“Codice Archelogico – Il recupero della bellezza” – Le opere di Franca Pisani in mostra al Macro Testaccio reinterpretano in chiave moderna i valori umani e culturali dell’archeologia.

Donatello Urbani

Il viaggiatore responsabile che pone al centro delle proprie escursioni turistiche la cultura e la conoscenza del luogo non può mancare di visitare la rassegna allestita con le opere dell’artista Franca Pisani nel padiglione 9B  di MACRO Testaccio dal significativo titolo“Codice Archelogico – Il recupero della bellezza”.  Il  percorso espositivo, nei quattro livelli in cui è stato articolato,  presenta 47 opere tra affreschi, quadri, istallazioni e “teleri”, tutti  testimoni dell’approfondito lavoro di studio che Franca Pisani ha compiuto da anni sulla memoria di alcuni elementi primordiali della storia dell’umanità in una sorta di viaggio emozionale alla riscoperta di quattro siti archeologici d’importanza fondamentale per la storia comune di tanti popoli: Hatra, Nimrud, Bamiyan e Palmira.

Codice archeologico. Il recupero della bellezza 4                                       Franca Pisani: Htra e Palmira in due teleti del 2017 esposti al padiglione 9B del macro testaccio.

L’omaggio reso ai quattro siti archeologici è affidato a dieci “teleri” supporto tipico dell’arte veneziana del ’400 e del ’500.  II termine deriva dalla parola veneta teler che significa telaio. Sono grandi tele (ma senza il tipico riquadro ligneo) posizionate direttamente al muro. Sono famosi quelli di Carpaccio, Tintoretto, Palma il Giovane, Veronese e naturalmente Tiziano. Il “telero” è di lino, che per le sue preziose qualità risultava il preferito dagli artisti. Gli stessi curatori scrivono: “Erano lasciati grezzi e non sbiancati per consentire una migliore adesione dei colori, seppur di uno strato sottilissimo. La scelta di Franca Pisani di questa antica arte consente oggi sia un’indagine nella tradizione, sia un confronto drammatico con le regole che la necessaria forza espressiva impone per questi grandi oggetti d’arte. Il risultato è una sorta d’incanto che la location romana rende più coinvolgente.

“Non è una immagine che cerco, non una idea. E’ una emozione che voglio creare” è la stessa artista a tracciare la linea del proprio messaggio artistico che “mette il cuore di artista a nudo in una dichiarazione di poetica che riassume il senso di un’opera e la continuità di una radice espressiva” come scrive Duccio Trombadori,  uno dei curatori di questa rassegna.

IMG_20170928_110321Franca Pisani: “Nomadi”. Sei pezzi realizzati in tecniva mistra nel 2010. Impersonificano il popolo nuovo che recuperata la bellezza tramite il codice archeologico accompagna i visitatori  lungo tutto il percorso espositivo nel padiglione 9B di Macro Testaccio.

E’ la stessa artista che presenta il percorso espositivo in occasione della prewiew: “Il primo livello è un’installazione dove un Nomade anziano ci conduce idealmente in Afghanistan, nella

Il soggetto del primo livello é la Valle di Bamiyan vicino Kabul, ovvero il sito archeologico che era caratterizzato da due Buddha giganti scavati nella roccia, oggi non più visibili poiché distrutti dalla furia umana.

Codice archeologico. Il recupero della bellezza 6                                                                                  Franca pisani: “Bamijan”. Telero 2017.

Nel secondo livello un Nomade Vento fa compiere al visitatore un’incursione in Iraq, nel sito di Hatra Mosul, vicino Baghdad. Fino a poco tempo fa qui esistevano sculture raffiguranti tori con teste umane (androcefalo), i Lamassu.

Codice archeologico. Il recupero della bellezza 7                                                                            Franca Pisani: “Lamussu di Nimrud”. Telero 2017

Un Nomade Adolescente è il conducente del terzo livello, dove il visitatore può rivivere il fascino della città assira di Nimrud di biblica memoria, situata sul fiume Tigri, ricca di suggestione e di riferimenti al nostro passato.

Nel quarto livello un Nomade Curioso rivela infine il continuum dell’opera dedicata alla memoria dell’antica città di Palmira ed è rappresentato da L’albero di Pietra – un tronco di frassino in cui è inserito un cilindro in marmo statuario delle Alpi Apuane su cui sono stati scolpiti dei segni primordiali secondo l’antica arte dei marmi e dei graniti – che rappresenta una sorta di leitmotiv dell’attività artistica di Franca Pisani. Unitamente all’istallazione, l’omaggio a Palmira prevede anche due “teleri” dedicati all’antico anfiteatro romano.

Codice archeologico. Il recupero della bellezza 5                                                   Franca Pisani: ” Albero di pietra”. Tronco di frassino e marmo statutario. 2017.

Un quinto ed ultimo ciclo dal titolo “La Rinascita”, integra e arricchisce la proposta di Franca Pisani con una doppia versione di una Nomade donna, che insieme a altri “nomadi” (i precedenti che qui si ritrovano dopo il lungo cammino) e una settima figura che rappresenta “l’uomo nuovo” o “della pace”.

Codice archeologico. Il recupero della bellezza 1                                                      Franca Pisani: “Memoria a pezzi”. Installazione di marmo statutario. 2017

Corona, infine, i quattro livelli ed il quinto ciclo uno spazio dal titolo “Memoria a pezzi” che occupa il corridoio centrale del padiglione dove l’artista ha scelto di costruire un atrium di bellezza che si traduce in un percorso di archeologia contemporanea scandito da un migliaio di pezzi marmorei di risulta provenienti dalle cave del Monte Altissimo di Pietrasanta, le stesse utilizzate 500 anni fa da Michelangelo Buonarroti per la facciata della Basilica di San Lorenzo a Firenze, poi rimasta incompiuta. Su una sorta di “pavimento” di polvere di marmo, sono sistemati numerosi pezzi dalle forme più strane, che erano destinati al restauro o alla costruzione di famose moschee e minareti, ma anche di chiese e biblioteche; tutto materiale lapideo che si pongono in stretta connessione con i “teleri” dedicati ai siti simbolo del nostro passato comune.

Trovarsi di fronte ad opere  dal complesso e articolato messaggio artistico come quelle che oggi Franca Pisani ci presenta al Macro Testaccio,  tutto rivolto al recupero di quei valori che sono a fondamento della nostra civiltà, attraverso la bellezza, quali la pace universale ed il rispetto verso le arti, ci porta a riflettere profondamente su “una coinvolgente energia estetica: l’identità femminile e le radici misteriose della vita che camminando insieme tendono, forse, ad una originaria sorgente….” come scrivono anche i curatori di questa rassegna..

