Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life – In mostra a Palazzo Altemps testimonianze artistiche che animarono i principi vittoriani nell’Inghilterra dei primi decenni del ventesimo secolo.

Namibia – Arte di una giovane generazione in mostra all’Art Forum Würth di Capena fino al 14 ottobre 2023

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Territorio e deserto Namib, protagonisti di questa rassegna allestita nello spazio espositivo del Centro Logistico Würth di Capena, a breve distanza dalla stazione di Fiano (Roma Nord) della A1. Oltre ad aver ispirato la denominazione della nazione “Namibia” entrambi sono importanti punti di riferimento della vita nazionale. Non sorprende quindi che un buon numero delle 85 opere d’arte presenti nel percorso espositivo s’ispiri proprio  sia alle peculiari caratteristiche del deserto  e dal colore rosso che assume la sabbia nelle prime ore del mattino, che alle varietà faunistiche e floreali, inclusa una pianta fossile vivente: “Welwitscha mirabilis”, scoperta nel 1859 dal medico/botanico austriaco Friedrich Welwitsch.

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Gli autori delle opere selezionate per l’esposizione – 33 in totale – vivono e lavorano in Namibia, e come recita il titolo, ”Arte di una giovane generazione” sono tutti, come scrivono i curatori: “nati poco prima dell’indipendenza e condividono una affiliazione storica, sociale e politica”. Taluni già attivi prima del 1990, anno dell’indipendenza, hanno vissuto e operato sotto l’occupazione sudafricana e subito l’apartheid. Grazie alla libertà conseguita, dopo un’aspra e dura lotta di liberazione, sono oggi liberi di esprimersi senza limitazioni in tutti i linguaggi artistici, taluni del tutto originali, esplorare i profondi cambiamenti in atto ed esprimersi in nuove tematiche e modalità espressive e tecniche: disegno, pittura, fotografia – ma anche forme espressive più tradizionali come il “quilting”, l’arte della trapunta,- il riciclo, l’incisione su linoleum e su cartone, oltre  a sculture in pietra, ferro, legno e cera.

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                                                             Ismael Shivute: “Fino alla prossima generazione” – 2015 – Tecnica mista su legno.

Sempre i curatori scrivono in proposito: “….la nuova generazione riunisce quindi tutti gli artisti contemporanei, giovani e meno giovani, che assieme contribuiscono ad instaurare un nuovo status quo, ricorrendo alle tematiche dell’identità culturale e personale, ma anche della coscienza sociale. A metà strada tra la tradizione e l’esplorazione contemporanea, in mostra dialogano modalità espressive di artisti di età diverse che si confrontano su grandi temi come il paesaggio namibiano (Barbara Böhlke, Paul Kiddo, Nicky Marais), la spiritualità (Lukas Amakali, Papa Ndasuunje Shikongeni), la vita rurale (Salinde Willem, Frans Nambinga) e le questioni di attualità politica e sociale (Fillipus Sheehama, Alpheus Mvula).

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                    Gruppo di sculture realizzate da autori vari con l’utilizzo di materiali locali: dalla arenaria rossa, alla pietra e al marmo:

Sebbene numerosi artisti si soffermino sul passato (Margaret Courtney-Clarke, Peter Mwahalukange, Elia Shiwoohamba) e si prefiggano di mostrare le ultime vestigia di un’identità minacciata, l’indipendenza del Paese ha anche visto l’emergere di nuove problematiche come il consumo eccessivo (Fillipus Sheehama, Ismael Shivute), la disuguaglianza sociale (Petrus Amuthenu, Ilovu Homateni) e il problema della comunicazione (Urte R. Remmert). Combattuti tra il ricordo del loro patrimonio culturale e la realtà sociale, politica ed economica odierna, gli artisti namibiani contemporanei restituiscono una visione eterogenea del loro paese”.

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                                                                          Saara Nekomba: “Prova a metterti nei miei guanti” – Tecnica mista

Una rassegna quanto mai interessante che presenta una varietà di tecniche che attraversano le generazioni e riflettono la ricca e prolifica scena artistica della Namibia di oggi.

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Urte R. Remmert: “Parla con me per trovare una nuova lingua namibiana” – 2015 – Collage su carta. (in Namibia sono presenti 33 gruppi etnici che parlano 16 diversi idiomi):

La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Swiridoff, pagine 239 costo €.35,00 in mostra, con la prefazione di C. Sylvia Weber, direttrice della Collezione Würth, un saggio di Hercules Viljoen, ex direttore della Galleria Nazionale d’Arte della Namibia e di Ulrich Sacker, ex-direttore del Goethe Institut a Windhoek, Namibia.

Art Forum Würth Capena – Viale della Buona Fortuna, n.2 – Ingresso gratuito solo su prenotazione per e-mail: art.forum@wuerth.it – oppure telefono: 06/90103800. Orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì: 10.00 – 17.00. Da tenere presente l’apertura straordinaria ogni primo venerdì del mese (festivi esclusi) dalle ore 10.00 alle ore 20.00 e sabato e domenica aperto per eventi e laboratori creativi. Festivi chiuso

Palazzo Bonaparte a Roma ospita fino al 26 marzo 2023 un’interessante mostra su Van Gogh

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Van Gogh: una straordinaria sensibilità alla luce e al colore che costituiscono la base della sua arte a favore del solo colore.

