Testo di Mariagrazia Fiorentino e foto di Donatello Urbani

Il suggestivo Braccio di Carlo Magno, il più prestigioso spazio espositivo in stile Barocco nella città di Roma, riportato di recente all’originale splendore secondo il progetto di Gianlorenzo Bernini, accoglie un’interessante mostra  voluta tanto dal Vaticano quanto dall’Arcidiocesi coreana di Seul per celebrare  il riconoscimento ufficiale della chiesa cattolica coreana come istituzione autonoma e non più come una derivazione di quella cinese avvenuto il 9 settembre 1831 con il Breve di Papa Gregorio XVI^ che istituiva il vicariato apostolico di Joseon.

Breve Apostolico sull’istituzione del Vicariato Apostolico di Joseon (조선대목구장임명소칙서)                                                                                                                                                                               Il Breve Apostolico di Papa Gregorio XVI^

Quando monsignor Bruguiere della società delle missioni estere di Parigi e primo vicario apostolico per il regno Joseon, giunse ad Hanyang , l’attuale Seul,  trovò una ben organizzata comunità di cattolici che già dal 1784, malgrado le feroci persecuzioni sopportate per oltre cento anni, teneva viva e praticava il culto nella religione cattolica. Tutto era iniziato ad opera di un gruppo di giovani intellettuali guidati da Kim Beom-woo impegnati nella ricerca di nuovi e validi principi capaci di sostituire quelli confuciani, logori e non più attuali, presenti e dominanti nella società coreana alla fine degli anni settanta del XVIII^ secolo. Nel corso delle loro riunioni consultavano e discutevano le varie tesi etiche e religiose illustrate in testi letterari che erano riusciti a reperire nella vicina Cina.

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Quelle che più impressionarono  e convinsero questi giovani sulla loro validità, furono le cattoliche riportate sul catechismo, nei vangeli  e nelle scritture sacre. Essere tutti uguali di fronte a Dio e riconoscere al prossimo lo stesso trattamento che vorresti per te furono alla base delle aspirazioni che avrebbero dovuto sostituire quelle presenti nella società coreana di allora  espressi da Confucio molti secoli fa e basati su molteplici gerarchie da quella familiare a quella politica, ciascuna titolare di differenti diritti, doveri e privilegi. L’uguaglianza  predicata da Cristo fu la molla per richiedere a Roma l’invio di missionari, in mostra sono esposte varie di queste lettere, gelosamente conservate negli archivi vaticani. Nel frattempo, uno di loro, Yi Seung-hun, si recò a Pechino sia per incontrare i rappresentanti della chiesa locale che per  approfondire la conoscenza  del cattolicesimo. Al suo ritorno in patria nel 1784 si reca a casa dell’amico Yi Byeok  e lo battezza, insieme agli altri compagni, e con loro formano la prima comunità di fedeli cristiani che, negli anni a seguire, riuscirà ad avere propri sacerdoti e una presenza importante nella società coreana.

IMG_20170908_110921                                                                         Chang Woo-sung: “Madonna con Bambino” – 1954. Arcidiocesi di Seul. Tanto la Vergine Maria che il Bambino Gesù indossano gli abiti tradizionali coreani.

La nuova comunità che propugnava l’eguaglianza non fu ben accolta dalle classi dominanti e dalla stessa casa reale ed ebbe così inizio una campagna persecutoria che porterà al martirio decine di migliaia di seguaci di Cristo. Gli episodi di nascita delle comunità di fedeli e delle persecuzioni subite sono i più documentati e meglio rappresentati in questa rassegna con vari reperti, alcuni di grande suggestione come le ciotole sepolte insieme ai martirizzati e sulle quali sono riportati i nomi  dei loro proprietari, oppure con i vasi di terracotta, con le croci in bella evidenza, contenenti le derrate e prodotti di artigianato vari  da vendere nei mercati e nelle ferie locali. Il nuovo corso, con tanto di riconoscimento ufficiale, inizia nel 1895 e a tutt’oggi, malgrado l’ostracismo subito nei periodi di occupazione giapponese e della dittatura militare del  dopo seconda guerra mondiale, i cattolici sono circa sei milioni con 103 santi, 124 beati, un venerabile e 252 servi di Dio, in gran parte martiri.

IMG_20170908_110726_BURST004Opera pittorica in lacca con intagli in madreperla realizzata seguendo la tecnica artistica Najeonchiwa da più artisti, maestri nazionali quali l’ebanista Kim Euiyong, l’intarsiatore di madreperla Kang Jeong-jo ed il laccatore Sohn Dae-yun sotto la supervisione dell’artista Kim Kyung-ja, professoressa emerita dell’Università Hanyangl. La parte sinistra ricorda il passato, sono visibili i martiri incatenati, al centro il presente con la raffigurazione, fra le altre, di Adamo e Dio padre tratta dall’affresco michelangiolesco della Cappella Sistina. All’estrema destra si è voluto rappresentare il futuro che attende la chiesa  cattolica, coreana inclusa, nel quale la buona pratica della recita del rosario sarà la base di partenza per la concordia fra le nazioni, rappresentate dalle bandiere nazionali.

Le fasi salienti di questa storia che hanno interessato i tre momenti principali nel passato, nel presente e nel futuro  è stata riepilogata e raffigurata  nel dipinto in lacca con intagli in madreperla con la tecnica artistica Najeonchilwa, tipica coreana,- vedi in proposito quanto scritto in questa rubrica sulla mostra allestita a Roma  nell’Istituto di Cultura Coreana –  dalle dimensioni ragguardevoli, la sola lunghezza supera i sei metri, e dal suggestivo titolo “Alzati, rivestiti di luce” (“Surge illuminare” è il  testo latino riportato sull’opera), presentata nel 2014 in occasione della visita di Papa Francesco in Corea con la beatificazione di 124 martiri. Oltre i valori artistici e commemorativi questo dipinto realizzato dall’uomo con i prodotti della terra, con l’utilizzo della lacca e del mare con le conchiglie, simboleggia l’armonia reciproca tra il cielo, la terra e l’uomo. “L’intera composizione”, sono le parole dei curatori , “è basata sui Sipjansaengdo, dipinti popolari raffiguranti i dieci simboli della longevità, per testimoniare il desiderio di armonia fra le due Coree, il ripristino della cultura della vita e la pace nel mondo”. Centottantatre opere, tante sono presenti in questa rassegna, molte di gran pregio ed interesse culturale, che superano a piè pari  i valori artistici ed etici e si fanno interpreti di altri di maggior interesse umano.

Roma – Città del Vaticano – Braccio di Carlo Magno – fino al 17 novembre 2017 con ingresso gratuito Maggiori informazioni su www.museivaticani.va – aos.catholic.or.kr