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CARLO LORENZETTI “Spazi siderali” in mostra con le sue ultime realizzazioni nel piano nobile di Palazzo Caetani Lovatelli, sede romana di Bertolami Fine Arts.

Testo e Foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Nelle sale di questa prestigiosa residenza sono in esposizione 13 sculture e una raccolta di  14 disegni  realizzati nel  2007 da Carlo Lorenzetti, oggi considerato un artista classico della modernità e che Giovanni Carandente, come affermato in conferenza stampa , nei primi anni sessanta agli inizi della carriera, quasi uno sconosciuto,   “volle affiancare a mostri sacri del calibro di Arp, Calder, Moore e Smith nella storica rassegna spoletina del 1962 “Sculture nella città”.  Il curatore della mostra, Francesco Bonanno, completa la presentazione affermando che pur non avendo “mai sentito il bisogno di procedere in formazione all’interno di gruppi o movimenti, ha percorso in totale autonomia un originale cammino all’interno della linea di ricerca interessata a rinnovare la scultura nel segno di una liberazione dalla costrizione della legge di gravità, creando forme capaci di conquistare la terza dimensione non come masse statiche che occupano saldamente lo spazio, ma come mobili intrecci di linee in dialogo con l’aria. Scolpire inserendo nella composizione elementi insondabili come il vuoto e l’energia: un’idea fantastica, perfettamente in linea con il clima del tempo in cui il suo lavoro inizia, la seconda metà del ‘900, gli anni epici della conquista dello spazio e delle rivoluzionarie applicazioni alla vita dell’uomo delle scoperte sulla composizione della materia”.

IMG_20180202_190408                               Carlo Lorenzetti: “Svirgolata” – 2000. ferro e alluminio sbalzato. Dimensioni: cm.170X101X24

E’ indubbio il fascino che esercitano sul visitatore le opere di Carlo Lorenzetti sia quelle che risalgono ai primi anni ottanta agli inizi  dell’attività artistica annerite da uno strato di graffite stesa sul metallo sia quelle prodotte in questi anni impreziosite dalla lavorazione a sbalzo, una tecnica che richiede grande manualità e generalmente usata in oreficeria e che Lorenzetti ha trasferito sulle lastre di rame, ferro, ottone e alluminio impreziosendo così la sua recente produzione. Per una lettura più attenta e completa di tutte le opere è indispensabile ricorrere al catalogo edito a cura della Bertolami Fine Arts che accoglie testi critici di notevole spessore fra i quali un saggio critico di Silvia Pegoraro tanto interessante quanto originale.

Roma – Palazzo Caetani Lovatelli, piazza Lovatelli, 1 fino al  28 febbraio 2018 con ingresso gratuito ed orari dal lunedi al sabato dalle ore 10,00 alle 19,00. Domenica chiuso. Info: tel.+39.06.3218464 – +39.06.32609795 – +39.345.0825223 – sito web: www.bertolamifinearts.com

A Casa tutti bene. Un film di Gabriele Muccino in sala dal 14 febbraio 2018.

Mariagrazia Fiorentino

Gabriele Muccino sa muovere la macchina da presa come pochi. Dirige un cast stellare con  interpreti principali di grande spessore che sanno esprimersi con lo stesso ritmo e voce. Un film fatto benissimo, con una sceneggiatura perfetta. Una grande famiglia che fa i conti su cosa è stato e cosa sarà. Si parla di vita, di esistenza, il caos di non sapere cosa accadrà domani e ci si confronta; un film vero, popolare. “ A casa tutti bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le nozze d’oro dei nonni su un’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca la partenza dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata, costringendo tutti a rimanere sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine”.

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Un film decisamente da non perdere. Musiche di Nicola Piovani, sceneggiatura di Gabriele Muccino e Paolo Costella, prodotto da Lotus Production con RAI cinema. Interpreti principali: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi e molti altri. Bravi tutti.

Cambellotti – Conferenze e mostre su questo artista tengono a battesimo la nuova prestigiosa sede romana di Via Margutta, 53/B della “Galleria del Laocoonte” e della “Galleria W.Apolloni”.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il trasferimento da Via del Babuino a Via Margutta in una sede così prestigiosa che in passato ha ospitato l’Accademia Britannica fino al 1911, non poteva che essere testimoniato da uno dei maggiori artisti di scuola  e formazione romana: Duilio Cambellotti –  Roma, 10 maggio 1876 – Roma, 31 gennaio 1960 –  che ha esaltato con le sue opere, nel periodo di prima e dopo le due guerre mondiali, il territorio romano, in particolare l’agro pontino, recuperandone anche le antiche arti e tradizioni culturali.

