La salubrità dell’olio extravergine di oliva messa in gran risalto da uno studio del CNR IGV di Perugia

CULTIVAR RAIO – La salubrità dell’olio extravergine di oliva messa in gran risalto da uno studio del CNR IGV di Perugia che la vuole, fra l’altro, promotore in Umbria,- Terni e bassa Valtiberina- di un’interessante proposta turistica e commerciale.

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Esemplare monumentale di olivo Raio, Montecampano (TR)- Foto courtesy Roberto Mariotti.
Nessuno ha il coraggio di contestare la salubrità dell’olio extravergine oliva. Le sue doti di bontà e salutistiche sono riportate in bella mostra sull’etichetta. Tanto la legge quanto i disciplinari che tutelano la rispondenza delle qualità e delle produzioni sono alquanto rigide e recentemente sia la descrizione del prodotto che l’identificazione della qualità hanno ottenuto il “placet” della Comunità Europea. A nessun produttore, tantomeno se commerciante di olii, conviene rischiare le pesanti sanzioni previste dalla legge per le false dichiarazioni.
La sola etichetta  sulla bottiglia può essere una garanzia che azzera qualsiasi eccezione anche del più esigente consumatore? E’ quanto ho chiesto al Dott. Roberto Mariotti, ricercatore presso il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche)- CTER – IGV – di Perugia: “Non del tutto! C’è sempre il furbetto che pensa di aver trovato nella chimica una formula miracolosa che offre la possibilità di aggirare la legge e farla franca. In proposito nessun produttore, piccolo o grande che sia, “pesca nel torbido” della legge. Quanto dichiarato in etichetta tanto dal contadino quanto da frantoi consortili o consorzi di produttori garantisce la massima rispondenza con il prodotto. Inoltre per adeguare l’etichettatura alle più recenti ricerche scientifiche, dovrebbe essere consentita anche l’indicazione della specie (cultivar) di olivo o di olivi da cui deriva il prodotto, cosa che l’attuale legislazione non consente e addirittura vieta e punisce con sanzioni”.
“Abbiamo condotto con il collega Mariotti”- aggiunge il dott. Saverio Pandolfi,- “una ricerca molto approfondita sul recupero degli antichi cultivar dell’Umbria. Una interessante sorpresa ci è stata riservata dal territorio dell’Amerino: – Comuni di Baschi, Giove. Amelia.  Alviano, Lugnano e bassa Valle Tiberina Umbra in provincia di Terni, – dove abbiamo rinvenuto un esemplare di olivo Raio, specie autoctona quasi estinta, dalla veneranda età di oltre quattrocento anni, ancora attivo e che ha fornito un olio con queste caratteristiche:
Profilo Sensoriale dell’olio
Colore giallo con riflessi verdi, talvolta di colore verde smeraldo se l’annata è particolarmente siccitosa.
Fruttato intenso, sentori di erba appena falciata, leggero carciofo, pianta di pomodoro,.
Al gusto presenta un ottimo bilanciamento tra le note amare e piccanti.
Di particolare interesse la persistenza e l’evoluzione nel tempo all’interno del cavo orale.
e’ consigliato l’utilizzo in cucina su verdure cotte e crude, carni rosse, bruschetta, zuppe di legumi, di particolare interesse l’uso con la fava cottora presidio Slow Food dell’Amerino.

