“La Roma dei Re – Il racconto dell’archeologia” testimonia le fasi più arcaiche della città

Mariagrazia Fiorentino

Ora sull’Esquilino risanato si può abitare e passeggiare al sole sui bastioni, dove si vedeva con raccapriccio biancheggiare di ossa la terra desolata – Orazio “Satire I.0”.

La mostra accende i riflettori sulla fase più antica della storia di Roma, illustrandone gli aspetti salienti e ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi e trasformazioni sociali delle comunità. Dice Isabella Damiani, curatrice della mostra: “è quello di valorizzare il nostro patrimonio quello che viene mostrato è solo la punta dell’iceberg, con questa mostra si riapre l’attenzione della storia di questo periodo”.

06. AC13162a     Necropoli dell’Esquilino: Gruppo 103 – Scatole (pisside) di bronzo, decorata a sbalzo con motivi geometrici. 775/750-730 a.C.

Il percorso espositivo – che inizia a partire dal limite cronologico più recente, il VI secolo a.C., e arriva fino al X secolo a.C. – si snoda in diverse sezioni: Santuari e palazzi nella Roma regia, con reperti provenienti dall’area sacra di Sant’Omobono nel Foro Boario presso l’antico approdo sul Tevere; I riti sepolcrali a Roma tra il 1000 e il 500 a.C., con corredi tombali dalle aree successivamente occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro Romano; L’abitato più antico: la prima Roma, con il plastico di Roma arcaica per un viaggio a ritroso nel tempo dalla Roma di oggi a quella delle origini; Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante, con testimonianze provenienti in massima parte dalla necropoli dell’Esquilino, uno dei complessi più importanti della Roma arcaica.

03. AC12283a                            Necropoli dell’Esquilino: Tomba 85. Fibula di bronzo con arco decorato con 3 uccellini. 800/730 a.C.

Oggetti di lusso e di prestigio, e corredi funerari “confusi”, a testimonianza di quella che poteva essere la ricchezza originaria della necropoli. Reperti archeologici sorprendenti che parlano al cuore per il loro vissuto e creano suggestioni per la loro bellezza e modernità. Sarà possibile al visitatore toccare con mano alcune riproduzioni degli oggetti esposti e prendere così conoscenza delle tecniche di lavorazione.

Tiziana                                                                              Foto Courtesy Tiziana Mercurio

Roma, Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli e Area del Tempio di Giove di Palazzo dei Conservatori. Piazza del Campidoglio 1  dal 27 luglio 2018  al 27 gennaio 2019, orario tutti i giorni 9.30-19.30;  la biglietteria chiude un’ora prima. Giorni di chiusura:  25 dicembre, 1 gennaio. Biglietti € 15.00 biglietto integrato Mostra + Museo intero per i non residenti a Roma; € 13.00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto per i non residenti a Roma; € 13.00 biglietto integrato Mostra + Museo intero per i residenti a Roma; € 11.00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto per i residenti a Roma. € 2,00 sul biglietto gratuito, ad esclusione dei biglietti per scuole elementari e medie inferiori, bambini da 0 a 6 anni e portatori di handicap. Acquistando la MIC Card, al costo di € 5.00, ingresso illimitato per 12 mesi ai Musei Civici per chi risiede o studia a Roma

L’Acquario di Roma

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Un primato invidiabile che vanta la città di Roma è quello di possedere  un gran numero di Musei, monumenti e centri culturali: le statistiche ne contano oltre 200 con 400 monumenti d’interesse nazionale. Uno, però, la cui mancanza è particolarmente avvertita é quella dell’acquario. Dal prossimo 2019, mese previsto giugno, anche questa importante attrazione culturale si aggiungerà a quelli già esistenti pareggiando il conto con le principali città culturali sia pure con una nuova particolare variante presente al momento solo a New York City.

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Significative in proposito le parole di  Marco Staderini, Presidente della Società Acquario di Roma:”Sarà un edutainment center senza precedenti. La prima mossa è nata 20 anni fa con l’idea di costruire un acquario. Sono occorsi 10 anni per il disbrigo di pratiche burocratiche e l’ottenimento delle licenze. Nei successivi 10 anni  si sono eseguiti i lavori. Oggi siamo in condizione di presentare ai romani e non, un luogo unico che unirà il divertimento alla magia della divulgazione hi-tech, la scoperta del mare al relax, il piacere al business e l’innovazione alla sostenibilità. Abbiamo immaginato un evento ricco di emozione ed engaging power che sfrutta le più avanzate tecnologie disponibili nel campo delle exibition e dei show-events. Così ai pesci identici a quelli presenti negli altri acquari, con una netta preferenza nella presentazione di specie proprie del Mar Mediterraneo, circa 50, se  ne aggiungono ben 27.462 tecnologici. Veri propri robot che sia  nel muoversi che nell’aspetto sono del tutto identici a quelli veri che madre natura ci mette a disposizione.  A questi robot camuffati da pesci è stata affidata, fra le altre, una funzione in più: monitorare le acque, analizzarle e riferire all’esterno lo stato di salute dell’intero acquario.  Alla realizzazione di questi robot hanno contribuito in maniera determinante vari Enti di Ricerca Nazionali, quali CNR, ENEA, INGV, in collaborazione con vari istituzioni universitarie, in particolare romane, ed il fattivo apporto sulla conoscenza del mare  da varie fondazioni ed istituzioni pubbliche e private quali la Guardia Costiera, La lega Navale, WWF, Mare Vivo e molti altri.

