Le maschere arcaiche della Basilicata in mostra alla Casina delle Civette.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani Miti e storie legate ai territori lucani e alle loro tradizioni rivisitate e raccontate dalle maschere protagoniste della storia e delle cronache di vita, dal culto dei defunti al carnevale, fra natura impervia e antichi borghi accoglienti. Tra gli oltre centotrenta comuni del territorio materano, otto hanno scelto di aprire le loro porte ai visitatori della Casina delle Civette di Villa Torlonia: Aliano, Teana, Satriano, Tricarico, Cirigliano, San Mauro, Lavello, Montescaglioso per raccontarci di loro in questa mostra dal titolo “ Le maschere arcaiche della Basilicata” che l’artista Nicola Toce, valente scultore originario di Aliano, ha fatto rivivere in una nuova veste drappeggiata d’arte.

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“In una maschera vive realmente un personaggio tra vicende e storie vere che si dipanano in un arco storico di centinaia di anni”, sono le parole dello stesso artista, “che in questa operazione ho voluto far rivivere in questa occasione”. La Mostra si propone di far conoscere l’universo artistico lucano attraverso 38 opere tra maschere e sculture realizzate dall’artista Nicola Toce. Tra volti antropomorfi, animali fantastici, creature magiche,travestimenti, spiriti e abitatori delle argille, filo conduttore dell’esposizione sono le narrazioni che le maschere – realizzate con antiche tecniche di lavorazione e decorazione della cartapesta – sussurreranno ai visitatori, trasportandoli in un’altra dimensione, accogliente e spaesante, propria della Basilicata antica e contemporanea.

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Assuglie (Cucevucc’) – Cucibocca                                                                                                                 I campanacci di San Mauro Forte

Come scrive la curatrice Francesca Romana Uccella, nel bel catalogo edito da De Luca Editori d’Arte, indispensabile strumento per un’attenta lettura di tutte le opere esposte: “Le opere esposte raccontano di luoghi e suggestioni da percorrere per scoprire legami che non si fermano alla bellezza della Basilicata, ma che affondano le radici nella sua arte, nell’unicità di un territorio che rispecchia una cultura che sa rinnovarsi nelle sue tradizioni. Il percorso espositivo, sala dopo sala, è studiato per fruire al meglio di ogni opera, lasciando che ognuna di esse susciti curiosità e crei un contatto con le tuonanti maschere alianesi, con l’orso di Teana che si nasconde nei suoi boschi, con il domino di Lavello che, forte della sua doppia natura, conduce l’anno verso la Quaresima, con la “foresta che cammina” nelle strade di Satriano, con i coloratissimi nastri e con i veli neri delle figure bovine di Tricarico, con le personificazioni dei mesi di Cirigliano, accompagnati tutti dai rumorosi campanacci di San Mauro Forte che neanche i temibili Cucibocca di Montescaglioso riescono a tacitare, precedendo di qualche settimana le celebrazioni del Carnevale.”

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Ai visitatori di questa rassegna, l’Agenzia di Promozione territoriale della Basilicata nell’intento di far conoscer ai visitatori di questa rassegna ed immergerli nei paesaggi rupestri, calanchi, fitti boschi immersi nell’alea di riti e miti ancestrali, fino alle città d’arte e ai borghi antichi, di cui Matera è Capitale europea della cultura 2019, offre gratuitamente una guida turistico/culturale sui “Miti e Riti di Basilicata – il carnevale e le feste della Natura nella tradizione Regionale”, come recita il titolo. L’intento primario, oltre a stimolare la curiosità e spingere i visitatori a compiere un’escursione in questi luoghi, è quello di far conoscere patrimonio culturale poco noto al grande pubblico nella sua espressione materiale, ma soprattutto in quella immateriale, portatrice di conoscenze e sentimenti che, partendo da tradizioni più o meno lontane nel tempo, si mostrano nella loro continua evoluzione. 20190208_18162520190208_181612

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Ricchiemuzz’                                                                                                                                            A Paroccue

In questa operazione di grande interesse culturale sono stati organizzati vari eventi e visite guidate tutti presentati dalla direttrice del museo della Casina delle Civette, Maria Grazia Massafra. Gli eventi previsti sono: – Dal 19 febbraio al 28 aprile “Laboratorio di oggetti in cartapesta ispirati dalle maschere ‘ghignanti’ di Nicola Toce”. Durante la visita i bambini svolgeranno nelle sale della Casina un laboratorio in cui realizzeranno in cartapesta elementi naturalistici e zoomorfi ispirati al bestiario fantastico delle maschere di Nicola Toce e della decorazione del museo. Destinatari: Scuola dell’infanzia, Scuola primaria, Scuola secondaria I grado. Durata 120 minuti. Informazioni e prenotazioni: 060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00. – Visite guidate: “Le maschere ‘ghignanti’ di Nicola Toce: tra tradizione e innovazione” a cura di Francesca Romana Uccella e Nicola Toce. Domenica 17 febbraio; domenica 24 febbraio; domenica 3 marzo; domenica 17 marzo; domenica 31 marzo; domenica 7 aprile; domenica 21 aprile; ore 11.30. Iniziativa gratuita ma è comunque necessario essere in possesso del biglietto del museo. – Venerdì 8 marzo ore 16.00: conferenza a cura di Maria Grazia Massafra e Nicola Toce “Viaggio nella dimensione del mostruoso e del fantastico attraverso la Casina delle Civette guidati dalle maschere “ghignanti” di Nicola Toce”. Incontro gratuito con prenotazione obbligatoria (max 30 persone) allo 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00). Iniziativa gratuita ma è comunque necessario essere in possesso del biglietto del museo. Per informazioni cell. 349/6413826. Roma – Museo della Casina delle Civette .- Via Nomentana, 70 fino al 28 aprile 2019 dal martedi alla domenica dalle ore 9,00 alle 19,00. Biglietto d’ingresso intero €.6,00 ridotto €.5,00.Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale biglietto intero €.5,00, ridotto €.4,00 e gratuito, nella prima domenica del mese. Informazioni tel.060608 sito www.museivillatorlonia,it – oppure www.museiincomune.it – e www.basilicataturistica.it anche per tutti i servizi turistici

Roma – “LA CAPPELLA SISTINA VENTI ANNI DOPO” Nuovo respiro e nuova luce per il luogo di culto più famoso al mondo.

