Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Il progetto dei lavori di restauro insieme a quelli di valorizzazione della fontana del giardino del Palazzo di Venezia dove è raffigurata la statua di Venezia nell’atto del lancio dell’anello d’oro , simbolo del suo sposalizio con il mare, verrà intrapreso quanto prima con l’intento di offrire ai romani e ai turisti di passaggio nella nostra città, già dal prossimo mese di luglio, sia un punto di relax nel giardino del Palazzo di Venezia nel pieno centro storico, sia una attrattiva in più alle tante offerte tanto dalla collezione permanente del  museo che da quelle presenti negli spazi del piano nobile  dell’ex appartamento Cibo con esposizioni temporanee di grande interesse culturale e turistico.

venezia - anello sposalizioCarlo Monaldi: Venezia getta l’anello nell’atto di sposare il mare. Questo gesto vuole ricordare la Festa della Sensa, celebrata ogni anno  dal 1177 al 1796 nella domenica in cui ricorre la Festa dell’Ascensione – Festa della Sensa – . Il Doge saliva sul Bucintoro, la sua nave di rappresentanza, con tutto il suo seguito, il clero, gli ambasciatori presenti, i Capi del Consiglio dei Dieci e le altre autorità, seguito da un folto corteo di barche di ogni forma e dimensione, tutte parate a festa e, giunti davanti al Forte di S.Andrea, il Patriarca versava dell’acqua benedetta mentre il Doge lasciava cadere in acqua l’anello d’oro, pronunciando queste parole: “Ti sposiamo, o mare, in segno di eterno dominio”.

La saggia politica seguita dalla direzione del Polo Museale del Lazio condotta dalla Dott.ssa Edith  Gabrielli, è riuscita a catturare l’interesse di privati  sull’immenso patrimonio artistico gestito dal Polo, sparso in oltre quaranta musei.  In questo caso grazie alla collaborazione con la società di comunicazione veneziana Fondaco che si occupa di valorizzare il patrimonio nazionale storico, artistico e culturale, è stata coinvolta la Rigoni di Asiago, un gruppo alimentare italiano che ha rivolto la propria produzione alla sostenibilità con una particolare attenzione al biologico e al rispetto dell’ambiente. Partendo da queste premesse la Rigoni di Asiago si é assunta l’onere della sponsorizzazione di un progetto, denominato “La natura nel cuore di Roma”  rivolto ai lavori di restauro di questa fontana conosciuta come “Venezia sposa il mare”, opera settecentesca dello scultore Carlo Monaldi.

dav                                                                             Veduta  della Fontana “Venezia sposa il mare”

Questo progetto, come affermato in conferenza stampa,  non é “solo una sponsorizzazione, ma una vera e propria operazione culturale che lega i temi propri della politica imprenditoriale di Rigoni di Asiago al più ampio progetto dello sviluppo di Palazzo Venezia”. “Per questo”, sono le parole  di Andrea Rigoni, Amministratore Delegato della Rigoni di Asiago, “ abbiamo aderito con particolare slancio al progetto, riconoscendo nell’opera gli stessi valori che hanno caratterizzato lo spirito dell’azienda in quasi un secolo di vita: il recupero delle tradizioni, il gusto per la ricerca sul bello e sul buono, l’arte di creare e produrre qualità.”  La scelta della fontana rappresenta infatti un’occasione per il Polo Museale del Lazio e per la Direzione del Palazzo di consolidare quel senso di progressiva riappropriazione culturale del luogo da parte della collettività, suscitato dagli interventi in corso. Questo giardino già dal 2016 è una meta ambita, specie nei mesi caldi, di turisti e romani per una pausa verde, grazie anche al facile accesso  con le sue aperture da tre ingressi: via del Plebiscito, via degli Astalli e piazza San Marco.  Significative in proposito le parole della Direttrice del Polo Museale del Lazio, Dott.ssa Edith Gabrielli; “ Si rileggono così immediatamente le prospettive rinascimentali e il rapporto con la Chiesa di San Marco che era andato perduto nei secoli. Per chi attraversa il giardino, la fontana rappresenta un perno compositivo, visibile da tutti gli ingressi, un punto di attrazione che accoglie durante il giorno centinaia di visitatori e per molti significa una sosta, un momento inaspettato di pace che si presenta nel cuore più caotico della città. Il suo restauro rientra negli interventi che il Polo aveva già previsto nella sua attività di programmazione a medio termine e che, grazie a questa opportunità, diventa immediatamente attuabile”.  Sarà infine possibile seguire anche in diretta streaming con una telecamera web le varie fasi dei lavori di restauro.

