Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani
La promozione di questo automonitoraggio della glicemia si deve alla Società Italiana di Diabetologia (SID) con il preciso intento di adeguare un nuovo trattamento del diabete grazie alle moderne tecnologie che mettono a disposizioni dei pazienti nuovi metodi di somministrazione del farmaco, l’unico al momento, l’insulina. L’uso dei nuovi device di automonitoraggio, che affrancano dalle ripetute ‘punturine’ al dito, cresce al ritmo del 10-15 per cento l’anno e aiuterà a rivedere le ‘istruzioni per l’uso’ della gestione del diabete. Secondo gli esperti sono strumenti preziosi per i giovani con diabete ‘tipo 1’ ma anche per i ‘tipo 2’ in terapia insulinica multi-iniettiva, siano essi persone in piena attività lavorativa o anziani ai quali il caregiver può controllare comodamente la glicemia più volte al giorno.
Si deve al Presidente della SID, prof. Francesco Purrello, la presentazione di questo automonitoraggio: “Da alcuni anni è disponibile la tecnologia del monitoraggio in continuo del glucosio (continuous glucose monitoring, CGM) che si realizza per mezzo di strumenti altamente tecnologici, i cosiddetti ‘sensori glicemici’. Si tratta di device grandi poco più di una moneta e leggermente più spessi, che si fissano alla cute con un adesivo e che, attraverso una cannulina , posizionata sotto cute, consentono di rilevare continuamente il livello del glucosio nel liquido interstiziale del sottocutaneo. E questo 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana, fornendo così varie centinaia di valori al giorno. Attualmente sono disponibili due tipi di sistemi di monitoraggio continuo del glucosio: il CGM in tempo reale (real-time CGM, rtCGM) e il CGM a rilevazione intermittente (intermittently viewed CGM, iCGM), detto anche monitoraggio ‘flash’ del glucosio (flash glucose monitoring, FGM). Entrambi i sistemi forniscono informazioni riguardo ai livelli di glucosio attuali e pregressi, indicano la direzione (la tendenza) verso cui si sta modificando e la velocità di variazione del livello di glucosio, fornendo così informazioni preziose per prevenire pericolosi sbalzi di glicemia nelle ore successive.
Per alcuni di questi sistemi è possibile attivare degli allarmi che scattano in caso di ipoglicemia o iperglicemia. Sono delle novità high tech di grande rilevanza soprattutto per i pazienti con diabete di tipo 1 in trattamento insulinico. Tra la necessità di misurare più volte al giorno la glicemia attraverso il classico automonitoraggio sulla gocciolina di sangue del polpastrello e la grande propensione dei nativi digitali ad adottare soluzioni high tech, in Italia l’uso delle tecnologie basate sui sensori per la misura del glucosio è in rapido aumento. Nel nostro Paese, come nel resto del mondo, l’uso delle tecnologie basate sui sensori glicemici fa registrare una crescita del 10-15 per cento l’anno. Questi apparati consentono lettura dei valori della glicemia passando il cellulare sopra un discreto sensore ‘a moneta’, posizionato sulla parte alta del braccio o premendo il pulsantino di un glucosensore ‘indossato’ sull’addome o ancora leggendole su un ricevitore al quale arrivano ‘notizie’ da un minuscolo glucosensore impiantato sottocute”. E’ augurabile che quanto prima siano disponibili anche delle pompe che iniettano insulina nella quantità rilevata dai sensori, lasciando al paziente il solo incarico di ricarica delle batterie degli apparti, tarata in 14 giorni, e il rabbocco del medicinale.
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