Testo e foto di Donatello Urbani

Nelle intenzioni degli organizzatori del convegno che ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti delle attività sportive equestri nazionali ad iniziare dal Numero Uno del CONI, Giovanni Malagò, è stato proprio il rilancio de “La cultura equestre italiana, la sua riqualificazione e le sue funzioni sociali e terapeutiche” al centro dei vari interventi. In proposito è stata significativa la partecipazione  dell’Università della Tuscia, che attraverso il suo Rettore ha confermato di aver inserito nei suoi programmi didattici per l’anno accademico 2019/2020 un Master universitario in “Cultura, tradizione e innovazione nella gestione del cavallo sportivo”.  Altra significativa proposta ha interessato i Pratoni del Vivaro, ormai recuperato e restituito alla collettività, che sarà la sede del Centro Equestre intorno al quale ruoteranno le varie iniziative.

Con questa proposta, Fondazione Terzo Pilastro, Università della Tuscia, FISE e CONI insieme vogliono far tornare la cultura al centro dello sport. Grande attenzione, tra le materie di studio del Master, sarà dedicata alla capacità terapeutica dell’equitazione e del cavallo in generale e alle esigenze dell’allevamento italiano, attraverso la formazione di figure professionali competenti e consapevoli del loro ruolo centrale. L’iniziativa consentirà di riportare l’Italia – nazione che ha dato origine alla moderna equitazione mondiale grazie alle geniali intuizioni di Caprilli e della Cavalleria Italiana – al ruolo primario che le spetta.

Al Master, della durata di dieci mesi e la cui prima edizione partirà alla fine di giugno prossimo, saranno affiancate le numerose attività formative della FISE, Federazione Italiana Sport Equestri, e dei suoi diversi Comitati Regionali, mentre l’attività sarà coordinata dall’Accademia Nazionale F. Caprilli, fondata e composta da cavalieri italiani olimpici e di fama internazionale e oggi, dopo Piero d’Inzeo e Adriano Capuzzo, presieduta da Giulia Serventi.

“Un corso post-universitario come quello che ci apprestiamo ad inaugurare mancava del tutto, nell’offerta formativa del nostro Paese ed anzi dell’intera Europa8″, ha affermato il Prof. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro. “Si tratta di una lacuna importante che ho ritenuto doveroso colmare, da un lato per salvaguardare una tradizione di eccellenza qual è, appunto, la cultura equestre italiana, contribuendo a creare degli esperti del settore che possano peraltro inserirsi con successo in questa fetta del mercato del lavoro; dall’altro, per dare un rinnovato impulso all’apprendimento della pratica dell’Ippoterapia – sempre più utilizzata come prezioso supporto di fronte a molteplici patologie – rivolto sia a studenti normodotati, affinché siano in grado di praticarla nella loro professione, sia ai giovani diversamente abili, per consentire loro di apprendere tecniche utili al proprio inserimento sportivo”.  Da non trascurare infine il ritorno economico e occupazionale che offre l’attività sportiva equestre. Come è stato fatto rilevare dietro un solo campione, come peraltro avviene anche in altri sport, c’é uno stuolo di collaboratori che non può essere mai inferiore a venti unità.