Festival della Accademia e degli Istituti di Cultura stranieri in Italia in mostra a Roma fino al 30 luglio 2023 al Palazzo delle Esposizioni

A cura della redazione

La rassegna si pone, scrivono i curatori: “come un osservatorio privilegiato sulle visioni e sulle ricerche degli artisti e degli studiosi stranieri che ogni anno trascorrono un periodo di residenza a Roma, ospiti delle Accademie e degli Istituti di Cultura che hanno sede in questa città sin dal Seicento. Di questo rapporto privilegiato tra Roma e la comunità internazionale è testimone l’immensa quantità di rappresentazioni della città e dei suoi dintorni realizzate nelle varie epoche dagli artisti stranieri.

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                                                                                  Jean-Baptiste C. Corot: La cascata delle Marmore – 1826

Il racconto della mostra inizia dai primi anni del XIX secolo, momento in cui il confronto tra diverse personalità e scuole nazionali artistiche è particolarmente fertile, soprattutto nelle comunità temporanee che si formano d’estate, quando lasciati gli atelier in città, i pittori scoprono i suoi dintorni e dipingono en plein air. A partire da questa riflessione, la mostra raccoglie opere di artisti che nel tempo, accomunati dall’essere stati residenti nelle Accademie e negli Istituti di Cultura stranieri a Roma, raccontano la città come una risorsa, un materiale che seppur rappresentato con l’estraneità del loro sguardo, ne riconosce le matrici costituenti e tradizionali. Da genere pittorico, il paesaggio viene gradualmente declinato nel percorso espositivo in medium e forme diverse. Diventa una sintesi di elementi, processi, relazioni, abitudini, sguardi, contemporaneamente pertinente all’uomo, alla natura, all’insieme delle forme e delle possibilità del territorio e dell’ambiente.

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                                                                                                   Jose Guerriero: Villa Livia – 2016

Da questo nucleo centrale, la mostra prosegue con incontri, performance e proiezioni ospitati a Palazzo delle Esposizioni e con l’invito a prendere parte alle mostre e agli open studio nelle Accademie e Istituti, che rappresentano oggi luoghi di incontro e di contaminazione tra percorsi, identità e comunità, capaci di raccontare la complessità della nostra epoca. In mostra documenti e fotografie provenienti degli archivi delle Accademie ed Istituti di cultura stranieri a Roma e opere di Elvira Amor, Yasmina Benabderrahmane, Giacomo Balla, Sara Barker, Simon Callery, Jean-Baptiste Camille Corot, Catriona Gallagher, Josè Guerrero, Ernest Hébert, Benedikt Hipp, Julia Huete, Sophie Jung, Winifred Knights, Konstantin von Kügelgen, Jochen Lempert, Benoît Maire, Ana Mendieta, Ester Partegàs, Elise Peroi, David Schutter, Maya Schweizer, Jakob Strandgaard, Esther Boise Van Deman, William Villalongo, Hannah Villiger, Laura White”.

Palazzo delle Esposizioni – Roma, via Nazionale 194 – Info e programma www.palazzoesposizioni.it Facebook: @PalazzoEsposizioni | Instagram: @palazzoesposizioni | Twitter: @Esposizioni Orari: Dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00, lunedì chiuso. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura. Costo biglietti d’ingresso: Il biglietto è valido per tutte le mostre in corso. Intero € 12,50 Ridotto € 10,00 Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6,00 Ingresso gratuito per i bambini fino a 6 anni Primo mercoledi del mese Ingresso gratuito per gli under 30 (dalle 14.00 a chiusura) Accessibilità: Il Palazzo delle Esposizioni è accessibile alle persone con ridotta capacità motoria o sensoriale da tre ingressi privi di barriere architettoniche

Quotidiana – Nell’ottava mostra organizzata da Portfolio a Palazzo Braschi – Roma – è coinvolta Marta Naturale.

Testo e Foto Donatello Urbani

Il programma espositivo sull’arte italiana contemporanea promosso dalla Quadriennale di Roma in occasione dei 95 anni di attività e da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prevede l’allestimento all’interno di Palazzo Braschi – Museo di Roma – della mostra della giovane artista Marta Naturale. Il tutto rientra nel più vasto programma di Quotidiana, un palinsesto rivolto all’approfondimento di alcuni orientamenti significativi dell’arte italiana del XXI secolo. Undici artisti under 35 sono presentati in mostra una volta al mese con una sola opera. In questa occasione sono presentate due opere di piccole dimensioni – Riverbero e Passaggio, del 2023 – realizzate a olio su ardesia, dalla giovane artista veneta Marta Naturale. La tecnica dell’olio su ardesia, è molto presente nella storia dell’arte, in particolare tra Cinque e Seicento. Grazie a questa scelta, che implica una superficie molto scura del supporto, l’artista riesce a conseguire una particolare qualità della luce, arrivando alla definizione di un’atmosfera sospesa che avvolge queste due vedute di interni domestici. In questo contesto, lo spazio della casa riveste un ruolo fondamentale nel definire la conformazione di un proprio habitat, come tiene a precisare Gaia Bobò, giovane curatrice in residenza alla Quadriennale.

