About Donatello Urbani

This author has not yet filled in any details.
So far Donatello Urbani has created 667 blog entries.

MERCATO MEDITERRANEO – Le eccellenze agroalimentari del “Mare nostrum” presenti alla Fiera di Roma dal 23 al 26 novembre 2017.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e  Donatello Urbani

Questa prima edizione del Mercato Mediterraneo non si é limitata alla sola esposizione di prodotti agroalimentari, bensì é stata, come hanno rilevato gli organizzatori, un vero “ grande mercato alimentare, luogo d’incontro e discussione su cui hanno trovato una convergenza culture e civiltà differenti legate all’alimentazione. Food corner, showcooking e itinerari del gusto, ma soprattutto storie e linguaggi millenari, arte cultura e musica, nuovi scenari e contaminazioni presenti nel l mangiare mediterraneo si sono incontrate e dibattute nel fitto programma d’incontri, percorsi tematici didattici,  laboratori, workshop, tutti gratuiti, previa prenotazione, sui temi più caldi legati al food in un’ottica mediterranea”. L’intero evento ha trovato ospitalità in 2 saloni della Fiera di Roma con cinque macro aree espositive.

dav                                           Il cous-cous preparato secondo la tradizione culinaria marocchina dalla Signora Hnia Ouardi

La più vasta di queste é stata riservata alla Civiltà del Grano  al cui interno sono state tracciate diverse vie fra le quali quella del Cous Cous. Questa forma di grano antichissima é stato presentato insieme a tutti gli ingredienti per realizzarla secondo le tradizioni culinarie di vari paesi, quali il Marocco, Algeria, Tunisia oppure il nostro Trapanese. Un’interessante prova pratica si è svolta nell’area show coking su come si realizza, secondo la miglior tradizione culinaria marocchina, un buon piatto di cous cous a cura di Bouchra Elwali in collaborazione con Hnia Ouardi.Altra via importante é stata quella della Pizza attraverso una storia di acqua, farina, sale, olio di oliva extravergine e pomodoro che, per la sua importanza, arriva ad essere un’identità della cultura di un popolo come giustamente gli ha riconosciuto l’UNESCO. Da non trascurare anche i laboratori dedicati alla realizzazione e cottura di pane e pizza, curati da CNA e Rossopomodoro.

IMG_20171123_155452Angolo dello stand “Graziella” dove, in una cucina antica ricostruita, venivano preparati gustosi assaggi di maccheroni al pomodoro.

Complementare a questa area il bellissimo stand della “Graziella” – Industria conserve alimentari di San Valentino Torio (SA) – www.graziella.com numero verde 800529783 – dove facevano bella mostra di sè, insieme alla famosa conserva di pomodoro, una nutrita serie di conserve ed ingredienti necessari a una buona cucina rispettosa della nostra tradizione culinaria. In proposito ciascun visitatore ha ricevuto in omaggio il “Quaderno di Graziella”: un prezioso ricettario dove le confezioni dei vari prodotti dal doppio concentrato ai peperoni, passando per i filetti, la passata, la polpa, i pelati di pomodoro fino ai piselli, fagioli, lenticchie e tutti i legumi, trovano dettagliatamente descritto il loro miglior utilizzo in modo da rendere al massimo nella cottura ed offrire anche il giusto sapore. Interessante l’opportunità offerta ai consumatori per richiedere la consegna diretta di prodotti con marchio Graziella alla propria abitazione con un notevole abbattimento dei costi.

dav

Alla “Civiltà del mare” è dedicata la seconda grande area che a sua volta ha accolto un percorso trasversale che partendo dai Sali marini integrali prodotti nelle nostre saline arriva ai salgemma dei giacimenti rocciosi fino a quelli utilizzati nella trasformazione e conservazione dei prodotti del mare, della terra, per la cura del corpo, giunge ai profili delle barche, i venti, le stelle, l’orientamento, i mestieri di pesca e tutte quelle tradizione gastronomiche che hanno rappresentato, durante i secoli, un carattere distintivo della cultura e della storia del bacino mediterraneo.

IMG_20171123_163742Il piatto di “sgombro ai sapori selvaggi” nella sua completezza realizzato dallo chef Valerio Volpi. In primo piano anche una bottiglietta contenente estratto di salvia, indispensabile aroma per la completezza dal gusto.

Importanti nell’area show coking, anche in questo caso, le varie dimostrazioni  pratiche per il miglior utilizzo del pesce dalla sfilettatura alla cottura vera e propria. Cosi il giovane chef Valerio Volpi dell’Osteria dell’Orologio di Fiumicino si è cimentato, di fronte ad un attento pubblico, nel presentare  la preparazione e relativa cottura dello “Sgombro ai sapori selvaggi”. Prova non facile tenuto conto che questo tipo di pesce, un po’ come tutto il pesce azzurro, troppo spesso è bistrattato proprio per le difficoltà insite nella cottura che, se realizzata superficialmente, non offre buoni risultati. In questa occasione il risultato finale è stato ottimo e la carne ha offerto una morbidezza unica ed impensabile per questa specie di pesce. La preparazione non è poi tanto facile, forse è consigliabile sperimentarla prima con una visita all’Osteria a Fiumicino dove oltre lo sgombro è possibile ampliare l’incontro ad altre specie locali che giornalmente vengono scelte fra quelle giornalmente pescate  e offerte in vendita nel vicino porto dai pescatori. (Osteria dell’Orologio – Via Della Torre Clementina, 114 tel. 06.6505251 – e.mail: gerardafine@gmail.com – consigliabile la prenotazione)

Extravergine è la terza grande area dedicata all’olio in tutte le sue sfumature e declinazioni dei suoi nutrimenti essenziali. Questo ingrediente simbolo della dieta mediterranea é stato il file rouge della via Etnobotanica dove si raccontano le piante e le erbe di un territorio che trovano nella biodiversità il loro punto di forza. Interessanti sono stati gli sguardi riservati alle erbe spontanee, radici e fiori per realizzare liquori, sciroppi e decotti. Uno spazio importante è stato riservato al miele in mostra con tutti i suoi profumi, colori e aromi. “Il nostro punto di forza” fa osservare Paolo Rinelli dell’apicoltura Fiorentini Maria di Fiumicino (RM) tel. 328.7034781 – www.apiculturafiorentinimaria.it – e.mail apissima@inwind.it – “sono la melata, il miele allo zenzero e un preparato di miele e nocciola che ha incontrato un notevole successo fra i giovanissimi”.