Van Gogh uomo e artista: trascurato e non amato in vita, esaltato e venerato dopo la morte tanto, come ha commentato il critico d’arte Costantino D’Orazio, da generare una vera e propria Van Gogh mania. Il merito nella realizzazione di questa inversione di tendenza si deve alla cognata Johanna Bonger, moglie dell’amato fratello Theo, unica erede, dopo la morte del marito, di un buon numero di quadri e disegni e centinaia di lettere scritte a suo marito dall’amato fratello, alcune di queste presenti in mostra.  Saggia, dotata di ottime doti manageriali e buona conoscenza delle arti, Johanna riesce, nell’arco di pochi anni, a creare un notevole interesse sulle opere del cognato Vincent che nel corso degli anni verranno vendute – 192 dipinti e 55 disegni – a cifre considerevoli.

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Su questo pittore di origine olandese e morto suicida nel 1890 a soli 37 anni, esistono molte critiche, recensioni, testi e studi dei più svariati generi e questa rassegna con le sue circa 50 opere provenienti dal Museo Kroller- Muller, non intende tanto fornire una nuova immagine artistica ed umana quanto rinsaldarne la conoscenza. Dopo il lungo periodo post-covid 19 occorreva un’iniziativa culturale che fosse un’apripista di molte altre e, nello stesso tempo, ricordasse con le opere esposte anche il brutto e pesante periodo trascorso. In proposito la cocuratrice della mostra Francesca Villani commenta nel catalogo edito da Skira – pagine 208, di cui 142 a colori, €.35 – le opere di Van Gogh, realizzate in una “epica racchiusa nell’umanità sofferente”.

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Il percorso espositivo è suddiviso in 5 sezioni: alla prima introduttiva dedicata a Helene Kroller-Muller, fondatrice dell’omonimo museo, seguono 4 sezioni in cui le opere pittoriche, accompagnate da supporti video, ci introducono, in forma cronologica, nei luoghi di soggiorno in cui Van Gogh visse e che influirono maggiormente sulla sua vita artistica da quello olandese, dal soggiorno parigino, a quello ad Arles fino al St.Remy e a Auvers-Sur-Oise, dove ebbe fine la sua tormentata vita. La volontà, l’esplorazione dei luoghi che non sono più luoghi reali ma che diventano orizzonti mentali e non più fisici. Particolare enfasi, come scrivono i curatori, “è data al periodo del soggiorno parigino in cui l’artista si dedica ad un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante….. E’ di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza non sempre evidente nelle complesse corde dell’artista Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità”.

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Roma – Palazzo Bonaparte – P.za Venezia, n.5 (angolo Via del Corso), fino al 26 marzo 2023. Costi dei biglietti d’ingresso; intero €.18 – ridotto €.16 con inclusa l’audioguida; sono previste facilitazioni e gratuità. Informazioni tel. +39-06.8715111 sito www.mostrepalazzobonapartewww.arthemisia.it -

Carlo Crivelli. Le relazioni meravigliose – Macerata ricorda con una mostra diffusa sul territorio marchigiano un grande della pittura italiana.

Redazione

L’Accademia romana di San Luca ha ospitato, lo scorso 4 ottobre, la presentazione di una mostra su Carlo Crivelli, pittore di origine veneziana che operò quasi esclusivamente nel territorio marchigiano. La presenza di opere conservate e custodite sia in istituzioni culturali quali Palazzo Buonaccorsi in Macerata, città capofila di questa iniziativa, che religiose, quali nel Duomo di Ascoli Piceno il bellissimo polittico, è alla base di questa iniziativa. La presentazione è avvenuta con la partecipazione delle massime autorità cittadine maceratesi, dal Sindaco, Presidente anche della Provincia, al Rettore dell’Università e delle restauratrici.  Oltre la mostra, la presentazione ha interessato anche il più vasto progetto rivolto alla scoperta delle meraviglie della pittura di Carlo Crivelli (Venezia, 1430-1435 c. – Ascoli Piceno?, 1495) nel suo contesto di origine. Un percorso che parte da Palazzo Buonaccorsi di Macerata e prosegue in otto comuni delle Marche custodi di opere dell’artista o a esso collegate.

Scrivono in proposito i responsabili: “La mostra raccoglie sette dipinti, selezionati sulla base delle più aggiornate indagini scientifiche per mostrare le relazioni “meravigliose” tra opere, maestri coevi, musei e visitatori di oggi. Accanto alla Madonna con il Bambino di Macerata sono esposte opere di Carlo Crivelli provenienti dalla Pinacoteca Parrocchiale di Corridonia, dall’Accademia Carrara di Bergamo, dai Musei Vaticani, dal Poldi Pezzoli di Milano, dal Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma e un’opera inedita del fratello Vittore”.