Caratteristiche salutistiche/organolettiche
Polifenoli, molecole anti-ossidanti per eccellenza, da un minimo di 400 mg/kg fino ad oltre 600 mg/kg. (Qualità queste che hanno anche una grande valenza antitumorale. N.d.a.). Acido Oleico medio 79,14 ± 1,14 %, che rende l’olio altamente fluido ed asciutto in bocca.
Questi livelli possono variare in funzione del sistema di estrazione e dell’epoca di raccolta”.
Chiedo al dott. Pandolfi se può fornire notizie sulla pianta, le possibili difficoltà nella coltivazione, le caratteristiche dell’oliva prodotta e se le qualità dell’olio che ci ha riferite possono essere poste a confronto con quelle degli oli extravergini più commercializzati In Italia, in particolare dalla grande distribuzione.
“Caratteristiche dell’albero
Vigoria della pianta molto elevata, portamento espanso, chioma poco densa.
Autofertile, la pianta è in grado di fecondarsi da sola.
Caratteristiche del frutto
Invaiatura tardiva, il colore della drupa inizia a virare in ritardo rispetto alle cultivar più diffuse; resa in olio medio/alta tra il 18 ed il 20%, epoca di massima inolizione tardiva, cascola del frutto bassa e tardiva, resistenza al distacco del frutto durante la raccolta bassa.
Consigli di allevamento e cura
Distanza di piantagione sesto regolare 6 metri X 6 metri. Forma di allevamento a vaso.
Raccolta con agevolatori e/o scuotitori al tronco. Epoca di raccolta dopo metà Novembre, primi di Dicembre a seconda dell’andamento meteorologico dell’anno.
Considerazioni sulla qualità dell’olio in relazione alla cultivar spagnola Arbequina. L’acido oleico presente nell’Arbequina varia da 52% a 70% secondo le condizioni pedoclimatiche, il contenuto in polifenoli va da 50 mg/kg a 100 mg/kg. Il confronto con questa cultivar è appropriato in quanto l’olio in commercio (quasi del tutto di provenienza non italiana- n.d.a.) appartiene per la gran parte ai frutti della stessa varietà.”
La cosa che più colpisce è che l’olio extravergine di oliva prodotto con olive raio ha qualità salutistiche superiori di ben sei volte a quelle offerte dall’olio extravergine di oliva, non italiano in prevalenza, che troviamo in vendita negli scaffali della grande distribuzione.
Interessanti poi sono il circuito commerciale e la proposta turistica direttamente legata all’olivo ed in particolare al cultivar raio.
“La riscoperta dell’olivo raio è per noi una buona occasione da non lasciar fuggire” è il commento della Sig.ra Nives, medico specialista in allergologia e pediatria, che gestisce l’agriturismo “Il Poggio Bolognino” ad Alviano (TR), insieme al figlio, laureatosi a Viterbo nell’arte del maniscalco che cura il centro ippico ed il marito che conduce l’azienda agricola con l’antica saggezza contadina e un occhio alle novità imposte dal progresso scientifico e tecnologico. Da amante della terra mostra con orgoglio la recente messa a dimora di olivi raio.

Alviano: tenuta agricola/agrituristica “Poggio Bolognino”: Impianto di olivi cultivar Raio di due anni.
Foto courtesy Donatello Urbani

“E’ mio desiderio recuperare le antiche piante che la natura ha selezionato e voluto che crescessero su questa terra e scioccamente abbiamo, per troppi anni, trascurato, rischiando di perderle definitivamente”.
La signora Nives, che comunque è medico, tiene ad offrire ai clienti del suo agriturismo cibi particolarmente sani oltre che buoni. “Il mio desiderio invece è proporre agli ospiti una colazione a base di pane integrale che noi confezioniamo e produciamo con nostro frumento biologico, bruscato e condito con olio derivato da olive raio. Se a tutto questo si aggiunge un buon bicchiere di vino, possibilmente rosso per le sue qualità salutistiche, si ottiene il massimo dal buono che fa bene”.
La vicina Giove è una terra votata all’enologia. Giuliano Castellani, viticultore, nella sua tenuta agricola “Le Crete”, ha in catalogo una variegata produzione di vini bianchi e rossi commercializzati in contatti diretti con i clienti e la grande distribuzione locale a prezzi quanto mai interessanti. Di gran pregio il rosso Petra Nera – Riserva 2009 – prodotto con uve Merlot, Sangiovese e Barbera in circa 10 mila bottiglie.
“Tutto il nostro olio extravergine è biologico come tutti i nostri prodotti: legumi, cereali, frutta e verdura” ci dice Claudio Schiaroli, contitolare dell’azienda agricola “Fontana Vecchia” ad Alviano (TR) –  HYPERLINK “mailto:carlo.schiaroli@libero.it” carlo.schiaroli@libero.it – “ e commercializziamo quanto  prodotto attraverso contatti diretti con i consumatori, molti dei quali stranieri. Aderiamo alle varie iniziative quali “Frantoi aperti” – “Maratona dell’olio” – “Cantine aperte” e percorsi enogastronomici  promossi sia da istituzioni pubbliche che dal tour operator di Terni Let’s travel –  HYPERLINK “http://www.dreavel.com” www.dreavel.com – e.mail:  HYPERLINK “mailto:booking@dreavel.com” booking@dreavel.com – che sono buone occasione per rinverdire i rapporti con i vecchi clienti e stabilirne altri con i nuovi. Il nostro territorio é in buona parte coltivato biologicamente, nella quasi totalità da operatori agricoli che gestiscono agriturismi. Nostro desiderio è consentire ai nostri ospiti di respirare aria pulita, priva d’inquinamenti chimici dovuti all’uso di pesticidi, diserbanti, concimi e altri prodotti derivati dalla sintesi chimica in un soggiorno salubre accompagnato da un’enogastronomia da leccarsi i baffi.“
Le informazioni scientifiche riportate in queste pagine sono state ricavate da dati ottenuti attraverso ricerche effettuate da ricercatori e tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IGV di Perugia) e del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA OLI di Spoleto) coordinate dal dott. Roberto Mariotti  e dal dottor Saverio Pandolfi, Agronomo e tecnico di ricerca presso il CNR IGV di Perugia (precedentemente appartenente al CRA OLI di Spoleto per 20 anni).

