Testo e foto di Donatello Urbani

Mentre mi accingevo a scrivere questo resoconto la cronaca aveva registrato, pochi giorni fa, l’ennesimo episodio di teppismo e insensibilità culturale, vittima il Colosseo. Se la bella iniziativa inaugurata il 21 dicembre scorso dalla Sovrintendente al Parco Archeologico del Colosseo, dott.ssa Alfonsina Russo, rivolta ad istituire un percorso museale permanente per divulgare la conoscenza di questo monumento avesse avuto qualche detrattore di fronte a simili inaugurazioni sarebbero tutte miseramente cadute.

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L’intera iniziativa è rivolta proprio a responsabilizzare il grande pubblico sul rispetto dei beni culturali e per questo sono state sensibilizzate, ottenendone una  preziosa collaborazione,  due importanti istituzioni: l’Istituto Archeologico Germanico di Roma e l’Università di Roma Tre. Ulteriore benemerenza, in termini di gestione dell’intero monumento, è offerta dal recupero, dai tanti depositi, di reperti archeologici giacenti nei vari depositi per portarli alla pubblica conoscenza e fruibilità. Per l’occasione tutte le didascalie, oltre ad avere la solita presentazione in italiano e inglese riportano l’iscrizione anche in cinese/mandarino che, al momento, è la lingua parlata sul pianeta, sia pure quasi in forma esclusiva all’interno del territorio nazionale.

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Il percorso espositivo allestito nel secondo anello è stato suddiviso in varie sezioni. Ognuna di queste racconta insieme alla presentazione di reperti archeologici anche le ricostruzioni di macchinari utilizzati quali pulegge, carrucole e quant’altro, sia nella costruzione che nell’orinaria gestione, quali gli ascensori per portare sull’arena tanto gli animali quanto i gladiatori. Le varie fasi della complessa quanto articolata vita di questo monumento sono dettagliatamente descritte a partire della costruzione muraria fino alla sua presentazione attuale come attrattiva turistico/culturale. In fondo fu voluto proprio per offrire al grande pubblico momenti di svago e relax che nel corso dei suoi duemila anni di storia con le tante variegate vicende partendo proprio da quelle storiche, per giungere a quelle religiose, sociali, e culturali. Di grande interesse quelle relative ai giochi ed ai passatempo  che sia i romani, residenti oppure i  tanti sudditi dell’impero di passaggio, avevano adottato e fatti propri.

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Nel corso delle lunghe attese e gli altrettanto lunghi intervalli fra uno spettacolo e l’altro, che avevano la caratteristica di prolungarsi per un’intera giornata, alcuni spettatori hanno immortalato le loro impressioni scolpendole sui sedili o su una latra di marmo. Interessante la rappresentazione di una “venationes”, battuta di caccia allestita nell’arena, anche i meno civili abbandonando i resti dei loro spuntini nei luoghi più disparati hanno consentito ai bioarcheologi, una volta rinvenuti a distanza di tanto tempo, di stabilire con esattezza quali fossero le pietanze servite nei posti di ristori all’interno della struttura.

20181220_123646Alcune della 80 statue originariamente presenti nelle 80 arcate e rivenute, in gran parte in maniera frammentaria come dimostra la foto, in prevalenza nelgli scavi della cavea.

Dopo la promulgazione dell’editto di Milano del 313 d.C. e la libertà di culto concessa al cristiani L’aphiteatrum Magnun o Caesareum come si chiamò per tutto il Medioevo ospitò sempre meno spettacoli, l’ultimo fu nel 523 d.C., e fu adibito a scopi diversi da fortezza dei Frangipane, a laboratori artigianali fino ad essere utilizzato come luogo di culto ed abitazioni civili. Di questi usi diversi da quello culturale  e didattico resta oggi la pratica della Via Crucis del Venerdi Santo che fu istituita per la prima volta nel 1750 e dopo varie interruzioni e ripristini, l’ultimo con Papa Paolo VI, è oggi presente nella vita religiosa della città.

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Sedele graffito con scena di caccia (Venatio). Marmo cipollino proveniente dall’isola di Eubea (Grecia), fine I^ / IV^ secolo.

Anche se non occupa più contemporaneamente ben 73 mila persone come in epoca imperiale il Colosseo, così chiamato a partire dall’XI secolo, quest’anno ha accolto nei suoi  3.357 metri quadri di superficie da oltre 7 milioni e 500 mila visitatori elevandolo al monumento più visitato al mondo e fra le prime istituzioni museali dopo il Metropolitan Museum di New York affiancandosi al Louvre di Parigi. Questo nuovo spazio museale lo renderà ancora più attraente. Mi sarebbe piaciuto che in un piccolo scanno, fra i tanti presenti in questo nuovo allestimento museale, fosse presente una gogna, di antica memoria, riservato a quei visitatori incivili, speriamo sempre in numero minore fino a sparire del tutto, che d’ora in poi gli mancheranno di rispetto con scritte o tentando di asportare un mattone come avvenuto nell’ultimo episodio.

Roma – Anfiteatro Flavio – Colosseo – aperto tutti i giorni con orari sfalsati a seconda delle stagioni  dalle ore 8,30 fino alle 16.30 in inverno e 19,15 in estate. Costo del biglietto d’ingresso intero €.12,00 ridotto €.7,50, valido per due giorni, comprensivo di un solo ingresso all’area archeologica Foro Romano – Palatino – incluse le mostre in corso in quell’area. Per riduzioni e gratuità, così come per gli orari di apertura/chiusura, prevendite e visite guidate  informarsi al n°+39.06.39967700 oppure su www.parcocolosseo.it