Significativa dell’eccellente ospitalità tutt’ora presente nel territorio marchigiano, è la scelta effettuata, già oltre 500 anni fa, da Carlo Crivelli in fuga da Venezia perché condannato per concubinaggio con la moglie di un marinaio, di eleggere le Marche a nuova residenza, territorio oltretutto sensibile all’arte e alla sua protezione. Questo messaggio nel corso degli anni non è venuto mai meno ed è la miglior credenziale per gli odierni turisti interessati a buoni servizi e valide motivazioni ed esperienze culturali.

Macerata – Palazzo Buonaccorsi – mostra “Carlo Crivelli. Le relazioni meravigliose” fino al 12 febbraio 2023. Maggiori notizie sul sito www.musei.macerata.it

Bassano del Grappa ricorda con la mostra “Io Canova – Genio europeo” il grande scultore

Donatello Urbani

Quindici kilometri, circa, separano Possagno, cittadina veneta che ha dato i natali nel 1757 ad Antonio Canova e qui ricordato con una vasta quanto importante gipsoteca, da Bassano del Grappa, dove é conservato presso la Biblioteca Civica il più cospicuo “corpus” di documenti: 6685 manoscritti e circa 2000 disegni riguardanti questo grande artista. Una sinergia fra queste due cittadine, voluta da entrambe anche in funzione turistico/culturale, ha dato vita alla mostra “Io Canova – Genio europeo”, allestita nei Musei Civici di Bassano del Grappa, che, fra l’altro, cade nel duecentesimo anno dalla scomparsa dell’artista ed integra, come ha ricordato Vittorio Sgarbi, nel corso della conferenza stampa di presentazione, anche quella non avvenuta del centenario a causa di eventi politici e della marcia fascista su Roma.

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La rassegna, come scrivono i curatori, vuole restituire: “un’immagine inedita del grande scultore, affascinante ed attualissima, svelando l’uomo, il collezionista, il diplomatico, il protettore delle arti: una tra le personalità più significative del mondo culturale e politico a cavallo tra il XVIII e XIX secolo.” Il linguaggio artistico canoviano svolto nei due secoli che videro profonde ed importanti trasformazioni, superò i ristretti confini nazionali ed ebbe notevole riscontro nel mondo intero, dalle Americhe alla Russia. Da non far passare inosservato anche il rapporto di Canova con Roma. La città lo accolse ventenne, lo ospitò per quasi tutti i restanti anni della vita colmandolo di onori e gloria.

 

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                                  Francois-Xavier Fasbre: “Ritratto di Antonio Canova” – 1812 ca. olio su tela- Musée Fabre – Montpellier

L’arte romana, prevalentemente antica, ebbe una grande influenza sull’artista e nella realizzazione di una delle più significative opere scultoree: “Le tre grazie”, Canova s’ispirerà a una scultura del II secolo d.C. che, sapientemente restaurata, viene in questi giorni esposta nei Musei Vaticani.

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                 Antonio Canova: “Endemione dormiente”- 1819/1822 – Gesso e base in legno – R%avenna, Accademia di Belle Arti

L’intero percorso espositivo si articola in tre diverse prospettive che ci presentano questo personaggio in “L’uomo e l’artista”, “Canova e l’Europa”, “Canova nella storia”, quest’ultimo dedicato al rapporto con Napoleone e i Bonaparte ed i viaggi compiuti nel 1815 a Parigi per recuperare le opere d’arte trafugate da Napoleone nel corso della campagne militari in Italia e a Londra, per giudicare i marmi del Partenone e la loro esatta attribuzione  al grande scultore greco Fidia.

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                                                 Antonio Canova: “Autoritratto” – 1812 – gesso – Bassano del Grappa – Museo Civico

Evento importante questo che gli amanti del turismo esperenziale non possono assolutamente mancare. L’occasione offerta da questa rassegna, infatti, giustifica un’escursione in una terra dove sono presenti eccellenti servizi turistici abbinati ad un evento culturale di primaria importanza.

Bassano del Grappa – Mostra nei Musei Civici – P.za Garibaldi, 34 – “Io Canova – Genio Europeo” dal 15 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023. Ingressi €.12,00 intero ed €.10,00 , ridotto. Prenotazioni ed acquisto biglietti shop.midatiket.it/iocanova. Info: tel.+39.0424.519 901, sito www.museibassano.it

 

 

 

Lucio Dalla – Anche se il tempo passa- Mostra all’Ara Pacis di Roma nel decennale della scomparsa e l’ottantesimo della nascita

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Quando ero un bambino avrei voluto salire in punta di piedi su un albero e mettermi dietro una foglia, con la certezza di non essere visto dagli altri, per guardare il mondo da quel mio nascondiglio segreto”.

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                                                                                                   Lucio Dalla con la madre e il padre

Il mondo culturale bolognese negli anni in cui Lucio scriveva questo pensiero, era quanto di più animato possibile e degno della massima attenzione, specie musicalmente, e quando, ancora giovanissimo, scese dall’albero e toccò terra, la strada da percorrere che lo attendeva era tutt’altro che facile, tempestata d’insidie e difficoltà. Così commenta Lucio in proposito: “Il presente è come sabbia, fugge via e scivola. Il domani te lo immagini, lo costruisci è un’incognita”.