Roma MACRO Testaccio Padiglione 9B Piazza Orazio Giustiniani, 4, fino al 26 novembre 2017 con orario: dal martedì alla domenica, 14.00-20.00 (la biglietteria chiude 30 minuti prima) Chiuso il lunedì. Biglietti d’ingresso non residenti 6,00 €, residenti 5,00 €. Tariffa ridotta: non residenti 5,00 €, residenti 4,00 €. Biglietto cumulativo MACRO via Nizza + MACRO Testaccio tariffa intera: non residenti 12,50 €, residenti 11,50 €. tariffa ridotta: non residenti 11,50 €, residenti 10,50 €. Informazioni varie e riduzioni: www.museomacro.org . telefono  060608

“Invito a palazzo – Arte e storia nelle banche e nelle Fondazioni di Origine Bancaria” – Per il XVI^ anno le sedi istituzionali delle banche si aprono alla cittadinanza.

Donatello Urbani

Come avviene già da sedici anni ogni primo sabato di ottobre – giorno 7 con orario variabile da banca a banca ed indicativamente dalle ore 10,00 alle 19,00, –  ricorre l’apertura con visite guidate gratuite, anche in lingue straniere,  alle 102 sedi storiche delle banche ubicate in ben 50 diverse città italiane.

image                                                        Reggio Emilia: Interno di palazzo Spalletti-Trivelli , sede della Banca Credem
“L’obiettivo è di dare la possibilità a decine di migliaia di cittadini, turisti e appassionati di visitare questi palazzi, generalmente chiusi perché sedi di lavoro” dichiara il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, “che nelle più recenti edizioni, la giornata di apertura, è stata estesa alle sedi bancarie che operano in edifici moderni di particolare valore architettonico”. In questa edizione 2017 accolgono visitatori  per la prima volta sedi importanti quali Palazzo Spalletti-Trivelli a Reggio Emilia ed a Siena Palazzo Sansedoni, mentre  Palazzo Altieri, sede dell’ABI e Banca Finnat, e Palazzo Kock, sede centrale della Banca d’Italia, confermano le loro aperture come avvenuto negli anni passati.

PALAZZO_BANCA_D'_ITALIA_VIA_NAZIONALE_ROMA                                                              Roma: Palazzo Kock in Via Nazionale, sede centrale della Banca d’Italia
Ogni anno, inoltre, viene bandito il concorso “Un’immagine per Invito a palazzo” per  proporre il logos  che caratterizzerà la manifestazione.  Il concorso è rivolto a tutti gli studenti delle Accademie di Belle arti e degli Istituti di design.  Querst’anno sono risultate vincitrici Ambra Aschieri e Silvia Cattozzo, studentesse dell’Accademia di  Belle Arti  di Verona.

Maggiori notizie sulle aperture previste visionare il sito https://palazzi.abi.it

“ROMICS” – Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cinema e Games

Donatello Urbani

Dal 5 all’8 ottobre torna Romics, la grande rassegna internazionale sul fumetto, l’animazione, i games, il cinema e l’entertainment che si tiene due volte l’anno presso la Fiera di Roma e che ha visto ben oltre 200.000 visitatori nelle scorse edizioni.

Quattro giorni di kermesse ininterrotta con eventi, incontri e spettacoli: un programma ricchissimo con oltre 100 presentazioni, incontri ed eventi in 8 location in contemporanea distribuiti in  5 padiglioni  all’interno dei quali sarà possibile immergersi in tutti i mondi della creatività dal fumetto al cinema, scoprire le novità, incontrare le grandi case editrici, le fumetterie, i collezionisti, immergersi nei mondi dei videogiochi e del gadget.

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Sabrina Perucca, Direttore Artistico di Romics, tiene a precisare come questa rassegna sia: “trait d’union e al contempo luogo d’incontro di generi e tendenze diversificate e di generazioni. La sua valenza è riconosciuta dalle istituzioni e dall’industria del settore come un uno spazio ideale. In questa edizione si consolidano le importanti iniziative col Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e prosegue la collaborazione istituzionale con la Regione Lazio. Ogni edizione di Romics è un’istantanea dello straordinario work in progress che rappresentano oggi i mondi del fumetto, del cinema e del game, del fantasy: storie, opportunità lavorative, bellezza creativa, confronto. I Grandi Maestri del fumetto, musica ed effetti speciali, per una edizione caleidoscopica ed effervescente. Come nelle precedenti edizioni anche in questa edizione autunnale 2017  premia tre autori internazionali con il Romics D’Oro: direttamente dall’ Industrial Light & Magic il Premio Oscar© per gli effetti visivi Ben Morris, e l’Art Director di Star Wars Kevin Jenkins; Paolo Eleuteri Serpieri straordinaria matita creatrice di mondi suggestivi e sensuali;  Shawn Martinbrough eccezionale autore noir americano, ha collaborato tra gli altri a Batman, Hellboy e Capitan America”.   Notevoli gli appuntamenti culturali che caratterizzeranno questa XXII edizione. Fra i tanti meritano una citazione le grandi mostre dedicate al fumetto, ai Romics D’Oro, al cinema e all’illustrazione nelle quali trovano ospitalità  tanto reperti originali quanto materiali collection come nella grande celebrazione a Fumetti dei Beatles, il viaggio visivo tra il west e le eroine e la fantascienza di Serpieri, Diabolik al Muro e il Ricordo di Sergio Zaniboni. I percorsi visivi per omaggiare tre grandi mondi della creatività: l’omaggio grafico di tanti autori alla serie culto nipponica Evangelion,  le tavole dei fumetti apparsi su XL Repubblica, straordinario laboratorio creativo per una nuova generazione di autori; le tavole del libro dedicato al game cult The Legend of Zelda. Imperdibili le performance live degli autori in tutti e quatto i giorni.

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Un evento eccezionale è offerto ai visitatori di Romics 2017 con il Talk show di Francesco Gabbani, straordinario comunicatore e performer.

L’Area Nuovi Talenti si conferma come un attesissimo luogo d’incontro per conoscere i nuovi talenti emergenti. Al suo interno sarà presente la Self Area con postazioni attrezzate messe a disposizione di giovani autori e illustratori per disegnare alla presenza di importanti editor.

Rilevante è la collaborazione che Romics ha intrapreso col Palazzo delle Esposizioni in occasione della mostra “Mangasia”, che verrà inaugurata il 6 ottobre e si protrarrà fino a gennaio incentrata sulla cultura giapponese contemporanea.

La seconda edizione del Concorso Nazionale “I linguaggi dell’immaginario per la scuola” voluta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, riservata alle scuole di ogni e ordine e grado, sarà affiancata da due importanti concorsi dedicati agli illustratori. Grandi occasione tutte queste di visibilità per gli artisti emergenti che approcciamo il settore.

Importante è anche l’attenzione riservata alla “Street Art”, un fenomeno culturale e artistico di impatto globale che vede impegnati grandi talenti nel rendere accettabili le anonime facciate  dei fabbricati, troppo spesso brutti e inguardabili delle nostre città.

Il Movie Village torna a Romics con la celebrazione dei migliori film dell’autunno, e in questa edizione dedica uno spazio speciale ai titoli più importanti di ottobre e novembre tratti da grandi opere letterarie – da IT a L’uomo di Neve… –  e ai Maestri internazionali degli Effetti Visivi e Speciali, oltre a tante attività ed anteprime d’eccezione. Focus sugli effetti speciali con il Premio Oscar© Ben Morris e l’Art Director di Star Wars Kevin Jenkins.