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Nei due dipinti presentati, nelle parole sempre della curatrice, gli ambienti sono descritti nei minimi dettagli e indagati attraverso le soglie – porte, finestre, serrande -, come varchi per un simbolico passaggio verso l’esterno, quasi dei filtri che dividono un ambiente votato alla protezione da un “fuori” inteso come spazio dell’alterità e della scoperta.

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Fino al 7 maggio, inoltre, è in corso per la sezione Paesaggio di Quotidiana la mostra di Carlo e Fabio Ingrassia che trae origine dal saggio “L’arte radicale di Carlo e Fabio Ingrassia” di Michelangelo Pistoletto.

Museo di Roma – Palazzo Braschi – Sale al piano terra – Roma, piazza San Pantaleo, 10 – piazza Navona, 2. Fino al 7 maggio 2023 con orario: dal martedì alla domenica, ore 10.00 – 19.00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Giorni di chiusura: lunedì, 1° maggio, 25 dicembre. Ingresso gratuito. Info: www.museodiroma.itwww.museiincomuneroma.it

Arte/Tecnologia – in dialogo grazie alle realtà virtuale (VR) e aumentata (VA)

Donatello Urbani – Foto Ufficio Stampa Fondazione Terzo Pilastro

Palazzo Cipolla a Roma – Via del Corso, 320 – ospita fino al 23 luglio p.v. una singolare mostra dall’eloquente titolo “Ipotesi Metaverso” che vuol fare dialogare fra loro 32 artisti – 16 contemporanei e 16 appartenuti a ad epoche storiche e culturali degli anni passati. Quindici percorsi multimediali e multisensoriali ci accompagnano in un viaggio tra linguaggi e visioni, virtuale e reale, per una mostra tra le prime del genere su scala internazionale, ideata e fortemente voluta dal Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele e a cura di Gabriele Simongini e Serena Tabacchi.

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Spiega il Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale, ”…… le tecnologie più attuali si mettono al servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme, offrendo all’artista ed ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte. E oggi desidero proseguire in questo solco improntando l’attività espositiva alla modernità della mia visione e all’apertura universale del mondo alle sue diverse proposizioni: da qui, come detto, nasce la mostra Ipotesi Metaverso. Spero sinceramente che questa mostra, nella quale abbiamo chiamato a esporre giovani artisti noti già nel mondo, in Oriente, in America, in Europa, possa dare contezza di questa mia visione innovativa e radicalmente rivoluzionaria……”

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Una nuova luce si proietta su tutte le arti ed in particolare quelle visive, come in questo caso, che pone, fra l’altro, in particolare evidenza il ruolo dei curatori, critici e storici dell’arte, ponendoli in una posizione di primaria importanza con l’apertura di due nuove finestre: realtà virtuale (VR), in parallelo a quella artistica degli autori delle opere e realtà aumentata (VA) con il coinvolgimento, fra le tante opportunità offerte, di tutti i sensi propri del genere umano e non solo della vista, introducendo suoni, oppure odori e profumi   da accompagnare alla visione delle opere.

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Importanti in proposito le parole del cocuratore Prof. Gabriele Simongini: “Ipotesi Metaverso è una delle prime mostre internazionali a porsi domande sul concetto tecnologico/esistenziale di Metaverso, attraverso una serie di esperienze multisensoriali e multimediali create dal genio di artisti contemporanei messi in dialogo con opere “materiali” di artisti storici o tuttora operanti che hanno creato altri mondi, dal Barocco ad oggi, con spazi mentali ed illimitati. Il visitatore si immerge così in una dimensione phygital (unione di fisico e digitale), che è poi quella che ci si prospetta nella vita quotidiana dell’immediato futuro. L’ultima frontiera del Metaverso appartiene al mondo dei social media e degli spazi virtuali in VR (realtà virtuale), in AR (realtà aumentata) e costruiti su tecnologia blockchain, un sistema di archiviazione dati non centralizzato e crittografato. In questi mondi ognuno di noi può incarnarsi nel proprio gemello digitale (avatar) o trasformarsi in quello che abbiamo sempre desiderato. Il Metaverso non è regolato dalla fisica terrestre e ogni oggetto al suo interno può essere importato dal mondo reale o creato ex novo dalla nostra fantasia. Anche l’intelligenza artificiale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di queste realtà in cui l’uomo, la natura e la tecnologia possono trovare una nuova sinergia, ibrida e armonica, verso un umanesimo digitale».

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Apripista dei quindici percorsi espositivi è Gianbattista Piranesi in un interessante colloquio tra arte e architettura, mentre la chiusura, passando per Carlo Maratti, Andrea Pozzo, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Fortunato Depero, De Pistoris, Giorgio de Chirico, Maurits Cornelis Escher, Victor Vasarely, Giulio Paolini, Giuseppe Fiducia, Pier Augusto Breccia, Alfredo Zelli, Cesar Santos, e opere site-specific di alcuni tra gli artisti digitali più innovativi e dirompenti della scena contemporanea italiana e internazionale: Robert Alice, Refik Anadol, Alex Braga, Sofia Crespo e/and Feileacan McCormick, Damjanski, Primavera De Filippi, fuse*, Fabio Giampietro con/with Paolo Di Giacomo, Krista Kim, Mario Klingemann, Pak, Joe Pease, Federico Solmi, Sasha Stiles, Pinar Yoldas. spetta a Ugo Nespolo, come scrivono i curatori “degno erede del futurismo, individua nel videogame una componente fondamentale dell’immaginario contemporaneo e dello stesso Metaverso. Il riferimento al gaming apre al dialogo con la visione del britannico Chaplin, giovanissimo artista di Nottingham… e al mondo fluido e in continuo divenire, realizzato da Refik Anadol, in cui una serie di algoritmi programmati su un dataset selezionato dall’artista ci fa entrare finalmente in quello che chiamiamo metaverso, trasformando la nostra conoscenza del reale in qualcosa di mai visto prima”.