IMG_20180201_170337                                                                                    Duilio Cambellotti: “Conca dei tori”

Fra le opere esposte si può ammirare la bellissima “Conca dei tori” che sia per la forma, ispirata alla classica ciotola contadina dell’agro pontino, che per il motivo del toro, è un chiaro riferimento alla vita, all’arte e alla cultura popolare, in tempi molto anticipati a quanto avverrà dopo la seconda guerra mondiale con la “pop art” negli Stati Uniti d’America. In questo, così come in tutte le altre opere esposte, sia di arte che di antiquariato, si possono riscontrare i voleri dei rispettivi titolari delle Gallerie, Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli, di voler rappresentare ed esaltare, come avvenuto in passato,  le arti romane nelle sue più articolate forme, da quelle applicate alle classiche dell’archeologia. Duilio Cambellotti , come scrivono i suoi critici: “fu incisore, xilografo, pittore, scenografo, architetto, decoratore, arredatore, designer, grafico, cartellonista pubblicitario, progettista di suppellettili, oggettistica e componenti d’arredo, scultore, ceramista, illustratore e vide in tutte queste una finalità sociale, globale, moralistica, pedagogica al fine di renderla fruibile a tutti e, come il “maestro”, divenne l’esempio lampante di artista-artigiano per eccellenza”.

IMG_20180201_170359                           Duilio Cambellotti: “Il Sublicio” -1910/1911- Matita, carboncino e tempera bianca su carta bruna.

Il percorso artistico compiuto nel corso della sua lunga carriera ha incrociato movimenti di notevole spessore, quale l’Art Nouveau”, dalla quale trasse ispirazione agli inizi della sua carriera e alla quale era stato avviato dal padre Antonio, intagliatore e decoratore, per giungere negli anni successivi  alle avanguardie, passando, fra le altre, anche per le vetrate artistiche, é stato il “file rouge” delle due conferenze. La testimonianza dell’interesse di questo artista per l’arte della vetrata, che a Roma aveva avuto in passato importanti esempi, è offerta da quella presente nella Casina delle Civette all’interno del giardino di Villa Torlonia, raffigurante un volo di rondini, realizzata dal maestro vetraio Cesare Picchiarini su cartone di Cambellotti, esposto, insieme a molti altri, in questa galleria.

IMG_20180201_170724                                                       Duilio Cambellotti: “Le Rondini” – 1930 ca. Inchiostro e matita su carta

Nell’interessante conferenza tenuta in occasione dell’inaugurazione di questa nuova sede, il prof. Francesco Tetro ha tenuto un’interessantissima “lectio magistralis” sull’artista: “In Cambellotti tutto è mischiato antico e moderno” come afferma lo studioso. Mentre il Dott. Francesco Parisi, nel suo intervento ha parlato delle leggende romane. Seguiranno presso la sede di Via Margutta, incontri, conferenze, e dibattiti calendarizzati. Fra le tante mete di interesse culturale e turistico che possiamo consigliare a chi visita Roma, c’è la galleria in Via Margutta, n.53/B, ritenuta “la più bella della città”, dove, tanto i romani che il turista di passaggio nella nostra città, possono ammirare sia pregevoli pezzi di antiquariato che opere d’arte importanti della cultura romana e, volendo, anche acquistarne qualcuna in ricordo della suo soggiorno romano.

Per saperne di più consultare il sito web www.laocoontegalleria.it

La Madonna Esterhazy di Raffaello – In esposizione temporanea alla Galleria nazionale d’Arte Antica – Palazzo Barberini – Roma

Testo e Foto di Donatello Urbani

Trovare un’opera di Raffaello che potesse sostituire la celeberrima “Fornarina” in prestito all’Accademia Carrara di Bergamo fino a maggio, non era cosa di così facile reperimento. L’occasione offerta alla Pinacoteca Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, che si privava temporaneamente di un’opera di così grande richiamo,  è stata offerta dalla chiusura temporanea del Szépművészeti Múzeum,di Budapest per lavori di restauro, proprietario dell’altrettanto famosa “Madonna col Bambino e San Giovannino” meglio conosciuta con il nome del precedente proprietario “Madonna Esterhàzy”.

IMG_20180130_105105                                                                                                  Madonna Esterhàzy

La Madonna Esterházy di Raffaello è una tavola in pioppo di piccole dimensioni (cm 29 x 21,5), dipinta intorno al 1508, tra la fine del periodo fiorentino e l’inizio di quello romano. In quell’anno, cruciale per l’arte dell’Occidente, si aprivano i cantieri per le decorazioni del nuovo Vaticano: la volta della Cappella Sistina e le Stanze degli appartamenti papali. Raffaello, forse su invito di Donato Bramante, allora direttore della fabbrica di San Pietro, amico di famiglia e legato al padre Santi da una lontana parentela, giunge a Roma in quell’anno ed è in questa città che si propone di terminare  quest’opera. Significativo in proposito è il  confronto con il disegno preparatorio  conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi – qui rappresentato con una riproduzione in grande formato – che evidenzia il momento di passaggio intellettuale dell’artista dal mondo fiorentino a quello romano.

IMG_20180130_104648                                                                            Disegno preparatorio dalla “Madonna Esterhàzy”

Nel disegno infatti il fondale presenta un partito tipicamente fiorentino fatto di colline e alberi. Si tratta di un primo stato, diverso da quello finale su tavola, dove si vedono invece rovine antiche di sapore romano, nelle quali si sono voluti riconoscere i resti del Tempio di Vespasiano e della Torre dei Conti oppure delle Milizie nel Foro Romano. Tutti elementi dell’antico che rimandano inconfutabilmente alla città di Roma.