Come nelle precedenti edizioni avrà notevole attenzione, specie dai giovani e giovanissimi, la grande Gara Cosplay, con le selezioni internazionali dei Cosplayer che andranno a rappresentare l’Italia all’amatissimo World Cosplay Summit – Giappone; all’International Yamato Cosplay Cup – Brasile; l’Eurocosplay – MCM di Londra. La finale si svolgerà Domenica 8 ottobre, nel Pala Romics Padiglione 8 – Sala Grandi Eventi e Proiezioni.

Quattro giorni di grandi eventi che richiamano l’attenzione sui principali temi che caratterizzano a tutto tondo la società dei nostri  giorni quali la tavola Rotonda: Disegni migranti – L’immigrazione e l’emigrazione raccontate tutte dal fumetto.  Un linguaggio attuale per renderci ancora più visibili.

 

Nuova Fiera di Roma – via Portuense 1645 da giovedì 6 aprile a domenica 9 aprile 2017 dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Le biglietterie sono aperte dalle ore 10.00 alle ore 19.00 nei giorni di manifestazione  alle entrate nord – sud ed est. Accrediti, ospiti, gruppi organizzati all’ingresso Nord desk accrediti (piano superiore). Accesso Cosplay: esclusivamente ingresso Nord (piano inferiore).

Biglietti e costi: giornaliero feriale (giovedì – venerdì) € 10 –  giornaliero festivo (sabato – domenica) € 12 – giornaliero Cosplay € 5. Biglietto ridotto € 8 (over 80, militari, bambini di età inferiore a 10 anni) – gratuito per bambini di età inferiore ai 5 anni, per gli invalidi (oltre il 70% di invalidità) più un accompagnatore. Abbonamenti:  4 giorni € 26 –  3 giorni (venerdì-sabato-domenica) € 24 .  2 giorni (sabato e domenica) € 18. IMPORTANTE: i possessori del biglietto acquistato on line accedono dagli ingressi Nord, Est e Sud, e possono recarsi direttamente ai tornelli. Info sul sito www.romics.it trovate tutte le novità e il programma, telefono: 06 9396007; e.mail info@romics.it

“La Civetta sul comò” – la Casina delle Civette ospita un’interessante rassegna organizzata da Noi come Voi ONLUS con opere realizzate da diversamente abili.

Testo e foto di Donatello Urbani

Questa rassegna ospitata nel loggiato all’ingresso del Museo della Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia, purtroppo ha un tempo limitato. Infatti sarà visitabile fino a mercoledi prossimo 20 settembre e questa breve puntata romana è solo una presentazione di quella ben più articolata che sarà ospitata a gennaio 2018 negli spazi espositivi della Camera dei Deputati. La rassegna, nelle intenzioni degli organizzatori, tutti volontari della ONLUS Noi come Voi, deve essere itinerante, una messaggera della presenza nella nostra società di persone anche diversamente abili. I vari artisti hanno accompagnato nella nostra città le loro opere ed è ancora più significativo che la bella iniziativa escursionistica trovi riscontro in altra di carattere esclusivamente culturale: essere ospiti di un’importante struttura museale. Uno stretto binomio, inoltre, lega la” location”, Casina delle Civette, con le opere in mostra. La civetta, l’animale identificato nella mitologia greco/romana con la dea Atena,  tutelare dell’intelligenza, sapienza, saggezza e delle arti, è anche un uccello notturno particolarmente dotato per muoversi nel buio fra i tanti pericoli notturni così come questi artisti  che devono muoversi tra il buio delle incomprensioni e le difficoltà della vita che anche per un normodotato spesso sono difficili da affrontare.  Le arti visive, non solo pittoriche, per molti portatori di handicap rappresentano una preziosa terapia e uno spiraglio di luce che annuncia la fine  delle tenebre notturne ed apre un’alba foriera di giornate più radiose.

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Le opere esposte sono circa una quindicina e quasi tutte  presentano interessanti caratteristiche artistiche  che pongono in secondo piano, quasi in un angolo remoto,  quelle umane scevre di qualsiasi pietismo. Sono tutte opere che devono essere lette alla stregua di quelle di Van Gogh e di tanti altri artisti che nella loro vita, anche artistica, hanno dovuto combattere e confrontarsi con una diversa abilità. Significative in proposito sono le opere  della giovane artista Cristina di Bella che riesce solo a dialogare con l’arte pittorica avendole la natura  precluso l’uso della parola. La tavolozza dei colori presenti nella tela, realizzata a più mani, “La civetta curiosa”, ricca di tante varietà, parlano e ci raccontano la loro voglia di vivere  testimoniando contemporaneamente la gioia che provano nell’incontrare i visitatori che, proprio Cristina, accoglie tutti con un accattivante sorriso.

IMG_20170915_170017                                         Cristina di Bella presenta la tela realiazzata in collaborazione con altri tal titolo “La civetta curiosa”

Ciascuna opera, indipendentemente dal suo autore, ci accompagna, sulle corde della bellezza, nei sentieri più reconditi del nostro animo, la stessa “bellezza” che Goethe ci indicava capace di “salvare il mondo”.

Roma – Porticato della Casina della Civette – Parco di Villa Torlonia – Via Nomentana-  fino al 20 settembre 2017 con ingresso gratuito.

“I Primi d’Italia” – Foligno festeggia per la XIX^ volta l’eccellenza gastronomica che per antonomasia rappresenta l’Italia più di tutte le altre.

Mariagrazia Fiorentino

 “Siamo alla XIX edizione” – dichiara Aldo Amoni, Presidente di Epta Confcommercio Umbria – “e ancora una volta siamo pronti a regalare ai visitatori un’esperienza unica, sempre pieni di entusiasmo e idee nuove. Al centro del Festival, come sempre, saranno i Villaggi dei Primi, con tante chicche imperdibili da tutta Italia e non solo. Penso allo squisito tortello mantovano preparato da chef carichi di passione, e alla vera e originale amatriciana, per non parlare dei primi di mare di Porto Sant’Elpidio o delle prelibatezze preparate dall’amico Gianfranco Vissani. E ancora penso al Villaggio dei Primi dedicato alla cucina ebraica o alle erbette selvatiche, per riscoprire antichi e sorprendenti sapori con Ortica, tarassaco, cicoria, papavero, caccialepre, borragine, finocchietto selvatico e tanto altro”.           20170913_130639-01Il Presidente di Epta Confcommercio Umbria- al centro della foto insieme a stretti collaboratori- promuove un brindisi al successo del XIX^ Festival “I Primi d’Italia” che si terrà a Foligno dal 28 settembre al 1 ottobre 2017.