In tutt’altra direzione s’indirizza la quarta area espositiva  “Metterci la faccia” riservata ai convegni, incontri con stakeholders, personaggi ed interlocutori che rappresentano la politica, l’attualità e la cultura pronti a dibattere i temi che riguardano il Mar Mediterraneo in tutti i suoi aspetti. Erudite “Lectio magistralis” quali quella sui Fenici del Prof. Michael Sommers dell’Università di Liverpool si sono alternati a semplici conferenze o dialoghi tra gli ambasciatori dei paesi mediterranei, curati dalla Fondazione Craxi, su temi vari quali quello di “Come si sta comunicando il mondo del cibo” che sarà al centro del  prossimo Festival Internazionale del Giornalismo Alimentare.

Le “Contaminazioni” in tutti i loro aspetti sono gli argomenti affrontati nella quinta ed ultima area, dove ad iniziare da alcuni itinerari tematici, come la via delle spezie o del cous-cous, messo in evidenza come le contaminazioni hanno portato benessere, gusto ed armonia.

Interessante é stato, infine, il ricco programma di laboratori incentrati tutti su la sana alimentazione quali la “Raccolta di erbe spontanee”  oppure “Come sfilettare un pesce” per ottimizzare al meglio le potenzialità delle carni.

Fiera Roma – Ingresso Est – Via Portuense, 1645

GOMORRA INTERNATIONAL – Dal 17 novembre, per la terza volta, torna in 12 episodi ogni venerdi alle 21,15 su Sky Atlantic HD e su Sky On Demand.

Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La fonte d’ispirazione è sempre il romanzo di Roberto Saviano che attinge a piene mani alla cronaca nera dei nostri giorni  e che Sky Atlantic, Catleya e Fandango in collaborazione con Beta Film hanno  spettacolarizzato per renderlo accettabile ai propri abbonati. Le novità di rilievo ci sono offerte dalle nuove piazze: prima a Roma e poi in Bulgaria, dove le location,  insieme alle riprese,  si sono trasferite dopo aver abbandonato le storiche sedi di Secondigliano e delle Vele di Napoli . Che la camorra non fosse solo cosa italiana é cosa arcinota e tutti, solo pochi malpensanti esteri, classificandoci tutti mafiosi o camorristi, hanno frainteso il desiderio di noi italiani di non nascondere la sporcizia  della nostra casa sotto il tappeto buono ma vogliamo esporla, anche in forme di spettacolo, nella speranza che una buona presa di coscienza da parte del pubblico faccia terminare il fenomeno malavitoso.

IMG_20171113_124413

Produttori, attori, registi e scenografi della terza serie di Gomorra, nel corso della conferenza stampa. Foto courtesy di Donatello Urbani.

Ancora più interessante è la notizia confermata nel corso della conferenza stampa che grazie al successo,  in particolare all’estero,riscontrato nelle precedenti due puntate questa serie è al centro delle attenzioni dei distributori internazionali tanto che le richieste di acquisto dei diritti pervenute a tutt’oggi coprono per oltre l’80% i costi di produzione. E’ avvenuto pertanto un doppio canale di esportazione: i luoghi delle riprese che si sono globalizzati ed uno altrettanto importante legato a un prodotto “made in Italy” che una volta esportato genera un buon ritorno economico. Acqua passata anche per le polemiche che hanno accompagnato  sia il romanzo che i primi due episodi per essere gli sponsor della camorra. Gli intenti dei produttori si pongono obbiettivi contrari da raggiungere.

marketing

                                                                       Gomorra Terza Serie: I principali protagonisti

Significativo in proposito è il personaggio di Ciro di Marzio, interpretato magistralmente da Marco D’Amore, che, nelle sue parole, é presentato come : “… giunto a punto di non ritorno all’indomani della perdita di un figlio per non influire su di lui. Tutto questo ha contribuito a fargli sfiorire una certa bellezza sfrontata, cruenta. E’ un uomo molto più dimesso, stanco, forse desideroso di morire”. In contrapposizione  al ruolo di Ciro c’é quello di Gennaro Savastano, Genny nel linguaggio dei vicini, che Salvatore Esposito, suo interprete, ce lo presenta come: …in continua discesa verso gli inferi ora che ha scelto di essere il capo famiglia con il pesante ritorno di un aumento di nemici e una diminuzione delle persone di cui fidarsi”. Importanti sono anche i ruoli giocati dalle donne, significativi quello di Chanel, interpretato da Cristina Donadio, di Patrizia, Cristiana Dell’Anna, e di Azzurra, Ivana Lotito, che deve barcamenarsi fra i classici due galli dello stesso pollaio, il marito Genny ed il padre, Giuseppe Avitabile, interpretato da Gianfranco Gallo. Tutti personaggi che, nelle parole degli sceneggiatori: “Sono come soldati che combattono una guerra senza fine con tanto di alleanze, anche internazionali, in uno scenario sempre più globalizzato”.

Arriva a Roma la “Fabbrica-Museo del Cioccolato” il parco tematico più goloso – Laboratori, degustazioni e decine di appuntamenti per tre mesi di dolcezza alla Fiera di Roma dal 18 novembre 2017 al 18 febbraio 2018.

Testo di Mariagrazia Fiorentino – Foto di Donatello Urbani

Una vera e propria “casa del cioccolato” inserita in un villaggio tematico con tanto di educational entertainment sul cioccolato. L’iniziativa già presentata a Salonicco nel 2014 e ad Atene l’anno successivo, arriva anche da noi in Italia, grazie a un accordo tra i nuovi gestori della Fiera Roma, tutti protesi in un faraonico progetto di rilancio di questa istituzione dopo anni di coma che sembrava irreversibile, con Helexpo, importante soggetto fieristico greco.  Da Roma La Fabbrica-Museo del Cioccolato inizia un lungo viaggio costellato da tante destinazioni sparse in tutto il mondo. In Italia dopo Roma toccherà le città di Palermo, Torino e Venezia.