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Già all’ingresso si respira quell’aria nuova improntata alla tecnologia che caratterizza l’intera struttura. Nell’atrio, infatti, alla base della scalinata tra le colonne principali una sorprendente installazione wordfall sorprenderà il visitatore che potrà passare attraverso la cascata di gocce d’acqua senza bagnarsi: un sensore rileverà la prossimità degli utenti e comanderà alla cascata di aprirsi come un sipario. Una ulteriore possibilità d’interattività consentirà al pubblico di giocare con l’installazione e scrivere o disegnare su un display il proprio nome o altre parole e immagini che diventeranno automaticamente parole e immagini d’acqua. Un tappeto virtuale d’acqua che offre la sensazione di camminare davvero sull’acqua, condurrà gli ospiti verso il fondo della sala dove una sorprendente videoinstallazione olografica lo metterà in scena con una sequenza di autentica vita sottomarina: la proiezione farà in modo che questo mondo sottomarino sia fisicamente presente nello spazio della sala e percepibile dagli ospiti in maniera immersiva e coinvolgente.  La proiezione 3d sul pavimento gestita da sensori di movimento creerà delle micro-onde che reagiscono ai passi dei visitatori che saranno accompagnati da un suggestivo sound design che simula l’ecosistema sottomarino. Sarà presente  anche un inedito open bar: luci e proiezioni creeranno un effetto underwater e una spettacolare sirena nuoterà virtualmente attraverso una grotta sottomarina per sorprendere gli ospiti mentre sorseggiano drink e cocktail. La parola conclusiva spetta a Domenico Ricciardi, Presidente di Mare Nostrum Romae s.r.l. cogestore dell’Acquario di Roma: “Il sogno è ormai di tutti. L’acquario di Roma è di tutti i romani e sta diventando realtà”.

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Roma – Piazzale Umberto Terracini – EUR,  Stazione metro B Palasport – Disponibile anche un ampio parcheggio per moto e auto.

ETERNAL CITY. Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects

Testo e foto di Donatello Urbani

L’archivio fotografico del Royal Institute of British Architects (RIBA), ordine professionale che  promuove l’educazione alla qualità dell’architettura, fondato nel 1834 a Londra, conserva nel suo archivio fotografico ben 1,7 milioni di immagini. Un nutrito numero di queste  fotografie, opera di fotografi prevalentemente inglesi, salvo  alcune immagini dei fondi dell’Architectural Press Archive, sono state scattate in territorio italiano con una particolare attenzione alla città di Roma.

20180628_105911 Monica Pidgeon: “Tempio di Vespasiano” – 1961. La strada cuttadina che attraversava i Fori fu eliminata alcuni anni dopo.

Quelle selezionate per questa  mostra dal titolo “Eternal City. Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects”,  esposte nella sala Zanardelli del Vittoriano fino al 28 ottobre 2018,  privilegiano uno sguardo ampio e scrupoloso al dettaglio archeologico come al paesaggio, passando per la scala intermedia dell’architettura della nostra città. Come è stato rilevato nel corso della conferenza stampa di presentazione della rassegna, Roma possiede non uno, bensì mille volti, che si riflettono nel Tevere e nelle cupole al tramonto, identità distinte che talvolta si contraddicono e altre si sovrappongono, stratificandosi e costruendo una maglia fitta di episodi.

20180628_111314                                                      James Anderson: “Il Tevere con San Pietro e Csatel Sant’Angelo” -1870 circa

Scrivono in proposito  i curatori: “Da sempre Roma attrae l’interesse degli artisti e dei viaggiatori, che nel corso dei secoli ne hanno interpretato i monumenti e l’immagine complessiva”. Gran parte degli autori delle fotografie erano pittori/fotografi che sistemarono le macchine fotografiche negli stessi luoghi che offrivano panorami e scorci di vita vissuta validi anche per opere pittoriche.

20180628_111621                                                                                      Monica Pidgeon: “Stazione Termini” – 1961

L’iconica scalinata di Trinità dei Monti da via dei Condotti o, caso ancor più paradigmatico, il Foro, sono sostanzialmente ripresi con minime varianti su quelle che sarebbero state le scelte compiute da un pittore. Per quanti hanno la memoria storica di quella Roma scomparsa  presente nelle fotografie esposte,  l’intero percorso espositivo che occupa anche gli spazi di recente apertura,  si tingerà di nostalgia, per i più giovani invece avrà un sapore romantico; su tutti i visitatori, di rimando, specialmente per quanti hanno Roma nel cuore, contribuirà a rafforzare  il vincolo che li lega alla loro “eternal city”.