Afferma la curatrice Cinzia Ammannato nel corso della conferenza stampa: “Non è chiara la committenza: una scritta sul retro, non più visibile, riconduceva a Elisabetta, madre di Maria Teresa d’Asburgo, e a un dono dell’opera da parte di Clemente XI Albani. La tavoletta rientra in una serie di quadri di Raffaello che legano bene fra loro, come la Madonna del Baldacchino in Palazzo Pitti a Firenze e la Sacra Famiglia Canigiani della Alte Pinakothek di Monaco. Nulla è casuale in quelle opere strettamente connesse, nonostante le rispettive diverse scale di grandezza. Riflettono ricerche tanto coerenti da poterle datare con buona approssimazione in un circoscritto giro di mesi dell’intensissima vita dell’autore”. L’opera sarà in seguito venduta alla famiglia Esterhàzy che, a loro volta, la trasferiranno in maniera definitiva al Szépművészeti Múzeum,di Budapest, attuale detentore.

IMG_20180130_104726_1                                                                      Giulio Romano: “Madonna col Bambino” (Madonna Hertz)

La tavola viene esposta oltre a una riproduzione in grande del correlato disegno preparatorio, accanto ad altre tre opere provenienti dalle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini/Corsini-, simili per formato e ambiente, dalla quale vari importanti autori hanno tratto ispirazione. E’ offerta pertanto la buona occasione di poter ammirare significative opere di Giulio Romano (Roma 1499 – Mantova 1546): Madonna col Bambino (conosciuta come Madonna Hertz), 1515 circa, un olio su tavola; da Raffaello, Madonna col Bambino (Madonna dei garofani), XVI secolo olio su tavola; infine da Raffaello, un Gesù Bambino, XVI secolo anch’esso olio su tavola.

Roma – Gallerie Nazionali di Arte Antica, via delle Quattro Fontane, 13 – Palazzo Barberini – fino all’8 aprile 2018 con orario dal martedì alla domenica 8.30 – 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00. Costo del biglietto d’ingresso intero 12 € – ridotto 6 €  valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo di Palazzo Barberini e Galleria Corsini. Gratuità concesse come previste dalla legge. Informazioni: tel. 06-4824184;  e. mail: comunicazione@barberinicorsini.org

Donne del Vino . In parlamento per diventare wine manager.

Testo e foto di Donatello Urbani

Le finalità che Le Donne del Vino si sono poste attraverso la programmazione  di corsi intensivi, ciascuno di sette ore, incentrati sulla comunicazione commerciale, rivolti alle proprie socie, sono quanto mai meritorie. Non per niente sono stati presentati nella sala stampa di Palazzo Montecitorio alla presenza del Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, On.le Luca Sani. “Offrire emozioni”, afferma Donatella Cinelli Colombini, Presidente dell’Associazione Donne del Vino, “è una delle doti proprie delle donne e queste prime master class, programmate in Veneto, Toscana e Puglia, oltre la valorizzazione di questa caratteristica si pongono l’obbiettivo  di valorizzare l’unicità di ciascun vino e di ogni cantina”. Questi corsi  hanno lo scopo sia  di motivare le socie ad acquisire una maggiore partecipazione nel mondo della commercializzazione del vino che avere un numero maggiore di donne nei consigli di amministrazione dei vari consorzi. Due diverse tecniche verranno impartite alle partecipanti per raggiungere questi obbiettivi; una sulla comunicazione indirizzata alle produttrici, ristoratrici, sommelier, enologhe, giornaliste, wine blogger, responsabili di marketing e comunicazione di aziende vinicole; l’altra invece è indirizzata alle gestrici di consorzi e a quante lavorano nelle cantine. L’invito a iscriversi è rivolto, in prima battuta, alle 770 socie delle Donne del Vino ed allargarsi, successiovamente, a tutto l’universo enologico femminile.

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Le classi avranno 25 persone al massimo per giornate full immersion, dalle 10-18 con una piccola pausa per un light lunch fruibile con un contributo di €.15,00. I docenti arrivano da WinePeople-WineMeridian una delle migliori agenzie italiane sulla formazione dei manager enologici. I docenti sono Lavinia Furlani, counselor filosofica e coach aziendale, esperta di comunicazione e di percorsi identitari e Andrea Pozzan, esperto di risorse umane e di percorsi di vendita. I corsi di comunicazione avranno il seguente svolgimento: 23 febbraio,  per il Nord Italia, nel Veneto presso le Cantine GIV Verona l’11 maggio, per il Centro Italia, in Toscana nella Tenuta Il Corno a San Casciano Val di Pesa (Firenze) e il 26 ottobre, per il Sud Italia in Puglia e verteranno  sugli insegnamenti di:

  • La comunicazione della propria azienda passa dalla creazione della propria identità: come essere riconoscibili?;
  • Il personal branding di una donna del vino: come costruire una immagine efficace• La vendita: come passare dal “fare il venditore all’essere un venditore”;
    • Costruire un percorso di riconoscibilità aziendale per affrontare il mercato in continuo cambiamento;
    • La comunicazione come strumento di vendita.

