Testo e foto di Donatello Urbani

Mancava dalla bacheca del Museo Archeologico di Sessa Aurunca, dove era custodita fin dal lontano 1926,  dagli anni del passaggio in quella città del fronte militare nel corso della seconda guerra mondiale. Il reperto fu sottratto, presumibilmente, da un militare tunisino del corpo di spedizione francese. A dimostrazione di questo le indagini compiute dal nucleo dei Carabinieri TPC – Tutela Patrimonio Culturale – hanno rilevato che il reperto fu commercializzato in Francia per essere, in un secondo tempo, trasferito negli Stati Uniti dove, nel 2004, fu acquistato dal museo di Cleveland per la considerevole cifra di circa tre milioni di dollari. L’appartenenza al Museo di Sessa Aurunca era ampiamente documentata, anche con immagini fotografiche, da una relazione del 1926 redatta in occasione dei lavori di scavo intrapresi nel criptoportico dell’antico teatro romano di Sessa Aurunca.  La restituzione ha seguito una procedura abbastanza travagliata ed ha avuto un felice esito grazie ad un’azione diplomatica condotta dal nostro Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo intrapresa in parallelo con una procedura giudiziaria aperta in precedenza. Tutto questo ha portato alla stipula di un accordo con il museo statunitense sottoscritto il 14 aprile scorso attraverso e grazie al quale, nel successivo mese di giugno, è avvenuto il rimpatrio della preziosa opera in Italia.

IMG_20170901_155750                                                         Testa marmorea di Druso minore – Marmo pario. Opera datata al I^ secolo d.C.

Il valore intrinseco della testa marmorea di Druso minore non è inferiore a quella culturale e morale così come le travagliate vicende di recupero non sono state inferiori alle turbolente vicende umane di Druso minore,  Druso Giulio Cesare,questo il suo vero nome, – Roma 7 ottobre 14 a.C./ 14 settembre 23 d.C.- è meglio conosciuto come Druso minore.  E’ stato un politico e generale romano appartenente alla dinastia giulio-claudia. Figlio primogenito dell’imperatore Tiberio, malgrado la primogenitura nella successione imperiale, gli fu preferito il fratello adottivo Germanico, con il quale s’instaurò un rapporto di conflitto e di collaborazione allo stesso tempo. Nell’anno 15, dopo aver sedato una rivolta militare in Pannonia, venne eletto console avendo anche l’incarico di governatore nell’Illirico e nel 19 quando Germanico morì rimase l’unico erede al principato. Le principali fonti storiche lo presentano come un abile comandante militare che sapeva mostrare la sua intelligenza nelle occasioni più importanti alle quali faceva riscontro una vita mondana costellata di vizi e banchetti accompagnate da un’eccessiva crudeltà ed altrettanto piacere nel vedere spargere sangue, tanto che le spade più affilate vennero chiamate “Drusiane” in suo onore. Comportamenti questi spesso criticati dal padre Tiberio, che gli rimproverava la troppa licenziosità e dissolutezza. I grandi analisti e biografi imperiali romani, soprattutto da Tacito in poi, mettono in evidenza la sua arroganza e superbia dietro un’apparente modestia, mentre Plinio ci riporta un aneddoto che ci fa capire come Druso conducesse una vita mondana, seguendo i consigli del raffinato gastronomo Apicio, a dispetto della condotta che gli veniva suggerita dal padre. La sua intolleranza e la sua impulsività, inoltre, sfociavano spesso in diverbi che lo mettevano in scomode posizioni specie nei rapporti con Seiano, potente e ambizioso prefetto del Pretorio, che ne organizzò l’uccisione. Il giovane venne eletto console una seconda volta nel 21 e ricevette la “tribuniacia potestas” nel 22, ma Seiano, constatato il pericolo che incombeva su di lui decise di colpire Druso attraverso la moglie Livilla, che era inoltre sorella di Germanico, e, fingendosene perdutamente innamorato, la portò all’adulterio mettendola contro il marito. Seiano riuscì ad avvicinarsi sempre di più a Tiberio, fino ad essere il suo consigliere personale, e questo gli consentì l’attuazione di un piano per eliminare Druso con un veleno che avesse un effetto lento, in modo da sembrare un malattia. Il veleno fu somministrato dal liberto Ligdo, uno degli schiavi preferiti di Druso, che si dice Seiano avesse legato a sé con lo stupro. Druso morì il 14 settembre dell’anno 23 d.C. e gli furono attribuiti gli stessi onori funebri che erano stati concessi a Germanico. I funerali furono fastosi e il corteo pieno di immagini degli antenati, da Enea e Romolo fino ai Claudii. Druso fu sepolto nel Mausoleo di Augusto, accanto al fratello Germanico e a fianco di suo nonno Augusto.

Per Visionare il reperto recuperato dagli USA: Roma –  Sede del Comando Carabinieri TPC – piazza S.Ignazio, 152 – tutti i sabati di settembre 2017 dalle ore 10,00 alle 14,00.