IMG_20171108_132341

Il percorso, articolato fra i moderni capannoni della Fiera di Roma, inizia con la biblioteca del cioccolato, una speciale ricostruzione dell’ambiente vegetale del centroamerica con tanto di rovine dei templi Incas, dove si potranno percepire il caldo e l’umidità della giungla amazzonica e ricevere in ricordo dei veri chicchi di cacao. In questo ambiente è stata posizionata anche una capanna amazzonica che dovrà accompagnarci, con l’ausilio di un video, in un viaggio nel tempo alla scoperta della storia del cioccolato. Nel successivo ambiente ci troveremo in mezzo ad un  labirinto dove è stato allestito un angolo del face painting, per golosissimi trucchi e proseguire con  la mostra degli strumenti musicali in cioccolato, in cui sono esposti undici pezzi unici riprodotti a grandezza naturale, tra cui tromba, chitarra, tamburo e xilofono. Un’attrazione fantastica avrà la cascata del cioccolato più grande d’Europa che, con i suoi 1200 litri di cioccolato liquido; una proposta in chiave dolce del fascino che sprigionano le grandi cascate di Iguazù.

01 ROME                                                      Capanna Amazzonica- Foto courtesy Ufficio Stampa Mauriozio Quattrini

Non mancheranno anche, sparsi fra le varie aree tematiche laboratori, tanto del cioccolato che dei biscotti, in cui imparare le tecniche di lavorazione del cioccolato, corsi di degustazione e preparazione, con numerosissime attività ludiche ed educative. Carica di simpatia l’area predisposta per incontri con animatori e tutor fra i quali, di sicura attrazione, sarà quello con uno scienziato pazzo che cerca di scoprire la ricetta segreta per creare il cioccolato più buono al mondo. Si devono al padrone di casa, amministratore unico di Fiera di Roma Pietro Piccinetti. le parole conclusive: “Nel periodo di svolgimento della Fabbrica-Museo del Cioccolato verranno organizzati concerti, spettacoli teatrali, esibizioni di giocoleria e teatro dei burattini. Inoltre, può essere concordata anche la realizzazione di eventi privati, aziendali e incontri didattici con le scuole. Nell’area shopping, appositamente costruita e attrezzata, si potrà visitare un punto vendita con centinaia di prodotti, mentre, nello spazio caffè-cioccolateria-ristorante, sarà possibile gustare caffè e una grande varietà di cioccolato di ottima qualità, scegliere un dolce o un pasto leggero. Ad arricchire l’offerta del parco tematico, ci sarà l’Italia del Cioccolato, ovvero, la riproduzione dello stivale con i monumenti più importanti, e poi, la vasca di cioccolato, per originali foto di gruppo o individuali e lo spazio educativo, nel quale i bambini saranno coinvolti in giochi esperenziali e teatrali, ricevendo in modo divertente e piacevole tutte le informazioni sulla corretta alimentazione e sulla salute. Importante ricordare, specialmente a tutti i giovani, che dopo aver gustato del buon cioccolato è d’obbligo lavarsi i denti”.

Fiera Roma – Ingresso Est – Via Portuense, 1645  dal 18 novembre 2017 al 18 febbraio 2018, con orario: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00, per le sole scuole, dalle 14.00 alle 19.00. Sabato, Domenica e festivi dalle 10.00 alle 20.00; nei giorni 24 dicembre e 31 dicembre, orario 10,00/16.00; il 25 dicembre 14.00/20.00; chiusura tutti i lunedì di dicembre 4-11-18. Costo del biglietto: 13 euro (ingresso gratuito per i bambini sotto i 90 cm di altezza). Informazioni telefono: 06 65074 200; web http://www.fabbricamuseocioccolato.it; Facebook:https://www.facebook.com/fabbricamuseocioccolato Youtube:https://www.youtube.com/watch?v=7FA3iZAEPR0

Arezzo ospita per la sedicesima volta, dal 17 al 19 novembre, il più importante evento dedicato al mondo dell’agriturismo e dell’agricoltura multifunzionale .

Donatello Urbani

La vita della campagna ha avuto, da sempre, una forte attrattiva, principalmente fra i ceti borghesi e meno abbienti della società italiana. La città di Arezzo può vantare di essere al centro di quella parte d’Italia che ancora ha conservato un paesaggio per molti versi rimasto quasi intatto dove il ruolo della campagna è stato posto al centro di tutti i maggiori aspetti della vita, da quello sociale a quello economico. Questa prerogativa non poteva essere trascurata dalle varie istituzioni cittadine, prima fra tutte da Arezzo Fiere, istituendo, con la collaborazione tecnico-scientifica di Agro Camera – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma, un Salone Nazionale dell’Agriturismo e dell’Agricoltura Multifunzionale.

toto_Cerca-il-marchio-e-trovi-il-vero-agriturismo

                    Logos ufficiale –  girasole con edificio agricolo – adottato dalle aziende agricole che svolgono attività di agriturismo.Gi

La moderna sede espositiva di Arezzo Fiere e Congressi, destinata ad accogliere questo evento, occupa dal 17 al 19 novembre 2017, un’estensione di ben mq. 18.000. Al suo interno oltre allo svolgimento del più importante evento, che è anche il primo nato in Italia, verranno dibattuti in appositi seminari temi di grande attualità interamente dedicati alle novità intervenute in questi ultimi anni nel mondo dell’agricoltura e dell’agriturismo, specie nei rapporti con le istituzioni statali e regionali per quanto attiene all’accoglienza e alla sua gestione in senso lato con l’adozione di validi segni identificativi anche a garanzia della buona qualità offerta. Le aree espositive amplieranno i temi principe dell’agricoltura ed agriturismo con quelli della didattica ludico ricreativa e sociale, allargando i riferimenti anche all’apicoltura, alle energie rinnovabili e ai prodotti e servizi per fare impresa e per vivere in campagna. Di non minor interesse saranno gli eventi programmati per questa sessione e che interesseranno master, convegni e seminari, worshop B2B, corsi, varie prove pratiche  e dimostrazioni guidate dalla gestione dello spazio verde alla potatura degli alberi, per finire  con le degustazioni e il campionato di cucina contadina.

Regina indiscussa sarà comunque la campagna nei suoi più svariati aspetti, da quello paesaggistico a quello socio economico e culturale. Offrire un soggiorno in campagna che non si limiti solo all’aspetto relax o escursionistico è uno degli obbiettivi che si prefiggono gli attuali operatori agricoli. Si pensi alle opportunità offerte per incontrare testimonianze storiche ed archeologiche del tutto sconosciute e spesso trascurate anche dalle guide specialistiche perché fuori rotta e non sempre di facile raggiungibilità.