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Palazzo Cipolla, Via del Corso n° 320, Roma fino al 23 luglio 2023, ore 10-20 dal martedì alla domenica. Lunedì chiusura. Costo del biglietto: 13 euro intero, 10 euro ridotto. Prevendite: ticketone.it e ticket.it Info: www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it – Tel +39 06 9837051

La Materia e il Perimetro – Mostra di Primarosa Cesarini Sforza al Casino dei Principi di Villa Torlonia – Roma, fino al 2 luglio 2023.

Donatello Urbani

Per i cinquant’anni di attività artistica di Primarosa Cesarini Sforza Roma ha voluto rendergli omaggio con una mostra di opere realizzate, quasi esclusivamente, al rientro in patria dopo un lungo periodo trascorso negli Stati Uniti.

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Il titolo, nelle parole della curatrice Michela Becchis,: “…nasce dalle due coordinate che anno contrassegnato il lavoro dell’artista. Da una lato il costante confronto con la materia che ha portato Cesarini Sforza a sperimentare le più disparate tecniche e materiali, per dare forma al suo processo creativo,…….dall’altro un uso della memoria come perimetro dentro cui condurre quel confronto con la materia…..”.

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Il percorso espositivo, comprensivo delle varie tecniche utilizzate dell’artista nei molti anni di attività, quali disegni, dipinti, installazioni, grafica, ceramiche, libri d’artista, cataloghi e fotografie, è suddiviso per periodi e questo rende più facile la comprensione delle linee guida che hanno caratterizzato tutta la sua carriera artistica.

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Una mostra essenziale, sempre nelle parole della curatrice, capace di offrire ai visitatori un esauriente spaccato di un lungo percorso artistico che ha indagato con cura il suo tempo in ogni mutamento intimo e collettivo.

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Roma – Villa Torlonia – Casino dei Principi – Via Nomentana, 70, fino al 2 luglio 2023 dal martedi alla domenica con orario 9,00/19,00. Info biglietti d’ingresso e facilitazioni concesse: tel. 06.060608 – www.museivillatorlonia.itwww.museiincomune.it

Giovanni dè Luteri detto Dosso Dossi – In mostra alla Galleria Borghese di Roma con il “Fregio di Enea”

Donatello Urbani

La precipitosa fuga di Enea dalla sua città – Troia – distrutta dai greci, ha da sempre attirato su di se una grande attenzione; dalla descrizione di Dionigi di Alicarnasso (…. Non essendo visibile in alcun luogo il corpo di Enea, alcuni ne dedussero che fosse stato trasportato tra gli dei, altri che fosse perito nel fiume presso il quale avvenne la battaglia. E i Latini gli costruirono un  Heròon …..) al bellissimo gruppo scultoreo di Sandro Chia passando per Dosso Dossi che reinterpreta in pittura i principali episodi descritti nell’Eneide da Virgilio.

davSandro Chia: Enea  in fuga con il padrea Anchise ed il figlio Ascanio – Gruppo scultorea posto all’ingresso di Palazzo Valentini in Piazza Santissimi Apostoli a Roma

Dieci tele che componevano il fregio realizzato da Dosso Dossi tra il 1518 e il 1520 per il Camerino d’Alabastro del Duca Alfonso I d’Este, duca di Ferrara dal 1505 fino alla sua morte avvenuta nel 1534. Con il passaggio del ducato di Ferrara nello stato pontificio, iniziano le peripezie di questi fregi, prima con il trasferimento a Roma nella pinacoteca del Cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di  Papa Clemente VIII,  successivamente con la loro dispersione avvenuta dopo il 1856, anno in cui vengono tutte catalogate dopo essere state acquistate dal Direttore del Prado Josè de Madrazo (1781/1859). Con questa mostra, curata da Marina Minozzi e allestita al secondo piano della Galleria Borghese di Roma, per la prima volta vengono riunite in un’unica sede cinque delle dieci tele che componevano l’intero ciclo.  Scrive la curatrice: “L’operazione, anche dettata dall’entusiasmo per la recente ricomparsa di alcuni di questi dipinti, è frutto di un’ambiziosa collaborazione con il Louvre Abu Dhabi, la National  Gallery  of  Art di Washington D.C. e il Museo del  Prado di Madrid. Il Fregio, di cui ad oggi sono state ritrovate soltanto sette tele, è stato realizzato da Dosso Dossi traendo ispirazione da alcuni episodi specifici del poema virgiliano tratti dal primo, terzo, quinto e sesto libro, tralasciando invece la parte dedicata alla storia d’amore dell’eroe con Didone,  quella delle guerre in Italia e la fondazione di Roma.