Alle partecipanti alle lezioni sui consorzi, che si svolgeranno con il seguente calendario: 27 aprile, per il Nord Italia nelle Cantine GIV Verona; il 22 giugno, per il Centro Italia, in Toscana, nella Tenuta Il Corno a San Casciano Val di Pesa (Firenze); il 30 novembre, per il Sud Italia in Puglia e saranno tenute da Fabio Piccoli, direttore responsabile di Wine Meridian, esperto di marketing del vino e di comunicazione inter azionale e da Stefano Campatelli, esperto di gestione e direttore di Consorzi di tutela. Gli insegnamenti che  verranno impartiti sono i seguenti:

  • Le normative nazionali e comunitarie per la produzione dei vini italiani
    • Il funzionamento dei Consorzi dei vini italiani
    • Le produzioni di vino e i mercati del vino in Italia e nel mondo
    • La valorizzazione e la protezione dei marchi collettivi dei vini italiani
    • Come costruire una identità territoriale e come comunicarla.

Il costo per le non associate è di 200 euro più iva, per le Donne del Vino è di 150 euro più iva. Il costo per la seconda persona della stessa azienda è di 100 euro più iva.

Informazioni e prenotazioni: www.ledonnedelvino.com–info@ledonnedelvino.com–tel.02.867577

Katharina Grosse e Tatiana Trouvè: “Le numerose irregolarità” – In mostra all’Accademia di Francia a Roma: Villa Medici, per chiudere in bellezza un accattivante ciclo di esposizioni.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Un’inveterata tradizione vuole che le ultime edizioni  degli eventi, culturali in particolar modo, siano riepilogativi di tutti i precedenti che hanno identico tema ed occupato la stessa sede espositiva. Così anche l’ultima mostra  voluta da Muriel Mayette-Holtz , Direttrice dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, con la cura di Chiara Parisi, nata sotto l’ambizioso progetto “UNE”  sorto per mettere in un confronto artistico, interculturale e intergenerazionale per dare vita a collaborazioni ed intrecci in una visione artistica contemporanea, non ha fatto eccezione. Dal febbraio 2017 questo progetto UNE è stato lo scenario d’incontri unici che hanno fatto dialogare fra loro le diverse culture, con una particolare attenzione verso quella italiana ed europea, con quella francese. Il ciclo di rassegne che si sono succedute a Villa Medici sotto questa etichetta sono stati tutti momenti d’ incontri unici a partire da quello di Yoko Ono con Claire Tabouret; al quale si sono succeduti  quelli di Elizabeth Peyton con Camille Claudel e  Auguste Rodin; e, nella terza edizione,  Annette Messager con la “presenza” di Balthus.

I  lavori di Katharina Grosse e Tatiana Trouvé presenti in questa mostra dal titolo “Le numerose irregolarità”, quarto e ultimo appuntamento del ciclo UNE, sembrano, ad un primo esame, apparentemente  distanti fra loro come se partissero da posizioni diverse e realizzate con stili difformi. In effetti tanto le opere  della Grosse che della Trouvé, presenti in questa rassegna e create per quest’occasione, sono tra loro legate in un dialogo inedito e inaspettato. “Con i loro rispettivi progetti”, scrive la curatrice, “diversi eppure complici e complementari, le due artiste, nate entrambe negli anni Sessanta, hanno ribaltato i confini delle superfici di Villa Medici. Se Katharina Grosse elegge la pittura, intesa come membrana, a suo principale mezzo espressivo, Tatiana Trouvé indaga le infinite variabili e possibilità del disegno: la potenza imprevedibile del colore che s’intreccia con la seduzione di un oggetto scultoreo ricontestualizzato. In entrambe emerge una radicalità condivisa, fondata sull’idea di rovesciamento. Nel caso di Katharina Grosse, lo spazio in ogni sua manifestazione è esaltato dalla pittura. Non è più la tela a ospitare un paesaggio, ma è il paesaggio a farsi superficie pittorica. Con un orientamento analogo, Tatiana Trouvé architetta assemblaggi e accostamenti imprevedibili.»                                                                                sdrIn primo piano un’opera di Tatiana Trouvè ed in secondo piano, dipinta su seta, quella di Katharina Grosse. Entrambe sono esposte nella prima sala. Per usanza dell’Accademia di Francia, consolidata anche in pregresse rassegne, tutte le opere sono esposte prive di didascalie in modo da riservare al visitatore il piacere di emozionarsi di fronte al messaggio artistico. Nella sala posta all’inizio del percorso ed identificata come “Sala Zero” si trova esposta una mappa con riferimenti dettagliati di tutte le opere presentate in questa mostra.

Sono proprio le  sculture di Tatiana Trouvé che aprono il  percorso espositivo. Realizzate nel 2017, ci rimandano a forme di capanne e, come lei stessa precisa,  incorporano mappe di migrazioni antiche e odierne. Sulle pareti di rimando ed in dialogo con queste s’incontrano le opere dipinte su seta di Katharina Grosse che testimoniano la sua indiscussa capacità di moltiplicare gli spazi architettonici come nel caso dell’opera esposta nella cordonata medicea.