330px-2011-08-28-155148nic                                                                                          Scorcio del borgo di Anciolina

Distante non più di km.30 dalla città di Arezzo, – strada provinciale dei Sette Ponti, direzione Loro Ciuffenna, – si trova il centro abitato dell’Anciolina che si sviluppa sul fianco occidentale del massiccio del monte Pratomagno, alla sommità di un colle che consente una vastissima visuale a sud ovest fino al lago Trasimeno e al monte Amiata. La posizione, altamente strategica in passato, è a picco sulla scoscesa vallata del torrente Agna di Pratovalle. Il territorio su cui sorge il paese ha spiccate caratteristiche montane e si trova ai limiti superiori della fascia del castagno.

Forse il nome deriva dall’umbro ancla, aquila, un riferimento alla sua caratteristica di nido d’aquila. Molteplici fonti storiche attestano che l’area era interessata da insediamenti anteriori a quelli etruschi,  come testimoniato da scorie di lavorazione di metalli e dall’importante ritrovamento di un’ascia bronzea oggi al Museo Archeologico di Firenze. Il ruolo di stazione di segnalazione visiva aperta su tutto il Valdarno, la posizione che sovrasta la strada dei Sette Ponti, che congiunge Arezzo e Firenze, nonchè il Passo della Crocina, di valico dal Valdarno al Casentino, hanno contribuito a rendere strategicamente importante l’ Anciolina nei secoli a seguire. Significativa è in epoca medievale la testimonianza offerta dalla chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, originariamente situata all’interno del castellare, che si vuole attesti la conversione dei Longobardi al cristianesimo. Dall’anno mille, per corruzione fonetica il borgo divenne Lanciolina, assumendo in seguito due lance incrociate nel proprio gonfalone. Per molti anni fu feudo dei conti Guidi di Modigliana, gestito in loco dalla famiglia degli Ubertini di Soffena che fecero costruire un castello ad uso sia della guarnigione militare che loro residenza privata. Nota é la figura di Guicciardo da Loro per aver redatto il più antico documento inerente il borgo che attesta la cessione, nel 1065, della chiesa anciolinese di San Michele alla Badia di Santa Trinita in Alpe, sancita da Azzo di Britulo. Passò in seguito ai fiorentini nel 1324. I celebri Statuti di Lanciolina del 1505 ci offrono una preziosa testimonianza storica sulla vita di questo borgo, stabilmente abitato da una cinquantina di residenti (tale la cifra tanto nel 1583 che nel 1734), saliti a 150 solo nel 1908, col boom demografico successivo all’unità d’Italia. L’antica chiesa di San Michele Arcangelo fu restaurata per l’ultima volta nel 1862 con i ruderi della preesistente chiesa di origini alto-medievali, in quanto andata distrutta dal crollo della torre del castello. Il pregevole tabernacolo in pietra recuperato dalle macerie è stato rimurato nella nuova chiesa. L’antico castello si presenta oggi come un panoramico prato sommitale, senza edifici di sorta. Le abitazioni del paese, aggrappate alla sua pendice meridionale, sono tipiche costruzioni di montagna in pietra serena.

390px-LoroCiuffennaRoccaRicciardaBorgo3                                                                                Veduta panoramica del borgo di Rocca Ricciarda

Proseguendo sulla strada panoramica che arriva all’Abbazia di Vallombrosa s’incontra il centro abitato di Rocca Ricciarda, posta a 958 m s.l.m proprio sotto la sommità del Pratomagno.  Questo antico borgo medioevale è situato presso le sorgenti del fiume Ciuffenna, a circa 7 km dal capoluogo comunale. E’ costituito interamente da costruzioni in pietra disposte sotto uno sperone roccioso dove sono resti di antichi manufatti. In tempi passati ha ospitato un castello, noto fin dal 1191, del quale rimangono i ruderi sul versante verso il Pratomagno. Testimonianze storiche attestano che nel XII secolo il signore Guicciardo da Loro, del casato degli Ubertini, amava soggiornare nel maniero di Rocca Guicciarda, antico nome dell’abitato. La fortezza fu proprietà dei Conti Guidi e poi della famiglia Ricasoli. I suoi resti costituiscono dal 2003 il parco archeologico della Rocca. Grazie ad un lungo lavoro di scavo, iniziato nel 1997 dall’Università di Firenze, oltre al recupero e alla conseguente ristrutturazione, sono stati resi fruibili i resti del castello e del suo perimetro murario.

Questa singolare escursione racchiude tutte le caratteristiche dei tanti interessi che possono offrire i soggiorni in agriturismi dove il vivere sano trova nella cultura un compagno ideale.

Arezzo – Centro Fiere e Congressi Via L. Spallanzani, 23 dal 17 al 19 novembre 2017. Informazioni, preregistrazioni con possibilità di scaricare il biglietto a prezzo ridotto sul sito www.agrietour.it – e.mail: info@agrietour.it – tel.0575.9361

“IL SAPORARIO” E “ROMA PER IL GOLOSO” – Tornano i vademecum de “La Pecora Nera Editore”

Testo di Mariagrazia Fiorentino – foto di Donatello Urbani

Non solo Roma è stata presa in considerazione dalle guide 2018 de La Pecora Nera Editore: “Roma per il Goloso” e “il Saporario”.

IMG_20171027_164411

La recensione delle botteghe dove fare la spesa e i locali di ristorazione interessa anche le città di Milano e Torino. “Sono 2.000” dice Alberto Rossetto nel corso della presentazione, “i locali recensiti con la filosofia ormai tratto distintivo della casa editrice: visite in reale anonimato da clienti qualsiasi, così da vivere esperienze autentiche da raccontare senza reticenze, sia le positive che quelle meno esaltanti per dare uno spaccato più fedele  dell’offerta gastronomica delle tre città”. La novità di questa edizione della guida “Per il Goloso”,  oltre la classica suddivisione delle botteghe in “approfondite” e “segnalate” è offerta dall’assegnazione del numero di pecore nere: 1 pecora vale una deviazione di percorso, 2 pecore valgono l’attraversamento della città, 3 pecore  indicano che per servirsi di questo esercizio merita venire anche da fuori città. La platea dei consumatori ai quali si rivolgono le guide è come vuole la logica, la più ampia possibile, però da un’attenta lettura appare evidente una strizzatina d’occhio particolare al turista che trovandosi in una città  con grande vocazione turistica quali quelle prese in considerazione da La Pecora Nera Editore si trova, com’é naturale, a dover compiere una scelta non sempre facile. Anche il residente da più tempo nella stessa città può trovare suggerimenti validi mettendo a confronto i locali e le botteghe da sempre frequentati con quelli riportati nelle guide e  posizionati a pochi metri di distanza perchè, per tutti quelli recensiti nella guida, sono indicati costi e trattamenti riservati ai loro avventori. “Il Saporario è pure una guida low cost, affermano i curatori delle guide Simone Cargiani e Fernanda D’Arienzo, soci fondatori de La Pecora Nera Editori, “in quanto il “cut-off” dei 35 euro, se non incide in alcune fasce orarie, esempio colazione e merenda, in altre quali il pranzo e la cena, permette di evitare brutte sorprese al momento del conto” come affermato nella conferenza stampa. La presentazione si è conclusa con la premiazione dei locali e degli esercizi commerciali meritevoli delle pecore nere indicati nella due guide.