Donatello Urbani – Foto © Musei Vaticani

Gli anniversari significativi degni di essere ricordati per la Cappella Sistina ed, in particolare, per il ciclo pittorico michelangiolesco, sono vari e tutti di notevole importanza quali la nuova fruibilità dopo il memorabile restauro realizzato fra il 1980 e il 1994.

Fig. 4                                             Roma: Stato Città del Vaticano- La Cappella Sistina dopo il restauro del 1994-

Scriveva in proposito il Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:  “Come dimenticare le furibonde polemiche che accompagnarono quella grande impresa? Oggi nessuno più avanza dubbi, tutti riconoscono che si è trattato di un intervento scientificamente esemplare e tecnicamente impeccabile, probabilmente il più importante e il più felice del XX secolo. Così vanno le cose in questo mondo. Prima montano contestazioni, perplessità e dissensi, poi il tempo che è galantuomo ristabilisce la verità.

Fig. 11                                                                                          Cappella Sistina – “Giudizio universale”

Dall’ottobre 2014, ecco un’altra data destinata ad essere ricordata. La Cappella Sistina ha “nuovo respiro e nuova luce” con i nuovi impianti di climatizzazione e di illuminazione nella “cappella magna” della Chiesa Cattolica.“ I due interventi realizzati da aziende leader nei rispettivi settori: la multinazionale americana Carrier e la Osram, sono stati offerti alla Santa Sede a titolo di pura liberalità ed hanno richiesto tre anni di paziente e minuzioso lavoro.

Fig. 22Roma: Stato Città del Vaticano- Cappella Sistina- Domenico Ghirlandaio: “La Vocazione (chiamata) degli Apostoli”.  Il giovane con la ghirlanda di fiori in testa sul lato sinistro, in alto, è l’artista autoritrattosi. Un modo originale di firmare la propria opera d’arte.

Scriveva in quell’occasione il Direttore Antonio  Paolucci: “La pressione antropica alla quale è sottoposta la Cappella Sistina (quasi 8 milioni di visitatori all’anno con punte di oltre ventimila al giorno in certi periodi di particolare affluenza) richiedeva un intervento radicale che garantisse il ricambio d’aria, l’abbattimento delle polveri e degli inquinanti, il controllo della temperatura e della umidità, l’anidride carbonica tenuta a livelli accettabili. Il rischio altrimenti era quello di attivare un mix di umidità, d’inquinanti, di anidride carbonica che poteva essere, nei tempi lunghi, una deriva pericolosa per la corretta conservazione delle pitture murali, quei 2500 metri quadrati che fanno l’antologia artistica più importante del Rinascimento italiano. L’impianto che era stato messo in opera nel ’94 tarato per un afflusso che era circa un terzo di quello attuale, risultava ormai inadeguato e inefficiente. Occorreva sostituirlo con uno di nuova progettazione e di ultimissima generazione. È quello che abbiamo fatto”.

Fig. 5                                                         Pietro Vannucci: detto Perugino – La consegna delle chiavi

La nuova illuminazione ha la caratteristica di essere leggera e allo stesso tempo totale, non invasiva, rispettosa della complessa realtà iconografica, stilistica e storica della Sistina con il primario intento di porre in giusto rilievo e rendere comprensibile in ogni dettaglio quell’immane catechismo figurato che tre papi (Sisto IV, Giulio II e Paolo III) vollero che fosse rappresentato sulle pareti e sulla volta di quella che è da sempre per tutti la “cappella del mondo” per antonomasia. Il nuovo impianto offre un’innovativa soluzione grazie a ben 7.000 led che consentono di ammirare le straordinarie opere d’arte della Cappella come mai prima d’ora. Il sistema installato offre prestazioni d’illuminazione elevate proteggendo al contempo le opere d’arte. Inoltre esso permette emissione di gas serra quasi nulli grazie ad un impianto di energie rinnovabili riducendone il consumo fino al 90% rispetto all’impianto precedente e  meritando, per questo, un finanziamento dall’Unione Europea, istituzione sensibile alle problematiche di risparmio energetico ed al contenimento dell’inquinamento atmosferico. Al progetto hanno partecipato l’Università Pannonia in Ungheria, l’Institut de Recerca en Energia de Catalunya in Spagna e lo Studio di Lighting design Fabertechnica in Italia. Fig. 9                                                                             Cappella Sistina Volta: Sibilla Delfica

La soluzione di illuminazione led realizzata ad hoc per la Cappella Sistina non sottopone le opere d’arte a stress derivanti da gradienti termici (riscaldamento) né all’effetto indesiderato delle radiazioni ultraviolette e infrarosse.

Fig. 14                   Cappella Sistina ‘Giudizio Universale’, particolare, dopo l’installazione del nuovo impianto di illuminazione

Tutto questo è stato interpretato magistralmente nel titolo scelto dalla Direzione dei Musei Vaticani per identificare l’operazione “Nuova Luce” anche se non esaurisce completamente lo stesso. Allo spettatore che visita oggi la Cappella Sistina, dopo questi interventi, si presentano tre diverse scene. Una prima di ordinaria visione rivolta alla tutela dell’intero complesso; una seconda, definita museale, che presenta l’intero ciclo pittorico con la nuova illuminazione ed una terza, di gala, riservata ai grandi eventi ed alle varie funzioni religiose, dove l’intero apparato di illuminazione offre il meglio di se per porre nel giusto risalto gli eventi e funzioni religiose che vi si celebrano anche con la presenza del Santo Padre.

