di specie proprie del Mar Mediterraneo, circa 50, se  ne aggiungono ben 27.462 tecnologici. Veri propri robot che sia  nel muoversi che nell’aspetto sono del tutto identici a quelli veri che madre natura ci mette a disposizione.  A questi robot camuffati da pesci è stata affidata, fra le altre, una funzione in più: monitorare le acque, analizzarle e riferire all’esterno lo stato di salute dell’intero acquario.  Alla realizzazione di questi robot hanno contribuito in maniera determinante vari Enti di Ricerca Nazionali, quali CNR, ENEA, INGV, in collaborazione con vari istituzioni universitarie, in particolare romane, ed il fattivo apporto sulla conoscenza del mare  da varie fondazioni ed istituzioni pubbliche e private quali la Guardia Costiera, La lega Navale, WWF, Mare Vivo e molti altri.

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Già all’ingresso si respira quell’aria nuova improntata alla tecnologia che caratterizza l’intera struttura. Nell’atrio, infatti, alla base della scalinata tra le colonne principali una sorprendente installazione wordfall sorprenderà il visitatore che potrà passare attraverso la cascata di gocce d’acqua senza bagnarsi: un sensore rileverà la prossimità degli utenti e comanderà alla cascata di aprirsi come un sipario. Una ulteriore possibilità d’interattività consentirà al pubblico di giocare con l’installazione e scrivere o disegnare su un display il proprio nome o altre parole e immagini che diventeranno automaticamente parole e immagini d’acqua. Un tappeto virtuale d’acqua che offre la sensazione di camminare davvero sull’acqua, condurrà gli ospiti verso il fondo della sala dove una sorprendente videoinstallazione olografica lo metterà in scena con una sequenza di autentica vita sottomarina: la proiezione farà in modo che questo mondo sottomarino sia fisicamente presente nello spazio della sala e percepibile dagli ospiti in maniera immersiva e coinvolgente.  La proiezione 3d sul pavimento gestita da sensori di movimento creerà delle micro-onde che reagiscono ai passi dei visitatori che saranno accompagnati da un suggestivo sound design che simula l’ecosistema sottomarino. Sarà presente  anche un inedito open bar: luci e proiezioni creeranno un effetto underwater e una spettacolare sirena nuoterà virtualmente attraverso una grotta sottomarina per sorprendere gli ospiti mentre sorseggiano drink e cocktail. La parola conclusiva spetta a Domenico Ricciardi, Presidente di Mare Nostrum Romae s.r.l. cogestore dell’Acquario di Roma: “Il sogno è ormai di tutti. L’acquario di Roma è di tutti i romani e sta diventando realtà”.

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Roma – Piazzale Umberto Terracini – EUR,  Stazione metro B Palasport – Disponibile anche un ampio parcheggio per moto e auto.

ETERNAL CITY. Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects

Testo e foto di Donatello Urbani

L’archivio fotografico del Royal Institute of British Architects (RIBA), ordine professionale che  promuove l’educazione alla qualità dell’architettura, fondato nel 1834 a Londra, conserva nel suo archivio fotografico ben 1,7 milioni di immagini. Un nutrito numero di queste  fotografie, opera di fotografi prevalentemente inglesi, salvo  alcune immagini dei fondi dell’Architectural Press Archive, sono state scattate in territorio italiano con una particolare attenzione alla città di Roma.

20180628_105911 Monica Pidgeon: “Tempio di Vespasiano” – 1961. La strada cuttadina che attraversava i Fori fu eliminata alcuni anni dopo.

Quelle selezionate per questa  mostra dal titolo “Eternal City. Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects”,  esposte nella sala Zanardelli del Vittoriano fino al 28 ottobre 2018,  privilegiano uno sguardo ampio e scrupoloso al dettaglio archeologico come al paesaggio, passando per la scala intermedia dell’architettura della nostra città. Come è stato rilevato nel corso della conferenza stampa di presentazione della rassegna, Roma possiede non uno, bensì mille volti, che si riflettono nel Tevere e nelle cupole al tramonto, identità distinte che talvolta si contraddicono e altre si sovrappongono, stratificandosi e costruendo una maglia fitta di episodi.

20180628_111314                                                      James Anderson: “Il Tevere con San Pietro e Csatel Sant’Angelo” -1870 circa

Scrivono in proposito  i curatori: “Da sempre Roma attrae l’interesse degli artisti e dei viaggiatori, che nel corso dei secoli ne hanno interpretato i monumenti e l’immagine complessiva”. Gran parte degli autori delle fotografie erano pittori/fotografi che sistemarono le macchine fotografiche negli stessi luoghi che offrivano panorami e scorci di vita vissuta validi anche per opere pittoriche.

20180628_111621                                                                                      Monica Pidgeon: “Stazione Termini” – 1961

L’iconica scalinata di Trinità dei Monti da via dei Condotti o, caso ancor più paradigmatico, il Foro, sono sostanzialmente ripresi con minime varianti su quelle che sarebbero state le scelte compiute da un pittore. Per quanti hanno la memoria storica di quella Roma scomparsa  presente nelle fotografie esposte,  l’intero percorso espositivo che occupa anche gli spazi di recente apertura,  si tingerà di nostalgia, per i più giovani invece avrà un sapore romantico; su tutti i visitatori, di rimando, specialmente per quanti hanno Roma nel cuore, contribuirà a rafforzare  il vincolo che li lega alla loro “eternal city”.

20180628_110939               Complesso del Vittoriano: Spazi espositivi nella sala Zanardelli recentemente inaugurati ed aperti al pubblico

Roma, Monumento a Vittorio Emanuele II – Il Vittoriano –  Sala Zanardelli – Piazza dell’Ara Coeli fino al  28 ottobre 2018 con ingresso gratuito. L’esposizione, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, è inserita nell’ambito di Artcity Estate 2018