Mariagrazia Fiorentino

ROMA – “ENNIO CASTELLANI. Una sartoria dell’alta moda italiana”

Esposti al Museo Boncompagni Ludovisi le collezioni di un grande maestro, eccellenza della Moda Italiana.

Ennio Castellani e la sua Sartoria hanno avuto un ruolo importante all’affermazione nel
mondo della moda italiana. Fin da giovanissimo ha subito il fascino dell’iter richiesto dalla
realizzazione di un capo d’abbigliamento. Nell’atelier della madre entra in contatto con le
realizzazioni sartoriali. Sono gli anni del dopoguerra e della grande svolta imposta alla moda,
prevalentemente femminile, dai grandi sarti francesi: Cristian Dior e Coco Chanel.

Dopo aver appreso nozioni di disegno all’Accademia d’Arte di Venezia frequenta l’Accademia
Koefia di Milano e all’interno d’importanti atelier, quali Gigliola Curiel e Cesare Guidi, a Milano
e a Firenze, entra a pieno titolo nel mondo dell’alta moda.

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Tre realizzazioni della maison Castellani: le prime due sulla sinistra  sono del 1992 mentre quella sulla destra: due pezzi in taffetas satin di seta lavorazione jacquard con profilatura in sbieco lavorato a crespature è stato realizzato per Carla Viterbo Bassani nel 1973.

Ma è la sua città d’elezione, Verona, che Castellani sceglie come sede della sartoria che apre
nel 1964 e che fino alla sua chiusura avvenuta nel 2001 “sarà largamente apprezzata non
solo dalla stampa del settore, che gli tributerà sempre dei grandi riconoscimenti, ma anche
dalla sua scelta clientela e da buyers internazionali che porteranno le creazioni firmate EC fin
negli Stati Uniti, Arabia Saudita e Giappone” come scrivono i curatori.

Alla base delle sue realizzazioni si trovano schemi realizzativi che hanno reso i suoi capi unici
e non replicabili grazie all’uso di “materiali”non imitabili, insieme all’ideazione dell’abito nel
figurino e alla realizzazione pratica dei tessuti.

Dalla sua autopresentazione riportata e trascritta nel prezioso catalogo, traspare in maniera
chiara e inconfutabile l’amore profondo per il “saper guidare l’esecuzione di un abito, dal
taglio alla rifinitura, con una certosina attenzione a ogni particolare realizzato dal suo
laboratorio, scrigno eccezionale di un saper fare antico e fucina di una produzione sempre al
passo con i tempi”.

I cinquanta abiti presenti in mostra sono la una storia del saper fare sartoria, quella che grazie
alla ricercatezza dei tessuti e delle lavorazioni, alla raffinata eleganza dell’idea progettuale
presente in ogni creazione sono stati alla base della buona reputazione che gode oggi la
moda italiana nel mondo. Di non minor attrazione sono le fotografie d’epoca, i figurini e i tanti
riconoscimenti ricevuti nel corso della lunga attività da Ennio Castellani.

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Due modelli degli anni ’70: a sinistra completo composto da gonna in crepe di seta lavorazione cannetè in rilievo stampata a mano bordata in velluto e corpino in satin di seta bicolore del 1978; mentre a destra è un abito in georgette con motivi decoupè e guarnizioni di nastro di seta in tinta del 1975.

Nell’ambito della mostra sono previsti dei laboratori didattici rivolti ai bambini e alle famiglie
realizzati dal FAI Giovani Roma, che da alcuni mesi collabora attivamente con il Museo ai fini
della sua maggiore conoscenza e valorizzazione.