Fig. 10                                                                            Cappella Sistina – Volta: “Profeta Isaia”

Di non minore importanza al fine della tutela e della conservazione delle preziose opere d’arte è il nuovo impianto di areazione della Cappella Sistina che adatta la temperatura, l’umidità, presenza di polveri ed intensità di luce dell’ambiente in relazione alla presenza di persone che, attraverso apparati sofisticati e particolari telecamere, vengono costantemente rilevati sia nel numero  che in intensità.

EKTA SCANSIONATA DA TRECCANI (ISTITUTO ENCICLOPEDIA ITALIANA)                                                                        Cappella Sistina – Volta: “La creazione di Adamo”

I nuovi interventi di illuminazione e climatizzazione saranno accompagnati a breve da altro di non minor validità ai fini di una buona fruibilità dell’intero complesso. Saranno forniti ad ogni visitatore dei Musei Vaticani degli occhiali che permetteranno la visione in tre dimensioni dell’intera Cappella Sistina, in modo da prepararlo ad una corretta visione ed altrettanto corretta lettura di tutte le opere d’arte sia da un punto di vista artistico che da quello della valenza religiosa. Operazione questa di grande importanza che vede arte e fede religiosa indirizzate verso un comune obbiettivo, troppo spesso misconosciuto, quello di avvicinare l’uomo verso fini superiori  e di dimensioni maggiori alle comuni vicende umane.

Ercolano – Presentato il programma delle iniziative per il 2019

Redazione – Foto cu0rtesy Parco Archerlogico di Ercolano

E’ stato presentato nella mattinata del 15 gennaio il Programma 2019 del Parco Archeologico di Ercolano, a cura del direttore del Parco Francesco Sirano che ha esposto ogni punto degli eventi che verranno organizzati per aree tematiche. “Dicembre, afferma il direttore Sirano, è stato il mese a me forse più caro dei precedenti trascorsi perché ho potuto vedere realizzato il sogno di far vivere i luoghi che frequentiamo, poter rendere accessibile e fruibile l’Antiquarium lo ritengo davvero un traguardo che mi sprona ad andare avanti senza sosta alcuna.L’aver collocato in questo spazio gli ori, mai esposti in una tale completezza, ha coronato un sogno che avevo nel cassetto. Inoltre il Programma 2019 rende stabili alcune aperture come quella del teatro, presenta una rassegna estiva più strutturata e ricca dell’anno passato, accoglie cittadini e appassionati per cicli di conferenze e una summer school che apre il Parco alle mostre diffuse sul territorio, nel proseguo della strategia di collaborazione con gli enti territoriali, ma anche con le scuole, le associazioni, le istituzioni nazionali e internazionali perché tutti possano godere della crescita di questo sito UNESCO che deve diventare comune e condivisa”.

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A conclusione dell’esperienza Maiuri Pop up, il Parco Archeologico di Ercolano ha infatti proposto un approfondimento sull’esperienza del 2018, che ha visto la commistione di codici di comunicazione diversi e la loro utilizzazione in iniziative di coinvolgimento del territorio, per far emergere le ‘best practices’, come eredità per il 2019.

Maiuri Pop Up: idea di progetto e realizzazione intesa come dialogo tra passato e presente. Il Parco Archeologico Ercolano, in collaborazione con il team dell’Herculaneum Conservation Project, ha programmato una serie di iniziative, in occasione del 90° anniversario dell’inizio degli Scavi Nuovi, inaugurati ufficialmente il 16 maggio 1927 sotto la direzione dell’archeologo Amedeo Maiuri. L’anniversario ha costituito un’occasione che non è stata esclusivamente celebrativa ma di riflessione e di ispirazione sulle attività di scavo e restauro e sulle scelte di comunicazione adottate da Maiuri ad Ercolano.

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L’aspetto che ancora oggi appare innovativo e di notevole impatto agli occhi dei visitatori riguarda le scelte che Amedeo Maiuri realizzò nell’allestimento delle case e delle botteghe della città antica, riuscendo a comunicare con immediatezza il modo di vivere e le attività degli abitanti del 79 d. C. Le 3 finestre della mostra:

Shopping: progetto d’integrazione visiva della bottega del Plumbarius nell’intento di ricostruire con elementi moderni le geometrie che componevano gli arredi e le strutture di questo spazio. L’allestimento, ispirato a quello realizzato da Maiuri;

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Scavare: sorto dall’idea di raffigurare, mediante un percorso luminoso e suggestivo, la figura dell’archeologo Amedeo Maiuri. Due i luoghi esemplificativi della “città museo”dove rivivere la quotidianità dell’Ercolano romana voluta da Maiuri, leitmotiv di tutto il percorso Maiuri Pop Up. Il Panificio di Sextus Patulcius Felix (cardo V) dove, nell’ambiente di ingresso, oltre alle macine in pietra lavica, ancora in sito, Maiuri espose due teche con il grano carbonizzato rinvenuto sul posto, e, nell’ambiente di servizio, una serie di teglie di bronzo.Nella bottega del Gemmarius (cardo V), la cosiddetta “stanza della tessitrice” dove Maiuri espose, accanto a diversi elementi di arredo, la riproduzione di un telaio.

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Expanded Interiors  è un’integrazione visiva della bottega del Plumbarius dove sono state ricostruite con elementi moderni le geometrie che componevano gli arredi e le strutture di questo spazio. Qui sono esposte copie degli oggetti da mettere in mostra sul bancone della bottega e di altri elementi legati alle attività di laboratorio del fabbro (e.g. lingotti di piombo); il posizionamento di oggetti originali non a rischio conservativo (e.g. pesi in pietra, anfore); il posizionamento di pannellature e elementi sagomati per riproporre gli spazi originali.

SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano. – La prima grande mostra del Parco Archeologico di Ercolano Antiquarium del Parco dal 20 dicembre 2018 al 30 settembre 2019.