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Per l’occasione l’artista, aggirandosi nel giardino dell’Accademia, ha rinvenuto e utilizzato alcuni tronchi di uno dei grandi pini che Ingres fece piantare 150 anni fa nel parco di Villa Medici oggi cadente e abbatturo perchè fonte di pericolo. Le inconfondibili invenzioni di colore, Katharina Grosse hanno offerto nuova vita alla storia dell’albero  riconfigurandone il contesto di bellezza estetica e portando, “ una porzione di giardino all’interno della Villa, ”come affermato in conferenza stampa “con la temporanea dislocazione dell’elemento naturale. La  scalinata sotto il soffitto a cupola diventa così la nuova dimora di quest’albero secolare, i cui rami s’inclinano su un ampio drappeggio, ricoprendo i gradini. La sensazione è quella di trovarsi in un sensuale corpo a corpo tra le linee dell’albero e i colori della pittura che l’artista ha creato in situ”. “E’ un’opera che parla al cuore e alla mente”, nelle parole dell’artista stessa.IMG_20180131_121156Scultura di Tatiana Trouvè ispirata a motivi decorativi africani presenti nella meoria dell’artista fin dal suo lungo soggiorno in questo continente. In secondo piano s’intravede Muriel Mayette-Holtz , Direttrice dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici

Le opere di  Tatiana Trouvé concludono il percorso espositivo.  Si tratta di sculture le cui aste metalliche sono testimoni di civiltà d’altri continenti  e, nello stesso tempo,  riprendendo le tracce di un percorso di transumanze e migrazioni le cui vicende sono quotidianamente sotto i nostri occhi,  offrono alla scultura  con la sua assenza di colore un più tragico risalto .

Roma – Accademia di Francia – Villa Medici – Viale Trinità dei Monti, n.1 fino al 29 aprile 2018. Maggiori informazioni tel. 08.67611- sito web www.villamedici.it

“Residenze d’Artista BoCsArt. Cosenza 2015/2016″ – Scommettere sulla cultura per una nuova prospettiva nella vita della città.

Donatello Urbani-Foto in evidenza: Sabrina Consolini, nel testo: courtesy Wikipedia, enciclopedia web.

L’occasione ha coinciso con la presentazione del catalogo “Residenze d’Artista BoCs Art. Cosenza 2015/2016”, a cura del Prof. Alberto Dambruoso e Annalisa Ferraro,  storica dell’arte, pubblicato da Manfredi Edizioni. Il volume racconta la nascita, la concretizzazione e la crescita delle Residenze d’Artista BoCs Art, progetto innovativo e ambizioso fortemente voluto dal Comune di Cosenza, portato avanti con impegno e dedizione da I Martedì Critici, che ha incontrato la passione, l’entusiasmo e la professionalità di oltre 330 artisti di cui 30 stranieri

Box_art_Cosenza_centro_storico Box Art del centro storico di Cosenza. Costruzioni prefabbricate in legno, la grande vetrata a piano terra ospita l’atelier dell’artista offrendo in diretta alle persone la possibilità di assistere alla realizzazione delle opere.

La pubblica amministrazione della  città di Cosenza è stata costretta a mettere in campo iniziative capaci di offrire in maniera valida e convincente un’alternativa all’abbandono delle abitazioni dell’antico centro storico  verso altre città o nei vicini centri urbani di Rende e Castrolibero, per evitare il definitivo decadimento di fabbricati testimoni, nei tempi passati, della vita e della storia  della comunità. E’ nato così un lungimirante progetto rivolto a far rivivere con la cultura una parte importante del tessuto urbano grazie alla creazione di residenze d’artista da realizzare anche con una sovvenzione di oltre tre milioni di euro da parte della Comunità Europea. Le parole della Dott.ssa Annalisa Ferraro, nel presentarci cosa è stato realizzato, affermano che: “Questo catalogo documenta le prime dieci sessioni di residenza, svoltesi tra luglio 2015 e ottobre 2016, e in 264 pagine raccoglie le testimonianze dei 220 artisti che, durante la prima edizione del progetto, hanno visitato, conosciuto e vissuto Cosenza, trovando in essa materiale e ispirazione per proseguire la propria ricerca. Progetti, opere e allestimenti, il volume è il racconto dettagliato ed intenso dei lavori realizzati dagli artisti durante il soggiorno a Cosenza, donati alla città ed entrati a far parte della collezione del BoCs Art Museum, uno spazio espositivo interamente dedicato al progetto di Residenze, testimonianza della produzione artistica e delle modalità tecnico-espressive degli anni d’oggi”.

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Cosenza: Vico Padolisi                                                                                                                                           Cosenza: Corso Telesio

Già da vari anni la città di Cosenza ha legato le fortune, non solo economiche, dei suoi cittadini alla cultura e al turismo in tutte le sue varietà che partendo da quello culturale e passando per quello enogastronomico arrivano a quello naturalistico e religioso. Un ruolo importante è svolto da questo BoCsArt Museum che si aggiunge al sistema museale cittadino, già presente e funzionante e che, per comune definizione, identifica Cosenza come “Atene della Calabria” in riferimento alla tradizione culturale acquisita tra XV e XVI secolo.