Catalogo a cura di Arianna Marullo per le edizioni Fabbrigrafica  ADV

INFORMAZIONI: Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative, il Costume e la
Moda dei secoli XIX e XX – Roma Via Boncompagni,18. Fino al 31 giugno 2015.  Accesso
per disabili. Ingresso gratuito. Orari di apertura al pubblico dal martedì alla domenica, dalle
ore 8.30 alle 19.00 Chiuso tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Visite per scuole e
gruppi consentite previa prenotazione con accompagnatori per un massimo di 20 persone alla
volta. Info tel. 06 42824074 – e.mail: museoboncompagni.info@beniculturali.it – sito web:

www.museoboncompagni.beniculturali.it

 

Testo e foto di Donatello Urbani

VINI SUDAFRICANI A ROMA – Una bella opportunità per gli amanti dell’enologia

Dai francesi abbiamo appreso di come e quanto il vino testimoni la radice dove è nato e prodotto. “Terroir” è stata chiamata questa testimonianza e noi in Italia l’abbiamo sposata con piacere, dandogli anche una traduzione, non troppo letterale, in “biodiversità”. Proprio le biodiversità, non solo italiane, saranno uno dei principali temi che verranno dibattuti e su cui poggia l’ossatura principale di EXPO 2015.

Scoprire territori lontani attraverso un bicchiere di vino é quanto avvenuto nella residenza dell’Ambasciatore della Repubblica Sudafricana a Roma che in collaborazione con l’importatore italiano Afri Wines- www.afriwines.com- ha messo in degustazione i prodotti di due case vinicole, fra le circa 15 da lui rappresentate in Italia: “Cape Dreams” con Shiraz e Pinotage, entrambi  con oltre i 14 gradi a testimoniare i colori forti e le spettacolari asperità presenti nel paesaggio di origine e un eccellente Chardonnay / Sauvignon, prodotto dalla casa Linton Park Wines, significativamente battezzato “white Rhino” i cui proventi di vendita, nella misura del 10%, sono devoluti alla salvaguardia del rinoceronte delle praterie africane a rischio d’estinzione.

www.savetherhino.org

I vini di produzione Linton Park Wines con etichetta Rhino Park sono ben sei, tra bianchi e rossi, e tutti partecipano con l’identico contributo derivante dalla loro vendita, alla campagna promossa dall’associazione “Save The Rhino” in favore del rinoceronte delle praterie africane. In tutti i vini posti in assaggio, però, si sono avvertiti i profumi e i sapori di origine tropicale in maniera così forte ed evidente da avere netta la sensazione di bere un sorso di Africa.

L’occasione è stata buona per presentare anche i diversi punti di vendita ed assaggio dei vini sudafricani in Roma, che si trovano sparsi in tutta la città. Così in centro città si trova il Josephine Bistrot mentre ai Parioli zona nord ci sono:

The Dukes International Cafè  e il Larys  insieme ai ristoranti Il Garigliano  e Alghero .

Nella zona di Piazza Fiume si trovano i ristoranti:

Il Fellini, il Tribeca Cafe  , nonché il Ristorante Costa Paradiso .

In zona Eur:

Ristorante Il Fungo , L’Edera , Caffe
Tortuga , ai Fienaroli  , Ristorante Patanegra   e Ristorante Trecca

Quanto prima sarà possibile trovare nella Carta Vini anche quelli sudafricani negli uvaggi:
Chemin Blanc, Sauvignon Blanc, Cape Blend, Pinotage nei seguenti ristoranti: Enopoli srl , H10 Roma , Pinciano .

Sahara Ristorante, Enoteca e Prodotti Tipici, Clemente alla Maddalena, Il Ceppo, Il Vero Alfredo, Ristorante Maharaj, Ristorante Il Caminetto, Taverna Rossini, Insalata Ricca, Hostaria
Po.

“Affermarsi nel mercato enologico italiano è tanto affascinante quanto difficile”, sono le parole di Giuseppe Sorgini della Bottiglieria Romana  che proseguendo nel suo parere, ci dice: “Nel mercato italiano sono presenti  quanto di meglio per qualità e convenienza esista al mondo per riuscire a ritagliarsi uno spazio nella commercializzazione occorre avere prodotti  che abbiano un valido rapporto qualità/prezzo come è stato riconosciuto ai nostri vini, con varie menzioni, in occasione di rassegne enologiche internazionali malgrado la mancanza di un accordo commerciale tra Unione Europea e Sudafrica, che c’impone il pagamento di dazi dogali d’importazione”. Qui s’inserisce il sorriso di Jacqueline Ntombentle Mpongoshe, assistente nell’Ufficio Politico dell’Ambasciata Sudafricana a Roma, che, per l’occasione, in assenza per impegni istituzionali di S.E. l’Ambasciatore, svolge anche il ruolo di padrona di casa con quella grazia e fascino che conferisce quel tocco di attrazione tutta africana presente anche nei vini. Non pensavo che il terroir si estendesse anche alle persone.