20180628_110939               Complesso del Vittoriano: Spazi espositivi nella sala Zanardelli recentemente inaugurati ed aperti al pubblico

Roma, Monumento a Vittorio Emanuele II – Il Vittoriano –  Sala Zanardelli – Piazza dell’Ara Coeli fino al  28 ottobre 2018 con ingresso gratuito. L’esposizione, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, è inserita nell’ambito di Artcity Estate 2018

Dolomiti. Il cuore di pietra del mondo. In mostra a Roma nel Palazzo delle Esposizioni

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La scoperta vera e propria delle Dolomiti, quei monti di pietra che si ergono con cime frastagliate fra i fiumi Rienza, Piave, Adige, Brenta e Isarco è abbastanza recente e non ha una data ben definita ma è sorta in un susseguirsi di eventi, lungo un lasso di tempo abbastanza lungo e  che arriva fino ai giorni nostri con la mostra delle foto scattate da Georg Tappeiner che sono esposte, fino al 2 settembre ,nello spazio Fontana del Palazzo delle Esposizioni a Roma. La grande attenzione su di loro nacque dopo la scoperta, avvenuta nel 1789/90, da parte del francese Déodat de Dolomieu di un minerale presente nella loro formazione rocciosa che fu battezzato in suo onore dolomite e che sua volta originò anche il nome dell’intera catena montagnosa. Altra notizia interessante è la scoperta fatta dal geologo tedesco Ferdinand von Richthofen, omonimo dell’altrettanto famoso asso dell’aviazione Barone Rosso, che provò scientificamente come le Dolomiti altro non sono che gigantesche scogliere coralline fossili. Queste notizie dettero origine a flussi prima di alpinisti protesi alla conquista delle vette e successivamente di escursionisti e poi turisti che qui individuarono spettacolari mete per le loro vacanze sia estive che invernali.

IMG_20180619_192641                                                                      Georg Tappeiner: La luna piena sopra la Pala di San Martino

Un ultimo importante riconoscimento è avvenuto con la proclamazione da parte dall’UNESCO delle Dolomiti patrimonio naturale mondiale dell’umanità. La conferma di tutto questo è offerta dalle fotografie presenti lungo tutto il percorso espositivo. Momento migliore per allestire una mostra di questo genere non poteva essere scelto. Abbiamo le vacanze estive che bussano alla porta e, dopo aver visto questa rassegna, si rafforza in noi la decisione che non ci sia niente di meglio che far entrare nei nostri programmi un soggiorno fra questi magnifici paesaggi.

Roma – Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale, 194 fino al 2 settembre 2018 con accesso da  Via Milano e ingresso gratuito nei giorni domenica martedi mercoledi e giovedi dalle ore 10 alle 20 nei giorni di venerdi e sabato dalle 10,00 alle 22,30. Info e prenotazioni www.palazzoesposizioni.it – telefoniche 06.39967500.

Roma, Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette, in mostra “Libri d’Artista di Vittorio Fava”. Magicamente ricreata la fantastica biblioteca del Principe Giovanni Torlonia Junior.

Testo e foto di Donatello Urbani

Ciascun oggetto, anche il più insignificante, racchiude dentro di se un messaggio artistico. Vittorio Fava con un’operazione di recupero di svariati oggetti, i più disparati possibili, ha reso attuale questo concetto inserendo tanto nella copertina che nelle pagine interne di 20 libri, tutti sfogliabili e artisticamente animati, disegni, scritte, collage di merletti, bottoni, frammenti di ceramica, legno, medaglie, monete.

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I libri sono stati realizzati dal Maestro in vari anni, alcuni  proprio per questa circostanza, per stabilire un continuo dialogo con la Casina delle Civette, e riproporre quella ambientazione  e spirito culturale, presente all’interno già con la loro disposizione su leggii, appositamente realizzati dall’Artista, per  ricreare anche visivamente quella fantastica biblioteca che il Principe Giovanni Torlonia Jr. avrebbe potuto avere nella sua fascinosa Casina. Quali saranno state le letture del Principe? A questa domanda rispondono i curatori: “Trattati d’arte, di alchimia, di zoologia – alla luce di civette, lumache, serpenti e pipistrelli raffigurati nella casa –, botanica, visto il suo amore per le piante; ci sarà stato il libro dell’ospite. Cosa è rimasto di tutti questi libri? Nulla. Ed ecco che Vittorio Fava ha ricostruito la biblioteca perduta”. Certamente il Principe Giovanni Torlonia, che tante ore trascorreva nella sua Casina, tra studi esoterici e riflessioni filosofiche, avrà consultato dei libri e quelli presentati da Vittorio Fava avrebbero riscontrato la sua benevola predilezione.

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L’idea della mostra è maturata nell’artista lo scorso anno, come ha tenuto a precisare la Direttrice della casina delle Civette Maria Grazia Massafra, quando ha realizzato il “Codice della Civetta diurna” per partecipare alla mostra “Tre civette sul comò” nello scorso gennaio 2017. “Anche in questa circostanza  aveva presentato la sua opera disposta su un leggio in legno da lui costruito, nella Hall della Casina. Il pubblico si fermava incuriosito, chiedeva spiegazioni, era affascinato… Da qui l’idea di disporre nella Casina dei libri in rapporto con gli spazi e con i gusti e le predilezioni dell’antico proprietario”. Il percorso espositivo che occupa per intero tutti i locali della Casina presenta opere che trovano nella loro collocazione un motivo di dialogo in più; così nel Fumoir c’è il “Grande Libro della Musica”, mentre nella Stanza del Chiodo, dominata dalla bellissima vetrata di Cambellotti, c’è un libro dedicato a questo artista. La camera da letto del Principe, di cui era ben nota la predilezione per l’alchimia e l’esoterismo, ospita i libri “Cleopatra alchimista” e il “Grande Libro dell’Alchimia”, con una adeguata seggiola per poterlo consultare. Nella Stanza della Fata, c’è un libro sulle loro sorellastre, le Streghe. Nel Bagno del Principe, dove sopravvive un frammento dell’antico rivestimento di ceramica, vi è il “Libro della Ceramica”.

