Donatello Urbani
Il progetto si pone come obiettivo raccontare la storia della terra e del territorio attorno alla città di Roma come affermato in conferenza stampa, Inoltre é rivolto a proporre esperienze enogastronomiche, in particolare rivolte al Cesanese, vitigno autoctono rappresentativo del Lazio. In proposito ha dichiarato Pierluigi Cianni, presidente DMO “Bibere de Arte”: “Questo progetto parte dall’idea che Il vino è espressione di diversità e ricchezza per un territorio. Degustando un vino pregiato è facile chiedersi: «Quale storia di questa terra ci sta raccontando?». Nel nostro caso il territorio va da Piglio, capitale del Cesanese, a Valmontone, due città che dedicano grandi eventi al vino (il San Lorenzo Wine Festival a Piglio e Armonie di ottobre a Valmontone) e hanno due dimore storiche da valorizzare come Castello Colonna di Piglio e Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone”.

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Sono stati coinvolti in questa iniziativa 20 enti, 7 pubblici e 13 privati, tra i quali il Comune di Valmontone, il Comune di Piglio, l’Università “La Sapienza” di Roma, Valmontone Outlet, IIS Gramsci di Valmontone, IISP Rosario Livatino Turistico Alberghiero Cave, IPSSEOA Buonarroti Alberghiero Fiuggi, Associazione Culturale Artenova, Associazione Culturale Xenia, rete di imprese dei Castelli della Sapienza, Monti Lepini e Prenestini, rete di imprese di Valmontone città, agenzia di viaggi e tour operator Think Away Viaggi, agenzia di viaggi Wanderlust Viaggi, Enoteca di Piglio, Autoservizi Cerci, Piglio in arte, associazione per la gestione della strada del vino cesanese, azienda speciale servizi integrati comunali, proloco di Valmontone, proloco di Piglio. Presenti all’evento il Presidente DMO Pierluigi Cianni e il direttivo DMO, i partner del progetto, Roberto Cipresso (winemaker di fama internazionale e scrittore), lo chef Paolo Gramaglia (1 Stella Michelin, Ristorante President di Pompei). Testimonial della serata Antonello Fassari.

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In occasione della conferenza stampa è stato presentato, inoltre, il Tartufo più, progetto lanciato nel 2019 per avvicinare buongustai al mondo del tartufo e far conoscere i segreti di un prodotto d’eccellenza italiano e del Lazio attraverso la degustazione di creazioni realizzate con tartufi “a km 0” dagli chef Stefano Bartolucci di Rosso Divino e Riccardo Cori e Sonia Pontecorvi di Elle et Lui.  Questo ha trovato conferma nelle dichirazioni di Antonella Parodi  – cavatrice di tartufi “Dietro il tartufo, quello che apprezziamo a tavola, c’è molto da scoprire: dall’addestramento dei cani, che deve essere un gioco sia per noi che per loro, ai sacrifici che si fanno per raccoglierlo, spesso sotto la pioggia, con la neve o il freddo che taglia le mani. Perché è vero che è sempre una bella passeggiata nella natura ma fatica e difficoltà non mancano. Vale la pena evidenziare che il Lazio è una delle poche regioni in Italia dove si trovano tutte le 9 specie di tartufo, sia bianco che nero. Purtroppo, negli ultimi tempi, anche il tartufo subisce gli effetti del cambiamento climatico e, unito alla presenza di cinghiali in cerca di cibo, diventa davvero difficile trovarne, se non si hanno cani ben addestrati”.

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Di grande interesse e capaci di destare curiosità fra i presenti è stato quanto dichiarato da Riccardo Corsi, geometra di Segni,  con la storia della sua tartufaia, impiantata sui Monti Lepini per gioco e con scetticismo nel 2007, che dal 2018 inizia a produrre i primi tartufi e, oggi, ha dato vita ad una piccola azienda familiare. “Ereditai dei terreni da mio nonno – racconta – e volevo metterci i marroni, tipici di Segni. Ma il terreno non era adatto. Sapevo che, in passato, in quella zona si andava a tartufi e così prendemmo una cinquantina di piante e iniziammo a tirarle su. Nel 2018, con piacevole sorpresa, abbiamo iniziato a raccogliere i primi tartufi, lo scorzone estivo, che pian piano sta entrando a pieno titolo a far parte delle attività dell’azienda agricola “Il Tartufo Lepino” di Fagiolo Francesca, che mette insieme il tartufo al marrone di Segni e, insieme,  stanno offrendo belle soddisfazioni”.
L’insieme di queste eccellenze territoriali offrono un valido richiamo per un turismo naturalico di alto livello grazie alle produzioni agricole, specie per il tartufo,  che sono possibili solo dove é presente un territorio incontaminato scevro da qualsiasi inquinamento atmosferico.