Note: In prima pagina foto del territorio sudafricano. Foto courtesy dell’importatore Afri Wines

BAROCCO – Un’identità culturale nazionale riscoperta a Modena e Roma con interessanti iniziative di turismo culturale

Tenuto in disparte per tanti anni dall’intellighenzia nazionale, grazie all’opera svolta da
studiosi francesi ed inglesi – onore al merito-, il Barocco ritorna prepotentemente alla
ribalta della vita culturale italiana rivendicando il ruolo che meritatamente le spetta non
solo come stile artistico, tanto in architettura che nelle arti visive, bensì anche come
simbolo della vita quotidiana specie nelle aggregazioni sociali quali l’organizzazione di
feste popolari e nelle ricorrenze di grandi eventi.

In quest’ultima interpretazione sono state organizzate a Modena le “Notti Barocche” nei
giorni 29-30 e 31 maggio 2015 in occasione della riapertura al pubblico della Galleria
Estense. “Genius Loci” il Granduca Francesco I^ d’Este (1629/1658) che trasferì la
capitale del Granducato da Ferrara a Modena incluse le grandi collezioni d’arte.

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Gian Lorenzo Bernini Ritratto di Francesco I d’Este ©foto Galleria Estense

“NOTTI BAROCCHE”, tiene a precisare Michelina Borsari, Direttore Scientifico della
manifestazione, “sarà una grande festa con musiche, luci, giochi scenici, mostre e grandi
interpreti. La città di Modena mette in scena un omaggio dell’arte contemporanea al busto
di Francesco I e alle meraviglie effimere del barocco. Complessivamente sono oltre 30 gli
appuntamenti previsti, tutti gratuiti Un programma festoso, che rinnova le meraviglie delle
allegrezze estensi con spirito contemporaneo: così la città di Modena celebra la riapertura
della Galleria Estense a tre anni esatti dal terremoto che l’ha profondamente ferita , la
cerimonia inaugurale sarà venerdì 29 maggio ore 18,30.
Mostre, lezioni magistrali, concerti, installazioni di luce e giochi scenici coinvolgeranno per
tre giorni le più rilevanti sedi estensi della città – il Polo Sant’Agostino e il Palazzo Ducale –
coniugando lo sguardo rivolto alla “raffinata ridondanza” dell’epoca barocca con la sua
appropriazione da parte dell’arte contemporanea”.

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Modena: Palazzo dei Musei, sede della Galleria Estense, ©foto Ernesto Tuliozi

Nelle sale della Galleria saranno allestite anche due mostre coordinate  dal titolo
Allegrezze barocche che documentano gli esuberanti spettacoli pubblici  che vanno sotto il
nome di “allegrezze”

LA GALLERIA ESTENSE DI MODENA

Miglior presentazione non può esserci di quella offerta dalla Dott.ssa Sabina Magrini,
Segretario Regionale del Mibact per l’Emilia/Romagna: “Il busto marmoreo di Francesco I
scolpito da Bernini e il suo ritratto su tela dipinto da Velázquez sono simbolo di una delle
più importanti ed antiche Gallerie Nazionali d’Italia: la Galleria Estense di Modena nasce
dalle collezioni d’arte dei Duchi d’Este, arricchite nel corso degli ultimi due secoli da molte
opere d’arte del territorio e dalle collezioni modenesi. Con 609 opere, di cui 327 dipinti, 40
sculture e oltre 50 pezzi mai esposti il museo si presenta oggi pienamente rinnovato, a tre
anni dal sisma che ne causò la chiusura

La Galleria Estense di Modena è uno dei principali musei nazionali italiani, inserito dalla
attuale riforma del MIBACT tra i 20 musei che godranno del regime di autonomia.
Le sue raccolte riflettono in gran parte il gusto collezionistico degli Este, una delle più
longeve dinastie dell’Italia preunitaria. Costituiscono un eccezionale spaccato del
mecenatismo estense dalla Ferrara di Alfonso I (1505-1534) alla Modena di Francesco V
d’Asburgo-Este (1815-1859), con cui si chiude la storia della famiglia ducale.

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Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino Venere, Marte e Amore ©foto Galleria Estense

“I gravissimi danni causati dalle scosse sismiche del maggio 2012,”  dice il Sindaco di
Modena Gian Carlo Muzzarelli, “in particolare da quella del 29 maggio, alla città ed alla
Regione, non hanno risparmiato le strutture murarie della Galleria Estense, tanto che ne
hanno imposto la sua chiusura e l’esecuzione di importanti lavori di messa in sicurezza
strutturali. Una volta completati questi interventi, realizzati con fondi del Ministero dei Beni
e delle Attività Culturali e del Turismo, il riallestimento del museo, che ha richiesto una
revisione generale e un nuovo assetto delle opere, è stato condotto dall’ex
Soprintendenza ai Beni Storico Artistici di Modena e Reggio Emilia. La sua riapertura al
pubblico è stata accolta come il simbolo di rinascita della città e ci auguriamo sia
altrettanto per la nazione che risorge dalla grave crisi economica degli ultimi anni”.