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Tutti i libri hanno un loro preciso messaggio sono tutti da consultare, leggere e scoprire il messaggio che vogliono regalarci. Interessante, quanto singolare, il libro posto nella Hall, il “Libro dell’Ospite”. Questo libro presenta pagine bianche dove, chi vorrà, potrà scrivere un suo pensiero sulla mostra, sui libri, sulla Casina sulle Civette…, lasciando, facoltativamente, la sua mail. Tra i testi di coloro che avranno scritto lasciando anche la loro mail, una giuria, formata dall’artista e dalle due curatrici, individuerà i più belli, che saranno letti e premiati il giorno prima della chiusura della mostra.
In occasione della mostra, i visitatori potranno partecipare alle seguenti iniziative gratuite. È necessario essere in possesso del biglietto del museo da acquistare presso il Casino Nobile:
Sabato 30 giugno – e  Domenica  2 settembre – ore 16.30: Visita guidata della mostra con l’artista che legge alcuni suoi testi (domenica gratuita).
Sabato 8 settembre – ore 16.30: Intervista all’artista con Giorgio Di Genova, Fiammetta Iori, Maria Grazia Massafra e Stefania Severi.
Sabato 29 settembre – ore 11.30: Lettura dei testi più interessanti lasciati dai visitatori sul Libro dell’Ospite e premiazione del migliore (premio piccolo libro) e del secondo e terzo classificato (premio un libretto-biglietto da visita).La giuria, il cui giudizio è insindacabile, è composta da Vittorio Fava, Maria Grazia Massafra e Stefania Severi.
Roma Musei di Villa Torlonia, Museo della Casina delle Civette, via Nomentana 70, Roma fino al 30 settembre 2018 dal martedì alla domenica con orario ore 9.00-19.00. Biglietti d’ingresso € 6,00 intero; € 5,00 ridotto. La mostra è parte integrante della visita. Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto. Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana la prima domenica del mese. Info  060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)  www.museivillatorlonia.it; www.museiincomune.it

L’altro sguardo. Fotografie italiane 1965 – 2018, Fino al 2 settembre in mostra al Palazzo delle Esposizioni

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Lo spazio che separa Milano da Roma non è risultato essere così grande da impedire ai pubblici amministratori della città capitale dello Stato di agganciarsi al carro che percorre  il capoluogo lombardo lungo l’accidentata strada della programmazione di mostre e attività culturali in genere. Così dopo i maestri delle arti visive giapponesi, Hiroshige e Hokusai, Roma ha accolto, nelle sale del Palazzo delle Esposizioni, una selezione di oltre duecento fotografie e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, costituita con lo scopo di promuovere la conoscenza delle più originali interpreti nel panorama fotografico italiano, dalla metà degli anni Sessanta a oggi, sia pure arricchita da nuove acquisizioni rispetto all’esposizione milanese.

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Agnese De Donato: Donne non si nasce, si diventa – 1970                                 Giovanna Borgese: Le ragazze di Prima Linea, Torino – 1981

Precisano le curatrici: “La collezione – unica nel suo genere in Italia – è composta da opere fotografiche realizzate da circa settanta autrici appartenenti a generazioni ed ambiti espressivi diversi: dai lavori pionieristici di Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, sino alle ultime sperimentazioni condotte tra gli anni Novanta e il 2018 da Marina Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Luisa Lambri, Raffaella Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e numerose altre”. Le fotografie esposte furono presentate per la prima volta alla Triennale di Milano nel 2016 nell’ambito di un progetto nato in collaborazione con Mufoco – Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo. Sempre le curatrici scrivono sul catalogo , indispensabile strumento per seguire in piena conoscenza e consapevolezza quanto esposto: “In Italia l’ingresso massiccio di fotografe, fotoreporter e artiste nel circuito culturale risale agli anni Sessanta: in questo momento l’accesso delle donne al sistema dell’arte e del fotogiornalismo – ambiti rimasti a lungo appannaggio quasi esclusivo di presenze maschili – è favorita dai repentini cambiamenti socio-politici e dalle nuove istanze sollevate dal femminismo. Grazie anche alle conquiste di quella generazione oggi fotografe e artiste hanno acquisito posizioni di primo piano nella scena italiana e internazionale: il loro lavoro è presente in musei, gallerie, festival, riviste e pubblicazioni specializzate, nel nostro Paese e all’estero. Nonostante la decisa inversione di rotta, la disparità di genere è a tutt’oggi un problema esistente e la storia di molte fotografe è ancora da riscoprire e valorizzare. La consapevolezza di questa carenza nella cultura fotografica italiana, il riconoscimento della disattenzione delle istituzioni, del collezionismo e della critica hanno spinto Donata Pizzi a dare inizio alla raccolta esposta oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