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Cosenza: Museo all’aperto nel centro storico                        Cosenza: Corso Mazzini. “Testa di Cariatide” di Amedeo Modigliani

Questa nuova istituzione culturale  non si concentra solo nei bellissimi quattro musei storici: Galleria Nazionale con la venerata icona della Madonna del Pilerio, protettrice della città; Museo Diocesano con la Stauroteca,  (croce reliquario), donata da Federico II^ di Svevia; Museo dei Bretti e degli Enotri; Museo del Fumetto, unico nel Sud Italia e l’istituendo Museo di Alarico già finanziato nel 2013; ma coinvolge l’intero centro cittadino dove nell’isola pedonale di Corso Mazzini è stato allestito il “Museo all’Aperto Bilotti e della Città” che espone opere d’arte, murales e sculture, realizzate da grandi artisti.

Roma- La presentazione del catalogo é avvenuta in Via Benedetto Musolino, 7 (Orti di Trastevere), Roma – Centro Conferenze Sala da Feltre un centro polifunzionale di particolare interesse per la sua funzionalità e raffinata eleganza, affidato alla  gestione della dott.ssa Sabrina Consolini, storica dell’arte, per l’Organizzazione di Eventi e Relazioni Esterne. Per maggiori informazioni ed acquisto del catalogo: info@martedicritici.it

Divine Creature – Il più importante e prestigioso museo al mondo apre le sue porte ai disabili con una mostra.

Testo e foto di Donatello Urbani

Ancor oggi per molte persone i disabili occupano l’ultimo gradino nella nostra società; di rimando i Musei Vaticani, da oggi e fino al  3 marzo, riserva loro un prestigioso spazio all’interno della sua reception dove è possibile visitare gratuitamente una mostra fotografica che presenta dieci fra i maggiori capolavori dell’arte pittorica di tutti i tempi dove i protagonisti hanno assunto i volti di disabili e di loro familiari. In questa operazione, affrontata dal fotografo Leonardo Baldini su un’idea di Adamo Antonacci – Stranemani International – con tutti i crismi richiesti dalla realizzazione di un’opera d’arte, sono state coinvolte oltre 45 persone affiancate da circa 20 tecnici tra truccatori, costumisti scenografi, direttori delle luci e della fotografia.

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Back-stage per “Angiolino Musicante” – Rosso Fiorentino 1521                                                                     Pietro Lastrucci – Angelo

La mostra dopo una prima esposizione al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, approda ora ai Musei Vaticani e si propone con “dieci lavori fotografici che ricreano altrettanti capolavori di arte sacra. Le opere rivisitate spaziano dal Rinascimento all’inizio del Novecento e creano un percorso iconografico intorno alle principali tappe della vita di Gesù, dall’Annunciazione fino alla Resurrezione.

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Back-stage “Annunciata di Palermo” -Antonello da Messina 1470                            Sara Cianca- Madonna- Foto Courtesy Musei Vaticani

Gli “attori” coinvolti per dare volto, corpo ed espressione ai personaggi del racconto sacro, sono uomini, donne, ragazzi e bambini portatori di disabilità, insieme ai loro familiari”, come scrivono i curatori. I capolavori dai quali è nata la rassegna in una sorta di ‘passeggiata mistica’ sono: l’Annunciata di Palermo  -Antonello da Messina (1476), l’Annunciazione – Caravaggio (1609), l’Adorazione del bambino –  Gherardo delle Notti (1620), l’Angiolino musicante - Rosso Fiorentino (1521), Il bacio di Giuda -  Giuseppe Montanari (1918), l’Ecce Homo - Lodovico Cardi detto il Cigoli (1607), Cristo e il Cireneo - Tiziano (1560 circa), il Lamento sul Cristo morto - Mantegna (1475-80), il Trasporto di Cristo al sepolcro - Antonio Ciseri (1870) e la Cena in Emmaus - Caravaggio (1606).

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Paolo Pagni – Giuda; Gabriele Cappelli – Gesù                           Giuseppe Montanari “Bacio di Giuda”- 1918- opera esposta in originale

Il percorso espositivo oltre le grandi opere d’ate ispiratrici ed i dieci originali fotografici, espone alcuni oggetti e suppellettili di scena che hanno avuto un ruolo di primo piano nonchè foto del backstage allo scopo di mostrare la qualità e la complessità del lavoro dei ragazzi e dei tanti specialisti coinvolti nella realizzazione dei set e del processo di postproduzione.

La mostra è accompagnata dal catalogo italiano/inglese (Edizioni Mandragora, Firenze), con testi di Adamo Antonacci, Leonardo Baldini, Micol, curatrice, Forti, Barbara Jatta, direttrice Musei Vaticani, Andrea Mannucci, Antonio Natali, Mons. Timothy Verdon, direttore Museo Opera del Duomo di Firenze, ricco d’immagini a colori pag. 82 costo €.15

Roma – Musei Vaticani – Viale Vaticano fino al 3 marzo 2018 con ingresso gratuito il visitatore, tuttavia, è tenuto al rispetto della fila d’accesso ai Musei e al consueto controllo di sicurezza.

