Testo di Donatello Urbani – Foto Google

Questa importante iniziativa è stata progettata da Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Uniceb e Assocarni che hanno voluto un’organizzazione interprofessionale del comparto capace di andare oltre i confini della filiera, produttori del solo settore “verticale”, ed estendibile in orizzontale anche a tutti gli operatori, coinvolti nella carne bovina italiana, dal consumo, alla distribuzione fino al trasporto. “Rappresentiamo una quota preponderante della produzione e della macellazione e siamo pronti ad accogliere altre adesioni” sono le parole di Dino Scanavino, Presidente CIA.

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Bovi di razza Chianina: Timoty e Tiberio di proprietà dell’Az. Agr. Agnolotti Donero, azienda in selezione di Figline Val d’Arno (FI)

Il settore della carne bovina è strategico per il nostro Paese, con tre miliardi di fatturato complessivo del settore, garantendo lavoro a più di 80 mila addetti. Il comparto è in difficoltà per la forte contrazione della domanda. Negli ultimi dieci anni ha registrato un crollo pro capite superiore al 30%, anche in presenza di persistenti campagne mediatiche promosse con il preciso intento di dissuadere il consumo di carne in generale ed in particolare quella bovina. Da qui la proposta che lo stesso Scanavino presenta per: “Costituire una OI (Organizzazione Interprofessionale) che, sulla base della regolamentazione europea (Reg 1308/13) e della legislazione italiana, (L.91/2015) possa: delineare una strategia nazionale condivisa; facilitare le relazioni economiche tra i diversi attori; favorire la creazione di valore e la sua equa distribuzione; svolgere varie azioni per la trasparenza del mercato, la sua qualificazione, la promozione al consumo interno ed esterno, la committenza organizzata con il mondo della ricerca. Per rispondere a queste esigenze Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Uniceb e Assocarni, sulla base di un’analisi approfondita del settore e di una visione strategica condivisa, hanno deciso di costituire l’Organizzazione Interprofessionale (OI) della carne bovina italiana, invitando da subito tutte le altre organizzazioni ad aderire a questo progetto”.

Punto di partenza è il già costituito raggruppamento promotore, rappresentato in conferenza stampa da Dino Scanavino (presidente Cia), Carlo Siciliani (presidente Uniceb) e Elide Stancari (presidente FNP allevamenti bovini Confagricoltura), che già rappresenta una quota preponderante della produzione e della macellazione ed è pronto ad accogliere altri soggetti.

Le caratteristiche principali di questo nuovo strumento sono quelle di avere un carattere nazionale ed  essere fortemente rappresentativo delle attività economiche della produzione, della trasformazione e della distribuzione, come avviene nei Paesi dove queste strutture sono più consolidate, come Francia e Spagna.

Per una maggiore comprensione del problema dibattuto sono significativi alcuni numeri relativi alla carne bovina in Italia:

–         In Italia il consumo pro capite di carne (totale) è di 79 chili circa, uno dei più bassi di Europa (Spagna 99,5 Danimarca 109,8 Francia 85 Germania 86).

–         Il consumo procapite di carne bovina è pari a circa 17,5 chili. In 10 anni da 2005 al 2015 è passato da 25 chili a 17,4 chili (meno 30,4 %). Dai primi dati del 2016 si stima un ulteriore calo del 5%.

–         Sul consumo medio di carne fresca in Italia, la carne bovina rappresenta il 33% in peso ed il 44% in valore.

–         La consistenza totale di capi bovini in Italia (compreso le vacche da latte) è scesa tra il 2005 ed il 2015 da 6,2 a 5,8 milioni di capi (meno 6%)

–         Le macellazioni di carne bovina in Italia sono scese tra il 2005 ed il 2015 da 1,1 milioni di tonnellate (peso morto) a 772 mila tonnellate (meno 30%)

–         In numero di capi, le macellazioni bovine erano 3,2 milioni nel 2007 e 2,6 milioni nel 20016 (diminuzione del 19%)

“La nostra OI con queste caratteristiche” hanno affermato i rappresentanti di Cia, Confagricoltura e Uniceb, “rappresenta un deciso salto di qualità rispetto alle esperienze abbozzate nel passato, con una visione strategica ed una cultura economica nuova, adeguata alle sfide del mercato attuale ed alle mutevoli esigenze dei consumatori. Questa formazione -hanno concluso- può concretamente favorire il raggiungimento di molti obiettivi: valorizzare e aumentare il potenziale produttivo italiano, salvaguardando e accrescendo il reddito degli operatori; promuovere un consumo sano, responsabile e informato; realizzare strategie di qualità, anche relative al benessere degli animali ed alla sostenibilità dei processi produttivi; favorire la regolazione delle relazioni contrattuali di filiera e puntare sull’innovazione tecnologica, organizzativa e di mercato”.