mde                                                        Dosso Dossi: “Il viaggio agli Inferi” – 1518/1519 circa – Collezione privata

Il fregio, depurato dall’autore degli effetti negativi della passione amorosa e della guerra, offre Enea nella sua accezione più positiva: eroe e uomo incarnazione della pietas romana, che aveva trasformato il dolore dell’esilio in un’impresa che avrebbe riscritto il suo destino e quello del mondo. Nei dipinti di Dosso Dossi è presente una sorta di paesaggio universale, un campionario di elementi: le coste, il mare, le colline, le città in costruzione, il paesaggio infernale, che Enea osserva scendendo nel mondo ultraterreno. Nello stesso tempo l’eroe in viaggio verso la fondazione di una nuova patria, sottolinea la centralità di Roma, nel Cinquecento e nel Seicento, per gli artisti europei.

dav       Dosso Dossi: “Arrivo dei Troiani alle isole Strofadi e attacco delle arpie” – 1518/1519 circa – Madrid, Museo National del Prado

Con questa mostra, infatti, la Galleria Borghese conclude il percorso intrapreso nel 2021, dedicato al paesaggio, per aprire un nuovo filone di ricerca dedicato al viaggio e allo sguardo degli artisti stranieri sull’Italia.

dav                                                                      Dosso Dossi: “La peste cretese”- 1520/1521 circa – Louvre Adu Dhabi

In mostra, accanto a Il Viaggio agli Inferi dal  libro VI, appartenente a una collezione privata, La peste cretese dal libro III e Giochi siciliani in memoria di Anchise  e fondazione di una città in Sicilia;  dal libro V provenienti dal Louvre Abu Dhabi,  Arrivo dei Troiani alle isole Strofadi e attacco delle Arpie;  dal libro III proveniente dal Museo del Prado di Madrid,  La riparazione delle navi troiane;  la costruzione del tempio di Venere a Erice e offerte alla tomba di Anchise, originariamente un’unica tela; dal libro V della National Gallery  of  Art di  Washington D.C.

mdeDosso Dossi: “Giochi siciliani in memoria di Anchise e fondazione di una città in Sicilia” – 1518/1519 circa – Louvre Abu Dhabi

Queste tele, in cui la vena fantastica e immaginifica di Dosso viene esaltata dalle storie della poesia antica, sono caratterizzate da colori vibranti, un’affascinante eccentricità e composizioni originali, che le rendono un esempio brillante della creatività dell’artista, e di quell’ambiente artistico ferrarese cinquecentesco che acquista nuova vitalità nella grande stagione del Barocco”.

mdeLala fu tagliata e le due parti vendute separatamente. Sulla sinistra:  Dosso Dossi: “La riparazione delle navi troiane” !518/1519 circa – Washington, DC, National Gallery of Art, Samuel H.Kress Collection. –  Destra: “La costruzione del tempio di Venere a Erice e le offerte alla tomba di Anchise” – 1518/1519 circa – Washington, DC, National Gallery of Art

Roma – Piazzale Scipione Borghese, 500197- T +39 06 67233753 gabor@cultura.gov.it  – Fino all’11 giugno, 2023 – Biglietti: Intero€ 13,00 Ridotto 18-25 anni. Prenotazione obbligatoria,  per tutte le tipologie di biglietto€ 2,00. La prenotazione è obbligatoria e la biglietteria chiude 30 minuti prima del museo. Prenotazione+39 06 32810 – sito web galleriaborghese.it  Prenotazione gruppi e scuole+39 06 32810.

 

Food Age. Food as Influencer – Il cibo: dalla Tavola al Museo

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Il nostro rapporto con il cibo, elemento tanto quotidiano quanto effimero, troppo spesso è di conflitto; basti pensare alle numerose diete da tutti sperimentate nel corso degli anni sperando di trovarvi soddisfazione e giovamento fisico. Con la mostra Food Age. Food as Influencer, allestita nel salone principale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Martí Guixé e Inga Knölke, curatori, lo mettono in scena attraverso una lettura subliminale, lo mostrano al pubblico da un punto di vista inedito.

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Artisti che provengono dal nord al sud dell’Europa raccontano il “genius loci” di questo antico continente attraverso un insieme di disegni, sculture, immagini e parole che ci aiutano a comprendere il nostro tempo. Un allestimento bellissimo che da un’aria di  conviviale serenità e tranquillità con i coloratissimi cibi amati da grandi e piccini preziosi alimenti presenti anche nella dieta mediterranea. Togliendo infatti al cibo la sua commestibilità e trasfigurandolo – attraverso l’arte, l’artigianato e il design – nell’oggetto di una rappresentazione pubblica e museale, – i curatori mettono in discussione i nostri punti di riferimento e ci invitano a guardare, attraverso una diversa prospettiva, questo oggetto improvvisamente divenuto complesso e poliedrico.

dav                                                 Ruben Verdù: “Heliospora”-2022. Lecca-lecca realizzato in oro, diamanti e zucchero