Ai primi piatti presentati in tutte le versioni possibili ed immaginabili, saranno affiancate iniziative non solo di natura culinaria, ed è stato lo stesso Presidente Aldo Amoni a presentarcele: “Ci saranno tre convegni, sull’utilizzo in cucina di  erbette, riso, l’alimentazione nello sport e un percorso culturale sugli oratori. Inoltre saranno aperte le taverne del centro storico di Foligno dove verranno serviti piatti con i famosi tartufi della ditta Urbani cucinati da uno chef speciale Michael Toscano che viene per l’occasione, direttamente da New York”.

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Due tradizionali primi piatti italiani di “Amatriciana”. A sinistra cucinato in bianco e conosciuto come “Gricia”, l’altro a destra cucinato nella classica versione al pomodoro.  Questi primi piatti sono stati presentati a Roma presso il Ristorante “La Sacrestia”, Via del Seminario, 89, dove la qualità, la buona cucina e l’accoglienza sono di casa. L’omaggio reso ad Amatrice non mette in secondo piano il primo tradizionale di Foligno; “Gli gnocchi al sugo d’oca” una vera delizia, un piatto imperdibile per i buongustai.

Di grande interesse saranno gli appuntamenti quotidiani di “A Tavola con le Stelle”, per gustare interi menu a base di pasta preparati da chef stellati come Gianfranco Vissani, “Il nostro patrimonio culturale sono i primi piatti non i secondi come tiene a sottolineare la chef Vissani”.

Al Festival non manca neanche lo spazio dedicato alla beneficienza con il musical delle 21,45 di venerdì 29 settembre all’auditorium di San Domenico: “Jekyll & Hyde”, i cui proventi andranno a favore dell’Associazione Daniele Chianelli. A Foligno protagonista anche la cultura del cibo e della corretta alimentazione, con il convegno “Lo sport è servito”, che si terrà venerdì 29 alle 11.00 nel ridotto dell’auditorium di San Domenico, con il patrocino di Coni Umbria. A spiegarci l’importanza di una corretta alimentazione nello sport e nella vita saranno Domenico Ignozza (Presidente di Coni Umbria), Francesco Fagnani (Dottore in Dietistica specializzato in Scienze dalla Nutrizione Umana e Nutrizione Sportiva), Giacomo Sintini (campione di pallavolo e Presidente dell’Associazione Sintini), Cerase Rocca (tecnico dell’Ente Nazionale Risi) e Gianluca Genoni (primatista mondiale di immersioni in apnea). E non finisce qui! A piatti imperdibili e cultura del buon cibo si sommano tanti momenti dedicati allo spettacolo con protagonisti di fama nazionale che si alterneranno sul palco del festival, in Largo Carducci. Ecco alcuni appuntamenti del ricco calendario: giovedì 28 alle 20.00 si terrà la presentazione del libro di Chiara e Red Canzian “Sano vegano Italiano”, per proseguire alle 22.00 con Francesca Reggiani. Venerdì 29, sempre alle 22.00, è la volta di Gianluca Fubelli di Colorado, mentre sabato 30 settembre alle 22.00 saranno di scena Pietro Pulcini e Simone Montedoro.  Un importante settore sarà riservato alla cucina” casher”. “Mangiare casher mangiare sano, come è riportato nella Bibbia”, sono le parole di Massimiliano Romagnoli, Rappresentante dell’Associazione Italia-Israele.

Appuntamento a Foligno dal 28 settembre al 1 ottobre 20’17 per una scintillante XIX edizione! Per tutte le informazioni: www.iprimiditalia.it facebook: @festivaliprimiditalia- twitter: @IPrimidItalia instagram: @iprimiditalia- youtube: @iprimiditalia. Ufficio comunicazione Epta Confcommercio Umbria 0755005577 – 3274398429

Mao Jianhua al Vittoriano – Ala Brasini – con la mostra: “The Timeless dance – Beyond the mountains”

Mariagrazia Fiorentino

Arte e vita s’intrecciano specialmente quando corrono sulle ali della nostalgia come avvenuto visitando la mostra  che espone, fino al 26 settembre, le opere dell’artista cinese Mao Jianhua allestita nell’Ala Brasini del Vittoriano.  I bellissimi paesaggi ammirati in Cina  quali i rilievi montuosi  Monte Giallo, del monte Jizu e del monte Daming, soggetti principe nelle opere esposte, fanno rivivere riportandoli alla mente tutti quei panorami con sfondi e scenari inusuali mai visti in occidente.  Alle bellezze naturali si aggiungono poi grandi valori spirituali e culturali quali le riflessioni di profondi pensatori che hanno perfezionato l’ascendenza buddhista zen e taoista e aprendo nuovi percorsi alla medicina, alle arti marziali, alla musica fino alla tradizione letteraria e alla pittura Shan Sui (montagna – acqua), perfezionata in questi paesaggi montani già millecinquecento anni fa, alla quale la produzione artistica di Jianhua trae spunti e riflessioni. Giustamente al titolo iniziale della rassegna  è stata aggiunta una seconda parte che completa l’intera presentazione  e ne  facilita la lettura con “Beyond the mountains”.           LA_DANZA_DELL'UNIONE_3_inchiostro_su_carta_fatta_a_mano_499x191cmMao Janhua: “Opera appartenente alla serie “La danza delle ore” – Inchiostro su carta fatta a mano cm. 499,oo X 191,00 .

Così ce lo presentano i curatori: “Imprenditore a lungo impegnato a livello internazionale che, una decina di anni fa, ha saputo dare una svolta alla propria esistenza avviando un intenso percorso d’indagine dei fondamenti culturali e spirituali di certa tradizione cinese. Accompagnandosi alla costante presenza di un Maestro, guida spirituale all’esplorazione delle dimensioni più profonde del sé e insieme della natura, e non trascurando il contesto del taoismo e del buddhismo zen, Mao ha intrapreso con disciplina la pratica della meditazione e dell’isolamento, ha scoperto il rapporto empatico con la natura attraverso le montagne sacre, si è dedicato alla musica, agli scacchi e, con esiti sorprendenti, alla calligrafia e alla pittura. Il risultato di questo graduale processo, sempre in divenire, sono i suoi straordinari dipinti di paesaggi – inquadrabili nell’ampio spettro del Shan Shui – che stimolano criticamente a considerare le dimensioni della tradizione e della modernità in Cina. L’alternarsi di montagne, rocce, alberi, arbusti, acque e cielo, si presenta in maniera ritmata dove  insieme al nero che si dipana in infinite sfumature di grigio, compaiono i tramonti aranciati che rendono le atmosfere calde”.

Il percorso espositivo si articola in varie sezioni dove ciascuna sviluppa un tema ben preciso. La prima, dal significativo titolo “Origini”,  ci accompagna alla scoperta delle opere pittoriche  dei primi anni, in parte ispirate al famoso artista moderno Huang Binhong ed al particolare modo di utilizzare l’inchiostro su carta, che Mao Jianhua inizia a studiare e a eleggere quale proprio riferimento nel 2013. E’ lo stesso artista che, guardando il passato, commenta: “Mi dedico alla pittura perché la calligrafia è troppo difficile”.