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Francesca Catastini: Mrdusa – 2014                           Agnese Purgatorio: Imparando a memoria – 2013/2016 (Collega digitale-Ink Jet)     

Le opere presenti lungo tutto il percorso espositivo , suddiviso in quattro sezioni, testimoniano momenti significativi della storia della fotografia italiana dell’ultimo cinquantennio. I temi elaborati spaziano da quelli dedicati alla fotografia di reportage e di denuncia sociale (Dentro le storie); ai rapporti tra immagine fotografica e pensiero femminista (Cosa ne pensi tu del femminismo?); ai temi legati all’identità e alla rappresentazione delle relazioni affettive (Identità e relazione); e, infine, alle ricerche contemporanee basate sull’esplorazione delle potenzialità espressive del mezzo (Vedere oltre).

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Giada Ripa: Ragazza tatuata. illustratrice e tatto disigner – 2016                      Raffaela Marinello: Still in live – Ancora in vita – 2014       

In mostra é proposto, inoltre, il documentario Parlando con voi, con interviste a molte delle fotografe presenti in mostra, tratte dal libro omonimo di Giovanna Chiti e Lucia Covi (Danilo Montanari Editore), prodotto su idea di Giovanni Gastel da AFIP International – Associazione Fotografi Professionisti e Metamorphosi Editrice.

Roma – Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale 194 fino al 2 settembre 2018 con orario dalle 10 alle 20, nei giorni di venerdi e sabato fino alle 22,30. Chiuso il lunedi. Dal 24 luglio al 26 agosto l’ingresso è alle ore 12,00. Info e prenotazioni visite 06.39967500 e su www.palazzoesposizioni.it

La Casina delle Civette ospita la mostra: “Bosco Magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti”.

Donatello Urbani

 Sculture e dipinti ci raccontano di antichi miti  e di alberi sciamanici. Ci parlano di storie, evocando suoni e luci con la mostra “Bosco magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti” allestita alla Casina delle Civette – Musei di Villa Torlonia, dal 9 giugno al 30 settembre 2018. Lungo tutto il percorso espositivo si possono ammirare le ultime opere del Maestro: 30 sculture e 25 dipinti che l’artista, architetto e museografo di rango internazionale, ha sapientemente inserito nel prezioso contesto liberty dove architettura, arti applicate, natura coltivata, dialogano da sempre. Scrivono i curatori: “L’esposizione “Bosco magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti” rappresentano bene l’universo artistico del Maestro. Martellotti ha arricchito il Giardino della Casina delle Civette con sculture in legno di tiglio, abete rosso, quercia, castagno, biancospino. Un intervento che salda cultura e natura. Scultura che cerca e trova le forme negli alberi prescelti. L’albero come parola a cui dare voce e non l’albero come legno da trasformare in altro da sé. La scultura come strumento per portare in superficie la personalità individuale di ogni albero. Anche la pittura di Martellotti entra in questo gioco di riflessi e specchi. I dipinti su tela (tempere, acrilici, collage, tecniche miste) sono esposti nella Dipendenza della Casina delle Civette che diventa la galleria di ritratti delle sculture.                                             15 Il Cavaliere inesistente                                                                                                     Il cavaliere inesistente

Quadri astratti e figurativi allo stesso tempo. Martellotti, in un gesto, questo sì, sciamanico, ha osato cogliere le espressioni della natura, indovinando i sentimenti nascosti degli alberi e svelandoli con le sue sculture”. Non è del tutto azzardato scoprire come il bel parco di Villa Torolonia abbini ai valori  e significati naturalistici presenti nella  rigogliosa vegetazione anche quelli presenti nella tradizione religiosa e rituale a Roma e nel Lazio in particolare. In proposito tornano alla mente, sia pure grazie a memorie storiche ed archeologiche, il ruolo avuto nelle popolazioni etrusche prima  e romane, poi,  dei santuari silvani definiti “lucus”, dove ai boschi si riconoscevano ruoli religiosi e si celebravano riti in loro onore per ottenere sia benevolenza che protezione. Sempre negli scritti dei curatori si legge: “I legni, nel loro divenire sculture, non perdono la loro essenza di albero, la loro qualità di esseri viventi. Martellotti rispetta la loro personalità storica e simbolica, e anche la loro fisicità. Un abete rosso ha un profumo, una durezza, una ramificazione, una nodosità diversi da un biancospino e diversi saranno anche gli strumenti, le tecniche e I colori con i quali l’Artista tratterà la materia”.