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Una collezione di circa 200 reperti, tra cui più di 100 monili e preziosi, unica per quantità e valore dei pezzi in mostra, viene presentata al pubblico sul luogo stesso del ritrovamento; oggetti appartenuti agli antichi ercolanesi, alcuni ritrovati con gli abitanti nel tentativo di porli in salvo dalla imminente catastrofe dell’eruzione, altri ritrovati nelle dimore dell’antica città. Sono esposti manufatti di uso personale provenienti da contesti in cui il lusso diventa uno dei segni per manifestare il proprio ruolo sociale. Ambientazioni ideali domestiche e botteghe, oggetti dall’Antica Spiaggia carichi di valori simbolici e (non solo) di tipo economico, significativamente portati con sé dai rifugiati che attesero invano salvezza dal mare, restituiscono uno spaccato di vita con un taglio ben preciso che predilige ed esalta quest’aspetto della società ercolanese in tutte le sue sfaccettature. I temi dunque della ricchezza, del valore economico sociale e della bellezza rappresenteranno i contenuti del percorso espositivo che vuole dimostrare come Ercolano non era solo una cittadina di “vacanze” frequentata anche dalle classi dirigenti romane, come spesso si dice, ma un piccolo centro economico con standard di qualità abitativa alti garantiti dalla classe dei liberti che qui portavano avanti vivaci attività di tipo produttivo, commerciale e finanziario. La mostra trova la sua dimora nell’Antiquarium del Parco Archeologico per la prima volta aperto al pubblico al termine di lavori di adeguamento, con particolare riferimento alla sicurezza dei reperti e alle condizioni ambientali, per la gran parte imposti dai tanti anni trascorsi dall’oramai lontana data di collaudo di questo edificio nel 1978.

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La mostra sarà accessibile al pubblico dal 20 dicembre 2018 e terminerà il 30 settembre 2019. I flussi di accesso alla Mostra saranno gestiti in maniera da garantire il migliore godimento dell’esperienza. In occasione del lancio e per favorire la più ampia partecipazione per la durata dell’orario invernale il biglietto di accesso comprensivo della vista al Parco e alla mostra resterà invariato al prezzo di 11 Euro, con riduzioni e gratuità di legge. Il costo del biglietto di accesso alla Mostra e al Parco Archeologico rimarrà invariato per tutta la durata dell’orario invernale, e subirà un piccolo ritocco a partire dall’orario estivo.

Un concerto in bianco e nero – Omaggio a Marussia Kalimerova (in arte Marie Draganov)

Testo a cura della redazione e foto di Tania Kalimerova

Una proposta dell’Associazione Texfilart L,Arte nel Mondo dedicata all’affascinante arte dell’artista internazionale Marussia Kalimerova, di origine bulgara, meglio conosciuta nel mondo attraverso la sua appartenenza all’Elite internazionale dell’arte della fibra – Fiber Art.

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Sono esposte in prima assoluta alcune opere in prima assoluta (tessitura di carta)  materiche frutto della sua continua ricerca fino alla sua prematura scomparsa avvenuta nel novembre 2017. Sono un importante testimonianza di grande amore, passione, sensibilità e fantasia, oltre che grande abilità delle mani applicando una tecnica personale con la quale contribuisce all’avanzamento dell’arte contemporanea mondiale fino ad arrivare alle forme tridimensionali. Lo spirito dell’iniziativa è quello di far conoscere alcuni aspetti meno conosciuti della sua arte e  ricordarla come straordinaria persona e artista, Ambasciatrice dell’arte e della cultura nel mondo che ha dedicato tutta la sua vita alla continua ricerca di nuove idee, tecniche e forme.

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Di Lei hanno scritto le più importanti firme della storia e critica d’arte: Prof. Bruno Mantura (già Vice Sovrintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma), Prof. Claudio Strinati (già Soprintendente del Polo Museale Romano e P.zzo Venezia), Prof, Antonio Paolucci (già Direttore Musei Vaticani), Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele (Presidente Onorario della Fondazione Terzo Pilastro International). Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali tra i quali: Medaglia d’argento della Provincia di Roma; Premio “130 anni di rapporti diplomatici tra la Bulgaria e Italia”. Ha lavorato per importanti case tessili statunitensi, per copertine Cd, per allestimenti scenici e cinematografici. La carta stampata, radio, tv dei paesi ospitanti hanno seguito con interesse la sua crescita artistica. E’ stata inclusa nei testi di scuola, cataloghi, enciclopedie e guide dell’arte contemporanea. Molti artisti le hanno dedicato le loro opere, scrittori i loro testi. Rimarrà d’esempio la sua totale dedica all’arte.

 

“Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione” – L’evoluzione dell’immagine femminile protagonista della creatività dalla fine dell’800 alla contemporaneità. – Galleria d’Arte Moderna di Roma Via Francesco Crispi, 24, fino al 31 ottobre 2019.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La mostra vuole evidenziare come l’immagine femminile viene trasformata attraverso i secoli. Un progetto espositivo di rilevanza artistica che prevede un viaggio conoscitivo della pittura e del colore, in dialogo continuo con la vita che ci circonda.

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                                                                  Aristide Sartorio: “Le vergini sagge e le vergini stolte”

La donna vincente nei secoli, nella pittura, nella storia, nella vita, come il caso di Viola che non vuole un matrimonio riparatore. Il percorso della mostra è accompagnato da documenti fotografici e cinegiornali d’epoca provenienti dalla cineteca di Bologna per tutta la durata della mostra il percorso verrà arricchito da nuove opere presentate al pubblico con incontri inseriti nel ciclo “L’opera del mese”, secondo un calendario in corso di programmazione che partirà da marzo prossimo. Saranno organizzate fra aprile ed ottobre 2019 una serie d’iniziative culturali nel segno dell’interdisciplinarietà (incontri, letture, performances, presentazioni, proiezioni e serate musicali a tema) sulle tematiche affrontate nella mostra.