IMG_20171027_112122                                                                                                                 Premiazione della Caffetteria “Il Faro”

Fra i divers premiati con cinque pecore, una segnalazione particolare, non solo per la simpatia nutrita verso i giovani imprenditori, merita una startup che ha rinnovato l’offerta di caffetteria/bar. In questo esercizio, aperto a Roma nel 2016 in Via Piave, n.51, angolo con Piazza Fiume, – Il Faro – è possibile degustare vari tipi di caffè torrefatto da svariate aziende con procedimenti diversi come indicato nella locandina giornaliera esposta fuori dall’esercizio. Identica cura stata posta nella scelta di lieviti, tutti home made (fatti in casa), cosi come la pasticceria, fornita da un forno locale, senza trascurare la milk-art, nel presentare con attraenti decorazioni il classico cappuccino proposto ai clienti.

IMG_20171027_110557                                                                                                                                  Premiazione della “Enoteca Trimani”

Per completezza delle segnalazioni da una stratup si salta ad una enoteca fra le più antiche presenti a Roma: Trimani in Via Goito, n.20. La guida “Roma per il Goloso” indica questa pregevole enoteca come meritevole di una deviazione e l’indicazione è quanto di più veritiera possibile. Qui é possibile avere a disposizione una vastissima selezioni delle migliori cantine, allargata, con identica dovizia e selezione accurata, agli olii, conserve, cioccolata, biscotti e prodotti da forno sia dolci che salati. Nel vicino wine bar inoltre, si possono degustare i vini, venduti in confezione nell’enoteca, volendo anche accompagnandoli a piatti della locale tradizione culinaria preparati con ingredienti di prima qualità. In occasione delle festività è possibile far preparare delle confezioni regalo che si possono ritirare di persona o far recapitare sia in città che in tutta Italia.

IMG_20171027_114004                                                                                             Premiazione della macelleria “Novecentosedici – BioEnoMacelleria”

Anche la macelleria “Novecentosedici – BioEnoMacelleria”  in Via Labicana, n.112, Roma, vanta un atto di nascita nel tempo passato, per l’esattezza nel 1916. Gli attuali gestori vi sono subentrati solo nel 1965 e ci sono tutte le buone premesse per altrettanti lunghi anni di buona gestione.  “Da anni”, scrive la guida Roma per il Goloso, “è un luogo di bontà indiscusso e non si limita a commercializzare carni biologiche e nettare di Bacco, come fa intuire il nome, ma anche formaggi, conserve e olii scelti con attenzione maniacale….”.

Le guide de “La Pecora Nera – Editore”. Roma per il Goloso, pagine 432, costo €.9,90 – e il Saporario, pagine 228 costo €.9,90 – , sono acquistabili online sul sito www.lapecoranera.net e nelle migliori librerie del Lazio, Lombardia e Piemonte.

Monet – Capolavori dal Musèe Marmottan Monet, Parigi

Testo e foto di Donatello Urbani

Delle oltre cento opere d’arte custodite nella casa museo Marmottan a Parigi pervenute nel 1966 a seguito di un lascito di Michel Monet, figlio del famoso pittore Claude, ben 56 sono presenti nella mostra allestita nell’apposito spazio espositivo del primo piano – ala Brasini – al Vittoriano di Roma. “Sono tele”, ha dichiarato Marianne Mathieu, direttrice del Musée Marmottan e curatrice della mostra, “che l’artista stesso voleva trattenere, forse dubitando che il suo nuovo stile pittorico non sarebbe stato accettato dalla critica e forse anche rifiutate dal pubblico”. Solo quando la fama consolidatasi dopo la morte del maestro le ha poste al sicuro dalle critiche è stato possibile esporle ed oggi sono accettate anche come innovatrici dell’arte pittorica e prime testimonianze di un nuovo corso che si affermerà e sarà dominante in seguito per molti anni.

IMG_20171018_130811

Il percorso espositivo inizia portandoci attraverso un gioco di luci e foto nel giardino di casa Monet a Giverny. Una volta ammessi nell’abitazione incontriamo i primi lavori di Monet. Sono delle caricature che in parte venivano regalate agli amici e in parte vendute a 10 o 20 franchi  consentendo al pittore di sopperire alle necessità economiche della famiglia che si era formato, sposando nel 1870, la sua modella Camille Doncieux e che nove anni più tardi lo lascerà vedovo con due figli Jean e Michel.

IMG_20171018_124903_BURST002

 

In seguito si legherà ad Alice Hoschedé ed ai sei figli da lei avuti dal precedente marito Ernest, formando una famiglia allargata che sarà sempre amata e venerata dal pittore. Prima di stabilirsi a Giverny Monet inizia un pellegrinaggio per l’Europa, con una preferenza per le varie località francesi, in cerca, dicono i suoi critici, di motivi e stimoli per la sua pittura. Sono in prevalenza ritratti di paesaggi, opere di cavalletto, che Monet realizza dal vivo attratto delle bellezze naturali.