Fuori Tutto – La mostra delle mostre – L’Istituto di Cultura Giapponese a Roma presenta in una mostra il meglio delle attività pregresse promosse a partire dalla sua fondazione.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Letto così di “primo acchitto (impatto)” potrebbe benissimo essere scambiato per un messaggio promozionale  di un centro commerciale; invece è un interessante rassegna che testimonia le migliori e più attraenti iniziative intraprese nella nostra città da uno dei più dinamici Istituti di Cultura stranieri in Italia nel rappresentare la loro cultura nazionale: quello giapponese. Sorse, in contemporanea a molti altri, nel 1962 quando, su iniziativa dello stato italiano, furono concessi  dal Comune di Roma ai diversi stati che avevano partecipato nel 1911 all’Expo voluto per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario di fondazione del Regno d’Italia, alcuni appezzamenti di terreno in prossimità della Galleria d’Arte Moderna a Valle Giulia, con il preciso scopo d’istituire dei Centri rappresentativi delle varie culture nazionali. Le molte rassegne che hanno caratterizzato l’attività dell’Istituto di Cultura Giapponese a Roma, programmate insieme ad altre ad integrazione di corsi di lingua, di cucina, di giardinaggio ecc. fino alle rassegne teatrali e cinematografiche, hanno ricalcato questa caratteristica e, una volta terminate, parte dei materiali sono rientrati nei luoghi di provenienza ed altrettanti sono rimasti a Roma e  riposti in vari depositi. Dopo tanti anni era giunto il momento di renderli nuovamente attuali e riproporli in una rassegna che può essere definta “la mostra delle mostre” interamente dedicata a loro secondo la formula commerciale, tanto di moda: “out let” o “fuori tutto”. Il percorso espositivo è stato suddiviso in nove diverse sezioni, tante quante furono le principali tematiche trattate nelle varie mostre. Ciascuna sezione, nelle parole della curatrice Maria Cristina Gasperini: “…… da luce ad opere o pannelli che diacronicamente raccontano i trend dello scambio culturale e istituzionale italo giapponese degli ultimi cinquant’anni .

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Aquiloni                                                                                                                                                                       Trottole

Calligrafia, buddismo, giardini, festival, siti riconosciuti patrimonio UNESCO, aquiloni e trottole, le lampade originali di Isamu Noguchi e le foto della leggendaria missione Iwakura” dal nome dell’ambasciatore Tomomi Iwakura, capo delegazione,  che segnò nel 1871 l’inizio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone , sono una affascinante occasione per riflettere sui temi eterni presenti nelle culture locali. Un reperto di notevole importanza è rappresentato dal rarissimo Hyakumanto, presunto originale, risalente dai primi accertamenti all’VIII secolo. E’ una di un milione di pagode lignee in miniatura contenenti testo sacro dharani, considerato il più antico stampato al mondo.

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Hyakumanto. Un milione di pagode                                                                                                                   Bambole

Come scrivono i curatori: “I primi esempi di testi stampati in Giappone sono l’enorme numero d’invocazioni dharani che furono, secondo le antiche cronache Shoku nihongi, realizzati tra il 774 e il 770 e poste all’interno di mini pagode lignee spesso recanti la stessa data. Il testo dharani contenuto all’nterno non venne riprodotto per la distribuzione o lettura, quanto per rituale riproduzione di testi. Tratto dal suitra conosciuto in giapponese come Muku joko dai daranikjo, tradotto in cinese dal monaco tocario Mitrasanta nel 704.  Il sutra si fonda sui benefici derivanti dalla riproduzione del testo dharani e l’inserimento nelle pagode. Su commissione dell’imperatrice Shotoku, le pagode vennero distribuite nei dieci maggiori templi del Giappone.” Di diverso sapore ma certamente di non minor fascino e importanza sono i vari aquiloni presenti in questa rassegna  e provenienti dalle varie regioni geografiche e che tutt’ora testimoniano come malgrado il notevole sviluppo dei giochi elettronici, siano ancora uno dei passatempi preferiti sia dalle persone adulte che dai ragazzi giapponesi. Una vera attrattiva che completa l’interessante percorso è rappresentato dalle bambole, vere opere d’arte tanto nella raffigurazione del personaggio quanto nella realizzazione dei costumi, alla stregua di quanto da noi rappresentano i vari personaggi del presepe. Proprio le bambole sono le protagoniste di una festa che da loro prende il nome “Hinamatsuri”  e che ricorre ogni anno nel giorno  del 3 marzo. In questa ricorrenza annuale si prega per la felicità e la crescita sana delle ragazze. In questo giorno, le famiglie mettono in mostra le bambole vestite con l’abbigliamento tradizionale della corte (hinaningyo) insieme a boccioli di pesca e a delizie come il sakè bianco (shirozake) con dolci di riso a forma di diamante (hishimochi) e palline di riso essicate ((hinaarare).