Particolari pacchetti turistici convenzionati con  albergatori, ristoratori, tassisti e tutte le
strutture turistiche e culturali della città sono offerti ai visitatori a prezzi speciali e fissi.
“Preparatevi alla meraviglia”, recita il logos dell’intera manifestazione. Perché non
crederci?

Infoline per maggiori notizie: www.galleriaestense.org e www.nottibarocche.it

ROMA-  FESTE BAROCCHE  “Per inciso” Immagini della festa a Roma nelle stampe
del Seicento

La città di Roma vanta l’aver dato i natali al Barocco ed aver lasciato cadere nel vuoto il
ritorno in auge di questo importante stile artistico, che è anche stile di vita presente per un
lungo tempo nella città, sarebbe stato un vero peccato capitale. Ricordarlo con una
rassegna, come avviene nelle sale di Palazzo Braschi, è augurabile sia solo la prima di
tant’altre iniziative turistiche/culturali che ripropongano quanto vissuto in città in altre
epoca.

Scrivono i curatori della mostra: “Una festa può ammaliare e stupire anche se priva di
colore? Sì, se parliamo di feste orchestrate da abili registi e scenografi, architetti fantasiosi
e pittori, musicisti e poeti, come accadeva nel Seicento a Roma.

È la festa barocca, il gran teatro delle arti e della finzione, con apparati effimeri che
simulano montagne e nascondono facciate di chiese e di palazzi; cortei che si snodano
nelle pieghe della città antica e raccolgono consensi e applausi a scena aperta. Con canti
e litanie, maschere in carrozza e cavalli berberi lanciati all’impazzata lungo il Corso,
durante il Carnevale.

Ma per diffondere le immagini di quei tripudi di folla e di colore, per amplificarne nei secoli
il suono e le preghiere si producevano stampe calcografiche, come fogli di giornale o
cronache illustrate in tirature importanti, degne degli eventi che si andava a immortalare.
E quelle stampe in bianco e nero non toglievano nulla alla ricchezza dei toni della festa né
al suo clamore, perché nel minimo dettaglio inciso dall’artista, nel nero del solco scavato
nella lastra e inchiostrato ad arte, scorreva tutta l’euforia della festa, si ritrovava lo spirito
del luogo e degli accadimenti; forse perfino il suono, tanta era la grazia nel riprodurre i
gesti e le sembianze della folla e la bellezza di una stoffa appesa a una finestra in segno
di allegria e di omaggio ai passanti”.

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni all’interno di altrettante sale espositive
nelle quali sono posti in risalto i temi principali delle occasioni di festa a Roma nel
Seicento.

La prima sezione che ha per titolo “Cavalcate e possessi”: ci presenta le cerimonie
pubbliche legate all’elezione del nuovo pontefice che,  in qualità di vescovo di Roma,
prendeva possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano attraversando la città a
cavallo lungo un percorso che da San Pietro passava per il Campidoglio, il Foro Romano e
il Colosseo, secondo un’antica usanza tuttora  praticata dai pontefici neoeletti, sia pure in
autovettura.

“Cortei e apparati funebri” è il titolo della seconda sezione che pone in risalto come  la
manifestazione del potere prenda forma in occasione della morte. Anche la morte di altre
personalità importanti impegna grandi artisti del calibro di Gian Lorenzo Bernini nella
progettazione e  costruzione di scenografici catafalchi nelle chiese

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Roma: Chiesa di Santa Maria dell’Orto- Via Anicia. Cerimonia di accensione della macchina delle
Quarant’ore nel giorno del Giovedi Santo 2015. Apparato seicentesco. Foto courtesy Donatello Urbani.

Immagine fuori rassegna.

La sezione “Carnevale e Quarantore” sottolinea il forte legame tra religiosità e spettacolo a
Roma in occasione sia di un evento profano quale il carnevale, il più seguito ed amato dal
popolo, che di uno religioso quale quello della cerimonia delle Quarantore, che tutt’oggi
trova spazio nella vita religiosa cittadina. Una cerimonia questa che trova tutt’ora la sua
validità, oltre la numerosa presenza di turisti e fedeli, in una pausa di silenzio e
meditazione contrapposti alla convulsa quotidianità vissuta in perfetta unione con il rumore
incessante delle strade intasate dal traffico cittadino.
La sezione successiva presenta le “Feste religiose”  in una città trasformata – come
scrivono i curatori “in set cinematografico. Piazze, fontane, palazzi storici agiscono da
quinte prospettiche per apparati di grande effetto, pensati appositamente da architetti e
pittori per stupire il pubblico con la grande professionalità di maestranze d’eccellenza,
esattamente come avviene per le riprese di un film.  Canti e litanie che si intrecciano con i
colori e le forme di una scena urbana abbellita per l’occasione, spesso suggerendo
soluzioni architettoniche che nel tempo, sarebbero poi state realizzate”.