IMG_20171018_125126                                                                                                                                         Normandia

Questo desiderio di ritrarre la natura é il file rouge che lo accompagnerà per tutta la vita, anche quando, nel 1890, diverrà il proprietario di una casa “dall’intonaco rosa” a Giverny che sarà un punto di riferimento fisso sia per la sua vita privata quale rifugio dopo i suoi viaggi più o meno lunghi in tutta Europa, sia per l’attività artistica con le tante tele che a partire dal 1902 riproducono le ninfee amorevolmente coltivate essendo anche un appassionato giardiniere. I primi anni del ‘900 offrono agli artisti,, in particolare ai pittori, una fonte d’espirazione in più giunta dall’oriente: il “japanisme” e Monet non poteva lasciarsi sfuggire questa bella occasione specie nell’introdurre nel proprio giardino elementi ispirati ai giardini giapponesi in particolare con i caratteristici ponticelli che collegano le due sponde dello stagno. Per Monet questi anni segnano anche una difficile situazione familiare dovendo assistere alla morte di molti suoi amati familiari. Amarezza e sconforto  traspirano anche in alcune sue opere.

IMG_20171018_125529                                                                                                                                             Ninfee con agapanti

Scrivono in proposito i curatori: “…..Monet, appartato nel suo giardino, dedica una serie di tele al salice piangente come a riecheggiare l’angoscia e la tristezza che lo attanagliano. Non c’è dubbio che fosse legato a quest’albero da un rapporto di affetto: aveva piantato personalmente vari esemplari di salice sulla sponda del suo giardino acquatico e trascorreva lunghe ore a contemplarli. Nella serie dipinta tra il 1918 ed il 1922, lo stagno, il cielo, le nuvole e i fiori scompaiono, le composizioni si concentrano sul tronco solitario e l’ondulazione dei rami, la superficie della tela è saturata da una pioggia verticale di vibrazioni di colore…..”  Trascorsi pochi anni anche Monet abbandonerà per sempre il suo giardino lasciando nella sua casa dall’intonaco rosa una serie di tele, quelle che più da vicino lo hanno accompagnato lungo tutta la sua vicenda umana ed artistica: tele che adesso possiamo ammirare visitando questa rassegna.

Roma – Complesso del Vittoriano – Via S.Pietro in Carcere (lato Fori Imperiali) fino all’11 febbraio 2018 con orari dal lunedi al giovedi 9,30/19,30,  venerdi e sabato fino alle 22,00 e domenica fino alle 20,30. Biglietto d’ingresso intero €.15,00- ridotto €.13,00 inclusa l’audioguida. Previste riduzioni e gratuità. Informazioni e prenotazioni www.ilvittoriano.com –tel. O6.8715111

IL MATRICIANO – Un interessante ristorante dove incontrare in Prati la cucina laziale.

Testo e foto di Donatello Urbani

Nessun refuso nello scrivere Matriciano. Con un pizzico d’orgoglio la signora Cristiana, titolare di questo esercizio, tiene a far presente che così lo chiamava Alberto Moravia, loro affezionato cliente. Domenica scorsa 22 ottobre il locale, completamente rinnovato, ha ripreso la sua attività di ristorazione negli stessi ambienti e allo stesso indirizzo in via Dei Gracchi, n.55 – Roma.

dav                                                                                                                      Il salto in padella degli gnocchi ricci

Per l’occasione ha invitato i vecchi clienti ed amici a festeggiare questo evento presentando assaggi delle loro consolidate ricette di buona cucina che affonda le radici ed i gusti nelle tante eccellenze della cultura culinaria laziale, come, obbligatoriamente, richiama il nome stesso. Oltre gli antipasti, serviti con una varietà da confondere le idee, occupano un posto preminente gli gnocchi ricci alla amatriciana, una vera leccornia, sia nella versione al pomodoro che in bianco, che nessun buongustaio può trascurare di assaggiare. I dessert, proposti in buona varietà, possono concludere una sosta gastronomica che sarà ricordata nel tempo per le sue specialità di cucina laziale.

ENOTECA EATALY – Roma ospita la più grande enoteca dei punti vendita Eataly

Testo e foto di Donatello Urbani

Il rapporto di Roma con il vino risale alla notte dei tempi, ben oltre il 21 aprile 753 a.C. come attestato dalle presenze abitative sul Palatino ed ai piedi dello stesso colle, e su questa lunga scia, come affermato da Oscar Farinetti, general manager e fondatore di Eataly, si è inserita quest’ultima iniziativa tutta protesa alla valorizzazione del vino in particolare di quello prodotto nel Lazio, con ben 130 etichette e 1.000 bottiglie prodotte da 21 cantine.

dav                                                                                                             Scorcio dello spazio espositivo dell’enoteca Eataly

Le bottiglie presenti negli scaffali sono oltre 25.000 di cui ben 1.500 sono di vini biologici e biodinamici. Una grande differenziazione  caratterizza anche i prezzi, ben 500 bottiglie costano meno di 10,00 ciascuna. Un’offerta interessante è rappresentata dal vino sfuso sia bianco che rosso, un ottimo prodotto venduto a €.2,50 al litro. Uno spazio, arredato simpaticamente con le scatole di legno delle varie case produttrici, è stato riservato alle bollicine, con etichette che vanno dai nostri miglior spumanti, prodotti negli ormai consolidati metodi, fino ai migliori champagne francesi. Un’offerta così variegata non poteva che essere assistita da un valido gruppo di sommeliers per indirizzare e consigliare i clienti verso scelte più consone alle loro esigenze e gusti.

dav                                                                                                                Enoteca Eataly: Spazio riservato alle bollicine

Paola Pozzoli, responsabile dell’enoteca romana di Eataly, vuole rimarcare in proposito che: “ i cantinieri di Eataly forniranno tutte le informazioni necessarie non solo presso l’enoteca ma anche a distanza. Grazie al servizio di messaggistica di WhatsApp, al numero 348.2317804 i wine lovers potranno ricevere tutti i giorni la consulenza del personale esperto di Eataly. Potenziato anche il servizio di consegne a domicilio, in giornata a casa entro il grande raccordo anulare, per acquisti online con www.today.eataly.it/enoteca-roma”. Inoltre per gli amanti del vino sono disponibili in uno spazio apposito, corsi, eventi, degustazioni guidate ed incontri con esperti –  consultare il sito-. Fra gli eventi merita una segnalazione quello in programma nei giorni 10 e 11 novembre dove tanti giovani piccoli e bravi produttori si mettono in mostra ed in gioco con degustazioni dei loro prodotti e ci racconteranno la viticultura del futuro insieme a musiche dal vivo e show cooking.

sdr                                                                                                                       Aula didattica dell’enoteca Eataly

Lo spazio wine-bar “Pane e& Vino” completa ed esalta l’offerta vini da abbinare a proposte gastronomiche dove un calice di vino può accompagnare menu semplici quanto sfiziosi. Una gastronomia più ricercata si può, invece, trovare nello spazio “Osteria” dove mensilmente sono ospitati ottimi ristoranti. Il calendario prevede che a novembre sarà presente in questo spazio L’Osteria Umbra di Civitella del Lago (TR) con lo chef Paolo Trippini, nei mesi di dicembre e gennaio sarà il turno dell’Oresteria di Ponza (LT) di Oreste Romagnoli mentre nei mesi di febbraio e marzo verrà ospitata L’Osteria Siciliana di Modica (Ragusa) con la Fattoria delle Torri.