IMG_20190123_111030                                                                                Mario Ceroli: “Goldfinger/Miss” – 1964

Per saperne di più consultare il sito www.museiincomune.it – www.galleriaartemodernaroma.it  

Mud and Bones – Ossa e fango nella rappresentazione del passato

Testo e foto di Donatello Urbani

La dizione inglese del titolo può essere forviante nella lettura di questa mostra allestita nello spazio espositivo dell’Accademia di Romania, se fosse interpretata come punto di riferimento di stili artistici sorti e prosperati nel mondo anglosassone ed in particolare statunitense. Presentare eventi storici e politici legati ai passati regimi, in particolare quello comunista, è il tema presente in tutte le opere in esposizione che hanno la particolarità di essere state prodotte dal 2015 in poi da artisti nati negli anni 80 del passato secolo quando il  regime comunista, con i suoi campi di sterminio e le prigioni politiche, già non esisteva più dal  1989. L’opera principale a cui far riferimento è “Reeducation”, una grande tela di 7 metri per 3 realizzata nel 2015 da Mircea Ciutu, artista nato a Bucharest nel 1986, che con ampi riferimenti stilistici all’action painting, ci racconta, come affermato nel corso della conferenza stampa inaugurale, “la sua percezione sui campi di rieducazione istituiti da Nicolae Ceausescu”.

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Una stima postuma alla caduta del regime comunista indica in circa due milioni il numero di persone vittime della repressione incarcerate in una delle 44 prigioni oppure deportate in uno dei settanta campi di lavoro forzato. Di queste solopochi più di duecento hanno resistito eroicamente senza cedere alla rieducazione, tutte le altre, anche loro malgrado, furono costrette a chinare la testa davanti ai persecutori. Un omaggio postumo a questi eroi, facendo un processo alle intenzioni dell’artista, penso sia la lettura verace di questa opera. Identica interpretazione può essere vista nelle due opere di Remus Ilisie, sia in “From dust till dust” del 2016, serie di due ready made con terra, spine, elmetto e stivali della prima guerra mondiale.

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Di rimando nella installazione luminosa “The golden Skulls” l’omaggio in questa occasione è reso alla comunità di Rosia Montanà che ha combattuto contro le miniere d’oro che nuociono tanto alla salute quanto al territorio abitato dalla popolazione. L’altra opera esposta dal titolo Black-Holes è un video di 2,15’ realizzata nel 2015 da Vanessa Gageos, artista nata a Cluj-Napoca nel 1986, in cui la realtà quotidiana, “con la politica e le retoriche politiche”,(come affermato nel corso della conferenza stampa), “nel loro recinto dorato, sfuggono di mano e diventano fango, travolte e triturate dalla macina che tutto inghiotte (simboleggiante forse la guerra)”.

Roma – Accademia di Romania – Piazzale Josè de San Martin, n.1 fino al 31 gennaio con ingresso gratuito. Sono previste visite guidate ed attività didattiche, per questo si consiglia di consultare il sito http://www.accademiadiromania.it

Discreto Continuo – Alberto Bardi. Dipinti dal 1964 al 1984 Una grande mostra antologica al Casino dei Principi di Villa Torlonia per ricordare l’artista e l’uomo di cultura

Testo e foto di Donatello Urbani

Il centenario della nascita di Alberto Bardi, uomo di cultura a tutto tondo, viene ricordato nella sua città d’adozione, Roma, con una mostra al Casino dei Principi di Villa Torlonia, visibile fino al 31 marzo 2019 dal titolo “Discreto Continuo – Alberto Bardi. Dipinti 1964 – 1984”. E’ questa  la prima grande antologica che la città di Roma dedica al pittore, dopo quella realizzata nel Museo di Roma in Palazzo Braschi nel 1985, l’anno seguente alla sua scomparsa. In mostra oltre settanta opere, tra le più rappresentative della lunga attività dell’artista, che iniziò ad avvicinarsi alla pittura sin da giovane, affiancando la carriera di pittore alla sua attività politica e di uomo di cultura.

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Per comprendere a fondo le opere di questo artista è necessario partire dalla sua vicenda politica che lo vide figura di primo piano nella guerra di liberazione dal nazifascismo. Ci dicono i suoi cronisti: “L’8 settembre del 1943 Bardi si unì alle prime formazioni partigiane, assumendo il comando dell’8^  brigata Garibaldi, con il nome di “Falco”. In seguito, prese il comando della 28^ Brigata GAP “Mario Gordini”, con cui nel dicembre del ’44 guidò la liberazione di Ravenna, al fianco di Bulow, nome di battaglia di Arrigo Boldrini. Alla fine della guerra, si riavvicinò alla sua prima grande passione, la pittura, frequentando lo studio di Teodoro Orselli e iniziando la collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Ravenna, di cui divenne uno degli insegnanti. Ben presto fu trasferito a Terni, Faenza e infine a Venezia, dove entrò in contatto con l’ambiente artistico della città, frequentando, tra gli altri, Emilio Vedova, Armando Pizzinato e Giuseppe Santomaso. Nel 1961 si trasferì stabilmente a Roma e iniziò a frequentare la Casa della Cultura di cui, a partire dal 1967, divenne Direttore, mantenendo questo incarico fino alla morte, il 29 luglio 1984. Sotto la sua guida, la Casa della Cultura fu un grande centro di riferimento del dibattito intellettuale internazionale, grazie al quale Bardi entrò in contatto con le tendenze artistiche della Capitale, incontrando personaggi come Gastone Novelli, Giulio Turcato e soprattutto Achille Perilli e il critico d’arte Nello Ponente”.