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                                                                   Dario Ballantini: “Da Balla a Dalla” – Acrilico su carta fotografica

La mostra magistralmente curata da Alessandro Nicosia, frutto di un anno e mezzo di lavoro e ricerca negli archivi, curatore anche del catalogo – Editore Skira pag.231 costo €.39 -, con il supporto della Fondazione Dalla, racconta, come scrivono i curatori: “ il ruolo di Lucio Dalla nel cruciale passaggio culturale dagli anni Sessanta in poi, la modernità del suo pensiero, l’eclettismo del suo agire. Dalla, protagonista di una continua ricerca espressiva di sonorità, innovatore e precursore di stili, esponente di spicco del movimento sperimentale, è ancora oggi senza uguali.

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                                                        I vari dischi d’oro e di Platino riconosciuti a Dalla nel corso della sua carriera

Non è certo un’impresa facile raccontare in un’esposizione cinquant’anni di storia. Tutto nasce da una lunga ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano l’intero cammino umano di uno dei più amati artisti italiani. Un cantore di vita e suoni che con graffiante ironia e sguardo poetico ha conquistato il cuore di tutti; non solo musicista ma anche attore, scrittore, regista teatrale, amante dello sport, curioso e appassionato cultore di innumerevoli interessi”.

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Lungo l’intero percorso espositivo, suddiviso in dieci sezioni: Famiglia-Infanzia-Amicizie-Inizi musicali, Dalla si racconta, Il clarinetto, Il museo Lucio Dalla, la sua musica, il cinema, il teatro, la televisione, Universo Dalla, Dalla e Roversi, Dalla e Roma, sono esposti numerosi  oggetti, documenti, foto, copertine dei dischi, locandine dei film a cui ha partecipato, manifesti e la ricca collezione di cappelli e berretti, materiale tutto per consentire al visitatore di scoprire Lucio nella sua intimità ed il fascino della sua musica. Interessante, anche perché inedita, è la sezione “Dalla e Roma”, che vuole ricordare, come scrivono i curatori:” una passionale corrispondenza d’amore, anni memorabili per il cantautore. L’Urbe è luogo dal potere magnetico per la sua poetica visionarietà, è ispiratrice di canzoni scritte tra i vicoli nelle “notti dei miracoli”, è magico ritrovo dello spirito del cantore. Nel quartiere di Trastevere, in Vicolo del Buco 7, dove abitò fino alla metà degli anni ‘80, campeggia una targa con una strofa de La sera dei miracoli, canzone simbolo del suo legame con la città. “Mi stupisco sempre più del rapporto che c’è tra me e Roma. Una città unica al mondo, un palcoscenico straordinario che unisce tutte le classi sociali, in cui non c’è contrasto, c’è voglia di stare insieme” – aveva dichiarato l’artista”.

Per noi spettatori, anche se il tempo passa, il suo ricordo é ancora vivo, con la sua musica e le sue note evocative che sono impresse nella memoria e appartengono alla colonna sonora della nostra esistenza.

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Roma – Museo dell’Ara Pacis – Via di Ripetta, 180 – fino al 6 gennaio 2023. Info e prenotazioni tel. 06.0608 sito web www.mostraluciodalla.it – Prevendite https://museiincomuneroma.vitatiket.it/

Rientrato in Italia dagli Stati Uniti d’America il gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene insieme ad altri reperti archeologici.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Artefici di questa brillante, quanto complessa operazione, sono stati i Carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione con il District Attorney’s Office di Manhattan (New York – U.S.A.) e lo Homeland Security Investigations (H.S.I.). Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, del IV secolo a.C, trafugato negli anni ‘70 da un sito archeologico tarantino e acquistato successivamente dal The Paul Getty Museum di Malibu (LosAngeles – U.S.A.), tornerà dopo l’esposizione romana nella sua terra d’origine ed entrerà a far parte della collezione permanente del Museo Archeologico di Taranto (MArTA).