Per approfondimenti e maggiori informazioni consultare il sito www.roma.eatali.it

HOKUSAI – Sulle orme del maestro – . In mostra a Roma all’Ara Pacis

Donatello Urbani

Nelle Sacre Scritture occidentali sia il mare che l’acqua, in generale, sono considerati depositari del male e fonti di pericolo. A queste tesi si contrappone, restando sempre in occidente, la teoria  laica dei sogni di Freud, dove l’acqua, il più onirico dei liquidi, ha un ruolo essenziale. Cadere nell’acqua, o uscirne, simboleggia la nascita, mentre il mare con la sua vastità rappresenta l’inconscio. Percependo nel mare una metafora dell’inconscio, la psicanalisi afferma quello che molti hanno già intuito naturalmente: il mare è un riflesso del mondo.

01. HOKUSAIKatsushika Hokusai: “La [grande] onda presso la costa di Kanagawa”, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa. Silografia policroma. Kawasaki Isago no Sato Museum

La mostra allestita all’Ara Pacis con circa duecento opere ukiyoe – letteralmente “immagini del Mondo Fluttuante – ha come riferimento simbolico, la “Grande Onda”, opera  realizzata da Katsushika Hokusai (1760-1849), maestro indiscusso dell’ukiyoe, che insieme  alla grande forza sprigionata e la potenza protesa verso il cielo ci presenta, quasi in contrapposizione, il paesaggio idilliaco del monte Fuji. Questa opera  ebbe notevole successo in occidente, testimoniato sia da una grande diffusione con  numerose riproduzioni, che dall’influenza esercitata sugli artisti parigini di fine Ottocento, tra i quali Manet, Toulouse Lautrec, Van Gogh e Monet e tutti gli altri che insieme diedero vita al movimento del “Japonisme”. Indubbiamente  la Grande Onda, così come quelle che ad essa trassero ispirazione, tutte con soggetti marini o comunque acquatici,  trovarono nei decenni successivi, anche fuori dai confini nazionali, terreno fertile per affermarsi e rappresentare un  punto d’incontro tra la cultura e le teorie occidentali con il gusto estetico orientale. Scrivono in proposito i curatori: “la mostra intende illustrare la produzione del Maestro in fecondo confronto con quella di alcuni tra gli artisti che, seguendo le sue orme, dettero vita a nuove linee, forme, equilibri di colore all’interno del tradizionale filone dell’ukiyoe. Hokusai ha esplorato soggetti di ogni tipo: dal paesaggio alla natura, animali e fiori, da ritratto di attori del teatro kabuki a quello di beltà femminili e guerrieri fino alle immagini di fantasmi e spiriti e di esseri e animali semileggendari. Era uno sperimentatore che variava formati e tecniche: dai dipinti a inchiostro e colore su rotolo verticale e orizzontale, alle silografie policrome di ogni misura destinate al grande mercato, fino ai più raffinati “surimono”, utilizzati come biglietti augurali, calendari per eventi, incontri letterari, cerimonie del tè, inviti a teatro. I volumi dei “Manga” raggruppano centinaia di schizzi e disegni compendiari dello stile innovativo ed eccentrico del Maestro. Stampati in solo inchiostro nero con qualche tocco di vermiglio leggero,rappresentano modelli per ogni genere di soggetto messi a disposizione di giovani artisti e pittori”.

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni e presentano tanto le opere di Hokusai che quelle di artisti che a lui si sono ispirati, tra questi Keisan Eisen, che, come scrivono i curatori fu: “apprezzato sia in patria sia tra gli estimatori europei di arte giapponese dell’Ottocento per i suoi ritratti di beltà che furono presi a modello anche da Van Gogh. Tra le opere di Eisen – la cui figura artistica è presentata in Italia per la prima volta in questa mostra – è la bellissima e imponente figura di cortigiana che Van Gogh dipinge alle spalle di Père Tanguy nell’omonimo ritratto, pubblicata anche in copertina del Paris Le Japon Illustré nel 1887”.

06. HOKUSAI                                            Katsushika Hokusai: Il Monte Fuji al tramonto, 1843. Dipinto su rotolo. Collezione privata

La prima sezione dal titolo “Meisho”: mete da non perdere” espone due rotoli, mettendoli a confronto, che hanno il Monte Fuji protagonista: il “Monte Fuji all’alba” dipinto da Hokusai 1843 – con un riverbero rosato delle luci dell’aurora con “Veduta del monte Fuji nel piccolo sesto mese’’ realizzato nel 1837 da Totoya Hokkei (1780-1850), allievo di Hokusai che raffigura il monte avvolto da un cerchio nebuloso biancastro con la cima coperta dal cappuccio di neve. In questa sezione sono presenti oltre un album di Hokusai che raffigura le cinquantatre stazioni del Tōkaidō abbinate ad attività quotidiane e mestieri tipici, stampate con minuzia di particolari e pochi vivacissimi colori, anche immagini dei luoghi celebri (meisho) che in epoca Edo godevano di popolarità tale da essere prodotte in serie. Le silografie erano anche in forma di gioco da tavolo come il sugoroku (simile al gioco dell’oca ma in questo caso d’autore) o rilegate in libri o album illustrati in più volumi sulla città di Edo, (Tokyo) sul Tōkaidō e altri luoghi famosi. In questa sezione sono esposte, alternativamente per ragioni conservative, due diverse versioni della “Grande onda”, una proveniente dal Museo d’Arte Orientale “Chiossone” di Genova e l’altra dalla collezione Kawasaki Isago no Sato Museum.