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Partendo proprio da queste note biografiche inizia il percorso espositivo di questa mostra allestita al Casino dei Principi di Villa Torlonia. I primi anni sessanta in cui Bardi muove i primi passi, sono anni di grande interesse artistico in Italia e fedele a  queste tendenze, dopo le prime esperienze figurative, la sua ricerca si pone, come scrivono i curatori: “A metà degli anni Settanta, Bardi passò a una pittura più gestuale, in cui le figure si scompongono e le pennellate si fanno più rapide e aggressive, per passare poi, verso la fine del decennio, a un ulteriore cambiamento in senso strutturalista; una pittura astratto-geometrica, basata sulla proiezione di forme essenziali e di colori riportati alla loro funzione primaria, entrando in una nuova fase, considerata dalla critica la più interessante e affascinante, ossia quella delle textures ottenute con un procedimento innovativo, attraverso un sistema di matrici castellate”.

davPreziosa in proposito è la ricostruzione del suo atelier che offre un prezioso contributo alla lettura delle opere che vi erano prodotte alla stregua di quanto offrono, esposti per la prima volta, alcuni dipinti su fogli di giornale (soprattutto L’Espresso), realizzati da Bardi nella seconda metà degli anni ’60. Sono pennellate rapide, di getto, nel tentativo di sintetizzare colori, gesto e istinto creativo. Chiude la mostra un’ampia documentazione fotografica, relativa agli anni in cui l’artista ricoprì il ruolo di Direttore della Casa della Cultura di Roma.Il catalogo della mostra, curato da Claudia Terenzi, è pubblicato dalla casa editrice 900 Libri con l’art direction di Riccardo Pieroni.

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Roma Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi, via Nomentana 70, Roma, fino al 31 marzo 2019 con orario da martedì a domenica ore 9.00-19.00.  Biglietto d’ingresso al Casino Nobile e Mostra presso il Casino dei Principi € 8,00 biglietto intero per i residenti a Roma; € 7,00 biglietto ridotto per i residenti a Roma; € 9,00 biglietto intero per i non residenti a Roma; € 8,00 biglietto ridotto per i non residenti a Roma. Biglietto unico integrato Casina delle Civette, Casino Nobile e Mostra presso il Casino dei Principi € 10,00 biglietto “integrato” intero per i residenti a Roma; € 8,00 biglietto “integrato” ridotto per i residenti a Roma; € 11,00 biglietto “integrato” intero per i non residenti a Roma; € 9,00 biglietto “integrato” ridotto per i non residenti a Roma. Ingresso con biglietto gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Ingresso gratuito per i possessori della MIC Card.Info Mostra 060608 www.museivillatorlonia.it; www.museiincomune.it

Il Colosseo si racconta: Esposizione permanente sulla storia dell’anfiteatro Flavio.

Testo e foto di Donatello Urbani

Mentre mi accingevo a scrivere questo resoconto la cronaca aveva registrato, pochi giorni fa, l’ennesimo episodio di teppismo e insensibilità culturale, vittima il Colosseo. Se la bella iniziativa inaugurata il 21 dicembre scorso dalla Sovrintendente al Parco Archeologico del Colosseo, dott.ssa Alfonsina Russo, rivolta ad istituire un percorso museale permanente per divulgare la conoscenza di questo monumento avesse avuto qualche detrattore di fronte a simili inaugurazioni sarebbero tutte miseramente cadute.

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L’intera iniziativa è rivolta proprio a responsabilizzare il grande pubblico sul rispetto dei beni culturali e per questo sono state sensibilizzate, ottenendone una  preziosa collaborazione,  due importanti istituzioni: l’Istituto Archeologico Germanico di Roma e l’Università di Roma Tre. Ulteriore benemerenza, in termini di gestione dell’intero monumento, è offerta dal recupero, dai tanti depositi, di reperti archeologici giacenti nei vari depositi per portarli alla pubblica conoscenza e fruibilità. Per l’occasione tutte le didascalie, oltre ad avere la solita presentazione in italiano e inglese riportano l’iscrizione anche in cinese/mandarino che, al momento, è la lingua parlata sul pianeta, sia pure quasi in forma esclusiva all’interno del territorio nazionale.

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Il percorso espositivo allestito nel secondo anello è stato suddiviso in varie sezioni. Ognuna di queste racconta insieme alla presentazione di reperti archeologici anche le ricostruzioni di macchinari utilizzati quali pulegge, carrucole e quant’altro, sia nella costruzione che nell’orinaria gestione, quali gli ascensori per portare sull’arena tanto gli animali quanto i gladiatori. Le varie fasi della complessa quanto articolata vita di questo monumento sono dettagliatamente descritte a partire della costruzione muraria fino alla sua presentazione attuale come attrattiva turistico/culturale. In fondo fu voluto proprio per offrire al grande pubblico momenti di svago e relax che nel corso dei suoi duemila anni di storia con le tante variegate vicende partendo proprio da quelle storiche, per giungere a quelle religiose, sociali, e culturali. Di grande interesse quelle relative ai giochi ed ai passatempo  che sia i romani, residenti oppure i  tanti sudditi dell’impero di passaggio, avevano adottato e fatti propri.

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Nel corso delle lunghe attese e gli altrettanto lunghi intervalli fra uno spettacolo e l’altro, che avevano la caratteristica di prolungarsi per un’intera giornata, alcuni spettatori hanno immortalato le loro impressioni scolpendole sui sedili o su una latra di marmo. Interessante la rappresentazione di una “venationes”, battuta di caccia allestita nell’arena, anche i meno civili abbandonando i resti dei loro spuntini nei luoghi più disparati hanno consentito ai bioarcheologi, una volta rinvenuti a distanza di tanto tempo, di stabilire con esattezza quali fossero le pietanze servite nei posti di ristori all’interno della struttura.

20181220_123646Alcune della 80 statue originariamente presenti nelle 80 arcate e rivenute, in gran parte in maniera frammentaria come dimostra la foto, in prevalenza nelgli scavi della cavea.