Roma-  Istituto Giapponese di Cultura – Via Gramsci,74 – Fino al 24 marzo 2018 con ingresso gratuito ed  orario: lunedi/venerdi dalle 9,00 alle 12,30 e dalle 13,30 alle 18,30 mercoledi fino alle 17,30, sabato 9,30/13,00 . Visite guidate alla mostra gratuite con obbligo di prenotazione nei giorni di giovedi 1 febbraio 2018, ore 11,30 – martedi 13 febbraio 2018, ore 17,30 – giovedi 1 marzo 2018, ore 17,30 – martedi 13 marzo 2018, ore 11,30. Informazioni e prenotazioni: telefono 06.3224754; –  e. mail: gruppi e scuole: gruppi@jfroma.it – sito web www.jfroma.it

Il Bambino Eterno – La disabilità in mostra nel Complesso Valdina – Camera dei Deputati.

Testo e foto di Donatello Urbani

Una location prestigiosa quella di Piazza Campo Marzio a Roma per una mostra che espone opere di disabili curata e presentata dalla Onlus “Noi come voi”  di Galliate (Novara). Il complesso di Vicolo Valdina fa parte integrante della Camera dei Deputati , quindi non facilmente accessibile ai comuni cittadini, obbligati al rispetto delle rigide regole di sicurezza imposte alla protezione d’istituzioni d’importanza vitale per la nazione.

IMG_20180117_170443Cristo Patocratore raffigurato nel catino absidale della chiesa dedicata a Sant’Anselmo già facente parte del Convento in Campo Marzio delle Monache Benedettine giunte dall’oriente a Roma a seguito della campagna iconoclasta promossa dall’imperatore bizantino Leone III^ Isaurico

Comunque la rassegna merita tutta la nostra ammirazione e perdere di visitarla è veramente un peccato mortale sia per l’interesse artistico delle opere esposte, che per i temi affrontati, proposti tutti  all’attenzione dei visitatori senza remore, reticenze, isterismi o peggio ancora ispirati alla pietà e alla commiserazione. Significativo, in proposito,  è stato il saluto rivolto ai partecipanti all’inaugurazione dall’On.le Giovanni Falcone: “In queste opere emerge il vero sentire umano, non ultima la misericordia così come ce la presenta il nostro vivere cristiano oppure  il sentire laico e civile”. Di non minor importanza le parole della Presidente di “Noi come Voi”, Benedetta Sereno Clerici: “ Abbiamo dato voce, amplificandola con l’arte, a quanti  sono stati negati gli spazi per farsi sentire e porsi all’attenzione di tanti indifferenti, avvalendoci di tutte le opportunità presenti nella nostra società, come con i corsi d’arte, seguiti e curati da veri artisti, in forma del tutto  volontaria tanto in questa occasione come per tutte le altre nostre iniziative”.

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Albero della vita                                                                                                                                        Girotondo

Il percorso espositivo si articola in due sale, incluso il bellissimo refettorio dell’ex convento delle suore benedettine, dove sono accolte oltre venti opere che rispecchiano tutte un’unica caratteristica:  sono state realizzate a quattro o più mani e senza pressioni esterne. Ciascun artista ha svolto autonomamente un preciso e ben determinato compito, dalla impostazione del soggetto, al disegno preparatorio, alla scelta dei colori: – olio, tempera, acrilico ecc-, fino alla loro stesura sulla tela. Una tecnica questa molto usata anche da grandi artisti nella realizzazione di opere, specie di dimensioni ragguardevoli quali i grandi affreschi, senza per questo sminuirne l’interesse ed il valore artistico.  Proprio questi offrono uno spunto quanto mai interessante offrendoci un “meticciato” di tecniche che rendono queste opere uniche e singolari. Altrettanto interessanti sono i soggetti raffigurati che certamente hanno incontrato il favore di tutti i partecipanti alla realizzazione dell’opera.

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Ballerina                                                                                                                                                Bella la Vita

Tutte sono un inno alla vita sia quando raffigurano “L’albero della vita”, oppure un  “Sole” dal colore rosso vivo che illumina giornate radiose e piene di luce, per giungere alla “Ballerina”, una vera esaltazione, forse ambita da chi ne è privato, a muoversi in libertà in tutte le movenze possibili. Sono opere queste  che si rispecchiano a tutto tondo nelle parole della Presidente Benedetta Sereno Clerici e che vogliono: “…..recuperare la spontaneità, la creatività, la fantasia per equilibrare un mondo adulto spesso svuotato dei suoi contenuti…..Tornare bambini significa nutrire il proprio Bambino interiore, recuperare lo sguardo infantile, lo sguardo incantato. Il bambino è l’apertura nei confronti del mondo e nei confronti degli altri, è la spinta verso la vita e verso lo spirito”.

Roma – Complesso di Vicolo Valdina – Piazza Campo Marzio, 42 fino al 26 gennaio 2018 con ingresso gratuito (per le autorizzazioni alla visita consultare il sito della Camera dei Deputati) –  orario dalle ore 10,00 alle 18,00 dal  lunedi al venerdi.