Il cibo per Guixé e Knölke non è infatti soltanto il prodotto di funzioni esclusivamente nutritive o esperienziali ma anche un importante modello relazionale e di riflessione bensì un pervasivo influencer che può arrivare a rimodellare attivamente il presente, divenendo così, per il nostro futuro, un ineludibile quanto ancora sconosciuto campo di sperimentazione progettuale. In mostra sono presenti opere indirettamente legate al cibo, disegni, prodotti o pezzi artistici realizzati con materiale commestibile, come la Chocolate Nose Bar (2000) di Paul McCarthy o i pezzi derivati da performance realizzati da Miralda nel 1973 con pane, pasta e riso dove, intervenendo sulla loro colorazione, riesce a trasportarli dal quotidiano al mondo dell’arte. Emerge un’ampia gamma di rielaborazioni del tema, rappresentative dei molti modi in cui gli artisti guardano al cibo, come nei disegni iconografici di Enzo Mari o nell’alterazione del pane con la vernice bianca operata da Piero Manzoni per solidificarlo in scultura (1962), o ancora nella scatola Quality Street dell’edizione di Antje Dorn, dove modelli formalmente incompiuti di barrette alimentari costruiscono frasi non testuali.

dav                                                                                      Piero Manzoni: “Achrone” – 1962 ca.

L’ampia rete di riferimenti e connessioni che dispiega Food Age. Food as Influencer comprende, inoltre, opere fotografiche, come Glass of Petrol di Agnieszka Polska, oltre a dipinti e sculture.

bst                                                              Ferran Adrià: “Cappuccino de habitas menù e bulli – a la menta” – 2003

Tra le circa 100 opere in mostra, una cospicua selezione di opere provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale presenta nature morte di artisti come Casorati, Cassinari, De Pisis, Gentilini, Mafai, Morandi, Pascali, Vedova, per citarne solo alcuni.
Food Age. Food as Influencer è la mostra conclusiva della trilogia curata da Martí Guixé e Inga Knölke per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: tre esposizioni che hanno visto il museo, per la prima volta, esplorare in chiave radicale e anticonvenzionale il territorio ibrido in cui dialogano arte, design e artigianato. La prima mostra è stata On Flower Power (2019) che ha affrontato la questione della capacità di empatia all’interno delle tecniche digitali e dei meccanismi con sistemi operativi digitali, dove l’oggetto di mediazione era il vaso da fiori. La seconda tappa è stata invece INTERTWINGLED (2022), che ha riguardato l’interconnettività e la possibilità di rendere visibile la complessità tramite un’interfaccia grafica e concreta, con il motivo dell’intreccio e del tappeto come fil rouge.

dav                                                                                   Franco Gentilini: “Tavolo con natura morta” – 1955

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – Roma Viale delle Belle Arti, 131
Ingresso accessibile da via Gramsci, n.7. Orari di apertura da martedì a domenica: 9.00 – 19.00, Biglietti d’ingresso intero: € 10,00 ridotto: € 7,00 | € 5,00 | € 2,00 info T + 39 06 32298 221 – sito web: lagallerianazionale.com

Nasi per l’arte – Opere di artisti italiani e belgi esposte fino al 21 maggio 2023 a Roma – Palazzo Merulana

Testo e foto di Donatello Urbani
Non cuicumque datum est habere nasum – (Non è da tutti avere naso) – Marziale “Epigrammi”

Fiuto e Olfatto: sono le due prerogative unanimamente riconosciute al naso, primo organo sensoriale a formarsi nel grembo materno. L’olfatto, si differenzia dal fiuto, per essere assistito dalla caratteristica fisica di percepire gli odori, mentre le caratteristiche del fiuto, sono essenzialmente psicologiche e interessano solo la capacità di saper individuare soluzioni e oggetti ritenuti i migliori fra i tanti proposti e offerti.

De Conink - artistaLaura de Coninck (presente nella foto): “Recupero del buon oggetto perduto” – 2020 – Pelliccia sintetica con profumo di latte materno creato dall’artista in collaborazione con la maestra profumiera Sonia Costant e con Givaudan Perfumes (Parigi). Opera sensoriale (n.d.r.)

Entrambi hanno un ruolo importante nell’arte. Il fiuto per far emergere solo i più dotati di genialità, il secondo, l’olfatto, per coinvolgere l’osservatore in tutti i cinque sensi di cui è dotato. E’ già presente in molti artisti questo nuovo indirizzo artistico che sconvolgerà, speriamo il prima possibile,  le arti visive, affiancandole e trasformandole in quelle sensoriali, capaci di coinvolgere tutti i cinque sensi e non solo la vista.