Dopo la promulgazione dell’editto di Milano del 313 d.C. e la libertà di culto concessa al cristiani L’aphiteatrum Magnun o Caesareum come si chiamò per tutto il Medioevo ospitò sempre meno spettacoli, l’ultimo fu nel 523 d.C., e fu adibito a scopi diversi da fortezza dei Frangipane, a laboratori artigianali fino ad essere utilizzato come luogo di culto ed abitazioni civili. Di questi usi diversi da quello culturale  e didattico resta oggi la pratica della Via Crucis del Venerdi Santo che fu istituita per la prima volta nel 1750 e dopo varie interruzioni e ripristini, l’ultimo con Papa Paolo VI, è oggi presente nella vita religiosa della città.

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Sedele graffito con scena di caccia (Venatio). Marmo cipollino proveniente dall’isola di Eubea (Grecia), fine I^ / IV^ secolo.

Anche se non occupa più contemporaneamente ben 73 mila persone come in epoca imperiale il Colosseo, così chiamato a partire dall’XI secolo, quest’anno ha accolto nei suoi  3.357 metri quadri di superficie da oltre 7 milioni e 500 mila visitatori elevandolo al monumento più visitato al mondo e fra le prime istituzioni museali dopo il Metropolitan Museum di New York affiancandosi al Louvre di Parigi. Questo nuovo spazio museale lo renderà ancora più attraente. Mi sarebbe piaciuto che in un piccolo scanno, fra i tanti presenti in questo nuovo allestimento museale, fosse presente una gogna, di antica memoria, riservato a quei visitatori incivili, speriamo sempre in numero minore fino a sparire del tutto, che d’ora in poi gli mancheranno di rispetto con scritte o tentando di asportare un mattone come avvenuto nell’ultimo episodio.

Roma – Anfiteatro Flavio – Colosseo – aperto tutti i giorni con orari sfalsati a seconda delle stagioni  dalle ore 8,30 fino alle 16.30 in inverno e 19,15 in estate. Costo del biglietto d’ingresso intero €.12,00 ridotto €.7,50, valido per due giorni, comprensivo di un solo ingresso all’area archeologica Foro Romano – Palatino – incluse le mostre in corso in quell’area. Per riduzioni e gratuità, così come per gli orari di apertura/chiusura, prevendite e visite guidate  informarsi al n°+39.06.39967700 oppure su www.parcocolosseo.it

“Le stagioni Russe” si chiudono a Roma con due grandi mostre: “Trilogia dantesca”,di Alexey Blagovestnov e “Pilgrimage of Russian Art. From Dionysius to Malevic” a Piazza San Pietro

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Le stagioni russe è un progetto culturale internazionale che partito dal Giappone nel 2017 arriverà in Germania nel 2019 passando in questo anno 2018 per l’Italia. L’apertura delle Stagioni Russe che  si sono  svolte in Italia è avvenuta il 14 gennaio 2018 a Roma in occasione della tournée  del Teatro accademico statale Mariinskij diretto dal maestro V.A. Gherghiev. Le manifestazioni culturali  inserite nel calendario italiano sono state seguite da oltre sei milioni di persone ed hanno interessato spettacoli che hanno coinvolto compagnie russe di rilievo: musicali (che variano da musica classica al jazz), liriche, di balletto, drammatiche e tradizionali; mostre di opere provenienti dalle più importanti collezioni museali russe; programmi russi da presentare alle più grandi fiere e i festival; performances organizzate per le occasioni particolari e molto altro.

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Il Teatro russo “Bol’shoj” dopo più di 10 anni è tornato con la tournée alla Scala di Milano dove ha presentato due spettacoli: “La Bayadère” e “La bisbetica domata”. I più memorabili eventi sono stati anche: esposizione delle opere di Marc Shagall provenienti dalla Galleria Tret’jakov, mostra “Il secolo dei musei. 100 capolavori delle residenze degli imperatori russi: Peterhof, Tsarskoje Selo, Gatcina, Pavlovsk”, per la prima volta il pubblico italiano ha assistito allo spettacolo sul ghiaccio “Romeo e Giulietta” andato sul palco storico dell’Arena di Verona e a una serie di eventi e mostre allestite dall’Accademia delle Belle Arti a nome di I.E. Repin. Il 19 dicembre 2018 si è tenuta una conferenza stampa presso il Centro Russo per la Scienza e la Cultura di Roma, dedicato alla chiusura delle “Stagioni russe” in Italia.

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All’evento hanno partecipato il Ministro della Cultura della Federazione Russa Vladimir Rostislavovich Medinsky, Ministro per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana Alberto Bonisoli, Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Michele Dall’Ongaro, direttore principale dell’Orchestra Sinfonica del Bol’shoi di P.I. Čajkovskij, artista popolare dell’URSS Vladimir Ivanovich Fedoseev, ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione russa nella Repubblica italiana e nella Repubblica di San Marino, in sostituzione Sergey Sergeyevich Razov. Il seguito internazionale di questa iniziativa avverrà in Germania e in Russia il 7 gennaio 2019.  Alle 20, 00 si svolgerà la cerimonia d’apertura del progetto culturale internazionale «Le Stagioni Russe» alla Filarmonica di Berlino e alle 14:00, stessa location, avrà luogo la conferenza stampa dedicata all’apertura del progetto nella Repubblica Tedesca. Il seguito italiano, comunque, è di grande interesse culturale. Due importanti mostre saranno ancora visibili in particolare per i romani.

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La prima di queste è presente nella bella sede di Palazzo Santa Croce a Piazza Cairoli del Centro Russo di Scienza e Cultura con una mostra che espone le sculture di Alexey Blagovestnov con 15 opere  di grandi dimensioni tra gessi e bronzi che illustrano un tema particolarmente caro a noi italiani: la “Trilogia dantesca, Inferno, Purgatorio, e Paradiso”. Primo tema affrontato è il «Paradiso» (Roma) ha precisi riferimenti al rinascimento italiano (Masaccio, Paolo Uccello, Cosmè Tura e Giorgione).