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Una grande vittoria questa che oltre le istituzioni coinvolte vede primeggiare l’arte, quella pura, intangibile, testimone ineguagliabile della bellezza e della cultura di una popolazione. Boris Pasternak, uno fra i maggiori scrittori russi e premio Nobel per la Letteratura, fa commentare in proposito al Dottor Zivago nell’omonimo romanzo: “L’arte non mi è mai sembrata un oggetto o un aspetto della forma, ma piuttosto una parte nascosta e misteriosa del contenuto. Per me questo è chiaro come la luce del giorno, lo sento con tutto me stesso, ma come esprimere e formulare questo concetto?  Le opere d’arte parlano in tanti modi: con l’argomento, la tesi, le situazioni, i personaggi. Ma soprattutto parlano per la presenza dell’arte……”. Scrivono in proposito i curatori del Museo dell’Arte Salvata: “ Il gruppo scultoreo in terracotta raffigura Orfeo – il mitico cantore che, con la sua voce, poteva domare persino Cerbero, il feroce cane degli Inferi – e due Sirene – spaventosi esseri mitologici dalla voce così incantevole da far impazzire i marinai che passavano accanto a loro. Secondo il mito, Orfeo avrebbe sconfitto le Sirene durante il viaggio di ritorno degli Argonauti, nei pressi di un’isola della Sicilia o dell’Italia del Sud. La vittoria di Orfeo sulle Sirene rappresenta simbolicamente il trionfo dell’armonia musicale, un concetto chiave del pensiero filosofico e politico pitagorico, particolarmente diffuso nelle città della Magna Grecia. L’opera è stata prodotta proprio in questo ambiente greco d’Occidente, più precisamente in un atelier di Taranto, dove in effetti sarebbe stata scoperta. Proveniente forse da un monumento funerario o da un santuario, si data alla fine del IV secolo a.C.” La dichiarazione di Massimo Osanna, Direttore generale dei Musei completa quanto sopra: “….Il gruppo scultoreo rappresenta un mito antico e, forse, adornava la tomba di un adepto ai misteri orfici, colui che, conducendo una vita in purezza, assicurava all’anima una sopravvivenza ultraterrena. Le sirene, che guardano Orfeo, non sono come le immaginiamo oggi, ovvero donne con il corpo di pesce. Sono rappresentate come figure ibride di donna e di uccello, secondo l’iconografia più antica, che verrà superata da quella a noi più familiare soltanto nel Medioevo. Il gruppo era originariamente dipinto, e possiamo ipotizzare che, grazie alla pittura, vi fosse un intenso gioco di sguardi tra le sculture, che costituiscono davvero un esemplare unico perché raramente una scena mitica come questa veniva rappresentata in terracotta, non abbiamo paralleli nel mondo antico”.

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Dal Generale B. Roberto Riccardi, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, veniamo a conoscenza, nel corso della conferenza stampa, delle varie fasi di questa operazione denominata “Orpheus”.  “L’indagine, mirata a contrastare il traffico illecito di beni archeologici di provenienza italiana in ambito internazionale, è stata sviluppata a più riprese dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC. Lo spunto si è avuto quando i militari hanno scoperto che un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale aveva messo in atto una serie di traffici di reperti archeologici, provento di scavo clandestino nella provincia di Taranto, avvalendosi di un’organizzazione con propaggini internazionali. Nel corso delle attività investigative si appurava che il noto trafficante aveva avuto un ruolo nelle vicende relative allo scavo clandestino e all’esportazione illecita del gruppo scultoreo denominato Orfeo e le Sirene avvenuto negli anni ‘70. In effetti, dalla documentazione individuata e dagli accertamenti svolti, veniva assodato che i preziosi reperti erano stati scavati e rinvenuti in frammenti presso un sito tarantino da alcuni tombaroli del posto, i quali li avevano ceduti ad un noto ricettatore locale, con contatti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva ceduti ad un altro ricettatore, con contatti internazionali e titolare di una galleria d’arte in Svizzera. Le sculture, in frammenti, vennero affidate ad un altro soggetto specializzato nel trasferire beni culturali all’estero, che effettuò il trasporto in Svizzera, dove vennero affidati ad un restauratore che li ricompose e ridiede forma alle opere. Dopo un periodo di giacenza in Svizzera, in attesa di un compratore, le sculture furono acquistate (per 500 mila dollari) dal The Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles – U.S.A.) grazie all’intermediazione di un funzionario di una banca svizzera. Con Orfeo e le Sirene sono tornati a casa in questi giorni 142 oggetti recuperati negli Stati Uniti d’America, dei quali si era avuta la restituzione lo scorso luglio. Si tratta di beni databili tra il 2500 a.C. e il VI secolo d.C. risalenti alle civiltà romana, etrusca, apula e magnogreca. In occasione del viaggio che ha visto i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale toccare New York e Los Angeles, il 6 settembre ne sono stati restituiti all’Italia altri 58 che rientreranno nei prossimi mesi. Si tratta di un flusso importante di archeologia trafugata. Nello stesso filone ulteriori 201 reperti erano stati rimpatriati dagli USA a partire dallo scorso dicembre, una parte di essi costituisce l’esposizione con la quale il 15 giugno è stato aperto il Museo dell’Arte Salvata”.

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Roma – Museo dell’Arte Salvata, (all’interno del Museo Nazionale Romano) Via G. Romita (ex Planetario), dal 18 settembre al 15 ottobre 2022 per raggiungere definitivamente il Museo Archeologico di Taranto dove faranno parte delle collezioni esposte in maniera permanente.

Romaeuropa Festival – REF – 2022 – Un Festival che non ha barriere, con pubblici diversi, un Festival inclusivo per affermare il potere del dialogo artistico.

Pietro Urbani – Mariagrazia Fiorentino

E’ stata presentata a Roma nello splendido parco dell’Accademia Tedesca di Villa Massimo la 37^ edizione del Romaeuropa Festival, dall’ 8 settembre al 20 novembre prossimo,  e come nelle precedenti 36 edizioni, Roma si pone punto di riferimento della vita artistica, non solo europea, come si può intuire dal titolo. All’idea della Fondazione Romaeuropa, promotrice dell’iniziativa, si sono aggiunti quali sponsor e sostenitori molte delle più importanti istituzioni culturali e rappresentanze diplomatiche presenti a Roma in aggiunta al sostegno del MiC – Ministero della Cultura, della Regione Lazio e di Roma Capitale, conferendo a questo Festival caratteristiche ed interessi che vanno oltre quelli originali della Musica, Teatro , Danza, Digital e Kids.