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Jan Fabre-“L’amore per la menzogna dell’immaginazione”-2022- Corallo,pigmenti e polimeri.           Luigi Ontani-“Ficcanaso”-1998/20o1

Il percorso espositivo, allestito nelle sale del secondo e terzo piano di Palazzo Merulana, è stato suddiviso dalle curatrici, Joanna De Vos e Melania Rossi, in due diversi settori. Scrivono in proposito: “In primo luogo la mostra propone un dialogo tra l’arte italiana e quella belga dell’inizio del XX secolo attraverso la connessione tra la Collezione Cerasi, presente in modo permanente a Palazzo Merulana, in particolare con opere pittoriche e scultoree dagli anni Venti agli anni Quaranta, e una selezione di opere belghe dello stesso periodo, prestate da collezionisti privati belgi e da alcune Istituzioni. Artisti quali René Magritte, Léon Spilliaert, Paul Joostens, Constant Permeke dialogano con Giorgio De Chirico, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Antonietta Raphael…
Il progetto espositivo è in armonia con la collezione creata da Elena e Claudio Cerasi. Frutto di anni di passione e amore per l’arte, la loro raccolta non rispetta regole ferree: a volte riscopre artisti del passato meno noti, a volte espone opere rare di artisti celebri in dialogo con quelle di autori contemporanei.Un percorso non lineare, in cui l’istinto e il “fiuto” sono state la forza propulsiva, e con cui il progetto “Nasi per l’arte” si sente in perfetta sintonia.

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  Francis Alys: “Senza titolo” – 1995/1996                                                                                    René Magritte: “Le plaisir” – 1927

Il secondo percorso all’interno della mostra coinvolge nove artisti contemporanei belgi e altrettanti italiani le cui opere celebrano, sfidano e invitano alla riflessione sul naso, i sensi e l’arte. Da “Autoritratto olfattivo” di Peter De Cupere (uno dei suoi celebri dipinti “graffia e annusa, all’autoritratto di Maurizio Cattelan, che nella sua “Autobiografia non autorizzata”, scrive: “Quando sono nato erano molto delusi. Avevo un naso da adulto”. E ancora disegni, quadri, sculture, installazioni, cinema rianimato, opere video, fotografie, che fanno rivivere la tradizione e la mitologia o indagano sulla condizione umana… spargendo le loro “essenze” nelle sale del prezioso Palazzo Merulana”.
Accompagna questa rassegna un interessante catalogo ricco di preziosi apporti scientifici/culturali ed immagini di tutte le opere esposte – pagine 131 costo €.45,00.
Info e prenotazioni: www.palazzomerulana.it
Modalità di visita: Costo dei biglietti d’ingresso: Intero € 10,00 Ridotto € 8,00 (Giovani under 26, adulti over 65, insegnanti in attività, possessori di Cartax2, possessori Lazio Youth card ).
Gratuito (bambini e ragazzi under 7, un insegnante ogni 10 studenti, un accompagnatore ogni 10 persone, disabile con accompagnatore, possessori Pass Palazzo Merulana e Pass Palazzo Merulana Young, membri ICOM, guide turistiche con patentino) Diritto di prenotazione euro 2,00

 

La Fondazione FS Italiane compie 10 anni – Le celebrazioni al Museo Ferroviario di Pietrarsa

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Un viaggio in treno con un treno d’epoca riesce a dare solo gioia. OMOTENASHI, in giapponese è considerata un’arte oltre che un sentimento. Vuol dire mettere il visitatore al centro dei propri pensieri immaginando di sorprenderlo, di superare ogni sua aspettativa e di spingersi oltre i suoi bisogni e desideri.

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La Fondazione FS, nata il 6 marzo 2013 con l’obiettivo di recuperare, preservare e valorizzare il patrimonio  storico delle ferrovie italiane. Il tutto promuovendo il turismo lento, sostenibile e di prossimità, alla scoperta delle ricchezze del territorio italiano e dei suoi borghi a bordo dei treni storici e su linee ferroviarie recuperate dall’abbandono.

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E proprio su due treni storici prende il via la giornata di celebrazioni del decennale. A partire dal Binario 1 della Stazione di Roma Ostiense un elettrotreno Arlecchino, simbolo dell’Italia del boom economico, inaugurato il 23 luglio 1960 per le Olimpiadi di Roma e recuperato dalla Fondazione FS e un altro convoglio con le storiche carrozze Gran Comfort degli anni ’70.

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La destinazione di entrambi i treni, con a bordo alcuni esponenti del Governo e una rappresentanza del Gruppo FS e della Fondazione FS  è il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, allestito nei locali delle ex Officine di Pietrarsa, davanti alla Stazione Pietrarsa-San Giorgio a Cremano. Un luogo iconico per la storia delle ferrovie italiane, visto che proprio qui, il 3 ottobre 1839 nel Regno delle Due Sicilie veniva inaugurata la prima strada ferrata d’Italia: la leggendaria ferrovia Napoli-Portici.

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                                                                La prima locomotiva utilizzata nella tratta Napoli/Portici – La ,leggendaria “Bayard”

Il treno con le sue innovazioni, la velocità, il miglioramento graduale dei servizi ha contribuito alla crescita sociale e civile dell’Italia sono vittorie tecnologiche in un mondo in continua evoluzione e progressiva sperimentazione che lavora per offrire emozioni, (tra i fumi del vapore e dello champagne, la carrozza reale avanza nel paesaggio).

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Ad aprire le celebrazioni a Pietrarsa, i saluti di Luca Torchia, Chief Communication Officer del Gruppo Ferrovie dello Stato e gli interventi del Ministro del Turismo Daniela Santanchè, del Sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Tullio Ferrante e del Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.