“Esplorazione”, titolo della seconda sezione, ci presenta un’altra faccia dell’esistenza, dove le opere che si susseguono come in una danza sono dense di pennellate scure e fitte. “In esse”,  come scrivono i curatori, “diventa possibile rintracciare immagini che si animano: animali, piante, profili che ciascuno può trasformare e interpretare puntando l’attenzione su quanto colpisce il proprio occhio, la propria sensibilità”.

Alle opere presenti nella terza sezione, dal titolo “La chiamata del cuore” si può attribuire il potere di generare pulsazioni e mettere in moto il cuore che in “alcune opere trova momenti di sosta e di meditazione”, parole dei curatori.

LA_CHIAMATA_DEL_CUORE_15_inchiostro_su_carta_fatta_a_mano_360x145cmMao Janhua: Opera appartenente alla serie “La chiamata del Cuore”. Inchiostro su carta fatta a mano.

Un gruppo di opere presenti nella quarta sezione dal significativo titolo “Corrispondenze” ci  suggeriscono alcuni movimenti simili a quelli che ci accompagnano in una danza al suono di una musica cadenzata in un ritmo lento e coinvolgente.

Diverso è il sentire avvertito nella quinta sezione dal titolo “Metamorfosi” che c’immerge nella morfologia del paesaggio con una percezione sensoriale degli spazi e delle nature presenti nelle opere di Mao Jianhua.

“La danza dell’unione”, come suggerisce il titolo della sesta sezione, “ci accompagna in spazi e nature illimitate, di fronte a opere larghe sette metri che ci rendono senza peso, in un equilibrio armonico. Il nostro stato d’animo corrisponde perfettamente con il paesaggio, vi con-suona, nei contrasti e negli equilibri tra vuoti e pieni, oscurità e luce, rumori e silenzi. È la danza delle danze” sempre nelle parole dei curatori.

L’ultima sezione, la settima, dal titolo “Rinascita” ci accompagna nel passaggio  da un’opera all’altra, da uno scorcio all’altro, in una serie di carte di formato ridotto, presentate su più file, che includono il colore e mai escludono il vuoto. È la conoscenza di sé tramite la rinuncia a sé. È il completamento della danza senza tempo – the timeless dance.

Il catalogo che accompagna questa rassegna, con pregevoli apporti di specialisti e ricco di tavole relative alle opere in esposizione,  è a cura delle Edizioni Plan in una veste tipografica di gran pregio.

Roma- Complesso del Vittoriano –Ala Brasini – Via San Pietro in Carcere (lato fori imperiali) fino al 26 settembre con ingresso gratuito ed orario: dal lunedi al giovedi dalle 9,30 alle 19,30 – venerdi e sabato fino alle 22,00 e domenica fino alle 20,30.

“Come in cielo, così in terra” – Seul e i 230 anni della Chiesa Cattolica in Corea in mostra nel Braccio di Carlo Magno nella Città del Vaticano con ingresso gratuito fino al 17 novembre 2017

Testo di Mariagrazia Fiorentino e foto di Donatello Urbani

Il suggestivo Braccio di Carlo Magno, il più prestigioso spazio espositivo in stile Barocco nella città di Roma, riportato di recente all’originale splendore secondo il progetto di Gianlorenzo Bernini, accoglie un’interessante mostra  voluta tanto dal Vaticano quanto dall’Arcidiocesi coreana di Seul per celebrare  il riconoscimento ufficiale della chiesa cattolica coreana come istituzione autonoma e non più come una derivazione di quella cinese avvenuto il 9 settembre 1831 con il Breve di Papa Gregorio XVI^ che istituiva il vicariato apostolico di Joseon.

Breve Apostolico sull’istituzione del Vicariato Apostolico di Joseon (조선대목구장임명소칙서)                                                                                                                                                                               Il Breve Apostolico di Papa Gregorio XVI^

Quando monsignor Bruguiere della società delle missioni estere di Parigi e primo vicario apostolico per il regno Joseon, giunse ad Hanyang , l’attuale Seul,  trovò una ben organizzata comunità di cattolici che già dal 1784, malgrado le feroci persecuzioni sopportate per oltre cento anni, teneva viva e praticava il culto nella religione cattolica. Tutto era iniziato ad opera di un gruppo di giovani intellettuali guidati da Kim Beom-woo impegnati nella ricerca di nuovi e validi principi capaci di sostituire quelli confuciani, logori e non più attuali, presenti e dominanti nella società coreana alla fine degli anni settanta del XVIII^ secolo. Nel corso delle loro riunioni consultavano e discutevano le varie tesi etiche e religiose illustrate in testi letterari che erano riusciti a reperire nella vicina Cina.

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Quelle che più impressionarono  e convinsero questi giovani sulla loro validità, furono le cattoliche riportate sul catechismo, nei vangeli  e nelle scritture sacre. Essere tutti uguali di fronte a Dio e riconoscere al prossimo lo stesso trattamento che vorresti per te furono alla base delle aspirazioni che avrebbero dovuto sostituire quelle presenti nella società coreana di allora  espressi da Confucio molti secoli fa e basati su molteplici gerarchie da quella familiare a quella politica, ciascuna titolare di differenti diritti, doveri e privilegi. L’uguaglianza  predicata da Cristo fu la molla per richiedere a Roma l’invio di missionari, in mostra sono esposte varie di queste lettere, gelosamente conservate negli archivi vaticani. Nel frattempo, uno di loro, Yi Seung-hun, si recò a Pechino sia per incontrare i rappresentanti della chiesa locale che per  approfondire la conoscenza  del cattolicesimo. Al suo ritorno in patria nel 1784 si reca a casa dell’amico Yi Byeok  e lo battezza, insieme agli altri compagni, e con loro formano la prima comunità di fedeli cristiani che, negli anni a seguire, riuscirà ad avere propri sacerdoti e una presenza importante nella società coreana.

IMG_20170908_110921                                                                         Chang Woo-sung: “Madonna con Bambino” – 1954. Arcidiocesi di Seul. Tanto la Vergine Maria che il Bambino Gesù indossano gli abiti tradizionali coreani.

La nuova comunità che propugnava l’eguaglianza non fu ben accolta dalle classi dominanti e dalla stessa casa reale ed ebbe così inizio una campagna persecutoria che porterà al martirio decine di migliaia di seguaci di Cristo. Gli episodi di nascita delle comunità di fedeli e delle persecuzioni subite sono i più documentati e meglio rappresentati in questa rassegna con vari reperti, alcuni di grande suggestione come le ciotole sepolte insieme ai martirizzati e sulle quali sono riportati i nomi  dei loro proprietari, oppure con i vasi di terracotta, con le croci in bella evidenza, contenenti le derrate e prodotti di artigianato vari  da vendere nei mercati e nelle ferie locali. Il nuovo corso, con tanto di riconoscimento ufficiale, inizia nel 1895 e a tutt’oggi, malgrado l’ostracismo subito nei periodi di occupazione giapponese e della dittatura militare del  dopo seconda guerra mondiale, i cattolici sono circa sei milioni con 103 santi, 124 beati, un venerabile e 252 servi di Dio, in gran parte martiri.