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                                                                    Il Presidente della Fondazione Romaeuropa Guido Fabiani 

Tutto questo si è potuto rilevare nella presentazione di questa 37^ edizione del Presidente Guido Fabiani che ha affermato: «Credere fermamente che un futuro diverso sia ancora possibile e che lo si possa costruire attraverso il dialogo e il confronto culturale significa testimoniare l’opposizione netta e determinata ad ogni forma di aggressione, di guerra, di atrocità in Europa e ovunque nel mondo e rivendicare la centralità umana, con la sua unicità nel saper creare e immaginare”. Un “fare festival” che vuol significare riaffermare l’energia infrangibile dello spettacolo, la vocazione umanitaria dell’arte, quella trasmissione libera di idee, visioni e passioni che è risveglio dei valori su cui si fonda il dialogo culturale oggi minacciato dalla violenzaRomaeuropa vive con repulsione ogni aggressione militare e rilancia l’anelito di pace attraverso il potere sconfinato e salvifico dello spettacolo, di cui le artiste e gli artisti sono portavoce. Daranno vita a questi principi gli oltre 400 artisti ed artiste provenienti dai cinque continenti e che animeranno il REF2022 con un programma di musica, teatro, danza, nuovo circo, arti digitale e creazione per l’infanzia articolato in 74 giorni di programmazione con 80 spettacoli e 155 repliche in 18 spazi di Roma ad iniziare dalla cavea dell’Auditorium Parco della Musica che accoglierà gli spettacoli di apertura e chiusura del festival.

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                                                       Il Direttore artistico del RomaeuropaFestival 2022 Fabrizio Grifasi

Al Direttore artistico Fabrizio Grifasi il compito di illustrare in dettaglio l’intero programma che, come indicato in precedenza s’ispira ad alcuni principi di rilevante attualità quali solidarietà e sostenibilità:

DIALOGO CON LA STORIA, quale slancio di speranza che si “radica nella conoscenza e nel confronto con alcune delle pietre miliari del nostro Novecento e del nostro patrimonio culturale”;

DIALOGO CON IL PRESENTE |quale caposaldo della nostra storia e della nostra cultura “che le artiste e gli artisti del Romaeuropa Festival 2022 ci invitano ad interrogare per ricostruire, oggi, un più ampio patrimonio culturale e umano”;

DIALOGO CON IL FUTURO | L’attenzione del REF alle nuove proposte della scena nazionale. Interessante fra queste il concorso-premio Vivo d’Arte, dedicato ad artiste ed artisti sotto i 36 anni residenti stabilmente all’estero, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e volto alla selezione di opere originali di creazione contemporanea sviluppate nelle discipline del teatro, della danza e della musica che abbiano a cuore il tema della contaminazione e dell’incontro con la cultura del paese di residenza. Completa questo sguardo verso la scena del futuro Residenze Digitali, la rete per il sostegno alla creatività digitale,  di cui Romaeuropa è partner da quest’anno, che ha selezionato sei differenti progetti per un percorso volto all’esplorazione delle performing arts in rete, nell’ambito della sezione Digitalive del REF.

DIALOGO TRA GENERAZIONI | Nel segno dell’inclusione, del coinvolgimento delle famiglie e dell’apertura ad un pubblico di tutte le età il Romaeuropa Festival 2022 accresce la sua offerta tout le public. Alle bambine e ai bambini dai sei anni in su sono invece dedicati i weekend di REf Kids & Family, la sezione curata da Stefania Lo Giudice che attraversa tutta la durata del festival invitando il giovane pubblico ad esplorare i linguaggi della creazione contemporanea.

Ben Forst                                                                                                 Ben Frost

DIALOGHI IN CONCERTO | Se la musica continua a fungere da collante tra le differenti proposte della programmazione del festival, riunendo prospettive d’indagine e pratiche differenti, cospicua è la proposta di concerti del Romaeuropa Festival 2022. Da segnalare fra queste quella proveniente dall’Islanda (nonostante le sue origini Australiane) di Ben Frost, un omaggio ad un artista che é stato presente da sempre icona dell’elettronica e della ricerca contemporanea, mentre dal Giappone il maestro Ryoji Ikeda prosegue con music for percussion n.2  (presentato in corealizzazione con Musica per Roma) il suo percorso di analisi e affondo sulle percussioni e sulla purezza del suono da loro prodotto. L’incontro tra linguaggi è anima anche della sezione Digitalive, a cura di Federica Patti, dedicata all’indagine delle culture digitali, delle sonorità sperimentali ed elettroniche e di quei formati performativi che stanno ridefinendo il concetto stesso di live musicale.