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Il Presidente della Fondazione FS Prof. Andreatta Mons.Liberio

Alla presenza del Prof. Andreatta Mons. Liberio, Presidente della Fondazione FS e del Direttore della Fondazione FS Luigi Cantamessa, è stata inaugurata la mostra fotografica dal titolo “La storia diventa futuro”, un percorso espositivo, suddiviso in cinque sezioni: “L’importanza delle fonti e della memoria storica”, “Il turismo slow per riscoprire le bellezze del territorio”, “Alla scoperta del patrimonio archeologico industriale ferroviario”, “Antichi treni tornano a correre” e “Uno sguardo verso il futuro”.

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Duecento scatti originali per testimoniare la missione storica e culturale della Fondazione FS. Una bella storia lunga 10 anni d’impegno, passione, amore e cultura ferroviaria, che guarda al futuro e alle sue nuove sfide per continuare a raccontare il ruolo delle ferrovie italiane e di un’azienda che da oltre 100 anni traina lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese.

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Questa mostra prevalentemente formata da immagini vuole documentare il rapporto ininterrotto tra treno e la realtà lavorativa per accompagnare il visitatore in questo suggestivo e inedito viaggio.

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Interno della carrozza ferroviaria utilizzata per il trasporto di carcerati

Il treno e il cinema ci aiutano entrambi a sognare, ad immaginare viaggi in paesi lontani e avventure fantastiche. Nati negli stessi anni, almeno a livello sperimentale, il treno è stato protagonista del debutto del cinema come spettacolo il 28 dicembre 1895 con la proiezione cinematografica dei fratelli Lumiere che s’intitolava “L’arrivee dun train en gare” perchè il treno aiuta a sognare!

I prossimi eventi di celebrazione dei 10 anni della Fondazione FS:

– 18-19 marzo: open day al deposito officina rotabili storici di La Spezia Migliarina;

– 6-7 maggio: open day al deposito officina rotabili storici di Pistoia;

– 21-22 ottobre: open day a Milano all’officina squadra Rialzo e al deposito locomotive Smistamento.

Accompagna la mostra il catalogo edito da Grafica Nappa pag.115 con contributi e  ampia documentazione fotografica in vendita presso il book shop del museo.

Se vuoi saperne di più sulla Fondazione scarica l’app Fondazione FS Italiane. Un futuro di passione e lavoro ancora tutto da scrivere.

 

“Tempi d’acciaio. Dal potenziale al crossover” – Mostra personale di Fabrizio Spadini a Palazzo Merulana – Roma – fino al 5 marzo 2023

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

L’incontro tra l’arte e le persone genera il bene più prezioso: le emozioni. Le generazioni dagli anni 70/80 del secolo scorso, fino alle attuali generazioni Z, hanno vissuto la loro adolescenza prima e gioventù, dopo, con il mito dei robot dal cuore d’acciaio, sentinelle della pace, difensori del bene e combattenti del male messi in onda da varie reti televisive e continuate negli anni successivi in fortunate rassegne quali Lucca Comics e Romics. Chi non ricorda Mazinga oppure Jegg Robot d’Acciaio e le tartarughe Ningia? La loro fama grazie anche alle pubblicazioni “manga” si perpetua nell’infinito con un’impronta indelebile da sembrare quasi senza tempo.

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                                                                                 Fabrizio Spadini – “Palcoscenico” – 2019 – Olio su tela – cm.40X30

Anche Fabrizio Spadini, classe 1975, segue la regola generale e dopo una carriera come illustratore freelance per agenzie di pubblicità e case editrici, collaboratore come concept artist con aziende che operano nel settore dell’animazione e dei videogames, nel 2009 si trasferisce in Toscana con la famiglia dedicandosi alla pittura, i cui canoni aveva appreso nelle aule di istituti e accademie d’arte.

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                                                                               Fabrizio Spadini – “Di padre in figlio” – 2020 – Olio su tela – cm,.50X6

“Nel 2016 c’è stata la svolta con una performance al Lucca Comics — racconta l’artista – —. Ho lasciato via via la grafica digitale e a prendere cavalletto e colori, mettendo i robot in rivisitazioni di chiaro stampo ottocentesco. Non una mostra per nostalgici, ma una evocazione, un sogno di continui rimandi. Goldrake, Dart Fener, Jeeg Robot d’Acciaio, Mazinga rappresentano l’evoluzione che si umanizza”.

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                                                                      Fabrizio Spadini – “La strada di Tetzuya” – 2017 – Olio su tavole – cm.51X37

Significativa in proposito la presentazione rilasciata dalla curatrice Valeria Rufini Ferranti che parla delle icone pop nelle opere di Spadini come “[…] mute sentinelle poste a guardia di un ordine cosmico che è sempre sul punto di disfarsi. Ed è proprio sulla cresta sottile di questo imminente disfacimento che si regge l’armonia di ciascun’opera […]” ed ancora “[…] questa consapevole alterazione si nutre della tensione tra reale e immaginario […] attraversando serie di universi distopici con la medesima straniante naturalezza con cui le icone della cultura mediatica pop sono accostate ai pilastri della Storia dell’Arte: Spadini parte infatti dai Macchiaioli Toscani fino alle Avanguardie del ‘900 con Giacomo Balla, Mario Sironi e Giorgio De Chirico fra tutti, con una connessione emozionante e profonda con i grandi Maestri che costituiscono la collezione Cerasi in mostra permanente museale a Palazzo Merulana”.