IMG_20170908_110726_BURST004Opera pittorica in lacca con intagli in madreperla realizzata seguendo la tecnica artistica Najeonchiwa da più artisti, maestri nazionali quali l’ebanista Kim Euiyong, l’intarsiatore di madreperla Kang Jeong-jo ed il laccatore Sohn Dae-yun sotto la supervisione dell’artista Kim Kyung-ja, professoressa emerita dell’Università Hanyangl. La parte sinistra ricorda il passato, sono visibili i martiri incatenati, al centro il presente con la raffigurazione, fra le altre, di Adamo e Dio padre tratta dall’affresco michelangiolesco della Cappella Sistina. All’estrema destra si è voluto rappresentare il futuro che attende la chiesa  cattolica, coreana inclusa, nel quale la buona pratica della recita del rosario sarà la base di partenza per la concordia fra le nazioni, rappresentate dalle bandiere nazionali.

Le fasi salienti di questa storia che hanno interessato i tre momenti principali nel passato, nel presente e nel futuro  è stata riepilogata e raffigurata  nel dipinto in lacca con intagli in madreperla con la tecnica artistica Najeonchilwa, tipica coreana,- vedi in proposito quanto scritto in questa rubrica sulla mostra allestita a Roma  nell’Istituto di Cultura Coreana –  dalle dimensioni ragguardevoli, la sola lunghezza supera i sei metri, e dal suggestivo titolo “Alzati, rivestiti di luce” (“Surge illuminare” è il  testo latino riportato sull’opera), presentata nel 2014 in occasione della visita di Papa Francesco in Corea con la beatificazione di 124 martiri. Oltre i valori artistici e commemorativi questo dipinto realizzato dall’uomo con i prodotti della terra, con l’utilizzo della lacca e del mare con le conchiglie, simboleggia l’armonia reciproca tra il cielo, la terra e l’uomo. “L’intera composizione”, sono le parole dei curatori , “è basata sui Sipjansaengdo, dipinti popolari raffiguranti i dieci simboli della longevità, per testimoniare il desiderio di armonia fra le due Coree, il ripristino della cultura della vita e la pace nel mondo”. Centottantatre opere, tante sono presenti in questa rassegna, molte di gran pregio ed interesse culturale, che superano a piè pari  i valori artistici ed etici e si fanno interpreti di altri di maggior interesse umano.

Roma – Città del Vaticano – Braccio di Carlo Magno – fino al 17 novembre 2017 con ingresso gratuito Maggiori informazioni su www.museivaticani.va – aos.catholic.or.kr

Luminosità millenaria :”Nagion & Ottcil” – Risplende a Roma all’Istituto di Cultura Coreano.

Testo e foto di Donatello Urbani

Le tecniche che prevedono l’uso della lacca e madreperla nelle opere d’arte visiva in Corea risale alla notte dei tempi tanto da divenire un’arte che, per eccellenza, più delle altre caratterizza questa nazione, mentre in Italia  sono state introdotte abbastanza di recente e comunque mai su lacca. Trentatre fra i migliori artisti dell’artigianato simbolo della Corea sono stati invitati ad esporre a Roma, nei locali dell’Istituto di Cultura Coreano in una interessante mostra dal suggestivo titolo “Luminosità millenaria : Nagion & Ottcil”,  le loro opere realizzate con lacche e intarsi in madreperla.

IMG_20170907_194209Kim Myeongcheol – maestro delle arti e della cultura di Corea – :Affresco: “I pini dell’isola di Jeju”. Opera realizzata attraverso l’intaglio a striscioline con seghetto a maki-e, utilizzando conchiglie provenienti dalla Nuova Zelanda e da Numhae, in Corea del Sud.

Il Maestro Son Dae Hyeon, intervenuto nel corso dell’inagurazione precisa che: “La madreperla e la lacca sono materiali reperibili in natura. Per il primo, si utilizzano più di un migliaio di tipi di conchiglie iridescenti, fra cui l’abalone e le conchiglie a spirale. Si opera, attraverso diverse tecniche, sulla struttura di base dell’oggetto, che viene ultimato con la stesura di una vernice ottenuta dall’Albero della Lacca. L’opera finita non è solo un utensile non nocivo alla salute, ma anche un lavoro riconosciuto a livello artistico, che fonde, armonicamente, la tradizione con il presente”.

davHwang Samyong – Maestro artigiano del Ministero del Lavoro –  e Lee Ikjong – Maestro delle arti e della cultura di Corea -: “Ciottoli”. Le pietre provengono dal fiume Hongcheon, nella regione di Kangwondo, trattate con fibra di vetro e diversi tipi di conchiglie sminuzzate in parti di mm.0.4. Utilizzata anche la tecnica d’intaglio a striscioline sviluppata sin dal periodo Goryeo, insieme a nuovi materiali.

Se un oggetto ha come supporto una base in legno assume il nome di “Mokchil, nel caso di altro materiale si chiama  “Geonchil”, per la canapa, “Ramtaechil” per il bambu, “Jitae” su carta Hanji, “Geumtaechil”, per il metallo, “Wataechil”, per la porcellana, mentre la pittura a lacca si chiama “Chilhwa”, “Sihwa” se si usa la polvere dorata a spruzzo e “Nagak” sono chiamate le decorazioni con parti di uovo.

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Helena Kim (Kim Ju) – Maestro delle uova in lacca e madreperla della Federazione delle Organizzazioni artistiche e culturali della Corea : “Imperatrice Myeongseong” e “Ombre blu”. Classico oggetto matrimoniale che rappresenta la leggenda dell’uovo sulla ricerca dell’orige della vita.

Tutto questo offre una precisa idea di come di come “L’arte degli intarsi in conchiglia e di pittura delle decorazioni in lacca”, sono le parole di Lee Soomyoung, Direttore dell’Istituto Culturale Coreano, “ è ottenuta attraverso la combinazione di diversi pigmenti in una tradizione millenaria sviluppatasi già nel periodo dei Tre Regni, di Shilla Unificata e nel periodo Kpryo e quello Jeoson prima di giungere ai nostri giorni”. Inoltre ha tenuto a precisare che: “La verniciatura in lacca possiede tre caratteristiche artistiche peculiari, che la differenziano dalle altre tecniche. La prima è identificata con la durevole lucentezza iridescente della madreperla, la seconda riguarda la maestria nel rivestire di meraviglia le opere di artigianato, mentre l’ultima è la misteriosa originalità che, nonostante il passare del tempo, viene espressa insieme alle altre nelle lacche, incluse quelle esposte anche in questa sala che oltre richiamare l’attenzione e suscitare interesse offrono l’occasione di far conoscer 33 grandi artisti coreani”.

IMG_20170907_193859Gim Sangsu – Maestro Laccatore -: “Tavolino con motivi di fenici dipinte in lacca”. Opera realizzata con la tecnica della polvere d’oro inventata dal maestro Kim Sangsu.