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Nelle parole dello stesso artista si trovano valori e significati, non solo artistici, delle proprie realizzazioni: “ Lo scultore e l’artista non possono fare a meno dell’architetto che sa valutare l’ambiente in cui deve intervenire, rispettandolo eppure trasformandolo. E se di miti si vuole parlare è a quello di Apollo e Dafne che conviene rifarsi. E all’albero di marmo in cui Bernini trasforma la ninfa che rifiutò un dio. E’ il gesto demiurgico dell’arte che è barocco ed è contemporaneo. Semplicemente perché è umano  il Bosco è sacro perché ci racconta il momento della perdita dell’innocenza naturale e la scoperta del nostro saper trasformare e raccontare la natura”. L’universo artistico che le opere di Martellotti ci presenta è denso di riferimenti letterari, come ci indicano i titoli di alcune sculture: Il cavaliere inesistente, Domani nella battaglia, Il cavaliere nero, Il fuoco, Maternità, Il guerriero infelice, La mano dell’architetto, che insolitamente ci presenta una mano con sei dita. Il sesto, nelle parole dello stesso artista, indica il tocco artistico che deve essere sempre presente negli architetti nell’esercizio della loro professione.

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In occasione della mostra, i visitatori potranno partecipare alle seguenti iniziative, tutte a titolo gratuito abbinate all’acquisto del biglietto d’ingresso:

  • Sabato 16 giugno ore 11.30: ntervista con l’artista a cura di Maria Grazia Massafra.
  • Domenica 1° luglio ore 16.30: musica con Luca Bellanova. Organizzazione dell’Associazione Culturale Arte2o.
  • Domenica 2 settembre ore 11.30: passeggiata nel bosco con visita guidata dall’artista e Tiziana Gazzini.
  • Venerdì 7 settembre ore 17.00; forme interiori Incontro con la psicanalista Amalia Giuffrida.
  • Domenica 30 settembre ore 16.30: concerto per il “finissage” della band folk: “I lontano da qui”. Organizzazione dell’Associazione Culturale Arte2o.

La mostra si avvale di un catalogo edito da Futura Grafica 70 con testi di Maria Grazia Massafra, Antonio Pernici, Tiziana Gazzini.

Roma  – Musei di Villa Torlonia, Giardino e Dipendenza del Museo della Casina delle Civette, via Nomentana 70, Roma fino  30 settembre 2018 Da martedì a domenica ore 9.00-19.00. La biglietteria è presso il Casino Nobile. Costo dei biglietti d’ingresso € 6,00 intero; € 5,00 ridotto. La mostra è parte integrante della visita. Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto.

Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana la prima domenica del mese. Per informazioni sito www.museivillatorlonia.itwww.museiincomune.it  telefoniche  al n° 060608 – tutti giorni dalle ore 9,00 alle 19,00

Amin Gulgee, uno dei più importanti artisti pakistani alla Galleria d’Arte Moderna di Roma Via Francesco Crispi dal 31 maggio al 23 settembre 2018

Mariagrazia Fiorentino

 Per la prima volta a Roma l’installazione “7” di Amin Gulgee, artista che ha fatto della laicità e della poesia una forma d’arte.

Viviamo in tempi che ci portano ad essere sempre più chiusi, diffidenti, timorosi. Poi per magia, di fronte a un’opera d’arte cadono tutte le barriere. Non importa se sei ricco o povero, se sei un operaio o un professionista, l’opera d’arte quella vera ti parla al cuore come nelle opere di Amin Gulgee.

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Lo scopo è quello di fare convergere insieme le prospettive d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale. Dalla città lagunare, appunto, alla capitale. L’artista parte da una frase in arabo, trascritta nella scrittura nakshi, intraducibile ma dal significato universale, dato che il riferimento è alla pace fra i popoli e all’amore umano. Gulgee divide la frase in sette parti, quelle del titolo, mediante delle leggerissime installazioni in bronzo, posate nel chiostro/giardino della GAM di via Crispi. La frase risulterà quindi scomposta e ripetuta più volte nell’installazione, come in una meditazione spirituale, senza essere però leggibile e diventando quindi segno universale.

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Al di sotto della frase/segno è stato creato un tappeto di lettere di carbone e rame, non calpestabile, che ripete, sempre scomposta, la stessa frase, creando quindi una struttura metafisica di confronto fra verticali delle opere e orizzontale del tappeto, come metafora dell’alto e del basso, del cielo e della terra”.

E’ previsto un calendario di visite guidate alla Galleria.

Per saperne di più  tel.060608 – sito web www.museiincomune.itwww.galleriaartemoderna.it

 

L’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio Militare – ISCAG -.

Testo e foto di Donatello Urbani

La principale caratteristica del patrimonio culturale italiano è quella di avere una diffusione  molto ampia e frammentata sia sul territorio che su infinità di istituzioni grandi e piccole che conservano, spesso gelosamente ma sempre con la massima cura, le preziose testimonianze. Fra queste istituzioni spiccano i musei delle Armi Militari tanto che hanno richiamato l’attenzione del Ministero dei Beni Culturali che, di recente, ha stipulato con loro una specifica convenzione presso l’ISCAG il 7 luglio 2016, con le firme dei Ministri Franceschini e Pinotti. Obiettivo dell’accordo è la conservazione e la valorizzazione del ricco e variegato patrimonio conservato nei musei militari italiani con l’intento  di consentirne sia la conservazione che, speriamo in breve tempo, anche una regolare pubblica fruibilità.