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                                                                     Fabrizio Spadini – “Classe iA” – 2023 -. Tecnica mista su tela – cm.80X120

Una rassegna questa che spazia dall’arte post-bellica al contemporaneo attraverso un percorso artistico che collega fra loro tutte le varie opere esposte in un fantastico quanto immaginario fil rouge: i tempi d’acciaio.

Roma – Palazzo Merulana – Via Merulana, 121 – fino al 5 marzo 2023 dal mercoledi alla domenica dalle ore 12 alle 20- Maggiori informazioni e costi biglietto d’ingresso consultare il sito www.palazzomerulana.roma.it

Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini – Roma. In mostra fino al 10 opere di: “Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma”.

Testo e foto di Donatello Urbani

L’esposizione di questo inedito dipinto di Gentileschi si deve all’intuito e alla professionalità dei curatori di questa mostra Giuseppe Porzio, professore di storia dell’arte moderna presso l’Università di Napoli L’Orientale, e Yuri Primarosa, docente a contratto di storia dell’arte moderna presso la Sapienza Università di Roma. Infatti il dipinto in pessime condizioni di conservazione e di dubbia attribuzione, era pronto per lasciare il territorio nazionale e solo la perizia  dei due storici dell’arte ha fermato il trasferimento riconoscendolo come opera di Orazio Gentileschi e dopo scrupolosi e attenti lavori di restauro grazie al supporto della Galleria Benappi Fine Art, che ha provveduto anche al restauro della tela, eseguito da Stefano Scarpelli sotto la supervisione delle Gallerie Nazionali, è oggi ritornato nel patrimonio artistico/culturale nazionale e alla pubblica fruibilità.

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Nel corso della c0nferenza stampa di presentazione dell’opera: “San Francesco in estasi”, è emerso che questa costituisce, con ogni evidenza, una rara e rilevante testimonianza del momento in cui Orazio Gentileschi si avvicinò alle novità poetiche e stilistiche elaborate da Michelangelo Merisi da Caravaggio. Fu infatti eseguito dal naturale e con il modello in posa: un metodo di lavoro che Orazio doveva aver appreso già attorno al 1599-1600 direttamente da Caravaggio. Con ogni probabilità il quadro fu dipinto negli stessi anni del celebre processo che Giovanni Baglione aveva intentato contro Caravaggio, Onorio Longhi, Filippo Trisegni e lo stesso Gentileschi; nel corso del processo, e per la precisione nel settembre del 1603, Gentileschi aveva dichiarato di aver prestato a Caravaggio «una veste da cappuccino» e un «par d’ale». Si tratta plausibilmente dello stesso saio, contraddistinto da un peculiare copricapo a punta, che Orazio ritrasse nell’opera qui presentata.

dav                                                                 Orazi0 Gentileschi: “San Francesco confortato da un angelo”  – 1610/1612 – Olio su tela 

L’inedito dipinto di Gentileschi è messo a confronto con tre importanti opere conservate a Palazzo Barberini e con un quadro proveniente dal museo del Prado: il San Francesco in meditazione attribuito a Caravaggio, il San Francesco sorretto da un angelo dello stesso Gentileschi, il San Francesco in preghiera del Cigoli e il San Francesco sorretto da un angelo di Madrid, altro capolavoro della fase giovanile di Gentileschi.

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                                                                        Caravaggio – Attribuzione: “San Francesco in meditazione” – 1606 – Olio su tela

L’inedito San Francesco, fortemente sperimentale nella resa di un naturalismo vivido ed espressivo, sarà inoltre presentato accanto ad alcuni oggetti di grande forza evocativa, come gli atti del processo del 1603 aperti sulla pagina della citata deposizione di Caravaggio, un saio cappuccino coevo e una fotografia di Massimo Listri della cripta dei frati cappuccini di via Veneto a Roma, realizzata per l’occasione.
Nella nuova interpretazione dell’immagine di san Francesco fu infatti fondamentale per gli artisti caravaggeschi la familiarità con alcune pratiche di preghiera molto diffuse al tempo, come le veglie compiute dai cappuccini davanti alle spoglie dei loro confratelli: vivida testimonianza dell’austerità di una regola consacrata all’elevazione dell’anima e al rifiuto delle vanità, celebrata magistralmente da Caravaggio e Gentileschi.
Accompagna la mostra il catalogo edito da Officina Libraria che contiene saggi dei curatori e testi di Keith Christiansen (già direttore del Department of European Paintings al Metropolitan Museum of Art di New York), Alessandro Zuccari e Massimo Moretti (professori di Storia dell’arte moderna, Sapienza Università di Roma), Ilaria Sgarbozza (Soprintendenza Speciale di Roma) e Claudio Sagliocco (dottorando in Storia dell’arte, Sapienza Università di Roma).

Gallerie Nazionali di Arte Antica di Romsa – Palazzo Barberini – Via Delle Quattro Fontane 13 – 00184 – Roma dal 26/01/2023 – al 10/04/2023. Informazioni su orari e costi del biglietto di ingresso e modalità di utilizzo consultare  il sito www.barberinicorsini.org o e.mail: gan-aar.comunicazione@cultura.org.it