09. EISENKeisai Eisen: “Totsuka: Masuyama di Matsubaya” dalla serie: “Gioco del Tōkaidō con cortigiane: Cinquantatré coppie a Yoshiwara”, 1825. Silografia policroma, 37,9 × 25,6 cm Chiba City Museum of Art

Nella seconda sezione: “Beltà alla moda” sono esposte immagini legate al mondo della seduzione rappresentate da raffinati dipinti su carta o su seta nel formato del rotolo verticale da appendere, firmati da Hokusai, da Eisen e dagli allievi più vicini a Hokusai, tra cui Teisai Hokuba, Katsushika Hokumei, Ryūryūkyo Shinsai, Gessai Utamasa. Di Eisen sono presenti alcune “immagini pericolose” – abunae-, così chiamate per la raffigurazione di scene amorose, come per esempio l’album in dodici fogli di grande formato, uno per ogni mese dell’anno.

05. HOKUSAIKatsushika Hokusai: “Il Fuji da Gotenyama presso Shinagawa sul Tōkaidō,”  dalla serie “Trentasei vedute del monte Fuji”, 1830-1832 circa. Silografia policroma. Kawasaki Isago no Sato Museum

Nella terza sezione: “Fortuna e buon augurio” sono esposti alcuni surimono di Hokusai di grande formato orizzontale che raffigurano alcune delle stazioni del Tōkaidō, accanto a surimono di Eisen,realizzati invece nel piccolo formato quadrato, che rappresentano località ma soprattutto oggetti scelti per il loro valore simbolico e benaugurale legati ad un preciso momento dell’anno, della stagione, delle festività e delle credenze popolari. Per la prima volta sono mostrati undici rotoli dipinti di una serie di dodici, firmati da Hokusai, con figure di saggi e immortali, oltre a figure del repertorio del teatro kyōgen.

Nella quarta sezione; “Catturare l’essenza della natura”, sono messi a confronto due dipinti di Hokusai di medesimo soggetto – la tigre e il bambù – uno del 1818 e uno del 1839. Interessante il confronto tra gli stili di Hokusai e di Eisen nella resa di un identico soggetto: una carpa.

Nella quinta sezione: “Manga e manuali per imparare” oltre ai famosissimi manuali di Hokusai stampati con il solo contorno nero-grigio e qualche tocco di vermiglio leggerissimo, sono esposte alcune pagine del Libro illustrato. “La borsa di broccato”, una raccolta di motivi decorativi ad uso per gli artigiani, realizzati da Eisen nel 1828.

All’inaugurazione non era disponibile il catalogo. E’ augurabile, data l’importanza di questa rassegna, che nel frattempo si sia provveduto a stamparlo.

Roma:  Museo dell’Ara Pacis Lungotevere in Augusta, Roma, fino al 14 gennaio 2018 tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 – 24 e 31 dicembre ore 9.30 – 14.00. Chiuso il 25 dicembre e il 1 gennaio. Biglietto d’ingresso per la sola mostra: 11€ intero; 9€ ridotto + prevendita € 1. Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Informazioni e notizie tel. 060608 sito web www.arapacis.it –  www.museiincomuneroma.it –  www.hokusairoma.it www.facebook.com/hokusairomawww.instagram.com/hokusairomawww.twitter.com/museiincomune – #HokusaiRoma

Maurizio Pierfranceschi in mostra con le sue opere al Museo Bilotti dal titolo “L’uomo e l’albero”

Testo e foto di Donatello Urbani

La richiesta non poteva essere più esplicita di quella rivolta a Maurizio Pierfranceschi dall’allora direttrice, Alberta Campitelli, del Museo Bilotti di Roma: “Una mostra che avesse per soggetto principale la natura”.

L5dGpwU_KR7Zqj5K6LGsqIqfloqbvVimEZ-n69B_Y1hR_rlkYUeOBJi7gy-uUIF-q69M5PuavyDgB1o=w988-h900                                                         Maurizio Pierfranceschi: “Dopo la battaglia” – 2009. Tecnica mista su cartone grigio.

La richiesta era alquanto pertinente dal momento che il Museo Bilotti si trova all’interno del parco urbano di Villa Borghese. In aggiunta, poi, c’è stata anche una felice circostanza: una delle primissime opere realizzate da Pierfranceschi  aveva per titolo “L’uomo e l’albero”. L’insieme di questi eventi è stato l’atto di nascita della mostra che da oggi è visibile al piano terra di questo interessante museo. Le circa cinquanta opere presenti lungo il percorso espositivo indagano proprio il rapporto tra uomo e natura, tra architettura e paesaggio che un artista con origini in una cittadina dell’ entroterra marchigiano, Cagli, riesce a cogliere in maniera diversa, forse anche migliore, di un occhio abituato a paesaggi urbani. Dice il curatore, Fabio Cafagna, nel presentarci questa rassegna: “Uomo e natura nelle carte, nei legni e nelle tele dell’artista si confondono, trapassano l’uno nell’altra, si rispecchiano, fino a divenire un impasto di colore e materia che, seppur formalmente controllato, ha il dono della spontaneità e della vitalità.”

Iqr05I1ENuG_N5PJ9-qqYLRctvEeJcQfUFvxIXtK5OlSTc9erkPmm5ND0HurFw3-S2guuULyrpfqJ3E=w988-h900Maurizio Pierfranceschi: “Autoritratto con passero” – 2017. Terracotta bianca con tracce di colore. Alle spalle tre teleri con identico soggetto il “Ninfeo” della palazzina. Opera del 2016 realizzata con tecnica mista su tela

Uscendo da museo, al termine della visita, mi sono incamminato in uno dei viali alberati del Parco di Villa Borghese e così ho potuto osservare con un occhio diverso, contaminato dalle opere di Pierfranceschi, i colori che la natura ci offre e che l’architettura dell’uomo ha messo a dimora in un paesaggio costruito artificialmente nei minimi dettagli molto diverso dall’esaltazione di quelli spontanei e naturali voluti e costruiti dalla natura stessa.

Per una esatta lettura di tutte le opere esposte è raccomandato il ricorso al catalogo edito per l’occasione da Solfanelli (Chieti) ricco di tavole a colori e con interessanti apparati scientifici, pag. 82 costo €.12,00.

Roma – Museo Carlo Bilotti – Arancera di Villa Borghese – Via Fiorello La Guardia fino al 14 gennaio 2018 con ingresso gratuito ed orari da martedi a venerdi 10,00/16,00, sabato e domenica dalle 10,00 alle 19,00. Informazioni  sito web www.museocarlobilotti.itwww.museiincomune.itwww.zetema.it – tel. 060608