Mariagrazia Fiorentino

 Per la prima volta a Roma l’installazione “7” di Amin Gulgee, artista che ha fatto della laicità e della poesia una forma d’arte.

Viviamo in tempi che ci portano ad essere sempre più chiusi, diffidenti, timorosi. Poi per magia, di fronte a un’opera d’arte cadono tutte le barriere. Non importa se sei ricco o povero, se sei un operaio o un professionista, l’opera d’arte quella vera ti parla al cuore come nelle opere di Amin Gulgee.

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Lo scopo è quello di fare convergere insieme le prospettive d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale. Dalla città lagunare, appunto, alla capitale. L’artista parte da una frase in arabo, trascritta nella scrittura nakshi, intraducibile ma dal significato universale, dato che il riferimento è alla pace fra i popoli e all’amore umano. Gulgee divide la frase in sette parti, quelle del titolo, mediante delle leggerissime installazioni in bronzo, posate nel chiostro/giardino della GAM di via Crispi. La frase risulterà quindi scomposta e ripetuta più volte nell’installazione, come in una meditazione spirituale, senza essere però leggibile e diventando quindi segno universale.

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Al di sotto della frase/segno è stato creato un tappeto di lettere di carbone e rame, non calpestabile, che ripete, sempre scomposta, la stessa frase, creando quindi una struttura metafisica di confronto fra verticali delle opere e orizzontale del tappeto, come metafora dell’alto e del basso, del cielo e della terra”.

E’ previsto un calendario di visite guidate alla Galleria.

Per saperne di più  tel.060608 – sito web www.museiincomune.itwww.galleriaartemoderna.it