dav                                                                         Veduta  della Fontana “Venezia sposa il mare” e del giardino

Tra il 1910 ed il 1913 il giardino-viridarium di Paolo II, ormai noto come Palazzetto, fu abbattuto e ricostruito in posizione arretrata per consentire l’ampliamento della piazza e la visione diretta del Vittoriano. Nel 1916 il Regno d’Italia rivendicò il palazzo all’Austria e il ruolo simbolico- nazionalistico assunto dall’edificio dopo la restituzione spinse Benito Mussolini, nel 1922, a sceglierlo come sede del governo fascista (1929-43) ed utilizzarlo come proprio ufficio la Sala del Mappamondo in cui si apre il celebre balcone settecentesco. Tra gli interventi sul palazzo di quel  periodo, si segnala la costruzione del nuovo scalone monumentale, progettato da Luigi Marangoni, a celebrazione della nazione e dei territori conquistati all’Austria nella III guerra d’indipendenza (1866) e nella prima guerra mondiale (1915-18).

Di non minor interesse turistico e culturale è la fontana opera di Carlo Monaldi , nato a Roma intorno al 1683, come si desume dall’iscrizione alla base della statua di S. Gaetano da Thiene, sua opera del 1730 in S. Pietro in Vaticano, nella quale si dichiara romano e di anni 47. La fontana nella “corte grande” del palazzo, subito visibile dall’ingresso di Piazza San Marco, 47, fu costruita nel 1730  su incarico dell’allora ambasciatore della repubblica veneta Barbon Morosini. E’ formata da una grande vasca ellittica, con bordo a fior di terra, fiancheggiata da un corridoio con due lunghi sedili in pietra ingentiliti da quattro graziosi puttini che sostengono gli stemmi dei territori d’oltremare conquistati da Venezia: Cipro, Dalmazia, Morea e Candia. I putti in pietra recanti gli scudi con i nomi delle conquiste veneziane vennero aggiunti nel 1930 da G. Prini. La composizione, come affermato in conferenza stampa, ideata dal Monaldi  “coinvolge i concitati spazi circolari barocchi in una originale visione dal ritmo avvolgente delle figure eleganti e risolte con un cromatismo modulato e lineare tipico del barocchetto romano”. Nella vasca numerosi pesci in travertino gettano sottili zampilli d’acqua mentre al centro, su una doppia conchiglia sostenuta da tre robusti tritoni, si erge una statua marmorea raffigurante Venezia, in fiero atteggiamento, con il corno dogale sul capo e in atto di gettare l’anello nuziale per lo sposalizio del mare. Ai sui piedi figura da una parte il leone alato di S. Marco con un libro aperto, dall’altra un sorridente puttino che svolge un rotolo con un iscrizione in latino la quale ricorda che la fontana fu costruita non solo a vantaggio degli abitanti del palazzo, ma anche di quelli vicini e che la deviazione dell’Acqua Vergine da piazza di Trevi fu dovuta alla munificenza dei pontefici Alessandro VIII Ottoboni (1689-1691) e Benedetto XIII Orsini (1724-1730).

Museo Nazionale di Palazzo Venezia Via del Plebiscito, 118 – 00186 Roma  tel. +39 0669994284; http://museopalazzovenezia.beniculturali.it