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Spettacolo pirotecnico a Castel Sant’Angelo battezzato “Girandola”. Riproposto  tutt’oggi in date non fisse.

Foto courtesy Donatello Urbani

Chiude il percorso la quinta sezione  dal titolo “Altre occasioni di festa”. Le illustrazioni
raccontano la Roma seicentesca come teatro della Storia. Eventi storici o semplici
ricevimenti tra nobili,  giustifica il pretesto per essere immortalato. Così apparizioni
esotiche di ambasciatori dal Siam, fuochi d’artificio e processioni offrono soggetto ed
ispirazione ai maestri incisori. Interessante è l’annotazione dei curatori che scrivono:

“Roma nel Seicento scandisce il tempo della storia dettandone il ritmo. E legittimando agli
occhi delle grandi potenze mondiali ogni accadimento per il semplice fatto di essere
andato in scena a Roma”.

Catalogo per Editoriale Artemide a cura di Simonetta Tozzi.

Roma –  Museo di Roma Palazzo Braschi – Ingressi da P.za Navona n.2 o da P.za San
Pantaleo, n.10. Fino al 26 luglio 2015. Dal martedi alla domenica con orario dalle 10,00
alle 19,00. Biglietti d’ingresso per residente integrato Museo e Mostra intero €.10,00 –
ridotto €.8,00. Non residente Biglietto integrato Museo e Mostra intero €.11,00- ridotto
€.9,00. Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Info: Tel.06 06 08 –

www.museodiroma.it – www.museiincomuneroma.it – www.zetema.it  

ROMA – Mostra a Palazzo Cipolla “Barocco a Roma – La meraviglia delle arti” .-
Indubbio è l’impatto scenografico che offre al visitatore questa mostra, anche per il gran
numero delle opere esposte, circa 200. Il rovescio della medaglia  è offerto  dai contenuti
trattati che sono decisamente inferiori delle due precedenti rassegne sopra descritte.
Troppi i temi trattati solo marginalmente ed alcuni, fra i più importanti, completamente
ignorati quale quello della socializzazione nella popolazione romana negli anni di maggior
splendore e le ricadute storiche sulle nazioni europee specie nelle cerimonie pubbliche.
La mostra presenta dipinti, sculture, disegni, medaglie e oggetti tutti contestualizzati, come
scrivono i curatori: “ in uno spazio visivo ispirato alle inquiete architetture del Borromini.
Tra le opere più ricercate troviamo il disegno riferibile a Ciro Ferri tratto dagli affreschi di
Pietro da Cortona per palazzo Pamphilj a piazza Navona e il Contro-progetto del
colonnato di piazza San Pietro di Gian Lorenzo Bernini. Si possono ammirare anche i
bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa
(provenienti dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo); il prezioso arazzo Mosè
bambino calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin e Charles Le Brun
proveniente dal Mobilier National di Parigi) nonché disegni progettuali di Francesco
Borromini e Pietro da Cortona.

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Manifattura dei Gobelins  Nicolas Poussin e Charles Le Brun (da)  Mosè bambino calpesta la corona del
faraone  1680-1685 ca.  Lana, seta e oro  Parigi, Mobilier National et Manufactures des Gobelins, de
Beauvais et de la Savonnerie

L’esposizione si articola in quattro sezioni:

La prima sezione, “Le radici del Barocco”,  introduce il tema degli affetti e dell’estasi
attraverso le opere dei maggiori esponenti del periodo presenti a Roma
La seconda sezione, “L’estetica barocca sotto Urbano VIII”, è dedicata al rapporto fra
Urbano VIII e l’estetica barocca nel suo pontificato, come la realizzazione di palazzo
Barberini ed il Baldacchino di San Pietro. Viene inoltre posta in rilievo la presenza di
grandi artisti stranieri a Roma – Poussin, Lorrain, Vouet e Van Dyck – che definiranno
ancor meglio le caratteristiche del movimento artistico.
La terza sezione, “Teatralità e scenografia nell’arte di metà secolo”, presenta disegni,
bozzetti, dipinti e medaglie che testimoniano come la città di Roma, dal punto di vista
urbanistico-architettonico e ornamentale,  sia la capitale del Barocco, modello inarrivabile
per tutta Europa.
La quarta sezione, “Il paesaggio e il grande spettacolo della natura”, affronta il tema del
paesaggio come genere pittorico, dove l’azione umana diviene di secondaria importanza
rispetto alla rappresentazione della natura.

