Testo e foto di Donatello Urbani

Il ritorno alle relazioni diplomatiche tra il Sovrano Ordine di Malta e la Repubblica Russa trovano in questa rassegna, allestita al piano terra di Palazzo Braschi, sede istituzionale del Museo di Roma, la loro ragion d’essere. La seconda parte del titolo: “Preghiera e Misericordia” richiama l’attenzione su due componenti importanti della vita spirituale cristiana e nello stesso tempo traccia un percorso che presumibilmente sarà alla base delle attività delle due diplomazie. I rapporti fra la Russia ed il Sovrano Ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta ha una lunga tradizione di reciproca collaborazione e questa mostra s’inserisce nella riconferma di un antico rapporto non solo diplomatico.

IMG_20171009_110251I beati Prokopij e Ioann di Ustjug, con veduta di Velikij Ustjug. Terzoquarto del XVIII secolo Velikij Ustjug. Museo dell’icona russa. Legno su tempera. Opera brecuperata prima dell’acquisizione del museo.

Tutto iniziò con la cacciata dei Cavalieri maltesi nel 1798 dall’isola di Malta, concessa dall’imperatore Carlo V^, per mano di Napoleone,  quando lo Zar di Russia offrì loro ospitalità a San Pietroburgo dove rimasero fino al 1834, data in cui  si trasferirono a Roma, dove tutt’ora risiedono ed hanno la loro sede principale. Un evento così importante non poteva che essere ricordato con una altrettanto importante iniziativa culturale. Questo progetto espositivo rivolge uno sguardo molto al di sopra del mero evento culturale che vede come protagonisti principali le due chiese cristiane: cattolica e ortodossa russa.

IMG_20171009_110502Madre di Dio della Passione. Fine del XVII secolo. Russia centrale. Museo Andrej Rublev. Legno, tempera. Opera recuperata da S.R. Bragin nel 1999.

Le opere esposte, realizzate da botteghe e laboratori di grande notorietà e prestigio, presentano tre diversi cicli che esaltano a loro volta tre diverse figure: la Madre di Dio, Odigitria, Cristo, dal Pantocratore all’Entrata a Gerusalemme e alla Trasfigurazione, ed infine i Santi Monaci Russi ad iniziare da San Sergio, figura centrale di santità nella chiesa ortodossa russa.

IMG_20171009_110115I venerabili Evfimij e Chariton di Sjanzem. Seconda metà del XVIII secolo. Terre di Vologda. Museo di Andrej Rublev. Legno, tempera. Opera recuperata prima dell’acquidizione del museo.

Da non trascurare, infine, anche il valore ed il messaggio artistico proprie di queste sacre icone che può essere riassunto dalle parole del curatore contenute nel prezioso catalogo edito dal Museo Andrej Rublev sia in italiano che in russo: “Scopo fondamentale della mostra è quello di testimoniare, attraverso immagini iconiche, l’eccellenza delle maestranze russe, capaci di rinnovare ogni volta la suggestione spirituale pur attenendosi fermamente alla tradizione figurativa. Agli occhi degli spettatori l’icona si fa quindi rappresentazione di una spiritualità forte e diventa veicolo di un invito all’idea dell’amore perfetto di Dio per l’uomo”.

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Vladimir Tatlin: Composizione con superfici trasparenti                                                       Dimitrij Gutov: Madre di Dio Grande Panagia

L’arte iconografica in Russia  non ha interessato solo i secoli passati, in particolare XVII^ e XVIII^ sec., quando scuole e maniere pittoriche locali goderono di particolare fortuna come quella di Kargopol, regione del Volga del bacino del fiume Kama, ma è giunta, sia pure nelle mutate forme artistiche nate sei secoli successivi, fino ai giorni nostri. A dimostrazione di questo in mostra sono esposte due opere altamente significative, una realizzata da Vladimir Tatlin nel 1916 dal titolo “Composizione con superfici trasparanti”, dai chiari contenuti avanguardistici, ed una scultura in metallo, con saldatura e forgiatura, realizzata da Dimitri Gutov nel 2012 dal titolo “Madre di Dio Grande Panagia (Orante).

Roma – Palazzo Braschi  – Piazza San Pantaleo, 10 – Piazza Navona, 2 fino al 3 dicembre 2017 dal martedi alla domenica con orario 10,00/19,00 ed ingresso gratuito per i visitatori del Museo di Roma Palazzo Braschi, muniti di biglietto