Una rassegna questa di grande interesse , testimone tanto dell’arte quanto della cultura  nazionale coreana, che conferma una volta di più l’antica massima; “L’arte deve sposare la vita”.

Roma – Istituto Culturale Coreano Via Nomentana, n.12 .  La mostra “Luminosità millenaria – Nagion & Ottcil – “ fino all’11 ottobre 2017 con ingresso gratuito dal lunedi al venerdi dalle ore 9,00 alle 17,00. Consigliata la prenotazione al n. 06.441633 – e.mail: info@cullturacorea.it – sito web: www.culturacorea.it anche per informazioni ed iscrizioni alle tante attività dell’Istituto.

Giuseppe Carta in mostra a Roma al centro Eataly con “GERMINAZIONI – I diari della terra”.

Testo e foto di Donatello Urbani – Ricerche bibliografiche di  Mariagrazia Fiorentino

Anche il linguaggio delle nature morte, alla stregua di quanto avvenuto nelle arti figurative nel corso degli anni, si è notevolmente modificato adeguandosi di volta in volta agli umori e al diverso sentire degli artisti. Così si può affermare, senza timore di smentita, che le opere di Giuseppe Carta esposte nel punto commerciale Eataly di Roma, location tanta insolita quanto particolarmente consona, rappresentano il sentire artistico ultimo nato e chiude il simbolico cerchio iniziato millenni fa  con le raffigurazioni naturalistiche all’alba della nostra civiltà  come testimoniato  nelle bellissime opere d’arte  presenti in vari musei,  siti archeologici e nelle decorazioni delle “domus” e “villae” pompeiane e romane.

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La mostra “Germinazioni. I diari della Terra”, ideata e organizzata da Arte Contemporanea Italiana in collaborazione proprio con Eataly, esplora il rapporto tra cibo, arte e natura attraverso circa trenta opere tra sculture policrome in bronzo e oli su tela, di medie e piccole dimensioni. Fino al 30 settembre, come scrivono i curatori, “ciliegie, limoni, fragole, uva, fichi e melograni, mele e pere diventano cibo per l’anima grazie alle opere iperrealiste di Giuseppe Carta. La cornice di Eataly permette un’immediata armonizzazione visiva e concettuale tra le opere ed i loro corrispettivi “commestibili”. Il cibo stesso è arte e il luogo che negli ultimi anni ha più di tutti valorizzato e diffuso nel mondo i migliori prodotti culinari italiani apre le sue porte all’arte di Carta, capace di suscitare una riflessione sull’incredibile varietà di prodotti gastronomici presenti nel nostro Paese e curiosità sulle potenzialità comunicative del cibo”. Allo scritto dei curatori fanno riscontro le parole dell’artista: “L’arte può esplorare nuovi orizzonti e nuovi contesti perché si può decontestualizzare tutto ma non gli argomenti trattati, nel senso che un’opera d’arte, un cibo, un libro, un concetto o una pièce teatrale possono essere presentati in ogni luogo e in ogni ora del giorno ma ciò non toglie la sua Essenza e la sua Natura”.

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Proprio il rapporto con la natura è il tema trattato in tutte le opere  di Carta in maniera del tutto intima e personale maturato dall’ esperienza nella cura dei suoi frutteti e dell’oliveto, in particolare, sulle colline di Banari, suo luogo di nascita in Sardegna. L’osservazione giornaliera delle piante, dei fiori e dei frutti sono la fonte primaria nella realizzazione delle opere sia pittoriche che scultoree in un realismo più perfetto del reale. Alquanto singolare è anche la realizzazione delle sue opere che oltre a richiedere tempi lunghi come avviene in natura per la raccolta dei frutti Carta adopera una tecnica antica, “la velatura, e per le sculture la fusione a cera persa che prevede lunghe fasi di modellatura, lavorazione e patinatura” come lui stesso tiene a precisare. Sempre i curatori scrivono in proposito: “Carta non trascura nulla, nelle tele come nelle sculture: frutta e ortaggi sono rappresentati in ogni fase del loro corso vitale, dai momenti di massimo splendore e fulgore, fino a quelli di caducità e germinazione, perché crede che non ci sia più bella cosa di un frutto maturo che ha nella sua pelle tutta la sua vita”. Significativi sono i versi che Pabblo Neruda ci offre in un omaggio letterario alla cipolla:

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                                                        “Cipolla, anfora luminosa,

                                                                petalo e petalo

                                                            si formò la tua bellezza   

                                                      squame di cristallo ti accrebbero                                                                                                               

                                                       e nel segreto della terra oscura  

                                                    si arrotondò il tuo ventre di rugiada …….

                                                   E come in   Afrodite il mar remoto

                                                                   duplicò la magnolia

                                                                innalzando i suoi seni

                                                                           così ti fece

                                                                         cipolla …………

                                                                         Esci dal suolo,

                                                                     eterna, intatta, pura

                                                                      come seme d’astro

                                                                          e nel tagliarti

                                                                       il coltello in cucina

                                                                      sale l’unica lacrima

                                             senza pena. Ci hai fatto piangere senza affliggerci ……………….”

Completa la mostra il catalogo edito da E20 Progetti che presenta, oltre le bellissime tavole a colori di tutte le opere in esposizione,  un’intervista a Giuseppe Carta realizzata dallo chef di Eataly Pino Cuttaia, con due ricette: Una elaborata dallo stesso chef e l’altra dallo stesso artista che presenta una saporita zuppa di cipolle di Banari (facile da realizzare).

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Per maggiori informazioni: presso lo spazio Eataly si tengono corsi di cucina aperti a tutti previa prenotazione sul sito www.roma.eataly.it/eventiedidattica. In occasione della conferenza stampa ,a chel Alessandra Mariani ha presentato e fatto realizzare ai presenti una saporita pasta di gnocchetti sardi con cipolla stufata, capperi r polvere di mandorle.

Roma - Eataly, Piazzale XII Ottobre 1492 – (Stazione Ferroviaria di Roma Osiense, seguire le indicazioni) – Metro B stazione Piramide e varie linee urbane bus e tram linea 3 – fino al 30 settembre 2017 con ingresso gratuito tutti i giorni, negli orari di apertura del negozio.  Info al pubblico dal lunedi al  giovedi dalle  9.30 alle 18,00; il venerdi  dalle 9.30 alle 17,00- telefoniche +39.02.58316316  e sito web https://www.eataly.net/it_it/negozi/roma/

Roma: Le strade del quartiere ebraico si vestono a festa per accogliere la 10^ edizione del Festival della Cultura Ebraica.

Mariagrazia Fiorentino – Donatello Urbani

La terra promessa da Dio al suo popolo è stata da sempre al centro dei pensieri, della cultura e della vita d’Israele e questo, senza dubbio, è da sempre alla base del grande amore e venerazione  che hanno riversato gli Ebrei sulla terra di tutto il pianeta indipendentemente dall’essere o meno quella assegnatagli da Dio. La comunità ebraica di Roma, non fa eccezione. Basta camminare per le strade del quartiere ebraico per avvertire e respirare a pieni polmoni  la vera romanità e quel senso di appartenenza a pieno titolo a questa città da oltre duemila anni.