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Giuseppe Ciocchetti: “Il Pioniere” – mosaico anni 1940                          Antonio Arosio: “Tipo do donna albanese” – Carta Marzo 1941

Sabato 21 aprile scorso con una bella cerimonia grazie alla borsa di studio annuale destinata ai laureandi restauratori della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, la Fondazione Paola Droghetti onlus ha finanziato il restauro del mosaico intitolato Il Pioniere, opera dei primi anni Quaranta del Novecento, che orna il salone detto di Giulio Cesare al primo piano dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio, sul Lungotevere della Vittoria a Roma. Il pannello musivo, di m 3,48 x 2,18 è firmato da Giuseppe Ciocchetti, titolare all’epoca di un’attivissima bottega con sede a Roma, nota soprattutto per la scultura celebrativa e funeraria, e rappresenta il passaggio delle insegne imperiali da parte di un soldato romano a un moderno soldato del Genio, denominato ‘pioniere’ per le sue specifiche funzioni di supporto alle operazioni militari. Le condizioni conservative dell’opera rischiavano di mettere in pericolo l’integrità del manufatto, soprattutto a causa di vistosi distacchi e deformazioni del manto musivo, rendendo quindi necessario un tempestivo intervento di restauro. Questo è stato condotto dalle laureande Carlotta Taddei, assegnataria della borsa di studio, con la collaborazione di Mariaclaire Lecci; direttore dei lavori Laura D’Agostino, storico dell’arte; direttore tecnico Daniela Gennari, restauratore del Laboratorio di restauro Manufatti Musivi dell’ISCR. E’ stata questa anche una buona occasione per visitare il Museo dell’Arma del Genio Militare.

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Carro per il trasporto dei piccioni viaggiatori                                                                 Bacheche con il telegrafo e primo apparecchio radio

Il percorso espositivo si articola tutto al pian terreno di un edificio fatto costruire in epoca fascista per conservare ed esporre cimeli e testimonianze storiche di una specialità dell’Esercito Italiano che ha avuto stretti rapporti di collaborazione con le tecnologie più avanzate  disponibili nelle varie epoche.  I reperti e le testimonianze esposte offrono una visione storica delle varie tappe percorse dalla nostra civiltà  attraverso un percorso, irto di difficoltà, com’è ben comprensibile, vicino  sia alla pura ricerca scientifica che al sentimento umano. Destano meraviglia i piloti dei primi aerei, quali quelli che pilotarono l’aereo “Bleriot”,  qui esposto, dove i materiali più usati sono la tela cerata e le canne di bambù e di vimini intrecciate.

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Mongolfiera                                               Aereo realizzato da Luigi Bleriot nel 1909 con il quale trasolò la Manica

Altrettanta partecipazione e stupore sono suscitati nell’immergersi  nei panni dei primi  trasvolatori con le mongolfiere oppure l’emozione provata da Marconi quando captò il primo segnale radio, anch’esso esposto in questo museo. Nel piazzale antistante l’ingresso principale al museo, fra i vari reperti esposti, tutti già in dotazione ai reparti militari del genio, hanno trovato spazio oltre ad un carro adibito al trasporto dei piccioni viaggiatori, le prime auto progettate e costruite da industrie italiane con il preciso impiego nelle operazioni militari ed oggi assimilate tutte nella parola “jeep”. Notevoli per il valore artistico la vetrata realizzata su cartoni di Duilio Cambellotti nella vetreria romana Giuliani nell’abside della cappella, (immagine in evidenza), così come vari dipinti realizzati da pittori/scultori soldato esposti in un’ala del museo contigua alla sala conferenze. Una collezione veramente interessante che, almeno in questa occasione, ci porta a guardare con un occhio diverso questa preziosa Arma del Genio Militare non impiegata, come avvenuto di recente, in operazioni di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite da calamità, bensì rivolto alla cultura.

“UN NUOVO VOLO SU SOLARIS”

Mariagrazia Fiorentino – Foto in evidenza courtesy Ufficio Stampa Licia Gargiulo e Marco Ferri

Ogni vera conoscenza e cultura prende coscienza se si comunica nell’arte. Una cosa bella è una gioia per sempre. Sarà la suggestiva Sala della Musica del Complesso di San Firenze a ospitare dal 28 maggio al 31 luglio 2018 la mostra “Un nuovo volo su Solaris”, promossa dal Museo Anatolij Zverev di Mosca (Museo AZ) e dalla Fondazione Franco Zeffirelli e ispirato al film del regista Andrej Tarkovski dei primi anni Settanta del Novecento.                                                                                                   

Il cinema è un’arte collettiva, nel film “Solaris” (1972) di Andrej Tarkovskij erano stati messi insieme una serie di modelli esemplari dell’arte mondiale, di oggetti creati sulla Terra e selezionati dal regista per rivivere su un altro pianeta. Per il progetto espositivo “Un nuovo volo su Solaris”, il Museo AZ propone una sua nuova selezione di opere d’arte afferenti a un patrimonio congeniale a Andrej Tarkovskij: si tratta infatti di lavori dei suoi contemporanei, i maestri dell’underground sovietico attivi tra gli anni ’60 e gli anni ’80 del Novecento. Palazzo San Firenze un’installazione futuristica che ricorda una stazione spaziale, dotata di 22 schermi per la proiezione di video che saranno composti da materiali fotografici e cinematografici unici legati all’opera di Andrej Tarkovskij.