Roma, Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla Via del Corso, 320 fino al 26 luglio
2015 Orari lunedì ore 15.00/20.00 dal martedì al giovedì e domenica ore 10.00/20.00
venerdì e sabato 10.00/21.30 Informazioni e prenotazioni Tel. 06 22761260
www.mostrabaroccoroma.it  www.fondazioneromamuseo.it

 

Donatello Urbani

ROMA – SCULTURE PREZIOSE – Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo

Arte e fede, in mostra al Braccio di Carlo Magno, accompagnano i visitatori e i pellegrini in Piazza San Pietro.

Così scrivono i curatori nella presentazione di questa mostra: “Le memorie della fede che la Chiesa custodisce sono un lascito inestimabile di civiltà e di storia, i Musei Vaticani e la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, quali enti preposti alla tutela del patrimonio storico-artistico, si sono alleati per un obiettivo che è allo stesso tempo culturale ed etico: rendere omaggio e far conoscere la bellezza di quel mirabile “museo diffuso” che è l’orgoglio del territorio laziale”.

Oreficeria Franco/Angioina, prima metà secolo XIV  Base di croce (o di reliquiario)  con Fuga in Egitto.  Argento fuso, sbalzato  e cesellato; smalti traslucidi  Gaeta, Museo Diocesano Foto ©Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio.

Preziose sculture in argento, bronzo e rame dorati con gemme incastonate, opere in gran parte sconosciute perché custodite in sacrestie oppure conservate in raccolte diocesane, in Abbazie e istituti religiosi, sono i testimoni di fede, di arte e di grande munificenza di committenti sia religiosi che laici.

Statue, reliquiari tanto in forme antropomorfe (busti, teste, bracci) che a croce, così come ostensori, croci processionali, vasi sacri e suppellettili,  le cui decorazioni privilegiano il rilievo e la microscultura figurativa, tutti realizzati in un arco temporale dal XIII al XVIII secolo, forniscono un significativo spaccato sia dei gusti artistici sia  delle arti preziose locali spesso influenzate anche da opere provenienti da culture e terre lontane non solo geograficamente.

Fantino Taglietti (Roma 1574-post 1649) Statua equestre di Sant’Ambrogio martire, firmata  e datata 1641 Argento fuso e cesellato  Ferentino, Concattedrale dei Santi Giovanni e Paolo Foto© Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio

Così la scelta delle oltre cento opere ha privilegiato la grande qualità nell’intento di mettere in luce l’operato di grandi artefici, talvolta anonimi, ma sempre all’altezza d’interpretare, in chiave ridotta, le istanze della grande cultura figurativa della loro epoca.

Il percorso espositivo si apre con la statua equestre di S. Ambrogio martire in argento fuso e cesellato proveniente dalla Concattedrale di Ferentino, vero capolavoro dell’oreficeria seicentesca, per proseguire con la presentazione di opere che hanno privilegiato sia le ricerche storiche che agiografiche, artistiche, iconografiche, etnologiche, con l’intento, come scrivono i curatori, “di evidenziare la complessa funzione cultuale di quegli oggetti nei luoghi per i quali sono stati creati e dove, al di là del loro valore artistico, ancora viene loro riconosciuto un profondo significato religioso e storico. E’ incredibile e commovente accorgersi di quanta prodigiosa bellezza abiti ancora i luoghi nascosti dell’Italia profonda. Questa mostra desidera sottolineare l’intensa azione di tutela e di studio da parte degli enti preposti e stimolare l’interesse di un pubblico più vasto per una migliore conoscenza dei capolavori esposti e dell’intero splendido territorio dal quale provengono”.

E’ disponibile una guida breve, strumento utilissimo ed indispensabile per una visitaapprofondita alla mostra, edita da Edizioni Musei Vaticani – pag.112 costo €.16,00 in mostra, in copertina €.19,00-, ricca di immagini, tutte a colori. Roma – Piazza San Pietro – Braccio di Carlo Magno. Fino al 30 giugno 2015 con accesso gratuito.

Orari di apertura: lunedì-venerdì dalle ore 9,30 alle 17,30 – mercoledì dalle 13,30 alle 17,30 – sabato ore 10-17 domenica e festività vaticane chiusa. – Info: Tel. 06 69884095

Donatello Urbani

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