In questo spirito e dopo il successo e la grande partecipazione popolare degli scorsi anni, anche quest’anno la Comunità Ebraica di Roma promuove e organizza il  Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica che in questa decima edizione ha per tema principale proprio la terra “Earth.Life beyond”, un percorso di riflessione e sguardo culturale, sociale e filosofico sul cambiamento e sull’innovazione scientifica e tecnologica verso il nostro pianeta.

“Un ricco panel di ospiti è stato chiamato a sviluppare l’argomento Terra in tutte le sue più ampie accezioni” tengono a precisare gli organizzatori, “Terra come identità, come viaggio e come ritorno, Terra come ambiente da conservare e trasmettere al futuro, Terra come risorse e Terra come modello di sviluppo.  Interventi e riflessioni dedicate a comprendere come la spinta dell’innovazione scientifica e tecnologica, nell’andare a delineare nuovi modelli di sostenibilità, agisca come agente acceleratore del futuro definendo nuovi perimetri di relazione, conoscenza e consapevolezza tra persone e comunità”.  A questo interessante tema si affiancano altri quali il letterario con presentazione di libri, incontri con scrittori, mostre, visite guidate alle testimonianze culturali ebraiche presenti nel territorio comunale di Roma e spettacoli dei quali uno, quello che sabato prossimo 9 settembre inaugurerà questa manifestazione incentrato su un pilastro della cultura ebraica: “La notte della Cabbalà”. Location principali: il Palazzo della Cultura, sede della scuola ebraica, il Museo Ebraico e i Giardini del Tempio. Il ricco calendario degli eventi prevede:

notte cabbalà_2                                         Notte della Cabbalà edizione 2016: In attesa di entrare alla visita guidata al Museo Ebraico di Roma

sabato 9 settembre: la Notte della Cabbalà, un vero e proprio evento nell’evento che vede l’intero Quartiere Ebraico del Portico d’Ottavia animarsi con una maratona di eventi culturali, musica, teatro, degustazioni, incontri letterari, che intende celebrare ancora una volta il sodalizio tra la Capitale e la Roma ebraica e che offre alla città la straordinaria opportunità dell’ingresso gratuito al Museo Ebraico e di poter fruire di visite guidate gratuite alla Grande Sinagoga e all’interno dell’Antico Ghetto; la perfomance artistica della serata è affidata a Enrico Fink, poliedrico musicista che metterà in scena, insieme a Giancarlo Schiaffini,  grande trombonista del jazz italiano, la session  “In Principio” – Il canto della creazione del mondo, uno spettacolo tra cosmologia, scienza e creazione con musica e voce narrante che partendo dai midrashim (racconti) sulla Genesi racconta la creazione del mondo da vari punti di vista.

In precedenza alle ore 20.45 ci sarà l’inaugurazione della mostra fotografica “Israele. Ritorno alla Terra” , una  raccolta di circa quaranta scatti dell’agenzia ebraica che testimoniano i primi anni dalla nascita dello Stato d’Israele, dal 1948. L’esposizione si concentra su tre temi: immigrazione, legame con la terra, la nuova vita nel neonato Paese. , l’inaugurazione della mostra Israele. Ritorno alla Terra, il tributo che il Festival dedica alle famiglie ebraiche che, provenienti da tutto il mondo, con il supporto della Jewish Agency, hanno fatto ritorno a casa, a partire dal 1948, dando vita allo Stato d’Israele. L’esposizione, in collaborazione con il Centro di documentazione Ebraica contemporanea e con il supporto di EL Al, presenta circa quaranta immagini di grande forza evocativa sui grandi temi dell’immigrazione ebraica, del legame con la terra e della nuova vita nel neonato Paese.

domenica 10 settembre: L’evento clou pone l’attenzione sul gemellaggio del Festival con la Giornata Europea della Cultura Ebraica incentrata sul tema Diaspora. Identità e Dialogo, alla quale è dedicata la sessione pomeridiana e serale .

lunedì 11 settembre Simonetta Agnello Hornby, Pierpaolo Pinhas Punturello e Francesca Nocerino  racconteranno le vicende degli Ebrei nel Meridione d’Italia, come terra di esilio, di partenze e di abbandoni, ma soprattutto come terra d’identità.

martedì 12 settembre: l’evento centrale sarà l’intervista di Benedetta Tobagi alla filosofa e sociologa Agnes Heller sul futuro della nostra società rispetto alla tematiche dell’etica, della sessualità e della famiglia. A seguire Edoardo Camurri intervisterà Helena Janeczek sul suo nuovo romanzo La ragazza con la Leica, dedicato a Gerda Pohorylle, donna formidabile e fotografa, morta “sul campo” durante la guerra civile spagnola nel 1937 e grande amore del fotografo Robert Capa.

mercoledì 13 settembre,  L’evento di chiusura è stato realizzato in collaborazione con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori. Sarà un omaggio al grande artista e musicista Herbert Pagani con due momenti di esibizione. S’inizierà con un reading, scandito da momenti musicali, interpretato e a cura di Ketty Di Porto incentrato sulla vita, le opere e la poetica dell’artista scomparso prematuramente a soli 44 anni. Dopo la performance sarà assegnata una targa come riconoscimento ad un giovane artista che si sia distinto nel suo percorso, e che abbia ideato un’opera ispirata ai temi, alla storia o alla produzione artistica di Herbert Pagani, nato in Libia ha subito, insieme alla famiglia e  a tutta la comunità di correligionari, l’ostracismo dei governanti libici, obbligandoli all’esilio.

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Roma: Museo Ebraico- Teca con reperti della comunità libica. Interessanti i manufetti in argento, la cui lavorazione, insieme all’oro, era l’attività principe della comunità stessa. Di gran pregio in vestito da sposa, con preziosi ricami e merletti. La cerimonia della sposalizio era molto curata nella realizzazione, seguiva consuetudini consolidate nel tempo e avveniva in prevalenza nel giorno di mercoledi, in tempo utile di ripudiare la sposa qualora il marito non l’avesse trovata illibata. – Foto Donatello Urbani

Una teca nel Museo Ebraico testimonia con vari reperti, alcuni donati dalla famiglia Pagani, questa nuova ulteriore “shoah” subita dagli ebre ilibici, molti espatriati successivamente in Italia.

Questa manifestazione sarà una festa voluta dall’intera Comunità Ebraica che apre la loro casa in un completo coinvolgimento di tutta la zona del Portico d’Ottavia con un’estensione anche al territorio comunale.  Una mano tesa in amicizia che deve essere stretta con calore.

Roma- Quartiere ebraico – Portico di Ottavia – dal 9 al 13 settembre 2017. Per informazioni rivolgersi al Centro di Cultura Ebraica 06.5897589 – e.mail centrocultura@romaebraica.it, siti web www.romaebraica.itwww.culturaebraica.roma.it