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Scrivono i curatori: “Le sculture esposte fanno parte della serie Boustrophedon  esaltano l’unione armoniosa tra l’uomo, l’arte e la natura”. Secondo tema proposto è il «Purgatorio» (Parigi), In questa seconda sala sono esposte le opere eclettiche come «Basilio il Benedetto», ispirate all’arte plastica di Rodin e Giacometti. Di queste opere scrivono i curatori: “Così anche  Il cavaliere di Khvalynsk ci ricorda Il cavaliere rosso di  Petrov-Vodkin, e Fra’ Angelico che rende omaggio al Beato Angelico”. Ultimo tema presente nella terza sala l’“Inferno” (Mosca) illustra un mondo di contrasti, tra colori e materiali diversi, come gesso e metallo («Caravaggio»).

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La seconda mostra di dipinti russi (Pilgrimage of Russian Art. From Dionysius to Malevich) è stata allestita nel Braccio di Carlo Magno dei Musei Vaticani e presenta ben 54 opere tra le più famose dell’arte russa, fino al prossimo 16 febbraio 2019. La mostra è in parallelo con quella dei Musei Vaticani del 2016 con l’esposizione a Mosca di 42 quadri di straordinario valore  in una rassegna che prese il titolo di “Roma Aeterna. I capolavori della Pinacoteca Vaticana. Bellini, Raffaello, Caravaggio”. In questa  mostra sono presenti opere di proprietà della Galleria Tretjakov. Il percorso espositivo,  oltre a una selezione di pregevoli antiche icone,  presenta alcune delle più famose opere pittoriche che hanno fatto la storia  della cultura russa dell’Ottocento e inizio Novecento con autori quali Kramskoj, Perov, Ge, Nesterov, Vrubel’, Petrov-Vodkin, Kandinskij, per finire con il celebre Quadrato Nero di Malevich, l’opera che nel 1915 inaugurò la corrente astrattista dell’arte contemporanea russa.

Roma:  Centro Russo per la Scienza e la Cultura – Palazzo Santa Croce – Piazza Benedetto Cairoli,6;

Roma: Città del Vaticano – Braccio di Carlo Magno – Fino al 16 febbraio 2019 nei giorni giovedì e venerdì dalle ore 9,30 alle ore 17,30. Mercoledì dalle ore 13,30 alle ore 17,30. Sabato dalle ore 10,00 alle ore 17 domenica chiuso.  Ingresso gratuito

Il ritorno di Mario Schifano a Villa Giulia

Testo e foto di Donatello Urbani

Questa volta non più come dipendente del laboratorio di restauro, di cui ha fatto parte dal 1951 al 1962, bensì con una mostra allestita al piano nobile di Villa Giulia, sede del Museo Nazionale Etrusco, con una serie di opere che hanno stringenti riferimenti alla sua personale “vicenda biografica ed artistica intessuta di stringenti legami con la civiltà etrusco italica”, come affermato dai curatori nel corso della conferenza stampa.

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Opere significative delle grandi passioni di Schifano: L’Arte – Il ciclismo – Le donne.

Attualmente Mario Schifano, a furor di popolo, è riconosciuto come il padre della pop art italiana ed un precursore, a livello mondiale in senso assoluto, di tutto questo movimento. Quando Schifano espone le sue opere in varie gallerie nel 1954 documentata da una richiesta di ferie alla Direzione del Museo Etrusco per partecipare ad attività artistiche, i grandi esponenti della pop art, ad iniziare dagli statunitensi Jackson Pollock e Andy Warhol, erano lontani da questo movimento. Il percorso espositivo presenta in totale 26 opere fra quadri e disegni di cui 21 tele che il maestro realizzò nel 1991, oggi di proprietà della fondazione Pescarabruzzo di Pescara che traggono ispirazione da alcune delle più celebri pitture funerarie etrusche con precisi riferimenti ad alcuni oggetti che rimandano a questa antica civiltà, in mostra sono esposti vari originali rinvenuti nelle tante campagne di scavo, per lo più vasi e ceramiche.

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Di queste opere scrivono i curatori: “ Le rielaborazioni di Schifano riprendono scene o particolari, talora contaminandoli, desunti dalle antiche raffigurazioni parietali. La reinterpretazione di tali immagini proposta dall’artista in chiave pop, si sostanzia di dinamiche figure dai colori sgargianti, emergenti da un fondo monocromo o scuro, che proprio quelle figure illuminano di sprazi di luce e vitalità”.

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Le altre cinque opere, tre quadri e due disegni, appartengono al ciclo “Mater Matuta” ispirato alle celebri sculture antiche delle “Matres” – Madri -, attualmente conservate nel Museo Provinciale Campano di Capua. Tutte queste opere furono realizzate dal maestro su commissione dell’uomo d’affari Domenico Tutino tra il 1995 e 1996; anni in cui Schifano fu particolarmente vicino ai problemi di carattere sociale quali la maternità, la tutela dell’infanzia, la disoccupazione e la povertà nel mondo. Fra le opere esposte figura anche  “La Chimera” che fa espresso riferimento all’happening  fiorentino del 16 maggio 1985 quando davanti ad un folto pubblico ed il commento in diretta del critico d’arte Achille Bonito Oliva, come fosse uno dei tanti eventi sportivi, Mario Schifano, realizzò in poche ore “La Chimera di Arezzo”, scultura bronzea del IV sec. a,C.,  che segnò l’avvio delle manifestazioni del Progetto Etruschi, voluto dalla Regione Toscana. Il ciclo delle Madri fu anche l’ultimo periodo caratterizzato da fervore artistico e con produzione di opere di grande valore. Di lì a pochi anni, 1998, l’artista verrà a mancare prematuramente.

Roma – Museo Nazionale Etruso di Villa Giulia – Piazzale di Villa Giulia, n.9. Aperto dal martedi alla domenica con orario 9,00/20,00, lunedi chiuso. Biglietto d’ingresso intero €.8,00, ridotto €.4,00. Sono previsti abbonamenti con costi ridotti e l’apertura serale straordinaria con ingresso ridotto a €.4,00, intero ed €.2,00 ridotto. Previste gratuità varie e per tutti la prima domenica di ciascun mese