Nella stessa sede saranno collocati anche i migliori lavori degli artisti russi della seconda metà del Novecento: Anatolij Zverev, Francisco Infante, Dmitrij Plavinskij, Dmitrij Krasnopevcev, Vladimir Jankilevskij, Vladimir Jakovlev, Lidija Masterkova, Petr Belenok, Ulo Sooster, Vladimir Nemuchin, Ernst Neizvestnyj, per un totale di 32 quadri e due sculture. Il ventennio 1960-1980, periodo in cui Tarkovskij ha girato i suoi film, in Russia è stato segnato anche dalla nascita dell’arte non ufficiale. Senza dubbio si è trattato di una sorta di “Rinascimento sovietico”, di una nuova fioritura della pittura, della grafica, della scultura d’avanguardia. Gli artisti attivi negli anni ’60 non erano uniti tra loro o con i rappresentanti di altre forme creative tramite manifesti comuni: ognuno di loro creava a modo proprio, in maniera originale ed irripetibile. Ad unire queste figure a Tarkovskij sono l’epoca storica, l’approccio innovativo al raggiungimento dei propri obiettivi artistici e l’aspirazione irrefrenabile alla libertà, nell’arte prima di tutto.

“La scelta della Fondazione Zeffirelli come partner del Museo AZ per la realizzazione del progetto ‘Un nuovo volo su Solaris’ non è casuale – dice Natalia Opaleva – poiché Franco Zeffirelli, una vera e propria leggenda dell’arte mondiale, è nato a Firenze; Andrej Tarkovskij, regista russo noto in tutto il mondo, è vissuto a Firenze dopo aver lasciato l’Unione Sovietica. E l’Italia è collegata a momenti cruciali della biografia di Tarkovskij, come il conferimento del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia per L’infanzia di Ivan, o la sceneggiatura e le riprese del film Nostalghia portate avanti insieme a Tonino Guerra. L’incontro di questi due grandi nomi a Palazzo San Firenze – conclude la direttrice Opaleva – ci ricorda non solo le vette raggiunte dall’arte nel passato, ma ci parla anche della prosecuzione del dialogo tra Italia e Russia, in particolare tra le culture dei due paesi. Il nostro comune volo sul pianeta Solaris appassionerà tanto gli amanti della fantascienza e i cinefili, quanto gli esperti e gli estimatori delle belle arti che, da tutto il mondo, vengono a visitare Firenze”. L’amore di Franco Zeffirelli per la cultura russa è antico aggiunge Pippo Zeffirelli, vicepresidente dell’omonima Fondazione -. Uno dei suoi primi lavori in compagnia di Luchino Visconti fu realizzare le scene delle Tre Sorelle di Cechov nel 1952. Più tardi ha portato diverse delle sue produzioni in tournée in Russia, dalla Lupa con Anna Magnani alla sua spettacolare messa in scena del Romeo e Giulietta con Giancarlo Giannini e Annamaria Guarnieri, riscuotendo un enorme successo di pubblico. Nel 1968 la distribuzione del film Romeo e Giulietta, come nel resto del mondo, toccò il cuore di tutti i giovani russi. I suoi film sono sempre stati apprezzati dal pubblico russo e la mostra dei suoi lavori scenografici esposti al Museo Pushkin di Mosca riscosse un enorme successo. Quindi è con grande piacere che la Fondazione Zeffirelli accoglie all’interno dei suoi spazi una così prestigiosa istallazione ispirata al film di Andrej Tarkovskij Solaris, prodotta e patrocinata dalla direttrice del museo moscovita. Ci auguriamo – conclude – che tutto questo possa dare adito a un sodalizio di interscambio artistico e culturale tra la Fondazione Zeffirelli e il Museo AZ di Mosca.

La Fondazione Franco Zeffirelli – Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo di Firenze – offre a tutti, e in particolare agli specialisti e agli appassionati delle arti dello spettacolo, la possibilità unica di conoscere da vicino il patrimonio lasciato da una delle leggende del mondo dell’arte a livello mondiale. ll Museo, ubicato al primo piano del Complesso Monumentale di San Firenze, ospita oltre 300 opere legate alle attività del Maestro. Alla mostra permanente si affiancano esposizioni dedicate alle più autorevoli personalità artistiche di tutto il mondo e ai soggetti teatrali e cinematografici sviluppati dallo stesso Zeffirelli nel corso della sua carriera. Afferma Caterina D’Amico, consulente della Fondazione Zeffirelli e storica dello spettacolo: “La fondazione è in funzione da solo sei mesi. È una operazione culturale di grande rilievo, un’occasione spettacolare attraverso il cinema per far conoscere quest’arte a molti sconosciuta”.

Sala della Musica, complesso di San Firenze, piazza San Firenze 5, Firenze dal 28 maggio – 31 luglio 2018. Prezzo del biglietto (comprensivo della visita al museo) Intero: € 13 (ridotto € 10) con Orario Dal venerdì al mercoledì (giovedì chiuso) dalle 10 alle 18; la biglietteria chiude alle ore 17 Servizio visite guidate Info e prenotazioni al numero 055-2001586;  e.mail: info@exclusiveconnection.it. Sito web http://www.museum-az.ru/florence/  – https://www.fondazionefrancozeffirelli.com/