INSIEME – IN DIALOGO CON IL PUBBLICO | Sostenibilità e solidarietà, sono, dunque, le parole chiave che Romaeuropa sceglie di porre al centro di questa trentasettesima edizione. Nata all’insegna dell’impegno per il dialogo, l’accoglienza e supporto a chi nel mondo fugge da guerre, persecuzioni e violenze, una nuova collaborazione costruita con l’Agenzia ONU per i Rifugiati inaugura un percorso che si sostanzierà in un contributo filantropico a sostegno di UNHCR in Ucrania e in un calendario di attività condivise di prossima diffusione.

È volto alla sostenibilità ambientale, invece, il progetto REF Eco-Friendly che mira a calcolare, mitigare ed abbattere le esternalità ambientali negative di tutta l’organizzazione del Festival e che, grazie al prezioso supporto della Fondazione Ecosistemi ha dato vita ad un percorso volto ad incorporare la sostenibilità ambientale nella fase di ideazione, produzione e realizzazione del REF e a garantire una rete tra tutti i reparti volta alla transizione green delle catene di fornitura. Nello scorso mese di aprile, Romaeuropa ha contribuito alla nascita del Bosco intensivo di Via Rosa Raimondi Garibaldi, voluta dal Circolo Legambiente Garbatella attraverso la donazione di 16 piante di Acero Campestre nell’ambito del Progetto Ossigeno della Regione Lazio della quale è partner dal 2020Questa piantumazione contribuirà all’assorbimento della CO2 prodotta dai voli internazionali degli artisti nell’ambito del Festival 2022.

Per saperne di più: programma, info e biglietti consultare il sito web  www.romaeuropa.net

 

Gocce nell’oceano – Mostra di Artisti coreani all’Istituto di Cultura Coreano a Roma

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“ARCOI”, – Associazione Artisti Coreani in Italia – ha promosso questa mostra con l’intento di offrire uno sguardo sull’arte dell’est asiatico, non solo quella presente in Corea, area in cui in aprile, come ha affermato la Direttrice del Centro Culturale Coreano di Roma, Ye Jin Chun, fioriscono i ciliegi mentre l’Europa si colora di verde. “Arte Meticciata”, come l’avrebbe definita Achille Bonito Oliva, nata all’ombra dei colori e dei profumi asiatici confusi con quelli presenti in Europa.

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Dalla sinistra la Presidente ARCOI che illustra l’esposizione alla Direttrice dell’Istituto Culturale Coreano e a S.E l’Ambasciatore della Repubblica Corea del Sud in Italia. 

Ancora più appropriate sono le parole della Direttrice dell’Istituto Culturale Coreano di Roma, Ye Jin Chun, che nel suo intervento inaugurale tenuto alla presenza del nuovo ambasciatore della Repubblica del Sud Corea e di un folto gruppo di persone, ha definito le opere esposte:” Singole gocce d’acqua che si uniscono per dar vita ad un immenso oceano, è questo il significato che si cela dietro il titolo della mostra, Gocce nell’Oceano”.

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                               L’artista Chun Mi Jin fotografata con  la sua opera: “Scattering n^1″ – tecnica mista su tela – cm.100 X 100

Diciassette artisti che dopo una prima formazione in patria sono partiti alla ricerca di una identità e di un linguaggio artistico capace di unire culture e tradizioni diverse. Nasce così un’arte dai colori delicati dei fiori di ciliegio fusi nel prorompente verde della primavera europea e significativamente espressi anche nell’opera “Scattering n^1” presentata dalla giovane artista Chun Mi Jin, laurea in Architettura all’Università di Stoccarda dopo l’altra conseguita alla Hong-ik University di Seul, che in proposito scrive: “Nel mio lavoro, colore e forma si soprappongono costantemente. Trasparenza, tenerezza e delicatezza rafforzano le illusioni del passato e del presente. Spazio, colore e forma sono separati ma sovrapposti, mescolati e combinati per mostrare un aspetto diverso dell’essenza originale. Le sottili emozioni ed i ricordi percepiti in uno spazio tridimensionale sono condensati su una tela bidimensionale per mostrare l’eternità mutevole”.

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 Shim Eun Ha: “Nuvola 3″ – 2020 – Marmo di Carrara – cm.30 X 37 X 45h – Interessanti le venature del marmo che offrono una vera animazione all’opera oltre la staticità propria della scultura.

Interessanti le opere che rimandano sia all’uso di materiali propri della nazione ospitante, quali il marmo di Carrara, contrapposte a quelle che ripensano materiali e forme artistiche della tradizione culturale della nazione d’origine. Due gli esempi più significativi. Il primo lo offre la scultrice Shim Eun Ha. Laurea in Scultura all’Hongik Università – Corea del Sud e all’Accademia di Belle Arti di Carrara, con la sua opera “Nuvola 3” che lei stessa definisce: “Volevo raffigurare un’espressione religiosa, naturale e umana attraverso la semplicità del corpo femminile. Cerco di rappresentare le linee originali della donna che racchiudono valori come la calma, l’attesa, l’amore, la pace e l’abbondanza. Sarei felice se il pubblico, a seconda del proprio stato d’animo, riuscisse a sentire una nuova forma naturale e simbolica oltre che la semplice forma fisica della donna.”

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                                                            Shin Yoo Sun: “Lucernario” 2021 – Cotone e viscosa – cm.60,5  X 155 

Diversa invece è l’opera di Shin Yoo Sun “Lucernario”, Università Femminile Ducksung – Moda e Costume- Istituto per l’Arte e il Restauro di Firenze e Laurea in Archeologia all’Università di Firenze, che lei stessa presenta come: “facente parte della serie di cornici, di porte e di finestre tradizionali, iniziata da qualche anno, che è stata realizzata con una rivisitazione del motivo decorativo tradizionale coreano “guyghyeopsal” combinata con la tecnica del “yeouijumumbo”, la cosiddetta “cathedral windows” e quella del “jogakbo”. L’opera ha una forma orizzontale, diversamente dalle precedenti, ispirandosi a un lucernario e riporta alla mente anche un soffitto a cassettoni italiano. A prima vista tale caratteristica potrebbe dare una doppia sensazione e creare vari sentimenti in base alla capacità d’immaginazione e alle esperienze   di ogni persona”.

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                           Hwang Da Sol: “Empty 1″ – 2020 – Acrilico, inchiostro di china su tela, luce di LED – cm.90 X 113 tela 70 X 100

Ciascuna opera comunque racchiude motivi d’interesse tanto artistici/culturali che sociali nell’intento non solo di esprimere un proprio linguaggio quanto un desiderio nel voler stabilire un punto di pacifica convivenza e convergenza e fondersi con culture e persone di altre terre come le gocce di un acquazzone primaverile cadute in pieno oceano.

Roma – Istituto Culturale Coreano – Via Nomentana n.12 – Mostra “Gocce nell’Oceano” dall’8 aprile al 13 maggio 2022 con ingresso gratuito dal lunedi al venerdi dalle ore 9,00 alle 17,00. Info sulle molte iniziative e attività programmate tel. 06.441633 e mail: info@culturacorea.it – sito web: www.culturascorea.it

“Colori e immagini della Scienza – Art&Science Across Italy” In mostra al Palazzo delle Esposizioni – Sala Fontana, piano Zero (ingresso Via Milano) dal 22 marzo al 3 aprile 2022


Mariagrazia Fiorentino –  Foto Donatello Urbani

Per una credenza che affonda le radici nei millenni passati, arte e scienza sono agli antipodi come il raziocinio contrapposto alla fantasia. Questa diatriba sembra oggi passata di moda  come dimostra la mostra “Colori e immagini della Scienza – Art&Science Across Italy”  organizzata nell’ambito di un progetto voluto dall’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – in collaborazione con il CERN di Ginevra che si propone di avvicinare i ragazzi al mondo della scienza utilizzando il linguaggio dell’arte.

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Lungo il percorso espositivo si possono ammirare circa 70 opere realizzate da 210 studenti provenienti da 28 istituti secondari che dal 2020 partecipano alla terza edizione del progetto Art&Science.

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Scrivono in proposito i curatori: “Ogni opera è stata ispirata da un argomento scientifico, che spazia tra varie discipline, dalla fisica alla geologia, ed è stata realizzata in seguito a una serie di seminari e incontri con ricercatori e ricercatrici che si sono svolti lo scorso anno. Nella fase creativa gli studenti e le studentesse sono stati seguiti da professori e artisti dell’Accademia di Belle Arti di Roma che hanno progettato e realizzato l’allestimento della mostra. Le più significative opere esposte in mostra saranno premiate il 4 aprile 2022 durante un evento dalle 16.00 presso Sapienza Università di Roma. Le opere premiate andranno a comporre la mostra e la competizione nazionale, che si terranno al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 13 al 30 maggio. Gli autori e le autrici delle opere ritenute più significative nella mostra nazionale saranno ospiti al CERN per un master sul rapporto tra arte e scienza a settembre 2022. All’edizione 2020-2022 di Art&Science Across Italy partecipano più di 5600 studenti, da 140 scuole di 10 regioni, dove il progetto è coordinato da alcuni ricercatori e ricercatrici delle sezioni INFN e delle Università locali. Le studentesse e gli studenti hanno realizzato un totale di circa 1000 opere che saranno esposte in 12 mostre nelle città che partecipano al progetto. I 20 vincitori della competizione nazionale sono infine invitati a partecipare a un master sul rapporto tra arte e scienza presso i laboratori dell’INFN o al CERN”.

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Roma – Palazzo delle Esposizioni -. Sala Fontana di Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale 194 (ingresso Via Milano) Dal 22 marzo al 3 aprile 2022 dalle 10 alle 20 chiuso il lunedì. Ingresso gratuito Maggiori informazioni: https://www.palazzoesposizioni.it/mostra/colori-e-immaginidellascienza  Per essere aggiornati sulle mostre di Art&Science Across Italy si rimanda alla pagina facebook del progetto https://www.facebook.com/artandscienceacrossitaly Tutte le news e le informazioni sul progetto Art&Science Across Italy https://artandscience.infn.it